glunews n.14
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In questo numero: Sesso e diabete, La frutta fresca e le sue proprietà, Il ciclismo, Idoneità all'attività sportiva.TRANSCRIPT
Sport
Il ciclismo.
Alimentazione
La fruttafresca e le sueproprietà.
Attualità
Idoneitàall’attivitàsportiva.
ANNO VI • N. 1 • FEBBRAIO 2013 • Quadrimestrale di aggiornamento per diabetici e non€2,50 • copia omaggio
Sessoe diabete.
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EDITORIALE pag. 3
FOCUS pag. 4Sesso e diabete.
ALIMENTAZIONE pag. 10La frutta fresca e le sue proprietà.
LA POSTA DEI LETTORI pag. 14
SPORT pag. 16Il ciclismo.
ATTUALITÀ pag. 20Nuovi modelli organizzativi in diabetologia.
CAPIRE LE ANALISI pag. 24Esame delle urine.
STRUMENTI DI MISURAZIONE pag. 26Telemedicina e diabete:il nuovo approccio basato sulla centralità del paziente.
DIABETENIGMISTICA pag. 28
DOLCI CURIOSITÀ pag. 30
GLUNews • ANNO VI • N. 1 • FEBBRAIO 2013Quadrimestrale di aggiornamento per diabetici e nonUscite: Febbraio, Giugno, Ottobre | Tiratura: 25.000 copie
Direttore ResponsabileMaria Margherita Rossetti
Coordinamento ScientificoProf. Andrea GiaccariProfessore di Endocrinologia, Docente di diabetologiaPoliclinico Gemelli [email protected]
con la collaborazione di:Dott.ssa Annamaria PriolettaSpecialista in Endocrinologia e Malattie del RicambioCentro Diabetologico ACISMOM Camillo Negro Roma
Edizione, Redazione & Progetto GraficoCARISM S.r.l. - Torino
Stampa GRAF ART - Torino
Registrato al Tribunale di Torino, N. 44 - 28 Maggio 2008.
www.glunews.net
Sommario
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Editoriale
Cosa c’è di meglio, quando si deve affrontare un problema o una malattia
come il diabete, che avere la possibilità di condividerlo con una persona forte
ma mite, autorevole ma sempre con il sorriso sul volto, preparata e professio-
nale ma anche semplice. Una mamma, ma anche un’amica sincera.
Questa è sempre stata la chiave del successo della dott.ssa Annamaria
Prioletta. Da pochi anni aveva terminato gli studi di specializzazione
all’Università Cattolica, entrando nel vasto e prestigioso team del centro di
diabetologia Acismom di Roma. Lì si era fatta subito riconoscere.
Stimata, appena entrata era già fra i migliori professionisti del diabete, anche
di chi poteva vantare ben più anni di esperienza professionale. Anche se pro-
iettata con impeto e coraggio verso il futuro, con il sorriso e la dolcezza riu-
sciva a coinvolgere e fare squadra con tutti, personale medico e non, ma
soprattutto con le centinaia di persone con diabete che aveva in cura; a farsi
stimare e benvolere da tutti, indistintamente.
Nonostante i gravosi impegni lavorativi, riusciva a continuare a svolgere atti-
vità di volontariato per la ricerca sul diabete, a curare questa rivista (oltre ai
tanti articoli, anche le ricette), ma anche (forse soprattutto) ad essere moglie
e mamma di una splendida bambina di 6 anni.
La vigilia di Natale tornava a casa (Frosolone, in Molise) con figlia e marito,
per trovare i propri genitori e tutta la grande famiglia riunita per l’occasione.
Non è mai arrivata, né lei, né il marito, né la piccola figlia Anna, travolti in un
grave incidente automobilistico, che forse avrete letto sui giornali.
Non avremo più la sua scienza, il suo coraggio, la sua autorevolezza ed i suoi
consigli. Ma faremo di tutto per continuare la sua opera, tenendo ben in
mente il suo sorriso.
Ciao Annamaria
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Sesso e diabete.
La sessualità è un argomento che coinvolge molti aspetti della vita di ogni indivi-
duo e il diabete può mutare, a vari livelli, la sfera sessuale della persona che ne è
affetta, non solo dell’uomo (di cui più spesso si sente parlare e di più scriveremo
oggi), ma anche della donna.
L’argomento che ci apprestiamo a trattare è estremamente ampio, perché non
riguarda solo aspetti medici e di ordine tecnico. Chi ha il diabete spesso vive la
propria sessualità quasi con timore, non solo per motivi fisici, ma anche per moti-
vi psicologici.
In alcuni casi c’è il timore del rifiuto legato alla malattia o la paura, prettamente
maschile, che il diabete possa minacciare la propria funzione sessuale. È importan-
te pertanto conoscere il problema, per poterne affrontare nella maniera più
opportuna i diversi aspetti coinvolti, chiarendo dubbi e cercando di superare le
paure e i blocchi psicologici.
I problemi sessuali non sono un argomento di cui si parla volentieri con i medici.
Molti evitano del tutto di affrontare l’argomento perché si sentono imbarazzati,
FOCUS
A. Giaccari
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oppure vi girano intorno cercando di mandare
qualche “messaggio in codice” nella speranza
che il medico colga gli indizi e faccia domande
specifiche. Si tratta di un argomento personale
ed estremamente intimo ed è comprensibile che
parlarne può creare imbarazzo, ma il primo
passo per cercare di affrontare l’eventuale pro-
blema è confidarsi con il proprio medico, che
avrà sicuramente la giusta sensibilità nell’ascol-
tare e nel cercare, insieme con voi, delle soluzio-
ni. Spesso possibili.
I disturbi della sfera sessuale, contrariamente a
quello che si pensa, non sono affatto rari e ovvia-
mente non riguardano solo le persone affette da
diabete. Come abbiamo accennato all’inizio pos-
sono coinvolgere sia uomini che donne, con pro-
blemi diversi e con differenti possibili soluzioni.
Un aspetto comune sia agli uomini che alle
donne è la possibilità che la malattia (non solo il
diabete, ma la presenza di una malattia in gene-
re), possa scatenare una forma, più o meno sfu-
mata, di depressione che può avere una qualche
interferenza con la vita sessuale.
Nell’uomo il problema principale è l’impotenza,
in particolare la difficoltà di avere o mantenere
un’erezione sufficiente che consenta di avere
rapporti sessuali. L’impotenza, definita in
maniera più appropriata “disfunzione erettile”,
è un disturbo della sfera sessuale maschile che
non affligge solo gli uomini con diabete. La sua
incidenza è sottostimata perché se ne parla
ancora troppo poco e pertanto risulta difficile
stabilirne con esattezza la sua rilevanza; pur-
troppo è molto più frequente nelle persone che
hanno il diabete rispetto alla popolazione gene-
rale. Le ultime stime ci dicono che una percen-
tuale di circa il 50% degli uomini con diabete
Il 50% degli uomini con diabetesviluppa un qualche grado di disfunzione erettile.
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FOCUS
sviluppa un qualche grado di disfunzione
erettile e questa percentuale è estremamen-
te più alta se andiamo a considerare gli
uomini oltre i 60 anni di età (si sale a oltre il
90%). Inoltre il 50% di questi uomini mani-
festa la disfunzione erettile entro 10 anni
dall’insorgenza del diabete e in più del 10%
dei casi essa rappresenta il primo segno che
porta la persona dal medico che solo succes-
sivamente pone una diagnosi di diabete.
Ora cerchiamo di capire meglio cosa si inten-
de per disfunzione erettile e perché è così
frequente in chi ha il diabete.
Il termine disfunzione erettile definisce l’inca-
pacità di ottenere e mantenere un’erezione
soddisfacente per svolgere l’attività sessuale.
Ovviamente tale disturbo, per assumere le
caratteristiche di patologia, non deve limitar-
si a un’evenienza occasionale, ma deve pre-
sentarsi in maniera cronica, ed indipendente-
mente dal partner. Sembrerà una battuta,
ma non sapete quante volte persone, anche
di cultura, mi riferiscono un problema di ere-
zione con uno specifico partner. Ovviamente
non è disfunzione erettile, ma solo, diciamo,
uno specifico problema “di coppia”!
Le cause possono essere diverse, alcune non
ancora ben note e non legate al diabete; ad
oggi non esiste un test diagnostico unani-
memente accettato che consenta di fare
una diagnosi di causa della disfunzione eret-
tile. I meccanismi che portano all’erezione
sono complessi e delicati e come tali facil-
mente alterabili da più punti di vista. Solo
per cercare di capire meglio con quale mec-
canismo si può arrivare alla disfunzione eret-
tile, richiamiamo brevemente i meccanismi
fisiologici che determinano l’erezione.
Il pene è composto principalmente dai corpi
cavernosi, che sono degli organi vascolari
spugnosi che, seguendo alcuni stimoli, si
riempiono di sangue. A seguito di uno sti-
molo nervoso e di alcune sostanze liberate
nel sangue, gli spazi all’interno dei corpi
cavernosi diventano più grandi, l’arrivo di san-
gue aumenta, la fuoriuscita di sangue invece
diminuisce. Come una specie di spugna, prima
asciutta poi ben bagnata, i corpi cavernosi
aumentano di volume, determinando l’erezio-
ne. La mancata o incompleta erezione può,
quindi, rappresentare l’espressione di un pro-
blema complesso a carico della sfera psichica,
del sistema nervoso centrale, del sistema nervo-
so periferico, della circolazione. O, più spesso,
una combinazione di più cause.
Esistono diversi tipi di disfunzione erettile: circa
la metà dei casi è su base vascolare, cioè si
manifesta come conseguenza di una “ostruzio-
ne” o di una riduzione del calibro delle arterie
del pene, che non consente l’arrivo di una
quantità e di un flusso sanguigno adeguato a
garantire l’erezione. Esiste poi una forma di
disfunzione erettile su base neuropatica, cioè
determinata da un danno a carico dei nervi che
vanno ad irrorare il pene e la zona pelvica; infi-
ne altre forme meno comuni derivanti da trau-
mi o da alterazioni ormonali.
La disfunzione erettile del diabete può quindi
dipendere da diversi meccanismi, tutti, in qual-
che modo correlati ai possibili danni causati
dalla malattia. Il danno vascolare rientra in
quelle che abbiamo definito, in occasioni pre-
cedenti, complicanze macrovascolari, cioè alte-
razioni delle pareti delle arterie che portano il
sangue, in questo caso al pene. Se le pareti
delle arterie sono ispessite o se sono presenti
delle ostruzioni, la quantità di sangue e/o il flus-
so del sangue non saranno sufficienti a garan-
tire una erezione efficace. Il danno nervoso
rientra nelle forme di complicanza micro vasco-
lare ed è legato ad un problema dei nervi che
regolano l’erezione come manifestazione di
neuropatia diabetica.
Va, inoltre, ricordato che uno scorretto stile di
vita (fumo, alcoolismo, uso di sostanze stupefa-
centi) può rappresentare una potente concausa
di disfunzione erettile in chi ha già come fatto-
re di rischio il diabete.
Mentre sono ben note e chiare le disfunzioni
sessuali negli uomini, poco si sa riguardo alle
problematiche sessuali delle donne con diabe-
te, data anche la difficoltà nel loro rilevamento
e la diversa tipologia di sintomi, spesso più sfu-
mati e quindi misconosciuti.
Inoltre, anche le richieste di aiuto arrivano con
molta maggiore frequenza dagli uomini piutto-
sto che dalle donne e questo sia per il tipo di
disfunzione sessuale (quella maschile vissuta in
maniera maggiormente invalidante), sia per
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Uno scorretto stile di vita(fumo, alcoolismo, uso disostanze stupefacenti)può rappresentare unapotente concausa didisfunzione erettilein chi ha già come fattoredi rischio il diabete.
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una impostazione culturale in cui l’uomo
attribuisce al sesso un valore diverso.
I pochi dati a disposizione rivelano che
anche nelle donne il diabete aumenta il
rischio di disfunzioni sessuali.
Le forme più comuni sono rappresentate da
una riduzione dell’eccitazione sessuale con
una lenta e a volte inadeguata lubrificazione
vaginale, che può quindi essere causa di
dolore nei rapporti sessuali e una riduzione
del desiderio sessuale. Alla base di queste
alterazioni sono state ipotizzate alterazioni
della innervazione e della vascolarizzazione
che, interferendo con la congestione dei vasi
sanguigni genitali, provocherebbero la
ridotta lubrificazione vaginale.
Contrariamente a quanto accade per i distur-
bi sessuali maschili, nelle donne con diabete
essi sembrano essere maggiormente legati a
problematiche di ordine psicologico piutto-
sto che fisico ed in particolare a sintomi
depressivi e di difficoltà nell’adeguamento al
cambiamento di vita causato dalla malattia.
Naturalmente le alterazioni della sessualità,
sia nella donna che nell’uomo, possono inci-
dere sulla qualità di vita e sul rapporto con il
partner, scatenando a loro volta una ulterio-
re evoluzione in senso depressivo che può
potenzialmente peggiorare la situazione.
In molti casi, inoltre, la richiesta di aiuto sui
disturbi sessuali da parte di chi ha il diabete
arriva senza che vi sia nessun coinvolgimen-
to del partner. Quindi, che vi sia un legame
tra disturbi sessuali e diabete è chiaro, tutta-
via questo non significa che le persone affet-
te da diabete non possano avere una vita
sessuale normale.
II ssuuggggeerriimmeennttii ppiiùù iimmppoorrttaannttii rriigguuaarrddaannoo llaa pprreevveennzziioonnee..Mantenere un buon controllo metabolico
con stretto monitoraggio della glicemia,
adottare uno stile di vita sano e seguire con
attenzione le indicazioni alla terapia sono
tutte ben note strategie per ritardare le
complicanze croniche del diabete e di con-
seguenza anche le alterazioni sessuali.
Dopo una attenta valutazione clinica ed even-
tuali accertamenti specifici il diabetologo
saprà indirizzarvi verso il percorso migliore da
seguire per affrontare il problema. Anche se
pensate di non soffrire di disfunzione erettile,
compilate comunque il questionario che tro-
vate nelle pagine vicine. Verificate il punteg-
gio raggiunto e parlatene quindi con il vostro
medico, senza timori: renderà il tutto più
semplice di quanto pensiate.
FOCUS
Questionario IIEF 5L'International Index of Erectile Function - 5 (IIEF-5) è stato creato allo scopo di fornire un questionario sen-sibile e specifico per valutare la funzione erettiva. Nel rispondere si deve tener conto della attività sessualerelativa agli ultimi sei mesi
A) Negli ultimi sei mesi come è stata la sua capacità di raggiungere e mantenere l'erezione?0- praticamente inesistente1- molto bassa2- bassa3- moderata4- alta5- molto alta
B) Negli ultimi sei mesi dopo la stimolazione sessuale quanto spesso hai raggiunto un'erezionesufficiente alla penetrazione?0- non ho avuto alcuna attività sessuale1- quasi mai o mai2- poche volte (molto meno della metà delle volte)3- qualche volta (circa la metà delle volte)4- la maggior parte delle volte (più della metà delle volte)5- quasi sempre o sempre
C) Negli ultimi sei mesi durante il rapporto sessuale quanto spesso è riuscito a mantenere l'erezio-ne dopo la penetrazione?0- non ho tentato di avere rapporti sessuali1- quasi mai o mai2- poche volte (molto meno della metà delle volte)3- qualche volta (circa la metà delle volte)4- la maggior parte delle volte (più della metà delle volte)5- quasi sempre o sempre
D) Negli ultimi sei mesi durante il rapporto sessuale quanto è stato difficile mantenere l'erezionefino alla fine del rapporto?0- non ho tentato di avere rapporti sessuali1- estremamente difficile2- molto difficile3- difficile4- abbastanza difficile5- facile
E) Negli ultimi sei mesi quando ha avuto un rapporto sessuale quanto spesso ha provato piacere?0- non ho tentato di avere rapporti sessuali1- quasi mai o mai2- poche volte (molto meno della metà delle volte)3- qualche volta (circa la metà delle volte)4- la maggior parte delle volte (più della metà delle volte)5- quasi sempre o sempre
Sommando i punteggi ottenuti (indicati a fianco della risposta scelta), si ottiene il risultato finale.Da 22 a 25 l'attività sessuale è da considerarsi normale.Da 17 a 21 siamo in presenza di disfunzione erettiva lieve.Da 12 a 16 si manifesta una disfunzione erettile lieve-moderata.Da 8 a 11 si tratta di una disfunzione erettile moderata.Da 5 a 7 siamo in presenza di una grave disfunzione erettile.
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Il rapporto tra la frutta e il diabete è tormentato da
sempre e questo a causa della diffusione, dura a spe-
gnersi, di falsi miti e leggende sull’argomento.
Sebbene siamo fortunatamente lontani dalla situazio-
ne in cui la mela (la famigerata “mela renetta”) era
l’unico frutto concesso a chi aveva il diabete, molta
strada ancora c’è da percorrere e molti aspetti sono
ancora da chiarire. Noi diabetologi, quotidianamente,
ci rendiamo conto di quanto sia articolato e diversifica-
to il rapporto che i nostri pazienti hanno con la loro ali-
mentazione e di come la cultura e la condivisione di
opinioni ed esperienze giochi un ruolo cruciale in que-
sto rapporto. Forse la frutta è tra gli alimenti che più di
tutti è in grado di creare equivoci e potenziali errori
che possono avere poi ripercussioni nella gestione del
diabete e nel compenso glicemico.
La frutta frescae le sue proprietà.
ALIMENTAZIONE
A. Prioletta
La lista di potenziali errori è molto lunga: sentia-
mo parlare spesso di “frutti proibiti” o ci con-
frontiamo con pazienti che eliminano completa-
mente la frutta dalla loro dieta semplicemente
perché “dolce” ed altri che, al contrario, equi-
parandola alle verdure, ne fanno la loro prima
scelta alimentare.
In realtà potremmo dire che la verità sta nel
mezzo e, come spesso diciamo quando parlia-
mo di alimentazione nel diabete, non esistono
dei divieti assoluti né indicazioni universali valide
per tutti. Nelle righe che leggerete, chiariremo
qualche aspetto, sfateremo qualche falso mito e
cercheremo di fornire qualche informazione e
indicazione utile.
Cercando di evitare il termine, non propriamen-
te corretto, di “frutta proibita”, è tuttavia vero
che la frutta non è tutta uguale.
A parte il sapore (ci sono frutti che al gusto sono
più dolci e altri meno dolci), vi sono differenze
importanti tra i diversi frutti, nel contenuto di
zuccheri e nell’indice glicemico. In sostanza la
frutta contiene principalmente zuccheri (frutto-
sio in particolare), e questo non è certo un
mistero, ma è un alimento molto ricco di fibre,
acqua, vitamine e sali minerali ed ha un conte-
nuto calorico modesto.
Il contenuto relativo, per i diversi frutti, di zuc-
chero, acqua e fibre, oltre ad altri aspetti, ne
rendono diverso il loro contributo sulle variazio-
ni della glicemia, non solo in termini di maggio-
re e minore aumento dei valori glicemici, ma
anche nella velocità con cui la glicemia sale
dopo averli consumati (l’indice glicemico
appunto).
Chi ha il diabete deve tenere in considerazione
la quantità di zuccheri presenti in una porzione
di frutta per poter inserire correttamente questo
alimento della propria dieta, per rendere la pro-
pria alimentazione più varia e corretta evitando
che questa vada ad incidere in maniera negati-
va sul controllo glicemico.
Una buona regola può essere quella di consu-
mare una porzione di frutta tale da non supera-
re i 15 gr di zuccheri. Ovviamente per sapere
quanto zucchero è contenuto in una porzione di
frutta bisogna conoscere qualche caratteristica
del frutto in questione e pesarlo, almeno i primi
tempi, per determinarne la quantità. Nella
tabella seguente trovate indicate le porzioni di
frutta corrispondenti ai famigerati 15 gr di zuc-
cheri e, come emerge in maniera piuttosto
immediata, le porzioni sono estremamente
variabili tra i diversi frutti e questo principalmen-
te per il loro contenuto di zuccheri. Facciamo un
esempio: per mantenersi nei 15 gr di zucchero
per porzione di frutta potremmo scegliere di
consumare 200 gr di fragole (una bella porzio-
ne), ma solo 60 gr di banana (meno della metà)
o 80 gr di uva (purtroppo solo qualche chicco).
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Una buona regola:consumare una porzione di frutta tale da non superare i 15 g di zuccheri.
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Un altro aspetto da tenere in considerazione
quando dobbiamo scegliere un frutto è l’in-
dice glicemico, che come abbiamo avuto
modo di dire in occasione di precedenti
rubriche di alimentazione, rappresenta la
velocità con cui un alimento è in grado di far
salire i valori della glicemia. La frutta contie-
ne fruttosio, uno zucchero semplice, che
come tale è a rapido assorbimento, tuttavia
ha un indice glicemico molto variabile per-
ché è influenzato da vari fattori quali la
quantità di fibre che contiene (un frutto con
più fibre ha un indice glicemico più basso),
la quantità di acqua, il grado di maturazio-
ne, la cottura (un frutto più maturo o che
subisce una cottura ha un indice glicemico
più alto). Altri aspetti importanti che influi-
scono sull’indice glicemico sono il consumo
del frutto da solo o all’interno di un pasto.
Consumare un frutto alla fine di un pasto
che contenga grassi e proteine, per esem-
pio, ne riduce l’indice glicemico.
È anche vero però che spesso viene consi-
gliato di consumare la frutta lontano dai
pasti (meglio ancora come spuntino o
merenda), per evitare di aumentare troppo
la quota di carboidrati del pasto principale.
In questo caso un consiglio potrebbe essere
quello di consumare in ogni caso un frutto a
più basso indice glicemico.
Nella tabella potrete trovare gli indici glice-
mici medi per i frutti più comunemente con-
ALIMENTAZIONE
Frutto Porzione corrispondente a 15 g di zuccheri
Banane 60 g
Cachi 90 g
Cocomero/Anguria 200 g
Fichi 80 g
Fragole 200 g
Kiwi 100 g
Mele 110 g
Melone 180 g
Pere 100 g
Pesche 160 g
Pompelmo 180 g
Prugne 130 g
Uva 80 g
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sumati (confrontati con l’indice glicemico del-
l’alimento di riferimento, un indice glicemico di
100 che è, in questo caso, il glucosio).
Dalla tabella è possibile osservare che l’indice
glicemico è piuttosto variabile anche per lo
stesso frutto (dipende dalle caratteristiche che
abbiamo detto prima ed in particolare dal
grado di maturazione). Vi sono inoltre frutti
con un basso contenuto di zuccheri (come per
esempio il melone), ma con indice glicemico
relativamente più alto.
In questo, come in altri casi simili, il consumo di
frutta nelle giuste quantità e inserite nell’ambi-
to di una alimentazione bilanciata, non ha
effetti negativi con controllo glicemico.
Non esiste, dunque, un frutto proibito per il
diabetico. È solo opportuno calcolare con un
po’ di attenzione quantità e frequenza di con-
sumo in relazione alle caratteristiche del singo-
lo alimento e all’alimentazione.
Pere alla cannella
IINNGGRREEDDIIEENNTTII PPEERR 44 PPEERRSSOONNEE• 4 pere• 2 cucchiai di cannella in polvere• 1 limone• 1 stecca di vaniglia
PPRREEPPAARRAAZZIIOONNEE::Riempire per ¾ di acqua un pentolino,aggiungere la stecca di vaniglia e la scorzadella cannella, portare ad ebollizione elasciare bollire per circa 15 minuti.Sbucciare le pere, tagliarne il fondo in mododa crearne una base di appoggio.Disporre le pere in piedi in una pentola,ricoprirle con l’acqua con la cannella e lavaniglia e porla sul fuoco lasciando cuocereper circa trenta minuti.Disporre le pere su un piatto. Continuare afar bollire il liquido aggiungendo i 2 cucchiaidi cannella, finchè non si restringe. Versareil liquido sulle pere e conservarle in frigo.
VVaalloorrii nnuuttrriizziioonnaallii (approssimativi) a porzione: Calorie: 70 KcalCarboidrati: 15 gProteine: 1 gGrassi: 0 g
AAllbbiiccooccccaa da 57 a 64
AAnnaannaass 59±8
AArraanncciiaa da 31 a 51
BBaannaannaa 70±5
CCaacchhii 50
CCiilliieeggiiee 22
FFrraaggoollee 25
KKiiwwii 53±6
MMaannggoo 51±5
MMeellaa da 28 a 44
MMeelloonnee 60-70
PPeerraa 38±2
PPeessccaa ffrreessccaa da 28 a 56
PPrruuggnnaa 39±15
UUvvaa da 46 a 59
Gentile Professore, perché l’insulina fa ingrassare?
Carissimo, questo è uno dei temi più dibattuti degli ultimi tempi. Nella realtà, non vi è alcu-
na dimostrazione che l’insulina faccia ingrassare. Vi sono piuttosto teorie che sostengono,
secondo me a ragione, che è la paura dell’ipoglicemia che tende a far mangiare di più.
Non è improbabile, ad esempio, che dopo essersi iniettato l’insulina una persona con diabe-
te si senta in dovere, per evitare l’ipoglicemia, di finire tutto il pasto, anche se non ne ha
voglia. Oppure che abbia dei sintomi che fa ricondurre ad una ipoglicemia e piuttosto che
misurarla, con il classico glucometro, mangia qualcosa per prevenirla. In entrambe le ipotesi
si tende a mangiare di più di quando si dovrebbe o vorrebbe.
E mangiare di più fa certamente ingrassare.
Gentile Professore, perché la glicemia alta porta danni ai vasi arteriosi a vari livelli?
Con una glicemia alta che cosa succede a livello dei vasi?
Carissima, questo è stato uno dei temi dei passati Focus, in particolare sulle malattie cardiova-
scolari (oltre al cuore, i vasi) e le complicanze microangiopatiche (che vuol dire piccoli vasi).
In generale la glicemia alta tende ad entrare in eccesso nelle cellule, soprattutto in quelle che
non ne hanno bisogno più di tanto (appunto, di più nelle cellule dei vasi mentre di meno in
quelle dei muscoli). Così ne alterano la struttura, provocando dei cambiamenti che tendono
alla formazione di occlusioni che portano, alla fine, alla nefropatia, alla retinopatia (se piccoli
vasi) e all’aterosclerosi con ictus ed infarto (se grandi vasi).
Meglio tenere la glicemia sotto controllo.
CChhiieeddii aall PPrrooffeessssoorree è un servizio di GLUNews offerto a tutti i suoi abbonati, che possono porre i loro quesiti alla nostra Redazione Scientificatramite il sito wwwwww..gglluunneewwss..nneett. Le domande più cliccate verranno riportate sulla rivista in forma anonima in modo da essere un utile supportosu problematiche condivise.
HHaaii dduubbbbii ssuull ddiiaabbeettee?? CCoorrrrii aa rreeggiissttrraarrttii ssuu gglluunneewwss..nneett ee CChhiieeddii aall PPrrooffeessssoorree!!
Il servizio non vuole in alcun modo interferire o sostituirsi alle indicazioni terapeutico/cliniche dei medici di riferimento, ma offrire un utile strumentodi informazione dedicato a fornire spiegazioni maggiormente dettagliate e specifiche su problematiche legate alla corretta gestione del diabete.
CHIEDI AL PROFESSORE
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SPORT
Quanti di voi stanno facendo il conto alla rovescia per
segnare sul calendario la fine dell'inverno con l'inizio
della primavera, sicuramente molti!
A parte la neve che per gli appassionati della montagna
è motivo di svago e divertimento, il freddo e le nebbie
del lungo inverno fanno ormai desiderare il calore del
sole, la voglia di poter uscire di casa senza la zavorra
degli abiti pesanti, poter passeggiare e perché no, maga-
ri farsi anche una bella pedalata in bicicletta!
Già, pedalare, un semplice gesto che si impara fin dalla
giovane età!
Per alcuni la bicicletta è un semplice mezzo di trasporto
personale usato anche per andare al lavoro, per altri un
"attrezzo" sportivo per lo svago ed il divertimento, per
tutti però, sempre e comunque un buon modo salutare
per fare movimento e tenere il fisico in allenamento.
M. Daghero
Il ciclismo.
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IL DIABETE IN BICICLETTA.Il ciclismo, oltre a non avere particolari controin-
dicazioni, è uno degli sport più indicati per chi
ha il diabete, ha il vantaggio di essere uno sport
prevalentemente non traumatico e con tempi di
recupero muscolari decisamente rapidi.
Praticato senza esagerate prove di forza e/o di
resistenza, non solo aiuta a bruciare i grassi
prevenendo e combattendo l'obesità ma, attra-
verso un'attività fisica intensa e costante, aiuta
a dilatare i capillari permettendo così al sangue
ed al glucosio di poter raggiungere più facil-
mente le cellule, mentre l'attività muscolare
aumenta il numero dei recettori insulinici sulla
parete esterna delle cellule riducendone così
l'incapacità di catturarla.
PEDALARE CON IL DIABETE.Anche per chi ha il diabete, una adeguata e
graduale preparazione, coadiuvata dal costante
monitoraggio del proprio diabetologo e prece-
duta da un controllo cardiovascolare, può por-
tare alla possibilità di poter praticare con sere-
nità questa disciplina sportiva.
Un buon allenamento ed una attenta alimenta-
zione, prima, durante e dopo la gara, sono fon-
damentali per potersi godere le soddisfazioni
che si provano nel pedalare con un gruppo di
amici attraverso gli scenari naturali che il per-
corso scelto di solito offre.
Per quanto riguarda invece l'alimentazione da
seguire durante un'uscita ciclistica, è preferibile
consigliare alimenti e bevande dolci durante il
percorso, in quanto l'impegno fisico brucerà
gran parte degli zuccheri, lasciando per la vigi-
lia il consumo di cibi salati.
Per evitare di avere delle ipoglicemie è consi-
gliabile consumare un pasto con sufficiente
anticipo, circa 2/3 ore prima dell'attività fisica e
portarsi appresso del cibo da consumare duran-
te il tragitto.
Le soste ai punti di ristoro devono essere usate
anche per controllare la glicemia. Se il valore
scende al di sotto dei 110 mg/dL, è bene man-
giare un panino o bere una bevanda zucchera-
ta per tornare a dei valori normali, mentre se il
valore glicemico è nella media, si può continua-
re a pedalare senza preoccupazioni.
UN ABBIGLIAMENTOADEGUATO.Andare in bicicletta vuol dire sudare ed essere,
nello stesso tempo, esposti all'aria, è quindi
opportuno tenerne conto ed adottare un abbi-
gliamento per ridurre al minimo la possibilità di
copiose sudate e contemporaneamente potersi
Il ciclismo è uno degli sport più indicati per chi ha il diabete, con tempi di recupero muscolari decisamente rapidi.
18
SPORT
coprire in modo adeguato quando si devo-
no affrontare velocità o discese senza corre-
re il rischio di fastidiosi malanni.
Un giubbotto antipioggia può essere una
valida protezione per aria ed eventuali
improvvisi acquazzoni.
Pur non essendo uno sport traumatico il
ciclismo espone il piede ad un lavoro conti-
nuo, per questo le calzature vanno scelte in
modo accurato ed i calzini essere eventual-
mente cambiati anche durante le soste.
Non lesinare protezioni alle ginocchia, gomi-
ti e spalle, in caso di eventuali cadute posso-
no aiutare ad evitare ferite e contusioni.
Ricordarsi di avere sempre con sé il kit di
automonitoraggio glicemico, documenti e
tesserini sanitari per eventuali emergenze e
l'accortezza dell'immancabile confidenza ad
un componente del gruppo della vostra con-
dizione di diabetico.
TABELLASUI CONSUMI CALORICINEL CICLISMO(uomo di circa 70 kg)
Velocità in Km/h Consumo di Kcal/h
15 150
20 200
25 250
30 320/330
35 400/420
40 600
I valori sono puramente indicativi ma utili per capire come la velocità e la resistenza dell'aria aumentinoil consumo calorico.
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Scarica tutti inumeri precedenti
nella sezione
La Rivista!
UNA PEDALATA EFFICACECome abbiamo citato in apertura di arti-
colo, "pedalare è un semplice gesto che si
impara fin dalla giovane età", ma gran
parte dei ciclisti sa che ottimizzando il
gesto della pedalata questa diventa più
efficace ed il suo rendimento aumenta
facendo acquistare e mantenendo con
più facilità la velocità.
Sfruttate le vostre uscite per esercitarvi,
cercate di riuscire a fare il movimento
della pedalata il più "rotondo" possibile,
senza colpi, riuscirete così a sfruttare al
meglio la potenza con meno fatica.
CICLISTI DIABETICIMartijn Verschoor, ciclista venticinquen-
ne Olandese, alla sua terza stagione da
professionista, ha il diabete di tipo 1 e
deve monitorare costantemente il suo
livello glicemico, cosa che fa prima,
durante e dopo la gara.
20
ATTUALITÀ
I sistemi sanitari di tutto il mondo si trovano oggi ad
impegnare il 70-80% delle loro risorse nella cura delle
malattie croniche.
È una sfida importante: è infatti forte l’impatto della
malattia cronica sulla qualità e sulla aspettativa di vita
della persona. Altrettanto forte, ai limiti ormai della
sostenibilità, è l’impatto economico delle malattie cro-
niche che i sistemi sanitari si trovano a dover affronta-
re in termini di costi diretti (ricoveri, medicine, visite
specialistiche ed accertamenti) o indiretti (come invali-
dità e giorni di malattia).
Questo si determina anche per il costante invecchia-
mento della popolazione degli ultimi anni, che aumen-
ta la presenza (prevalenza) di malattie croniche nella
popolazione.
Nuovi modelli organizzativi
in diabetologia.
Dr. Mauro Ragonese
Il diabete mellito è la malattia simbolo della
moderna cronicità e richiama con particolare
forza la preoccupata attenzione di tutti i
sistemi sanitari, anche quelli dei paesi in via
di sviluppo.
In Italia il 5.0% della popolazione (circa 3,5
milioni di persone) è affetto da diabete melli-
to e un altro milione e mezzo di persone ne è
affetto senza saperlo. Sempre in Italia, ma i
dati sono molto simili in tutti i paesi sviluppa-
ti, il diabete assorbe il 7-10% della spesa
sanitaria globale.
La spesa media annua per paziente con dia-
bete è di 2750 - 3350 euro, con una spesa
individuale che è però strettamente legata al
progressivo peggioramento del quadro clinico
ed alla comparsa di complicanze d’organo.
Per questo un diabete ben curato sin dall’ini-
zio avrà un impatto minore sulla vita della
persona ed anche sul sistema sanitario.
Le preoccupazioni generate dalle prospettive
della esplosione del diabete nel prossimo
decennio, e dall’aumento vertiginoso dei rela-
tivi costi, impongono la costruzione di nuovi
modelli assistenziali che siano in grado di per-
seguire la prevenzione del diabete nella
popolazione a rischio, di rendere il più preco-
ce possibile la diagnosi e di ridurre, se non
annullare, l’insorgenza delle complicanze
della malattia.
Questi modelli assistenziali, nell’approccio al
diabete ed alla malattia cronica più in genera-
le, non possono però prescindere anche dal
cercare di raggiungere altri obiettivi indispen-
sabili: la ottimizzazione delle sempre più
ridotte risorse disponibili, la riduzione del
peso della malattia sul contesto sociale, la
maggior efficacia ed efficienza dei servizi
sanitari, la riduzione della diseguaglianza
sociale, la maggiore equità di accesso alle
cure, una maggiore uniformità di cura sul ter-
ritorio nazionale.
Ci sono evidenze scientifiche recenti che dico-
no chiaramente come il modello organizzati-
vo che meglio riesce a raggiungere questi
obiettivi, nella loro globalità, è quello che si
basa su:
•• aapppprroocccciioo aallllaa mmaallaattttiiaa ddiiaabbeettiiccaa ddeeii
ssiisstteemmii ssaanniittaarrii ddii ttiippoo mmuullttiipprrooffeessssiioo--
nnaallee ee mmuullttiiddiisscciipplliinnaarree
•• ccooiinnvvoollggiimmeennttoo aattttiivvoo ee ccoonnssaappeevvoollee,,
nneell ppeerrccoorrssoo ddii ccuurraa,, ddeellllaa ppeerrssoonnaa ccoonn
ddiiaabbeettee..
21
Un diabete ben curato sin dall’inizio avrà un impatto minore sulla vita della persona ed anche sul sistema sanitario.
22
Non è infatti pensabile che nella cura di
una malattia cronica la persona interessata
non sia fortemente impegnata e motivata,
quotidianamente, nella cura di sé.
La persona con diabete, autonoma e con-
sapevole e quindi in grado di prendere atti-
vamente corrette decisioni quotidiane sulle
proprie azioni verso la malattia (autoge-
stione), deve trovarsi poi al centro di un
percorso di cura che si fonda sulla cultura
della “integrazione” tra tutte le realtà
sanitarie del suo territorio.
La capillare rete diabetologica specialistica,
nei suoi vari livelli, e la diffusa assistenza
primaria (medici di medicina generale e
pediatri di libera scelta) debbono definire
modalità di cura che si integrino, senza
sovrapporsi, in una efficace continuità del-
l’assistenza verso la persona con diabete,
avvalendosi anche dell’azione delle
Associazioni di persone con diabete.
Le persone con diabete a minore comples-
sità clinica, saranno maggiormente in cari-
co alle cure della medicina generale, e le
persone con diabete a maggiore comples-
sità o che si complica per condizioni inter-
correnti, saranno maggiormente in carico
alla struttura specialistica.
È indispensabile che i due sistemi siano
però sempre in grado di comunicare e con-
frontarsi: in questa condivisione ciascuna
persona con diabete trova, in ogni fase
della propria malattia, la risposta assisten-
ziale più appropriata, più efficace e più
efficiente ai propri bisogni di salute.
Alla persona con diabete, sia di tipo 1 che
di tipo 2, nel territorio di pertinenza, ven-
gono assicurati degli standard assistenziali,
sia al momento della diagnosi che nelle
diverse fasi della malattia: l’informazione
completa sulla malattia, l’educazione tera-
peutica, l’addestramento all’autocontrollo
glicemico, un approccio nutrizionale indivi-
dualizzato, la valutazione clinica al
momento della diagnosi e con intervalli
regolari sia dal punto di vista diabetologi-
co che cardiovascolare, lo screening e la
terapia delle complicanze d’organo e del
piede diabetico.
È nello sforzo di assicurare tali standard di
qualità nell’assistenza che il modello orga-
nizzativo integrato persegue l’utilizzo e
l’ottimizzazione di tutte le risorse, partico-
larmente quelle professionali, disponibili
nel territorio.
ATTUALITÀ
Per questo il modello assistenziale integrato prevede:
23
È sicuramente da un cambio culturale nell’ap-
proccio al diabete ed alla cronicità che trova
ragione un nuovo modello organizzativo che
possa, modernamente, ottimizzare le risorse
impiegate nel dare appropriate risposte ai
bisogni di salute della persona nella cronicità.
l’educazione terapeutica, intesa come un processo di educazione continua, chevuole arrivare ad un adeguato livello di consapevole capacità di autogestionedella malattia da parte della persona con diabete
un lavoro in team multiprofessionale (medico, infermiere, dietista, podologo,psicologo) ed interdisciplinare (diversi specialisti come cardiologo, oculista,neurologo, angiologo), con una profonda sinergia coordinata delle diversefigure, formate adeguatamente al lavoro in team
la centralità, nel team multiprofessionale, dell’infermiere diabetologicodedicato
la costruzione di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali individualizzatie condivisi con la persona con diabete, mirati, attraverso lo screening ed iltrattamento delle complicanze della malattia, a ridurre o annullare il pesodel diabete sulla qualità e sulla aspettativa di vita del paziente
l’integrazione, nella gestione della persona con diabete, tra la medicinaspecialistica, la medicina generale, la medicina del territorio e l’ospedale
l’azione di informazione e coinvolgimento attivo dell’ambito familiare esociale della persona con diabete
l’informatizzazione clinica per una gestione condivisa del dato clinico e per unprocesso continuo di verifica e di miglioramento della qualità dell’assistenza
24
CAPIRE LE ANALISI
L'esame delle urine è un’analisi di laborato-
rio che si effettua molto di frequente e che
permette di analizzare le caratteristiche chi-
miche e fisiche delle urine. Si tratta di un
esame molto importante perché consente di
diagnosticare o almeno di sospettare la pre-
senza di malattie a carico dei reni o delle vie
urinarie e permette di fornire dei sospetti
sulla presenza di altre malattie che non coin-
volgono direttamente il sistema urinario.
L’esame delle urine è diviso in tre parti:
EEssaammee ffiissiiccoo
EEssaammee cchhiimmiiccoo
EEssaammee mmiiccrroossccooppiiccoo ddeell sseeddiimmeennttoo uurriinnaarriioo
(cioè delle particelle che di depositano sul
fondo del campione di urine dopo un oppor-
tuno trattamento).
LL’’eessaammee ffiissiiccoo consiste nel rilevare colore
ed aspetto delle urine e consente di dare un
giudizio preliminare sulle urine: l’aspetto, il
colore, il sedimento e il peso specifico.
Si osserva l’urina per apprezzare il suo aspet-
to che può essere limpido, opalescente o
torbido, quindi si rileva il colore che può
variare in diverse sfumature di giallo.
L’aspetto è relativo alla quantità di particelle
sospese, il colore varia in condizioni fisiologi-
che in relazione alla quantità prodotta ed in
condizioni patologiche in base alla presenza
di bilirubina, sangue ecc...
La densità delle urine è espressa dal loro peso
specifico, che dipende dalla quantità relativa
Esame delleurine.
A. Giaccari
di acqua contenuta e dal tipo di soluti disciolti.
I valori normali oscillano tra 1017 e 1025.
LL’’eessaammee cchhiimmiiccoo ha la funzione di rilevare e
quantificare le principali sostanze presenti nelle
urine. Vengono solitamente ricercate la presen-
za e la quantità delle seguenti sostanze:
EEsstteerraassii LLeeuuccoocciittaarriiaa:: è un enzima che viene
prodotto dai leucociti, quando vi sono batteri
nelle urine. Se è positivo si sospetta una infezio-
ne urinaria ma è necessario confermarla con
urino coltura.
GGlluuccoossiioo:: normalmente nelle urine è assente.
La presenza di glucosio nelle urine indica che si
è superata la "soglia renale", cioè che la quan-
tità di tale sostanza nel sangue è superiore alla
capacità del rene di riassorbirla.
In condizioni fisiologiche, la soglia di riassorbi-
mento renale del glucosio è di circa 180 mg/dL.
Il glucosio che non riesce ad essere riassorbito
completamente dai reni finisce nelle urine.
PPrrootteeiinnee:: Normalmente assenti nelle urine.
La presenza di proteine dosabili nelle urine
richiede esami più approfonditi per escludere il
sospetto di malattie dei reni o delle vie urinarie.
SSaanngguuee:: In condizioni fisiologiche non si trova
sangue nelle urine.
La presenza di sangue nelle urine è definita
ematuria (la presenza di sola emoglobina: emo-
globinuria) può essere indice di diverse malat-
tie: malattie renali (infezioni, neoplasie, trau-
mi…), malattie dell’uretere, della vescica, del-
l'uretra, dell'apparato genitale (polipi vescicali,
calcoli…).
UUrroobbiilliinnooggeennoo:: Normalmente presente in quan-
tità irrilevante, aumenta in diverse patologie
che compromettono la funzione renale (epati-
te, neoplasie, infezioni…) o in caso di aumento
della produzione di bilirubina.
LL’’eessaammee mmiiccrroossccooppiiccoo ha lo scopo di valuta-
re la presenza di sostanze sospese nell’urina
che, tramite una semplice procedura, vengono
fatte depositare (o, meglio, sedimentare, per
questo si definisce sedimento) e osservate al
microscopio.
Il sedimento può essere costituito da cellule
delle basse vie urinarie (cosa assolutamente
normale e fisiologica) da cristalli (che dipendo-
no da cosa c’è nelle urine) ma anche emazie e
batteri. In questi ultimi due casi è bene rivaluta-
re la situazione con esami specifici.
25
26
L’utilizzazione integrata delle tecnologie informatiche e di
quelle biomediche può sicuramente contribuire al miglio-
ramento complessivo della qualità di vita del paziente da
un lato ed al processo di razionalizzazione e di ottimizza-
zione della qualità del sistema sanitario dall’altro.
L’invecchiamento della popolazione con relativo incre-
mento numerico delle fasce adulte ed anziane, determina
un aumento nella prevalenza di patologie croniche (quali
ad esempio il diabete di tipo 2) con relativa necessità di
rivedere le strategie sanitarie.
L’organizzazione sanitaria dovrà infatti fare fronte a con-
trolli periodici più frequenti su una popolazione anziana
che sarà sempre meno mobile sul territorio. In questo
contesto, il collegamento telematico dei dispositivi medi-
co-diagnostici per lo scambio dei dati clinici, così come i
nuovi modelli medici basati sulla centralità del paziente,
STRUMENTIDI MISURAZIONE
Telemedicina e diabete:il nuovo approccio basato sulla centralità del paziente.
F. Mastrantonio – A. Ambrosio
possono rendere più efficaci le azioni di preven-
zione e monitoraggio necessarie per mantene-
re in salute la popolazione anziana.
Servizio e connettività sono e saranno, quindi
sempre più, fattori critici di successo per l’ero-
gazione di prestazioni di medicina territoriale,
specialmente quando la patologia - caratteriz-
zata da un complesso quadro di comorbilità -
comporti un approccio multidimensionale alla
gestione del paziente.
Recentemente le aziende hanno deciso di dare
risposta alle esigenze sopra descritte con dispo-
sitivi bluetooth che consentano il trasferimento
delle misure di glucosio ed eventualmente dei
chetoni ematici dai glucometri agli smart-
phone o ai tablet di ultima generazione.
La soluzione resa disponibile consiste in un pac-
chetto applicativo che prevede un hardware in
un primo momento connesso via cavo al gluco-
metro, per il trasferimento automatico dei dati
memorizzati e che poi trasmette in bluetooth
allo smartphone o al tablet, più due software
che consentono la memorizzazione, la visualiz-
zazione delle letture glicemiche e l’invio di detti
valori tramite semplice sms o mail ad un paren-
te o al proprio medico curante.
Entrambi i componenti, software e hardware,
del pacchetto sono disponibili in versioni com-
patibili con i più diffusi sistemi operativi.
LE AREE DI IMPIEGODELLA TELEMEDICINA.
Gestione assistita dello stato di salute,
dove pazienti diabetici ancora giovani (per lo
più tipi 1) ed alfabetizzati sotto il profilo infor-
matico, sono in grado di partecipare in manie-
ra pro-attiva alla gestione del proprio stato di
salute: un dialogo tra utente e professionista
sanitario che permette un monitoraggio com-
pleto e personalizzato.
Controllo parentale: è noto che il paziente
diabetico adolescente non sempre mostra una
buona aderenza al trattamento terapeutico per
una serie di fattori, anche di natura psicologica
e sociale. La ricerca d‘indipendenza dalla fami-
glia pone spesso molte difficoltà ai genitori che
vorrebbero esercitare un controllo per evitare di
convivere con uno stato di perenne ansia circa
lo stato di salute dei propri figli.
Supporto al paziente anziano: oltre a
quello fornito dal medico, questo servizio è
offerto anche da personale senza specializza-
zione sanitaria come ad esempio i volontari di
associazioni specifiche o parenti e congiunti.
L’utilità di detto supporto nasce dalle osserva-
zioni riportate in diversi studi secondo cui i
pazienti anziani hanno maggiori difficoltà a
mantenere l’aderenza alla terapia assegnata a
causa di un’alterata percezione della natura e
della severità della patologia.
La telemedicina intesa come disciplina di massa
pienamente introdotta nella pratica clinica deve
ancora superare barriere di tipo burocratico,
logistico e culturale per diventare un vero e
proprio standard di cura.
27
DIABETENIGMISTICA
È considerato tra i massimi vogatori di sempre: la sua tecnica e la forza strabiliante gli hannopermesso di conquistare ben cinque ori in altrettante Olimpiadi consecutive. Due anni primadi partecipare all’ultima edizione (Sidney, 2000), gli è stato diagnosticato il diabete. Risolveteil cruciverba e potrete leggere il suo nome e cognome nelle caselle colorate.
ORIZZONTALI1 La città culla delle Olimpiadi - 4 Detergente per i capelli - 10 Le prime lettere di Jeanne - 11 Iniziali dell’attriceStone - 12 Fred Astaire lo ballava... con il tap - 14 Si odono nel poligono - 15 La Arcuri attrice (iniz.) - 16Forniscono... lavoro - 18 Video On Demand (sigla) - 19 Attribuire libertà di agire ai minori di diciotto anni - 22Altro nome degli ontani - 23 Nativo di San José nelle Grandi Antille - 25 Prefisso per orecchio - 27 Relativi all’au-tore del libro “Cuore” - 29 Iniziali del cantante Ramazzotti - 30 Segnale d’arresto - 31 Novantanove per Cicerone- 32 La cantante genovese che all’anagrafe fa Rosalba Pippa - 36 La Banca del Vaticano (sigla) - 38 Avvolto conforza su se stesso - 39 La usa il fornaio - 42 “Cosa” per Cicerone - 44 Assicura contro gli infortuni (sigla) - 45Una modifica che migliora l’estetica di un prodotto - 46 Sigla di Aosta.
VERTICALI1 I confini... delle Ande - 2 La manifestazione cutanea del morbillo - 3 Nostro in breve - 4 Episodica, saltuaria - 5Gli dèi di Odino - 6 Iniziali dell’attore Placido - 7 Ivan, fisiologo russo premio Nobel per la medicina - 8 Sulle suerive si svolse la storica battaglia del Qadesh fra Egiziani e Ittiti - 9 Il mal bianco della vite - 10 Una robusta auto-mobile - 12 Mammiferi... televisivi dalla piccola proboscide - 13 Abitanti dell’isola di Ulisse - 15 La santa sorelladi Maria e Lazzaro - 16 L’informatico la chiama anche cartella - 17 Francesco, cantante e compagno di AmbraAngiolini - 20 Francesco, asso del ciclismo - 21 Ripari per animali selvatici - 24 Resi più belli, impreziositi - 26Uccelli anche cinerini - 27 Johnny, protagonista maschile del film “Chocolat” - 28 Il nome del cantautore Conte- 33 Fa fremere il collerico - 34 Gabbia per pollame - 35 Grido che incita - 37 Relativo in breve - 40 Alfa Romeo- 41 Il simbolo dell’arsenico - 43 Nota... affermativa.
28
29
LL’’aannaaggrraammmmaa......aalliimmeennttaarree::Dolcificanti.
Inserite orizzontalmente nello schema le dieci parole definite (anumero uguale lettera uguale). Al termine, leggendo di seguito lelettere contenute nelle caselle gialle, si otterrà una spiritosa conside-razione… medica del cabarettista Boris Makaresko.
11 Perdersi con lo sguardo nel vuoto - 22 Sanno sempre tutto di tutti...- 33 Privi di logica, contraddittori - 44 Lo è chi è nato in Marocco o inAlgeria - 55 Una caratteristica di cui il materialista è privo - 66 Azionedi pirateria aerea - 77 Aumentata, sviluppata - 88 Distaccarsi, assentar-si momentaneamente - 99 Liberare la tavola dopo aver mangiato - 1100Artigiano specialista... nell’alta tensione.
963452871
542718963
871639245
497523618
285176394
316984752
724391586
639845127
158267439
LL’’aannaaggrraammmmaa......aalliimmeennttaarree
Il papà ha ragione, la scarsa consistenza deltono muscolare non ha nulla a che vedere conla parola che suo figlio cerca di ricordare! Ma c’è un particolare curioso: il termine cerca-to, sinonimo di edulcoranti, lo otterrete proprioanagrammando le parole toni flaccidi.
Buon divertimento!
SSuuddookkuu
2 7 8 6
8 7 3 9 4
1
5 3
6 8 4 5
7 9 8
3 8 1
7
LL’’aaffoorriissmmaa……ssaalluuttaarree
1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12
13 5 14 8 9 11
9 5 15 4 10 5 12
6 5 12 11 12 11 4
12 5 4 1 8 9 11
12 9 13 8 9 11 11
4 9 11 4 9 4 5 12
6 4 5 13 16 5 8
8 8 11 11 5 13 12
Fammi ricordare:sono sostanze cheservono a mantenerei , inpratica sono degliedulcoranti...
TONI FLACCIDI
Hai ragione sulsinonimo
«edulcoranti»,ma per il restonon hai le idee
chiare...
30
Non è proprio una verdura di stagione, ma è bene saperlo adesso perpoterne fare scorta questa primavera, o piantarne se l'orto è la nostrapassione. Nella frittata, nel risotto o come contorno: gli asparagi aiuta-no a controllare i livelli di zucchero nel sangue e facilitano la produzio-ne di insulina, aiutando chi soffre di diabete di tipo 2 a tenere sottocontrollo la malattia. La scoperta è stata effettuata da un gruppo di studiosi dell'Universitàdi Karachi, in Pakistan, ed è stata pubblicata sul British Journal ofNutrition. «Questo studio - spiegano i ricercatori - suggerisce chel'estratto di asparagi esercita effetti anti-diabetici».
Dalla ricerca è emerso che, mentre già a basse dosi il consumo di aspa-ragi è in grado di abbassare i livelli di zucchero nel sangue, solo ad altidosaggi il vegetale riesce a incentivare il pancreas a produrre insulina,l'ormone che aiuta ad assorbire il glucosio, migliorando la tolleranzaagli zuccheri.
I test sono stati effettuati su due gruppi di topi diabetici trattati per 28giorni, rispettivamente, con l'estratto di asparago e con un farmacoanti-diabete, il glibenclamide. Dopo aver esaminato i loro campioni di sangue, i ricercatori hanno con-statato che l'estratto di asparago è in grado di abbassare i livelli di glu-cosio nel sangue e di favorire la produzione di insulina.
Conosciuto anche come "diabete dall'esordio tardivo" perché, general-mente, colpisce a partire dalla mezza età, negli ultimi decenni i medicihanno rilevato un numero sempre crescente di adolescenti e giovaniaffetti dalla patologia.
Certamente, spiegano, il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 da gio-vani è in aumento a causa del frequente consumo di cibi grassi e di unostile di vita non salutare e sedentario, comportamenti sempre più diffu-si tra le nuove generazioni.FONTE: WWW.SALUTE24.ILSOLE24ORE.COM
Asparagi: un’arma contro il diabete di tipo 2
DOLCI CURIOSITÀ
31
Il diabete può rovinare anche l'udito, infatti i diabetici hanno un rischio piùche raddoppiato di andare incontro a problemi di udito rispetto ai non dia-betici, soprattutto i pazienti più giovani.È quanto emerso da un maxi-studio pubblicato sul Journal of ClinicalEndocrinology and Metabolism da Chika Horikawa dell'universita' diNiigata. Gli esperti nipponici hanno analizzato i dati di un totale di 13 pre-cedenti studi esaminanti il legame tra diabete e perdita di udito, pubblicatitra 1977 e 2011. Hanno analizzato complessivamente dati riguardanti7.377 diabetici e 12.817 persone sane.
Il diabete è una malattia legata a non poche complicanze tra cui, ad esem-pio, problemi retinici che alla lunga rovinano la vista. Infatti ai pazienti dia-betici è sempre consigliato di sottoporsi a controlli periodici della vista perprevenire eventuali danni. Restava dibattuto il legame tra diabete e proble-mi di udito. Gli esperti hanno visto che effettivamente questo legame esistee che i diabetici rischiano il doppio di soffrire di problemi di udito; i pazien-ti più giovani hanno un rischio quasi trplicato (2,61 volte in più). È importante dunque che i diabetici si sottopongano a controlli periodici del-l'udito anche se non è ancora chiaro in che modo la malattia lo danneggi.FONTE: ANSA
Diabete e udito
Woody Allen, al secolo Allan Stewart Königsberg (New York, 1º dicembre1935), è un regista, sceneggiatore e attore statunitense, nonché comico,autore teatrale, scrittore umoristico e clarinettista jazz.
La sua intensa produzione (una media di quasi un film all'anno) e il suostile cerebrale e raffinato l'hanno reso uno degli autori cinematografici piùrispettati e prolifici dei nostri tempi. Scrive e dirige i propri film, ed ha reci-tato in molti di essi nel ruolo di protagonista.I temi affrontati da Allen - dalla crisi esistenziale degli ambienti intellettua-li alla rappresentazione spesso autoironica della comunità ebraica newyor-kese - rispecchiano la sua passione per la letteratura, la filosofia, la psicoa-nalisi, il cinema europeo, e soprattutto per la sua città natale, New York,dove vive e dalla quale trae continua ispirazione.
Ricevendo un premio, ha detto: “Grazie, ma non lo merito. In realtà nonmerito nemmeno il diabete, eppure ce l'ho. In parte è responsabile dellamia ipocondria. Però mi ha anche insegnato a condurre una vita sana”.
Woody Allen