guida per il docente

40
VIVERE I NOSTRI LUOGHI CON GLI OCCHI DEL FUTURO PAROLA di ALBERO

Upload: tranliem

Post on 19-Dec-2016

224 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

VIVERE I NOSTRI LUOGHI CON GLI OCCHI DEL FUTURO

PAROLAdi ALBERO

Dopo aver incontrato il mondo degli animali, quest’anno saranno glialberi i protagonisti del kit didattico, quei monumenti naturali necessarialla vita sulla terra. Sì perché gli alberi ci danno l’aria pura, l’acqua pu-lita e la terra fertile. Gli alberi parlano, diceva Jaques Prévert, e se noi stiamo ad ascoltarlipossiamo imparare, attraverso le pagine di questa guida, la loro lungastoria.

A voi, gentili maestre e maestri, che coinvolgerete e accompagnerete ivostri studenti in questo meraviglioso cammino di esplorazione dellanatura, dico grazie di cuore. Sono certa che questa esperienza vi porterà piacevoli sorprese e grandisoddisfazioni perché voi e le vostre classi vi sentirete protagonisti diun’importante azione di salvaguardia per il nostro territorio.

Mercedes Bresso

Per il quinto anno consecutivo la RegionePiemonte Settore Pianificazione e GestioneAree Naturali Protette propone alle scuoleprimarie piemontesi il progetto educativoVivere i nostri luoghi con gli occhi del fu-turo, mirato alla scoperta del grande patri-monio ambientale delle Aree NaturaliProtette regionali e alla conoscenza del pro-prio territorio in un’ottica di educazione allasostenibilità e alla cittadinanza.Per l’anno scolastico 2009-2010 Vivere i no-stri luoghi con gli occhi del futuro proponePAROLA DI ALBERO, un “dialogo” appas-sionante che farà scoprire ai bambini gli alberi presenti sul territorio piemontese.

La presente Guida docenti propone infor-mazioni sul ruolo degli alberi nell’ecosistemae sul patrimonio arboreo piemontese, seguiteda attività didattiche multidisciplinari corre-late alle immagini del Diario Junior2009/2010.

Gli spunti di attività suggeriti a partire dallapagina 23 spaziano dall’educazione all’imma-gine all’educazione motoria, dall’area storico-linguistica a quella scientifico-tecnologica conun’attenzione costante al proprio territorio.

Per comodità di lettura si è inserito anche, infondo alla guida, l’indice alfabetico dellepiante citate con il riferimento alla pagina incui compaiono.

2

L’inserto centrale, da staccare, contiene l’oc-corrente per la realizzazione di un divertentegioco memory per “ripassare” in classe alcuneinformazioni: si dovrà abbinare l’immaginedell’albero alla propria foglia per ciascuna delleotto specie indicate (acero campestre, maggio-ciondolo, ciliegio, olmo montano, farnia,pioppo tremolo, fico comune, tiglio cordato).In fondo all’inserto l’elenco e i recapiti delleAree protette piemontesi.

Nel Diario Junior 2009/2010 gli alberi presenti nella nostra regione si raccontano aibambini, con notizie, curiosità e illustrazioni.

Il poster, appeso in classe, permetterà di avereuna panoramica generale del patrimonio arbo-reo in Piemonte.

Il pieghevole concorso contiene tutte le indi-cazioni per partecipare al concorso PAROLADI ALBERO, scegliendo tra due modalità:

1. mettere in gioco conoscenze e creatività per ideare un divertente e originale gioco Boscopoli, dove le regole del classico Monopoli vengono rivisitate a favore di un utilizzo sostenibile del patrimonio boschivo e dell’ambiente (spunti e sugge-rimenti per la costruzione del Boscopolisono presenti nelle attività didattiche);

2. sviluppare uno specifico percorso didattico per realizzare, con gli esperti di uno dei Par-chi del Piemonte che aderiscono al progetto, un divertente Gioco di ruolo.

3

Bosco o foresta?

I termini “bosco” e “foresta” sonospesso usati come sinonimi. Ma sonodavvero la stessa cosa?Non proprio. Anche se la legge fore-stale italiana non fa differenza alcuna,i parametri del protocollo di Kyoto,il trattato internazioneale sulla ridu-zione delle emissioni di gas serra stipu-lato nel 1997, suggeriscono di usare“foresta” per una dimensione più estesa,che raggiunga almeno un ettaro di ter-reno.C’è poi una seconda questione, chenasce dall’etimologia dei termini e dalnostro immaginario collettivo. Il termine “foresta” deriva dal latinomedioevale forestis, che a sua volta ri-manda a foris, fuori, all’esterno dellemura. La sua derivazione etimologica cisuggerisce un’idea di estraneità, selvati-cità, che contrasta con la dimensionepiù domestica di “bosco”, che nelle an-tiche società agricole veniva visto comeuno spazio maggiormente vicino e so-ciale.

4

Gli alberi hanno un’importanza fondamentale nel sistema di rapporti equi-librati che consentono il mantenimento della vita sulla Terra: permettonoagli animali di esistere, regolano la composizione dell’atmosfera, partecipanoal riciclo del carbonio. Tutti i diversi elementi presenti nella biosfera - piante,animali, uomini - ma anche le condizioni chimico-fisiche degli ecosistemisono interdipendenti tra loro.

Osservando gli alberi, i bambini possono meglio comprendere quanto il singolo in-dividuo influisca sulla qualità della vita della collettività e in questo modo apprez-zare relazioni basate sul rispetto e sulla cooperazione, rinforzare il senso di benecomune e assumere comportamenti attenti e responsabili nei confronti dell’ambiente.

Ogni albero è come un palazzo pieno di vita in cui molti organismi diversi abitano, si muovono, si nutrono e si riproducono. Sotto la scorza formiche, vespe e coleotteri depongono le loro uova, tra i ramio nel tronco molte specie di uccelli trovano luoghi adatti per costruire i nidiin cui covare le proprie uova, sul tronco i cervi strofinano i loro palchi perpulirli dal velluto che li ricopre e per renderli aguzzi. Molte sono le specie che necessitano dell’albero per vivere e alcune tra que-ste... pagano l’affitto, ovvero forniscono a loro volta dei servizi. È il caso didiversi funghi che vivono in simbiosi con le radici facilitando l’assunzionedelle sostanze nutritive dal suolo e proteggendole dai parassiti. Un altro esem-pio è un uccello, la nocciolaia, che estrae dalle pigne del pino cembro i semi(i pinoli) e con essi, in estate e in autunno, costruisce delle vere e proprie "di-spense" alimentari che colloca per lo più ai piedi degli alberi tra l’intrico delleradici, al riparo dalla neve. La sua prodigiosa memoria le consente di ritrovare,anche dopo molti mesi, quasi tutti i nascondigli e così di provvedere in in-verno al proprio sostentamento e, in primavera, anche a quello dei suoi pic-coli. Le scorte di semi non utilizzate diventano poi una riserva per ilrinnovamento del pino cembro.

Anche un albero caduto torna in circolo nelle “vene del mondo”: gli organismi de-compositori, principalmente batteri e funghi, si occupano di demolire la materiaorganica, rilasciando così carbonio e altri elementi chimici (come azoto e fosforo)che diventano nuovamente disponibili per altri organismi viventi. I decompositoriquindi, permettendo il riciclo delle sostanze nutritive, forniscono un servizio es-senziale per il mantenimento della vita sul nostro pianeta.

GLI ALBERI

nell’ECOSISTEMA

Mangiatori di anidride carbonica

È tutta una questione di equilibrio: gli alberi contribuiscono a mantenere lacomposizione dell’atmosfera adatta alla vita. In che modo? Attraverso il processo di fotosintesi, le piante convertono l’energialuminosa del sole in energia chimica. In presenza di luce combinano l’acqua el’anidride carbonica per formare glucosio, liberando ossigeno come prodottodi scarto:

•l’ossigeno rilasciato nell’aria viene utilizzato dall’uomo e da tutti gli organismi (tranne quelli anaerobi come alcuni batteri) per compiere la respirazione cellulare;

•l’anidride carbonica assorbita riduce la presenza nell’aria di quellaemessa, oltre che da tutti gli esseri viventi, anche da vulcani, fumarole e attività umane quali la deforestazione e l’uso di combustibili fossili.

5

11 pioppi a famiglia

Sapete che è possibile calcolare quantialberi sono necessari per assorbire unacerta quantità di anidride carbonicaemessa in atmosfera? Il numero di alberi dipende principal-mente da 2 fattori: la specie arboreascelta - in particolare la sua velocità diaccrescimento - e l’intervallo di tempo(cioè il numero di anni) in cui si vuolecompensare (assorbire) l’emissione. L’intervallo di tempo incide perché glialberi assorbono una quantità maggioredi anidride carbonica nella loro fase dimassima crescita (ovvero nei primi annidi vita), mentre ne assorbono moltopoca quando il loro accrescimento èpressoché completato. Facciamo un esempio: per compensarele emissioni di anidride carbonica causate dalla produzione dell’energiaelettrica che consuma una famiglia di 4persone in un anno ci vogliono 11pioppi, se si vuole assorbirle in un soloanno; ne bastano 3 se si considera unarco di tempo di 4 anni.

ANIDRIDE CARBONICA

ANIDRIDE CARBONICA

OSSIGENO OSSIGENO

CARBONIANIDRID

ICADE

CARBANID

ONICARIDE

OSSIGENNO OSSSIGENO

Alberi dal mare ai monti

La vegetazione cambia di bioma in bioma passando dai Poli all’Equatore. Manon solo: spostandoci dal livello del mare verso le cime delle montagnenon troviamo le stesse piante. A seconda dell’altitudine vivono infatti vege-tazioni diverse, e questo avviene principalmente a causa delle variazioni ditemperatura. Anche altri fattori locali, quali l’umidità, i venti, il tipo di suolo,l’esposizione dei versanti, hanno una grande influenza sulla distribuzione dellepiante, tuttavia i botanici hanno individuato alcuni piani altitudinali che sonocaratterizzati da condizioni climatiche omogenee e da raggruppamenti vegetalispecifici. Semplificando – anche perché i limiti altitudinali precisi dipendono dallecondizioni locali – nel caso del Piemonte se saliamo di quota incontriamo insuccessione:

• piano basale (o planiziale), caratterizzato dalla presenza di latifoglie decidue quali querce e carpini bianchi e, lungo il corso dei fiumi, salici e pioppi;

• piano collinare (da 100 a 600 m. s.l.m.), dove predominano la rovere, la roverella e, soprattutto, il castagno;

• piano montano (tra i 600 e i 1.500 m s.l.m.), il regno del faggio, “puro” o in associazione con altre specie (quali il pino silvestre e l’abete bianco);

• piano subalpino (dai 1.500 ai 2.000 m s.l.m.), caratterizzato principal-mente dalla presenza del larice, anche misto all’abete rosso;

• piano alpino (dai 2.000 ai 2.800 m s.l.m.), dove si trovano specie polimorfe, come il pino montano che a volte si presenta in forma arborea,a volte cespugliosa, a volte con tronco strisciante (pino mugo), arbustive (ontano verde, rododendro) ed erbacee;

• piano nivale (oltre i 2.800 m s.l.m.), dove si trovano solo muschi, li-cheni e poche specie pioniere.

Cosa sono i biomi?

I biomi sono gli ecosistemi maggior-mente estesi sulla Terra. Sono delle spe-cie di comunità vegetali e animali chesi creano intorno a una vegetazionedominante e a organismi che vivonoin specifiche condizioni ambientali, determinate principalmente dalclima. Infatti la sostanza organica haorigine dalla trasformazione dell’energiasolare operata dalla fotosintesi: la velo-cità a cui questo processo avviene, defi-nita come “produttività primaria” di unecosistema, raggiunge i suoi valori mas-simi dove il sole raggiunge lo zenit, nellaforesta pluviale tropicale, e va decre-scendo progressivamente verso i Poli. Seviaggiassimo tutto d’un fiato dall’Equa-tore ai Poli attraverseremmo successiva-mente diversi biomi: la forestatropicale, la savana (o prateria tropi-cale), il deserto, la macchia mediterra-nea, la steppa (o prateria temperata), laforesta temperata, la taiga (o foresta diconifere) e, infine, la tundra.

E nella nostra regione? In Piemonte tro-viamo la foresta decidua, dominata dalatifoglie quali betulle, querce, faggi eaceri e presente fino a circa 1.300 metridi quota, e la foresta di conifere, pre-sente sopra i 1.300 metri.

6

PIANO�BASALE

PIANO�COLLINARE

PIANO�MONTANO

PIANO�SUBALPINO

PIANO�ALPINO

PIANO�NIVALE

m s.l.m

m s.l.m

m s.l.m

m s.l.m

m s.l.m

100

600

1.500

2.000

2.800

PINO�SILVESTRE

Gli alberi ci difendono!

Nell’ampio panorama di attività di pre-venzione del dissesto e di misure per lasistemazione e il recupero del territoriosi stanno diffondendo sempre più le tecniche di Ingegneria Naturalistica.Questa disciplina prevede l’utilizzo delmateriale vegetale vivo e del legnamecome materiale da costruzione, in abbi-namento in taluni casi con materialiinerti come pietrame e massi, terra, le-gname, ferro e acciaio, fibre vegetali esintetiche. Si riesce in questo modo a ri-solvere un’ampia gamma di problema-tiche di rivegetazione, consolidamentoe drenaggio di versanti, scarpate esponde. L’Ingegneria Naturalistica, pur con li-miti di applicabilità, è un importantestrumento da considerare e utilizzare,talvolta anche in modo integrato conaltre tecniche tradizionali. L’eventualeimpiego del cemento viene limitato allostretto indispensabile e comunque inmodo tale da non impedire lo sviluppodel materiale vegetale: infatti è fonda-mentale favorire e permettere la diffu-sione dell’apparato radicale al fine diconsolidare e rinforzare il terreno conl’intreccio delle radici.

Spesso le tecniche di Ingegneria Naturalistica rappresentano la soluzioneottimale in molti interventi di consoli-damento superficiale e di rivegetazione,con sicuri benefici sotto più profili.

Cambiamenti climatici: la testimonianza degli alberi

I cambiamenti climatici in atto, spesso vissuti come qualcosa di lontano chenon ci riguarda, hanno diversi effetti sulla vegetazione, in particolare su quellaalpina. Gli ecosistemi risultano particolarmente sensibili ai cambiamenti climaticiche stanno avvenendo a livello planetario e molte sono le conseguenze del-l’aumento della temperatura media terrestre che si possono scoprire osser-vando gli alberi e i boschi: fioriture in anticipo, variazioni della produttività,spostamento di specie a quote altimetriche superiori…

Proprio per questo il Settore Pianificazione e Gestione Aree Naturali Pro-tette della Regione Piemonte e Arpa Piemonte stanno collaborando conproprio personale per monitorare gli effetti del cambiamento climatico sullaflora e sulla fauna presenti nelle aree protette regionali, con un approcciomultidisciplinare che vede da un lato l’impiego dei dati e delle informazionimeteoclimatiche a scala locale e dall’altro il monitoraggio della flora e dellafauna effettuato sul territorio.

In Francia la possibilità di misurare questi effetti è offerta alle classi dal progettoPhenoclim, un interessante programma di ricerca scientifica che coinvolge gliabitanti, adulti e bambini, le scuole e le associazioni delle Alpi tra i 200 e i2.200 m di quota. Lo scopo è quello di studiare le variazioni degli eventi annuali,quali la fioritura e la perdita delle foglie, di 10 diverse specie vegetali in conse-guenza dei cambiamenti climatici. La partecipazione al progetto prevede l’osser-vazione in autunno e in primavera di tre alberi (o arbusti o pezzi di prato)precedentemente scelti e l’invio via Internet delle osservazioni raccolte.

7

PRIMA dell’intervento di ingegneria naturalistica

DOPO l’intervento

Spazio ai curiosi!

Chi vuole saperne di più sulle Aree pro-tette piemontesi, ma anche italiane, esulle loro peculiarità ambientali, natu-ralistiche e storico-culturali può rivol-gersi alla Biblioteca del SettorePianificazione Aree Protette della Re-gione Piemonte, via Nizza 18, apertaa tutti previo appuntamento (tel. 0114323185 - 4325894; fax:0114325575). Si potranno fare ricerche esoddisfare curiosità su tantissimi temi:normativa regionale-statale-europea estrumenti di pianificazione, architetturadel paesaggio, civiltà agricola, civiltà al-pina, cultura materiale, cultura popo-lare, ecologia, ecomusei, educazione edidattica ambientale, etnografia, folklore, itinerari naturalistici, recuperiarchitettonici, scienze botaniche-fore-stali-zoologiche, storia del Piemonte,tradizioni popolari, tutela ambientale... La Biblioteca mette a disposizione delpubblico monografie, opuscoli, vhs,dvd, cd rom, tesi, periodici, depliants,manifesti, repertori bibliografici e cata-loghi delle dotazioni librarie di alcunearee protette, della biblioteca del Centrodi Formazione professionale "Ratti",della biblioteca del Museo Regionale diScienze naturali - Torino e della biblio-teca di Pro Natura-Torino.

I cataloghi sono on line:www.erasmo.it/parchipiemonte

8

Alla SCOPERTA

degli ALBERI�del

PIEMONTE

Quanti alberi!

Il Piemonte è una delle regioni italiane con maggiore superficie alberata. I boschi ricoprono il 36% della superficie piemontese e costituisconouna risorsa naturale fondamentale. Il paesaggio che possiamo ammirare oggi è frutto dell’azione di due forze cheagiscono contemporaneamente, a volte contrapponendosi: da una partequella della natura, con i suoi cambiamenti secolari, dall’altra quella dell’uomo, che ha largamente influenzato la vegetazione di volta in volta disboscando o favorendo specie utili per le sue attività.

L’ambiente che ha subito le trasformazioni più evidenti è la pianura, parti-colarmente adatta per le sue caratteristiche all’insediamento umano.

Se avessimo a disposizione la classica “macchina del tempo” potremmo con-statare come in epoca preistorica l’intera Pianura Padana fosse ricoperta daforeste composte per la maggior parte da diverse specie di querce - soprattuttorovere, farnia, cerro e carpini bianchi - oltre che da tigli e olmi. Queste foreste,tipiche dell’ambiente pianeggiante, sono dette planiziali.

Oggi delle foreste planiziali originarie sono rimasti solo alcuni lembi: il ParcoLa Mandria (TO) il più vasto, il Bosco delle Sorti della Partecipanza a Trino(VC), varie formazioni boschive golenali (le golene sono le zone di deflusso delleacque), nel Parco delle Lame del Sesia (VC e NO), il Bosco Sant’Anselmo all’in-terno del Parco fluviale Gesso e Stura (CN) e altri verdeggianti esempi nel Parcodi Stupinigi (TO).

OLMO

Passando all’ambiente collinare, la specie arborea maggiormente presente è ilcastagno, diffuso sul territorio piemontese soprattutto dagli antichi romani permotivi economici e di sussistenza a scapito di querce e, ancor di più, di faggi. Faggete relitte rimangono nella Riserva Naturale Speciale del Bosco del Vaj(TO).

Attualmente le foreste piemontesi si sviluppano maggiormente sulle montagne. Anche qui la presenza dell’uomo ha modificato il paesaggio trasformando unagrande superficie di boschi in pascoli alpini utilizzati nel periodo estivo per l’al-peggio e favorendo il larice rispetto alle altre specie forestali: la sua chioma menofitta consente infatti la crescita di un ricco sottobosco, riserva di cibo per glianimali. Nel Parco Alpe Veglia - Alpe Devero (VB) si trova uno dei più importanti esuggestivi lariceti dell’arco alpino, con esemplari da record che raggiungono i500 anni di età! Da segnalare, perché sfuggite alla predominanza del larice, il bosco puro dipino cembro e le abetine miste rosse e bianche, entrambi nel Parco del GranBosco di Salbertrand (TO).

L’attuale tendenza selvicolturale e l’abbandono della montagna hanno portatoa un graduale invecchiamento del bosco e questo ha influito sulla ricomparsanelle abetine di specie animali che in passato avevano subito un drastico declino,come il picchio nero e la civetta capogrosso.

9

Sorpresa!

Chi l’avrebbe mai detto che nella nostra Regione si potessero trovare spe-cie oggi tipicamente mediterranee comeil leccio e il ginepro ossicedro, presentinelle Riserve degli Orridi di Chianoccoe Foresto (TO) e nel Parco NaturaleProvinciale del Monte San Giorgio(TO)? La loro presenza testimonia unamicrozona climatica più calda dentro ilcuore delle Alpi. Ma le rarità non finiscono qui: nei par-chi del Gran Paradiso (TO) e dell’AltaValle Pesio e Tanaro (CN) ecco i piniuncinati; nel Parco delle Alpi Marittime(CN) il ginepro fenicio misto al gineproturifero della Riserva Naturale Juniperus Phoenicea di Rocca S.Gio-vanni - Saben; mentre nel Parco Naturale della Collina di Superga (TO)si possono trovare esemplari di cerro-su-ghera.

LARICE

CASTAGNO

I Parchi Piemontesi per la salvaguardia degli alberi

Le aree protette piemontesi si pongono come nodo fondamentale per la gestione del territorio, la difesa e salvaguardia del paesaggio anche fore-stale, la ricerca scientifica e la conservazione della biodiversità.

Tra le attività si possono citare la messa a dimora di alberi appartenenti a specie autoctone, la realizzazione di interventi specifici per favorirne la rige-nerazione naturale e, se necessario, anche l’eliminazione di esemplari alloctoni:tutto questo ha lo scopo di ripristinare e salvaguardare ambienti naturalidi particolare pregio che altrimenti scomparirebbero.

•Nel Parco Regionale La Mandria (TO), vengono effettuati rimboschi-menti con farnie, carpini bianchi, ciliegi, olmi campestri e noccioli per ricostituire i boschi planiziali presenti in passato. Questo permette di ristabilire non solo un certo tipo di vegetazione, ma anche le condizioni adatte per lo stanziarsi di numerose specie di animali.

• Il Parco del Po tratto vercellese/alessandrino (VC e AL) si è messo in moto per ricreare l’habitat palustre e favorire specie animali - in parti-colare gli anfibi - e vegetali tipiche della golena del Po.

•Alcune aree protette sono nate proprio per la salvaguardia di particolari associazioni di specie arboree che altrimenti avrebbero rischiato di scom-parire e, quindi, mirano a mantenere le condizioni adatte per la soprav-vivenza delle specie presenti. È il caso dell’abetina mista di abete bianco e abete rosso del Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand (TO). Altri, forse meno noti, sono i popolamenti di farnia e di frassino nel Parco Naturale delle Lame del Sesia.

•A salvaguardare le popolazioni collinari di pino silvestre, attualmente in fase di forte regressione, si occupano soprattutto il Parco del Ticino (NO) e la Riserva naturale Speciale della Valle Andona, Valle Botto e Val Grande (AT).

Ieri, oggi, domani

Un progetto originale in via di attua-zione è il poetico Frutteto della memo-ria: si tratta di un presidio dellabiodiversità coltivata che sarà realizzatonel Parco di Rocchetta Tanaro (AT):numerose antiche varietà di meli, untempo diffuse sul territorio della Pro-vincia di Asti, saranno coltivate con loscopo di salvaguardare specie che rischierebbero altrimenti di scomparire,non essendo tra le più richieste dal mer-cato. Il frutteto dai sapori antichi ospiteràattività didattiche sui temi della biodiversità e dei tempi naturali. Ilprogetto partito dal Parco di Roc-chetta Tanaro si estenderà all’area didattica “Bosco dei bambini” gestitadalla Scuola d’Infanzia e Scuola Pri-maria di Cisterna d’Asti.

10

FAGGIO

LARICEScienziati in azione

Importantissima è l’attività di studionelle aree protette. Le aree protette piemontesi hanno unruolo fondamentale nella ricercascientifica, indispensabile per cono-scere a fondo la natura e poter proget-tare azioni corrette per la suasalvaguardia. Sia i lariceti del Parco dell’Alpe Veglia edell’Alpe Devero (VB) sia i castagnetida frutto del Parco Nazionale della ValGrande (VB), per esempio, sono statioggetto di studio scientifico in progettinazionali ed europei.

In questo ambito va riconosciuto l’impe-gno costante dei guardiaparco, occupatinon solo in compiti di vigilanza e gestionedel territorio, ma anche in quotidiane osservazioni scientifiche.

Conservare, riutilizzare, diffondere

I tagli del bosco vengono gestiti secondo una selvicoltura di tipo naturali-stico, il che vuol dire favorire la conservazione dell’intero ecosistema forestalerispetto alla quantità e qualità del legname prelevato per usi commerciali. Nel Parco Naturale di Rochetta Tanaro (AT), a seguito di interventi selvicol-turali legati al Piano di Assestamento Forestale, parte del materiale le-gnoso ricavato dai tagli è servito a riscaldare i locali dell’ostello didattico“Pacha mama”.Camminando nei boschi delle aree protette ci si può imbattere nel legnomorto lasciato al suolo per una decomposizione naturale oppure nei sitidi ricovero per uccelli e pipistrelli, propiziati con la creazione di condizioniadeguate.

Molti popolamenti di alberi presenti nei Parchi piemontesi si trovano inseriti nelLibro nazionale dei boschi da seme (L.N.B.S.), un catalogo di boschi am-messi ad avere discendenza e destinati a fornire materiale di propagazione perrimboschimenti compiuti in altre aree grazie alle loro pregevoli caratteristicheselvicolturali. L’ultima edizione è del 1975, curata dall’allora Ministero Agri-coltura e Foreste. A tutt’oggi il numero dei boschi da seme è di 145. Tra queste “star” figurano i popolamenti del ciavardello nel Parco Naturale dellaCollina di Superga (TO) e quelli di pino cembro, abete rosso e larice nel ParcoNaturale del Gran Bosco di Salbertrand (TO).

11

12

Alberi con la valigia

Tra le specie di alberi presenti in Piemonte molte sono originarie della regione(autoctone), altre invece arrivano da luoghi anche molto lontani (alloctone). Alcune specie hanno trovato condizioni ambientali adatte per espandersispontaneamente nel territorio piemontese e ora sono così diffuse da potersidire naturalizzate.

È il caso della robinia, originaria degli Stati Uniti orientali e introdotta inPiemonte a partire dalla seconda metà del ’700 dai Savoia soprattutto perrimboschire pendii dissestati. In seguito, utilizzata anche per consolidarele massicciate stradali e ferroviarie e per ottenere legna da ardere, si è diffusaspontaneamente nei terreni non più coltivati e nei boschi sottoposti a intensitagli, danneggiati da incendi o da particolari malattie. Il segreto del suo successo? Adattabilità, rapida crescita e una capacità sor-prendente di propagarsi tramite polloni radicali (ossia nuovi soggetti che sioriginano dalle radici più superficiali dell’albero).

Guardandoci con attenzione in giro potremmo scoprire molti più “viaggia-tori” di quel che pensiamo: fanno parte della lista anche la quercia rossa, ilpino nero, il pruno tardivo, l’ailanto - introdotti allo scopo di migliorare iboschi degradati - e il pino strobo - utilizzato nell’industria cartaria -, tuttespecie alloctone che si sono naturalizzate e che, diffondendosi, hanno alteratola composizione originaria della vegetazione. In certi casi gli ospiti sono di-ventati addirittura invadenti: il pruno tardivo e l’ailanto, in particolare, maanche la robinia, si sono diffusi talmente tanto da creare grossi problemi nellagestione del bosco.

Ci sono poi numerosi alberi alloctoni che, arrivati da noi per fare bella mostradi sé in parchi e giardini, si sono bene adattati alle condizioni locali. Traquesti la sequoia gigante, il cedro dell’Atlante e il cedro dell’Himalaya delGiardino dei Padri Rosminiani nella Riserva Naturale Speciale del SacroMonte Calvario di Domodossola (VB).

Hanno invece un’origine particolare le molte specie di pini, tra cui alcune diorigine esotica come il pino bungeana e il pino dell’Himalaya, presenti nellaRiserva Naturale Speciale dei Monti Pelati e Torre Cives (TO): sono statipiantati durante i cantieri-scuola di rimboschimento del Corpo Forestaledello Stato.

Un albero... da mangiare!

Il gelso, originario dell'Asia centrale eorientale, è stato introdotto insieme albaco da seta, ghiotto delle sue foglie, perla produzione e la filatura della preziosafibra tessile. Una volta molto diffusa, ora questa spe-cie sta scomparendo per l’abbandonodell’attività a cui era legata: nel ParcoFluviale Gesso e Stura (CN) ne riman-gono alcuni filari ai confini delle pro-prietà o singoli esemplari nei campicoltivati.

GELSI

La Ru

Nella Riserva Naturale Speciale dellaVal Sarmassa (AT) c’è una roverella digrandi dimensioni che è conosciuta datutti e viene considerata il monumentonaturale della Riserva stessa: è “la Ru”.Strano destino quello di questa grandequercia. Ha vissuto la propria gioventù osser-vando la distesa di vigneti della Sar-massa, ha visto il bosco riprendersi iterreni che l’uomo a fatica aveva per se-coli coltivato e ora, vecchia e in compa-gnia delle poche e pregiate vigneresidue, è entrata a far parte del patri-monio della gente, che la identifica conquesta porzione di collina. “Ci vediamoalla Ru” si sente spesso dire da questeparti. Vediamoci pure, ma ricordiamociche la Ru è sì un bel monumento, maanimato: la Ru è viva, è casa e mensaper una miriade di organismi animali evegetali, grandi e piccoli, che da lei trag-gono profitto ma che spesso la aiutano.La Ru è acciaccata, una parte del troncoè seccato e lei, invece di svettare semprepiù in alto, si ritrova una corona di ramienormi a conferirle un aspetto strano. Illegno secco è lì, scultura e oggetto di de-siderio per alcuni. La Ru è cava, ognipioggia potrebbe crearvi un lago conconseguenze disastrose, ma i calabroni,in quel buco, hanno trovato casa e lohanno ostruito con il loro nido di “car-tone” creando un tappo naturale che,probabilmente, l’ha salvata.

Nel luogo dove cresce “la Ru” lo scrittoreDavide Lajolo ha ambientato, nel libroVeder l’erba dalla parte delle radici,Rizzoli, 1977, la leggenda di Clelia eAriosto, una triste storia d’amore tra duegiovani troncata dall’epidemia di pesteche ha attraversato i paesi del Monferratonel 1600.

Monumenti di legno

Alcuni alberi sono detti “monumentali” per il loro particolare valore storico,culturale, paesaggistico: anello dopo anello, incuranti di calamità, guerre epiogge acide, hanno attraversato la storia e sono giunti fino a noi. Su 12 mi-liardi di alberi che ricoprono l’Italia, dal 1982 il Corpo Forestale dello Statone ha identificati 2.000 come esemplari di grande interesse, di cui 150 comedotati di un eccezionale valore storico e monumentale.

La Regione Piemonte già dal 1995 si è dotata di una legge speciale persalvaguardare i suoi alberi monumentali, promuovendone il censimentoattraverso la collaborazione di Comuni, Enti, Associazioni e privati cittadini,e offrendo strumenti specifici per tutelarli e valorizzarli. Gli alberi monu-mentali presenti sul territorio regionale sono 102, di cui 16 ritenuti diparticolare valore. Questi i numeri, ora vediamone le qualità: sono tutti caratterizzati da parti-colare longevità, portamento, rarità botanica o valore storico, molti di essisono cresciuti in complessi religiosi, giardini o boschi difficili da raggiungere.Spiccano quelli presenti nelle aree protette: il rovere di Alpe la Piana nel ParcoNazionale della Val Grande (VB), l’imponente pino strobo della Certosa diPesio nel Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) e i due fagg i dellaCasa Reale di Caccia di San Giacomo d’Entracque nel Parco Naturale delleAlpi Marittime (CN).

Altri alberi, pur non essendo censiti come monumentali, meritano unacitazione: la roverella La Ru nella Riserva Naturale Speciale della Val Sar-massa (AT), il grande faggio della Val du Ge nel Parco Naturale di RocchettaTanaro (AT), la farnia monumentale di Cascina Teppa nella Riserva NaturaleOrientata della Vauda (TO), il ginko biloba di Villa Brecorens in un Comunedel Parco Lame del Sesia (VC), i due bagolaro del Castello di Pomaro nelParco Fluviale del Po e dell’Orba (AL), il tasso nei pressi della chiesa di Ca-panne di Marcarolo e i castagni dell’Ecomuseo di Cascina Moglioni, di Ca-scina Nespolo e di località Benedicta, tutti nel Parco Naturale delle Capannedi Marcarolo (AL). E, ancora, esemplari piantati a scopo ornamentale vicino alle cappelle dellevie crucis dei Sacri Monti, i sette territori inseriti nel sistema delle Aree protettedella Regione Piemonte e dichiarati nel 2003 dall’UNESCO Patrimonio Mon-diale dell’Umanità. Nella Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Bel-monte (TO), troviamo un tiglio e un cedro dell’Atlante, ma anche roveri che,cresciuti spontaneamente nei pressi delle stazioni, sono state risparmiati daitagli proprio per la loro posizione. Tigli secolari sono presenti anche nella Ri-serva Naturale del Sacro Monte della SS. Trinità di Ghiffa (VB).

13

I “frutti” del legno

Lo sappiamo tutti. Il legno è sempre stato un prezioso alleato dell’uomograzie alle sue mille possibilità d’impiego, in particolare nella costruzione diabitazioni e manufatti e come combustibile.

Ogni legno ha sue caratteristiche di durezza, flessibilità e nodosità che l’uomoha imparato nel tempo a utilizzare al meglio, fino a sviluppare una vera epropria cultura del legno che permette un uso appropriato delle diversespecie arboree. Così, in un’epoca in cui gli alberi erano tra le poche risorse disponibili, inPiemonte i rami di betulla servivano per fabbricare scope impiegate nei cortilie nelle stalle, il frassino veniva usato per costruire i manici dei vari strumenti,mentre il carpino, particolarmente duro, per costruire martelli e utensili sot-toposti a grandi sollecitazioni. E non solo: dal pino silvestre si ricavavano travetti (i triestini) e tavole (le paradelle), utilizzati nella costruzione dei tetti, dall’olmoruote per i carri e da farnia e rovere travi, serramenti e mobili per le abitazioni,nonché travi-alberi per i mulini. Nelle zone montane il larice veniva usato, oltre che come legna da ardere,per costruire gran parte delle abitazioni, dalle travi ai pavimenti, agli infissi,e molti attrezzi da lavoro. Le abetine del Gran Bosco di Salbertrand (TO) fornivano già nel 1700 il le-gname per le grandi travature a vena dritta impiegato nelle importanti operedi ingegneria militare e civile, quali l’Arsenale di Torino, la Basilica di Supergae il Castello della Venaria Reale. Una menzione la meritano poi i faggi della Val Grande, che hanno contribuitoalla costruzione del Duomo di Milano. Oltre che per le impalcature, servivano infatti per le operazioni di cava del marmo di Candoglia e per il suotrasporto fino al capoluogo lombardo lungo i Navigli.

Il buon vecchioalbero...

Anche se oggi si utilizzano tanti altrimateriali, gli alberi continuano a fornireimportanti servizi per tutti noi:• il legname è usato come combustibile,

come materiale da opera e da costru-zione o per produrre la carta;

• i frutti e i semi eduli, come castagne, nocciole, pinoli, si usano per l’ali, mentazione e l’industria dolciaria;

• molte sostanze, per le loro proprietà curative, sono presenti nelle medicine e nelle preparazioni fitoterapiche;

• la presenza degli alberi sui versanti protegge il suolo dall’erosione e riduceil rischio di frane e smottamenti.

14

BETULLA

BETULLA

La civiltà del castagno

A farne le spese furono le originarie fo-reste di querce e faggi. È a loro scapitoinfatti che i Romani diffusero il casta-gno, in virtù delle opportunità che offriva, sia alimentari sia come legnameda costruzione.La storia delle castagne si intreccia conquella delle popolazioni che vivevanonelle zone di bassa montagna, che persecoli si sono cibate di quello che venivadefinito “il pane dei poveri”. Seccate per una migliore conservazione,le castagne venivano in seguito consu-mate, cotte o ridotte in farina e utiliz-zate per pane, dolci e gnocchi. Nelterritorio regionale, ne sono esempio ilParco Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) e il Parco Naturale Capanne di Marcarolo (AL), dove sitrovano ancora alcuni essiccatoi per lecastagne, gli “alberghi” - o arbègu in dia-letto -, costruiti sia vicino alle cascine siaall’interno del bosco. Del castagno tutto era utile alla vita dimontagna: le foglie per le stalle, il legnoper il fuoco e per costruire mobili o at-trezzi, i giovani rami per i cesti e le gerle,il tannino presente nella corteccia perconciare le pelli e quello contenuto nellecastagne per la tintura della lana.Nel secolo scorso l’abbandono dellamontagna ha determinato la fine della“civiltà del castagno”, aggravata dalle fi-topatie quali il cancro corticale, il maldell’inchiostro e dalla comparsa dal2002 nel cuneese di un pericoloso parassita del castagno: l’imenottero ci-nipide Dryocosmus kuriphilus, originariodel nord della Cina. Oggi in ogni caso le vicende di queste col-tivazioni hanno assunto un valore deltutto particolare: le castagne sono diven-tate quasi un cibo di lusso e hanno lasciato spazio agli innesti sapienti e allecure premurose con cui vengono coltivatimarroni grossi e lucidi di elevata qualità.Esempi di “marca” sono le castagne diCuneo e i marroni della Valle di Susa, certificati I.G.P. (Indicazione GeograficaProtetta).

Mille usi diversi

Degli alberi, come dei maiali, non si è mai buttato via niente!

Le foglie dei querceti? Strame nelle stalle; quelle del frassino e della robinia?Foraggio complementare per gli animali. L’ontano nero? Ogni sua parte èutile per ricavare tinture naturali (rosso dalla corteccia, verde dai fiori, mar-rone dai giovani rametti). E il tannino contenuto nella corteccia del castagnoe della betulla? Veniva usato per la concia delle pelli.

Senza considerare che tutti i frutti e i semi commestibili diventavano e di-ventano, a seconda della stagione, cibo per uomini e animali: per esempio ilfrutto della farnia, la ghianda, veniva talvolta raccolto per ingrassare i maiali.

Numerosi sono anche gli usi fitoterapici dei diversi alberi a seconda delleloro proprietà: dal salice si ricava l’acido salicilico, la betulla è apprezzata perle capacità diuretiche e depurative, il ciavardello per quelle astringenti mentreil frassino come antinfiammatorio, antireumatico e diuretico. La resina del-l’abete bianco un tempo veniva usata sulle ferite per le sue proprietà antiset-tiche mentre dalle pigne e dagli aghi del pino mugo si ricava ancora oggi il “mugolio” usato come balsamico per combattere le malattie dell'apparato respiratorio.

15

CASTAGNO

16

OSSERVARE

gli ALBERI

L’unicità di ogni singolo albero

Gli alberi, che importante palestra per i bambini! A tu per tu con loro pos-sono infatti esercitare e affinare le proprie capacità di osservazione e di analisie cogliere le differenze di dimensione, forma, colore ma anche profumo, ru-gosità e suoni.

L’osservazione può partire dalla considerazione che ciascun albero è unico.Si è adattato al preciso luogo dove è cresciuto in maniera esclusiva: unmasso nel terreno ha deviato le radici, un pendio impervio ha determinatola curvatura del tronco, le chiome degli alberi circostanti hanno ridotto laluce che ha ricevuto e quindi la crescita, il vento ha modellato la forma e con-dizionato l’altezza, un fulmine ha spezzato la cima. Anche all’interno di un bosco costituito da alberi della stessa specie, ciascun individuo è diverso dall’altro.

L’osservazione di un albero presente nel cortile della scuola, nel giardino di casao nel parco giochi può essere fonte di forte interesse e coinvolgimento dei bambinie può rafforzare le scoperte compiute nel percorso didattico.

Un’ulteriore occasione per scoprire il proprio territorio e imparare a conoscernela natura, alimentando così il senso di appartenenza e il legame affettivo con ipropri luoghi, è rappresentata dal concorso. La realizzazione del Boscopoli pre-vista nella prima sezione o il Gioco di ruolo previsto dalla seconda sezione, sti-moleranno la capacità di creare collegamenti e associazioni tra diversi processiche si svolgono in un ecosistema.

Quante cose si possono imparare osser-vando gli alberi in un Parco... Poter vivere e sperimentare la natura èsempre una straordinaria e insostituibileopportunità di crescita, favorita dallapossibilità di fruire di occasioni forma-tive organizzate, come quelle propostedai Parchi del Piemonte.

Per conoscere tutte le offerte: www.regione.piemonte.it/parchi//junior/didattica/

CEDRO

Come è fatto un albero?

Immaginiamo di avere un albero davanti ai nostri occhi. Quali sono gli elementi essenziali? Radici, tronco, foglie e frutti, anche se questi ultimi possono essere momen-taneamente assenti in funzione della stagione. Non cambiano le funzioni, ma forme, colore e caratteristiche sono diverse a seconda della specie a cui l’albero appartiene e delle condizioniin cui vive.

Concentriamo l’attenzione su altezza, forma della chioma, caratteristiche dellefoglie e della scorza.

L’altezza di un albero è influenzata, oltre che dalla sua età e dalla specie a cui appartiene, anche dalla natura del terreno su cui cresce: suoli sfavore-voli possono per esempio non fornire il nutrimento adatto e quindi limi-tare le possibilità di sviluppo di un albero. È il caso dei pini alloctoni presenti nella Riserva Naturale Speciale dei Monti Pelati e Torre Cives (TO) e dei larici che vivono in montagna ai limiti della vegetazione arborea che, per questo motivo, sono caratterizzati da stature e accrescimenti molto ridotti.

La chioma di un albero, un po’ come la nostra capigliatura, può presen-tare forme molto diverse: può, per esempio, essere tonda e piena come quella di un rovere o triangolare e slanciata come quella di un abete. La caduta di un ramo, l’azione del vento, un edificio vicino possono aver determinato forme molto particolari.

Sappiamo tutti che le caratteristiche delle foglie sono molto varie. Le foglie possono essere grandi o piccole, inodori o profumate, morbide o dure, ma anche pelose o addirittura pungenti. I loro colori sono un arcobaleno di tonalità che, per molte specie, variano nel corso dell’anno.

La scorza è lo strato esterno dei tronchi (mentre il comune termine “cor-teccia” indica il tessuto che sta all’interno). Come una corazza, protegge i vasi per il trasporto della linfa e può avere aspetti diversi: è per esempio continua e liscia nella betulla o rugosa e con tagli verticali nel larice. La scorza di una stessa specie di albero può vestire poi abiti differenti col variare dell’ambiente.

17

Cosa dà colorealle foglie?

Le foglie sono colorate da sostanze naturali prodotte dalle loro cellule, chia-mate pigmenti. Ve li presentiamo: laclorofilla, fondamentale per la fotosin-tesi, dà il colore verde, i carotenoididanno il giallo, l’arancione o il marrone,mentre le antocianine tingono le fogliedi rosso.

La bellezza del“tutto scorre”

Le splendide fioriture e lo spuntare delleprime foglie in primavera, la raccoltadei frutti maturi in estate, il cambio dicolore delle foglie e la loro caduta in au-tunno, la presenza o l’assenza di fogliein inverno sono tutte occasioni con-crete molto coinvolgenti per osser-vare gli alberi focalizzando l’attenzionesui modi con cui essi si adattano al mutare delle condizioni climatiche, inparticolare di luce e temperatura, maanche - se vi sentite un po’ filosofi - sulsenso del tempo e del suo scorrere.

18

Un albero ai raggi X

Le radici, nascoste nel suolo, servono all’albero sia a prelevare dal terrenol’acqua e i sali minerali per nutrirsi sia ad “ancorarvisi”: alcuni le sviluppanosoprattutto nello strato superficiale, più soffice e aerato, altri invece le fannopenetrare più profondamente, anche nei suoli più difficili.

La maggior parte degli alberi presentano radici fascicolate: da una principale,la prima che si sviluppa, ne dipartono numerose secondarie che la uguagliano osuperano in lunghezza. Alcuni hanno invece radici a fittone: una grossa e lungaprimaria con poche secondarie.

Se entriamo poi “nel vivo” dell’albero, scopriamo che all’interno del troncoe dei rami sono presenti vasi conduttori che permettono alla linfa di scorreree raggiungere tutte le diverse parti.

Dalle radici verso le foglie scorre la linfa grezza formata dall’acqua e dai saliminerali presi dal suolo. Mentre in senso inverso, dalle foglie alle radici,viaggia la linfa elaborata che contiene il glucosio sintetizzato dalle foglie durante la fotosintesi e che costituisce il “cibo” dell’albero.

Le foglie sono, quindi, fondamentali perché in esse sono presenti le strutture(i cloroplasti) che permettono, attraverso il processo della fotosintesi, ditrasformare l’energia del sole e l’anidride carbonica presente nell’aria in ma-teria organica. Come dei provetti “chef” mischiano gli ingredienti et voilà...il pasto è servito!

radici fascicolate radici a fittone

Albero, fornisca le generalità!

Alt, carta d’identità! Per riconoscere la specie a cui un albero appartiene siosservano in genere le foglie.

Per descrivere le foglie esistono aggettivi specifici che ne definiscono laforma, l’apice, il margine, il picciolo.È una terminologia da rispettare per descrivere la varietà delle situazioniche si possono presentare: per esempio, una volta classificata una pianta comeuna latifoglie, occorrerà saper distinguere tra foglie semplici o composte, trafoglie lanceolate, palmate o cuoriformi e, ancora, tra margine fogliare intero,dentato o lobato. Esistono poi altri aggettivi per distinguerne la base, l’apice, le nervature, lalamina.

19

Imparare è divertente!

È un po’ complesso, è vero. Ma non lasciamoci scoraggiare: un’attività pra-tica in un ambiente naturale, magari seguendo le indicazioni esperte di unguardiaparco o anche appositi percorsistudiati ad hoc, fissi e segnalati sul territorio come nel Parco Naturale Pro-vinciale del Monte S.Giorgio (TO),possono stimolare l’interesse e la curio-sità dei bambini e renderli protagonistidi un processo di apprendimento e discoperta.

Fa freddo...spogliamoci!

Come mai le foglie cadono? Con l’arrivo della stagione fredda, lalinfa presente nelle foglie tende a con-gelare e, di conseguenza, a far gelareanche le cellule, che muoiono. Per far sì che non congeli anche la linfapresente all’interno dei vasi dei rami edel tronco, l’albero produce alla base delpicciolo di ogni foglia uno strato di cel-lule che funge da chiusura per i vasi.Quando lo strato è completato... voilà,la foglia si stacca e cade sul terreno men-tre l’albero è pronto ad affrontare l’inverno. Questione di sopravvivenza! Tronco e rami “spogli” in inverno fannoriconoscere la presenza del larice, l’unicaconifera che perde gli aghi nella sta-gione fredda. Gli alberi “sempreverdi” invece cam-biano le foglie, ma non le perdono maitutte insieme! Non hanno infatti biso-gno di “spogliarsi” nella stagione freddaperché le loro foglie sono protette dauno spesso strato di cera e contengonoanche olio che resiste al gelo.

20

Collezione primavera-estatee autunno-inverno

Durante la primavera e l’estate le foglie... si abbronzano! La loro intensaattività fotosintetica infatti produce la clorofilla che le fa apparire verdimascherando il colore giallo dato dai carotenoidi.

In autunno, si sa, il sole cala e gli alberi rispondono alla diminuzione di luceproducendo gradualmente sempre meno clorofilla, fino a cessare la suaproduzione del tutto. La diminuzione di clorofilla permette ai carotenoidi,sempre presenti nelle foglie, di tornare alla ribalta: le foglie si tingono così digiallo, arancione e marrone bruciato.Alcuni alberi invece... si imbarazzano. Il colore rosso delle foglie è legatoalla produzione delle antocianine che avviene in alcune specie e, in particolare,nella stagione autunnale quando si susseguono giorni di sole e notti fredde. Le antocianine, infatti, recuperano gli zuccheri prodotti dalla fotosintesi durante il giorno, che rischiano altrimenti di rimanere bloccati nelle foglieperché il freddo notturno ne rallenta il trasporto verso le radici.

Forse non tutti sanno che le colorazioni autunnali variano da un anno all’altro.Sono influenzate, oltre che dalla luce solare, anche dalla pioggia, che se abbon-dante può rendere i colori meno brillanti, e dalle gelate che possono far diventarele foglie marroni e farle cadere precocemente.

FAGGI

la SALVAGUARDIA

degli ALBERI

I boschi e le foreste sono un bene davvero prezioso e come tale vanno tutelatie gestiti in maniera adeguata, non solo per noi ma anche per le generazionifuture. Il Piemonte si è dotato di leggi specifiche per tutelare il suo patrimonioboschivo e la sua biodiversità. Il rispetto delle fasi di crescita delle piante fino alla maturità, la salvaguardiadegli esemplari di particolare importanza e la formazione di boschi misti conspecie differenti sono tutte forme di gestione attenta al territorio previste daiPiani di Assestamento Forestale della Regione. Il trend è confortante: la superficie forestale regionale è aumentata negliultimi 20 anni sia per i rimboschimenti effettuati dall’uomo sia, soprattuttonelle aree montane, spontaneamente per l’abbandono dei pascoli e dei coltivi.

Ognuno può dare il suo contributo, basta un po’ di attenzione in più. In Europa il marchio FSC - Forest Stewardship Council - indica il legno cheproviene da foreste che vengono gestite rispettando l’ambiente e che preve-dono programmi di riforestazione. Usare legno, carta, carta igienica e fazzolettiprodotti con carta riciclata o da foreste gestite in modo sostenibile è un con-tributo concreto alla tutela del patrimonio forestale. Anche usare legno di produzione locale è in genere una buona pratica: spessoparquet e i mobili costruiti con legni tropicali come il teak, il doussiè, il wengèe il mogano contribuiscono infatti alla deforestazione.

Usare bene le foreste

Nel mondo le foreste coprono circa il 30%per cento del territorio e sono concentrateprincipalmente in soli quattro Paesi. I “campioni del verde” eccoli qua: Russia,Brasile, Canada e Stati Uniti. Attenzione però! Attualmente le foreste,soprattutto quelle del Sudamerica e del-l’Africa, stanno diminuendo: pensateche ogni tre secondi la Terra perdeun’area di foresta grande quanto uncampo di calcio! Perché ciò succede è presto detto. Le fore-ste vengono distrutte sia per ricavarne legname sia per ottenere terreno da colti-vare o da utilizzare per l’allevamento delbestiame. Tuttavia sorge un problema: una volta di-sboscati, i terreni risultano molto poveri esi rivelano poco adatti per l’agricoltura el’allevamento. Nel giro di pochi anni isuoli disboscati, non più protetti dallafolta vegetazione della foresta, vengono dilavati dalle piogge e si trasformano indeserti in cui non è più possibile coltivareniente. E la pratica si ripete: occorre disboscare unnuovo appezzamento di foresta, da utiliz-zare anch’esso solo per pochi anni.

Cos’è la deforestazione?

21

22

Sono numeri che “scottano”: in Piemonte ogni anno avvengono in mediacirca 400 incendi boschivi e quasi la metà di questi è di origine dolosa: sonoil più grave agente di danno dei boschi regionali! È quindi molto importante far riflettere i bambini, ma anche gli adulti, siasui pericoli che l’utilizzo del fuoco comporta anche quando viene utilizzatoper fini legittimi (eliminazione di foglie secche, di scarti degli orti o dei giar-dini…), sia sul fatto che i piromani vanno perseguiti fermamente perché gliincendi che provocano distruggono la foresta, patrimonio di tutti, e mettonoa rischio l’integrità di persone e beni. Il fuoco modifica il paesaggio, sconvolgendo gli equilibri pre-esistenti e de-terminando, a volte, un nuovo assetto: visitate per esempio il Parco Naturaledel Monte San Giorgio (TO), dove in seguito a un grande incendio del 1999si sono diffusi spontaneamente i pini marittimi – una specie pirofita attiva, lacui riproduzione cioè è favorita dal passaggio del fuoco – a scapito dei menoadattabili pini neri.

Per far fronte a questi eventi in Piemonte è stato creato il Servizio AntincendiBoschivi, formato da Regione, Corpo Forestale dello Stato, Vigili delFuoco e volontari, tra cui molti guardiaparco delle zone di montagna, chevengono costantemente preparati e aggiornati. Il piano di intervento antin-cendi prevede una serie di azioni preventive che vanno dal diradamento delsottobosco alla predisposizione di punti di rifornimento idrico per i diversimezzi antincendio, dalla manutenzione della viabilità forestale alle azioni diricostituzione dei boschi bruciati, fino a sistemi di previsione e avvistamentodegli incendi. A volte sono previsti anche... incendi volontari! Ma nientepaura, si tratta di fuochi controllati che hanno lo scopo di ridurre la biomassapiù facilmente incendiabile, per esempio il sottobosco.

Malattie da alberi

Anche gli alberi si ammalano. Tra i malanni più diffusi, batteri, funghi, viruse inquinamento possono minacciare la salute di singole piante, soprattuttodegli esemplari più deboli o avanti negli anni, o addirittura espandersi comeepidemie in intere formazioni forestali.Non parlate per esempio, al pino silvestre e al pino nero del loro nemico, laprocessionaria. Mentre l’Armillaria mellea, meglio noto ai “fungaioli” comechiodino o famigliola buona, merita il podio tra i parassiti fungini. Nel Parcodei Lagoni (NO) negli ultimi anni la processionaria ha colpito la popolazionedi pino silvestre mentre l’armillaria sta indebolendo le robinie.I castagneti secolari risultano invece spesso colpiti dal cancro del castagno chene scava l’interno. A volte però la malattia di un albero può essere la salvezza di un uomo: si narrache nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (AL) un partigiano si nascoseper giorni nella cavità di un castagno, scampando così ai rastrellamenti tedeschi.

Attenti al fuoco!

Mi presento: sonola processionaria

La processionaria (Thaumetopoea pityo-campa) è un lepidottero nemico di diverse specie di pini perché le sue larve,rifugiate in bianchi nidi sericei costruitisulle chiome degli alberi, sono ghiottedelle loro foglie. Chiamate con un certodispregio gatasc, le larve sono così voracida arrivare a defogliare la chioma dell’al-bero, indebolendolo anche pesantemente.Alcuni in passato raccoglievano in invernoi nidi delle larve per poi bruciarli. L’ope-razione doveva però essere condotta conattenzione poiché le larve sanno difendersibene: i loro peli urticanti infatti possonoprovocare dermatiti e infiammazioni agliocchi e alle mucose delle vie respiratorie. Per questo motivo è bene evitare, in particolare con i bambini, di compiere pas-seggiate soprattutto in primavera ed estatenelle giornate di vento in luoghi infestatidalla processionaria.

23

Settembre 2009 ESPERIMENTO: la germinazioneTutti gli alberi, anche quelli più grandi, nascono dai semi. Le condizioni ambientali in-fluiscono però sulla possibilità di germinazione di un seme e anche sulla crescita dellapianta.Potete fare due tipi di esperimento:1)Fate raccogliere i semi degli alberi che si trovano facilmente compiendo un’uscita in

un giardino o in un parco: come le ghiande della roverella, le castagne matte dell’ip-pocastano o i pinoli del pino domestico. Mettete quindi i semi a bagno in acqua tiepida in un barattolo di vetro per una notte. Il giorno successivo, senza togliere il guscio, poneteli in un vaso di terracotta in cui avrete posto della terra da giardino.Coprite il vaso con della pellicola di plastica trasparente per trattenere l’umidità e ponetelo in un luogo ombroso a temperatura costante. Nei mesi successivi, controllate di tanto in tanto il vaso per vedere se spunta qualche germoglio. Quale specie germoglia per prima? Germogliano tutti i semi?

2)Piantate semi di piante che crescono velocemente (lenticchie, piselli, fagioli) in diverse condizioni (temperatura, umidità, substrato) per capire in quali situazioni ambientali germogliano meglio.Potete mettere i semi in diversi vasetti. Ponete sul fondo di ciascun vaso vari materiali (terra, cotone idrofilo asciutto, cotone idrofilo bagnato, acqua) e disponeteli in diverse condizioni (nella stanza, nel frigorifero, vicino o lontano dalla luce). Osservate quindi quali semi germogliano e tra questi quali crescono più velocemente, annotando le condizioni più favorevoli. Soffermatevi sul fatto che i semi possono stare a riposo anche per anni: si risvegliano e cominciano a germogliare quando intorno a loro si creano condizioni di calore e umidità adatte.

Attività didattiche sul fico possono essere sviluppate a partire dal gioco del Memory.

In Inghilterra la betulla è chiamata “Signora dei Boschi” a causa del candore della cor-teccia e della leggerezza dei rami. Se ne può prendere spunto per inventare favole che la vedano come protagonista insiemead altri abitanti del bosco.

Fico comune20 Settembre 2009

Betulla bianca27 Settembre 2009

SPUNTIper ATTIVITà

DIDATTICHE

Olivo 4 Ottobre 2009

ATTIVITÀ: all’aria aperta in ogni stagioneQuali attività si possono fare in un ambiente naturale, in un’area protetta o in un boscoin autunno?Discutetene in classe. Potete far preparare un cartellone diviso in quattro aree, una perogni stagione, su cui intanto scrivere o disegnare quel che i bambini hanno pensato dipoter fare in autunno. Il brainstroming in classe sarà ripetuto a ogni stagione e potràservire agli alunni sia come occasione per raccontare le proprie esperienze sia comespunto per idee di uscite da proporre ai genitori.Ognuno potrà poi documentare con testi, disegni e fotografie l’attività che ha effetti-vamente praticato con la famiglia, componendo così un diario delle “parole di albero”effettivamente “ascoltate” dai bambini.

L’olivo è simbolo di pace da quando la colomba biblica ne portò a Noè un ramoscellonel becco dopo il diluvio. Si può portare in classe un ramoscello di olivo e proporre ungioco: i bambini se lo passano di mano in mano. Chi ha il ramoscello dice una parolao un brevissimo racconto “di pace”.

Attività didattiche sul pioppo possono essere sviluppate a partire dal gioco del Memory.

Sono molti i toponimi di paesi, località, strade che derivano dai nomi degli alberi odelle attività a essi connesse, come Castagneto Po (TO), Alberghino (AL) (“albergo”era chiamato l’essiccatoio per le castagne), Castagnole delle Lanze (AT), Vian Pian Ca-stagna (Germagnano, TO). Anche molte aziende, associazioni, negozi, supermercati devono il loro nome a specievegetali.Potete andare a caccia di questi nomi su Internet (anche usando Google Maps) oppureperlustrando il quartiere.BOSCOPOLI: prendendo spunto dai nomi trovati e utilizzando la fantasia potete tro-vare dei nomi originali e spiritosi per i territori rappresentati sul tabellone.

Pioppo tremolo11 Ottobre 2009

24

Castagno18 Ottobre 2009

Ottobre 2009

25

L’ailanto è una specie esotica notevolmente infestante: cresce praticamente ovunque,anche fra le macerie e sui muri abbandonati, e raggiunge velocemente altezze che pos-sono superare i 20 metri. Si può misurare l’altezza di questa specie o di altri alberi… utilizzando la propria ombra!Potete farlo sperimentare ai bambini, in un giorno di sole, in un qualsiasi luogo dove cisia almeno un albero.Occorre misurare la lunghezza dell’ombra dell’albero e della propria ombra (ci si puòaiutare segnandole per terra con dei sassi). Conoscendo la propria altezza, una semplice proporzione permetterà di calcolare l’altezza dell’albero. Infatti:altezza dell’albero / altezza dell’ombra dell’albero = altezza del bambino / altezza dell’ombradel bambino.

ATTIVITÀ: gli alberi nelle stagioniCome si presentano gli alberi in autunno? Componete l’albero dell’autunno con la tecnica del collage, utilizzando, oltre la colla,solo materiali naturali che trovate in questa stagione, come foglie, cortecce, bacche, le-gnetti. Si potrà comporre un albero collettivo di classe su un grande cartellone oppure far com-porre a ciascun bambino il suo su un cartoncino. Con le stesse modalità si potrà poi procedere realizzando un albero con le caratteristichedell’inverno, della primavera, dell’estate. Completerete il cartellone o la raccolta di cartoncini individuali in ogni stagione.

Ciascun albero è unico, anche all’interno di un bosco costituito da alberi della stessaspecie o apparentemente molto simili tra loro.In un bosco o in un parco i bambini potranno dividersi a coppie. Uno porterà l’altro, che si sarà bendato, vicino a un albero e lo inviterà a esplorarlo e acercarne le peculiarità utilizzando tutti i sensi: annusando le foglie, strofinando la propriaguancia contro il tronco, circondandone il fusto con le braccia. Successivamente, una volta sbendati, i bambini saranno invitati a ritrovare il proprioalbero e a ripetere l’esperienza con gli occhi aperti. Una discussione potrà prendere spunto dalla considerazione che anche la classe è fattada bambini che, pur avendo tutti la stessa età, hanno caratteristiche individuali e uniche.Il bosco per esserci ha bisogno di ciascun albero, così come ogni bambino è fondamen-tale per l’esistenza della classe.

Ailanto25 Ottobre 2009

Novembre 2009

Ontano nero1 Novembre 2009

Faggio8 Novembre 2009

26

Sequoia sempreverde22 Novembre 2009

In autunno le foglie degli alberi cambiano colore perché varia la quantità dei diversipigmenti in esse contenuti. I carotenoidi danno il colore giallo e arancione a molti frutti e piante, mentre le anto-cianine le colorano di rosso più o meno scuro. Invitate i bambini a trovare frutti il cui colore è dato principalmente dai carotenoidi odalle antocianine. Per esempio, tra i primi figurano arance, mais, banane, carote, tra isecondi mirtilli, mele, ciliegie, fragole.BOSCOPOLI: possono essere create pedine prendendo spunto dalla forma e dai coloridi diversi frutti.

Anche il suolo del bosco è “vivo”: la lettiera (lo strato superficiale del terreno) è luogodi processi fondamentali per il riciclo degli elementi.In un bosco, o anche sotto un singolo albero, potete raccogliere una manciata di lettierae osservarla spargendola su un foglio bianco: da cosa è composta? Muschio, erbe, restivegetali in decomposizione, foglie intere o frammentate, aghi di conifere, rametti e cor-teccia, semi, frutta, resti di insetti e altri animali, animali vivi, funghi… Per ogni resto trovato, i bambini faranno ipotesi su cosa era e come si trasformerà. Poteteanche rappresentare su un foglio, con disegni o incollando il materiale raccolto, il pro-cesso di trasformazione.BOSCOPOLI: nelle carte delle probabilità una gestione dei tagli del bosco secondouna selvicoltura di tipo naturalistico potrà far guadagnare soldi o punti qualità.

Gli alberi possono avere una vita molta lunga. In Piemonte alcuni alberi hanno più di500 anni.Focalizzare l’attenzione su cosa ha “visto” l’albero nella sua vita, su come erano e cosafacevano le persone che hanno sostato ai suoi piedi, può aiutare a comprendere le se-quenze temporali e a memorizzare eventi storici. Scegliendo un albero monumentale o particolarmente longevo, possibilmente presentenel territorio dove i bambini vivono, si potrà fare un disegno a vignette in cui comparel’albero nelle diverse età e, di fianco, persone, abitazioni, mezzi di trasporto o eventistorici che si sono succeduti parallelamente alla vita dell’albero.BOSCOPOLI: nelle carte delle probabilità, potranno essere proposti quiz sul numerodi anni che possono vivere diverse specie di alberi.

Quercia rossa15 Novembre 2009

27

Frassino Maggiore6 Dicembre 2010

Il rovere è un legno molto utilizzato per parquet o per mobili. Invitate i bambini a os-servare a scuola e a casa: quali manufatti sono di legno? Banchi, sedie, armadi, librerie,matite per disegnare, pavimenti, travi... Provate a elencarli e a scoprire il nome e la provenienza del legno di cui sono fatti.Quanti chilometri hanno percorso per giungere fino a noi?BOSCOPOLI: nelle carte degli imprevisti la posa di un parquet di legno provenientedalla deforestazione di una foresta tropicale può far diminuire i soldi o punti qualità diun giocatore, mentre un parquet di legno proveniente da foreste gestite in modo soste-nibile può farne guadagnare.

ESPERIMENTO: il lavoro delle radiciLe radici servono a tenere gli alberi ancorati al terreno, ma hanno anche altre funzioni? Per scoprirlo ponete due bicchieri uno di fianco all’altro: nel primo mettete un po’ diterra (che non contenga urina di animali) mischiata a 2 cucchiaini di sale e aggiungeteacqua fino a ottenere una fanghiglia liquida. Il secondo lasciatelo vuoto. Prendete una striscia di carta assorbente, attorcigliatela e ponetela a cavallo tra i duebicchieri, infilando una delle estremità della striscia nella fanghiglia del primo bicchiere.Osservate cosa succede nelle ore successive. La terra rimane nel primo bicchiere e l’acqua, filtrata attraverso la carta assorbente, goc-ciola nel bicchiere vuoto. Lasciate il bicchiere in un luogo caldo per qualche giorno:l’acqua evaporerà e rimarrà il sale sul fondo. Oppure, infilate un dito nell’acqua goc-ciolata e assaggiatela: che sapore ha? I bambini scopriranno che è salata. La carta ha assorbito l’acqua contenuta nella terra e l’ha trasportata nel secondo bicchiereinsieme al sale disciolto in essa. Analogamente alla carta, le radici assorbono dal terrenol’acqua e i sali minerali necessari per la sopravvivenza e la crescita dell’albero.

Molti dei materiali di consumo che si utilizzano quotidianamente a casa e a scuola pro-vengono dagli alberi: i fogli dei quaderni, gli album da disegno, i fazzoletti di carta, lacarta igienica… Interessanti spunti di discussione e di ricerca in classe possono essere i seguenti: è pos-sibile riciclarli? Qualcuno di questi materiali è in carta riciclata? C’è in classe un cestinoapposito dove buttarli?BOSCOPOLI: in una carta delle probabilità l’utilizzo di carta riciclata o provenienteda foreste gestite in modo sostenibile farà guadagnare soldi o punti qualità.

Rovere29 Novembre 2009

Dicembre 2009

Abete bianco20 Dicembre 2009

Abete rosso1-6 Gennaio 2010

Gennaio 2010

Sugli alberi si possono trovare diversi segni della presenza degli animali: nidi sui rami onelle cavità, frutti e semi sgranocchiati, incisioni sul tronco, tane tra le radici, ragnatele,piume o peli, uova, ooteche o crisalidi tra le fessure della corteccia… Fate disegnare un albero con tutti i suoi... inquilini!

L’abete bianco è il tradizionale albero di Natale, solitamente decorato con palle colorate,pacchettini, lucine. Per questo Natale, potete proporre ai bambini di decorare il proprioalbero solo con materiali naturali e con forme prese dal mondo vegetale. Dopo aver raccolto il materiale individualmente o con un’uscita apposita, in classe po-tete preparare addobbi composti di bacche, foglie, scorze, pigne, radici, sassi, gusci dilumaca, conchiglie, nonché ritagliare su cartoncini colorati (magari di carta riciclata)sagome di alberi e di foglie. BOSCOPOLI: le pigne e gli aghi dell’abete bianco o di altre conifere possono essereutilizzati per creare gli alberi del gioco.

ATTIVITÀ: all’aria aperta in ogni stagioneQuali attività si possono fare in un ambiente naturale, in un’area protetta o in un boscoin inverno?Discutetene in classe e fatele scrivere o disegnare sul cartellone di classe già preparato.Raccogliete la documentazione delle attività svolte.

In classe si potrà chiedere ai bambini di elencare chi frequenta il bosco e per quale scopo. Tra le risposte potranno comparire i boscaioli per fare legna, gli escursionisti per goderedell’ambiente naturale o per raccogliere funghi, i bambini per giocare, gli esperti percercare erbe, gli sportivi per allenarsi, i guardiaparco per sorvegliare il territorio. Se svoltaadeguatamente, ciascuna di queste attività è compatibile con la salvaguardia del bosco. BOSCOPOLI: carte degli imprevisti o delle probabilità potranno essere associate adazioni “amiche” o “nemiche” del bosco compiute dai diversi frequentatori. Così, per esempio, raccogliere mirtilli con le palette, danneggiando le piante, farà per-dere soldi o punti qualità mentre pulire il sottobosco, contribuendo alla cura dell’am-biente, ne farà guadagnare.

28

Pino silvestre13 Dicembre 2009

29

Le diverse specie di un ecosistema sono collegate tra loro in un equilibrato intreccio vi-tale. Si potrà impostare un gioco in questo modo: un bambino tiene un gomitolo dispago e sceglie una specie di partenza, per esempio il pino cembro. Gli altri bambiniproporranno ciascuno un elemento (aria, acqua, rocce, luce, suolo, pioggia…) o unaspecie, collegati al precedente da relazioni di predazione, decomposizione, necessità. Ilpino cembro è una fonte di cibo per un uccello, la nocciolaia. Così dal pino si potràpassare alla nocciolaia, dalla nocciolaia alla volpe, dalla volpe al fungo che ne decomponeil corpo una volta morto, quindi dal fungo al suolo dove vengono liberati i nutrienti...Man mano che intervengono, i bambini si collegheranno tra loro in ordine sparso, svol-gendo il gomitolo e passandosi lo spago. A un certo punto il pino verrà tagliato: il bam-bino corrispondente tirerà la corda e tutti quelli che sentiranno lo strappo saranno glielementi dell’ecosistema che risentiranno della sua distruzione. Ogni bambino potràcosì sperimentare il concetto di ecosistema e l’importanza di ciascuno dei suoi elementi.

Le scorze degli alberi non sono tutte uguali: sono come le impronte di un albero. Potete sperimentare la loro diversità riproducendo quelle appartenenti a diverse speciearboree tramite la tecnica del “frottage”. Per far ciò i bambini appoggiano un foglio bianco sulla scorza e strofinano (senza bucareil foglio!) con una matita colorata o, meglio, con un pastello a cera. Confrontate i risul-tati ottenuti.BOSCOPOLI: la tecnica del frottage può essere utilizzata per colorare e decorare il ta-bellone in maniera originale.

Il cedro del Libano è l’albero rappresentato nella bandiera del Libano: ci sono altre ban-diere che contengono alberi (o parti di essi) tipici del Paese a cui appartengono? Potete far svolgere una ricerca di classe sulle bandiere dei diversi Stati, magari partendodai Paesi di origine dei bambini, indagando il significato dei colori e dei simboli che vicompaiono.

Nelle città e nei paesi gli alberi possono essere presenti lungo i viali, nelle piazze, neiparchi e nei cortili e giardini privati. Perché gli alberi sono importanti anche in ambiente urbano?Una discussione in classe potrà evidenziare che, oltre a garantire il funzionamento degliecosistemi e a rendere possibile la vita sulla Terra, gli alberi neutralizzano parte dei gastossici presenti nell’aria, riducono i rumori, fanno ombra e quindi rinfrescano la tem-peratura estiva, rendendo le città più belle e piacevoli.

Leccio17 Gennaio 2010

Cedro del Libano24 Gennaio 2010

Platano ibrido29 Gennaio 2010

Pino cembro10 Gennaio 2010

30

Noce14 Febbraio 2010

Cipresso italico7 Febbraio 2010

Come si presentano gli alberi in inverno? Tutti hanno perso le foglie? Qualche conifera perde i propri aghi? Componete il vostro albero dell’inverno, individuale o di classe.

Una visita alla locale caserma dei vigili del fuoco potrà essere molto interessante per ca-pire come si interviene in caso di incendio boschivo. In classe poi si potrà illustrare la sequenza di operazioni che vengono effettuate, l’at-trezzatura e i mezzi utilizzati.BOSCOPOLI: una casella del tabellone potrà rappresentare la caserma dei pompieri.Quando una carta degli imprevisti annuncerà un incendio, occorrerà andare sulla caselladei vigili del fuoco e fermarsi un giro.

Molte ricette, anche tradizionali piemontesi, fanno uso delle noci. Si può scoprire quali chiedendo ai genitori e ai nonni, consultando libri di cucina o fa-cendo una ricerca su Internet. I bambini conoscono qualche dolce alle noci particolarmente gustoso?

ESPERIMENTO: dov’è la clorofilla?Cogliete delle foglie verdi dagli alberi e lasciatele immerse per qualche giorno in un ba-rattolo di vetro riempito con alcol (o acetone). Osservate cosa succede. Ogni giorno che passa l’alcol diventa sempre più verde: come mai? Cosa dà colore all’alcol? Dall’osservazione diretta dell’alcol colorato dalla clorofilla che fuoriesce dalle foglie, ibambini ricorderanno che la clorofilla è contenuta in tutte le foglie verdi e che è propriola sostanza che permette loro di compiere la fotosintesi.

Marzo 2010

Febbraio 2010

31

Molti frutti presenti abitualmente sulla nostra tavola provengono da luoghi anche moltolontani. Un’indagine compiuta al supermercato permetterà di scoprirne i Paesi di pro-venienza, che varieranno anche con la stagione. BOSCOPOLI: una casella del tabellone potrà rappresentare un piccolo orto sul balconedi casa o un frutteto di una cascina vicina: capitandoci sopra, il consumo di frutta everdura prodotti localmente farà guadagnare soldi o punti qualità.

Scegliete un percorso nel vostro territorio che attraversi ambienti naturali diversi. Provate a farne in classe un profilo altimetrico (distanza-quota) e riportate su di esso lavegetazione corrispondente. Da cosa sono determinate le variazioni di vegetazione? In montagna acquisterà importanza la quota e la vegetazione seguirà fasce altitudinali,nei territori di pianura le variazioni di vegetazione potranno invece dipendere da altrecaratteristiche ambientali, come per esempio la presenza di un fiume.

Attività didattiche sulla farnia possono essere sviluppate a partire dal gioco del Memory.

Il pesco è originario della Cina, da cui si diffuse in Persia e successivamente in tutto ilbacino del Mar Mediterraneo. In molti giardini, parchi e frutteti troviamo alberi che provengono da svariate parti delmondo, proprio come all’interno della classe, e in alcuni casi anche della famiglia, cisono bambini che arrivano da luoghi molto diversi e distanti tra loro. Con l’aiuto del dizionario o di manuali sugli alberi, navigando in Internet, o anchechiedendo a un guardiaparco, scoprite il luogo di origine degli alberi presenti nel terri-torio della scuola. Su un planisfero inserite poi l’immagine di ciascun albero nel suoluogo di provenienza e anche il luogo di nascita di ciascun alunno o il paese di originedella sua famiglia.Una discussione in classe potrà prendere spunto dall’osservazione che la diversità puòportare in un giardino ricchezza di colori, forme, profumi, sapori, dimensioni, e in unacomunità ricchezza di tradizioni, lingue, costumi, modi di vivere.

Larice14 Marzo 2010

Farnia21 Marzo 2010

Pesco28 Marzo 2010

Albicocco comune7 Marzo 2010

32

Salice bianco18 Aprile 2010

Carpino bianco1-11 Aprile

ATTIVITÀ: all’aria aperta in ogni stagioneQuali attività si possono fare in un ambiente naturale, in un’area protetta o in un boscoin primavera? Discutetene in classe e fatele scrivere o disegnare sul cartellone di classegià preparato. Raccogliete la documentazione delle attività svolte.

In un bosco vi possono essere segni della presenza dell’uomo. Si può cercarli compiendo una gita o discuterne coi bambini basandosi sulle loro espe-rienze pregresse. Per esempio, potranno essere ricordati: strade e sentieri, cartelli segnaletici, tagli di alberie rimboschimenti, baite e cascine, cappelle e croci, acquedotti, canali e fontane, lineeelettriche, impianti da sci, rifiuti, voci di persone e altri rumori (trattori, automobili,moto…). Tra questi segni, quali sono utili per il bosco? Quali lo possono rovinare?Potete disegnare un bosco su un foglio e sovrapporvi due fogli di carta da lucido tra-sparente su cui farete disegnare rispettivamente gli elementi “positivi” per il bosco equelli “negativi”. BOSCOPOLI: carte delle probabilità e degli imprevisti possono prendere spunto daisegni di presenza umana positivi e negativi per il bosco.

Come fanno i botanici a studiare le specie vegetali presenti in un territorio? Delimitanoun’area con corda e picchetti e analizzano le specie erbacee, arbustive o arboree presentiall’interno del perimetro. Le specie presenti e il numero di individui per ciascuna specie danno importanti infor-mazioni sulla biodiversità del luogo. Potete ripetere il lavoro del botanico su una piccola area di prato.BOSCOPOLI: una casella del tabellone potrà rappresentare un botanico al lavoro. Per il riconoscimento delle specie si dovrà però star fermi un giro!

Attività didattiche sul ciliegio possono essere sviluppate a partire dal gioco del Memory.Ciliegio25 Aprile 2010

Aprile 2010

Bagolaro23 Maggio 2010

33

Maggiociondolo16 Maggio 2010

Melo selvatico9 Maggio 2010

Tiglio cordato2 Maggio 2010

ATTIVITÀ: gli alberi nelle stagioni Come si presentano gli alberi in primavera? Come sono le foglie? Spuntano prima ifiori o le foglie? Componete il vostro albero della primavera, individuale o di classe.

Attività didattiche sul tiglio possono essere sviluppate a partire dal gioco del Memory.

Senza le foglie l’albero non può compiere la fotosintesi. Potete andare alla scoperta della loro struttura osservandole con la lente di ingrandi-mento o, se le foglie sono sufficientemente sottili (altrimenti non fanno passare la luce),anche con il microscopio. È interessante confrontare foglie di alberi diversi e coglierneanalogie e differenze. In tutte le foglie si possono osservare gli stomi che permettonoloro di scambiare ossigeno, anidride carbonica e acqua con l’aria.

Attività didattiche sul maggiociondolo possono essere sviluppate a partire dal gioco delMemory.

In un bosco, tra gli arbusti o ai piedi di un singolo albero, si possono sentire molti suoni:il vento tra le fronde, gli uccelli che cinguettano sui rami, lo stormire delle foglie. Con i bambini si può provare a mettersi sotto un albero restando in silenzio e quindielencare tutti i suoni che si sentono. Con materiali vegetali è poi possibile costruire in classe strumenti musicali: una cannadi bambù può essere trasformata in un flauto, un tubo (di cartone, plastica o metallo)può essere riempito di semi o bacche e chiuso alle estremità, un bastone può essere ri-vestito di foglie e battuto su un pezzo di corteccia. Una volta ultimati si possono confrontare i suoni che ciascuno strumento produce edevidenziare le caratteristiche “sonore” dei materiali usati.

Maggio 2010

34

Magnolia30 Maggio 2010

Robinia pseudoacacia6 Giugno 2010

Luglio 2010

Giugno 2010

Agosto 2010

Per affinare la capacità di osservare e cogliere differenze tra oggetti diversi potete pro-porre in classe questo gioco da fare a coppie. Ciascuna coppia sistema alcune foglie provenienti da alberi di specie diversa su unbanco. A turno un bambino della coppia sceglie con il pensiero una delle foglie e l’altrodovrà indovinare qual è ponendo delle domande a cui il compagno potrà risponderesolo sì o no. Le domande permetteranno man mano di scartare le foglie che non corrispondono allecaratteristiche individuate, fino a trovare quella scelta dal compagno.

ESPERIMENTO: la linfaPrendete un gambo di sedano e immergetelo per metà in un barattolo di vetro in cuiavrete posto dell’acqua mischiata con inchiostro rosso o blu (o un altro colore vivaceche possa distinguersi chiaramente dal colore del sedano). Lasciatelo immerso per un giorno e poi osservatelo.L'inchiostro è penetrato nei piccoli vasi del sedano, che si chiamano capillari. Essi per-mettono il trasporto della linfa che nutre tutta la pianta.Ulteriori attività possono nascere dall’osservazione che, come l’albero trasporta la linfanei suoi vasi, noi trasportiamo il nostro sangue in vene, arterie e capillari. Si può ragionare in classe sulle analogie e le differenze dei due apparati vascolari e dise-gnarli uno di fianco all’altro.

Il miele prodotto dalle api con il nettare della robinia, meglio conosciuto col nome dimiele di acacia, è molto noto per il suo sapore gradevole. Quali tipi di miele i bambini conoscono o consumano abitualmente a casa?BOSCOPOLI: una carta delle probabilità potrà prevedere un assaggio a occhi bendatidi diversi tipi di miele (acacia, arancio, millefiori, castagno…) o di diversi alimenti dolcitra cui il miele. Indovinando l’alimento si acquisteranno soldi o punti qualità.

ATTIVITÀ: all’aria aperta in ogni stagioneQuali attività si possono fare in un ambiente naturale, in un’area protetta o in un boscoin estate?Ogni bambino, su un diario personale, potrà documentare con testi, disegni e fotografiel’attività che ha effettivamente praticato durante le vacanze.

ATTIVITÀ: gli alberi nelle stagioniCome si presentano gli alberi in estate? Ci sono frutti e fiori? Di che colore appaiono lefoglie? Ogni bambino durante le vacanze può comporre il proprio albero dell’estate,completando così la serie degli alberi nelle stagioni!

ALBERO NOME SCIENTIFICO SUL DIARIO SULLA GUIDA

Abete bianco Abies alba 20 Dicembre 2009 pp. 6-9-10-14-15Abete rosso Picea abies 1-6 Gennaio 2010 pp. 6-9-10-11-14Ailanto Ailanthus altissima 25 Ottobre 2009 p. 12Albicocco comune Prunus armeniaca 7 Marzo 2010 -Bagolaro Celtis australis 23 Maggio 2010 p. 13Betulla bianca Betula pendula 27 Settembre 2009 pp. 6-14-15Carpino bianco Carpinus betulus 1-11 Aprile 2010 pp. 6-8-10-14Castagno Castanea sativar 18 Ottobre 2009 pp. 6-9-11-13-15Cedro del Libano Cedrus libani 24 Gennaio 2010 -Cedro dell’Atlante Cedrus atlantica 21 Febbraio 2010 pp. 12-13Cedro dell’Himalaya Cedrus deodara - p. 12Cerro Quercus cerris - p. 8Cerro-sughera Quercus crenata - p. 9Ciavardello Sorbus torminalis - p. 10-15Ciliegio Prunus avium 25 Aprile 2010 p. 10Cipresso italico Cupressus sempervirens 7 Febbraio 2010 -Faggio Fagus selvatica 8 Novembre 2009 pp. 6-9-13-14Farnia Quercus robur 21 Marzo 2010 pp. 8-10-13Fico comune Ficus carica 20 Settembre 2009 -Frassino maggiore Fraxinus excelsior 8 Gennaio 2010 pp. 10-14-15Gelso bianco Morus alba - -Ginepro fenicio Juniperus phoenicea - p. 9Ginepro ossicedro (o rosso) Juniperus oxycedrus - p. 9Ginepro Turifero Juniperus thurifera - p. 9Ginko Biloba Ginko biloba - p. 13Ippocastano Aesculus hippocastanum 28 Febbraio 2010 -Larice Larix decidua 14 Marzo 2010 pp. 9-10-11-14-17-20Leccio Quercus ilex 17 Gennaio 2010 p. 9Maggiociondolo Laburnun anagyroides 16 Maggio 2010 -Magnolia Magnolia grandiflora 30 Maggio 2010 -Melo selvatico Malus sylvestris 9 Maggio 2010 p. 10Nocciolo Corylus avellana - p. 10Noce Juglans regia 14 Febbraio 2010 -Olivo Olea europea 4 Ottobre 2009 -Olmo campestre Ulmus minor - pp. 8-10-14Olmo montano Ulmus glabra - p. 14Ontano nero Alnus glutinosa 1 Novembre 2009 p. 15Ontano verde Alnus viridis - p. 6

INDICE ALFABETICO�DEGLI�ALBERI CITATI

35

36

ALBERO (O ARBUSTO) NOME SCIENTIFICO SUL DIARIO SULLA GUIDA

Pesco Prunus persica 28 Marzo 2010 -Pino bungeana Pinus bungeana - p. 12Pino cembro Pinus cembra 10 Gennaio 2010 pp. 4-9-11Pino dell’Himalaya Pinus wallichiana - p. 12 Pino montano Pinus montana - p. 6Pino mugo Pinus mugo - pp. 6-15Pino nero Pinus nigra - p. 12Pino silvestre Pinus sylvestris 13 Dicembre 2009 pp. 6-10-14Pino strobo Pinus strobus - pp. 12-13Pino uncinato Pinus uncinata - p. 9Pioppo tremulo Populus tremula 11 Ottobre 2009 pp. 5-6Platano ibrido Platanus hybrida 14 Marzo 2010 -Pruno tardivo Prunics serotina - p. 12Quercia rossa Quercus rubra 15 Novembre 2009 pp. 6-9-12-15Robinia pseudoacacia Robinia pseudoacacia 6 Giugno 2010 pp. 12-15Rododendro Rhododrendron spp. - p. 6Rovere Quercus petraia 29 Novembre 2009 pp. 6-8-13Roverella Quercus pubescens - pp. 6-13Salice bianco Salix alba 18 Aprile 2010 pp. 6-15Sequoia gigante Sequoiadendron giganteum - p. 12Sequoia sempreverde Sequoia sempervirens 22 Novembre 2009 -Tasso Taxus baccata - p. 13Tiglio cordato Tilia cordata 2 Maggio 2010 pp. 8-13

A cura di Regione Piemonte

DirezioneComunicazione Istituzionale

Direzione Ambiente

Coordinamento editorialeMirella Adamo

Simonetta AvigdorAlberto MerlatiLaura Ruffinatto

Testi a cura diAdriana CastelliniDaniel PerazzoneGiovanna Ranci

Progetto e realizzazione editoriale

La Fabbrica

Direzione creativaGuglielmo Incerti Caselli

Graphic DesignerMarco Smiroldo

DisegniMassimo Battaglia

Fotolito e stampaAges

FotografieArchivio Centro Documentazione

e Ricerche sulle Aree Protette.Si ringraziano R. Borra, A. Farina,

M. Smiroldo, C. Spadetti

Con la collaborazione dei Parchi Piemontesi

Il progetto educativo Vivere i nostri luoghi con gli occhi del futuro promosso dal Settore Pianificazione e Gestione Aree Naturali Protette

fa parte dell’iniziativa di comunicazione istituzionale Regione Piemonte - parliamo con i giovani PER INFORMAZIONI:

Regione Piemonte - Parliamo con i giovani - numero verde 800 655525 - [email protected] www.scuola.net - www.regione.piemonte.it/parliamo