i quaderni di technopolis n°1

16
i quaderni di STORIE DI ECCELLENZA E INNOVAZIONE NUMERO 1 | OTTOBRE 2014 Smart City ALLA SCOPERTA DELLE CITTÀ INTELLIGENTI: COME FUNZIONANO E COME REALIZZARLE 04 Scenari Il cammino delle smart city fra criticità e opportunità Tecnologie Le idee vincenti? Quelle che generano efficienza Esperienze Innovazioni e app al servizio della salute 10 13

Upload: indigo-communication

Post on 21-Jul-2016

217 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

 

TRANSCRIPT

Page 1: i Quaderni di Technopolis N°1

i quaderni di

STORIE DI ECCELLENZA E INNOVAZIONE NUMERO 1 | OTTOBRE 2014

Smart CityALLA SCOPERTA DELLE CITTÀ INTELLIGENTI:COME FUNZIONANO E COME REALIZZARLE

04 ScenariIl cammino delle smart city fra criticità e opportunità

TecnologieLe idee vincenti? Quelle che generano efficienza

EsperienzeInnovazioni e app al servizio della salute

10

13

Page 2: i Quaderni di Technopolis N°1

TO DELIVER ON THE PROMISE OFTOTAL M2M INTEGRATION SIMPLIFICATION

Connecting assets to the Internet of Things, Your provider must bring you

• A portfolio of modules in all trending wireless technologies plus GNSS to address all your design requirements without compromises

• Compliance to Industry’s most demanding quality standards to ensure your devices keep operating where others fail

• Services to provide, manage and protect your deployment’s connectivity under mobile networks keeping you in control of costs and performance

• Industry’s leading PaaS technologies to enable applications, connecting the data from your assets to any and all cloud services and enterprise systems they must integrate

THE INTERNET OF THINGS AWAITS YOU.START CONNECTING YOUR DEVICES AND BRING YOUR IDEAS TO LIFE FASTER, WITH LESS COST AND RISK. CHOOSE TELIT.

WWW.TELIT.COM

TELIT SOFTWAREMANAGEMENT

FULL PROJECTASSISTANCE

POSITIONING

GNSS

CELLULAR

WWAN

CLOUD

MOBILE

SHORT TOLONG RANGE RF

PAN

PRODUCTS

SUPPORT SERVICES

SERVICES

Page 3: i Quaderni di Technopolis N°1

03

04

14

Perché nascono I Quaderni di Technopolis? Per rispondere a questa domanda proviamo a sintetizzare in un solo concetto le tante idee discusse, analizzate e argomentate quando li abbiamo pensati: dare continuità

ai temi che affrontiamo su Technopolis, nell’edizione su carta (come allegato del Sole24Ore) e in quella online (con un sito tutto rinnovato), focalizzando l’attenzione su argomenti che toccano particolarmente da vicino la vita di cittadini, imprese e istituzione. Con i Quaderni vogliamo quindi spiegare e approfondire, rivol-gendoci a manager, professionisti e imprenditori, come le nuove tecnologie stanno cambiando e sempre più cambieranno le di-namiche e le abitudini quotidiane della società, del mondo pub-blico e del tessuto aziendale italiano. Per farlo coinvolgeremo esperti e addetti ai lavori, metteremo in evidenza le esperienze

di maggior successo senza dimenticare di affrontare le criticità. Parleremo di tecnologia, attraverso il contributo dei vendor Ict ma non solo, con un approccio che speriamo possa essere coinvolgente e spunto di riflessione. Il primo numero della collana è dedicato alle smart city. In “testa” abbiamo già altri temi che stiamo sviluppando, dall’Internet delle cose al Digital Manufacturing, per arrivare alle startup. La nostra ambizione è quella di dar vita a un prodotto legato all’attualità ma che possa mantenere un valore nel tempo. Per questo abbiamo pensato al formato dell’inserto, un oggetto da conservare, che si aggiunge alla versione digitale. L’intento è quello di informare, nel modo più completo e trasparente possibile, andando oltre i soliti canovacci, privilegiando la qualità alla quantità. Cercando, con il supporto di tutti, di confezionare uno strumento interessante e utile.

Editoriale di Gianni Rusconi

SommarioI quaderni di Technopolisn. 1 - ottobre 2014Inserto di Technopolis periodico bimestraleregistrato presso ilTribunale di Milano al n° 378 del 09/10/2012.

Direttore responsabile: Emilio MangoCoordinamento: Gianni RusconiHanno collaborato: Piero Aprile, ValentinaBernocco, Patrizia Fregonara, Paolo Galvani,Fabrizio Granelli, Laura ToreSales and marketing: Marco Fregonara,Francesco ProiettoFoto e illustrazioni: www.dollarphotoclub.com

Editore, redazione, pubblicità:Indigo Communication SrlVia Faruffini, 13 - 20149 Milanotel: 02 [email protected]: RDS Webprinting - Arcore© Copyright 2012Indigo Communication SrlTutti i diritti di proprietà letterariae artistica riservati.Il Sole 24 Ore non ha partecipato alla realizzazione di questo periodico e non ha responsabilitàper il suo contenuto.Pubblicazione ceduta gratuitamente.

04 Scenari Il cammino delle smart city

fra criticità e opportunità

06 Smart grid e green Internet:

che cosa sono e dove ci

porteranno

08 Tecnologie Il cuore delle smart city?

Le reti e i device

10 Le idee vincenti? Quelle

che generano efficienza

e riducono i costi

12 Esperienze Italia: mosaico senza

visione d’insieme

14 Le mini car elettriche

per le città ecosostenibili

i quaderni di

STOR IE D I ECCELLENZA E INNOVAZ IONE

Page 4: i Quaderni di Technopolis N°1

scenari

04

C’è chi, come Miche-le Vianello, ex vice sindaco di Venezia e attuale diretto-

re generale del Vega Parco Scientifico e Tecnologico della città lagunare, non risparmia critiche a un certo modello di smart city. Un modello che a suo dire ha eletto questo fenomeno a facile moda e l’ha considerato, in alcuni casi almeno, “un pretesto per accedere a bandi nazio-nali ed europei per l’innovazione nelle aree urbane”. Paolo Testa, direttore di Cittalia (il centro ricerche dell’Anci) e responsabile dell’Osservatorio Nazionale Smart City promosso dalla stessa Anci, appartiene invece al partito degli ottimisti. E propo-ne questa visione: dopo una fase di studio dedicata alla comprensione delle varia-bili, “sono sempre più numerosi i casi di città che stanno dando fattiva ope-ratività ai progetti e alle idee raccolte”. Le criticità non mancano e ostacolano il riuso delle soluzioni smart fra i diversi

Il cammino delle smart city fra criticità e opportunitàINNOVAZIONE CHE VIENE DAL BASSO, AREE URBANE CHE RECEPISCONO I MODELLI EUROPEI, DISPONIBILITÀ DI RISORSE FINANZIARIE. MA C’È IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA.

Comuni, ma il primo raffronto fra le azio-ni intraprese dalle oltre 70 città censite dall’Osservatorio per declinare la smart city a seconda delle specifiche caratte-ristiche dei contesti urbani è comunque positivo. L’innovazione urbana made in Italy, spiega Testa, è capace di riprende-re i modelli europei in maniera nuova e spesso partecipata, ed è reale. Dai casso-netti intelligenti alle app per segnalare spazi verdi o luoghi da riqualificare, dal bike sharing ai gruppi di acquisto per il solare, dai coworking ai fablab. L’Italia delle smart city, secondo l’Anci, è tutt’al-tro che ferma al palo.

I fondi, l’ecosistema e l’Agenda Digitale Un miliardo di euro per le città metro-politane, tre miliardi disponibili dal recupero dei fondi non spesi della pro-grammazione 2007-2014, 540 milioni (70 milioni l’anno fino al 2020) stanziati per l’efficienza energetica delle PA, un mi-liardo per l’edilizia scolastica.

I numeri con vista sulle smart city che enuncia Gianni Dominici, direttore ge-nerale di Forum PA, sono importanti e rappresentano a suo dire “fondi da ben spendere per generare effetti positivi, per abilitare un cambio di paradigma, per attribuire alle città il ruolo di motore di sviluppo”. Il punto della questione non è, però, l’enti-tà delle risorse disponibili, quanto piutto-sto la presenza di capacità progettuale. In una parola di governance, di competenze

testo di Gianni Rusconi

[ ]

Page 5: i Quaderni di Technopolis N°1

scenari

05

adeguate per governare le opportunità. Serve, secondo Dominici, lavorare sul concetto di “enabling city”, di città come piattaforma ed ecosistema abilitante. La smart city può essere anche “un nuovo modo di essere istituzione pubblica” gra-zie alle nuove tecnologie, alla sharing eco-nomy, a iniziative di social business e di

co-working, agli Open Data”. Temi che l’Agenda Digitale, purtroppo, non considera tutti come prioritari e, secondo il direttore di Forum PA, per una ragione ben precisa. “L’obiettivo dell’Agenda è quello di modernizzare e digitalizzare la macchina pubblica e i servizi che questa offre; con le smart city

si vuole pensare a uno Stato partner, che faciliti il co-design dei servizi in collabo-razione con gli stessi utenti”. Volendo fare una sintesi del “Dominici pensiero” si può dire questo: l’Agenda Di-gitale è innovazione incrementale, men-tre la smart city è innovazione radicale che viene dal basso. I fondi ci sono, i ven-dor e le tecnologie anche, la progettuali-tà va invece costruita e consolidata. Ma se manca l’endorsement politico diventa tutto più difficile. l

[ ] «La smart city può diventare anche un nuovo modello di istituzione pubblica grazie alle nuove tecnologie, alla sharing economy, alle iniziative di social business e co-working, agli Open Data»

Page 6: i Quaderni di Technopolis N°1

scenari

06

RIDURRE I CONSUMI E AUMENTARE L’EFFICIENZA ENERGETICA. I CONTATORI INTELLIGENTI E LE RETI MOBILI SONO DUE FACCE DI QUESTA BATTAGLIA IN FAVORE DELLE ESIGENZE DELL’UTENTE.

I NUMERI DELL’INTERNET DELLE COSEMeno prodotti, più servizi. Da scaricare

on demand dalla Rete o da fruire attra-

verso le macchine. I sensori, i microchip

e le connessioni wireless saranno ovun-

que e costituiranno le fondamenta della

società (e della città) del futuro. La vision

è a firma di Vito di Bari, noto futurologo

e innovation designer, secondo cui “pro-

durremo in casa i beni fisici di consumo

quotidiano”, con le stampanti 3D o con

altri smart device. È una delle facce del-

la case intelligenti di domani, una fra le

tante tendenze che alimenteranno il fe-

nomeno smart city. Nell’ecosistema che

ci aspetta conviveranno persone e oggetti

connessi a Internet: questi ultimi, entro il

2020, potrebbero essere qualcosa come

200 miliardi e nel 2025, sommandosi ai

dati generati dai singoli individui, arrive-

ranno a produrre l’indefinibile volume di

250mila exabyte di informazioni struttu-

rate (oggi siamo a quota mille exabyte).

Dove saranno ubicati gli oggetti connes-

si? Nelle aziende manifatturiere, negli

apparati di sicurezza (sistemi di riconosci-

mento facciale), nella Sanità (i tatuaggi

diventeranno dei computer biologici che

rileveranno e segnaleranno le disfunzioni

del nostro organismo), nel retail (con la

realtà aumentata, l’advertising di conte-

sto, lo shopping virtuale) e nell’automo-

tive (computer di bordo dotati di sensori

per rilevare l’ambiente circostante). E

ovviamente nelle smart city, dove trove-

ranno posto palazzi intelligenti con cen-

traline digitali amministrate da remoto e

facciate dinamiche, regolate da flussi di

informazioni aggiornate in tempo reale. E

dove opereranno microchip integrati nel

sottosuolo per gestire in modo più intel-

ligente i servizi pubblici. Ma questo è già

qualcosa di reale, in Irlanda.

Con il termine smart grid si intende, generalmente, l’evoluzione della rete di trasmissione e distribuzione elettri-

ca, mirata a un utilizzo più efficiente delle risorse e con enfasi su fonti rinnovabili

quali solare, eolica e altre. Essenzialmen-te, si tratta di incrementare l’intelligenza dell’attuale rete sovrapponendo alla stes-sa uno strato di tecnologie Ict. In questo ambito, l’Italia parte da una situazione di vantaggio, dal momento che nell’ulti-mo decennio Enel ha coperto il 99% delle abitazioni con i cosiddetti “contatori in-telligenti” (gli smart meter), componenti fondamentali per la transizione verso la smart grid e verso un utilizzo più effi-ciente delle disponibilità energetiche. Al momento, tali dispositivi sono usati per

[ ] «In futuro gli smart meter consentiranno l’attivazione di servizi innovativi quali la democratizzazione energetica, la riparazione automatica dopo un guasto e la gestione automatizzata di domanda e risposta»

Smart grid e green Internet: che cosa sono e dove ci porteranno in futuro

testo di Fabrizio Granelli*

Page 7: i Quaderni di Technopolis N°1

scenari

07

applicazioni di telegestione: per la misu-razione dei consumi e della produzione, l’automatizzazione delle bollette e l’indi-viduazione di guasti. In futuro, gli smart meter consentiranno di attivare servizi estremamente innovativi, quali la demo-cratizzazione energetica (cioè la possi-bilità per i consumatori di partecipare alla gestione dell’energia), la riparazione automatica dei guasti e la gestione auto-matizzata di domanda/risposta (cioè il bilanciamento dell’energia fornita a cia-scuna abitazione sulla base delle richieste

LO SMART METERING ALL’ITALIANA SI METTE ALLA PROVA. VIA AI TEST IN NOVE CITTÀ Torino, Reggio Emilia, Parma, Modena, Genova, Verona, Bari, Salerno, Catania, oltre ad al-

cuni comuni di minori dimensioni. È il campione selezionato dall’Autorità per l’Energia

per dare vita a sette progetti pilota che prevedono l’installazione di smart meter “multiser-

vizio”, e cioè apparati dedicati a misurare i consumi di gas, elettricità, acqua, teleriscal-

damento e, in prospettiva, anche di altri servizi di pubblica utilità. I punti di fornitura coin-

volti saranno nel complesso 60mila e le iniziative saranno finanziate con un contributo di

circa 10 centesimi l’anno, prelevati dalla bolletta del gas di ciascun consumatore italiano.

Un passo in avanti “istituzionale” nel campo dello smart metering e di quello delle smart

city più in generale, quindi, avente una preciso scopo: testare la possibilità di utilizzare un’u-

nica rete condivisa per trasferire i dati sui consumi da contatori diversi e di vari fornitori, e

di conseguenza “certificare” una soluzione innovativa che consentirebbe di ridurre i costi di

gestione e di funzionamento dei servizi, assicurando un flusso di informazioni ottimale. I risul-

tati dei progetti di cui sopra dovranno essere resi pubblici (di fatto saranno dei veri e propri

open data) e messi a disposizione di tutti gli operatori regolati direttamente dall’Autorità,

ma anche di altri settori attinenti le smart city, come per esempio l’illuminazione pubblica.

Fra i servizi “intelligenti” previsti dai vari progetti, spiccano in particolare quelli relativi alla

sperimentazione di sensori per parcheggi dedicati ai portatori di handicap (interessa l’utility

Asec di Catania) e per la rilevazione del rumore (in carico all’Agsm Verona), per misurare il

riempimento dei cassonetti dei rifiuti (l’Hera di Modena) e per il monitoraggio delle perdite

dall’acquedotto pubblico (Acquedotto Pugliese e Comune di Bari).

APPROFONDISCI IL TEMA “SMART CITY” SU

WWW.TECHNOPOLISMAGAZINE.IT

[ ] in tempo reale). Il green Internet, invece, rappresenta uno sforzo verso l’incremento dell’efficienza energetica della “Rete del-le reti”: oggi il Web è “responsabile” del 3-5% delle emissioni di anidride carbonica immesse nell’atmosfera a opera dell’uomo (una quantità pari a tutto il traffico aereo mondiale). Il volume di dati trasmessi via Internet aumenta inoltre di un fattore 10x ogni cinque anni. Un dato che, se unito al precedente, rende manifesto il proble-ma di contenere l’impatto ambientale di Internet, principalmente agendo sull’u-

Smart grid e green Internet: che cosa sono e dove ci porteranno in futuro

tilizzo di fonti rinnovabili. Parlando di infrastrutture wireless, invece, gran parte del consumo energetico (il 55-60%) è as-sociato alle reti di accesso mobile, seguite dagli hot-spot pubblici o casalinghi (circa il 25-30%) e poi dai relativi data center (10-15%). In questo scenario, operatori e produttori sono al lavoro per attuare stra-tegie di riduzione dei consumi delle reti cellulari di nuova generazione, agendo sulla pianificazione e gestione intelligen-te (e adattabile) delle infrastrutture in base alle esigenze degli utenti, nonché sul miglioramento dell’utilizzo delle risorse radio. l

*Professore Associato presso l’Università degli

Studi di Trento

Page 8: i Quaderni di Technopolis N°1

tecnologie

08

Il cuore delle smart city? Le reti e i device

SMARTPHONE, SENSORI, TECNOLOGIE WIRELESS, CLOUD: LE CITTÀ INTELLIGENTI RUOTERANNO INTORNO A QUESTIELEMENTI. CON I DATI AL CENTRO.

l profondo ed enorme cambiamento generato dallo sviluppo delle tec-nologie dell’informazio-

ne e della comunicazione non è finito, anzi. Il suo naturale sbocco sarà quello che consentirà la trasformazione delle città in smart city, attraverso una sempre più stretta connessione tra cittadini, pub-bliche amministrazioni, erogatori di ser-vizi e infrastrutture materiali”. Il quadro disegnato da Fausto Giunchiglia, presi-dente di Trento Rise, ci aiuta a entrare nel merito più strettamente tecnico del fenomeno. “Ciò che nel concreto renderà possibili le smart city”, spiega il professo-re, “saranno device come gli smartphone, sensori di ogni tipo per misurare il traffi-co o monitorare l’inquinamento, la nuvo-la informatica che garantirà capacità di archiviazione praticamente illimitate a tutti e, naturalmente, la Rete”. La vera linfa vitale delle città intelligen-ti, secondo Giunchiglia, saranno però i Big Data, e cioè quell’enorme quantità di informazioni che quotidianamente ciascuno di noi contribuisce a generare. E per raccogliere, gestire e trasportare i

testo di Gianni Rusconi

“I

Page 9: i Quaderni di Technopolis N°1

tecnologie

09

dati servono per l’appunto le tecnologie, a cominciare dalle reti.

Alla ricerca della tecnologia universaleSe l’obiettivo delle smart city è quello di elevare la qualità della vita dei citta-dini, gli apparati in grado di mettere in relazione fra loro persone e cose sono un elemento importante, e forse addirittu-ra irrinunciabile, di questo paradigma. “Senza tecnologie di comunicazione adeguate non si può migliorare la mobi-lità, intervenire sul trasporto pubblico, ottimizzare la gestione dei consumi di acqua, gas o energia. Incrementando il livello dei servizi offerti e riducendo i costi”. L’assunto a firma di Tony Spiz-zichino, senior sales director Italy & South Eastern Europe di Telit Wireless Solutions, è chiaro. E lo è ancora di più se proviamo a fare un esempio concreto di come operano reti e device di comuni-cazione. I cassonetti intelligenti pensati per tracciare il conferimento dei rifiuti (Soelia, l’azienda multiservizi del Comu-ne di Argenta, in Provincia di Ferrara, ha vinto per un progetto di questo tipo il premio Smart City allo Smau 2014 di Bo-logna) sono abilitati alle loro funzioni da sistemi di telecomunicazione avanzati, in cui convergono applicazioni software, sensori a ultrasuoni, tag Rfid, trasmetti-tori wireless, moduli “machine-to-machi-ne” (M2M) e algoritmi di ottimizzazione dei percorsi dei singoli mezzi. Le città diventano quindi più smart an-che grazie a dati che viaggiano da un og-getto a un cervello (un computer) cen-tralizzato di gestione. E uno dei punti focali della questione sono per l’appun-to le tecnologie di trasmissione impie-gate. Chi pensa che tutto corra sulle reti mobili, 3G e 4G, pecca di superficialità. “Fino a oggi”, osserva Spizzichino, “sono state utilizzate su larga scala le reti cel-lulari, adattandone le caratteristiche a un uso diverso da quello per cui sono state sviluppate. Ma non sempre sono la soluzione migliore e, per contro, i van-taggi applicativi offerti dalle tecnologie M2M e da quelle a corto raggio a basso consumo ancora non sono stati piena-mente recepiti”.

Il messaggio, certo non isolato, che viene dai vendor di tecnologia è quindi facilmente interpretabile: siamo ancora alla ricerca del vero standard di comu-nicazione ideale per le smart city e l’In-ternet delle cose. E non è ovviamente un compito facile, visto e considerato che i campi di applicazione (energia, traspor-ti, illuminazione pubblica) sono molte-plici e hanno esigenze diverse. Certo, suggerisce il manager di Telit, una mag-giore sinergia a livello di infrastruttura sarebbe auspicabile, partendo magari dal metter a fattor comune una tecnolo-gia già eletta a standard in Europa come il Wireless M-Bus.

Dai contatori smart all’energy harvestingL’esempio che arriva da Enel è emblema-tico di come una “rete” ad hoc possa mas-simizzare i benefici. La società è partita molti anni fa per arrivare a una gestione più intelligente dei consumi e delle risor-se per l’energia elettrica; la cosiddetta remotizzazione delle utenze si è appog-

STANDARD E FINANZIAMENTI CERCANSI Due problemi rallentano il percorso italiano, e più in generale europeo, verso la città del futuro.

Il primo, più noto, è quello dei finanziamenti. Il che non significa tanto l’assenza di risorse,

quanto il loro discutibile uso: a fine 2013 l’Italia aveva infatti utilizzato solo il 40% dei fondi

messi a disposizione dall’Unione Europa per il periodo 2007-2013. Gli 1,2 miliardi di fondi

straordinari stanziati invece per i sette anni compresi fra 2014 e 2020 (estremi inclusi) saranno

spartiti fra 15 comuni metropolitani, lasciando a bocca asciutta tutte le realtà più piccole.

Il secondo problema riguarda gli standard, e non è soltanto una questione teorica: per ottene-

re i finanziamenti, i comuni devono dimostrare di rispettare i parametri che rendono davvero

smart un progetto di gestione della rete elettrica o idrica, di sicurezza, di edilizia sostenibile.

Organismi come l’Itu (International Telecommunication Union, un’agenzia delle Nazioni Uni-

te) da anni lavorano per risolvere questo problema, solo apparentemente banale. “In tema di

smart city c’è confusione perché non esiste una definizione internazionale su che cosa sia una

città intelligente”, spiega Paolo Gemma, senior expert WEU Energy Saving and Environmen-

tal Sustainability di Huawei, nonché responsabile del gruppo che all’interno dell’Itu si occupa

degli aspetti ambientali legati alle città (e-waste, efficienza energetica, soluzioni a basso im-

patto). “Stiamo elaborando una serie di Kpi (Key performance indicator, ndr) per poter valutare

le smart city”, precisa Gemma. L’idea è quella di offrire alle amministrazioni uno strumento

per poter valutare l’impatto dei progetti e che tenga conto delle diversità fra una città e l’altra.

V.B.

giata a reti “wired power line” e moduli di rete mobile. Un mix tecnologico che però, secondo Spizzichino, mal si adatta alla gestione intelligente dei contatori di gas (ce ne sono circa 20 milioni in attività in Italia) e acqua. “Si potrebbero rende-re smart e collegarli alla piattaforma di gestione delle utility tramite una tecno-logia di comunicazione standard, senza ricorrere a Sim telefoniche e a infrastrut-ture di rete mobile dedicate”. L’Autority per l’energia (vedi box a pag. 7) si è mos-sa con decisione sul fronte dello smart metering, ma la sensazione è che diffi-cilmente si andrà a lavorare su un uni-co standard tecnologico per pilotare le città intelligenti e i progetti dell’Internet of Things. In prospettiva, ma parliamo del 2020, troveranno sempre più spazio le tecnologie che popolano il variegato mondo dell’energy harvesting, e quindi l’utilizzo di dispositivi capaci di sfruttare le sorgenti alternative (l’energia solare o quella elettromagnetica) per alimentare i sensori che raccolgono i dati. Anzi i Big Data. l

Page 10: i Quaderni di Technopolis N°1

tecnologie

10

Le idee vincenti? Quelle che generano efficienza e riducono i costi

MOLTI I PUNTI DI CONTATTO TRA SMART CITY E INTERNET DELLE COSE. IL PIÙ EVIDENTE È NEI DISPOSITIVI INDOSSABILI, CHE CAMBIERANNO LE REGOLE DELL’ASSISTENZA SANITARIA PUBBLICA E PRIVATA GENERANDO EFFICIENZA E ABBATTENDO I COSTI PER LA COLLETTIVITÀ.

testo di Emilio Mango

C’è qualcuno che, in Italia, non ha per-so il treno dell’Internet delle cose, il macrosettore che ingloba anche

le soluzioni per le smart city e il digital manufacturing. È Reply, la rete di azien-de che ha sposato un modello strategico snello e flessibile proprio per arrivare presto a cavalcare le ondate tecnologi-che che gli americani amano chiamare “disruptive”, cioè dirompenti.“L’Internet of Things”, dice Filippo Riz-zante, chief technology officer del Grup-po Reply, “non è un nuovo trend tecnolo-gico. È un fenomeno che sta cambiando

LE CITTÀ PIÙ MATURE PER UTILIZZO DELL’ICTL’abilità di impiegare le soluzioni tecnologiche in modo cross-funzionale ha un forte impatto

sulla capacità innovativa di una città. Secondo l’edizione 2013 del Networked Society City

Index redatto da Ericsson, Stoccolma, Londra e Singapore sono, nell’ordine, le tre migliori

metropoli al mondo per maturità Ict. In tutto sono state analizzate 31 città e nella lista non c’è

nessuna presenza italiana, ed è forse un segno inequivocabile del gap del Belpaese in fatto

di informatizzazione e digitalizzazione a livello pubblico. L’indice in questione misura la capa-

cità di fare leva sugli investimenti in software, hardware e servizi per lo sviluppo economico,

sociale e ambientale. Il legame tra l’Ict e il cosiddetto ”triple bottom line”, dice lo studio, si

concretizza nell’adozione di sistemi avanzati come le reti 4G e gli Open Data. La prima posi-

zione di Stoccolma si spiega, in tal senso, con la qualità dell’infrastruttura informatica della

capitale svedese e con la rete ad alta velocità in fibra ottica che collega circa l’80% delle

famiglie e quasi il 100% delle aziende.

i connotati della società, sia sul lato business sia su quello consumer. Quella degli oggetti è una vera e propria terza fase della rete, dopo quella dei computer e quella delle persone (la rivoluzione so-cial), destinata a durare per sempre, non un fenomeno passeggero”.Nato nel 2009 con l’acquisizione del centro di ricerca italiano di Motorola, l’interesse di Reply per l’IoT è cresciuto in questi anni, fino al punto di contare ben sette società dell’ecosistema che si occupano, in misura e in settori diversi, di questo tema. Si va dall’investimento

in Sensoria, società statunitense spe-cializzata nello sviluppo di tecnologie “wearable”, fino al recentissimo annun-cio di Breed Reply, l’incubatore di star-tup guidato da Emanuele Angelidis (ex Fastweb) con sede principale a Londra, nato per favorire le nuove imprese nel settore.“Con Breed Reply aiuteremo startup da tutto il mondo a sviluppare le loro idee in ambito Iot e wearable”, dice Rizzante, “non solo sostenendole sul fronte finan-ziario, ma anche su quello manageriale e consulenziale. In più, come abbiamo fatto con le altre realtà della nostra rete, metteremo a disposizione degli startup-per tutto il nostro ecosistema, che com-prende anche agenzie di comunicazione e strutture commerciali, pronte a valo-rizzare le idee che hanno l’impatto più forte sul mercato”.Sì, perché la recente esperienza insegna che i casi di maggior successo in ambito smart city e IoT sono proprio quelli in cui

Filippo Rizzante, Cto di Reply

Page 11: i Quaderni di Technopolis N°1

tecnologie

11

oltre all’effetto “wow” ci sono parametri economici interessanti, per le aziende o per la Pubblica Amministrazione, quindi minori costi o maggiore efficienza. “Non è una coincidenza”, dice Rizzante, “se nonostante l’interesse suscitato e l’entu-siasmo iniziale i wareable per il fitness non hanno per ora sfondato, mentre i contatori intelligenti e le applicazioni per l’e-health, che permettono grandi risparmi e maggiori efficienze a tutta la comunità, stanno registrando un notevo-le successo anche commerciale”. La Sanità, così come il retail e le assi-curazioni, è fra i settori più ricettivi alle nuove soluzioni smart abilitate dall’IoT. “Il segreto per noi che ci occupiamo del-la fascia business to business del merca-to”, conclude Rizzante, “è riuscire a por-tare avanti idee complesse, seguendo le aziende dalla fase di progettazione fino al controllo di qualità, anche su imple-mentazioni con grandi volumi di appara-ti e quindi di dati”. l

IL CALZINO PARLANTE PER LA RIABILITAZIONE Il “calzino parlante” di Sensoria, di cui Reply è azionista, è

pensato per facilitare la riabilitazione ortopedica post trau-

matica direttamente fra le mura di casa. Questa vera e pro-

pria calza dotata di sensori integrati nel tessuto si aggancia

con una clip a un trasmettitore da mettere alla caviglia, il

quale invia le informazioni relative alla camminata o alla

corsa del paziente a un tablet o a uno smartphone. Un’app

dedicata (qui entra in gioco direttamente Reply) raccoglie

tutti i dati e li invia al sistema informatico ubicato nella

struttura del centro che offre il servizio (e il calzino). Così i

medici possono disporre di uno storico sempre aggiornato

delle condizioni del paziente impegnato nella riabilitazione.

LA RETE ENERGETICA INTELLIGENTE È SUL CLOUDSarà Expo 2015 il banco di prova dell’Energy Management System, il cuore digitale che sta al

centro del funzionamento della smart grid (rete intelligente) che Enel, in qualità di partner della

manifestazione, realizzerà in tempo per gestire tutte le problematiche legate alla distribuzione

di energia. Nei sei mesi in cui gli impianti installati nei padiglioni saranno assetati di potenza e

affollati dai dispositivi mobili dei visitatori in transito, l’erogazione intelligente di energia sarà

un fattore chiave per il successo di Expo. Enel ha affidato a Siemens, e in particolare alla di-

visione Smart Grid operante in Italia, la realizzazione di alcune delle soluzioni “intelligenti” che

poi potrebbero essere, su scala maggiore, applicate in modo permanente ad aree più estese. La

piattaforma tecnologica sfrutta l’architettura cloud ed è rappresentata, in sostanza, da una serie

di dispositivi di misurazione e da soluzioni software, controllate da una centrale operativa, che

permettono di monitorare tutti gli aspetti di distribuzione e utilizzo dei flussi energetici per gli edi-

fici, per i mezzi di trasporto e anche per intere città. I tecnici della centrale di controllo, al momento

installata presso la sede Siemens di Milano, visualizzano su grandi monitor, e con un’interfaccia

utente grafica e user friendly, le “griglie” di distribuzione e i punti di erogazione, individuando in

tempo reale i consumi, le inefficienze ed eventuali criticità. Aiutati dal software, potranno quindi

risolvere da remoto molti dei problemi tipici di una rete. All’Energy Management System possono

essere collegati direttamente anche i sistemi più assetati di energia, come la gestione della mobi-

lità elettrica, gli impianti di automazione degli edifici e quelli dell’illuminazione pubblica.

E.M.

Page 12: i Quaderni di Technopolis N°1

esperienze

12

Italia: mosaico senza visione d’insiemeDECINE DI PROGETTI SMART, IN EUROPA E ASIA. HUAWEI DÀ L’ESEMPIO.

“In Italia esistono ammi-nistrazioni locali lun-gimiranti e innovative che hanno realizzato

progetti focalizzati su singoli aspetti del-le smart city. Quello che ancora manca è una pianificazione a livello centrale, la cosiddetta cabina di regia, che permet-ta di andare oltre la logica dei progetti pilota e che porti avanti un approccio si-stematico allo sviluppo delle città intelli-genti”. Così Alessandro Cozzi, direttore della divisione Enterprise di Huawei Italia, riassume lo stato dell’arte delle smart city nel Belpaese: un mosaico di iniziative, anche lodevoli, ma ancora non coordinate da una visione d’insieme. La società cinese è certamente titolata a parlarne, avendo portato in oltre 60 città nel mondo le proprie soluzioni (reti e infrastrutture) per l’e-government, la sicurezza metropolitana, la gestione dell’energia, il controllo alimentare, i trasporti, la Sanità, la scuola, il turismo. Soluzioni che sono frutto delle risorse dedicate dalla multinazionale a ricerca e sviluppo: il 45% dei suoi 150mila dipen-denti e 5 miliardi di dollari di investi-

menti ogni anno (il dato è riferito al 2013 e corrisponde al 12,8% del fatturato). La nota dolente, in questo scenario, è l’as-senza di case history pubbliche riferibili a città italiane, mentre la speranza è che i casi di eccellenza realizzati da Huawei all’estero possano illuminare la via. “Ab-biamo sviluppato interessanti progetti sia in Asia sia in Europa”, dice Cozzi. “In particolare vale la pena citare quello realizzato per la municipalità di Londra insieme all’operatore UK Broadband, ba-

sato su tecnologia eLte. In pratica tutta la sicurezza e le funzionalità per i ser-vizi di emergenza garantite finora dalle soluzioni Tetra sono state arricchite dai benefici della rete mobile di quarta gene-razione evoluta, come le chiamate video e i servizi dati avanzati. In Italia stiamo lavorando per portare alle comunità lo-cali queste possibilità”. Se l’expertise e l’offerta – di Huawei e di altri vendor di tecnologia – certamente non manca-no, che cosa manca, allora? La cabina

di regia, già citata dal manager italiano, ma anche altri due elementi: un più per-tinente uso delle risorse a disposizione delle smart city e poi la definizione di un “linguaggio comune”, fatto di standard validi per tutte le realtà ma comunque adattabili ai diversi contesti. Più facile a dirsi che a farsi, ma è su questo che stan-no lavorando organismi regolatori come l’Itu, l’International Telecommunication Union, l’agenzia delle Nazioni Unite per le tecnologie digitali. l

testo di Valentina Bernocco

Page 13: i Quaderni di Technopolis N°1

esperienze

13

Italia: mosaico senza visione d’insieme

Ci sono, anche in Italia, esempi sicura-mente all’avanguardia di applicazione in campo medico delle nuove tecnolo-

gie, in forma di sperimentazione e non solo. I progetti nati in pancia al diparti-mento di Ingegneria e Scienze dell’Infor-mazione dell’Università di Trento, attivo da circa un decennio nel campo delle tecnologie di tipo “assistive” per anziani e disabili, rientrano fra quelli che cer-cano di migliorare la vita dei cittadini. Posticipando per quanto possibile la de-genza presso case di cura e promuovendo la riabilitazione e il monitoraggio delle attività svolte dal soggetto fra le mura domestiche.

L’esperienza sul campoAcube (Ambient Aware Assistance), fi-nanziato dalla Provincia Autonoma di Trento, è il primo di questi progetti ad aver preso forma, con il fine di sviluppare una piattaforma per il monitoraggio di soggetti affetti da Alzheimer. Ha coinvol-to diversi attori del sistema della ricerca trentino, la fondazione Don Gnocchi di Milano e vari istituti della Regione con cui sono state condotte le sperimenta-zioni. Suoi principali destinatari: il per-sonale medico-sanitario di piccole case di cura e case famiglia. Vero e proprio servizio ospedaliero di assistenza digi-talizzata, è un’altra “creatura” ideata dall’ateneo trentino con la collaborazio-ne dell’ospedale di Villa Rosa di Pergine Valsugana e del centro Abilita. Il progetto in questione si chiama Ausilia ed è pros-

MILANO SI VESTE DA SMART CITY PER PREPARARSI A EXPO 2015 Rete WiFi cittadina, isole digitali, Open Data e altro ancora: la corsa del capoluogo lombardo

verso l’esposizione universale passa anche attraverso obiettivi che si chiamano accessibilità,

sostenibilità e risparmio energetico. Il progetto della rete outdoor è partito a luglio 2012

e oggi conta 400 punti di accesso distribuiti in varie zone della città; gli iscritti sono più

di 290mila e il numero, assicurano dal Comune, è in forte crescita nel 2014. Gli spazi già

attivi a Milano che offrono servizi di vario genere (connettività WiFi, noleggio o ricarica

di quadricicli elettrici, totem informativi digitali) sono, invece, una quindicina e altri dodici

verranno aggiunti prossimamente. Il progetto Open Data, avviato anch’esso nel 2012, ospita

oggi circa 200 dataset di diversa natura (alfanumerici, geografici, statistici). In ambito smart

energy, infine, è in essere una sperimentazione in vari edifici pubblici (asili, polizia locale e

biblioteche) finalizzata al controllo dei consumi di energia all’interno di locali con un’elevata

concentrazione di dispositivi connessi a una rete IP. I risparmi possibili per ogni apparecchio

collegato sono stimati al 25%.

testo di Piero Aprile

Innovazioni e app al servizio della saluteSCOPRIAMO I PROGETTI CHE VOGLIONO MIGLIORARE LA VITA DEI CITTADINI E CHE NASCONO NELLE STRUTTURE SANITARIE ITALIANE.

Page 14: i Quaderni di Technopolis N°1

esperienze

14

simo alla fase esecutiva. Di che cosa si tratta? Di un “living lab”, un laboratorio territoriale dove i pazienti con necessi-tà di ausiliazione possono sperimentare all’interno dell’ospedale, in condizioni realistiche ma monitorate da personale specializzato, l’utilizzo di tecnologie a supporto delle disabilità. Il risultato fi-nale sarà la definizione di un protocollo di intervento, personalizzato in funzione delle specifiche patologie, che permet-terà una maggiore qualità della vita nella propria abitazione, riducendo al contem-po i costi di ospedalizzazione.

Oltre i confini nazionali anche grazie alle startupIl professor Francesco De Natale, che coordina l’attività del Dipartimento di cui sopra e il gruppo di ricerca del Multime-dia Signal Processing and Understanding Lab (MM-Lab), parla “di esperienze re-plicabili su scala nazionale” e ci confer-ma come gli orizzonti dell’innovazione al servizio del cittadino vadano anche oltre frontiera. Un esempio? Il progetto Uncap, finanziato con 30 milioni di euro nell’am-bito di Horizon 2020, coordinato dalla startup tecnologica Trilogis e dedicato allo sviluppo di sistemi per la cura degli anziani nel processo di invecchiamento.

LE MINI CAR ELETTRICHE AL SERVIZIO DELLE CITTÀ ECOSOSTENIBILIUn progetto di car sharing sperimentale, della

durata di tre anni, che in Toyota non esitano

a definire innovativo. Per la casa giapponese

è l’occasione di testare sul campo, in quel di

Grenoble, le sue “full electric” ultracompatte

a tre e quattro ruote i-Road e Coms, ma non

solo. La valenza di questa iniziativa è anche

nel fatto che il servizio di noleggio offerto da

Cité lib (società di car sharing già attiva in cit-

tà) si basa su un’applicazione di data mana-

gement totalmente integrata e interconnessa

con il sistema informatico che gestisce il tra-

sporto pubblico cittadino. Il vantaggio? Poter

offrire all’utenza la migliore programmazione

a livello di spostamenti, combinando i diver-

si mezzi utilizzabili, direttamente dal proprio

smartphone o tablet. Ad alimentare le 70

auto elettriche della flotta ci penseranno 27

stazioni di ricarica delle batterie (120 colon-

nine in totale) ubicate vicino alle fermate di

tram, treni e autobus. “Cité lib Ha:mo” (ab-

breviazione che sta per Harmonious Mobility)

è anche il primo progetto su larga scala che

il produttore di auto nipponico avvia fuori dal

Giappone. Ora sbarca a Grenoble, centro do-

tato di una viabilità decisamente ben organiz-

zata e con un’amministrazione locale molto

sensibile ai benefici promessi dalla mobilità

sostenibile.

Innovazione è quindi anche quella di una startup di ateneo qual è Xtensa, votata allo sviluppo di tecnologie di supporto per pazienti affetti da patologie degenerative come la Sla. Punta di diamante della sua opera è EyeAssist, una soluzione ausilia-ria di comunicazione basata sul controllo oculare, che offre la possibilità di intera-gire con il mondo circostante attraverso un computer. Tramite un sistema di vi-sione artificiale, l’utente sarà in grado di controllare il Pc con gli occhi, accedendo a funzioni di comunicazione di base (un normale editor di testo predittivo) e più avanzate (frasi pre-compilate e messag-gi di allarme) e interagendo con i propri contatti via email o via Skype. La peculiarità di EyeAssist, che andrà presto in commercio indirizzandosi a ospedali, Asl e centri specializzati pubbli-ci e privati del Nord Italia? I suoi costi, come ci spiega Mattia Daldoss, socio e cofondatore di Xtensa. “Volevamo rende-re queste tecnologie accessibili a tutti e quindi abbiamo abbattuto gli oneri dovuti all’uso di hardware dedicato, concentran-doci il più possibile su prodotti disponibi-li su larga scala”. Il risultato sono prezzi dell’apparecchio fino a dieci volte inferio-ri ai sistemi tradizionali già presenti sul mercato. l

Page 15: i Quaderni di Technopolis N°1
Page 16: i Quaderni di Technopolis N°1