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Bachelor graduation thesis project

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Page 1: Growing Tanzania

i

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Politecnico di Milano Laurea in Design di Interni

Luglio 2011

Page 3: Growing Tanzania

Growing TanzaniaGiulia Dall’Agatae Valentina Comuzzi

Page 4: Growing Tanzania
Page 5: Growing Tanzania

INDICE21.1 Localizzazione

81.2 Utenti

101.3 Analisi dell’intorno

1. CONTESTO

181.4 Stato di fatto

2. BRIEF DI PROGETTO

28

30

3. PIANIFICAZIONE DEGLI SPAZI

2.1 Obiettivi

2.2 Casi studio per lo spazio

362.3 Casi studio per la didattica

221.5 Problemi

241.6 Progetto A.K.A.P.

423.1 Programma funzionale

443.2 Organigramma funzionale

463.3 Percorsi e Schema delle funzioni

4. DISEGNI DI PROGETTO

524.1 Blocco 1

564.2 Blocco 2

604.3 Modulo

724.4 Blocco 3

5. LE AULE: Blocco 4

6. I DORMITORI: Blocco 5

7. PALETTE COLORI

8. COMPUTO METRICO

9. BIBLIOGRAFIA

10. RINGRAZIAMENTI

77

97

115

119

123

127

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1

1. CONTESTO

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TANZANIA

Situata nell’Africa orientale la Repubblica Unita di Tanzania confina a nord con Kenia e Uganda, a ovest con Burundi, Ruanda e Repubblica Democratia del Congo, a sud con Zambia, Malawi e Mozambico e a est è bagnata dall’Oceano Indiano.

Il nome “Tanzania” è un portmanteau creato dalla fusione di “Tanganica” (nome della amministrazione fiduciaria britannica che corrisponde alla Tanzania continentale) e “Zanzibar”; adottato quando i due soggetti si unirono nel 1964.

Dar es Salaam è la città più grande ed è stata la capitale fino agli anni settanta. Il trasferimento delle funzioni amministrative nella nuova capitale designata Dodoma, posta nel centro della Tanzania, non è stato ancora completato.

1.1 Localizzazione

EQUATORE

DENOMINAZIONE UFFICIALE:Jamburi ya Muungano wa Tanzania

SUPERFICIE: 947.300 km2

POPOLAZIONE: 41.048.532

DENSITÀ: 43,3 ab./km2

FORMA DI GOVERNO:Repubblica presidenziale

CAPITALE: Dodoma

LINGUE UFFICIALI:inglese, kiswahili

UNITÀ MONETARIA: scellino tanzaniano

POLITICA

Dal 1977 il Paese è stato retto dal partito unico Chama cha Mapinduzi (CCM: Partito della Rivoluzione), guidato dal “padre della patria” Julius Nyerere. Il movimento era di ispirazione socialista. Nell’ottobre del 1995 terminò il regime di partito unico con le prime elezioni multi-partitiche, Il CCM vinse le elezioni e l’opposizione, divisa e instabile, non ha saputo proporsi come alternativa alle elezioni successive.

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3

PARCHI NAZIONALI

La Tanzania possiede molti grandi parchi naturali ecologicamente significativi, tra cui il famoso Ngorongoro, il Parco nazionale del Serengeti nel nord; la Riserva del Selous e il Parco nazionale di Mikumi, nel sud; il Parco nazionale di Gombe ad ovest.

MORFOLOGIA

La Tanzania è prevalentemente montuosa nel nord-est, dove c’è il Kilimangiaro, cima più alta dell’Africa.

Nel nord e nell’ovest si estende la regione dei Grandi Laghi, tra cui il Lago Vittoria (il lago più grande dell’Africa) e il Lago Tanganica (lago più profondo dell’Africa).

CLIMA

- caldo e umidità nella regione costiera- clima meno torrido sugli altopoiani- piovosità incostante

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POPOLAZIONE

Dal punto di vista etnico, la popolazione è prevalentemente costituita da gruppi bantu, penetrati nel paese a partire dal 1° millennio a.C., rafforzatisi dal 4° sec. d.C. e, definitivamente, nel corso del 15° e del 16° secolo. Essi sono venuti a sovrapporsi a un originario substrato khoisanide, di cui permangono alcuni piccoli gruppi residuali. Nelle regioni settentrionali sono presenti elementi etiopidi e niloto-camitici (Masai), mentre la fascia costiera, dove predominano i Swahili, ha risentito delle penetrazioni commerciali araba, europea e indiana.

DEMOGRAFIA

Nel 2006 la popolazione stimata era di circa 38.329.000 abitanti, con un tasso di crescita annuo intorno al 2%. La distribuzione della popolazione è molto eterogenea, con densità variabili da 1 abitante/km2 nelle regioni aride, a 51 ab./km2 sugli altopiani umidi, fino ai 134 ab./km2 dell’isola di Zanzibar. Quasi l’80 per cento della popolazione è rurale.

0 - 2

3 -10

11 -20

21 -50

51 - 100

101 - 200

201 - 500

501 - 1000

> 1000

RELIGIONI

35% Cristiani35% Musulmani30% animisti

ab./km2

CEPPI ETNICI

bantuniloticikhoisan

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5

PROBLEMI ISTRUZIONE

• scarso valore dato all’ educazione delle ragazze per matrimonio in età precoce;

• mancanza di insegnanti, materiale didattico e attrezzature specifiche.

• mancanza di dormitori e di strutture idonee per l’accoglienza.

SISTEMA SCOLASTICO

Il sistema scolastico tanzaniano è liberamente modellato su quello inglese e prevede 7 anni di scuola primaria o elementare obbligatoria. Al termine della scuola elementare gli studenti devono sostenere un esame di ammissione alla scuola secondaria di livello ordinario o scuola media inferiore, che dura 4 anni. Anche per frequentare la scuola secondaria di livello avanzato o scuola media superiore, che dura 2 anni, gli studenti devono sostenere un esame di ammissione. L’ultima fase del sistema scolastico tanzaniano è l’università, a cui gli studenti possono accedere dopo aver superato un esame di ammissione.

CONSEGUENZE

• crescente analfabetismo

• disoccupazione• aumento della povertà• aumento di malattie

epidemiche

SPESE A CARICO DELLO STUDENTE

materiale scolastico servizidivise

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STORIA

Si ritiene che circa 10.000 anni fa la Tanzania fosse abitata da una popolazione nativa di cacciatore-raccoglitore di ceppo linguistico khoisan. Intorno a 5.000 anni fa immigrarono nella regione gruppi di lingua cuscitica, che introdussero l’agricoltura e l’allevamento. In seguito fu colonizzata dai bantu provenienti dall’Africa occidentale, che oggi costituiscono il gruppo etnico principale.

All’inizio del II millennio a.C. sulle coste della Tanzania sull’Oceano Indiano iniziarono a nascere insediamenti commerciali persiani e arabi. Poi l’interscambio culturale fra arabi e bantu contribuì in gran parte a formare la cultura odierna della regione, e tra l’altro portò alla nascita della lingua swahili, oggi lingua ufficiale. Il commercio di risorse provenienti dall’entroterra africano (avorio, oro e in seguito anche schiavi) consentì agli insediamenti arabo-persiani di fiorire, trasformandosi in vere e proprie città; complessivamente, questa epoca di grande sviluppo viene ricordata col nome di epoca shirazi (“epoca persiana”). I rapporti fra bantu e arabi continuarono a essere determinanti per la costa orientale per gran parte del millennio. Nel 1840 Zanzibar divenne capitale di un potente sultanato, legato a quello di Oman. Gli arabi portarono in Africa Orientale la loro cultura, il loro alfabeto, la loro letteratura, l’Islam e coltivazioni come i chiodi di garofano.

Gli europei, e in particolare i portoghesi, tentarono una prima colonizzazione della costa orientale dell’odierna Tanzania verso l’inizio del XVI secolo, venendo poi scacciati dagli arabi. L’interesse dell’Europa si riaccese solo verso il XIX secolo. I buoni rapporti fra il sultanato di Zanzibar e l’Europa consentirono a esploratori tedeschi, britannici e di altre potenze europee di dare vita a una serie di missioni esplorative nell’entroterra africano a partire dalla costa orientale. Nel 1848 il tedesco Johannes Rebmann fu il primo europeo a vedere il Kilimanjaro; nove anni dopo, Richard Francis Burton e John Speke giunsero sulle sponde del lago Tanganica. Fu anche in questo periodo che David Livingston intraprese le sue celebri missioni alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Agli esploratori seguirono i missionari.

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7

Nel 1961 il Tanganica ottenne l’indipendenza dal Regno Unito, sotto la guida del TANU di Nyerere. Il Tanganica divenne repubblica ed entrò nel Commonwealth nel 1962. Nel 1963 anche Zanzibar ottenne l’indipendenza, e l’anno successivo il TANU e l’Afro-Shirazi Party (ASP), il partito di governo di Zanzibar, decisero di unire i rispettivi paesi in una repubblica federale, dando vita all’odierna Repubblica Unita di Tanzania.

Sotto l’amministrazione di Nyerere, la Tanzania assunse inizialmente un assetto politico ed economico basato su una forma di socialismo agricolo chiamato ujamaa. All’inizio degli anni novanta, il presidente Ali Hassan Mwinyi, succeduto a Nyerere, intraprese una serie di profonde riforme del paese, abbandonando gradualmente l’impianto socialista dell’ujamaa e introducendo il multipartitismo. Le successive consultazioni elettorali confermarono comunque il CCM stabilmente al governo del paese, pur con qualche contestazione; in particolare, nel 2001 ci fu un periodo di scontri fra la polizia e movimenti indipendentisti di Zanzibar.

Verso la fine del XIX secolo le diverse potenze europee iniziarono a consolidare le proprie posizioni nell’area in ottica coloniale. Nel 1884 il tedesco Karl Peters convinse diverse tribù della regione dei Grandi Laghi ad accettare l’autorità della Germania, e dopo la Conferenza di Berlino del 1885 l’odierna Tanzania continentale (insieme con gli attuali Ruanda e Burundi) divenne formalmente Africa Orientale Tedesca. Nel 1890 venne firmato il Trattato di Helgoland-Zanzibar, col quale Zanzibar diventava protettorato britannico.L’amministrazione tedesca portò un periodo di grande sviluppo, ma fu anche estremamente rigida nei confronti della popolazione locale, soffocando nel sangue diversi tentativi di rivolta ,come la rivolta dei Maji Maji (1907). Alla fine della prima guerra mondiale, l’Africa Orientale Tedesca fu occupata dagli inglesi, dopo un lungo periodo di guerra e guerriglia.

Al termine della grande guerra, la Lega delle Nazioni assegnò al Regno Unito gran parte dell’ex Africa Orientale Tedesca col nome di Tanganica. Il mandato britannico fu trasformato in amministrazione fiduciaria nel 1946.

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IRAQW

Società stanziata a Ovest del Lago Manyara sull’orlo del bacino chiuso della Tanzania. Gli Iraqw (detti anche Mbulu) rappresentano il gruppo più meridionale dei popoli a lingue camitiche; sembra trattarsi di residui di antiche migrazioni, forse dalla regione etiopica, notevolmente influenzati comunque dal contatto con i circostanti Bantu.L’area centrale in cui vivono è Iraqw’ar Da/aw (o Mama Issara) nel distretto di Mbulu.

1.2 Utenti

ECONOMIA

Sono un popolo in prevalenza di agricoltori e allevatori. I campi per il pascolo sono sia pubblici che privati e la quantità di bestiame indica il livello di ricchezza della famiglia. Chi ha troppe mucche le cede in gestione a chi ne ha meno, che ottiene in cambio il latte e i vitelli.Il commercio si basa principalmente sulla vendita ai mercati di bestiame, prodotti agricoli e alcuni manufatti come vasi, stuoie, strumenti musicali.

AGRICOLTURA

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ABITAZIONI

Variano a seconda delle condizioni geografiche. Tre sono le tipologie :1. sotterranee, con il tetto in terra,

per difendersi dagli attacchi masai;2. circolari con muro in fango e tetto

in paglia, senza finestre;3. rettangolari, con tetto il lamiera

e molte finestre;

INSEDIAMENTI

Nel distretto di Mbulu si trovano circa 86 villaggi, formati da una media di 300 famiglie. L’unità familiare è composta da marito, moglie e figli e possiede il proprio campo e bestiame.Le case all’interno del villaggio non sono raggruppate ma lontane tra loro.

ALLEVAMENTO e ARTIGIANATO1.

2.

3.

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pioggestagionali

altopiano ventilato (1800m)

min 10°Cmax 15°C

min 11°Cmax 20°C

LAGHI>lago Manyara>lago Eyasi

PARCHI NAZIONALI>Serengeti>Ngorongoro>Tarangire>Arusha National Park>monte Kilimanjaro ARUSHA

270mila abitanti(centro urbano più vicino)

DAUDI

1.3 Analisi dell’intorno

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Il clima del paese è complessivamente tropicale, e le differenze tra le varie regioni sono determinate soprattutto dall’altitudine, come avviene per la zona di Daudi, dove le temperature variano tra i 10 e i 20°C rispettivamente durante le stagioni fredde e calde, senza raggiungere mai temperature troppo basse nè troppo alte.

PRECIPITAZIONI E CLIMA

La Tanzania può essere divisa in due regioni in base alle precipitazioni. Nel caso di Daudi, che si trova al nord del paese, sono previste due stagioni delle piogge, rispettivamente ottobre-dicembre (definite le lunghe piogge o Masika) e marzo-maggio (definite le piogge brevi o Vuli).

media delle temperature (°C) massime e minime a Daudi

media delle precipitazioni a Daudi

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mount Kilimanjaro

Arusha

Arusha National Park

lake Eyasi

lake Manyara

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Maasai steppe Tarangire

Ngorongoro

Daudi

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IL VILLAGGIO: GWANDUMEHHY

DISOCCUPAZIONE DONNELe donne dei villaggi si occupano della casa, dei figli e della coltivazione dei campi, ma non hanno un vero lavoro che possa contribuire al reddito familiare. Sono inoltre in una condizione di inferiorità rispetto agli uomini per quanto riguarda i diritti, la salute, l’istruzione e la sicurezza.

MANCANZA DI AUTONOMIALa mancanza di figure capaci di insegnare i mestieri e le tecniche di base per la costruzione e la gestione del villaggio, impedisce alla popolazione di gestirsi autonomamente, dovendo quindi ricorrere all’aiuto di enti esterni.

COMUNITÀ FRAMMENTATANella zona vi sono numerosi gruppi di 2-3 capanne circondate da recinti circolari. Gli abitanti della zona tendono quindi a vivere isolati in piccole comunità senza particolari problemi conflittuali tra diverse etnie o religioni.

Gwandumehhy è un villaggio immerso nella campagna, all’interno della regione di Manyara, distretto di Mbulu, reparto di Daudi.L’attività principale della popolazione locale, più importante mezzo di sostentamento, è l’agricoltura. In particolari periodi dell’anno quindi, si raduna tutta la forza manuale possibile, il che significa anche quella di bambini e ragazze. In questo modo però viene negata la possibilità di proseguire correttamente gli studi, costringendo i ragazzi a partecipare troppo presto al mantenimento di una famiglia numerosa.Nell’anno 2002, la popolazione contava 4000 abitanti, distribuiti in capanne sparse, quasi sempre costruite con materiali di fortuna (fango e terra), tranne poche eccezioni.

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Nel 2005 la protezione civile di Rimini insieme alla onlus Bancaiuti si è impegnata a realizzare un progetto internazionale di cooperazione a Gwandumehhy: lo scopo è la costruzione di una missione gestita dalla congregazione di suore di S.Onofrio francescane missionarie di Cristo. Il progetto prevede innanzitutto lo scavo di un pozzo per la distribuzione dell’acqua alla popolazione locale. Questo progetto termina nel 2007, con la consegna ufficiale delle strutture alle suore di S.Onofrio. L’A.K.A.P., associazione nata in relazione alla visita di alcuni giovani delle scuole superiori del riminese alla missione ancora in costruzione, si è inserita numerose volte in qualità di supporto economico e umano all’interno di questo progetto, che col tempo si è caratterizzato in un'altra dimensione: la scuola media-superiore di Daudì, a Gwandumehhy.

GLI AIUTI

PRIMARY SCHOOL

CASE IN MATTONI

ALLOGGI SUORE

ORATORIO E INFERMERIA

SECONDARY SCHOOL

CASE IN ARGILLA

primary school

case argillacase legno

case mattoni

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abitazioni

nuovi edifici

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SECONDARY SCHOOL OF DAUDI

La scuola è accessibile a tutti, in quanto statale, ma per iscriversi è necessario il vestiario adatto, la divisa della scuola, che spesso è al di là delle possibilità economiche delle famiglie, che dunque per comodità e indisponibilità finanziaria non permettono ai giovani di frequentare la scuola. Vi è inoltre un problema di strumenti e materiali didattici: al 2007, le classi erano composte da 80 alunni che dovevano dividersi un libro ogni 5. Successivamente, grazie a progetti annuali alla cui realizzazione ha contribuito anche l’A.K.A.P, si è riusciti ad arrivare al rapporto di un libro ogni 3 e alla costruzione di una biblioteca didattica.

ORARIO8.15 -8.25 ingresso 8.25 -9.25 prima ora9.25 -10.25 seconda ora10.25 - 10.40 pausa10.40 - 11.40 terza ora11.40 -12.40 quarta ora12.40 -13.30 pausa pranzo 13.30 -14.30 quinta ora14.30 -15.30 sesta ora 15.30 -15.35 uscita

eta’ studenti 14-18 annistudenti/classi 700/10insegnanti 20

1.4 Stato di fatto

area complessiva 10500m2 superfici coperte 2600m2

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19

AULE E LABORATORI

AULE

UFFICI

BIBLIOTECA

AULE

1

2

43

1

2 3

4

GIARDINO/POZZO

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21

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1.5 Problemi

LO SPAZIO

Nonostante gli edifici siano stati costruiti recentemente (1994), si riscontrano diversi problemi relativi agli spazi.

distanza della scuola dalle capanne del villaggio: molti studenti sono infatti costretti a camminare da 5 minuti fino ad un’ ora per raggiungere la scuola

mancanza di spazi progettati all’aperto, che sebbene molto vasti, sono poco sfruttati, ad eccezione di un unico giardino

materiali da costruzione poveri e poco invitanti, che rendono lo spazio monotono

conformazione degli spazi regolare e poco stimolante

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23

LA DIDATTICA

Alla base della progettazione degli spazi della Secondary School of Daudi c’è una concezione della didattica solo tradizionale: ci si limita infatti a lezioni frontali, che insegnano in maniera teorica il minimo indispensabile

• mancanza di asili: fino ai sette anni di età non è previsto alcun tipo di istruzione. I bambini in età da asilo non parlano neanche il kiswahili, ma solo i dialetti locali. Inoltre restano a carico delle madri, che possono quindi occuparsi meno di altre attività

• didattica teorica: mancano lezioni pratiche che possano coinvolgere maggiormente i ragazzi, tutto si svolge in aule chiuse, e le materie studiate non comprendono quellà parte pratica che potrebbe aiutarli nella vita del villaggio, oltre che ad apprendere con maggior curiosità e facilità

• didattica frontale: le aule sono progettate per ospitare file di banchi rivolti verso la cattedra, e dato l’elevato numero di studenti per classe, è difficile pensare ad altre disposizioni

• carenza di materiale didattico: nonostante gli aiuti dei volontari, che hanno fornito numerosi libri di testo, resta comunque la necessità di altro materiale per gli studenti o per i laboratori

• mancanza autonomia e necessità di chiedere aiuto ad enti esterni per quanto riguarda la gestione del villaggio. Non vi sono lezioni o laboratori che insegnino materie (anche pratiche) che possano portare all’autonomia degli abitanti

MATERIE STUDIATEkiswahilibiologiaed civicainglesefisicamatematica

storiachimicareligionegeografia

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1.6 Progetto A.K.A.P.

OBIETTIVI PRINCIPALI• stimolare la motivazione e l’interesse degli studenti per lo studio e l’indagine fisica• stimolare la partecipazione attiva ed il coinvolgimento dello studente all’esperimento• favorire il contatto diretto con il fenomeno da analizzare• privilegiare la semplicità degli esperimenti e della relativa formalizzazione matematica• assumere una prospettiva low-cost: realizzazione di un laboratorio conmateriali locali e di facile reperibilità

• •

• •

LE FASI DI LAVORO presentazione del laboratorio ripresa dei concetti di forza e gittata e previsioni sul funzionamento delle prime due macchine costruite messa a punto delle due macchine e realizzazione degliesperimenti formalizzazione delle relazioni matematiche che permettono di interpretare teoricamente le osservazioni sperimentali scambio di esperienze fra i due gruppi esposizione delle macchine e verifica del lavoro svolto

Il progetto “Laboratori di fisica, Tanzania 2010” nasce all’interno del più ampio progetto di cooperazione internazionale dell’A.K.A.P., che risponde all’esigenza ed alla volontà dei membri dell’associazione di costituirsi parte attiva, creativa e propositiva nell’affrontare problematiche tipiche dei Paesi in via di sviluppo. L’associazione si propone di progettare e realizzare interventi a carattere didattico indirizzati alla scuola secondaria superiore di Gwandumehhy.

fonte: tesi di laurea in Didattica della Fisica, di Michele Canducci, Il laboratorio di Fisica come strumento di crescita concettuale e culturale-Un’esperienza nella scuola secondaria di Dawdi (Tanzania), facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali.

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QUESTIONARIO DI GRADIMENTO PROPOSTO AGLI ALUNNI AL TERMINE DELL’ESPERIENZA1. Ti sono piaciuti i laboratori? Perchè?• Ci sono piaciuti i laboratori perchè sviluppano la capacità di comprendere meglio.• Ci sono piaciuti perchè abbiamo visto concretamente dei principi fisici.• Ci sono piaciuti perchè abbiamo studiato differenti argomenti di fisica dal punto di vista teorico e pratico.• Ci sono piaciuti perchè sono educativi, interessanti e divertenti, e perchè aiutano a fornire risposte su questioni fondamentali.2. Pensi siano stati utili? Perchè?• Sono stati utili perchè ci hanno fornito delle tecniche per realizzare esperimenti.• Sono stati utili perchè abbiamo studiato la fisica in modo pratico.• Sono stati utili perchè abbiamo visto come lavorano alcuni tipi di macchine utili a fare esperimenti.3. Quali sono state le cose più difficili?• All’inizio è stato tutto difficile, col passare dei giorni però abbiamo capito, grazie alle spiegazioni ripetute.• Il lavoro sulla gittata è stato il piùdifficile perchè non l’avevamo affrontata nei libri di testo.• La cosa piùu difficile è stata capire come utilizzare le macchinepresentate nei laboratori.4. Cosa cambieresti o cosa avresti fatto in modo diverso?• Niente, saremmo capaci di insegnare ai nostri colleghi come funzionano le macchine.

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2. BRIEF DI PROGETTO

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Il progetto si pone come obiettivo dare alla comunità di Gandummehhi un centro di riferimento che serva sia a dispensare i servizi essenziali sia come punto di ritrovo delle famiglie, e possa in futuro rendere il villaggio autonomo dagli aiuti umanitari.

I servizi già presenti ma che si intende migliorare sono:• aule (attualmente in numero non sufficiente ad accogliere tutti gli studenti)• centro medico (al momento presente ma di piccole dimensioni)•

I servizi totalmente assenti che si vuole aggiungere sono:• mercato e centro informativo energie alternative• asilo e laboratori per adulti• cucina, mense e orti didattici

2.1 Obiettivi

MENSE, DORMITORI e SPAZI GIOCO

Per i ragazzi che abitano più lontano dalla scuola si vuole provvedere alla costruzione di dormitori dove possano soggiornare durante la settimana; si intende fornire poi un servizio mensa agli studenti in modo da garantire un’alimentazione corretta. Dormitori e mense, assieme all’organizzazione delle aree all’aperto, andranno a creare un contesto diverso da quello familiare dove i giovani possano vivere insieme e confrontarsi tra loro.

• dormitori

• campi da gioco (da ampliare)

con lo stare insiemecrescere

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LABORATORI, COLTIVAZIONI,COMMERCIO e NUOVE ENERGIE

Per coinvolgere anche gli adulti nella vita del centro si propone la costruzione di un laboratorio del legno per gli uomini e uno tessile e ceramico per le donne. Inoltre i manufatti artigianali e i prodotti degli orti didattici potranno essere venduti al mercato coperto, luogo di attrazione, vicino al quale sarà collocato un centro informativo riguardo a fonti di energia ecosostenibili e meno dannosi per gli abitanti del villaggio.

AULE, ASILO e ORTI DIDATTICI

Le nuove aule verranno progettate per offrire di un libero uso dello spazio, a seconda del tipo di lezione che si intende fare, da quella tradizionale a nuovi metodi didattici che prevedono lavori in gruppo, singoli, laboratori manuali o teatrali. Altro luogo di insegnamento saranno gli orti, costruiti per far apprendere nuove colture e metodi di coltivazione più proficui.Infine è intenzione dare un servizio di asilo per i bambini più piccoli, che altrimenti rimarrebbero a casa con le madri, per mettere le basi all’educazione al gioco e allo stare insieme.

con l’apprendimento

in autonomia

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Nell’ambito della disposizione e organizzazione degli spazi sono stati scelti degli esempi che potessero offrire spunto ad una progettazione diversa dall’abituale modello di scuola con aule chiuse e corridoi. Trattandosi di un centro servizi in un’area rurale della Tanzania i casi selezionati sono tutti progetti realizzati e studiati per zone del Terzo Mondo, la cui povertà di risorse e tecniche utilizzabili ha spinto architetti e designer a cercare soluzioni fantasiose in merito ad un’estetica semplice ma accogliente, pulita e stimolante per la creatività. Alcuni casi sono specifici del luogo in cui si è andato a operare, altri sono invece soluzioni modulari componibili secondo le esigenze momentanee e future, ma tutti seguono un’attenta ricerca dei materiali e delle tecniche locali, per ottenere risultati economici e rispettosi delle tradizioni del posto e dei suoi abitanti.

2.2 Casi studio per lo spazio

1.

2.

3.

4.

5.

Hand-Made School, Bangladesh

Nueva Esperanza School, Ecuador

Tesking Bamboowood School, Nepal

A school for the community, Haiti

Rural Classroom, Uganda

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31

2.2.1 Hand-Made School

Bangladesh

PUNTI DI FORZA

colori <materiali locali <aule informali <

spazio “grotte” di esplorazione <

ANNO2005

LUOGORudrapur, Bangladesh

PROGETTISTAAnna Heringer, Eike Roswag

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2.2.2 Nueva Esperanza School

Ecuador

spazio libero <luogo di esplorazione <

struttura a capanna <facilità di costruzione <

ANNO2009

LUOGOEl Cabuyal, Manabì, Ecuador

PROGETTISTAal bordE arquitectos

Page 39: Growing Tanzania

33

2.2.3 Tesking Bamboowood School

Nepal

PUNTI DI FORZA

colori <materiali locali <

aule aperte all’esterno <spazi ricreativi coperti esterni <

ANNO2009

LUOGOTesking, Kavre, Nepal

CONCORSOOpen Architecture Challeng: Classroom

Page 40: Growing Tanzania

2.2.4 A school for the community

spazio flessibile <uso per emergenze <

struttura antisismica <collaborazione con la comunità <

ANNO2010

LUOGOHaiti

CONCORSORFP - Haitian School Block

Haiti

Page 41: Growing Tanzania

35

2.2.5 Rural Classroom

Uganda

PUNTI DI FORZA

flessibilità degli spazi <struttura modulare <

comfort climatico e acustico <materiali locali <

ANNO2009

LUOGOUganda

CONCORSOOpen Architecture Challeng: Classroom

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La didattica nei paesi in via di sviluppo è attualmente anocra molto arretrata, poichè si basa principalmete sul classico modello di importazione inglese, che prevede lezioni frontali e studio mnemonico delle materie. Cambiare approccio è essenziale per far si che gli studenti si appassionino agli argomenti trattati e vedano l’andare a scuola e lo studiare non come un obbligo ma come un momento di relazione formativo per il loro futuro.La scelta di esempi pratici da seguire è ricaduta quindi su progetti didattici che adottano metodi più pratici, che rendano l’apprendimento un’esperienza ricreativa e piacevole più che un dovere. Per i più piccoli si indica un progetto che rende la matematica un gioco, mentre per i ragazzi più grandi un’attività circense che spiega i principi della fisica e un esempio che prevede l’edificazione di una scuola per insegnare le tecniche costruttive.

2.3 Casi studio per la didattica

1.

2.

3.

Gando Primary School, Burkina Faso

Learning Landscape, Uganda

Officina del Sorriso, India

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37

2.3.1 Gando Primary School

Burkina Faso

ANNO2001

LUOGOGando, Burkina Faso

PROGETTISTADiébédo Francis Kéré

Diébédo Francis Kéré è il primo abitante del piccolo villaggio di Gando che è riuscito a frequentare l’università. Dopo aver studiato architettura a Berlino ha deciso di raccogliere i fondi necessari e tornare con un progetto per una nuova scuola che sostituisse quella precedente.La costruzione è stata affidata quasi totalmente agli abitanti del luogo, in modo da garantire un’occupazione momentanea e la formazione di figure competenti in ambito edilizio che potessero in seguito sfruttare le tecniche apprese per realizzare altri progetti pubblici o in proprio.

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2.3.2 Learning Landscape

Uganda

ANNO2009

LUOGORukungiri District, Nyaka, Uganda

PROGETTISTAProject H Design

Il progetto Learning Landscape è un’aula all’aperto in cui i bambini della scuola primaria imparano la matematica muovendosi nello spazio. La struttura è formata da un quadrato di sabbia in cui sono inseriti, secondo una griglia, vecchi copertoni su cui vengono scritti i numeri con il gesso. I designer hanno ideato dieci giochi che prevedono l’uso di addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni ma anche ragionamento logico e gioco di squadra.Tale metodo è universale e applicabile quindi in ogni paese e a differenti livelli di difficoltà.Infine, quando non si usa per le attività di apprendimento alternativo, diventa un’aula all’aperto dove svolgere normali lezioni di ascolto grazie ad un sistema di panche integrato.

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39

2.3.3 OfficinadelSorriso

India

ANNO2006-2010

LUOGOIndia

PROGETTISTATeatro per Caso - Associazione Mercurio

L’attività si articola in laboratori attoriali, di circo e di costruzione di materiali insieme ai ragazzi di strada dei centri di aiuto e recupero El Shaddai Street Child Rescue di Goa per realizzare uno spettacolo itinerante. Gli obiettivi sono: • educazione al movimento• potenziamento delle capacità di equilibrio e coordinazione • comprensione e accettazione dei propri limiti• favorire l’autostima e l’immagine di sè• favorire la conoscenza e il rispetto delle regole• accrescere lo spirito associativo dei ragazzi• promuovere scambi

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41

3. PIANIFICAZIONE DEGLI SPAZI

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Il centro Karibuni è progettato mediante una divisione in zone a seconda degli utenti che le utilizzano e le attività che vi si svolgono. Gli edifici esistenti che prima fungevano da aule e uffici diventano sede dei servizi comuni a tutti gli abitanti del villaggio, quali centro medico, farmacia e centro informativo sulle nuove energie sostenibili, e dei servizi ad uso esclusivo di chi vi studia e lavora, quindi cucina, mense, uffici e segreteria. Grazie all’utilizzo di un modulo standard in due diverse composizioni si creano cinque nuovi nuclei, rispettivamente due per le aule, due per i dormitori e uno per i laboratori di lavoro e l’asilo. Infine una zona coperta viene destinata al mercato settimanale, una zona all’aperto coltivata come orti didattici e di sostentamento del centro e una come campi da gioco per i ragazzi con tribuna per gli spettatori.

3.1 Programma funzionale

esistenti

nuova costruzioneadulti

ragazzi

bambini

tutti

cura, aiuto e commercio

laboratori

convivio

asilo

ospitalità etempo libero

scuola

ATTIVITÀUTENTI

EDIFICI

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4343

Dati

superficietotale45.000m2superficiecoperta9550m2superficieorti1440m2larghezza massima 240 m

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3.2 Organigramma funzionale

1. Servizi per tutti (interni ed esterni)

1.1 Centro medico1.1.1 Sala d’aspetto1.1.2 Punto informativo1.1.3 Farmacia1.1.4 Sala visite1.1.5 Area ricovero1.1.6 Area ricovero rischio contagio1.1.7 Servizi igienici1.1.8 Magazzino

1.2 Mercato1.2.1 Area esposizione merce venditori1.2.2 Area passaggio clienti

1.3 Parcheggio

2. Servizi per gli interni

2.1 Uffici insegnanti2.1.1 Segreteria2.1.2 Sala insegnanti/riunioni2.1.3 Uffici insegnanti

2.2 Centro informazioni

2.3 Cucine2.3.1 Area preparazione cibo a freddo2.3.2 Area lavaggio/cottura2.3.3 Dispensa2.3.4 Servizi igienici

2.4 Mense2.4.1 Area distribuzione vivande2.4.2 Area consumazione pasti

2.5 Biblioteca2.5.1 Area esposizione libri2.5.2 Area consultazione

2.6 Sala lettura

2.7 Orti

2.8 Magazzino/Granaio

3. Servizi per adulti e bambini

3.1 Asilo3.1.1 Ingresso3.1.2 Area ricreativa3.1.3 Angolo morbido3.1.4 Area riposo3.1.5 Servizi igienici

3.2 Laboratorio tessile e ceramico (donne)3.2.1 Area tessitura3.2.2 Area cucito e ricamo3.2.3 Area tintura 3.2.4 Area modellazione ceramiche3.2.5 Area essiccatura e asciugatura3.2.6 Magazzino3.2.7 Servizi igienici

3.3 Laboratorio legno (uomini)3.3.1 Area taglio legno3.3.2 Area lavorazione e assemblaggio3.3.3 Magazzino3.3.4 Servizi igienici

3.4 Cortile comune

4. Servizi per ragazzi

4.1 Spazi per la didattica4.1.1 Aule4.1.2 Laboratorio4.1.3 Servizi igienici4.1.4 Magazzino4.1.5 Cortile

4.2 Spazi per l’ospitalità4.2.1 Camerate4.2.2 Stanza sorvegliante4.2.3 Spazi comuni coperti4.2.4 Servizi igienici e docce4.2.5 Lavanderia4.2.6 Magazzino4.2.7 Spazi comuni aperti 4.2.8 Campi da gioco

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45

3.3.23.3.1

3.4

3.1.2

3.1.1

3.2.1

1.2.2

1.2.1

1.2.2

1.1.1

1.1.51.1.7

1.1.6

1.1.41.1.4

1.1.2

1.1.31.1.8

1.3

2.3.2

2.1.1

2.1.2

2.1.3

2.1.3

2.1.3

2.1.3

2.3.4

2.2

2.3.1

2.3.32.4.1 2.4.1

2.4.1

2.4.2 2.4.2

2.4.2

2.7

2.5.1 2.6 2.8

3.1.53.1.2

3.2.7 3.2.63.3.33.3.4

3.2.2

3.2.53.2.4

3.2.3

4.1.1 4.1.2

4.1.1 4.1.1 4.1.1 4.1.1

4.1.1

4.1.14.1.14.1.14.1.1

4.1.5

4.1.14.1.3

4.1.4

4.1.1 4.1.1 4.1.1 4.1.1

4.1.1

4.1.14.1.14.1.14.1.1

4.1.54.1.2

4.1.3

4.1.4

3.1.4 3.1.3

3.1.4

3.1.3

4.2.44.2.24.2.14.2.1

4.2.1

4.2.1

4.2.24.2.3

4.2.7

4.2.4 4.2.2

4.2.2

4.2.1

4.2.1

4.2.1 4.2.1

4.2.3

4.2.84.2.4 4.2.2

4.2.1

4.2.1

4.2.2 4.2.3

4.2.7

4.2.44.2.2

4.2.2

4.2.1

4.2.1

4.2.1 4.2.1

4.2.3

4.2.1 4.2.1

Page 52: Growing Tanzania

3.3 Percorsi e Schema delle funzioni

aule

laboratorio

area ricreazione

bagni

mensa

biblioteca

magazzino

dormitori

campi da gioco

spalti

centro medico

mercato

aule insegnanti

laboratorio uomini

laboratorio donne

asilo

STUDENTI

ADULTI e BAMBINI

ESTERNI

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47

INGRESSOPRINCIPALE

BLOCCO 1

BLOCCO 2

BLOCCO 3

BLOCCO 4

BLOCCO 5

mercato coperto

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49

4. DISEGNI DI PROGETTO

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La struttura

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51

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4.1 Blocco UNO

1.1

1.3

2.2

2.1

2.3

sezione AA’

sezione BB’

1.2

A

B

B’

A’

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dati attività

> centro medico: pernottare (malati) depositare farmaci comprare/vendere farmaci chiedere informazioniattendere medicare, visitarefornire pasti> mercato: allestireesporre merce vendere / comprarepassaggio persone> parcheggio: sosta fermata carico/scarico mercitrasporto pazienti> uffici insegnanti: ricevere alunni/genitori,chiedere/dare informazioni riunirsi (insegnanti)> centro informazioni: dare/chiedere informazioniesporre/fornire materiale> cucine: preparare cibo (a freddo/caldo)tagliare lavare cibo/stovigliecuocere depositare cibopulire2.3.5 servizi igienici 1 12 12 2

53

codice tipo di spazio n°blocchi

mq blocco

mq totali

n° pax

1.1 centro medico 4201.1.1 sala d’aspetto 1 60 60 121.1.2 punto informativo 1 7 7 11.1.3 farmacia 1 34 34 31.1.4 sala visite 2 30 60 61.1.5 area ricovero 1 94 94 91.1.6 area ricovero rischio contagio 1 48 48 31.1.7 servizi igienici 1 25 25 41.1.8 magazzino 1 21 21 3

1.2 mercato 4831.2.1 area esposizione merce 4 85 340 241.2.2 area passaggio clienti 146

1.3 parcheggio

2.1 uffici insegnanti 1622.1.1 segreteria 1 24 24 42.1.2 sala insegnanti/riunioni 1 35 35 122.1.3 uffici insegnanti 4 15 60 12

2.2 centro informazione 14

2.3 cucine 1952.3.1 preparazione cibi a freddo 1 40 40 242.3.2 area lavaggio/cottura 1 74 74 62.3.3 dispensa 1 24 24 3

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55

JIKO JANJA E LE “IMPROVED STOVES”

Il metodo utilizzato dalla popolazione rurale della Tanzania per cucinare crea sempre un elevato livello di fumo all’interno delle capanne. Il sistema rudimentale usato per la cottura è detto delle “tre pietre”, che vengono posizionate vicine tra loro e tra le quali è preparato il fuoco. Lo stesso sistema viene utilizzato anche nelle scuole, dove in mancanza di attrezzature adeguate si cucina a fiamma viva.Il sistema delle “improved stoves” servirà in primo luogo a eliminare il fumo prodotto all’interno delle capanne, che crea seri problemi respiratori e disagi per la vista.

In secondo luogo, il problema ambientale della deforestazione verrà ridotto.Infine il tempo precedentemente tolto a donne e bambini per la raccolta della legna potrà essere destinato ad altre attività, come lo studio.In particolare, il modello utilizzato all’interno del progetto si chiama Jiko Janja, è il più efficiente ed è costruito con mattoni, cemento, e un camino per gettare fuori il fumo. La pentola viene inserita direttamente nella fessura.

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4.2 Blocco DUE

2.4

2.8

2.7

A A’

sezione AA’

2.62.5

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codice tipo di spazio n° blocchi

mqblocco

mq totali

n° pax

2.4 mense 17002.4.1 area distribuzione vivande 4 65 260 42.4.2 area consumazione pasti 4 348 1392 468

2.5 biblioteca 4252.5.1 area esposizione libri 1 55 552.5.2 area consultazione 1 55 55 35

2.6 sala proiezioni 240

2.7 orti 1410

2.8 magazzino/granaio 170

> mense:apparecchiare/sparecchiaretrasportare cibodistribuire ciboservire ciboconsumare pasti > biblioteca: leggere/consultare libri studiare> sala lettura: leggere proiettare video> orti: seminare coltivare raccogliereinnaffiare> magazzino/granaio:depositare raccolti/attrezzi

dati attività

57

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59

GLI ORTI DIDATTICI

Storicamente le popolazioni dell’interno della Tanzania, costituite da allevatori (come i Maasai) non hanno macellato quasi mai il bestiame il cui possesso garantiva lo status sociale, ma ne hanno consumano semplicemente il latte o il sangue salassato. Le popolazioni di agricoltori hanno coltivano pochi prodotti di sussistenza che non hanno certo creato una cultura del cibo.In Tanzania si usa cucinare una sorta di polenta preparata utilizzando farine di cereali (miglio, sorgo, mais, grano). Tale polenta prende il nome di Ugali ed è solitamente preparata con farina di mais o eccezionalmente di cassava.

Nei progetti Plan to Grow dell’istituto Oikos e Slow Food di Terra Madre si sono costruiti orti didattici anche per accrescere la biodiversità agricola e stabilire incentivi per i piccoli agricoltori a riconoscere il diritto al cibo e alla sovranità alimentare.All’interno della didattica verranno quindi inserite nuove lezioni, mirate all’insegnamento pratico di agraria. Al centro del villaggio verranno coltivati quattro orti dai ragazzi, così come anche tra i dormitori. Il raccolto sarà destinato in parte alla mensa, in parte al mercato, e oltre che ad insegnare la materia, servirà ad accrescere l’autonomia del villaggio.

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MODULO SINGOLO

Il progetto si basa sulla costruzione di blocchi formati da moduli di forma trapezoidale, che permettono una maggior facilità di montaggio. Gli spazi si organizzano in un interno delimitato da muri e porte e da una o due zone esterne coperte da una tettoia che offre protezione dal sole e dalla pioggia e consente di sfruttare gli spazi aperti in ogni ora del giorno e stagione.

SISTEMA DI MODULI COMPONIBILI

La componibilità dei moduli dà flessibilità alla pianta grazie ai due diversi accostamenti possibili, uno circolare e uno lineare.Inoltre essendo un modulo basato sulla struttura portante in pilastri, si ha la possibilità di eliminare le pareti divisorie tra i moduli adiacenti, creando così non solo spazi accostati, ma anche grandi aree a pianta libera.

4.3 Modulo

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61

COMBINAZIONE CIRCOLARE

COMBINAZIONE LINEARE

MODULO SINGOLO

interno

esterno coperto

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Caso studio 1: School in Etiopia

Etiopia

Il progetto si propone di ideare un modello di scuola che sia adatto per ogni regione dell’Etiopia in aiuto all’organizzazione umanitaria “menschen für menschen”.OBIETTIVI: ridurre i costi di costruzione tramite l’uso di materiali locali e utilizzare gli spazi esterni per integrare il metodo didattico e rendere la scuola un luogo più attraente per studiare.

ANNO2009

LUOGOEtiopia

CONCORSOOpen Architecture Challeng: Classroom

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63

Caso studio 2: Classroom in Uganda

Uganda

ANNO2009

LUOGOUganda

CONCORSOOpen Architecture Challeng: Classroom

La progettazione delle aule include due novità significative: in primo luogo le pareti apribili permettono di utilizzare lo spazio come luogo di assemblea o spettacolo; in secondo luogo, per economizzare lo spazio e le risprse, viene proposto un blocco di tre aule che può diventare un’area più grande multiuso. Si è data attenzione alla ricerca di soluzioni per il comfort climatico, acustico e visivo.

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Disegni tecnici

PIANTA

A’A

B

B’

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65

SEZIONE BB’

SEZIONE AA’

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luce

sistema di illuminazione naturale > luce diretta dalle finestre > luce filtrata dalle porte mobili > luce indiretta riflessa dal soffitto

aria

sistema di ventilazione passivo > grazie al tetto rialzato l’aria circola entrando dalle porte mobili e uscendo dalle finestre del tetto garantendo un ambiente ventilato e asciutto.

acqua

sistema di raccolta acqua piovana > grazie all’inclinazione del tetto e ad un sistema di grondaie l’acqua viene incanalata in un serbatoio sotterraneo e filtrata per essere utilizzata.

Comfort climatico

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67

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Materiali

> FONDAMENTA

> RIVESTIMENTO PAVIMENTO

> STRUTTURA PORTANTE

> MURATURA

> STRUTTURA TETTO

> COPERTURA

> FINESTRE

> PORTE

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69

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Materiali

FONDAZIONIpietra a spacco naturale reperibile in zona mescolata a ghiaia con l’aggiunta di malta per impedire il passaggio di umidità.

MATTONI IN TERRA CRUDAmattoni fabbricati in loco con argilla proveniente dalle cave della zona, pressati, essiccati e uniti con malta per costruire le pareti.

PANNELLI IN LAMIERApannelli sandwich in alluminio rifinito effetto corten con uno strato interno di sughero per garantire l’isolamento termico.

MAKUTIfronde di paglia intrecciate ed essiccate, impiegate nella tradizione per la costruzione dei tetti, per fornire una corretta ventilazione naturale.

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71

pietra naturale ghiaia pietre bamboo

tronchi in eucalipto mattoni in terra cruda

travi in legno pannelliin lamiera

alluminioeffettocorten

sughero

vetro colorato makutifoglie di palma intrecciate

assicellein legno

makuti

intonaco in argilla

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4.4 Blocco TRE

3.1

3.2

3.4

3.3

sezione AA’

A’A

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3.2 laboratorio donne 2903.2.1 area tessitura 1 50 50 63.2.2 area cucito e ricamo 1 35 35 93.2.3 area tintura 1 10 10 53.2.4 area modellazione ceramiche 1 47 47 213.2.5 area essiccatura e asciugatura 1 50 50 153.2.6 magazzino 1 23 23 43.2.7 servizi igienici 1 20 20 4

3.3 laboratorio uomini 2903.3.1 area taglio legno 1 110 110 203.3.2 lavorazione e assemblaggio 1 100 100 363.3.3 magazzino 1 23 23 43.3.4 servizi igienici 1 20 20 4

3.4 cortile comune 270

3.1 asilo 5803.1.1 ingresso 1 50 503.1.2 area ricreativa 2 150 300 1503.1.3 angolo morbido 2 10 20 203.1.4 area riposo 2 60 120 383.1.5 servizi igienici 1 30 30 9

codice tipo di spazio n° blocchi

mq blocco

mq totali

n° pax > asilo:accogliere bambiniriporre oggettiriposare/dormireattività di spettacologiocaredisegnarelavare bambini> laboratorio donne: tessere cucire ricamaretagliaretingerestenderemodellare ceramicheessiccare/asciugareriporre materiale> laboratorio uomini: lavorare il legnotagliareintagliarepiallareassemblaredipingere/verniciareriporre materiale> cortile comune: stendereasciugare/essiccare

dati attività

73

COMBINAZIONE LINEARE

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75

I LABORATORI

Nella comunità mancano occupazioni alternative che possano aiutare sia ad ottenere una fonte di guadagno in aggiunta all’agricoltura, sia alla creazione di oggetti che verranno poi usati dagli abitanti del villaggio. Per questo sono stati progettati laboratori per donne e uomini. Nel primo caso, sulla base del progetto Oikos “Tanzania Maasai Women Art”, vengono inseriti dei laboratori dedicati alla tessitura, al ricamo, alla creazione di gioielli e alla lavorazione della ceramica per dare in seguito possibilità di vendita dei prodotti realizzati al mercato del villaggio.

Per quanto riguarda gli uomini invece, il laboratorio di falegnameria servirà sia come una scuola di avviamento professionale (sulla base del progetto “COL’OR”), per insegnare ai ragazzi le basi della carpenteria e la lavorazione del legno, sia come occupazione per gli adulti che potranno contribuire alla creazione di oggetti e arredi utili al villaggio e al suo funzionamento. Il laboratorio dispone di spazi per il taglio e la lavorazione del legno e conservazione dell’attrezzatura. Per la verniciatura e la pittura si utilizza il cortile interno, dove avviene anche l’asciugatura dei tessuti e l’essiccazione dei manufatti in argilla lavorati dalle donne.

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77

5. LE AULE

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SITUAZIONE ATTUALE

Dare una formazione ai ragazzi del villaggio risulta essenziale per poter garantire lo sviluppo della comunità, ma senza renderlo un’imposizione né un onere gravoso per la famiglia. I giovani si ritrovano spesso a dover lasciare la scuola per aiutare i genitori nei campi o perché il nucleo familiare non riesce ad affrontare le spese di iscrizione, materiale didattico, divise scolastiche ed altro ancora. Inoltre lo studio è quasi sempre mnemonico, si impara leggendo nozioni dai libri che vengono poi richieste dagli insegnati tramite test a crocette che non sviluppano il ragionamento logico. Sono previste punizioni per chi non studia o disturba, e ciò contribuisce a creare un clima poco piacevole e sfavorevole a un apprendimento visto come libera scelta.

DATI GENERALI

superficie totale............m2 7450aule...............................20studenti........................740n° moduli.......................24

Spazi per la didattica

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79

UNA NUOVA DIDATTICA

A partire dalla struttura si è cercato di creare degli spazi ampi, stimolanti e che garantiscano un corretto comfort per il benessere dei ragazzi. Le aule sono adattabili a qualsiasi attività si voglia intraprendere durante l’orario scolastico e oltre, a partire dalla più comune lezione frontale, laboratori pratici di artigianato, laboratori di fisica e matematica, lavori di ricerca di gruppo, studio individuale fino a rappresentazioni teatrali, di giocoleria, canto e danza. Lo spazio didattico si estende anche all’esterno con gli orti che forniscono una conoscenza delle coltivazioni del luogo e di nuovi metodi più efficaci.

La struttura dell’aula è pensata per offrire uno spazio al chiuso di vaste dimensioni che può sia essere suddiviso in più parti per permettere attività diverse in contemporanea, sia aprirsi totalmente alle terrazze esterne che fanno da prolungamento dell’aula. A garantire tale flessibilità sono le porte pieghevoli che scorrono all’interno grazie a dei binari a soffitto e che possono essere posizionate in diverso modo. I banchi, che hanno la stessa forma trapezoidale del modulo, si prestano alle più svariate disposizioni, lineare, in cerchio, a gruppi. Infine l’aula è attrezzata con degli scaffali divisi per dare a ogni studente uno spazio per riporre il materiale.

Page 86: Growing Tanzania

Blocco QUATTRO

4.1.5

4.1.44.1.3 4.1.24.1.1

4.1.1

4.1.1

4.1.1

4.1.1

4.1.1

4.1.1

4.1.1

4.1.1

4.1.1

Page 87: Growing Tanzania

dati attività

codice tipo di spazio n° blocchi

mqblocco

mq totali

n° pax

4.1 spazi per la didattica 74504.1.1 aule 20 110 2200 740

4.1.2 laboratorio 2 110 220 72

4.1.3 servizi igienici 2 57 114 16

4.1.4 magazzino 2 29 58

4.1.5 cortile 2 850 1700

COMBINAZIONE CIRCOLARE

81

> aule:ascoltareprendere appuntileggereconversareguardaredisegnarecostruireriporre oggetti

> laboratorio: fare esercizifare esperimentidimostrare teorie

> cortile: giocarecorreresedersi

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spazio diviso

lavori di gruppo

magazzinodeposito materiale scolasticodeposito lavagne, banchi, sedie

conversazionediscussionetagliare, incollarecolorare, disegnaremodellarericerche

lezione frontalelavori di gruppostudio individuale

A

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83

rappresentazioni

lezione frontale

laboratoriofare esercizi

fare esperimentidimostrare teorie

ascoltareleggerescrivere

guardareparlare

cantaresuonareballare

fare giocoleriarecitareA’

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Le aule

Ogni aula mantiene la stessa struttura e gli stessi arredi ma si distingue per i colori dei muri esterni, per renderla più riconoscibile ai ragazzi, per le finiture dei banchi e per le tele che sono dipinte con disegni dell’arte Tinga Tinga, tradizionale tecnica pittorica della Tanzania, che offre un ampio numero di stili.

Page 91: Growing Tanzania

85

Page 92: Growing Tanzania

Schemi funzionalisp

azi

arre

diut

enti

studente insegnante spettatore

spazio libero aperto all’esterno spazio diviso per attività diverse spazio diviso per attività diverse 2

attività di laboratorio manuale lezione/lavoro di gruppo lezione/studio singolo/lavoro in gruppo

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87

32 pax

spazio chiusoutilizzato

spazio apertoutilizzato

spazio apertonon utilizzato

partizioniverticali

spazio aperto con quinte spazio diviso aperto all’esterno spazio organizzato chiuso

attività teatrali attività di gruppo/confronto lezione frontale

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attività di gruppo

Divisione della classe per attività di studio e ricerca in gruppi numerosi tra cui si sposta l’insegnante per monitorare il lavoro; per non creare disturbo tra i gruppi l’aula si divide in due aree distinte.

arredi

89

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Divisione della classe in tre aree distinte per svolgere una lezione a un gruppo ridotto di studenti che hanno bisogno di ripetizioni mentre gli altri possono studiare individualmente o in gruppo.

spazio suddiviso arredi

91

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Organizzazione dell’aula che consente di avere uno spazio totalmente libero con quinte che si srotolano dall’alto a creare un palcoscenico; i banchi vengono impilati sul retro e le sedie usate dagli spettatori.

attività teatrali arredi

93

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Page 101: Growing Tanzania

Disposizione semicircolare dei banchi verso il posto dell’insegnante per garantire a tutti gli studenti una coretta visuale della lavagna e del professore.

lezione frontale arredi

95

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97

6. I DORMITORI

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DATI GENERALI

letti totali:..............................160 (80 maschi, 80 femmine)

mq area letti per dormitorio.....1200mq servizi per dormitorio.... ....320

mq orti per dormitorio..........240

Spazi per la convivenza

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IL MODULO

Ciascun dormitorio è formato da dieci moduli disposti in due blocchi da cinque: il modulo centrale, sarà destinato ai servizi, (wc, docce e lavandini) e alla lavanderia. I blocchi adiacenti che compongono le camerate vedono l’abbattimento della parete interna, che viene spostata rispetto all’originale (le coperture restano invariate).L’unione dei due blocchi, disposti uno di fronte all’altro, formerà il dormitorio completo, maschile o femminile. Al centro rimane l’orto, affiancato da due piccole aree comuni.

PERCHE’ I DORMITORI?

Gli studenti della Secondary School of Daudi giungono da ogni parte del villaggio di Gwandumehhy. Ciò significa che a chi abita nelle vicinanze, ossia in prossimità degli alloggi delle suore missionarie, occorrono solo cinque minuti per percorrere il tragitto, mentre altri ragazzi impiegano anche un’ora.

In primo luogo quindi, si vuole aumentare la sicurezza dei ragazzi, evitando gli eventuali imprevisti del tragitto.

Inoltre, rimanendo a scuola fino a metà del pomeriggio, aggiungere un’ora per il rientro a casa significa togliere tempo prezioso al riposo, allo studio o al lavoro.

Infine, si ha la possibilità di ricreare una piccola comunità, che oltre a migliorare e ad accrescere i rapporti tra i ragazzi, può stimolare l’autonomia e il senso di responsabilità degli stessi.

Page 106: Growing Tanzania

dormitori

orto

stanza sorvegliante

area comune

area comunesemicoperta

bagni

lavanderia

Blocco CINQUE

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101

4.2 spazi per l’ ospitalità

4.2.1 camerate 8 300 2400 20

4.2.2 stanza sorvegliante 8 13 104 1

4.2.3 spazi comuni coperti 8 100 800 20

4.2.4 servizi igienici e docce 4 115 460 25

4.2.5 lavanderia 4 40 160 6

4.2.6 orto 2 120 240 /

4.2.7 area lavorazione cibo 2 53 106 /

codice tipo di spazio n° blocchi

mq blocco

mq totali

n° pax

LE ATTIVITA’

dormire

lavarepanni

lavarsi

coltivare

studiare

lavorare cibo

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area privata

area semi-privata

area comune

Gli spazi e gli utenti

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Per ogni dormitorio si vuole ricreare una sorta di nucleo, un’area a sè nella quale offrire sia spazi privati e tranquilli dove riposare o studiare, sia aree comuni dove poter stare in compagnia e passare del tempo insieme anche dopo gli orari scolastici.

Lo spazio verrà quindi suddiviso secondo diversi livelli di privatizzazione, partendo dal centro del blocco dove si trova l’area più comune (l’orto) per arrivare alla parte più periferica e privatizzata (le camere).

Ecco quindi i tre livelli principali: • area privata: ogni dormitorio conta due blocchi,

ognuno formato da due grandi camerate, suddivise poi al loro interno in tre o quattro stanze parzialmente aperte. Ogni blocco conta anche una stanza per il sorvegliante.

• area semi-privata: sono quattro spazi coperti da tettoie, progettati per lo studio di gruppo o per la conversazione e arredati con tavoli, panche e tappeti.

• area comune: l’orto comune all’intero dormitorio, ed è affiancato da uno spazio per la lavorazione dei cibi e da uno per la conversazione. E’ composto da aiuole rialzate e da un piccolo magazzino per gli attrezzi.

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I dormitori

Ogni camerata è formata da quattro piccole stanze ed ognuna può accogliere fino a tre ragazzi. Le stanze non sono completamente separate tra loro, in modo da lasciare la possibilità di comunicare con gli altri ragazzi, ma allo stesso tempo danno intimità senza creare la senzazione di una camerata c o m p l e t a m e n t e aperta e soffocante, tipica di tanti dormitori.

LE CAMERE

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Per ogni blocco dormitori sono previste due aree per servizi igienici e lavanderia. L’area wc è quella più esterna, e prevede dieci sanitari Kazuba, funzionanti grazie a sole e vento. L’area lavandini è invece costituita da un ripiano orizzontale in muratura, sul quale sono inserite ciotole in ceramica con decorazioni tipiche della Tanzania, così come le caraffe a cui sono affiancate. Infine l’area docce (10 postazioni).

LA LAVANDERIA

All’esterno, simmetrica all’area docce, così da concentrare l’uso di acqua corrente in un’unica zona, si trova l’area della lavanderia, che prevede due lavatoi in pietra e un largo spazio dove stendere i panni.

DOCCE E SANITARI

L’area semicoperta è pensata per fornire uno spazio dove poter studiare, lavorare o semplicemente rilassarsi, in compagnia. E’ arredato con tavoli e panche per lo studio e tappeti per lavorare o riposarsi. Le varie aree semicoperte si affacciano verso il centro del blocco dormitorio, ossia verso l’orto.

L’ AREA SEMICOPERTA

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Disegni tecnici

pianta

A’

A

B’

B

0 1 5m

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pianta

prospetto

sezione AA’

sezione BB’

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Gli arredi

Ogni stanza è progettata per ospitare fino a tre ragazzi. L’arredo base è costituito dai tre letti singoli e un armadio suddiviso in tre parti, tutti costruibili dai ragazzi o dagli adulti del villaggio.

Per poter personalizzare almeno in parte le stanze, la fascia esterna di ogni parete divisoria è ricoperta da uno strato di sughero, in modo da creare una sorta di bacheca, sulla quale affiggere ciò che si vuole.

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L’orto

La costruzione di piccoli orti all’interno dei dormitori è parte del progetto di base di tutto il villaggio, che prevede l’inserimento della nuova attività di agricoltura, sia come nuova materia didattica, sia come mezzo di sostentamento e autonomia. La scelta è quindi quella di proseguire lungo questa linea anche oltre l’ambito scolastico: i ragazzi potranno infatti gestire l’orto del dormitorio in qualsiasi orario, sotto la loro responsabilità, divertendosi e collaborando tra loro.

Nel particolare, l’orto è’ composto da nove aiuole sopraelevate, realizzate con semplici assi di legno, e da un piccolo magazzino per gli attrezzi. E’ inoltre affiancato da due piccole aree: la prima in pietra, utile per la lavorazione immediata di alcuni raccolti; la seconda di ritrovo tra i ragazzi del dormitorio, ma utilizzabile anche per la lavorazione del raccolto, arredata con tavoli e panche e ombreggiata grazie alla bouganville sovrastante, già tipica del giardino della scuola.

aiuolain legno

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pianta

prospetto

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7. PALETTE COLORI

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9. BIBLIOGRAFIA

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• Elleh Nnamdi, African Architecture: Evolution and Trasformation, McGraw-Hill, New York, 1997

• Arecchi Alberto, La casa africana, CLESAV CittàStudi, Milano, 1991• Guidoni Enrico, Architettura primitiva, Electa, Milano, 2000• Scudo Gianni, Bonati Nelly (a cura di), Architettura in terra : memoria e innovazione,

CittàStudi, Milano, 1994• Bertagnin Mauro, Architetture di terra in Italia : tipologie, tecnologie e culture

costruttive, Edicom, Monfalcone, 1999• Minervini Corrado, La tipologia della casa in terra come elemento della qualità globale :

esempio di un limite di campo, CLUT, Torino, 1994• Masi Mauro, Il vento : climatizzazione naturale degli edifici e impianti a energia pulita,

DEI, Roma, 2007• Di Sivo Michele, Pardi Giorgio, Legno naturale : guida alla selezione, Alinea, Firenze, 2000

Libri

Tesi di laurea

• Canducci Michele, Il laboratorio di Fisica come strumento di crescita concettuale e culturale: un’esperienza nella scuola secondaria di Dawdi, Università di Bologna, Laurea in Matematica, A.a. 2009/2010

• Tempra Ombretta, Una scuola elementare per un quartiere informale : Keko Magurumbasi, Dar es Salaam, Tanzania, Politecnico di Milano, Laurea in Architettura, A.a. 2002/2003

• Carlini Patrizia, Fiorentini Patrizia, Il patrimonio della Tanzania : una strategia d’intervento, Politecnico di Milano, Laurea in Architettura, A.a. 1999/2000

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• Nair Prakash, Fielding Randall, The Language of School Design: Design Patterns for 21st Century School

• www.designshare.com/images/TheLanguageofSchoolDesigneBooksummaryweb• • Cooking with Traditional Leafy Vegetables: Indigenous Plants in Tanzania’s Kitchen• www.slowfoodfoundation.org/filemanager/Le pubblicazioni/Ricettario Tanzania• • Diversity, Traits and use of Traditional Vegetables in Tanzania• www.avrdc.org/publications/technical_bulletin/2007/TB40/TB40_210108%5B1%5D• • Iannuzzo Nicolai, Fonti energetiche rinnovabili: modelli di successo nei paesi in via di

sviluppo, Università di Roma la Sapienza• www.asalong.org_attachments_058_Binder2• • Casi studio - http://openarchitecturenetwork.org/• Associazione Akap - http://www.akap.it/• Mille Orti SlowFood - http://fondazioneslowfood.com/pagine/ita/orti/cerca.lasso?-id_pg=30• Istituto Oikos - http://www.istituto-oikos.org/index.asp• Progetto Best Ray - http://www.best-ray.com/• Masai Women Art - http://www.tanzaniamaasaiwomenart.com/index.html• Iraqw - http://www.encyclopedia.com/doc/1G2-3458001497.html• Sistema scolastico tanzaniano - http://uteshiwamtoto.blogspot.com/2011/01/il-sistema-

scolastico-tanzaniano.html• Tessuti Batik - http://www.batiktanzania.com/index.html• Arte Tinga Tinga - http://www.tingatinga.it/• Sanitari a secco - http://kazuba.eu

Siti internet

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10. RINGRAZIAMENTI

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Non è vero quello che diceva il poeta, che tutte le cose sono belle. Sono belle tutte le cose vive e quindi vere. E se l’indifferenza è il peso morto della storia, allora la bellezza risiede nel suo opposto. Nella volontà. Nella tigna. Nella fatica. Nell’errore che se ne viene fuori dall’aver agito. Certo sono in tanti, a recintare la propria esistenza in uno striminzito universo egotistico, rispondendo solamente all’impellenza dei bisogni più immediati, allontanando con un “boh” ogni questione richieda lo sforzo di recarsi al di là e al di fuori dei soliti schemi e categorie e meccanismi coattivi che utilizziamo per galleggiare sulla quotidianità. Sono in tanti, è vero, a consegnarsi a una sfera di significati che non vanno al di là della pancia piena e della testa vuota, dell’apatia bulimica e disimpegnata che vorrebbe tutto e finisce per trattenere nulla dentro di sé. Ma il mondo è troppo unico e irripetibile e vario per arrendersi alla banalità, anche se a volte sembra il sale della terra, e magari, se continui a cercare, ti succede che a un certo punto trovi qualcosa. Io ho trovato un raccoglitore rosso, grande e ingombrante, colmo all’inverosimile di documenti e progetti e lettere e fotografie che sono la storia di alcune ragazze e alcuni ragazzi che, nel 2006, quando avevano poco più o poco meno della maggiore età, si sono trovati, perché di questo si tratta in fondo: di trovarsi. Loro sono l’AKAP, Associazione Karibuni Assistenza Popolazioni, che fuor di sigla equivale a parlare di un gruppo di studenti riminesi sui vent’anni, impegnati nel tentare di migliorare la vita di altre persone, quelle più difficili da ricordare perché lontane dagli occhi. Da quando è stata fondata, l’associazione si è impegnata in progetti di cooperazione internazionale, prima in Tanzania e poi anche in Etiopia, con lo scopo di sostenere il futuro di queste popolazioni slegandone le sorti dagli aiuti provenienti dall’estero, e quindi concentrandosi innanzitutto sullo strumento principale per un domani migliore: l’istruzione. E’ per questo che sono stati organizzati laboratori didattici di fisica e matematica, finanziati libri di testo e borse di studio per studenti meritevoli. Ma l’ambizione di questi ragazzi non si è fermata qui e, con il Progetto Etiopia 2010-2012, si sono impegnati a raccogliere circa 30mila euro per contribuire alla costruzione del reparto maternità dell’ospedale di Wasserà, un villaggio che vive di sudore e di terra, in cui nemmeno il 5% degli abitanti ha accesso all’acqua potabile. Per tenere fede ai loro impegni, innanzitutto verso sé stessi, si affidano alle libere donazioni, alle loro capacità di risparmio, e al coinvolgimento delle istituzioni locali e soprattutto della cittadinanza, attraverso l’organizzazione di eventi

A.K.A.P.

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di divulgazione, sensibilizzazione, informazione e, perché no, divertimento. Venerdì scorso sono capitato alla loro riunione mensile, e potrei quindi scrivere della loro organizzazione, potrei sviscerare i loro progetti, potrei pubblicizzare il loro sito internet (www.akap.it), o fare il resoconto dell’elezione del nuovo presidente, Michele Canducci, 22 anni e una laurea in matematica, che subentra a Elisa Drudi, laureata in scienze della formazione, che lascia la carica dopo 3 anni di duro lavoro, in cui l’associazione ha fatto passi talmente grandi che all’inizio era difficile persino immaginarli. Potrei, ma le ragioni del giornalismo si devono necessariamente fermare di fronte alla particolare luce nei loro occhi e nei loro gesti, la luce di chi ha passione e di chi si sta esprimendo, di chi esce dall’indifferenza e vive e quindi conosce la bellezza. L’AKAP non è per i suoi membri solo un mezzo per fare qualcosa di utile, ma un modo di vivere nel mondo e con gli altri. La scoperta e l’esplorazione della frontiera tra noi e l’alterità è una delle esperienze più profonde che ci troviamo ad affrontare: quel confine impone di avere a che fare con l’irriducibilmente differente, una sfida che può generare la tensione a rigettare la diversità, oppure lo sforzo alla comunicazione, il costante lavorio di chi riconosce negli altri realtà degne di essere esplorate e vissute a pieno, e comprende la suprema bellezza della battaglia che consiste nell’includere, nel valorizzare, nel permettere, a chi non lo può, di fare esperienza delle cose migliori della vita. Questo è l’AKAP. E probabilmente è rinfrancante vedere l’altro volto dei giovani riminesi, troppo spesso oscurato dai cliché e ultimamente persino dagli scandali mediatici: il volto di chi conosce la fatica dannata che è richiesta per poter tentare raggiungere i propri obiettivi; di chi sa che, nel mondo reale, 2000 euro non si guadagnano con una serata o con il proprio corpo; il volto tirato ma luminoso di chi non perde l’entusiasmo nonostante il continuo bagno di umiltà cui siamo costretti dal muso duro delle cose. Di chi continua a camminare anche se l’orizzonte prende continuamente ad allontanarsi e sembra irraggiungibile, come diceva un altro poeta. Venerdì sera, in quella stanza, non c’era l’orizzonte, ma con lo stesso sguardo trasognato le ragazze e i ragazzi dell’AKAP sfogliavano quel raccoglitore rosso, grande e ingombrante, che racconta la loro storia, racchiude il loro presente, dà la direzione al loro futuro.

di Nicolò Cavalli

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