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I PROMESSI SPOSI
Fatto da :
Ruffo, Bordignon, Lorenzon , Florio e Chiari
VITA DI ALESSANDRO MANZONI
• Manzoni nacque a Milano 7 Marzo1785.
• Compì i primi studi a Merate eLugano dove acquisì una buonacultura umanistica ma rifiutò ancheun’educazione cattolica.
• Entrò in contatto con la filosofiailluministica.
• Nel 1808 sposò Enrichetta Blondel difede calvinista da cui ebbe dieci figli.L’anno dopo la donna si convertì alcattolicesimo, evento determinanteper la vita di Manzoni.
• Nel 1809 Manzoni torna a Parigi,conosce il sacerdote EustachioDegola il quale riesce a convertire loscrittore al giansenismo.
• Questo passaggio alGiansenismo è evidente nelleOsservazioni sulla moralecattolica. Nel 1810 durante ifesteggiamenti per le secondenozze di Napoleone, Manzonismarrì Enrichetta fra la folla.Angosciato, si reca nella chiesadi S.Rocco per chiedere a Dio diritrovare la moglie sana e salva ecosì fu. Questo fu l’eventodecisivo che lo portò allaconversione del Cattolicesimo .
• Nel 1810 si stabilì a Milano.
• Nel 1819 -1823 cominciò alavorare al Fermo e Lucia.
• Nel 1823 ritornò a Milano epubblicò la prima edizione deiPromessi Sposi.
• Il 22 maggio morì a Milano .
DIFFERENZA TRA VERO STORICO E VEROPOETICO
• Secondo il vero storico i fatti devono essere narrati sottoforma di documentario , cioè come se fossero realmenteaccaduti in un luogo e in un’epoca ben precisi .
• Il vero poetico ricorre invece all’invenzione, ma deverispettare comunque la verità storica.
• Il romanzo di Manzoni è definito poetico perché nonracconta di fatti storici accaduti realmente, ma fattiverosimili, ambientati in un determinato periodo storico .
FALLIMENTO DELLE TRAGEDIE..
• Manzoni tra il 1820 e il 1822 compose una tragedia che porta il
nome dell’eroe longobardo Adelchi. È fondata su una rigorosa
documentazione storica. L'interesse dell'autore per le vicende
risalenti all’ epoca medievale è legato alla possibilità di paragonare
il passato al contesto coevo di Manzoni. Secondo il pensiero di
Manzoni, i fatti storici del XIX secolo derivano dal fallimento dei
vari tentativi di formare uno stato unitario, come quello che
avrebbe potuto creare la dinastia longobarda.
• Adelchi appartiene al genere pienamente romantico del dramma
storico, segna il superamento della tragedia classica e del teatro
tradizionale grazie a una nuova concezione della Storia.In questa
tragedia, manca una vera e propria azione drammatica e, per via
del linguaggio utilizzato altamente lirico, l'opera si presta più alla
lettura in un salotto "colto" dell'epoca anziché alla
rappresentazione sul palcoscenico.I personaggi maggiori
presentano una notevole caratterizzazione e studio psicologico,
mentre alcune scene, come ad esempio la morte di Adelchi,
conservano un'impronta fortemente teatrale e di grande intensità.
LE TRE EDIZIONI DEI PROMESSI SPOSI
• Il romanzo che ci è pervenuto non è quello originale scritto inizialmente da
Manzoni; infatti sappiamo che i Promessi Sposi sono stati revisionati e riscritti
più volte. Conosciamo principalmente 3 edizioni che presentano alcune
differenze sostanziali tra loro.
• La prima edizione, dal titolo “Fermo e Lucia” risale al 1821-1823. Essa presenta
tratti romanzeschi e ha una struttura formata da blocchi separati; la lingua
utilizzata risulta molto influenzata dal francese e dai dialetti lombardi.
• La seconda edizione, risalente al 1827, viene presentata con il nome che noi
oggi conosciamo: “I Promessi Sposi”. Manzoni cambia soprattutto elementi
relativi alla trama e sopprime gli episodi più scandalosi (per esempio i delitti della
monaca di Monza). La trama diventa più comprensibile grazie all’introduzione di
alcuni passaggi fondamentali, relativi per lo più a Fermo, che vede inoltre il suo
nome cambiato in Renzo Tramaglino. Cambia molti altri nomi dei personaggi:
Lucia Zarella diventa Lucia Mondella, fra Gladino cambia in padre Cristoforo, il
“Conte del Sagrato” viene rinominato come “l’Innominato”, Marianna De Leyva
prende il nome di Monaca di Monza; l’unico che rimane immutato è Don
Rodrigo. Manzoni rivisita anche la parte riguardante la fuga dal paese,
alternando alcuni guai di Lucia a quelli di Renzo, che prima risultavano essere
raccontati in due blocchi separati. Particolarità di tale edizione è la voce narrante
che diventa meno seria e assume una robusta dose di ironia.
• Nella terza edizione, 1840-1842 (detta quindi la “quarantana”), Manzoni capisce
l’importanza di utilizzare una lingua nuova rispetto a quelle viste fin ora nella sua
opera. La scelta linguistica opta per un fiorentino colto. In oltre, Manzoni
aggiunge delle illustrazioni originali per allietare i lettori popolari e contrastare le
contraffazioni.
PERCHÉ MANZONI DECIDE DI SCRIVERE UN ROMANZO ?
• Decise di adottare il genere del romanzo
principalmente per tre motivi :
• Il romanzo permetteva a Manzoni di fare
scelte innovative che nessuno aveva mai
fatto come ad esempio rendere
protagonista il popolo.
• Gli permette di diffondere un messaggio
positivo diversamente dalle tragedie.
• Perché il romanzo sarebbe giunto a tutti
quindi avrebbe coinvolto nella lettura un
maggior numero di persone. .
FONTI STORICHE :
• Tra le principali fonti cui fece riferimento Manzoni per la
scrittura dei Promessi Sposi ricordiamo:
• l’ Historia patria del milanese Ripamonti, la Vita di Federigo
Borromeo di Rivola e gli studi di Economia e statistica di
Melchiorre Gioia, quest’ultimo utilizzato soprattutto per
indagare le cause della carestia che colpì la Lombardia nel
tempo in cui si svolgevano le vicende del romanzo. Un’altra
importante fonte sono le «gride», cioè le leggi promulgate
nel 600, che Manzoni cita spesso nel testo e di cui riporta
in modo quasi integrale il testo per dare maggiore veridicità
alla sua ricostruzione.
Il romanzo è ambientato tra il 1628 e il 1630 in Lombardia durante il
dominio spagnolo. I Promessi Sposi viene considerato un passaggio
fondamentale per la nascita della lingua italiana. Inoltre è l’opera più
rappresentativa del romanticismo italiano per la profondità dei temi. Per la
prima volta , i protagonisti sono gli umili e non i ricchi e i potenti della storia.
AMBIENTAZIONE STORICA
LA PROVVIDENZA
In un mondo sopraffatto dai potenti, gli
uomini possono sperare in un riscatto solo
con l’aiuto della Provvidenza.
I PERSONAGGI
IL CARDINALE BORROMEO
«Il portamento era naturalmente composto, quasi maestoso con uno
sguardo quasi vivace, la fronte talvolta serena e talvolta pensierosa".
Federigo Borromeo, il patriarca milanese cugino di S. Carlo , era
divenuto sacerdote nel 1580.
La sua figura appare nel cap. 28 per sottolineare la sua opera
instancabile a favore degli affamati durante la carestia del 1628-29 e
poi viene citato nei capitoli in cui si parla del suo impegno per la cura
degli ammalati in occasione dell’epidemia della peste del 1630.
Federigo Borromeo rappresenta nel romanzo l’unica eccezione fra i
tanti personaggi potenti caratterizzati dalla malvagità, e
dalll’incompetenza., Inoltre è l’unico esponente dell’alto clero a
comportarsi in modo schietto e a non iutilizzare il suo potere per scopi
personali.
DON ABBONDIO
Don Abbondio è il curato di un paesino sul lago di Como. Egli si
presenta come un uomo di circa sessant’anni ,dai capelli bianchi e
con due folte sporcargli, due folti baffi con un pizzetto molto
pronunciato e una faccia rugosa. Non è assolutamente un uomo
molto coraggioso e dimostra anzi in numerose occasioni la sua viltà
e la sua codardia, che sono all’origine anche della scelta di farsi
prete.Egli è accudito da una domestica, Perpetua, donna decisa ed
energia che spesso gli rimproverare la sua debolezza e lo esorta a
comportasi con maggior determinazione, quasi sempre senza
successo .
Tutta la sua personalità , il suo carattere e i suoi atteggiamenti
ruotano intorno al sentimento della paura che lo portano ad essere
egoista . Don Abbondio ha paura di tutti e di tutto soggiogato dal
terrore e dal sospetto . Il suo modo di affrontare le cose era quello
di non affrontare le situazioni che si manifestano. Egli si paragona
ad un “vaso di terracotta costretto a vivere in una compagnia di
molti vasi di ferro ,” è convinto che la carriera ecclesiastica sarebbe
stata per lui un rifugio dai pericoli del mondo.
La vigliaccheria è il fondo della sua personalità ed è la causa di
tutti suoi difetti : la sua viltà verso i prepotenti , lo rende prepotente
verso i deboli. La viltà lo rende anche crudele , come quando si
rallegra per la peste che come “una scopa” ha liberato il mondo dai
ribaldi .
LUCIA MONDELLA
La figura di Lucia nella narrazione dei “I Promessi Sposi”
è quella legata al suo essere quasi l’incarnazionedella purezza e della semplicità umana. Si tratta dellaprincipale figura femminile del romanzo importantesoprattutto per il legame con Renzo.
Alessandro Manzoni la presenta come una giovanecontadina dalle umili origini, educata secondo la severatradizione religiosa dell’epoca: da ciò deriva la grandedevozione e l’immenso rispetto per tutto quello cheriguarda la fede e la dottrina cristiana.
E’ una giovane di una bellezza modesta , con i capelli e le lunghe sopracciglia nere e un bel sorriso in volto. icapelli erano raccolti dietro la testa in molteplici treccedecorate con spilli d'argento che formavano un’aureola, intorno al collo portava un vezzo di granati alternati a bottoni d'oro e filigrana. Il vestito era come quelli indossatidalle contadine del milanese: le maniche separate allacciate con dei nastri, una gonna corta di seta grezza, le calze vermiglie e le scarpe senza tacco. D’altrondeparliamo di una giovane filatrice che non si è maiallontanata dal paese dove è nata e che non avrà maiparticolari ambizioni se non quella di sposarsi con Renzo.
LA MODA DEL XVII SECOLO…
Verso la metà del XVII secolo ,il vestito
mantenne la stessa forma a Vertugade,
accorciando la camicia e le maniche . Anche
il top coat è rimasto aperto da cima a
fondo. La parte superiore del vestito era
tagliata, le spalle scoperte. La scollatura è
stata seguita dal colletto in modo che
bordasse l’orlo superiore del capo.
ABITI
Nei primi anni del nuovo secolo, i corpetti alla
moda avevano scollature alte o scollature
estremamente basse e arrotondate e ali corte alle
spalle. Le maniche lunghe sono state indossate
con polsini profondi per abbinare il gorgiera. Ruff
sono stati scartati a favore di collari filari chiamati
rebatos in Europa continentale e, in seguito,
colletti larghi e piatti. I colletti erano accompagnati
da fazzoletti simili ai fazzoletti di lino indossati
dalle donne della classe media. Spesso il colletto
e il fazzoletto erano bordati di pizzo coordinato.
CORPETTI
Rebatos
Nel secondo decennio del 17 ° secolo, brevi
linguette si svilupparono attaccate al fondo del
corpetto che copriva il sedere che sosteneva le
gonne. Furono indossate con uno stomacher
che riempì lo spazio tra i due bordi anteriori del
corpetto. Le lunghe e attillate maniche del
primo Seicento si fecero più corte, più piene e
più libere. Uno stile comune tra il 1620 e il
1630 era la manica virago, una manica piena e
tagliata raccolta in due boccate da un nastro o
da un altro taglio sopra il gomito.
Manica virago
Stomacher
Per uscire le donne fasciavano la loro testa con
una sciarpa di velo accompagnata da una cascata
di riccioloni.
Sulla capigliatura delle signore venivano fissati
piccoli gioielli, l’acconciatura veniva montata su fili
d’ottone per sorreggere il tutto e poi impreziosita
con tasti o pizzi.
Le donne appiccicavano sul viso molti nei
:all’orecchio (l’appassionato) , vicino alle labbra (la
civettuola) ,vicino al naso(la sfacciata ).
D’inverno si coprivano con una stola di pellicce ,
usavano una maschera di velo per coprirsi dal
gelo , mentre per riparare le mani dal freddo
utilizzavano un manicotto .
Gli stivaletti e le scarpe erano a punta quadrata
abbelliti da un fiocco .
Le scarpe e le pianelle erano di velluto ,i colori
erano sempre abbinati con l’abito
ACCESSORI E ACCONCIATURE
Manicotto
IL CIBO NEI PROMESSISPOSI
IL BRODO DI POLLO
Nel capitolo 24, Lucia, dopo tutte le sue disavventure, è accolta nella casa del sarto. Si tratta di una domenica
di festa grande per l’arrivo dell’arcivescovo di Milano e in pentola bolle il cibo più pregiato: il cappone,
protagonista della tavola delle grandi occasioni. Questa circostanza permette alla moglie di cucinare alla
povera Lucia una scodella di brodo guarnita di fette di pane. Si trattava di brodo di pollo con l’aggiunta di
pane bianco. Questo era il piatto riservato agli ammalati, ai convalescenti e a tutti quelli che dovevano
recuperare energie. Solitamente si ammazzavano le galline vecchie (che, secondo il detto, facevano buon
brodo), non certo il “nobile” cappone della festa, e con il pane si preparavano le varianti del piatto,
eventualmente con l’aggiunta di formaggio grattugiato, uovo, burro, zuppa, pancotto, pantrito. I bambini
mangiavano sempre in piedi, perché le famiglie erano generalmente numerose e intorno al tavolo sedevano
gli adulti, gli uomini, e, se c’era posto, le donne, o almeno le più anziane tra di loro.
Carne dei capponi
- I capponi compaiono nel III capitolo quando Renzo li porta in dono ad Azzeccagarbugli.
-Nel capitolo XXIV la moglie del sarto, che prende in custodia Lucia dopo la liberazione dal castello
dell’Innominato, le dà da mangiare un brodo di capponi.
MENU DELLE OSTERIE
I menu delle osterie che Renzo visita nel corso delle sue
avventure non sono casuali. All’osteria della Luna
piena gli servono uno stufato. Costituito da pezzi di carne
in umido, cotti a fuoco lento in un tegame di terracotta
ben chiuso, lo stufato aveva il vantaggio di essere un
piatto sempre pronto, facile da tenere in caldo tra le braci,
a cui la prolungata cottura rendeva morbida e saporita la
carne poco pregiata che ne era l’ingrediente principale.
Cotto in un intingolo, lo stufato è inoltre un piatto che si
consuma con il pane. Le polpette dell’oste del
villaggio sono anch’esse un piatto che si cucina con
carne di poco pregio (gli avanzi del bollito, con aggiunta
di altri ingredienti poveri) e hanno il vantaggio di poter
essere servite anche fredde. Nel milanese sono tutt'oggi
un piatto tipico che ha conservato il nome antico
di mondeghili. Nel Lecchese e nel Bergamasco sono
denominate “polpette” anche gli involtini di lonza di
maiale con il ripieno a base di salsiccia. Preparate al
momento dell’uccisione dell’animale, venivano
conservate immerse nel loro grasso di cottura in tegami
di terracotta in modo da poter essere semplicemente
riscaldate al momento opportuno.