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Sei mesi di indagini della polizia ha permesso di disarticolare i clan di Acerra e Afragola SCACCO ALLA MALA Progettavano una strage contro i rivali di Marco Ferri ACERRA - Omicidi, agguati, anche il progetto di mettere a segno una strage per decimare il clan opposto. Tutto questo e molto altro ha portato all’ar- resto di 21 tra capi e affiliati del clan De Falco-Di Fiore: un clan che, secondo quanto accertato dalla Dda di Napoli, aveva l’assoluto dominio sulle atti- vità illecite ad Acerra. L’indagine partì a seguito del- l’omicidio del capo clan Ciro De Falco, avvenuto ad Acerra nell’ottobre del 2006 e che scatenò una serie di risposte e di agguati contro il clan opposto a cui erano legati i componenti della famiglia Tedesco. Oggi l’operazione Congo - così chiamata dal nome del quartiere dominato dal clan - ha disarticolato il potente gruppo camorristico. In manette, infatti, sono finiti i reggenti del clan dal 2006. Loro e l’inte- ro clan, secondo l’accusa, avevano tentato di uccide- re Antonio Tedesco, altri esponenti del clan opposto: soprattutto avevano programmato una vera e propria strage, procurandosi tritolo da utilizzare con innesco comandato a distanza, contro i ‘nemici’; strage sven- tata grazie al lavoro della Squadra mobile di Napoli. Nonostante la morte del capo Ciro De Falco, e nono- stante i 50 arresti disposti in passato dalla stessa Pro- cura di Napoli, il clan era stato capace immediata- mente di riorganizzarsi. Sei mesi di indagini della Squadra Mobile coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli hanno disarticolato i clan atti- vi ad Acerra, ma soprattutto sventato una strage, alcuni omicidi. In carcere anche Giovanna Terracciano (nel riquadro) ed Elvira De Falco , rispettivamente moglie e figlia del capoclan Ciro, ucciso in un agguato il 26 ottobre di due anni fa, che per gli inquirenti avevano un ruolo di primo piano nel clan. Nelle intercet- tazioni ambientali nell’abitazione del boss ucciso gli investigatori hanno sentito ‘in diretta’ la vedova del capoclan esortare i sicari incaricati di uccidere un affiliato dei rivali Mari- niello, Luigi Borzaccchiello, col- pendolo in faccia; ed in effetti la vit- tima fu uccisa con una gragnuola di colpi la volto. E ancora, Elvira, par- tecipare a ristabilire il nuovo assetto delle alleanze sul territorio dopo la morte del padre: “non è cambiato nulla, i soldi di mio padre ce li man- giamo sempre noi. Acerra è sempre di mio padre, lo devono capire questa gente”. L’inchiesta, basata principal- mente sulle intercettazioni telefoni- che e ambientali e con l’apporto di due pentiti, ha fatto luce su una serie di episodi di contrasto tra i De Falco-Di Fiore, alleati dal 2004 con i De Sena nello spartirsi i proventi delle estor- sioni sul territorio, e i Mariniello, alleati con i Tede- sco, ‘guerra’ di camorra cominciata ad ottobre 2006 proprio con l’agguato al boss. La polizia, ascoltando le conversazioni tra gli affiliati del clan, ha salvato la vita due volte ad Antonio Mariniello, responsabile dell’uccisione di Ciro De Falco e per questo condan- nato a morte dal clan rivale. Una prima volta, a novembre del 2006, quando i De Falco tentano l’a- zione, agenti accompagnano Mariniello nella sua abitazione in auto e i killer non agiscono. Il boss rivale, a questo punto, non lascia piu’ il suo apparta- mento. E in casa De Falco, dove si trattano partite di droga in presenza dei bambini, si progetta anche un intervento con il tritolo nello stabile di Acerra dove abita a pur di ucciderlo. “Gli butto giù 150 metri quadrati e 10 metri di muro”, spiega Pasquale Di Fiore, marito di Elvira, alla suocera Giovanna e al cognato Impero; “vediamo di non fare figure” dice la donna. “Come ho progettato la bomba, non scap- pa, Giovanna. Gli do Afragola addosso”, è la replica. L’esplosivo, spiegano il pm Vincenzo D’Onofrio e il responsabile della Mobile Vittorio Pisani, era già pronto e proveniva da una cava del napoletano; nel- l’esplosione avrebbero potuto perdere la vita, oltre a Mariniello, almeno altre 15 persone. Anche in que- sto caso, agenti di polizia vengono notati dalle vedette della camorra nei pressi dello stabile e non si procede. L’ascolto delle conversazini di camorra ha permesso di sventare, oltre la strage, altri due aggua- ti, mentre in due casi non si sono decifrati i luoghi e le persone obiettivo dei killer. Nel blitz di questa notte, al quale sono sfuggiti tre affiliati, la polizia ha anche sequestrato una parte dell’arsenale del clan, del quale facevano parte anche Kalashnikov. Nel 2005, un analoga indagine aveva portato in carcere una cinquantina di componenti dei clan di Acerra. Le intercettazioni hanno permesso di sventare alcuni omicidi. Nel mirino c’erano capi e grari dei Mariniello Supermarket in fiamme per chi non acquistava dagli ‘amici’ ACERRA - I clan ad Acerra, soprattutto i Di Fiore-De Falco, controllavano capillarmente il territorio, al punto che testimoni oculari di omi- cidi erano omertosi più che reticenti. Il 28 gen- naio dello scorso anno fu incendiato un super- mercato: i mandanti ed esecutori furono rispetti- vamente Vincezo Buonaiuto e Vincenzo Schia- vone. Il motivo? Favorire o imporre l’acquisto dei prodotti caseari dai loro ‘associati’. L’incen- dio avvenne nella tarda serata. Il rogo distrusse, infatti, un negozio di articoli per la casa in via Madonnelle, nella vicinanze dell’omonimo quar- tiere popolare periferico. Le fiamme iniziarono a propagarsi all’interno dei locali - per una super- ficie vicina ai trecento metri quadri circa - verso le undici di sera: qualcuno vide uscire del fumo dall’interno dell’esercizio commerciale posto al pian terreno di una palazzina di due piani. Il principio d’incendio fece scattare l’allarme del negozio: di conseguenza giunse sul posto l’auto della vigilanza privata e successivamente i vigili del fuoco arrivati ad Acerra con tre autobotti. Visibilmente sotto choc il pro- prietario del locale, il quale una volta visto il suo negozio andato praticamente distrutto fu colto da un malore tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari della clinica Villa dei Fiori. Oltre ai danni all’eserci- zio commerciale - la stima fu quantificata intorno ai cento- mila euro - visibilmente dan- neggiamenti si ebbero anche alla palazzina: le fiamme si propagarono fino al primo piano. Per quello che fu comunque un fatto sconcer- tante, è da annotare un perico- lo scampato. Nello spazio interno della struttura era par- cheggiata anche un’autovettu- ra a gpl: in mancanza delle chiavi della macchi- na, qualcuno riuscì a rompere il finestrino ed a spostarla a mano nel mentre le fiamme divampa- vano e distruggevano il negozio di casalinghi. La visione del negozio andato quasi perso fece precipitare il proprietario - titolare di un analogo negozio nel pieno centro cittadino - nella dispe- razione. Ma la cosca ha un capillare controllo del territorio. Un comune, Acerra, dove “non si muove foglia che il clan De Falco-Di Fiore non voglia”. Ad Acerra, come “in molti altri posti di questa disgraziata terra lo Stato è tenuto fuori, la giu- stizia è domestica ed ammi- nistrata dai camorristi, cui si rivolgono le vittime di piccoli reati comuni, scippi, rapine, furti d’auto”. Citta- dini, dice il coordinatore della Dda, quasi animati da un’ostilità verso le istitu- zioni, “da una sfiducia ras- segnata che li spinge a cer- care soddisfazione fuori dai commissariati e dalle caserme, convinti che una scelta alternativa garantirà un più sicuro e rapido riconoscimento del loro diritto”. Capita, così, che i piccoli criminali “si rapportano con timo- rosa referenza al clan dal quale, senza reagire, ricevono spesso esemplari punizioni”. “E capita, soprattutto, che l’ordine e la sicurezza, orribile a dirsi, vengono garantiti dai fuorilegge, con buona pace di tutti”. Le cosche ‘punivano’ chi non faceva affari con loro L’OMERTA’ Roberti: la gente anzichè aiutare le indagini gettò i bossoli nei rifiuti ACERRA (Francesco Parlato) - L’omertà, spesso, tra Napoli e provincia, “è una rego- la”. Così tanto una regola che “i comuni cit- tadini spettatori di un omicidio, anziche’ fornire informazioni utili trovano opportuno raccogliere i bossoli esplosi dall’assassino e gettarli in un cestino di rifiuti’’. E’ quanto sostiene il coordinatore della Dda di Napoli, Franco Roberti (nella foto), commentando quanto emerso dall’in- chiesta che ha portato a ventino arresti tra clan operanti ad Acerra, in provincia di Napoli. Un comune, Acerra, dove “non si muove foglia che il clan De Falco-Di Fiore non voglia”. Ad Acerra, come “in molti altri posti di questa disgraziata terra - dice Roberti - lo Stato è tenu- to fuori, la giustizia è domestica ed ammini- strata dai camorristi, cui si rivolgono le vittime di piccoli reati comuni, scippi, rapine, furti d’au- to”. Cittadini, dice il coordinatore della Dda, quasi animati da un’osti- lità verso le istituzioni, “da una sfiducia rasse- gnata che li spinge a cer- care soddisfazione fuori dai commissariati e dalle caserme, convinti che una scelta alter- nativa garantirà un più sicuro e rapido rico- noscimento del loro diritto”. Capita, così, che i piccoli criminali “si rapportano con timorosa referenza al clan dal quale, senza reagire, ricevono spesso esemplari punizio- ni”. E capita, soprattutto, conclude Roberti, che “l’ordine e la sicurezza, orribile a dirsi, vengono garantiti dai fuorilegge, con buona pace di tutti”. “Ad Acerra non si muove una ‘foglia’ senza il placet delle famiglie” L’esplosivo per l’agguato era pronto: avrebbero potuto perdere la vita almeno quindici persone i numeri del blitz 24 LE ORDINANZE Sono state emesse dalla Dda contro gli eredi dei clan De Sena e Mariniello, storici capi camorra della zona 3 GLI IRREPERIBILI Sono di Acerra e Marigliano Non sono stati trovati nelle loro abitazioni e sono ricer- cati dagli agenti di polizia 1 IL PENTITO Il collaboratore di giustizia è stato relegato agli arresti domiciliari: è sotto program- ma di protezione In primo piano CRONACHE di NAPOLI 18 Martedì 5 Febbraio 2008 pag18.qxd 04/02/2007 22.09 Pagina 1

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Page 1: i clan di Acerra e Afragola Progettavano una strage contro ... · Progettavano una strage contro i rivali di Marco Ferri ACERRA - Omicidi, agguati, anche il progetto di mettere a

Sei mesi di indaginidella polizia ha permessodi disarticolarei clan di Acerra e Afragola

SCACCO

ALLA MALA

Progettavano una strage contro i rivalidi Marco Ferri

ACERRA - Omicidi, agguati, anche il progetto dimettere a segno una strage per decimare il clanopposto. Tutto questo e molto altro ha portato all’ar-resto di 21 tra capi e affiliati del clan De Falco-DiFiore: un clan che, secondo quanto accertato dallaDda di Napoli, aveva l’assoluto dominio sulle atti-vità illecite ad Acerra. L’indagine partì a seguito del-l’omicidio del capo clan Ciro De Falco, avvenuto adAcerra nell’ottobre del 2006 e che scatenò una seriedi risposte e di agguati contro il clan opposto a cuierano legati i componenti della famiglia Tedesco.Oggi l’operazione Congo - così chiamata dal nomedel quartiere dominato dal clan - ha disarticolato ilpotente gruppo camorristico. In manette, infatti,sono finiti i reggenti del clan dal 2006. Loro e l’inte-ro clan, secondo l’accusa, avevano tentato di uccide-re Antonio Tedesco, altri esponenti del clan opposto:soprattutto avevano programmato una vera e propriastrage, procurandosi tritolo da utilizzare con innescocomandato a distanza, contro i ‘nemici’; strage sven-tata grazie al lavoro della Squadra mobile di Napoli.Nonostante la morte del capo Ciro De Falco, e nono-stante i 50 arresti disposti in passato dalla stessa Pro-cura di Napoli, il clan era stato capace immediata-mente di riorganizzarsi. Sei mesi di indagini della

Squadra Mobile coordinata dallaDirezione distrettuale antimafia diNapoli hanno disarticolato i clan atti-vi ad Acerra, ma soprattutto sventatouna strage, alcuni omicidi. In carcereanche Giovanna Terracciano (nelriquadro) ed Elvira De Falco,rispettivamente moglie e figlia delcapoclan Ciro, ucciso in un agguatoil 26 ottobre di due anni fa, che pergli inquirenti avevano un ruolo diprimo piano nel clan. Nelle intercet-tazioni ambientali nell’abitazione delboss ucciso gli investigatori hannosentito ‘in diretta’ la vedova delcapoclan esortare i sicari incaricati diuccidere un affiliato dei rivali Mari-niello, Luigi Borzaccchiello, col-pendolo in faccia; ed in effetti la vit-tima fu uccisa con una gragnuola dicolpi la volto. E ancora, Elvira, par-tecipare a ristabilire il nuovo assettodelle alleanze sul territorio dopo lamorte del padre: “non è cambiatonulla, i soldi di mio padre ce li man-giamo sempre noi. Acerra è sempredi mio padre, lo devono capire questagente”. L’inchiesta, basata principal-mente sulle intercettazioni telefoni-che e ambientali e con l’apporto di

due pentiti, ha fatto luce su una serie di episodi dicontrasto tra i De Falco-Di Fiore, alleati dal 2004con i De Sena nello spartirsi i proventi delle estor-sioni sul territorio, e i Mariniello, alleati con i Tede-sco, ‘guerra’ di camorra cominciata ad ottobre 2006proprio con l’agguato al boss. La polizia, ascoltandole conversazioni tra gli affiliati del clan, ha salvato lavita due volte ad Antonio Mariniello, responsabiledell’uccisione di Ciro De Falco e per questo condan-nato a morte dal clan rivale. Una prima volta, anovembre del 2006, quando i De Falco tentano l’a-zione, agenti accompagnano Mariniello nella suaabitazione in auto e i killer non agiscono. Il bossrivale, a questo punto, non lascia piu’ il suo apparta-mento. E in casa De Falco, dove si trattano partite didroga in presenza dei bambini, si progetta anche unintervento con il tritolo nello stabile di Acerra doveabita a pur di ucciderlo. “Gli butto giù 150 metriquadrati e 10 metri di muro”, spiega Pasquale DiFiore, marito di Elvira, alla suocera Giovanna e alcognato Impero; “vediamo di non fare figure” dicela donna. “Come ho progettato la bomba, non scap-pa, Giovanna. Gli do Afragola addosso”, è la replica.L’esplosivo, spiegano il pm Vincenzo D’Onofrio eil responsabile della Mobile Vittorio Pisani, era giàpronto e proveniva da una cava del napoletano; nel-l’esplosione avrebbero potuto perdere la vita, oltre aMariniello, almeno altre 15 persone. Anche in que-sto caso, agenti di polizia vengono notati dallevedette della camorra nei pressi dello stabile e non siprocede. L’ascolto delle conversazini di camorra hapermesso di sventare, oltre la strage, altri due aggua-ti, mentre in due casi non si sono decifrati i luoghi ele persone obiettivo dei killer. Nel blitz di questanotte, al quale sono sfuggiti tre affiliati, la polizia haanche sequestrato una parte dell’arsenale del clan,del quale facevano parte anche Kalashnikov. Nel2005, un analoga indagine aveva portato in carcereuna cinquantina di componenti dei clan di Acerra.

Le intercettazioni hanno permesso di sventare alcuni omicidi. Nel mirino c’erano capi e grari dei Mariniello

Supermarket in fiamme per chi non acquistava dagli ‘amici’ACERRA - I clan ad Acerra, soprattutto i DiFiore-De Falco, controllavano capillarmente ilterritorio, al punto che testimoni oculari di omi-cidi erano omertosi più che reticenti. Il 28 gen-naio dello scorso anno fu incendiato un super-mercato: i mandanti ed esecutori furono rispetti-vamente Vincezo Buonaiuto e Vincenzo Schia-vone. Il motivo? Favorire o imporre l’acquistodei prodotti caseari dai loro ‘associati’. L’incen-dio avvenne nella tarda serata. Il rogo distrusse,infatti, un negozio di articoli per la casa in viaMadonnelle, nella vicinanze dell’omonimo quar-tiere popolare periferico. Le fiamme iniziarono a

propagarsi all’interno dei locali - per una super-ficie vicina ai trecento metri quadri circa - versole undici di sera: qualcuno vide uscire del fumodall’interno dell’esercizio commerciale posto alpian terreno di una palazzina di due piani. Ilprincipio d’incendio fece scattare l’allarme delnegozio: di conseguenza giunse sul posto l’autodella vigilanza privata e successivamente i vigilidel fuoco arrivati ad Acerra con tre autobotti.

Visibilmente sotto choc il pro-prietario del locale, il qualeuna volta visto il suo negozioandato praticamente distruttofu colto da un malore tanto dadover ricorrere alle cure deisanitari della clinica Villa deiFiori. Oltre ai danni all’eserci-zio commerciale - la stima fuquantificata intorno ai cento-mila euro - visibilmente dan-neggiamenti si ebbero anchealla palazzina: le fiamme sipropagarono fino al primopiano. Per quello che fucomunque un fatto sconcer-tante, è da annotare un perico-lo scampato. Nello spaziointerno della struttura era par-cheggiata anche un’autovettu-

ra a gpl: in mancanza delle chiavi della macchi-na, qualcuno riuscì a rompere il finestrino ed aspostarla a mano nel mentre le fiamme divampa-vano e distruggevano il negozio di casalinghi.La visione del negozio andato quasi perso feceprecipitare il proprietario - titolare di un analogonegozio nel pieno centro cittadino - nella dispe-razione. Ma la cosca ha un capillare controllodel territorio. Un comune, Acerra, dove “non simuove foglia che il clan De Falco-Di Fiore nonvoglia”. Ad Acerra, come “in molti altri posti diquesta disgraziata terra loStato è tenuto fuori, la giu-stizia è domestica ed ammi-nistrata dai camorristi, cuisi rivolgono le vittime dipiccoli reati comuni, scippi,rapine, furti d’auto”. Citta-dini, dice il coordinatoredella Dda, quasi animati daun’ostilità verso le istitu-zioni, “da una sfiducia ras-segnata che li spinge a cer-care soddisfazione fuori daicommissariati e dalle caserme, convinti che unascelta alternativa garantirà un più sicuro e rapidoriconoscimento del loro diritto”. Capita, così,che i piccoli criminali “si rapportano con timo-rosa referenza al clan dal quale, senza reagire,ricevono spesso esemplari punizioni”. “E capita,soprattutto, che l’ordine e la sicurezza, orribile adirsi, vengono garantiti dai fuorilegge, conbuona pace di tutti”.

Le cosche ‘punivano’chi non faceva affari con loro

L’OMERTA’

Roberti: la gente anzichè aiutarele indagini gettò i bossoli nei rifiutiACERRA (Francesco Parlato) - L’omertà,spesso, tra Napoli e provincia, “è una rego-la”. Così tanto una regola che “i comuni cit-tadini spettatori di un omicidio, anziche’fornire informazioni utili trovano opportunoraccogliere i bossoli esplosi dall’assassino egettarli in un cestino di rifiuti’’. E’ quantosostiene il coordinatore della Dda di Napoli,Franco Roberti (nella foto), commentandoquanto emerso dall’in-chiesta che ha portato aventino arresti tra clanoperanti ad Acerra, inprovincia di Napoli. Uncomune, Acerra, dove“non si muove foglia chei l c lan De Falco-DiFiore non voglia”. AdAcerra, come “in moltial t r i post i di questadisgraziata terra - diceRoberti - lo Stato è tenu-to fuori, la giustizia èdomestica ed ammini-strata dai camorristi, cuisi rivolgono le vittime dipiccol i reat i comuni ,scippi, rapine, furti d’au-to”. Cit tadini , dice i lcoordinatore della Dda,quasi animati da un’osti-lità verso le istituzioni,“da una sfiducia rasse-gnata che li spinge a cer-care soddisfazione fuori dai commissariati edalle caserme, convinti che una scelta alter-nativa garantirà un più sicuro e rapido rico-noscimento del loro diritto”. Capita, così,che i piccoli criminali “si rapportano contimorosa referenza al clan dal quale, senzareagire, ricevono spesso esemplari punizio-ni”. E capita, soprattutto, conclude Roberti,che “l’ordine e la sicurezza, orribile a dirsi,vengono garantiti dai fuorilegge, con buonapace di tutti”.

“Ad Acerranon si muoveuna ‘foglia’

senza il placetdelle famiglie”

L’esplosivo per l’agguato era pronto:avrebbero

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24LE ORDINANZESono state emesse dallaDda contro gli eredi dei clanDe Sena e Mariniello, storicicapi camorra della zona

3GLI IRREPERIBILISono di Acerra e MariglianoNon sono stati trovati nelleloro abitazioni e sono ricer-cati dagli agenti di polizia

1IL PENTITOIl collaboratore di giustiziaè stato relegato agli arrestidomiciliari: è sotto program-ma di protezione

In primo piano CRONACHE di NAPOLI18 Martedì 5 Febbraio 2008

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