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1 Guerra di bugie di Rosario Galli e Carlo Prinzhofer

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Guerra di bugie

di Rosario Galli e Carlo Prinzhofer

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PERSONAGGI

ADAMO TADINI, bell’uomo intorno ai 50 anni, imprenditore industriale; vive in una piccola città di provincia del nord; sposato con Emilia da venticinque anni. E’ un uomo tutto d’un pezzo, i suoi principi sono ferrei e incrollabili; crede nel lavoro, nella famiglia, in Dio, anche se non è cattolico praticante, anzi piuttosto critico nei confronti del Vaticano e di ogni ingerenza della Chiesa negli affari politici. EMILIA VITALI, moglie di Adamo, bella donna sui 45 anni, insegnate di disegno in una scuola media, vive le contraddizioni di un periodo difficile sia a livello privato nei rapporti con il marito, sia nel pubblico a causa della crisi e del tagli economici effettuati nel mondo della scuola; Emilia è sempre pronta a dare battaglia, a organizzare scioperi e manifestazioni, venendo quindi in contrasto con il marito che non condivide certe posizioni barricadere della moglie. GIANNANDREA TADINI, detto Giangi, figlio di Adamo e Emilia, 22 anni, iscritto all’università, poca voglia di studiare, nessuna di lavorare; passa la vita attaccato al computer, quasi tutta la giornata, e quelle poche ore che riesce a staccarsi dallo schermo lo fa solo per mangiare, o meglio per ingozzarsi di hot dog e patatine e piazzarsi davanti alla televisione; è il tipico “bambacione” dei giorni nostri che però ha delle improvvise e impensabili intuizioni. RODOLFO LOTTI, coetaneo di Adamo, suo grande amico fin dall’infanzia, non bello ma piacente. Nella vita si è occupato di molte cose, dal gioco del poker alla vendita di quadri, ma soprattutto di vivere come gli è parso e piaciuto, accompagnandosi con belle donne, senza trovare mai quella capace di legarlo a un matrimonio duraturo; l’unica che c’era riuscita è morta in un incidente e Rodolfo si è trovato costretto a modificare il suo stile di vita; ha smesso con i viaggi avventurosi, limitandosi a vendere quadri e a giocare a poker in casa, quando la figlia dormiva. EVA LOTTI, figlia di Rodolfo, splendida ragazza, quasi ventidue anni. La madre è morta quando aveva solo due anni; per fortuna c’è stata la famiglia di Adamo, in particolare Emilia, che si è presa cura di lei e ha cercato di non farle sentire troppo la mancanza della madre; Eva è una ragazza libera, senza pregiudizi e capace di giudicare il mondo e le persone esprimendo i suoi pensieri direttamente agli interessati senza ipocrisie. Di quello che diceva il padre non le è restato nulla, del suo modo di fare libero, molto.

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SCENA 1 - CASA di EVA - POMERIGGIO Un ampio soggiorno con angolo cucina; quattro porte che conducono in un bagno e in tre stanze da letto. La porta d’ingresso è laterale. In scena Eva, Adamo e Giangi; una valigia e uno zaino per terra da una parte. Adamo parla al cellulare. Adamo - Sì Cavaliere, appena arrivato a Roma, scusi se mi permetto, non si offenda, ma come

fate a viverci, è un inferno. Cavaliere, come si fa a lavorare in questo caos… ahaa, lei fa politica… già, la politica ha i suoi costi, però la gente normale… rumore per strada, smog, macchine parcheggiate ovunque e i vigili che se ne fregano, e questa è una capitale europea, no dico vuole mettere con Vienna? Come dice?

Eva gli si mette davanti e gli fa cenno di tagliare. Adamo - Ahahah, Cavaliere io sarò pure un rozzo contadino del nord ma i miei soldi a Roma

ladrona non glieli do mica, no no io non mi sposto, vivo bene al mio paesello, vuole mettere?

Eva prova a staccargli il cellulare ma Adamo sfugge. Adamo - Ma che fai ferma. No, Cavaliere non dicevo a lei, scusi, allora a domani? Mi lascia il passi in portineria come al solito, va bene, ossequi alla signora. (chiude) Eva - Uffa, ma sei insopportabile, sempre al telefono. Adamo - Io ci lavoro bambina mia, mica gioco. Eva - Lavoro, lavoro, non sai dire altro… Adamo - Senti un po’ ragazzina, l’aria di Roma fa male, lo sapevo, questa città è un veleno

che t’intossica e ti cambia la testa, meno ci sto meglio è… Eva - Non fare il leghista che non ti sopporto, che poi nemmeno lo sei. Adamo - Se continuano così finisce che lo divento. Ti pare giusto che i nostri soldi finiscano

tutti qua? Eva - E’ giusto sì, è la capitale ed è la città più bella del mondo, non me ne andrò mai più. Adamo - Ah sì, e lasci il tuo povero papà da solo? Eva - Il povero papà non vede l’ora di liberarsi di me. Adamo - Ma se è disperato. Eva - Eeh, lo vedo. E’ da carnevale che non viene. Adamo - Lavora molto… Eva - Lascia stare. (indica Giangi) E’ peggiorato.

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Giangi è sprofondato in un divanetto con la cuffia dell’i-pod in testa e un pc portatile aperto sulla gambe. Adamo - Non mi dire niente, è la mia croce; peggio di un drogato; esistono i centri di

disintossicazione da computer? Eva - Non credo. Solo per cocainomani e malati di sesso. Ti interessa? Adamo - Eva non fare battute volgari. Eva - Come sta Emilia? Adamo - E chi l’ammazza quella. Eva - (si getta addosso a Giangi strappandogli via la cuffia) Allora fratellone non sarai

troppo socievole? Giangi - Non sono tuo fratello e ridammi la cuffia. Eva - No no no no… non esiste, ora spegni tutto e parliamo. Giangi - Ridammi la cuffia o ti picchio… Adamo - Giangi non ci provare. Eva gli fa il solletico e gli dà dei pizzichi. Eva - Sei un budino lardelloso pieno di ciccia… Giangi- Stupida, sei una brutta scema, ferma… smettila… Adamo - GIANGI! Eva - Ciccione trippone senti qua che bei rotoli, ma quanto mangi… I due si dibattono sul divano, poi Eva che sta per soccombere gli molla un calcio nel basso ventre e scappa via, Giangi urla, poi saltellando la insegue mentre Adamo si mette in mezzo tra i due, a metà tra il divertito e l’infastidito.

BATTUTE A SOGGETTO Parlano tutti e tre insieme accavallandosi

Adamo - Smettetela, avanti, ma è possibile, toh, guarda che roba, ancora a giocare come

bambini… Eva - Brutto ciccione non mi prendi, come mai non ho sentito niente in mezzo alle gambe

ma ce l’hai o l’hai dato via tanto non lo usi? Giangi - Vieni qua deficiente sottosviluppata essere inutile come tutte le donne ti strappo

quella stoppa che hai in testa …

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Adamo decide di mettere fine a quel gioco e sottrae Eva a Giangi afferrandola e riparandola con il suo corpo. Adamo - Adesso basta, mi fate venire il mal di testa… Eva fa le linguacce a Giangi che riprende i-pod, pc e torna a isolarsi. Eva - Non mi hai preso ciccione… Adamo - Eva smettila anche tu… Eva gli si abbarbica addosso mettendolo in imbarazzo. Eva - E’ il solito manesco, papino difendimi… Adamo - Eva per fav… non così, mi fai male… Eva è praticamente in braccio a Adamo. Eva - Se non avessi te… mi manchi tanto… Adamo - Sì va bene, ora però scendi, dàiii che sei pesante. Eva - Non mi vuoi più bene, la tua bambina ti fa le coccole e tu la cacci… cattivo… Adamo - Ma che caccio Eva, solo che non sei più… e se faccio certi sforzi poi… Finiscono su un divano e la ragazza continua a dargli baci e carezze. Eva - Lo sai che sei sempre bellissimo, papino… Adamo - Grazie, ma vuoi stare ferma? Eva - Chissà quante donne avrai che ti sbavano dietro vero papino? Adamo - EVA per favore, ferma… quali donne, non dire certe cose che se ti sente Emilia… Eva - Tua moglie lo sa benissimo che le donne impazziscono per te. Adamo - Ma quali donne… Eva - Beh certo tu ora le donne non le guardi, sei passato alle ragazze? Adamo è sempre più imbarazzato e non fa che girarsi a guardare il figlio, totalmente assente con lo sguardo incollato sul video del pc e sembra non vedere nulla. Adamo - Ragazze? Sei pazza, ma che ti prende Eva? (sussurrando) Non dire certe cose

davanti a Giangi… non mi piace… Eva - Il bamboccio è in un altro mondo, non sente. Confessa, quante ragazze hai che ti

muoiono tra le braccia?

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Adamo - Basta, lo scherzo è bello quanto dura poco, dimmi dell’università, come ti trovi, quanti esami hai dato…

Eva - Quattro. La segretaria bionda, la Mirella, ti sbava sempre dietro? Adamo - Mi fai arrabbiare! Eva - Uffa, non mi fare il “vecio”… una volta ti piaceva giocare con me. Adamo - Una volta non dicevi certe cose, non ti riconosco… Roma è una città depravata, è un

buco nero che inghiotte tutto e ti fa perdere il controllo, lo dicevo a tuo padre di non mandarti…

Eva - Ahaa, vabbé s’è fatta ‘na certa, v’accanno, se beccamo dopo, bella pe’ te… Adamo - Ma che hai detto, come parli, pensare che eri una ragazza così a modo. Ascolta qual è

la mia stanza… Eva - Quella è la tua e quella del bàmbacion. Cià. Adamo - Quando torni? Eva - Non lo so, non fare niente, stasera penso a tutto io, una cena speciale. Adamo - Ma no andiamo fuori. Eva - NO! Cia’, cia’… bella pe’ te… Eva esce prendendo al volo una borsa e una giacca. Adamo - (guarda il figlio e scuote la testa) Pensa se vieni pure tu a studiare qua, come mi

diventi? Meglio un figlio bamboccione drogato di internet o uno zozzo comunista drogato di spinelli?

BUIO

SCENA 2 SERA Adamo e Giangi seduti a tavola, Eva traffica in cucina. Eva - Ancora un minuto e ci siamo. Tanta fame? Adamo - Beh non so mi, sono le dieci. Giangi - Se non mangio entro un minuto ti prendo a morsi. Eva - Eeeeh che sarà mai, i soliti provinciali nordisti, oh qui non semo a casa che si mangia

alle sette e alle nove si dorme…siete a Roma, si cena alle dieci, alle undici o alle due del mattino…

Adamo - Cos’è quest’odore?

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Eva - Cucina armena, ricca di spezie, ecco signori a voi. Eva porta una fiamminga con delle cose tipo polpette di uno strano colore. Adamo e Giangi osservano con diffidenza. Eva - Allora? Servitevi. Giangi - Non ho le posate. Eva - Si mangia con le mani. Adamo - Polpette? Ma siamo sicuri? Giangi - Guarda là che colore… Eva - Sono kyufta polpette di montone, ma siccome non l’ho trovato l’ho fatte di pollo, con

cipolle, lardo, uovo sodo, e poi peperoncino cardamomo e un po’ di madzouk. Adamo - E’ piccante? Eva - Ma no, è stemperato dal madzouk. Giangi - Io ‘sta roba non la mangio, puzza. Adamo - Giangi smettila e assaggia. Eva - E’ buonissimo sei il solito rompipalle. Giangi - E tu la solita deficiente. Adamo - Insomma ragazzi, basta un po’! Proviamo. Adamo prende una polpetta e la mangia. Fatica molto a mandarla giù. Eva - Allora? Adamo non parla e continua a masticare. Eva - Ti piace? Adamo - Uuhmm (continua a masticare) Eva - Sì o no? Adamo - (deglutisce con un rumore esagerato) Aaah! Eva - Riesci a parlare? Adamo - (fa cenno che deve bere) Eva - Uffa che scena, e bevi, avanti…

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Eva gli riempie un bicchiere di un liquido trasparente che sembra acqua. Adamo beve d’un fiato. Adamo - AAAH! Che m’hai dato? Eva - Vodka, in Armenia si beve vodka con queste cose. Adamo - Acqua per favore. Giangi - Lo sapevo che era uno schifo. Eva - Finiscila botolo, e mangia. Giangi - Nemmeno se m’ammazzi, faccia di topo. Adamo - Giangi mangia subito e non fare discussioni. Giangi - Non riuscivi a mandarla giù e devo provare quella merda secca? Eva - Merda secca sarai tu anzi no tu di secco non hai niente nemmeno le orecchie. Giangi - Io vado qui sotto ho visto che c’è un Mc. Adamo - Giangi non ti muovere e mangia. Giangi - Ma perché? Adamo - Perché sono tuo padre e perché Eva ha cucinato per noi e mi sembra il minimo che

tu… scusa ma quel sapore così dolce cos’è? Eva - La marmellata di petali di rosa, serve a contrastare il peperoncino. Adamo - Ah ecco. Però, questi armeni. Eva - Assaggia il lavash, pane tipico armeno Adamo - Sembra piadina romagnola… (assaggia) più insipida… Eva - Lo devi mescolare con pezzettini di cetriolo, erbe aromatiche fresche, spezie,

provalo col formaggio fresco di capra, senti che buono. Giangi - Di capra, che schifo. Adamo - Giangi non usare quelle parole, a tavola poi… Eva - Loro mangiano il lavash con le marmellate di more, ciliegie bianche e di ribes rosso. Adamo - Eeh… bevono vodka. Eva - Oppure ci spalmi un po’ di lobkashu o di sempughì boranì.

Adamo - Sarebbe?

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Eva - Patè di fagioli o crema di melanzane.

Intanto continuano a bere bicchierini di vodka. Giangi - Ecco, ho mangiato questa schifosa polpetta, ora vado a spararmi due big mac e tre

pacchi di patatine fritte. E non provare a fermarmi. Esce Giangi.

SCENA 3 Eva - Strozzati lardone; perché gli permetti di mangiare quelle schifezze, lo stai

condannando all’infarto precoce, sai come li fanno quello schifo di hamburger? Hanno scoperto che ci mettono delle sostanze che ti danno dipendenza e hai voglia di mangiarne ancora e ti spari nelle vene colesterolo puro…

Adamo - EVA PRENDI FIATO! Uuuh, figlia mia non ti riconosco. Tuo padre che dice? Eva - Te l’ho detto, non lo vedo da carnevale. Adamo - Beh vi sentite per telefono… Eva - Il sabato sera quando sono in qualche locale, si preoccupa che faccio tardi. Adamo - Giusto. Eva - Ma che giusto, e le altre sere allora? Io mica esco solo il sabato… Adamo - Ah no? Eva - Uffa siamo a Roma, e sto nel quartiere più fichissimo che ci sia, pieno come un uovo

di locali, teatri, pub e discoteche, poi ti ci porto. Adamo - Noooo, odio quei posti. Ha ragione tuo padre a preoccuparsi. Eva - Certo, si mette a posto la coscienza facendo una telefonata il sabato alle dieci di sera?

Io non esco prima delle undici. Adamo - Le undici di sera? Eva - Beh certo, alle undici di giorno dormo. Adamo - Aaah e quando studi? E le lezioni all’università, non sono di mattina? Eva - Non tutti i giorni. Adamo - Mah! Non lo so se è una buona idea far venire qua Giangi. Eva - Invece è la sola salvezza.

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Adamo - Comunque per tornare a tuo padre, non è per giustificarlo, ma è un periodo che lavora tanto, con i quadri… viaggia in continuazione.

Eva - Dimmi la verità ha veramente smesso con il poker? Adamo - Se ci riprova gli taglio le mani. Eva- Quello è capace di giocare anche senza. Adamo - Ha smesso, me lo ha giurato. Ti dispiace se… (si alza e indica il divano) Ho bisogno di allungare le gambe. Adamo si stende sul divano, Eva lo raggiunge. Eva - Hai lasciato la kyufta, non t’è piaciuta. Adamo - No è buonissima, solo che mangio poco, invecchiando bisogna ridurre le quantità

“poco ma buono”, il mio motto poi lo sai no? Eva e Adamo - “Meglio poca qualità che tanta quantità”. Adamo - Oddio la testa. Eva - Che hai? Adamo - Mi hai fatto bere troppo, non sono abituato. Eva gli si getta addosso… lo riempie di baci e di carezze, Adamo è imbarazzato ma gradisce. Eva - Lo sai che mi manchi tanto? Adamo - A vederti non si direbbe. Eva - Perché dici così? Adamo- Parli romanaccio, cucini cose strane… e chissà cos’altro combini in questa città che

fa perdere la testa… Eva - Sono sempre la tua brava figlioccia che ti vuole tanto bene, tanto tanto tanto… Eva moltiplica le effusioni, Adamo non sa come reagire, cerca di allontanare la ragazza che si mette a piangere. Adamo - Eva ma che… devi dirmi qualcosa di brutto? Eva - Perché mi scansi, non ti posso baciare? Adamo - Ma certo, solo che… ci sono baci e baci… Eva - Non mi vuoi bene.

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Adamo - Ma che stupidaggine… ti ho tenuta sulle mie gambe, ti ho portato alle giostre, al cinema, a… a fare tutto quello che chiedevi, ci siamo scordati com’ eri capricciosa? Emilia ti comprava sempre le bambole che pretendevi?

Eva - Emilia non mi ha mai amato. Adamo - Sei ingiusta, Emilia è stata come una… Eva - (gli mette una mano sulla bocca e lo bacia sul collo) Adamo - EVA NO! Non esagerare, sei una donna! Eva lo aggredisce. Adamo si alza dal divano. Eva - Sono una donna sì, e non riesco a stare senza di te, possibile che non lo capisci? Ho

bisogno di te, non faccio che mandarti messaggi, mail, e tu non rispondi, sono mesi che cerco di dirtelo e non ci riesco, perché certe cose non si possono dire con un sms…

Adamo - Ma che cosa devi dirmi? Eva - CHE TI AMO, STUPIDO! Adamo - Ma che dici! Eva smettila. Eva - No, non la smetto, devi sentire ora, io ti amo da sempre, cioè da quando ha iniziato a

capire cosa sia l’amore. Adamo - Basta con gli scherzi… Eva - Non è uno scherzo, in questi mesi ho avuto tutto il tempo di riflettere. Credi che non

abbia avuto occasioni qui? Adamo - Eeeh, immagino, allora cosa hai fatto? Eva - Niente, niente di niente, perché ogni volta che un ragazzo mi si avvicina io vedo te,

penso a te, voglio te. Adamo - Non è possibile, non è vero, Eva per favore…

BATTUTE A SOGGETTO DEI DUE Eva gli si aggrappa, tenta di baciarlo; l’uomo si sottrae, Eva insiste, Adamo la blocca con la forza, insomma si arriva a una lotta in cui Adamo cerca di fermare l’assalto della ragazza, i due finiscono sul divano, Eva si aggrappa a Adamo che si divincola. Suona il campanello della porta. Adamo ha un respiro di sollievo. Si ricompone. Eva va ad aprire; entra Giangi che si dirige al frigorifero, lo apre, si versa da bere, beve, lo richiude e va nella sua stanza, senza dire una parola, emettendo un suono simile a un rutto o grugnito.

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Eva si avvicina a Adamo. Adamo - Ferma, non ti muovere (abbassa la voce) non fare la stupida, con lui di là, non fare

sciocchezze… Eva - Anche tu mi vuoi, lo vedo… anzi lo sento… Adamo - Basta! E abbassa la voce. Eva - (gli sussurra nell’orecchio) Io lo so che mi vuoi, mi hai sempre desiderata… Adamo - (inizia a cedere) Io ti voglio… bene… ma non puoi pensare che… Eva - Lo penso invece, lo so, prendimi per sempre… Adamo - (eccitato) Non si può… Eva - Sì che si può… Adamo - Non si può… Eva - Si può… Adamo - Non si… Eva - Siiiii…. Adamo - Nooo. Eva - Sìììì. Adamo - Sììììì! Eva e Adamo - Sììììì! BUIO

SCENA 4 – MATTINO DOPO Colazione; Eva pimpante e felice, canticchia, balla, si agita, mette la musica a tutto volume… compare Giangi con un pigiamino assurdo; faccia stravolta. Eva - Bella faccia. Tutta la notte a vedere porno, guarda che calamari... Giangi - (grugnisce qualcosa) Eva - Vuoi qualcosa o scendi giù a iniettarti in vena un hamburger? Giangi - (come sopra)

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Eva - Caffè o cappuccino? Ah, dimenticavo che il bàmboccion beve solo zuppa di latte, non sei cambiato, e quando cambia uno come te, le bestie hanno abitudini radicate.

Giangi - Zitta, escremento. Eva - Oh oh, l’australopiteco ha imparato il linguaggio degli umani. Ti fanno fare gli esami

anche se emetti quei grugniti; strano, qui a Roma devi esprimerti in italiano. Ma poi sei riuscito a darlo almeno un esame?

Giangi - Fanculo. Eva - Quando il gatto non c’è i topi dicono parolacce, lo dico al tuo papà e ti faccio mettere

in castigo, niente computer per due giorni, capirai scommetto che ti viene una crisi di astinenza che ti devono ricoverare.

Giangi - Mi hai messo in un buco… non si riesce a dormire. Eva - Ma pensa povero cocco, le scimmie dormono sugli alberi io ti ho dato un letto, che

vuoi. Giangi - Una branda da campeggio, dormici tu merdina. Eva - Capisco che il tuo sviluppo mentale è stato azzerato dalle ore che passi al pc ma

potresti variare gli insulti invece di dire solo merda. Insomma quanti esami hai dato? Solo quello che mi ha detto tua madre, un misero ventidue in diritto romano, complimenti, e niente altro? Ottima media ciccia, in sedici o diciassette anni ce la fai a laurearti, a meno che davvero il tuo babbo non abbocca e ti trasferisce qui, ma non credo che puoi reggere molto anche se cambi facoltà, l’unica è scienze della comunicazione, non si fa quasi niente, esami ridicoli, laurea per gente confusa dalle idee confuse, perfetta per te, forse ce la fai in dieci anni.

Giangi alza e torna nella sua stanza mentre Eva continua a parlare. Eva - Però non illuderti di venire a stare qui, e nemmeno che io ti aiuti a fare il piano di

studio o capire come funzionano i crediti, ci vuole un corso avanzato e non ho alcuna intenzione di sbattermi per un paramecio come te. Mah! Sai che ti ho trovato migliorato, più reattivo, più sveglio… sei pronto per vivere in una città come Roma… eeeh, proprio pronto.

SCENA 5 Entra Adamo, ancora più sconvolto del figlio, indossa lo stesso tipo di pigiama. Adamo - Cosa mi è successo, come ho potuto, sono un uomo sano, tutto d’un pezzo, lasciarsi

andare così… oddio oddio, non mi riconosco più, chi sono? Cosa mi hai fatto, cosa c’era in quella roba armena?

Eva - Non ci provare amore mio, a parte che hai bevuto parecchia vodka, eri perfettamente

consapevole dei tuoi gesti.

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Adamo - Siamo sicuri? Eva - Sicurissimi. Adamo - Non mi ricordo. Eva – Ricordi benissimo. A un certo punto hai gridato “Prendimi e dammiti cuccurucù” Adamo - Io ho gridato questa cosa talmente sciocca e puerile? Eva – Tu. Adamo - Ecco vedi, non ero in me, non potrei mai dire una sciocchezza simile. Eva – Ma se mi hai anche citato la fonte. Adamo - Gassman nell’Armata Brancaleone. Eva – Appunto. Adamo - E Giangi ha sentito? Dov’era? Eva – Smettila di fare lo stupido, era nella sua stanza, con la cuffia in testa e la musica a

tutto volume, come al solito. Adamo - Ma ho dormito con te, e lui se ne sarà accorto, oddio ti rendi conto? Eva – Lui sa che hai dormito nella tua stanza. Adamo - Sicuro? Eva – Ne abbiamo appena parlato. Adamo - Quando, dove? Eva – Poco fa, a colazione, cosa bevi tesoro? Adamo - Non chiamarmi tesoro. Eva – Scusa amore mio, caffè, cappuccino, brioche? Adamo - E nemmeno amore mio! Eva – Spremuta d’arance, gioia mia? Adamo - Smettila per favore! Lo capisci che sono distrutto? Eva – Ma distrutto perché, scusa non capisco, non abbiamo fatto niente. Adamo - Come niente, ah andiamo bene, niente, dice…

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Eva - Amore mio rilassati va tutto bene, mi hai fatto felice. Adamo - EVA! Non dire queste cose. (Pausa) Come ho potuto… la mia figlioccia, ti ho

tenuta la mano per la prima comunione, da piccola ti facevamo il bagnetto… Eva - Insieme a quel ciccione di Giangi, che mi metteva la testa sott’acqua nella vasca per

affogarmi. Adamo - Eravate piccoli… Eva - Piccoli un corno, quattro anni! Adamo - Noi due dobbiamo parlare seriamente. Eva - Non bevi il caffè? Adamo - No! Fermati e stammi a sentire. Non possiamo consentire a una follia singola di

diventare plurima, nel senso che semel in anno licet insanire, ma se errare humanum est, perseverare diabolicum…

Entra Giangi ma Adamo non lo vede nonostante i segni che gli fa Eva

Quello che è successo è grave, ma possiamo ancora rimediare ergo rebus sic stantibus… da questo momento tu ed io…

Eva prende la faccia di Adamo e la gira verso Giangi Adamo - … dobbiamo assolutamente convincere questo ragazzaccio a mettere la testa a posto

e cominciare una seria carriera universitaria. Giangi - Cosa è grave? Adamo - Grave? Chi sta male? Giangi - Tu, quando cominci a parlare latino vuol dire che hai fatto qualcosa che non dovevi. Adamo - Io? Io qualcosa che non dovevo? Cosa vuoi dire? Giangi - Lo sai. Adamo - Cosa so? COSA SO? TU COSA SAI? E CHI SA COSA? Giangi - Ma che cosa?! Adamo - Se sai qualcosa dillo. Giangi - So cosa hai fatto. Adamo - Cosa ho fatto? Quando, dove, come, cosa dici? Giangi - Tu e lei.

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Adamo - Lei chi? Giangi - Vedi altre persone? Adamo - No. Giangi - Papà smettila! Se avete deciso di farlo fatelo ma contro di me. Adamo - Io non ho deciso proprio niente. Eva - Adamo non urlare. Adamo - Eh sì che urlo, qui si lanciano proclami, anatemi, accuse infondate senza che… poi

che cosa uno, dice, come si fa a sapere realmente quale sia la volontà delle persone. Giangi - Credi che mamma sarà contenta? Adamo - Hai parlato con tua madre? Giangi - Certo. Adamo - Quando? Giangi - Stamattina. Adamo - (sottovoce a Eva) Non sapeva niente vero? Eva - (anche lei bisbiglia) Non capisco… forse parla di… Giangi - E smettetela di confabulare, tanto il gioco è chiaro. Eva e Adamo – MA CHI CONFABULA! Adamo - Cosa hai detto a tua madre, parla! Giangi - Lo sai benissimo. Adamo - No, non lo so, perché non c’è niente da sapere e da dire e poi ti ordino di parlare,

sono tuo padre perdio e voglio sapere cosa le hai detto, ora! Attimo di sospensione; Giangi stupito per quella reazione esagerata del padre. Eva - Adamo, calmati o ti viene un infarto. Giangi - Voi due avete deciso … Eva e Adamo - Sì? Giangi - Di farmi cambiare università. Eva e Adamo si guardano; Adamo respira e ride.

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Giangi - Non ci trovo niente di comico, vuoi coartare la mia liberà volontà. Eva - Cicciobello ammazza come parli bene quando vuoi. Adamo - Giangi scusa, non volevo ri… cioè non è che rido di te nel senso che forse hai

frainteso e io pure ho frainteso e… Eva - Pure io ho frainteso. Adamo - Tutti abbiamo frainteso. Giangi - Non vuoi farmi iscrivere qui a Roma Tre? Adamo - Certo che voglio. Giangi - Allora chi ha frainteso? Adamo - Siamo venuti apposta per vedere, per capire, per renderci conto de visu. Eva - Stamattina facciamo un giro, così vedrai l’ambiente e magari parliamo con qualche

prof. e con i miei amici, insomma becchi qualche pischella carina e corri a segnarti. Adamo - EVA! Giangi - Studentesse? PUAH! Adamo - GIANGI! BUIO

SCENA 6 - POMERIGGIO Eva e Adamo, bevono un caffè; Giangi è nel suo sgabuzzino; Eva posa la tazzina e ricomincia a accarezzare Adamo. Adamo - Ti prego, non ricominciare… Eva - Ho una voglia pazzesca di darti un morso sul culo. Adamo - (soffoca un urlo) Eva! Eva - Che ci vuole, un mozzichetto piccolo piccolo… Adamo - Tu sei completamente pazza, con Giangi di là che può entrare da un momento

all’altro. Eva - Tuo figlio quando sta al computer sparisce, evapora, si dissolve nella rete,

facciamolo ora, non ce la faccio più… Adamo - Assolutamente no.

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Eva – Maialotto mio lo so che non vedi l’ora… Adamo - EVAAA ti proibisco di dire certe cose. I due finiscono per terra quando si sente una chiave che cerca di aprire la porta d’ingresso; per fortuna Eva ha l’abitudine di mettere il paletto interno… una catenella che non fa aprire del tutto la porta. Si sente la voce di un uomo. Rodolfo - Eva? Ci sei, sono io papà. Come mai ti chiudi, dove sei in bagno? Adamo comincia a sudare, diventa bianco, terreo, si precipita fuori, nella sua stanza, sbaglia porta è quella di Eva, che lo insegue, lo riprende e lo fa entrare in quella giusta. Eva – Arrivo papà, eccomi, ero… appunto in bagno…

SCENA 7 Entra Rodolfo. Eva - Il mio papà, sei proprio tu o sei un avatar? Rod - Una fotocopia è uguale? Eva - Com’è questa sorpresa? Rod - Nostalgia di mia figlia. Eva - Papà non le dici più bene le bugie, chi devi vedere? Rod - Un antiquario di via dei Coronari, una cosa imprevista. Eva - Ora riconosco mio padre. Rod - Stai benissimo, fatti vedere, hai una faccia strana, innamorata? Eva - Oh nemmeno entri e subito l’interrogatorio? Rod - A proposito ma non dovevano venire Adamo e Giannandrea? Eva - Infatti. Rod - E dove sono? Eva - Nelle loro stanze. Rod - Adamo dopo pranzo se non si fa un riposino…

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SCENA 8 Entra Adamo, fa finta di essersi appena svegliato, e finge di non vedere Rodolfo. Adamo - Aaaah, che bel sonno mi sono fatto, quasi due ore, certo che qui si dorme proprio…

RUDY! Abbraccia Rodolfo in modo esagerato, lo bacia, lo accarezza, Rodolfo fatica a sottrarsi. Adamo - Amico mio, ma che bello, come stai grande amico, è una vita che non ci vediamo… Rodolfo - Una vita… quindici giorni? Adamo - Mi manchi, mi mancano le tue battute, i tuoi consigli, il calore di un amico… Rod - Abbiamo cenato da te quindici giorni fa. Adamo - Sì? Lo vedi, sembra un secolo, non so, invecchiando ci si attacca agli amici, alla

famiglia, si ha voglia degli affetti sinceri… Rod - E Giannandrea? Eva - Disperso nel web come al solito. Vado a ripescarlo. Eva corre nella stanza di Giangi e lo trascina fuori; ha ancora le cuffiette dell’i-pod in testa. Rod - Oh campione, come va? Giangi saluta con un gesto ma non sente. Eva - E togliti questi cosi. Giangi - Oh ferma. Eva - Vuoi salutare papà almeno? Giangi - Ciao. Adamo - Ignorante, perdonalo, lo sai com’è. Rod - Allora, hai già visto l’università? Giangi - Sì. Rod - Che ne pensi? Adamo - Bella, davvero organizzata bene, enorme poi, tutta nuova, belle aule, una struttura

efficiente, non me l’aspettavo… Rod - A te è piaciuta?

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Adamo - Eeh, tantissimo, entusiasta, vero Giangi, non fa che dirmi quanto gli piace… Eva - Se lo fai parlare magari… Adamo - Ma certo, Giangi diglielo che non vedi l’ora di venire, a proposito, dobbiamo

stabilire un sacco di cose, ma ora che sei qui anche tu, ma che sorpresa, ma che bello stare tutti insieme, non sai come mi sento meglio.

Eva - – Papà pensavi di fermarti qui stanotte? Rodolfo – Beh certo. Eva - Come facciamo per i letti? Rodolfo – Ci arrangiamo, per una notte… ci sono tre stanze e quattro letti… Giangi – Due stanze e uno sgabuzzino. Rodolfo – Effettivamente una è piccola, la prendo io. Eva – Non esiste, là rimane Giangi. Giangi – Te pareva. Rodolfo – Allora dormiamo io e Adamo nel tuo letto matrimoniale. Eva – Noooo, la mia stanza non la cedo a nessuno, figuriamoci a due maschi vecchi e zozzi. Rodolfo – Eva che modi sono, come ti permetti? Eva – E non aggiungo altro, si sa, la pulizia degli uomini. Rodolfo – Stai scherzando vero? Eva – Non mi far parlare, papà, dormi con i calzini, come Adamo… Rodolfo - Non è vero. Tu dormi con i calzini? Adamo - Io, no, assolutamente no. Eva - Bugiardo ti ho visto. Rodolfo - Quando? Adamo - Eva ma cosa dici, chi hai visto? Eva - Ieri sera, a letto, l’ho notato. Rodolfo - Quale letto?

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Adamo - Quale letto? Nessun letto, li portavo “prima” di andare a dormire, dopo cena ci siamo fermati a chiacchierare qui in salotto e poi a un certo punto ho chiesto scusa, mi sono assentato per mettermi in libertà, cioè non in libertà, nel senso che mi sono tolto le scarpe ma ho infilato le mie pantofole e messo il pigiama, ma con la vestaglia sopra, Rodolfo, la mia vestaglia che tu conosci, chiusa, annodata…

Rodolfo – Che c’entrano questi particolari… Adamo - EH NO CARI MIEI, c’entrano, i particolari sono determinanti perché si fa presto a

dire… che uno poi… si ritrova con una cosa che non aveva previsto e zac, ti sei fregato per sempre, sei d’accordo con me, no?

Rod - E’ successo qualcosa? Adamo - No. Eva - Invece sì. Adamo - Cosa è successo? Rodolfo – Insomma sì o no? Eva – Sì. (insieme a Adamo) Adamo - NO. Rod - Vi mettete d’accordo? Adamo - Sì, è vero, è successa una cosa gravissima… io sono distrutto… Rod - Ma cosa è successo, parla! Adamo - Ieri… nella stanza di Eva… io ho… rotto una lampada! Rod - Mi prendi in giro? Adamo - No, perdonami, lo so, è una cosa cui tenevi molto, una distrazione, aiutavo Eva a

sistemare… non so come scusarmi. Rod - Tu non stai bene… Adamo - Sì è vero, non ho dormito tutta la notte, per il rimorso, ma ora che sei qui è tutto più

semplice, io e Giangi andiamo a dormire in albergo è stata Eva che ha insistito io non volevo, te lo giuro Rodolfo, non volevo, non mi sarei mai permesso di… ma lei ha insistito ha insistito al punto che tu capisci, un uomo cosa deve fare, dimmelo tu, Rodolfo dimmelo.

Rodolfo – Adamo che hai? Adamo – Niente, sto male? Si vede qualcosa?

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Rodolfo – Ma cosa si deve vedere? Adamo - Niente, è tutto a posto, ora usciamo, vero Giangi? Andiamo a fare quello che

dobbiamo fare per cui siamo venuti a fare e voi state qui buoni buoni e stasera offro una bella cena a tutti e poi io e Giangi andiamo a dormire in albergo, GIANGIII, andiamo, che s’è fatta ‘na certa… come dite qui a Roma, ah ah, che forti ‘sti romani aho, me fanno proprio ammazzà da ride… GIANGIII!

Giangi – Sono qui, che urli. Adamo - Ah non t’avevo visto. Ecco, allora a dopo, fate con calma, anche noi stiamo calmi, ce

la prendiamo tutti calma, qui a Roma tutto con calma, giusto? Ciao, se beccamo, bella pe’ te… ah, simpatici questi modi di dire romaneschi…

Escono.

SCENA 9 Rod - Mi spieghi cosa succede? Eva - Niente. Rod - Ti sembra normale? Eva - Ha rotto una lampada e distrutto una sedia per mettere a posto una valigia e sai

com’è il tuo amico, maniaco per l’ordine… Rod - Lo conosco meglio di te, siamo cresciuti insieme, ma non l’ho mai visto così

dissociato. Eva - Beh, l’aria di Roma fa strani scherzi. Rod - Puoi essere più chiara? Eva - Ho come la sensazione che questo viaggio sia una scusa. Rod - Una scusa perché, vuole convincere Giangi a iscriversi alla tua università, o no? Eva - Sì sì, questa è la motivazione ufficiale, ma sai a Giangi quanto gli frega

dell’università, lui vive in simbiosi con il pc, sta ore su facebook… Rod - Un motivo in più per aiutarlo, ma allora Adamo? Eva - Da quando è arrivato non fa che stare al cellulare… Rod - Adamo sta sempre al cellulare, se l’è fatto incorporare nell’orecchio. Eva - Però parla sottovoce… manda messaggini…

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Rod - E quindi? Eva - Non mi sembra che parli di lavoro… Rod - Adamo parla solo di lavoro, con chi vuoi che parli. Eva - Con un’amante. Rod - Adamo un’amante? (scoppia a ridere) Non è possibile. Eva - Perché no? Rod - Ma come perché, non l’hai visto? Eva - E’ un bell’uomo. Rod - Ma sì, non dico che non lo sia, però è un… gli voglio bene, lo sai, è un fratello,

figurati, ma in quanto a donne… lasciamo stare. Eva - Che vuoi dire? Rod - Insomma bambina mia, il tuo padrino in fatto di donne è sempre stato un… un poco

impedito? eh, per usare un eufemismo… Eva - Non gli tira abbastanza? Rod - EVAAA, ma come parli? Eva - Papà smettila di scandalizzarti. Rod - Non ti riconosco. Eva - Non mi conosci, forse è più corretto. Rod - Rinfacci? Eva - No, constato. Rod - Ti ho trascurata, ti ho fatto mancare affetto? Eva - No… Rod - Beh meno male. Eva - Quando c’eri. Rod - Sempre. Eva - Due anni, dai tre ai cinque, poi ho cominciato l’asilo e sei sparito. Rod - Sparito? Non mi sono più mosso da casa, ho smesso pure di organizzare viaggi.

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Eva - Papà lascia stare. Rod - Ma che lascia stare, ora parli. Eva - Papà sei sicuro? Rod - Di cosa? Eva - Vuoi fare un discorso serio. Rod - Sì. Eva - Io no, non ora. Rod - Ecco, i figli, lanciano il sasso, accusano, e poi se un padre cerca di capire, scappano,

lo evitano. Eva - Tu mi hai evitato, per anni. Rod - Io? Ho rinunciato a tutto per stare a casa con te… Eva - Giusto, le partite di poker le hai trasferite dalla bisca a casa da quando sono nata. Rod - Quello era il mio lavoro. Eva - Però devo darti atto che hai smesso di andare in giro per i casinò di mezza Europa, ti

sei limitato a Venezia. Rod - Ho smesso anche quello a un certo punto, negalo. Eva - Dopo l’ipoteca sulla casa, per forza. Rod - Che ne sai? Eva - Aah papà, pensi che sia del tutto cretina? Rod - Quando lo hai saputo? Eva - Cosa importa, lo so. Rod - Adamo, te l’ha detto lui, o Emilia, è ovvio, le donne non riescono a tenere un cecio in

bocca. Eva - Giangi. Rod - Ma come lo sa anche lui… Eva - Papà piantala di fare queste scene, non ti sopporto. Rod - Oh, ragazzina, rispetto per tuo padre, non dimentichiamo l’educazione.

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Eva - Non ti ho mancato di rispetto. Rod - Ora dire a un padre non ti sopporto è educato; se mi fossi azzardato a dire una cosa

simile a tuo nonno sai i calci. Eva - Vuoi prendermi a calci? Rod - Non ho detto questo. Eva - Però ti piacerebbe. Rod – Smettila! Non ti ho mai dato uno schiaffo, anche quando te lo meritavi. Eva – Bugiardo. Rod – EVA BASTA! Non ti permetto di dare del bugiardo a tuo padre. Eva – La verità è concreta. Rod – Cosa? Eva – Lo scriveva BB sul muro della sua stanza. Rod – Ah, Brigitte Bardot fa pure l’intellettuale. Eva – Bertolt Brecht papà. Rod – Chi? Eva – Non sai chi è Brecht? Rod – Ma sì che lo so, non fare tanto la saputa ora. Queste cose impari al dams, a mancare

di rispetto a tuo padre. Eva – Che c’entra il dams? Rod – Sei cambiata qui a Roma, da sola, lo sapevo che finiva così… Eva – Uffa papà non ricominciamo… Rod – Non sono mai stato favorevole ma sono un padre democratico, aperto, che vuole la

felicità di sua figlia… e sa che gli errori sono inevitabili. Eva – Adoro il mio paparino stupendo e democratico. Eva salta al collo del padre e lo bacia e lo accarezza. Rod – Meno moine che non ci casco. Eva – Quali moine, sono baci, baci al mio bellissimo papino…

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Rod – Sì, va bene, ma ora fermati… Eva – Non ti vedo da un secolo… Rod – Un mese… Eva – Tre. Rod – Tre? Sono venuto per la Befana a portarti il carbone. Eva – Appunto, siamo a pasqua! Eva continua a passargli le mani sul viso e tra i capelli e fargli il solletico. Rod – Eh già… è venuta alta quest’anno. Daaai che non respiro. Eva – E poi tutte ‘ste storie per un’ipoteca che non c’è più… Rod – Mi dà fastidio lo stesso, era un momento critico, non riuscivo a imbroccare una

partita, infatti poi ho smesso, ti ricordi? Eva – Veramente no. Rod – Come no, l’anno che ti mandai a Londra. Eva – Che decisi di andare a Londra. Rod – Avevo bisogno di ricaricare le batterie, di staccare… Eva – E andare a Las Vegas. Rod – E se no come la levavo l’ipoteca. Eva – Ci avrebbe pensato Adamo. Rod – Buono quello. Eva – Perché? Rod – Lasciamo perdere, piuttosto ho fame, che hai in frigo? Eva – Perché hai detto buono quello, non ti ha tirato fuori dai guai un sacco di volte? Rod – Uhee bambina, quali guai? Il tuo papà non è mai stato nei guai, al maaassimo ha

avuto delle piccole difficoltà, dei brevi incidenti di percorso… Eva ha uno scatto improvviso e corre via nella sua stanza. Rodolfo ha un gesto di stizza verso se stesso. Rod – Imbecille, sei un idiota sei, perché non stai attento.

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Bussa alla porta della figlia. Rod – Eva? Tutto bene? Posso entrare? (silenzio) Piccolina scusa, m’è scappato, sono uno

stupido, hai ragione. Un idiota, va bene? Perdonato? (silenzio) Ora esci però, ti ho chiesto scusa. Evuccia, bella di papà posso entrare? Eva apre la porta, esce e si dirige verso la cucina preparando un toast. Rod – Tutto bene? (Eva apre una busta con il salame a fette) Ummm, pane e salame,

ottimo. Eva mette nel pane alcune fette di salame, lo poggia su un piattino e lo offre al padre. Rod – Una scaldatina nel tostapane? Così, tanto per… Eva rimette a posto il pane e si versa da bere. Rod – No. E’ perfetto così, bello fresco di frigorifero, si sente meglio il sapore del salame…

pensa mi piace anche di più…A proposito di salame… Adamo avrebbe un’amante? Mah! Guarda tesoro solo perché me lo dici tu che sei una ragazza affidabile che non mi ha mai detto bugie, però è difficile anche solo da immaginare, Adamo che tradisce Emilia… mi crolla una delle poche certezze della vita.

Eva - Le altre quali sono? Rod - Tu. Eva - E basta? Rod - La mia capacità di riconoscere un talento, di scoprire una bugia ma soprattutto di

ricordare tutte quelle che dico. Eva - Beh, effettivamente non molte. Qualità, non bugie. Rod - Meglio poche ma buone che tante inutili. Eva - Parli come il tuo amico. Rod - A forza di frequentarsi ci si copia. Eva - Papà. Rod - Sì? Eva - Perché non ti sei risposato? Rod - (pausa) Con chi? Eva - Con chiunque. Rod - Non ci si sposa con chiunque.

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Eva - Potevi darmi una nuova mamma. Rod - Emilia non lo è stata? Eva - Non è la stessa cosa. Rod - Nessuno lo sarebbe stato. Eva - Ero piccola, mi sarei affezionata. Rod - Bambina mia, che succede? Problemi qui a Roma, hai conosciuto qualche ragazzo

che ti piace? O che non ti fila… Eva - I ragazzi sono stupidi. Rod - Non posso darti tutti i torti. Eva - Sono così infantili, parlano solo di pallone e facebook, e se ne trovi uno un poco

diverso è perché vuole portarti a letto facendo l’intellettuale ma poi scopri che adora la mamma e odia le donne.

Rod - Beh, in facoltà da te ci sarà pure qualcuno più maturo… no? Eva - Capirai al dams, tutti egocentrici, maniaci, parlano di cinema e teatro come se fossero

già De Niro o Tarantino, insopportabili. Rod - Ti sei pentita della scelta? Vuoi cambiare facoltà? Eva - Ma no, è bellissima, ci sono professori stupendi… Rod - Ehi bambina, non è che ti sei presa una cotta per un insegnante vero? Eva - E se fosse? Rod - Non dirmi che c’è qualche lumacone che ci prova, non dirmelo! Eva - Non è vero, tranquillo. Rod - Aaah, beh! Eva non farmi battute simili che ci resto secco. Eva - Esagerato, che c’è di male a stare con uno della tua età. Rod - C’è molto di male, tu non li conosci gli uomini. Eva - Che ne sai? Rod - Sei stata con un uomo della mia età, confessa! Eva - Non urlare. Rod - Basta con questo discorso, mi fai sclerare.

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Eva - Tu però hai avuto una ragazza più giovane. Rod - Io? Quando? Eva - Ma guardatelo, fa finta di… papà per favore. Rod - Non è vero, quale ra… Eva - Quella che veniva a casa nostra, e dormiva con te. Rod - Io ho portato in casa una… Eva - Maria, Anna, o come accidenti si chiamava. Rod - Annamaria. Eva - AH! Quello che non se la ricorda. Avrà avuto vent’anni e tu il doppio. Rod - Ne avevo trentanove e lei ventuno. Eva - APPUNTO. Poteva essere tua figlia. Rod - Avevo già te. Eva - Una volta mi lasciasti sola con lei. Rod - Noo, non è possibile. Eva - Papà, alzhaimer galoppante. Rod - Senti un po’ miss ironia, io sono nel pieno del vigore fisico e intellettuale. Eva - Papà, una bambina di otto anni certi abbandoni non li dimentica. Rod - Vabbè, sarò uscito un momento a comprare le sigarette. Eva - Sei partito per tre giorni e mi hai mollato con quella sciroccata dai capelli viola. Rod - Davvero tre gio… esagerata, e poi sciroccata, che aveva di strano? Eva - Meditava tutto il giorno, fumava spinelli, mi ha fatto mangiare latte, biscotti e

sottilette per due giorni, non si lavava mai perché diceva che i saponi inquinano la pelle e penetrano nel corpo rovinando anche l’anima… basta o continuo?

Rod - Sarà per questo che sono partito. Eva - Il terzo giorno uscì dicendo “ciao, dì a quello stronzo di tuo padre di non farsi mai

più vedere”. Rod - Davvero? Perché non me l’hai mai detto?

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Eva - L’avrò rimosso, come tanti altri ricordi. Rod - Non sembra. Eva - Sai papà, noi donne ricordiamo tutto, teniamo le cose nei nostri cassettini segreti,

tirando fuori le cose brutte solo se è davvero necessario o se ci provocate, per legittima difesa.

Rod - Scusa ho perso il conto, quanti anni hai, sessanta? Eva - Mi dispiace solo di non ricordare la mamma. Rod - Avevi due anni, è impossibile. Eva - Eppure c’è una cosa che mi sembra di ricordare di lei. Rod - Possibile? Eva - E’ come un sogno, sono in cima a una scala e sto per scendere e lei ha paura che

precipiti ma io afferro la ringhiera…lei mi sorride e mi tende una mano, io la prendo e mi stringe tra le sue braccia e mi bacia piangendo e ridendo…

Una pausa Rod - Prima di lei ero stato con molte donne, e tutte volevano farsi sposare ma io non

abboccavo… fino a quando non la conobbi… Eva - Hai fatto bene a non risposarti. Eva abbraccia il padre. Rod - Mi accompagni dall’antiquario? Eva - Non ci penso proprio, devo sistemare le stanze. Tu dove dormi? Rod - Se non vuoi darmi la tua dormirò con Adamo, ci arrangiamo. Anzi, ora che ci penso

è meglio, così lo controllo. Se è vero che ha un’amante… lo scoprirò. Eva - Papà non è vero, scherzavo. Rod - Insomma ce l’ha o no? Eva - Ma no, era una battuta. Rod - Senti io non ti capisco più. Eva - Sai che novità. Rod - Oddio basta, voglio passare un week end tranquillo con mia figlia e trovo un giudice

che fa il processo a ogni parola, dice che il mio amico ha un’amante, poi non è vero, poi che conosce gli uomini, che un vecchio professore la insidia, allora?

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Eva invece di rispondere apre la porta e se ne va senza dire una parola. Rodolfo non fa in tempo a fermarla, la insegue la chiama. Rod - Eva! Torna subito qua… EVAAA! Esce dalla porta, poi rientra. Rod - Brava! Uscita teatrale, eh certo, fai il dams e questo è il risultato, solo che io non

starò là ad aspettare che diventi una star, io ti taglio i viveri, credi che mi puoi trattare così? Dopo quello che ho fatto, la bambina vuole studiare a Roma, e papà compra la casa… poi fa qualche domanda e lei? Scappa? Quei discorsi sulla differenza d’età, Adamo ha un’amante… è lei, ma certo è lei che… porca miseria… è lei che sta con un vecchio… uno di quei bavosi laidi vecchioni che adescano le ragazzine, eh li conosco quei porconi. Vecchio porco schifoso, chi sei? Un professore, sicuro come la morte, lo so, l’ho capito subito… (prende il cellulare e fa un numero) ADAMO! DOVE SEI?

BUIO - MUSICA

SCENA 10 – UN BAR Adamo e Rodolfo seduti a un tavolino. Adamo - Sei sicuro? Rod - Sicuro. Ada - Sicuro, sicuro? Rod - Certo. Adamo - Sicuro sicuro… sicuro? Rod - OH, t’ho detto di sì. Un padre certe cose le capisce, sei padre anche tu. Adamo - Sì, ma prima di… Rod - Mi devi aiutare. Adamo - Eeeh come? Rod - Voglio sapere chi è, lo devo trovare, subito. Adamo - Subito, mica è facile. Rod - Facilissimo. Adamo - Ah sì? Come? Rod - La seguiamo.

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Adamo - Chi? Rod - Come chi, Eva, di chi stiamo parlando? Adamo - Certo. Rod - Non ti distrarre, concentrati, è una cosa delicata. Adamo - Delicata. Rod - Ho bisogno del tuo aiuto. Adamo - Aiuto… Rod - In due sarà più semplice. Adamo - Semplice… Rod - Siamo nel Gran Canyon. Ada - Perché? Rod - C’è l’eco. Adamo - Eco? Rod - La smetti di ripetere l’ultima parola che dico? Adamo - Io? Quando mai? Rod - Oh, non è uno scherzo, mia figlia è sotto l’influsso di qualche porco schifoso che le

sta traviando il cervello. Adamo - Eeeh, Rudy non esagerare. Rod - Esagero, IO ESAGERO?! Adamo - Ssst, non urlare, si sono girati tutti. (rivolto al pubblico come se fosse un cliente del

bar) No, scusi, niente, tutto a posto. Rod - Ma che fai ti scusi? Cosa vuole quello, cosa guarda eh? Adamo - Calmati. Un giocatore di poker come te, un professionista, ti devo dire che in queste

cose ci vuole freddezza? Rod - Io gli spacco la faccia. Adamo - A chi? Rod - A quel porco che sta insidiando mia figlia.

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Adamo - Insidiando… che ne sai che invece… Rod - COSA! Cosa stai per dire? Adamo - Niente, oh Rudy eeeh mica puoi fare così adesso, siamo amici, però non mi devi

aggredire. Rod - Non ti permetto di pensare che mia figlia incoraggi le offerte di un vecchio

rincoglionito. Adamo - Scusa ma che ne sai che è rincoglionito. Rod - Lo immagino. Adamo - Magari è un bell’uomo, colto, affascinante, come te e me… Rod - Come me… e te? Adamo - Sì, perché… che ho io, che non va? Rod - Niente, appunto. Resta il fatto che un vecchio porco sta insidiando la mia bambina e

devo scoprire chi è. Adamo - Eva non è più una bambina. Pensi che si faccia abbindolare da un vecchio

rincoglionito? Rod - Eva è una ragazzina, vive di sogni, vuole fare l’attrice, e in quel dannato dams

riempiono la testa di illusioni; magari un professore un pochino più furbo le ha promesso chissà cosa… va bene che tu in fatto di donne…

Adamo - Io cosa? Rod - Lasciamo stare. Rod - No no che lasciamo stare ora parli, cosa volevi dire? Io le donne cosa? Rod - Non insistere. Adamo - Insisto e come, sputa l’osso. Rod - Poi ti offendi. Adamo - ORA PARLI VA BENE? Rodolfo - Ssst, non urlare, si sono girati tutti. (rivolto al pubblico come se fosse un cliente del

bar) No, scusi, niente, tutto a posto. Adamo - Ma che fai ti scusi? Cosa vuole quello, cosa guarda eh? Rod - Senti cambiamo locale qua cominciano a guardarci male.

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Adamo - Forse è meglio; però adesso mi dici quella cosa. Si alzano e si avviano verso un altro locale; si siedono su due sgabelli alti tipo bancone di un pub. Rod - Cosa. Adamo - Io con le donne cosa? Rod - Ancora, ma sei petulante… Adamo - Solo perché tu hai avuto una carriera di play boy non vuol dire che io non abbia

avuto le mie avventure o non conosca le donne. Rod - AH! Allora tradisci Emilia? Adamo - Ma che tradisco, non ho detto che ora ho delle avventure, le ho avute… Rod - Ti conosco da trent’anni e non mi sono mai accorto di nulla, come mai?

Se avessi avuto un’amante me l’avresti detto. Adamo - Sono una persona discreta. Rod - Questo è il pub dove viene sempre Eva. Adamo - Come lo sai? Rod - Mi ci ha portato una volta. Adamo - E allora? Rod - Secondo me qui lo sanno, ti pare che non viene con il vecchio maiale, figurati,

guarda quello là in fondo, ha una faccia da zozzone… Adamo - Rudy smettila di fissarlo. Rod - Mi fissa, ha capito tutto, mi conosce, sa che sono il padre di Eva… Adamo - Rudy non dire assurdità… Rod - Lo vedi come mi guarda? Adamo - Ti guarda perché tu lo guardi, per amor di Dio, basta. Rod - Ma certo che è lui, capelli bianchi, tatuaggio sul braccio, braccialetti, collanine,

sciarpetta al collo, fa il giovane fichetto, ma guarda che schifo, e invece è un pervertito che seduce le ragazzine…

Adamo - Smettila, stai delirando, andiamo via. Rod - Ora vado là e vediamo se non è lui…

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Adamo - Tu non vai da nessuna parte… Rod - Aspettami qua non ti muovere. Adamo - Rudy non ci provare! Rodolfo si alza Adamo tenta di aggrapparsi al suo braccio ma Rodolfo si divincola e si dirige verso il fondo; Adamo non sa cosa fare, suda, si agita, infine vede qualcosa che lo terrorizza, urla e corre verso Rodolfo. Adamo - MA NOOO COSA FAI RUDYYYY! EFFETTO SONORO DI VETRI IN FRANTUMI E ALTRE COSE CHE SI ROMPONO

FINE PRIMA PARTE

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SECONDA PARTE

SCENA 11 In scena Rodolfo con un occhio vistosamente nero e dei cerotti sulla fronte e la mano sinistra fasciata, seduto su un divano; sta componendo dei messaggi al cellulare. Entra Adamo con un collare rigido bianco intorno al collo; si siede su una sedia volgendo le spalle a Rodolfo; sfoglia una rivista ma con il collo bloccato non riesce a piegare la testa; alza la rivista con una mano all’altezza degli occhi ma si stanca e la getta con rabbia. Rodolfo continua a scrivere sms. Rod - Per fortuna non mi ha rotto la destra, con la sinistra non saprei scrivere messaggi… Adamo lo guarda con odio. Rod - Questo antiquario è gentile, ha spostato l’appuntamento a domani, ci mancava solo

che mi sfumava l’affare per colpa tua… Ada - COLPA MIA? ORA E’ COLPA MIA? Rod - Direi. Ada - Diresti cosa? Sei un maniaco suicida, peggio dei kamikaze palestinesi, ma quelli si

fanno esplodere perché credono in qualcosa, tu invece ti stavi facendo accoppare per… per…

Rod - Vendicare l’onore di mia figlia. Ada - QUALE ONORE! PERDIO, Rudy quello era il padrone del pub e non c’entra niente

con Eva. Rod - Quello è un porco, vecchio, che gioca a fare l’alternativo e sono sicuro che sa tutto,

ma siccome tu sei un povero rammollito cacasotto… Ada- Ora ti rompo anche la destra e così la pianti di offendere… Adamo si scaglia contro Rudy ma il dolore al collo è così forte che fatti pochi passi si blocca e crolla sul divano urlando. Rudy non muove, tranquillo e continua a digitare sul cellulare. Ada - Aaaah, che dolore, mi hai rovinato, criminale… una vita distrutta… Rod - Piantala di fare scene, non hai niente. Ada - Ah niente? Una ferita lacero contusa, distrazione di due vertebre, frattura di due

costole… Rod - Incrinate, una leggera incrinatura, se te le fossi fratturate mica stavi qua. Ada - Ah no e dove?

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Rod - Ricoverato in terapia intensiva, mica respiravi. Ada - Ti rendi conto? Hai messo a rischio la mia vita per una tua stronzissima idea. Rod - Eh certo, becco il porcone che travia mia figlia e lo lascio lì bello tranquillo? Non mi

conosci. Ada - Sei sempre stato pazzo; dopo tutte le volte che ti ho tirato fuori dai guai ecco il

ringraziamento. Rod - Bello il mio amicone! (con un gesto affettuoso gli afferra la guancia con due dita e

lo scuote). Ada - AAAH! Fermo disgraziato… Rod - Ah scusa. Però ora basta, togliti ‘sto coso che sembri Frankestein. Ada - Quello è il medico, ignorante. Rod - Ah giusto, e il mostro si chiama… Ada - Creatura. Rod - Oh sai sempre tutto eh? (pacca sulla spalla). Ada - AAAH, Ancora! Stai fermo. Rod - Oh deve farsi compatire. Toglilo. Ada - No. Rod - Ridicolo. Ada - Criminale. Rod - Domani sera lo becco da solo e poi vediamo se non parla. Ada - Tu domani te ne torni al paese con me. Rod - Prima becco quel bastardo che plagia la mia bambina. Ada - Aaah, sei malato, non c’è alcun bastardo, la tua bambina è capace di difendersi,

magari ha trovato una persona intelligente, distinta… affascinante… Rod - Ma fammi il favore, vorrei vedere se fossi tu al posto mio. Ad - Io mi sento esattamente al posto tuo perché Eva l’abbiamo cresciuta anche noi,

quando tu partivi per mesi… Rod - Rinfacci?

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Ad - MA CHE RINFACCIO RUDY, IO AMO TUA FIGLIA. Rod - La ami? Ad- Eeeh certo, sono il suo padrino, e non solo in quel senso. Rod - Ah no? E in quale altro fammi capire. Ad - Ma come… in quale, nel senso più nobile, puro, di un uomo che ha dedicato tutta la

vita ai figli, il mio e la tua… Rod - Beh… tutta la vita, non esagerare ora. Ad - Tutta la vita sì, fino ad oggi. Rod - Vent’anni… non mi pare tutta la vita. Ad - Io la sento mia… come Giangi del resto tu lo senti tuo, o no? Rod - No. Ad- Ah no? Rod - No; scusa Adamo, senza offesa ti vedo un po’ strano, che ti succede? Ad - Tu aggredisci un bestione alto un metro e novanta per un metro di circonferenza, lo

insulti, gli dài uno schiaffo, provochi una rissa, quello ci manda all’ospedale e IO SONO STRANO? TU DEVI FARTI CURARE MA DA UNO BRAVO.

Rod - Non ti agitare che ti si alza la pressione e alla tua età può essere pericoloso. Ada- Alla mia età? Tu nei hai uno più di me. Rod - Non si vede. Ada - Ah no? Si vede e come, sembri mio padre. Rod - Ah, ridicolo, ho un fisico integro che te lo sogni. Guarda che addominali. Ada - Eeeh, si vedono con l’ecografia. Rod - Ah ah, mi diventi battutista, complimenti. Ada - Fisico integro uno che ha fatto… ma per favore. Rod - Cosa ho fatto. Ad - Per anni hai corso la cavallina… Rod - Ma come parli, corso la cavallina…

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Ad - Preferisci che dica hai fatto il puttaniere? Rod - Io puttane non ne ho mai frequentate. Ad - Ah no? Rod – No! Io le donne non le ho mai pagate, al massimo qualche regalo. Ad - Vabbé non ti alterare. Rod - Mi dài del puttaniere… Ad - Dico che hai corso la cavallina e non ti piace, puttaniere ti offendi, oh ma come si

deve parlare con te. Rod - Non dicendo stronzate. Ad - Tu aggredisci King Kong, dici che chi è senza peccato… poi uno dice che chi trova

un amico, vorrei sapere, eh, meglio soli… lo sai tu? Rispondi, ti ho fatto una domanda precisa.

Rod - Ti porto al pronto soccorso. Ada - Ci siamo appena stati. Rod - E non ti hanno guardato bene, hai preso una botta in testa. Ada - Io ragiono, sei tu che non stai bene. Si apre la porta e si precipita dentro Eva, seguita con calma da Giangi.

SCENA 12 Eva - Papà! Rod e Ada- Sì! Ad - Scusa, l’abitudine. Eva - Papà che hai fatto? Rod - Niente, un graffio. Eva - Un graffio lungo un paio di metri. Adamo anche tu? Ada - Oh te ne sei accorta! Giangi - Incidente di macchina.

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Rod - Bravo! Giangi parla poco in quanto che è laconico vero, ma ogni frase, tac è una sentenza… che film è?

Ada - Ci mancano i quiz ora. Giangi - Gassman, “I soliti ignoti”. Rod - Bravo. Eva - La finite? Dove avete sbattuto? Con la tua macchina? Ada - La mia… no, la mia è a posto, per fortuna. Capirai il Bmw nuovo nuovo… Giangi - Ma Rudy non sei venuto in moto? Rod - Sì. Eva - Siete caduti, in moto? Rod Ada - SI, NO! Eva - Sì o no, mi prendete per il culo? Rod Ada - MA COSA DICI! Rod - Scusa, permetti che la riprenda io? Ada - Sì, certo… prego. Rod - Non ti voglio sentire usare queste parole, chiaro? Eva - E io non voglio sentire stronzate. Rod - SMETTILA! Eva - No, fino a che non mi dite cosa è successo, davvero! Rod - Va bene, diglielo tu. Ada - Io? E perché scusa, sei stato tu che hai combinato tutto il casino eeh… Sguardi allusivi di Rodolfo a Adamo che capisce tardi e cerca di riprendersi. Eva - Papà quali casini? Rod - Ma che ne so. Cosa vuoi dire? Eva - Lo chiedi a lui, non stavate insieme? Ada - Certo che stavamo insieme.

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Altre occhiate di Rodolfo. Giangi si è nascosto dietro il portatile. Eva - E’ successa una cosa brutta e non sapete cosa inventarvi, siete pessimi. Giangi

andiamo via. Giangi - Siamo appena tornati… Rod - Aspetta. Ada - Ma no adesso ti diciamo… (guarda Rodolfo facendo segni che non sa cosa dire) Rod - Insomma tesoro, abbiamo litigato con uno. Eva - Litigato? Con chi? Giangi - Alla vostra età vi mettete a litigare? (scoppia a ridere) Rodolfo e Adamo restano malissimo alla risata di Giangi e lo fulminano con lo sguardo; il ragazzo si spegne. Rod - Attento a come parli, primo. Ada - Giusto; secondo di quale età parli? Eva - Con chi avete litigato, dove, e perché? Rod - Non ho mai sopportato le domande a raffica. Eva - Allora in ordine: con chi hai litigato? Rod - Con un tizio… Ada - … in un pub… Rod - Era un bar. Ada - Il pub dove vai sempre… Eva - Andiamo avanti. Perché? Rod - Diciamo per… Ada - … un errore. Rod - … uno stupidissimo errore. Eva - QUALE! Rod - L’ho scambiato per… Ada - …un tuo…

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Rod - …amico… Ada - …amico amico… Giangi - Un tuo amante. Si voltano tutti verso Giangi che continua a fissare lo schermo del pc. Eva - Il mio cosa? Papà che hai fatto! Rod - Insomma tu non mi dici la verità e io ho il dovere di sapere cosa ti succede. Eva - Hai fatto a botte con Rocky? Al pub? Ada - Più che altro è lui che ha fatto a botte con noi. Rod - Solo perché tu mi hai trattenuto mentre stavo per colpirlo… Eva - Hai pensato che fosse il mio amante, Rocky? Ma lo hai visto bene? Rod - Certo che l’ho visto, collanine, bandana… Eva - Appunto, come puoi pensare che mi piaccia uno così? Ada - ECCO VEDI? Rod - Cosa vedo? La tua figlioccia ha detto che hai un’amante qui a Roma per distogliere i

sospetti su di lei. Ada - Cosa hai detto? Eva - Papà questo è vile… Parlano tutti insieme e si accavallano. Eva - Non è vero Adamo, era solo uno scherzo, e lui ci ha creduto… e tu papà non hai

nessun diritto di dire queste cose… però gli ho detto subito che scherzavo… Ada - Io un’amante? Ah questa è bella, io sono sempre stato fedele a Emilia, capito

Giangi? Sono una persona seria e non ho mai fatto quelle cose che tu invece… Rod - Io non ci ho creduto perché ti conosco e infatti ho capito che lo diceva perché in

realtà vuole coprire una storia che hai tu con qualcuno… Squilla un cellulare e Rodolfo risponde. Mentre gli altri continuano. Rod - Sì? Ah buongiorno, no non disturba mai, dica pure (fa cenno agli altri di fare piano) Ada - Adesso devo parlare piano? E tu scusa cosa ti salta in… Squilla un secondo cellulare e Adamo risponde.

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Ada - Chi è? Cavaliere, mi scusi, no non è un brutto momento non disturba mai, dica pure… (fa cenno agli altri di abbassare la voce)

Eva li guarda, alza il dito medio verso i due uomini, Giangi la vede e scatta la foto con il cellulare; Eva si precipita nella sua stanza. Rodolfo e Adamo smettono di parlare in sincrono. Rod - Grazie dottore, a domani allora. Ada - Grazie Cavaliere, a prestissimo. Restano a fissarsi un momento. Ada e Rod - Eva? Giangi - In camera sua. Rodolfo e Adamo vanno verso la porta. Rod - Scusa, vorrei parlare da solo con mia figlia. Ada - Veramente se c’è uno che dovrebbe chiedere spiegazioni sono io… Rod - Non c’è niente da spiegare, Eva ha fatto solo una battuta, mi ha detto subito che s’era

inventata tutto, quindi per favore… Ada - Non finisce così però. Giangi, andiamo via. Giangi - Nooo, di nuovo, siamo appena tornati, sono stanco. Ada - Alza il culo o ti spacco quel maledetto affare. Giangi sbuffando si alza e segue Adamo che esce.

SCENA 13 Rodolfo bussa alla porta. Rod - Eva? Posso entrare? La porta si apre ed esce Eva. Rod - Era l’antiquario… mi conferma l’appuntamento per domani. Eva si versa del vino bianco. Rod - Mi accompagni domani? (Eva non risponde) Prenderò un taxi. Così si chiama

Rocky… nome quanto mai azzeccato.

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Eva - Nessuno litiga con Rocky. Rod - Ci credo. Eva - Come hai potuto pensare che io… con uno così… Rod - Non pensavo che fosse lui, ma sa con chi ti vedi, gliel’ ho chiesto, mi ha risposto

male e allora… Eva - Fa tanto male? Rod - No. Un po’ sì… Eva - Ti ha rotto la mano? Rod - No, un graffio. Mi dici una cosa? Eva - Dipende. Rod - Hai un uomo… adulto? Eva - Può darsi. Rod - Come sarebbe, o ce l’hai o non ce l’hai. Eva - Non è così semplice. Rod - Lo sapevo, lo sapevo, ti sei ficcata in una storia sbagliata, è sposato, ha figli, giusto? Eva - Sì. Rod - Lo sapevo, lo sapevo… e ti ha detto che lascerà la famiglia e… Eva - Ehi ehi, fermati, non fare film, non c’è ancora niente. Rod - Ci sei stata o no? Eva - Vuoi i particolari? Rod - NO! Voglio sapere a che punto sei con questa stronzata! Eva - All’inizio. Rod - Allora siamo in tempo, non c’è stato niente, bene, ora tu senti cosa facciamo, domani

chiudo l’affare con l’antiquario e poi facciamo un viaggio, io e te… Eva - Papà… Rod - …andiamo… dove vuoi… New York? Eva - …papà…

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Rod - …ti porto all’Actors Studio, ti faccio conoscere De Niro e Al Pacino, eh, che ne dici? Eva - MI ASCOLTI? Rod - Sì. Eva - E’ tutto a posto. Rilassati. Rod - Cioè? Eva - Non c’è un uomo, né adulto né giovane. Rod - No, aspetta, ora non ti credo più, che vuol dire? Eva - Sapere che Adamo ha un’amante ti aveva scioccato così ti ho detto che non era vero

e per farti stare tranquillo ho inventato questa storia su di me, ma capisco che non la sopporti, allora meglio la verità sul tuo amico.

Rod - No, scusa ma stai dicendo un sacco di bugie, come faccio a crederti? Eva - Sono tua figlia, non ti ho mai mentito, e invece tu l’hai fatto un sacco di volte, devi

avere fiducia. Rod - Ufff, allora è vero che sei… stai… non c’è un vecchio professore che ti circuisce? Eva - Non c’è. Rod - E Adamo ha un’amante? Eva - Sì. Giovane, della mia età. Rod - NOOO! Non è possibile. Eva - E’ la sua segretaria bionda. Rod - Mirella? Non ha la tua età. Eva - Quasi. Rod - Ma tu guarda quel pesce freddo… Adamo! Non posso permettere che faccia una cosa

simile a Emilia! Entra Emilia che sente la frase di Rodolfo.

SCENA 14 Emilia - Cos’è che non può farmi mio marito? Rod - EMILIA? Eva - Come sei entrata?

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Emilia - Se lasci la porta aperta, tesoro... Eva - Giangi non ha chiuso. Emilia - Rodolfo che ti è successo? Rodolfo - Ho sbattuto contro una porta chiusa. Emilia - E chi c’era dietro? Rodolfo - Che ci fai qui? Emilia - Cosa non permetterai che mi faccia? Eva - Emilia è uno scherzo, lo sai com’è Adamo. Emilia - Adamo non fa scherzi, a parte avermi sposato. Allora cosa non gli permetterai? Eva - Di partire senza di te. Emilia - Partire per dove? Eva - New York. Rodolfo - Ma quale New York… Emilia - Non spiccica una parola d’inglese figuriamoci se va a… e poi che scherzo sarebbe? Eva - Un dispetto. Emilia - Magari ci andasse da solo, è che purtroppo non lo schiodi dal lavoro, il viaggio più

lontano che abbiamo fatto in 25 anni di matrimonio è stato a Vienna, una settimana a novembre per risparmiare, una noia mortale quella città, dopo tre giorni volevo scappare.

Rodolfo - (ride) Mi ricordo le telefonate disperate che mi facevi… Eva - Perché telefonava a te? Emilia - (lancia uno sguardo di odio a Rodolfo)

Beh, a chi dovevo chiamare per sfogarmi, e poi chiedevo tue notizie no? Rodolfo - Eri piccola, avevi appena cominciato la scuola, Emilia si preoccupava, troppo, ogni

giorno due tre telefonate, per sapere come stavi, se avevo problemi, e io a tranquillizzarla che eri felice di andarci…

Emilia - Non cambiate discorso! Fuori la verità. Rodolfo - La verità è che Adamo… sta attraversando un momento psicologico particolare…

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Emilia - Ma chi vuoi prendere in giro, lo sai benissimo cosa pensa il tuo amico della psicologia.

Eva - (fa il verso a Adamo) Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna e chi non sa fare e non sa insegnare… insegna psicologia all’Università.

Emilia - Rodolfo sono stanca, sono partita stamattina, ho trovato un traffico per entrare in questa maledetta città che non so come facciano a viverci…

Rodolfo - Perché non mi hai detto che venivi? Eva - Papà scusa ma ti deve dire tutto quello che fa? Rodolfo - Che c’entra… sapeva che venivo… Eva - Ah lo sapeva? Rod - Sì, ci siamo… sentiti ieri, no due giorni fa… e parlando… Eva - Hai detto che è stata una cosa imprevista. Rod - Infatti, l’altro ieri sera, mi ha telefonato questo antiquario, oh ma che è un

interrogatorio? (a Emilia) Se me l’avessi detto ti risparmiavo la fatica di guidare, ma perché non hai preso un treno?

Emilia - Ho deciso stanotte. Rodolfo - Un sogno premonitore? Emilia - Tesoro mi fai andare in bagno, non ce la faccio più. Eva - Troverai un po’ di disordine… Emilia - Capirai… Emilia esce e va in bagno. Eva - Cosa facciamo? Rod - Come t’è venuto di dire che Adamo va a New York, ha ragione a non crederci. Eva - E tu allora che te ne esci con la psicologia, “Adamo un momento particolare”... Rod - Dobbiamo trovare una cosa credibile, fatti venire un’idea. Eva - Tu conosci Emilia meglio di me, pensaci tu. Rod - Perché la conosco meglio? Eva - La conosci… meglio!

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Rientra Emilia. Emilia - Eva, hai detto un po’ di disordine? Eva - L’hai notato? Emilia - C’ho messo un po’ a trovare la tazza; c’è stato un terremoto o il Tevere è esondato? Eva - Da ieri ospito tuo marito e tuo figlio. Emilia - T’avevo avvertito che era meglio mandarli in albergo. Ora però te ne libero, Rodolfo

tu che conosci la città, consigliaci un albergo, non troppo caro ovviamente o il tuo amico collassa…

Eva - Emilia ti fermi anche tu? Emilia - Secondo te dopo un viaggio di sei ore stasera torno a casa? Rodolfo - Si può sapere il motivo della sorpresa? Emilia - Domani c’è un sit-in di protesta davanti al ministero. Eva - E’ vero, noi ci andiamo tutti. Rod - Noi chi? Eva - Gli studenti, tutti davanti al ministero a protestare, il corteo parte da Piramide alle

dieci, andiamo insieme? Emilia - No cara, grazie, anche se mi sento molto studentessa devo fare i conti con l’età, io

andrò al corteo delle precarie che parte dalla stazione Termini. Rod - E tu che c’entri, sei precaria? Emilia - Psicologicamente precaria e solidale con chi rischia il posto di lavoro. Rod - Emilia, hai un’età, è finito il tempo dei cortei, dei fischietti, sei una signora ricca e

borghese. Emilia - Fingo di non aver sentito. Rod - Ma basta, ogni scusa è buona per fare casino, il paese va allo sfascio e voi invece di

lavorare e studiare fate le manifestazioni. Non se ne può più di cortei, come diceva giustamente Volontè in “Indagine su un cittadino”, che minchia c’entra la democrazia con le bombe!

Eva - Papà da quando sei diventato un becero fascista? Rod - Quale fascista, non dire parole senza senso. Emilia - Caro noi non mettiamo le bombe.

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Rod - Sono bombe anche certe parole, ci vuole ordine e calma, e non sempre cortei, cortei, per ogni sciocchezza, ma che volete risolvere i problemi con le passeggiate in centro?

Emilia e Eva si guardano e scoppiano a ridere. Rodolfo le guarda stupefatto e un poco offeso. Rod - Ah, faccio ridere? Sto parlando seriamente. Emilia - Quando mai tu hai fatto un discorso serio di politica, tu e la politica siete come due

rette parallele. Eva - S’incontrano solo all’infinito. Emilia - Forse, ma se gli capita nemmeno si salutano. Rod - Ma guarda, fai battute intelligenti ora? Emilia - Le faccio sempre, solo che evito di farle con te. Rod - Perché io sono stupido? Emilia - No, sei un uomo e gli uomini sono come gli spermatozoi. Rod - Cioè? Emilia - Solo 1 su 1 milione è utile e capisce. Eva - (scoppia a ridere) Rod - Ah, ah, invece di insegnare disegno ai ragazzini dovresti proporti come battutista a

Striscia. Emilia - No grazie, preferisco la scuola alla televisione. Rod - Le solite battute vetero comuniste, smettila, non sei più la ventenne incazzata che

urlava in piazza, sei una signora sposata con un ricco imprenditore, non sei credibile. Emilia - Ora mi fai incazzare! Eva - Emilia non t’ho mai sentito dire certe parole. Rod - Io non vi riconosco più. Anche volgare ora? Emilia - Sei tu che non capisci, ma del resto è normale, quando mai un uomo capisce una

donna. Rod - ANCORA? UUUH CHE PALLE! Povere vittime incomprese dai maschi che usano

il corpo delle donne, le sfruttano, pensano solo a una cosa, le vogliono belle ma oche! Sapete che vi dico: vado a cercare Adamo e Giannandrea, almeno tra maschi potremo parlare di calcio, cucina e sesso, che sono l’unica cosa seria della vita.

Emilia - Se fate le vostre stupide battute davanti a Giannandrea vi uccido.

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Rod - Uhe signora femminista il suo bambino ha più di vent’anni e dorme in piedi, quand’è che lo mandi a ciulare,

Emilia - Volgare e maschilista. Rod - Tel chi la Jane Fonda dei poveri, facciamo i progressisti in strada e gli ottocenteschi

in casa? Eva - Scusa Emilia ma era un anno che non vedevo Giangi e l’ho trovato molto peggiorato. Emilia - Ogni cosa a suo tempo, Giannandrea non ha trovato la ragazza giusta. Rod - Sì brava, aspetta, che diventa culattone. Emilia - Non dirlo nemmeno per scherzo. Rod - Perché ti dispiacerebbe? La compagna rivoluzionaria, che però guai a dire che il

figlio è gay. Eva - A parte che Giangi non lo è, o forse sì, boh? Comunque non sarebbe un problema. Emilia - Giangi non lo è, e basta. Rod - Non lo è, però la sola idea ti fa paura. Emilia - Ma quale paura, siete voi che non sopportate i diversi, io sono piena di amici così. Rodo - Anch’io se è per questo, solo che stanno al loro posto; chiedi a tuo marito piuttosto

come ne parla. Emilia - Lo so perfettamente. Eva - Perché cosa dice? Emilia - Lasciamo stare. Rod - Sa più barzellette lui sui culattoni… e come si diverte a raccontarle. Eva - Ma non è possibile… Adamo! Emilia - Lo sai com’è il tuo padrino. Eva - Non l’ho mai sentito dire certe cose… Rod - Ovvio, in casa, ma al circolo, al lavoro tra i suoi dipendenti… è famoso per le

barzellette. Eva - Complimenti, le vipere sono meno velenose… Eva va in bagno.

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SCENA 15 Emilia - Si può sapere cosa le succed… Rodolfo afferra Emilia e la bacia sulla bocca; lei colta di sorpresa ha un momento di resistenza ma poi si scioglie nell’abbraccio e ricambia il bacio. COMPARE GIANGI SULLA PORTA, VEDE I DUE, INDIETREGGIA E SCATTA UNA FOTO CON IL CELLULARE. I due si voltano di scatto ma non lo vedono. Emilia - (sottovoce) Chi era? Rod - Nessuno, perché? Emilia - Sei pazzo? Non farlo più. Rod - Eva ha capito. Emilia - Cosa? Rod - Credo che abbia intuito qualcosa anche se non ne ha mai parlato. Emilia - Sciocchezze. Rod - Prima ha detto che io ti conosco meglio di lei. Emilia - A che proposito? Rod - Non mi ricordo, ha detto quella frase e mi ha guardato in un modo… Emilia - Sei il solito paranoico. Rod - Per quanto vuoi fare lo struzzo? Emilia - Abbassa la voce e spiegami la storia di mio marito. Rod - Adamo ha un’amante. Emilia - Chi? (scoppia a ridere) Rod - Ssst, cosa ridi? Emilia - Dimmi che è vero. Rod - Ti fa piacere? Emilia - A te no? Adamo un’amante… (ride più forte) Rod - Ma cosa hai da ridere?

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Emilia - Il mio amato Sushi? Rod - (trattiene il riso) Non è carino che lo chiami così. Emilia - Lo chiami pesce freddo da anni. Non fare il finto tonto. Rod - E’ sempre un amico. Emilia - Un amico di nome Sushi. Rod - Smettila.

SCENA 16 Torna Eva. Eva - Allora vipere, è finito il veleno? Emilia - Tesoro, dopo 25 anni di matrimonio è concesso perfino dalle sacre scritture parlare

male del marito. Piuttosto dove sono andati i miei uomini? Eva - Non lo so. Emilia - Troviamo un albergo? Rodolfo - Subito… Eva - Non serve, ho le chiavi di casa di un’amica mia che abita qua davanti, Rod - Come mai? Eva - Fa l’attrice, è in tournée e mi ha chiesto di innaffiarle le piante. Rod - Qua davanti? Eva - Sul pianerottolo, è più comodo per tutti. Giangi ormai è nello sgabuzzino e non si

muove e se per te va bene… l’unico problema è che il bagno è rotto, dovrete venire qui…

Emilia - Per me, figurati, tanto è una notte, e poi sarà contento l’Adamo, risparmia l’albergo. Rod - Felice. Emilia - Lo chiamo per dargli la bella notizia. BUIO

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SCENA 17 Stessa sera dopo cena; tutti in scena. Rodolfo - Roma avrà pure tanti difetti, sarà una città depravata… ma come si mangia qui… Adamo - Troppo… ostrega, troppo, e poi non lavorano di giorno, devono digerire… Emilia - Non dovevo ordinare la pizza… Adamo - Non me ‘scolti mai, hai un’età, non la digerisci più. Emilia - Sono molto più giovane di te, caro. Adamo - Le donne invecchiano prima degli uomini. Emilia - E muoiono molto dopo di voi. Adamo - (le fa le corna) Emilia - Carino. Rodolfo - Quella pizzeria è fantastica, e costa niente… Emilia - Hai speso molto Rudy? Rodolfo - Smettila. Emilia - Perché devi offrire sempre tu, scusa, Adamo vuoi insistere per favore. Adamo - L’ho già fatto, ma lui è contento di offrire… Emilia - Potevi alzarti prima di lui. Adamo - Ero al telefono non me ne sono accorto. Emilia - Sei sempre al telefono… ma con chi parli alle nove di sera, con la tua amante? Adamo - Non sei simpatica. Eva - Ehi alziamo tutti il sederino e andiamo, s’è fatta ‘na certa. Adamo - A quest’ora dove vuoi andare? Eva - A quest’ora? La vita inizia adesso… oh bamboli siamo a ROMA! Emilia - Ma sì, dove mi porti? Eva - Musica dal vivo, siamo a Testaccio, ci sono mille locali troppo fichi… Emilia - Uhauuu, grande, mi cambio…

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Eva - Ma no, va bene così, forza giovani. Adamo - Dove vai tu (a Emilia), se alle nove e mezza crolli davanti la tivvù. Stai buonina a

casa, andiamo a dormire. Emilia - Senti un po’ paleozoico, io esco con Eva e tu resta pure a mummificarti sul divano.

Se aspetto che mi porti a vedere qualche posto… Adamo - Perché non siamo stati a Vienna? Emilia - Oddio ancora, mi sono fatta due palle così. Adamo - Se ti piacque moltissimo? Rodolfo - Resto io, ho mangiato troppo, andate pure ragazze, ma non fate tardi. Eva - Ma come papà, una sera che stai a Roma ti chiudi in casa? Rod - Non ce la faccio, davvero, e poi da sole rimorchiate meglio. Adamo - Oh, appunto, attente voi due; perché non ti metti una cosa sopra (a Emilia) Emilia - Perché si coprono troppo le tette… (tirando giù la maglietta scollata) e non si vende

la mercanzia Adamo - Ma falla finita te…uhe, ocio che nei locali… Eva - E basta, usciamo che non vi reggo, siete due mammuth imbalsamati. Ciao…cià cià… Ada e Rod - NON FATE TARDI! Da fuori le due Eva e Em - Non ci aspettate svegli!

SCENA 18 Giangi si alza e si avvia verso il suo buco. Giangi - Notte… Adamo - Ah ma tu eri ancora qui? Giangi - The ghost… (fa il segno di vittoria con la mano ed entra nella sua stanza) Adamo - Come? Rod - Ha detto “il fantasma”. Adamo - Perché?

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Rod - Beh chiediglielo. Adamo - Meglio di no. Chi lo capisce… Rudy mi son davvero stracco? Ti offendi se vado a

nanna? Rod - Un altro goccetto? Adamo - Mi gira la testa, non sono abituato… Rod - Il bicchiere della staffa. Adamo - Non ci sono cavalli. Rod - Avanti, che amico sei, mi lasci bere da solo? (riempie due bicchieri) Perché privarsi di uno dei pochi piaceri rimasti? Adamo - Ne dici di palle… Rod - Io? Mai detto bugie in vita mia… Adamo - Ma vai in mona, che se c’è un fiol ca sempre dito busie… Rod - Quando sei ubriaco parli in dialetto? Ada - Non sono ubriaco… Rod - Meglio perché in vino veritas… Ada - “Veritas numquam peritas”… Rod - Quando sei in difficoltà tiri fuori il tuo latino… rum. Ada - Ho fatto il classico se permetti e… Rod - Non hai capito la battuta, bevi che ti si schiarisce il cervello. Ada - Latino… rum? Ah ah, simpatico, ma sì finiamo la bottiglia… Rod - (riempie di nuovo i bicchieri) Aah santi vizi, unica felicità.

Bacco, tabacco… e… beh su Venere ormai, abbiamo chiuso… Ada - Parla per te. Rod - Perché tu sei molto attivo? Ada - Emilia non si può lamentare. Rod - E vorrei vedere. Ada - Cosa.

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Rod - No dico, Emilia… dopo 25 anni, ancora… fate? Ada - Ooh, amico, per chi mi prendi, sono un uomo all’antica io, fedele e… poi lo sai, non

mi far dire cose che sai. Rod - Ma se fino al mese scorso ti lamentavi che avevate chiuso. Ada - Io? Rod - Sì, tu, facevi lo spiritoso al circolo, “signori miei la verità è che una moglie dopo 25

anni è una parente, come una sorella”… allora chi dice bugie? Ada - Ma quali bugie, si fa per ridere con gli amici Rod - Insomma ci fai o no? Ada - Senti un po’ ti, cosa ghe se tutto ‘sto ‘nteresse? Rod - Quale interesse, ci conosciamo da una vita, ci siamo sempre detti tutto, fai come ti

pare, buonanotte… (fa per andare nella stanza) Ada - OH, RUDY! Speta ‘n momento. (una pausa) Sai come mi chiama Emilia? Rodolfo - Sushi. Adamo - Lo sai? Rod – Eeeh… lo dice, Emilia… Adamo – Ah lo dice? Rod- Cioè non è che lo dice a tutti… Ad - Ah meno male. Pesce freddo, ti pare carino che una moglie dica questo e poi che lo

dica a tutti? Rod - Non ho detto che lo dice a tutti. Ada – Tu però lo sapevi. Rod – Vabbe ma io non sono tutti, scusa. Ad - Appunto, proprio all’amico più intimo? Che figura ci faccio? Rod - Adamo ci conosciamo da una vita, abbiamo diviso tutto. Ad - Eh già tutto… piaceri e dolori, donne e motori… Rod - Quali donne? Ada - No, si dice…

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Rod - E si dice male si dice, sai cosa penso dei modi di dire, che sono tutte stronzate e di vero non c’è niente…”sbagliando s’impara” ma non è vero, perché li rifai, impari a farli meglio, con più consapevolezza…”donne e buoi dei paesi tuoi”, altra stronzata colossale, io le donne del mio paese le ho sempre odiate, cattoliche fino al midollo, impregnate di falso moralismo… vuoi mettere le cubane, le francesi, le brasiliane, le russe? Vuoi mettere?

Ada - Eeh dove le vuoi mettere? Rod - A letto le mettiamo, su un divano, in macchina, dove ti pare… andiamo a vivere

Adà! Ada - Dove? Rod - Roma è piena di casini, ti porto in un locale che ti fanno la lap dance solo per te in

una stanzetta tu e lei, te la strofina sul naso… Ada - Ma sei matto? Io non mi reggo in piedi… Rod - E quelle ti ci rimettono. Ada - No no, te si tutto mat, vo a dormir… a va’ anca ti, mona! Rod - Ma te la do io la mona… Ada - Ciaoooo… Adamo si precipita fuori la porta d’ingresso. Rodolfo guarda schifato la bottiglia vuota e si ritira nella sua stanza. BUIO

SCENA 19 Notte Emilia e Eva tornano a casa, hanno bevuto molto e si vede. Emilia ride e parla a voce alta. Emilia - “…bevo il vin con gli occhi poi…” Eva ripeti quella battuta che mi piace… Eva - Ssst piano. Emilia - Va bene ma ripetimela per favore. Eva - “Bevo il vin cogli occhi poi faccio quel che fate voi”. Emilia - Faccio quel che fate voi… ah aha, bellissima, ma perché dice così? Eva - Emilia te l’ho spiegato, Mirandolina vuole sedurre il Cavaliere per vendicarsi,

perché dice che lui le donne le odia e non si è mai innamorato.

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Emilia - Aah sì è vero, e ci riesce, e poi dopo che le l’è fatto lo manda a cagare… giusto, ora mi ricordo, la vidi a scuola, un matinée sai quelle compagnie amatoriali che ci sono da noi… venivano ogni anno nella palestra a fare spettacoli di una noia… il teatro non lo sopporto e andavamo solo per saltare le lezioni…

Eva - Lo so, venivano pure quando c’ero io… sono andata nella stessa scuola tua, ricordi? Emilia - Oh bambina, ho bevuto un po’ troppo ma mica sono del tutto rinco… Eva - Ssst e non urlare che svegli tutti. Emilia - Tutti chi? Giangi avrà le cuffie e Rodolfo russa così forte che… non lo svegliano

nemmeno le cannonate. Eva - Che ne sai? Emilia - Lo so… lo hai detto sempre, lo prendevi in giro quando eri più piccola… Eva - Ci dormi insieme? Emilia - (fissa Eva senza riuscire a rispondere) Eva - Come fai a stare ancora con Adamo? Perché non lo lasci? Emilia - Hai qualcosa per il mal di testa? Eva - No. Non sarebbe più facile dirsi tutto? Emilia - Non darmi lezioni ragazzina. Con tuo padre non c’è niente… Eva - Da quando? Emilia - Non c’è mai stato niente… di serio… dopo… l’incidente… tuo padre sembrava un

uomo finito, incapace di reagire, aveva perso completamente la ragione e l’unica cosa buona che riuscì a fare fu di portarti da noi… se avessi visto come si ridusse, una volta andai a casa vostra e non riuscii a entrare per la puzza di chiuso, c’erano mutande, calzini, camicie in terra ovunque, piatti e pentole incrostate di sugo lasciati ad ammuffire in cucina… montagne di lattine e bottiglie vuote accatastate, Adamo lo portò fuori e chiamai una società di disinfestazioni. Poi lo obbligammo a tenerti con lui, dicendo che io non potevo più, non era vero ma così a poco a poco tornò a vivere in modo civile; io venivo quasi tutti i giorni dopo la scuola…

Eva - Tutto questo cosa c’entra? Tu vai a letto con mio padre e tradisci Adamo da anni. Emilia - Non è vero. Eva - Lo so, come fai a negare l’evidenza. Emilia - Non è così semplice. Eva - Allora spiegami questa cosa complicata che non riesco a capire.

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Emilia - Sei arrogante e piena d’odio e hai già emesso la sentenza. Eva - Io non vi giudico ma vorrei un po’ di verità. Emilia - Quando l’avrò scoperta te la dirò. La cerco da quando avevo la tua età e non credo di

averne trovata molta in giro. Eva - Ti prego, risparmiami la sessantottina disillusa non la reggo. Emilia - Mi dispiace ma non ho fatto il 68 ero piccola. Hai un’aspirina? Eva - T’ho detto di no. Vuoi continuare a mentire? Emilia - Ho voluto bene a tuo padre, e gliene voglio ancora, Adamo è mio marito e voglio

bene anche a lui… e poi amo mio figlio e te… siete la mia famiglia, non è difficile da capire.

Eva - Amore per i figli, affetto per il marito e passione per l’amante, è questa la ricetta? Emilia - Rodolfo è come un secondo marito… Eva - Insomma non ci scopi più, è questo che vuoi dirmi, e così dovrei stare tranquilla. Emilia - Credo che andrò a dormire, con due tavor ce la dovrei fare. Eva apre la porta della sua stanza e sta per entrare. Emilia - Eva! Fare l’insegnante non è stato il massimo, ma almeno qualcosa l’ho capita, e una

di queste è che la vita vera, l'unica vita pienamente vissuta, è la letteratura. Leggere buona letteratura ti aiuta a imparare cosa e come siamo, nella nostra interezza umana, nel modo diretto e intenso che è quello dell'esperienza vissuta attraverso le opere di finzione. L'umanità senza romanzi somiglierebbe a una comunità di balbuzienti e di afasici, piena di problemi di comunicazione e con un linguaggio grossolano e rudimentale. Una persona che non legge, o legge poco, o legge soltanto spazzatura, può parlare molto ma dirà sempre poche cose, perché per esprimersi dispone di un repertorio di vocaboli ridotto e inadeguato. Non è un limite soltanto verbale ma intellettuale e dell'orizzonte immaginativo, un'indigenza di pensieri e di conoscenze, perché le idee, i concetti, medianti i quali ci appropriamo della realtà esistente e dei segreti della nostra condizione, non esistono dissociati dalle parole attraverso cui li riconosce e li definisce la coscienza. Insomma il mondo senza romanzi sarebbe incivile, barbaro, negato per la passione e per l'eros.

Eva - Vado a leggere… (Entra nella sua stanza) Emilia s’infila nella stanza dove c’è Rodolfo. Dopo un poco arriva Adamo che bussa pianissimo alla porta di Eva. Nessuno risponde; riprova; sta per andar via quando la porta si apre e compare Eva che lo afferra per la giacca del pigiama e lo tira dentro; Adamo trattiene a stento un urlo.

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Si apre la porta esce Rodolfo che si guarda in giro e fa uscire Emilia ma in quel momento si apre la porta di Giangi che compare, Rodolfo tira dentro Emilia e si chiude la porta alle spalle. Giangi apre il frigorifero prende un bottiglia d’acqua ci si attacca e beve a lungo. Rod - Non riesci a dormire? Giangi - Sete. Rod - Vedo. Che hai mangiato? Giangi - Salsiccia e patatine fritte. Rod - Ah già. Io invece la carbonara… Giangi E la trippa con le puntarelle. Rod - Già. Osservatore eh? Giangi - Notte. Rod - Ciao. Giangi va via. Rodolfo prova a far uscire Emilia ma si apre la porta di Eva e la scena di ripete: Eva sbatte la porta in faccia a Adamo che stava per uscire. Rod - Hai sentito qualcosa Eva - Cosa? Rod - Non so, chiedo, sei agitata Eva - No, per niente, tu piuttosto. Rod - Agitato io? Quando mai. Eva - Come mai sveglio, fa male la mano? Rod - No, è tutto a posto, dopo che siete uscite sono andato a dormire, crollato come un

sasso, poi non so come… ho sete. Eva - Sarà stata la carbonara con tutto quel pepe. Rod - Non resisto, come la fanno qui… Eva - Forse non dovevi prendere la trippa dopo. Rod - Era un piattino, per assaggiarla, non resisto come la fanno qui… Eva - E le puntarelle di contorno.

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Rod - Non resisto come le fanno qui, però l’acciuga si affaccia. Eva - Ti faccio una camomilla. Rod - Noo, ora mi passa, bevo una coca, quella stura tutto. Vai, vai pure a letto, domani

devi alzarti presto. Eva - No. Rod - Ah no? Pensavo che… le lezioni… Eva - Domani è sabato. Rod - Ah già, sabato, maaa scusa non avete il corteo, tu e la guerrigliera di là. Eva - Papà vuoi restare solo? Rod - No, perché, cosa c’entra ora, queste polemiche inutili alle due di notte… Eva - Va bene vado a dormire, sei sicuro che non hai bisogno di… Rod - A posto, la coca già fa effetto, mi rimetto a nanna, domani incontro quell’antiquario

devo essere in forma, è uno difficile, attaccato ai soldi peggio di Adamo. Eva - Ancora con queste battute. Adamo non è tirchio. Rod - Lo conoscerò? E’ sempre stato corto di braccino, a scuola lo chiamavamo

“moncherino” . Eva - Squallidi, e pure cattivi. Rod - Eva è tutta la sera che fai l’avvocato di Adamo, non ne ha bisogno, è lui il primo ad

ammetterlo, e del resto se non fosse così non avrebbe fatto tutti quei soldi. Eva - Allora meglio lui che chi li butta via ai casinò. Rod - O chi li vince e compra le case ai figli. Eva - E poi ci mette le ipoteche quando va male. Rod - L’ascia di guerra è stata dissotterrata, pazienza, quando avrai voglia me lo spiegherai.

Vado a letto. (Si avvia) Ho detto vado a letto. Eva - Ho capito. Rod - In genere si usa dire qualcosa. Eva - Buonanotte. Rod - Mah!

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SCENA 20 Rodolfo entra nella sua stanza. Eva aspetta, poi corre alla porta della sua stanza, la apre con circospezione, fa uscire Adamo e lo spinge verso l’ingresso; bisbigliano entrambi. Ada - Si può sapere cosa succede? Eva - Cosa gli hai detto? Ada - Io niente e tu? Eva - Niente. Ada - Non possiamo continuare così. Eva - Ti amo da morire. Ada - Non dirlo mai più, basta. Eva - Ma sei davvero così tirchio? Ada - Io tirchio? Ma chi dice queste… Eva - Ssst, vai, presto… Ada - No, dobbiamo parlare. Eva - Via via via, a domani. Ada - Non ce la faccio a vivere così… Lo spinge di forza fuori, chiude la porta e torna nella sua stanza. Dopo un attimo si apre la porta della stanza di Rodolfo che cautamente si affaccia, controlla, fa un segno a Emilia che si avvia alla porta d’ingresso, l’ apre e in quel momento si apre la porta della stanza di Eva che compare sulla soglia; Rodolfo chiude di colpo la sua mentre Emilia si volta facendo finta di essere appena entrata.

SCENA 21 Eva - Emilia! Emi - Eva! Eva - Ancora qui? Ah… capisco… Em - No, non capisci, avevo solo sete. Eva - La carbonara. Emi - Troppo pepe.

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Eva - Certo. E poi le puntarelle, tutte quelle acciughe. Emi - Da noi non ci sono, e mi piacciono così tanto. Eva - Già. Emi - (apre il frigorifero) E’ finita la… Eva - Coca cola? Emi - Brava. Quella stura… Eva - Qualsiasi cosa. Emi - Già. Appena la bevi… Eva - Fa effetto. Emi - Non si riesce a finire una frase. Eva - Parli come papà. Emi - Chi? Eva - Rodolfo, Rudy, mio padre, come lo chiami in genere? Emi - Eva non dovevi cominciare a leggere? C’è un bellissimo romanzo su una storia

d’amore tra Adele, la moglie di Victor Hugo e Charles Saint-Beauve, loro due erano molto amici eppure lui s’innamora di Adele che resta con il marito e i figli pur corrispondendolo.

Eva - Ma guarda che coincidenza, sembrate voi tre. E come finisce? Emi - Leggilo, non voglio rovinarti la sorpresa. Buonanotte, tesoro. Esce sbattendo la porta. Eva resta un momento pensierosa, sta per tornare in camera quando si apre la porta dello sgabuzzino e compare Giangi; si dirige verso il frigo, lo apre prende la bottiglia d’acqua e la trova vuota.

SCENA 22 Giangi - Merda. Eva - E’ finita anche quella. Giangi - Sbagliato, quella non manca mai, come la sfiga, in agguato. Eva - Sete? Giangi - Come sei perspicace.

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Eva - Ne ho una in camera, aspetta. Giangi - Lascia perdere… Eva - Ci metto un secondo… Giangi - Non fa niente… Eva è già entrata e uscita dalla sua stanza con una bottiglia d’acqua. La offre a Giangi; la prende beve e la restituisce. Eva - Prego non c’è di che… Giangi - Uff che palle, grazie, sei stata molto gentile, non dovevi disturbarti, basta o devo

continuare? Eva - Ti posso chiedere una cosa intima? Giangi - No. Eva - Il tuo rodimento di culo è costante o passeggero? Giangi - E il tuo rompere le palle al prossimo è casuale o hai fatto un corso specifico? Eva - ‘Vabbè, notte! Giangi - (mentre Eva sta entrando in camera sua) Sono gay. Eva si blocca; si volta e lo guarda. Eva - Ma dàaai, non ci credo. E per questo sei sempre incazzato? Giangi - No. Solo che non siete divertenti. Eva - Siete chi? Giangi - Voi, tutti, siete in po’ patetici, anzi un po’ molto. Eva - Ma con chi ce l’hai? Giangi - E dài ora smettila, non sei così brava come attrice. Eva - Che ci capisci tu, e poi non mi hai mai visto recitare. Giangi - Ah no? Son vent’anni, di meno diciamo quindici, che sopporto le tue pagliacciate, i

cambi d’umore, prima ridi come una matta poi scoppi a piangere… e mi a dirte sempre de sì…”son brava”? sì, “son bella”, sì…

Eva - E per questo siamo patetici, e poi “noi” chi sarebbero?

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Giangi - Tu, i miei…tuo padre, bella famiglia… Eva - Ci sei dentro anche tu. Giangi - No grazie, i vostri giochetti m’hanno stufato, e poi lascialo stare quel poveretto del

babbo, gli scombussoli la vita, è sotto sopra da ieri, fa quasi pena. Eva - Ma tu quando hai… fai finta di non sentire e invece… che stronzo, sei finto come

tutti… peggio di tutti, io almeno dico quello che penso… Giangi - Ma che dici, non fai che inventarti storie senza senso. Eva - Tu non mi conosci non parlare. Giangi - Io ti conosco meglio di chiunque perché t’ho sopportato dai cinque ai vent’anni. Eva - Sopportato? Mi riempivi di botte. Giangi - Non te ne ho date abbastanza, i miei t’hanno viziata in modo schifoso. Eva - Aaah ecco, la gelosia repressa viene fuori. Giangi - Sì ero geloso perché te le davano tutte vinte, ma poi m’è passato. Eva - Quando? Giangi - Quando seppi perché stavi da noi e non a casa tua. Eva - E chi te lo disse? Giangi - Nessuno ovviamente, a casa mia non si parla di certe cose, ero nascosto in un angolo

una volta che ti venne una crisi isterica e volevi tua madre a tutti i costi. Eva - Mia madre… Giangi - Urlavi e picchiavi Adamo che tentava di calmarti poi arrivò Rudy e aggredisti anche

lui dicendo che aveva ucciso tua madre… Eva - Non è vero, non mi ricordo niente te lo stai inventando… Giangi - Rudy era bianco in viso, tu urlavi e lo riempivi di pugni, mia madre piangeva in una

stanza e Adamo chiamò un dottore, ti fecero una puntura e finì tutto. Eva - Non mi ricordo… com’è possibile… Quanti anni avevo? Giangi - Otto, nove… Dormisti tutta la notte e il giorno dopo. Ogni tanto entravo in camera

tua a vedere se aprivi gli occhi, Rudy mi trovò là e mi raccontò dell’incidente… io non gli avevo chiesto niente, non dissi una parola, lui parlò, non so per quanto tempo, mi descrisse i particolari di come l’aveva trovata incastrata nella lamiera, che restò là seduto a fissarla per ore, mentre i vigili usavano la fiamma ossidrica per tirarla fuori e… beh altri particolari raccapriccianti che non ho mai dimenticato.

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Eva - A me non ha mai detto niente. Giangi - E’ stato meglio, credimi. Eva - Invece no, e perché lo raccontò a te, eri un bambino, non ti fece paura quel racconto? Giangi - Mi pisciai addosso ma non se ne accorse, poi senza dire niente andai in bagno a

cambiarmi. Se l’era tenuto dentro sette anni e doveva liberarsi; capitai io, poco male. Eva - Non doveva… è stato crudele. Giangi - E’ stato umano; non giudicare tuo padre, nessuno conosce la verità che sta nel cuore

di un uomo. Eva - Giangi… ma come parli? Che t’è successo? Giangi - A me niente, a te invece, come ti va di prendere per il culo un uomo di 50 anni, che

ha fatto tanto per te poi, che gusto ci provi? Davvero non ti capisco. Eva - Non puoi capire in fatti, io lo amo, da sempre, da quando avevo diciotto anni… Giangi - Da sempre? (ride) Eva - Non ridere che ti meno, è una cosa seria. Giangi - E’ una buffonata, a te non frega un bel niente di babbo, e di nessuno e meno male. Eva - Non è vero io voglio bene a te e a tutti… e amo tuo padre, davvero. Giangi - Ah sì, come tuo padre la mia… Eva - Ma che dici? Giangi - Lo sai anche te, avanti, a quest’ora possiamo evitare di dirci bugie, guarda qua, come

sono carini… (gli mostra il cellulare con la foto che ha scattato) Allora? Qui si amano tutti e tutti mentono…

Eva - Cancellala… a chi la vuoi far vedere a tuo padre? Giangi - Ma no, se è così ottuso da non capire, non sarò io a aprirgli gli occhi. Tu da quando

lo sai? Eva - Da sempre. Giangi - Per questo sei voluta venire a Roma e ora ti stai vendicando, con mio padre…

poveretto. Toglimi una curiosità, che sapore ha l’incesto? Eva - Non c’è alcun incesto o vendetta, non è mio padre e ho scoperto di amarlo. Giangi - Qui nessuno ama nessuno! Vedo solo tanta solitudine e noia. Il 50% delle coppie

sposate ha relazioni extraconiugali, sai che vuol dire? Che se non tradisce il marito lo fa la moglie.

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Eva - Ma come fai a essere così cinico, che ne sai dei sentimenti degli altri? Giangi - Tu dai del cinico a me? Ah, beh certo, tu che sei fuggita qui perché non reggevi a

vedere tuo padre con mia madre e da due anni aspettavi il momento per vendicarti, solo che ora devi dirlo a tutti, se no che vendetta è? Ora tu torni su al paese e sposi il babbo e Emilia e Rudy vengono a vivere qui. Eh?

Eva - TU SEI TUTTO SCEMO! Giangi - Dici di amarlo davvero, allora abbi il coraggio della verità? Non è questo l’amore? Eva - Ma cosa vuoi tu, stai zitto per una vita e ora ti svegli e fai il moralista? Giangi - Meglio se torno a dormire dietro il mio pc, vero? Eva - Mi sa di sì. Giangi - Babbo è proprio scemo, doveva darti due schiaffi e un calcio al culo ieri. Eva - Invece mi ha voluta, ha rischiato e allora, ti dà fastidio che qualcuno lo apprezzi

quando per tutta la vita lo avete denigrato e preso in giro. Giangi - Ma tu non lo conosci, davvero, lui ha sempre avuto il mito della riuscita personale, è

paternalista, maschilista, è quello del «ghe pensi mi», racconta barzellette sui froci… Se va in una banca del seme chiede quant’è il tasso d’interesse.

Eva - Non sei divertente. Giangi - E’ un piccolo provinciale, cattolico perché al paese guai a chi non va a messa la

domenica, ma parla male del Papa e dei preti, odia i negri e gli zingari, e ora i cinesi che gli rubano il mercato, ma lo sai l’unica poesia che sa a memoria qual è?

Eva - La vispa Teresa. Giangi - Magari. Sono quattro righe di un poeta bergamasco del 700 un tale abate Giuseppe

Rota, difensore della poesia in bergamasco e antilluminista radicale. Vuoi sentirla? Eva - No. Giangi - Mi per efett de ver amour, de stima,

Lavori e pensi in prima A i mè compatriogg e a i mè terèr; E dopo, se ’l men vansa, a i forestè.

Devo tradurla? Eva - Ma senti un po’ saputone, dove ti viene tutta questa scienza… “antilluminista

radicale”, ma che ne sai tu? Hai dato un esame per miracolo… Giangi - Gli esami, l’università… non sono il mondo.

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Eva - Adamo è disperato che stai sempre incollato al computer… Giangi - Là dentro c’è il mondo! Basta un clic e sai e vedi tutto quello che t’interessa. Eva - Beh, hai detto che siamo bugiardi noi… e tu invece che fingi di essere un idiota? Giangi - Siete voi che lo pensate perché vi fa comodo. Eva - E tu lo lasci credere perché ti fa comodo. Giangi - (alza le spalle) Eva - Perché? Giangi - Perché sono gay o idiota? Eva - Perché diciamo bugie? Giangi - Paura, convenienza, interesse, difesa, fuga… una bugia costruisce un mondo che ci

piace di più dove stiamo meglio… e poi non saper mentire è un difetto grave, tutti ti rifiutano, nessuno ti ama…

Eva - “La verità vi prego sull’amore”… Giangi - “Dicono alcuni che amore è un bambino,

e alcuni che è un uccello, alcuni che manda avanti il mondo, e alcuni che è un'assurdità”…

Eva - E poi? Giangi - So solo l’inizio a memoria. Me lo ripetevo come un mantra sentendomi rifiutato,

avanti e indietro. Eva - Ma tu sei… proprio sicuro? (Eva si avvicina a Giangi e lo accarezza) Giangi - Sono gay. Volevi sapere questo? Eva - Maaa, sei mai stato con… qualcuno? Giangi - Ancora no. Eva - Allora… siamo in tempo… (gli si avvicina e cerca di baciarlo) Giangi - Eva? Eva - Sì? Giangi - Non sono malato, essere gay non è una malattia, e tu non devi fare la crocerossina.

Forse ti eccita l’idea di essere la prima? O vuoi fare il confronto tra padre e figlio? Eva - Non sei gay… sei solo stronzo…

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Giangi - Forse entrambe le cose. Eva - Non sto mentendo, ora… non so cosa mi succede, è che forse sono… o forse siamo

tutti molto confusi… Giangi - Beh certo non sono anni splendidi, diciamo pure che noi ventenni siamo nella merda,

ma non credo che la tua sia una buona idea… Eva - Non giudicare… l’hai detto tu, nessuno sa cosa ci sia veramente nel cuore di un

uomo… Eva sorride lo prende per mano e lo trascina nella sua stanza. BUIO.

SCENA 23 Mattino dopo. Il soggiorno è deserto. Si apre la porta d’ingresso e entra Emilia, vestita e pronta per la manifestazione. In quel momento compare anche Rodolfo che esce dal bagno. Rod-Em - Buongiorno. Rod - Vestita da guerrigliera hai un grande fascino. Emi - Ho sempre un grande fascino. Rod - Adamo? Emi - Al telefono. Sta arrivando, almeno credo. Rod - (la stringe a sé per baciarla, lei resiste guardando la porta d’ingresso) Abbiamo poco tempo allora… Emi - Stai fermo. Rod - Mi sei mancata stanotte. Emi - Ssst, non fare lo stupido. Rod - Non ce la faccio più, ho voglia di te, ora. Emi - E lasciami. (riesce a liberarsi) Sta arrivando… Rod - Meglio, se ci vede, un bacio spiega tutto, evita discorsi penosi. Emi - Invece a me piace parlare ed è quello che faremo. Rod - Parlare di cosa? Con chi?

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Emi - Sei proprio meschino e vile. Rod - Io? Emi - Voi, gli uomini, tu, mio marito, incapaci di scegliere, di decidere, di rompere una

relazione quando è finita o affrontare un discorso con un amico senza mentire. Rod - Perché voi donne siete sempre incazzate? Emi - Perché vediamo che voi uomini pensate solo a voi stessi, siete prigionieri delle vostre

paure, incatenati alle vostre insicurezze, bambini egoisti sempre in competizione tra voi alla ricerca dei vostri sogni infantili che sono pie illusioni. Vi sentite grandi amanti ma se fosse uno spettacolo a pagamento dovreste rimborsare il biglietto.

Rod - Non ho più sogni da molti anni… Emi - Rudy, ne abbiamo parlato altre volte, non è colpa tua se è morta, tu non eri in quella

macchina perché lei non ti volle; perdonati una volta per tutte. Rod - Come fate presto voi cattolici ad assolvervi, le donne poi… Emi - Sono cristiana, non cattolica lo sai e poi smettila, la guerra è finita e voi uomini

l’avete persa, siete come l’ultimo giapponese che non voleva arrendersi, fate i conti con la realtà, dovete accettarvi come siete; c’è un tempo per ogni cosa, uno per ridere uno per piangere, uno per vendicarsi e uno per perdonare. Usate di più il cervello e meno l’uccello.

Rod - Lascia stare il Vangelo… Emi - E’ la Bibbia caro, Qoelet… non è vero che per una donna il sesso sia la cosa migliore

che c’è in un uomo, le donne non vogliono essere dominate dal sesso, non vogliono essere usate come uno strumento, amano la dolcezza…le carezze il dialogo.

Rod - Parli di noi due? Emi - E’ arrivato il momento di decidere, sono troppi anni che andiamo avanti così, non ha

più senso. Rod - Sei stata tu a non volerlo, fino a oggi. Emi - Vero, ma sono tre anni che ti chiedo di scegliere, di parlare al tuo amico, ti ho

proposto di farlo insieme e trovi sempre una scusa, parti per un viaggio, dici che lo farai, ma non è mai il momento giusto, ora basta. E poi se ha un’amante sarà più facile, no?

Rod - Hai calcolato tutto. Emi - L’ho saputo ieri da te, cosa ho calcolato? Rod - Potrebbe essere solo un’invenzione di Eva, che prove abbiamo? Emi - Non mi servono prove, basta quello che mi ha detto Eva stanotte.

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Rod - Avete bevuto e in preda all’alcol chissà cosa avete detto, le hai parlato di noi? Emi - E se fosse? Rod - Allora lo sa o no? Emi - Più di quanto immagini. Rod - Ma tu le hai giurato che non è vero, che è solo affetto, amicizia… Emi - Dov’è piuttosto, si fa tardi. Rod - Rispondi, cosa le hai detto? Emi - Non diventare patetico, è tutto a posto, rilassati. Rod - Ma come mi rilasso, mia figlia sa che suo padre ha una relazione con la sua… madre

adottiva… e devo stare tranquillo? Si può sapere cosa le hai detto? Emi - Di leggere un romanzo molto bello su la moglie di Victor Hugo. Rod - Leggere un romanzo? Tu sei pazza… Emi - E’ tardissimo, dobbiamo andare al corteo e ha detto che voleva venire con me…

Forse Giangi sa qualcosa (bussa alla porta di Giangi) Giangi? Dormi? (apre e la trova vuota) Non c’è.

Rod - (bussa alla porta di Eva) Eva? Si può… Rodolfo apre la porta dietro la quale è tutto buio, entra un poco per distinguere qualcosa, si blocca e riesce chiudendo la porta. Emi - Beh, che c’è? Rod - Niente, non c’è nessuno… Emi - Ma come non c’è nessuno, sono usciti insieme senza dire… scusa posso vedere? Rod - No. Emi - Ma sei scemo? Fammi entrare per favore… Rod - Ti dico che non ci sono. Emi - Allora che problema… In quel momento si apre la porta e compare Eva, in mutandine e canottiera. Rod - Scusa potresti metterti qualcosa addosso?

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Eva - Ufff, ma che strillate, è l’alba… Emi - Eva scusa quale alba, sono le nove e mezza è tardissimo, dobbiamo andare alla

manifestazione, insieme… Eva - Ah, cazzo… è vero… scusa, ma non ce la faccio… sono distrutta… Rod - Puoi evitare di parlare così? Eva - Aaah papà che palle… Emi - In tutto questo sai che fine ha fatto mio figlio? Eva - Dorme… Emi - No, ho appena guardato nella sua stanza non c’è. Eva - Ti dico che dorme, abbiamo fatto l’alba… a forza di parlare… Emi - Abbiamo chi? Un attimo di silenzio; Emilia guarda Rodolfo e poi Eva e la porta della stanza dischiusa. Emi - No?! In quel momento preceduto dalla sua voce entra Adamo che parla al cellulare. Adamo - …ho capito che la politica ha i suoi costi, Cavaliere ma perché li devo pagare io,

abbia pazienza, e poi non mi piace discutere al telefono lo sa, qui siamo tutti intercettati, e poi scusi, ci vediamo tra poco al Ministero…

Adamo si accorge dei tre che lo fissano con facce strane. Adamo - Ma che succede? (al cellulare) Come dice Cavaliere? No non dicevo a lei, è che sono

ancora a casa con … mi scusi solo un attimino… Posso sapere perché state tutti così, con queste facce? (al cellulare) No Cavaliere le ripeto che non dico a lei, senta abbia pazienza la

richiamo tra un minutino, grazie. (chiude) Allora, ho chiuso, non cominciate con la solita menata che sto sempre al telefono, io

lavoro, questo è l’onorevole che mi deve far chiudere un affare di svariati milioni, mi aspetta al Ministero, allora, che è successo?

Rod - Niente. Ada - Ah bene, e questa facce da funerale? Chi è morto? Emi - Nessuno, io sto andando alla manifestazione e sono in ritardo. Rod - E io dall’antiquario, e sono in ritardo. Ada - Ecco, io dall’onorevole e sono in ritardo, tutti in ritardo, e per questo fate ‘ste facce?

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Eva - Io non vengo, Emilia, scusa… Emilia - Figurati cara, capisco benissimo, sarai stanca. Adamo - Avete fatto tardi eh, poi ne parliamo, non mi piace che andiate in giro da sole a certe

ore, in una città come Roma che è pericolosa. Ma tanto stasera saremo a casa, non vedo l’ora… Piuttosto ho pensato che far venire Giangi qui a studiare è una pessima idea, scusa se te lo dico Rudy ma non mi piace l’ambiente, troppe distrazioni, non voglio dire che Eva… solo che questa città è un… come dire, non vorrei esagerare, pericolosa, ecco diciamo così, anche se non rende bene, no perché Roma ti cambia il cervello, ti assorbe e ti modifica, non so se riesco a… uno come Giangi, non ce lo vedo qui a districarsi in questa jungla di furbetti, di lavativi, di sfruttatori… o sono raccomandati figli di politici e industriali o sono comunisti , anzi post comunisti, i peggiori, i nostalgici che vivono come se non fosse mai caduto il Muro di Berlino, e poi ho visto un sacco di nullafacenti, che bivaccano sui gradini con le birre in mano, i capelli lunghi, sporchi, trasandati… che non riesci a capire se siano italiani o rumeni, non credi anche tu Emilia che Giangi sia troppo ingenuo, sprovveduto, per vivere qui, in quest’ambiente?

Emilia guarda Adamo, poi Rudy e poi Eva. Emi - Dovrei essere alla manifestazione. Nessuno vuol dire niente? Ada - A proposito, dov’è Giangi? In quel momento si apre la porta della stanza di Eva e compare Giangi, seminudo, strofinandosi gli occhi per la luce accecante. Giangi - Eva, non trovo le mutande… Giangi finisce di strofinarsi gli occhi, si guarda intorno. Giangi - Buongiorno a tutti. Mi sono perso qualcosa di importante? Rod - Le mutande. BUIO

SCENA 24 Quando la luce si accende la scena è vuota. Dopo qualche attimo entrano Eva e Emilia. Emilia - Sono stata tutta le sera davanti alla televisione, la odio, come odio le noccioline, ma

non riesco a smettere di mangiarle. Ho rivisto per la decima volta “Thelma e Louise”, mi sono sparata tre pacchetti di arachidi, mandorle tostate e pistacchi, sai i pistacchi li sbuccio tutti prima, poi prendo una ciotolina grande e metto tutto insieme, due bottiglie di birra doppio malto, e sono arrivata alla fine abbastanza ubriaca da poter piangere senza problemi quando Susan Sarandon preme l’acceleratore e la macchina schizza in avanti verso il burrone… dio come stavo bene dopo… Metti tutto nel congelatore mi raccomando.

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Emilia consegna dei pacchetti a Eva. Eva - Emilia smettila con questa carne, siamo pieni di roba, non so dove metterla. Emilia - Non mangiate abbastanza. Eva - No, sei tu che compri troppa roba, e poi Giangi ha smesso con la carne. Emilia - Da quando? Eva - Da sei mesi almeno, te l’ho detto ma fai finta di non capire. Emilia - Pensavo che scherzassi, Giangi vive di hamburger e patatine. Eva - Viveva. Adesso li odia, non tocca un hamburger da un anno, ci credi? Emilia - Se me lo dici… però sbaglia a cambiare così in fretta, siete giovani dovete crescere,

la carne fa male a noi grandi… io infatti solo una volta a settimana, per il resto insalate e uova, formaggio, pochissimo, per il colesterolo sai, a una certa età… e tanto riso, integrale, Giangi ha qualcuno adesso?

Eva - Qualcuno… no. Emilia - Qualcuna? Eva - Nemmeno. Emilia - Me lo diresti vero? Eva - Non so, dovresti chiederlo a lui. Emilia - Lo sai come sono i maschi, chiusi a riccio, mio figlio poi… Eva - Tuo figlio parla talmente tanto che devo mettermi i tappi per studiare in pace. Emilia - Ah sì? L’hai trasformato. Eva - E’ sempre stato così, Emilia, solo che in casa con voi due non trovava… Emilia - Cosa? Gli abbiamo sempre dato tutto quello che voleva, e dico anche affetto e

attenzione, oddio Adamo no di certo, ma io l’ho seguito. Eva - Lo so, sei stata una madre perfetta.

Emilia - Vuoi dire che come moglie…

Eva - Come moglie non so, forse per motivi zodiacali, lui terra tu acqua, uguale fango!

Emilia - Non sei divertente. Non capisco perché di colpo diventi crudele Eva - Ti detto che sei una madre perfetta, mi sembra un complimento

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Emi Lo sai che non lo è; pensa a chi si deve misurare con dei genitori perfetti.

Per un figlio può essere schiacciante, ma a quanto pare per Giangi non lo è stato. Eva - Se cominciassi a chiamarlo Giannandrea, sarebbe contento. Emilia - Non mi è mai piaciuto, lo impose Adamo, per far contenti i rispettivi genitori, e a

vent’anni non ero così capace di imporre le mie idee. Tu come lo chiami? Eva - Gianni, come mi ha chiesto lui. Ti fermi a cena? Emilia - No, grazie, ho una riunione del comitato. Eva - Quale dei tanti? Emilia - Ce l’hai davvero con me, non so perché, ma va bene così. Comunque il comitato che

frequento è uno solo, è un gruppo di medici che fanno analisi attraverso la visione di film.

Eva - Bello, e poi che ci fai? Emilia - E’ troppo lungo da spiegare e non credo t’interessi davvero. Tuo padre non lo senti

da molto? Eva - Sei mesi, credo, davvero non vuoi spiegarmi quella cosa dei film? Emilia - No, non ora, magari un’altra volta. Hai deciso di non vederlo più? Eva - Senti Emilia, i rapporti con mio padre me li gestisco da sola, se vuoi fare

esercitazioni vediamoci un bel film che ne so, quale consigli per analizzare il rapporto padre figlia, Il silenzio degli innocenti va bene? Clarice resta orfana molto presto e poi le muore il padre poliziotto, vuoi fare il ruolo di Hannibal Lecter che le fa raccontare la sua storia?

Emilia - Devo andare. Salutami… Gianni. Eva - Perché non lo saluti tu. Emilia - Credo che non ci vedremo per un po’, hai bisogno di aria, di persone diverse, di

crescere. Eva - Ho bisogno che la smettiate di dirmi ciò che devo o non devo fare. Emilia - Infatti. Ciao, stai bene. Eva - Puoi giurarci. BUIO.

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SCENA 25 Luce; in scena Rudy e Giangi. Rod - Perché non provi a parlarci tu? Giangi - L’ho fatto. Rod - E cosa dice? Giangi - Niente. Rod - Come sarebbe, niente, scusa, ti dirà pure perché le ha preso così, cosa è successo,

cosa mi rimprovera. Giangi - Rudy se ti dico che non parla devi intenderlo alla lettera; io le faccio domande e lei

non risponde; io provo a dare delle risposte che poi sarebbero un tentativo di spiegazione del suo atteggiamento verso di te, e lei non reagisce.

Rod - Vabbé ma ti rendi conto che sta male, che non si può andare avanti così, che

dobbiamo fare qualcosa? Giangi - E cosa vorresti fare? Venire qua e portarla con te, obbligarla a andare da un analista,

da uno psichiatra, darle psicofarmaci, sai non ci sono più camicie di forza e luoghi di contenzione, quindi?

Rod - Senti non fare il saccente o dello spirito fuori luogo, non te lo permetto. Giangi - Scusa, non volevo fare dell’ironia, ma arrivi qua e chiedi come sta tua figlia, dopo un

anno che non vi parlate. Rod - Sei mesi. Giangi - Nove per la precisione, allora, ma non è un problema di mesi o settimane, è che lei

non vuole vederti e tu devi lasciarla stare, se posso darti un consiglio, perché fare qualsiasi cosa, adesso sarebbe sbagliato. Ha bisogno di stare da sola, di pensare a tutto quello che è successo, e di capire, se c’è da capire, oppure di trovare un senso alla sua vita.

Rod - Ha smesso di studiare, cosa diavolo fa tutto il giorno?

Giangi - Niente di particolare, legge, guarda la tivvù, esce… cammina, ogni tanto cucina qualcosa, pensa a cosa vuole.

Rod - E tu lo sai cosa vuole? Perché è successo tutto questo, perché stavo con tua madre? Allora dovresti odiarmi tu di più, ho rovinato il matrimonio dei tuoi.

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Giangi Tu non hai rovinato proprio niente, non darti meriti che non hai. Senti Rodolfo, dietro le nostre storture c’è il fatto che nella vita un giorno s’incontra la debolezza paterna che può essere la causa della maggior parte dei problemi di un uomo ma, da adulto non puoi continuare a passare il conto alla vita. Allora devi vedere la sua debolezza, la sua nudità e così forse riesci a liberarti di lui, ma non nel senso di non vederlo più ma di accettarlo. La rivalità è latente in ogni rapporto, si trasforma in invidia e competizione. Il vero pericolo per la vita di ognuno di noi consiste nel costruire il proprio “io” sulla vittoria nei confronti del proprio genitore. Ecco perché è giusto parlarne male, giudicarlo, vergognarsi di lui dei suoi difetti. Ma poi dobbiamo essere capaci di perdonarlo, solo così impariamo a vivere bene.

Rod - Da quando sei diventato così…

Giangi - Non lo so; da quando sono venuto qua? Se vuoi pensa così.

Rod - Allora non faccio niente, sto qui e aspetto, non si sa cosa.

Giangi - Qui no, meglio di no, vivi la tua vita, cerca di tornare con Emilia.

Rod - Emilia dice che dobbiamo prenderci una pausa di riflessione, che tradotto significa “togliti dalle palle”. Ma cosa è successo a tutti?

Giangi - La vita è lunga sai, anche se a noi non sembra, se la vivi bene, puoi fare un sacco di cose, vivere molte vite, cambiare molte volte idee e crescere, e dare un senso che prima non pensavi potesse esistere.

Rod - Sì ma io ho superato i cinquant’anni, e ne ho cambiate di vite, forse ho anche il diritto di essere un po’ stanco, e pensavo di potermi fermare, con tua madre.

Giangi - Sì, hai ragione, ma lei non è pronta. S’è sposata troppo giovane, rinchiusa in quel nostro paese bigotto, ha passato la giovinezza dietro me e tua figlia, concedile qualche boccata d’aria, qui a Roma.

Rod - Ma sì, ognuno si prenda la sua boccata d’aria, ognuno ha le sue ragioni. Torno a casa, al paesello bigotto, a vedere la legna bruciare nel camino…

Si sente il forte rombo d’una moto.

Giangi - Rudy aspetta un attimo.

Rod - Perché?

Giangi - Forse ho una sorpresa…

Suona il campanello dell’ingresso.

Giangi - Infatti.

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SCENA 26

Giangi apre la porta ed entra Adamo, vestito di pelle, stivali, casco. Adamo - Vecchia ciabatta anche tu qui? E’ una vita che non ci vediamo, come stai? Emilia? Rod - Aah Marlon Brando, stai calmo, Emilia non la vedo da mesi. Adamo - Ah, bravi, vi siete presi una pausa di riflessione, beh, è normale. Ma che fai quella

faccia, uhe, allegria, la vita cambia, si può ricominciare, fai una bella cosa vieni con me, sto partendo per Amsterdam, c’è una riunione di Drughi.

Giangi - Vai con la Harley? Adamo - E certo figliolo, come vuoi che vada? Rod - Adamo… che t’è successo? Adamo - Sto prendendo una boccata d’aria.

FINE