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Hiroshima70 anni dopo
L'equipaggio dell'Enola Gay davanti alla "fortezza volante", ora in mostra
allo Steven F. Udvar-Hazy Center presso l'Aeroporto internazionale di
Washington-Dulles, in Virginia. Fotografia di Russell Gackenback, secondo tenente
Esattamente 70 anni fa, alle 8.15 del mattino, il bombardiere Superfortress
B-29 Enola Gay, sganciava sulla città giapponese di Hiroshima la bomba a
uranio Little Boy, “ragazzino”, causando centomila morti. Al comando della
fortezza volante c’era il comandante Paul Tibbets, 29 anni, che all’aereo
militare aveva dato il nome di sua madre.
Oggi la tragedia di Hiroshima è diventata simbolo di molte cose, tra tutte la
responsabilità della scienza quando incontra la società, la politica, quando viene
usata a scopi militari. E mentre in Giappone si ricordano le vittime di una delle
peggiori pagine della nostra storia e il sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui,
chiede l’abbandono totale del nucleare, intorno al 10 agosto potrebbe tornare in
funzione a Sendai il primo reattore post-Fukushima.
Perdono, Hiroshima.
Perdono per ogni passo
che tocca una ferita, apre una cicatrice..
Perdono per ogni sguardo,
che duole, anche se carezzevole.
Perdono per ogni parola
che turba il cielo in cui cerchi
i tuoi bambini,
popoli di bambini che perdesti per sempre.
Tomba
inesistente. Vento. vento. vento.
E’ la loro voce che ora piano suona
ogni giorno più spenta,
solo nel ricordo.
Oh, cimiteri
inesistenti. inesistenti. inesistenti.
Voler piangere e non poter stringere fra le braccia
nemmeno un’urna, una tomba almeno.
Dove sono i tuoi bambini, Hiroshima?
Forse nell’oceano
d’argento indifferente.
Forse nel mausoleo infinito
del cielo.
O forse, proprio su questa terra
che io calpesto.
Ogni passo io lo traccio con timore.
Ogni pezzo di terra
nasconde una bara.
Mi sembra che la terra
da me calpestata gridi: – Mamma.
Ahi, aria di smalto, dammi le ali,
che io mi innalzi leggero
per non urtare col passo delle ferite,
che l’ala mia tagli l’aria,
come d’angelo.
Ma sfavillando dalle migliaia di lesioni,
si avvicina Hiroshima a me,
si avvicina e si china piano e mi fa segno:
vieni, amico
e vedi ciò che è stato,
ciò che è.
E narra.
La pace: è il desiderio più grande che accomuna
tutti per il nuovo anno che viene. Pace che significa
anche diritti, opportunità, misericordia per chi vuole
cambiare vita. ...
PAPA FRANCESCO
Preghiera per la pace*
Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica!
Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri
conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti
momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite
spezzate; tante speranze seppellite…
Ma i nostri sforzi sono stati vani. Ora, Signore, aiutaci Tu!
Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la
pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di
dire: “mai più la guerra!”;
con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di
compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di
Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a
vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno
artigiani della pace;
donaci la capacità di
guardare con
benevolenza tutti i fratelli
che incontriamo sul nostro
cammino. Rendici
disponibili ad ascoltare il
grido dei nostri cittadini
che ci chiedono di
trasformare le nostre armi
in strumenti di pace, le
nostre paure in fiducia e
le nostre tensioni in
perdono.
Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per
compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo
e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace.
E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste
parole: divisione, odio, guerra!
Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti,
perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo
stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam!
Amen.
Realizzazione: Sr Alba Vernazza FMA
Istituto Figlie di Maria AusiliatriceVia dell’Ateneo Salesiano, 81
00139 Roma. Italia