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GLI IMPRESSIONISTI Nella seconda metà del 1800 nasce un nuovo modo di fare pittura. Un gruppo di pittori che verranno chiamati “GLI IMPRESSIONISTI” sceglie di rompere con la tradizione, legata alla rappresentazione realista attenta alla cura e alla perfezione di ogni particolare, e di concentrarsi sull’aspetto mutevole delle cose, sottolineando l’impressione istantanea che le cose stesse producono sulla vista. Anche i soggetti rappresentati cambiano radicalmente: scompaiono i soggetti storici e ci si concentra sui paesaggi all’aperto, a contatto diretto con la natura e con gli aspetti quotidiani del vivere. Nasce la pittura “en plen air”. I quadri non vengono più realizzati negli studi, ma direttamente all’aperto, all’istante e in pochissimo tempo. I pittori sono tesi a cogliere le variazioni istantanee della luce che cambiano continuamente. Viene eliminato il superfluo, per cogliere la sostanza delle cose e arrivare all’impressione pura. In quegli stessi anni vengono fatte interessanti scoperte scientifiche riguardo alla percezione visiva dei colori. I teorici, tra cui il matematico James Maxwell, scoprono che l’intera gamma di colori deriva in realtà da poche tonalità pure, che si fondono otticamente sulla retina. Vengono così classificati i colori primari (giallo, rosso, blu) e i colori complementari (arancio, verde,viola). Gli impressionisti scoprono che dipingendo con piccole pennellate di colori puri o complementari accostati fra loro, si potenzia moltissimo la percezione istantanea della luce con tutti i suoi riflessi. Scompaiono i contorni precisi delle figure rappresentate la linea non esiste più e la prospettiva non si basa più su regole geometriche ma nasce una prospettiva puramente visiva, suggerita dal digradare di tinte e toni dai primi piani verso il fondo. Scompare il chiaroscuro e nasce una concezione tutta nuova di rappresentare la luce. Nascono le cosiddette ombre colorate, realizzate da brevi e decise pennellate di colori puri accostati fra loro e realizzate dopo una attenta osservazione dei paesaggi all’aria aperta, volte a rappresentare nel miglior modo possibile il mutare continuo della luce e i suoi innumerevoli riflessi. Renoir, uno dei protagonisti di questo nuovo gruppo di pittori afferma: ”Le ombre non sono nere. Nessuna ombra è nera, ha sempre un colore. La natura conosce soltanto i colori. Il bianco e il nero non sono colori.” Questa nuova tecnica richiede un modo tutto nuovo di guardare il dipinto: non più da vicino per gustare la precisione dei tratti e la perizia tecnica del pittore, ma ad una certa distanza, per permettere alla retina di ricomporre otticamente i colori e gustare tutti i riflessi mutevoli della luce.

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Page 1: GLI IMPRESSIONISTI Gli impressionisti scoprono che ...petittielda.altervista.org/alterpages/files/GLIIMPRESSIONISTI_MONET.pdf · RENOIR, CAMILLE PISSARRO, ALFRED SISLEY, EDGAR DEGAS

GLI IMPRESSIONISTI Nella seconda metà del 1800 nasce un nuovo modo di fare pittura. Un gruppo di pittori che verranno chiamati “GLI IMPRESSIONISTI” sceglie di rompere con la tradizione, legata alla rappresentazione realista attenta alla cura e alla perfezione di ogni particolare, e di concentrarsi sull’aspetto mutevole delle cose, sottolineando l’impressione istantanea che le cose stesse producono sulla vista. Anche i soggetti rappresentati cambiano radicalmente: scompaiono i soggetti storici e ci si concentra sui paesaggi all’aperto, a contatto diretto con la natura e con gli aspetti quotidiani del vivere. Nasce la pittura “en plen air”. I quadri non vengono più realizzati negli studi, ma direttamente all’aperto, all’istante e in pochissimo tempo. I pittori sono tesi a cogliere le variazioni istantanee della luce che cambiano continuamente. Viene eliminato il superfluo, per cogliere la sostanza delle cose e arrivare all’impressione pura. In quegli stessi anni vengono fatte interessanti scoperte scientifiche riguardo alla percezione visiva dei colori. I teorici, tra cui il matematico James Maxwell, scoprono che l’intera gamma di colori deriva in realtà da poche tonalità pure, che si fondono otticamente sulla retina. Vengono così classificati i colori primari (giallo, rosso, blu) e i colori complementari (arancio, verde,viola).

Gli impressionisti scoprono che dipingendo con piccole pennellate di colori puri o complementari accostati fra loro, si potenzia moltissimo la percezione istantanea della luce con tutti i suoi riflessi. Scompaiono i contorni precisi delle figure rappresentate la linea non esiste più e la prospettiva non si basa più su regole geometriche ma nasce una prospettiva puramente visiva, suggerita dal digradare di tinte e toni dai primi piani verso il fondo. Scompare il chiaroscuro e nasce una concezione tutta nuova di rappresentare la luce. Nascono le cosiddette ombre colorate, realizzate da brevi e decise pennellate di colori puri accostati fra loro e realizzate dopo una attenta osservazione dei paesaggi all’aria aperta, volte a rappresentare nel miglior modo possibile il mutare continuo della luce e i suoi innumerevoli riflessi. Renoir, uno dei protagonisti di questo nuovo gruppo di pittori afferma: ”Le ombre non sono nere. Nessuna ombra è nera, ha sempre un colore. La natura conosce soltanto i colori. Il bianco e il nero non sono colori.” Questa nuova tecnica richiede un modo tutto nuovo di guardare il dipinto: non più da vicino per gustare la precisione dei tratti e la perizia tecnica del pittore, ma ad una certa distanza, per permettere alla retina di ricomporre otticamente i colori e gustare tutti i riflessi mutevoli della luce.

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Nel 1873 il gruppo degli Impressionisti fonda, su proposta di Camille Pissarro la “Società anonima cooperativa tra artisti, pittori, scultori e incisori, a capitale e membri variabile”, cui aderiscono, fra gli altri, CLAUDE MONET, AUGUSTE RENOIR, CAMILLE PISSARRO, ALFRED SISLEY, EDGAR DEGAS.

La prima esposizione del gruppo viene inaugurata nel 1874 nel vecchio atelier del fotografo Felix Nadar a Parigi e comprende più di 160 tele.

La novità è assoluta e non viene affatto capita dai critici d’arte. Un critico, di fronte alla tela “Gelata bianca” di Pissarro, afferma: “Fate capire al Signor Pissarro che gli alberi non sono viola, che il cielo non è di un tono burro fresco, che in nessun paese si vedono le cose che lui dipinge, che nessuna intelligenza può produrre simili smarrimenti”. La Società conosce un’attività poco più che decennale, dal 1874 al 1886, durante la quale vengono realizzate otto mostre, che segnano la vita e l’evoluzione del movimento e che si risolvono tutte per lo più in un insuccesso, ma che contribuiscono a far conoscere i suoi protagonisti anche su scala internazionale

Gelata bianca, 1873, olio su tela, cm 65x93

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CLAUDE MONET (1840-1926) Claude Monet è uno dei protagonisti assoluti del nuovo movimento degli Impressionisti. Dipinge all’aria aperta, en plen air, direttamente sulla tela.

Donne in giardino narra il pittore, “l’ho veramente dipinto sul posto, cosa che allora non usava farsi” e cosa tutt’altro che facile, date le monumentali dimensioni del dipinto. Le macchie di colore ravvivano la rappresentazione, dando l’impressione della cangiante mutevolezza della luce in una giornata di sole. Il tutto viene realizzato con larghe pennellate e decisi accostamenti di colore. Camille Doncieux, che sposa nel 1870, posa per tutte e tre le figure a sinistra.

Donne in giardino,1866-67, cm 255x206

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Jeanne-Marguerite Lecadre in giardino, 1866, cm 80x99

Dello stesso periodo abbiamo Jeanne-Marguerite Lecadre in giardino, dove Monet tenta di catturare l’effetto della luce sul giardino della sua casa di famiglia a Sainte-Adresse. Impression, Soleil levant . Il termine “impressionisti” viene coniato dal critico Leroy, proprio ricalcando il titolo di questo quadro. Nato come definizione negativa, piace a tal punto ai diretti interessati, che lo adottano come nome che li caratterizza come movimento.

La parola “impressione” infatti esprime bene ciò che Monet e i suoi amici vogliono rappresentare. L’effetto della luce sulla natura, una volta trascritto con i pigmenti colorati, diventa “impressione”. La caratteristica sorprendente di questo quadro è che si basa sui toni di due colori soltanto: l’azzurro e l’arancione, complementari l’uno all’altro, capaci di rendere in modo magistrale l’impressione dell’alba che si riflette sull’acqua.

Impression, Soleil levant, 1873, cm 48x63

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La gazza, 1869, cm 89x130 La Grenoiullère, 1869, cm 75x100

Altro magistrale esempio di resa della luce lo troviamo nello straordinario La gazza, un paesaggio innevato dove il bianco assume sfumature colorate in base ai riflessi degli oggetti sulla neve.

Sono in molti a considerare le novità tecniche di questo dipinto come l’inizio dell’impressionismo propriamente detto, soprattutto riguardo alla pennellata: larga e sommaria, stesa a tocchi separati, essa trascrive gli effetti di colore sull’acqua della Senna in continuo movimento. La rappresentazione dei soggetti è sintetica e sommaria e la prospettiva non è studiata a tavolino, ma è una “prospettiva vissuta”, che pone le barche e le onde dell’acqua in primo piano viste dall’alto, mentre la visione degli alberi sullo sfondo ha un punto di vista molto più aperto.

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Anche in questo straordinario quadro Monet rende in modo straordinario i riflessi della luce sull’acqua usando pennellate decise di colori complementari come l’arancio e l’azzurro, lasciando all’occhio il compito di sintetizzare i colori e godere appieno dell’impressione del movimento dell’acqua. Nel quadro La promenade Monet rappresenta la moglie e il figlioletto in un prato nei pressi di Argenteuil. Il colpo di vento che muove il vestito di Camille, la sfumatura colorata dell’ombra gettata dal parasole verde sul vestito della donna e sul prato sottolineano l’istantaneità dell’effetto luminoso.

Regate ad Argenteuil, 1872, cm 48x75

La cosa è ancor più sorprendente nelle pennellate larghe e frettolose con cui rappresenta le nuvole e il cielo, dove l’artista sembra fare a gara con il tempo per immortalare uno degli aspetti più fuggevoli della natura: la corsa delle nuvole in una giornata di vento.

La promenade, 1875, cm 81x100

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LE NINFEE Le Ninfee, nelle loro innumerevoli riproduzioni occupano gran parte della produzione artistica degli ultimi trent’anni di vita di Monet. Egli acquista un terreno a Giverny, nell’Alta Normandia e vi progetta personalmente un “giardino d’acqua”, dove coltiva diverse qualità di fiori e di ninfee e dove abiterà fino alla morte. La struttura dei primi dipinti è costituita dal ponte giapponese immerso nella fitta vegetazione tra cui spiccano le lunghe chiome dei salici piangenti con sotto la superficie d’acqua quasi completamente coperta dalle foglie e dai fiori delle ninfee.

Il bacino delle ninfee, armonia verde, 1899, cm 89x93

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Più avanti Monet comincia a realizzare una seconda serie di quadri di ninfee nei quali scompare il ponte e si concentra l’attenzione sull’acqua e i suoi innumerevoli riflessi.Il mondo circostante è percepibile nel quadro soltanto a rovescio, come immagine riflessa sullo specchio d’acqua. La rappresentazione degli innumerevoli riflessi sull’acqua diventa per Monet quasi un’ossessione. “Ho dipinto tante di queste ninfee, cambiando sempre punto d’osservazione, modificandole a seconda delle stagioni,dell’anno e adattandole ai diversi effetti di luce che il mutar delle stagioni crea. E, naturalmente, l’effetto cambia continuamente, non soltanto da una stagione all’altra, ma anche da un minuto all’altro, poichè i fiori acquatici sono ben lungi da essere l’intero spettacolo, in realtà sono solo il suo accompagnamento. L’elemento base è lo specchio d’acqua,il cui aspetto muta ogni istante per come brandelli di cielo vi si riflettono conferendogli vita e movimento. Cogliere l’attimo fuggente, o almeno la sensazione che lascia è già sufficientemente difficile quando il gioco di luce e colore si concentra su un punto fisso, ma l’acqua essendo un soggetto così mobile e in continuo mutamento è un vero problema. Un uomo può dedicare l’intera vita a un’opera simile.

Ninfee, 1906, cm 90x93

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Ninfee, 1916-19, cm 200x200 Ninfee, 1914-17