i social media e il web 2.0 autore: laura parigi€¦ · i social media e il web 2.0 autore: laura...
TRANSCRIPT
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a1
I social media e il web 2.0
Autore: Laura Parigi
Introduzione
A partire dalla seconda metà del decennio, l'aggettivo “social” è diventato uno dei
termini più frequentemente associati ad Internet e al World Wide Web e intorno ad esso
gravita nebulosa di neologismi coniati a ritmo vorticoso, spesso più rapidamente delle
pratiche che etichettano: blogosfera , folksonomy, social network, peer to peer,
crowdsourcing, software collaborativi, web 2.0, social online storage, social marketing
etc...
Illustrazione 1: Licenza Creative Commons: Alcuni diritti
riservati a birgerking (Flickr)
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a2
L'attributo viene spesso utilizzato per indicare una trasformazione storica della
comunicazione digitale: il passaggio da nuovo media a “social media”, l'evoluzione del
Web da una prima generazione (1.0) ad una seconda (2.0), la diffusione di strumenti per
la condivisione e la collaborazione online (blog, social network, wiki).
I media, quelli tradizionali, se ne servono, talvolta in maniera approssimativa per
descrivere fenomeni di costume, come l'uso diffuso del social network Facebook, o
culturali, come nel caso dell'affermazione di Wikipedia.
Ma cosa succede quando proviamo ad addentrarci nel fenomeno e a descrivere in
maniera più precisa l'universo dei social media?
Per esempio, sapreste dire in che cosa i media sociali sono diversi dai mezzi di
comunicazione di massa?
Se uno dei vostri studenti vi chiedesse in cosa il web 2.0 è diverso dal web 1.0 oppure
che cosa differenzia un blog da sito web, cosa rispondereste? Se doveste acquistare un
prodotto, vi fidereste di più del social marketing o del marketing tradizionale?
Le differenze tra social media e media tradizionali (cliccare
sull'immagine per vedere l'infografica)
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a3
Ancora... social media e web 2.0 sono sinonimi? Un social network è un software o una
comunità di individui? Che differenza c'è tra il cybergiornalismo e il giornalismo
“normale”?
Nei paragrafi che seguono proveremo a rispondere ad alcune di queste domande,
cercando di districarci nella rete di parole che sono associate ai media sociali.
Social network
Alcuni esempi delle ambiguità più comuni che si producono quando ci si addentra
nell'universo “social” possono essere tratti dalla rete stessa, dagli utenti o dal linguaggio
utilizzato dai media “tradizionali”. Sebbene la denominazione “social network” sia
ormai diventata la terminologia con cui più comunemente ci si riferisce ai servizi
online che consentono di gestire profili e reti di contatti tra utenti, l'espressione è mutata
dalla sociologia e dall'antropologia ed antecedente e indipendente dall'uso delle
Tecnologie dell'informazione e della comunicazione. In questi ambiti, si parla di “rete
sociale” per riferimento a aggregazioni fisiche e non di individui connessi (gruppi di
lavoratori, associazioni, circoli e gruppi di amici) ed è una concettualizzazione utilizzata
per analizzare e descrivere le dinamiche sociali attraverso la mappatura delle relazioni
all'interno dei gruppi.Sebbene per molti aspetti i gruppi che si formano su Facebook
o su siti simili possano assumere le caratteristiche di una rete sociale, i due
fenomeni non sono coincidenti. Wikipedia, per disambiguare gli usi di questa
espressione, crea dunque due voci separate distinguendo il social network come entità
sociale dai servizi di social networking, gli strumenti informatici che servono a gestire
sul web le reti basate su relazioni sociali.
Secondo Danah Boyd, ricercatrice dell'università di Harvard che si occupa di social
media, i social network sono semplicemente dei siti web che ospitano web service per
mezzo del quale gli utenti possono “(1)creare e gestire un profilo pubblico o semi
pubblico in un sistema vincolato, (2) individuare una lista di utenti con i quali stabilire
una connessione (3) accedere alla lista delle connessioni creare da altri utenti all'interno
del sistema” (Boyd, 2007).
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a4
Rete o community?
La terza caratteristica individuata da Boyd chiarisce in cosa i siti di social networking
sono diversi da altri siti e ambienti online nei quali gli utenti possono comunicare
tra loro, come i forum, le chat o i mondi virtuali.
In un forum si possono sviluppare conversazioni tra gli utenti in modalità molti a molti
partecipando a discussioni tematiche create dagli utenti per, ad esempio, commentare
una partita di calcio o uno spettacolo, recuperare ricette, discutere di filosofia etc... Il
testo della discussione è, quasi esclusivamente, l'atto comunicativo che consente agli
utenti di conoscersi l'un l'altro.
Un social network invece, tipicamente permette di gestire in modo dinamico il
proprio profilo attraverso la comunicazione del proprio status (“Sandro Bianchi
pensa: c'è un campionato da vincere!”), la condivisione con i membri della rete gusti,
opinioni ed attività (John Smith parteciperà al concerto di Riccardo Sandiford) e lo
sviluppo delle reti di contatti (Lev Manovich ha stretto amicizia con Guto Nóbrega e
altre 20 persone.).
Qual è il vantaggio di questo tracciamento? Essenzialmente la possibilità di ampliare
della propria rete sociale sulla base di affinità o di contatti comuni, e quindi di
aumentare quello che sociologi ed economisti definiscono capitale sociale: l'insieme di
beni intangibili, delle risorse, reali o potenziali, che scaturiscono dalle relazioni durevoli
tra individui (Bourdieu, 1983).
Supponiamo di essere appassionati lettori dei romanzi di Harry Potter. Ci iscriviamo ad
un forum dedicato alla scrittrice JK Rowling e partecipiamo ad una discussione in cui
gli utenti fanno a gara per rivelare anticipazioni sul prossimo episodio della saga. Al
forum partecipa anche Trelawney_67, che nel suo profilo dichiara di essere una
insegnante di inglese: dunque, una nostra collega. Trelawney_67 partecipa alla
discussione solo di tanto in tanto, e quasi esclusivamente per chiedere informazioni
sulle vicende di alcuni personaggi. Il suo obiettivo è organizzare per i suoi studenti una
Fan Fiction<http://en.wikipedia.org/wiki/Fan_fiction> su Harry Potter, ossia la
riscrittura di un episodio della saga nel corso di un'attività di scrittura collaborativa, ma
in nessuno dei suoi messaggi nel forum Trelawney_67 fa riferimento a questa
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a5
intenzione o alla sua professione, principalmente perché è convinta di parlare con un
gruppo di adolescenti e non immagina che tra loro vi sia qualche collega.
Sarebbe interessante, per noi, saperne di più del progetto, magari scambiare qualche
materiale, ma dato che non abbiamo nessuna informazione che ci possa servire da
“indizio” non veniamo a conoscenza del progetto e non siamo particolarmente motivati
a visitare il profilo di Trelawney_67. Il risultato è che, all'interno della community, ci
limitiamo a sviluppare con questa utente una relazione basata sulla condivisione di una
passione, ma ci resta ignota la possibilità di sviluppare una relazione professionale.
Nel contesto di un sito di social networking lo sviluppo di relazioni può assecondare
dinamiche molto differenti.
Ad esempio, supponiamo di aver partecipato ad un convegno sulla didattica dell'inglese
come L2 e di voler restare in contatto con alcuni colleghi incontrati là. Invece di
ricorrere al tradizionale scambio di mail, alcune persone preferiscono diventare “amici”
in un social network online: ossia creare una connessione con alcune delle persone
incontrate al convegno includendole nella lista dei contatti o utenti correlati al proprio
profilo.
Seguendo gli aggiornamenti di stato di uno di questi colleghi,
Paolo Rossi, scopriamo che è un lettore dei romanzi della
Rowling e che si è iscritto a numerosi gruppi tematici
all'interno del social network. Uno di questi, “Harry Potter:
storytelling activities for students”, ci incuriosisce e decidiamo
di partecipare. Il social network ci mostra tutti gli utenti iscritti
al gruppo. Tra loro, Jane Doe, di Birmingham, nel suo status,
dichiara che la prima parte di un esperimento di Fan Fiction con
i suoi studenti è stato davvero un grande successo e segnala un
link al lavoro finale dei suoi ragazzi, pubblicato in rete. Per
saperne di più, decidiamo di chiedere a Jane di diventare nostra
“amica” così da poter seguire gli aggiornamenti di stato e
conoscere lo sviluppo dell'esperienza. Seguendo gli aggiornamenti, scopriamo che Jane
ha frequentato per alcuni mesi un forum sui romanzi della Rowling utilizzando alcune
anticipazioni sul prossimo episodio della saga che poi ha utilizzato per dare dei vincoli
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a6
agli sviluppi narrativi della Fan Fiction dei suoi studenti. Scrivendole in privato per
maggiori informazioni, a questo punto le chiediamo “By chance, are you
Trelawney_67? ”
Social software
“Macchine” per reti sociali
In un sito di social networking, ciò che rende possibile il tracciamento delle relazioni e
degli stati degli utenti e lo sviluppo di dinamiche di comunicazione come descritte
nell'esempio è l'utilizzo di una particolare tipologia di software, i social networking
software.
Si tratta di programmi che consentono di utilizzare un sito web per raccogliere e
pubblicare i dati immessi dagli utenti. Questo tipo di programmi è solitamente residenti
in un server, ossia una componente informatica che eroga un servizio ai computer ad
essa collegati. In altre parole, per partecipare ad un sito di social networking, non
dobbiamo installare il software sul nostro computer, ma ce ne serviamo semplicemente
accedendo al sito che “lo ospita”. I siti di social networking più popolari, come
Facebook<http://www.facebook.com/>, Google+<https://plus.google.com/>
Illustrazione 2: Il video "Social media in plain english" presenta in modo
semplice e chiaro il modello di comunicazione che sottende ai siti di social
networking (in inglese)
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a7
Anobii<http://www.anobii.com/>, Linkedin<http://www.linkedin.com/home>, offrono
ai propri visitatori accesso all'utilizzo di questi software e dunque sono, di fatto, servizi,
generalmente gestiti da compagnie o enti. Potenzialmente, chiunque abbia la possibilità
di gestire un server può creare un servizio di social networking: alcuni, come ad
esempio Elgg<http://elgg.org/>, possono essere scaricati ed utilizzati per creare e
gestire social network in rete.
Edmodo – il social network per insegnanti
Tra i numerosi siti di social networking vale la pena segnalare
Edmodo<http://www.edmodo.com>, che fonde le caratteristiche del social networking e
dei virtual learning environment.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a8
Una definizione di social software
I software du social networking rientrano in un particolare tipologia di programmi
definiti social software<http://it.wikipedia.org/wiki/Software_sociale>, ossia software
che consentono agli utilizzatori “di incontrarsi, interagire e condividere dati”
(Wikipedia).
Il termine è stato coniato nel 2002 dallo studioso di media digitali Clay Shirky,
<http://www.shirky.com/>per classificare tutti i programmi che:
supportano le conversazioni tra gruppi ed individui
consentono agli utenti di valutare un contenuto
esplicitano le relazioni che esistono in rete
(Owen et al., 2006)
Sono classificati come social software gli applicativi utilizzati dai servizi di social
networking, strumenti più “antichi” tra quelli come le chat, i forum ed i mondi virtuali,
ma anche altre applicazioni che consentono non solo di comunicare, ma di produrre con
l'apporto di più utenti.
Il social network Anobii raccoglie recensioni di libri. Gli utenti possono
esprimere un giudizio di valore attribuendo "stellette".
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a9
Social software per la produzione di contenuti
Sono social software i wiki <http://it.wikipedia.org/wiki/Wiki >, ossia i software che
consentono di creare e pubblicare pagine web editabili dagli utenti. Un software di
questo tipo è stato utilizzato per sviluppare Wikipedia, enciclopedia creata dagli utenti
della rete, ma anche molti altri testi prodotti attraverso la scrittura collaborativa, come
Wikiquote<http://en.wikiquote.org/wiki/Main_Page >, raccolta di citazioni,
Wikimedia Commons<http://commons.wikimedia.org/wiki/Main_Page >, archivio di
risorse di pubblico dominio, utilizzabili senza restrizioni di copyright.
Sono social software i collaborative real-time editor, programmi software che
consentono a più utenti di modificare uno stesso documento. Google
Docs<https://drive.google.com/#my-drive>, pacchetto di applicazioni utilizzabili
online rilasciato da Google, è un collaborative real time editor: consente di creare un
documento di testo, un foglio di calcolo, una presentazione multimediale, di
condividerla con altri utenti e di attribuire ad alcuni di essi i permessi per modificare il
contenuto.
Illustrazione 3: L'interfaccia di Google docs, ambiente di scrittura collaborativa
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a10
La scrittura a più mani di un documento è possibile anche senza utilizzare un social
software online come Google Docs, ad esempio lavorando su versioni diverse di un
documento attraverso un programma di wordprocessor. Tuttavia questo particolare tipo
di programmi supporta l'organizzazione del lavoro di gruppo e le dinamiche di
collaborazione.
Supponiamo che un insegnante intenda preparare i suoi studenti ad un'uscita didattica
chiedendo loro di scrivere una breve guida turistica sulla città che visiteranno come
“compito a casa”. L'insegnante crea una prima traccia del documento con il
programma di videoscrittura e la invia, tramite posta elettronica, agli studenti
assegnando a ciascuno di loro il compito di sviluppare un argomento. Gli studenti
lavorano individualmente e restituiscono all'insegnante una ventina di documenti di
testo da assemblare.
Per la fase successiva del lavoro, l'insegnante organizza il processo di revisione
dividendo i ragazzi in cinque gruppi. Ciascun gruppo restituisce all'insegnante un testo
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a11
con revisioni e correzioni realizzate con le funzioni del programma di videoscrittura:
l'insegnante legge le versioni, utilizza gli strumenti di confronto e produce un
documento finale.
Oltre ad determinare una certa quantità di lavoro al docente, questa attività affida a lui,
o a chiunque si prenda in carico l'”assemblaggio” dei diversi documenti, un ruolo
centrale nello sviluppo del testo: è l'unica persona che conosce tutte le revisioni. Il testo,
inoltre, è costruito per fasi di lavoro definite: l'attività prevede fasi
di lavoro in cui gli individui ed i gruppi lavorano separatamente.
Supponiamo invece di realizzare la stessa attività utilizzando un wiki o un collaborative
real-time editor. L'insegnante crea un unico documento composto da più pagine
dedicate agli argomenti da affrontare, e lo rende accessibile a tutti gli studenti della sua
classe. Assegna a gruppi di studenti il compito di sviluppare una delle tematiche
nell'arco di una settimana. Gli studenti possono collegarsi al sito in cui è pubblicato il
documento, monitorare lo stato di avanzamento del testo: il wiki o un programma di
scrittura collaborativa tipicamente tracciano “la storia” degli interventi operati sul testo
indicandone l'autore. Uno studente, dunque, può iniziare la stesura di un paragrafo,
ricollegarsi al sito due giorni dopo, trovare una modifica su cui non è d'accordo ed
avviare una discussione con l'autore della modifica.
L'elaborazione di una versione definitiva non passa per una figura esterna che
acquisisce, più o meno formalmente, il ruolo di “validatore” delle modifiche, ma è
negoziata all'interno del software che traccia e rende visibili a tutti gli utenti la storia
delle revisioni. Lavorando su di un unico documento, inoltre, gli studenti possono
leggere il testo dell'argomento a loro assegnato, ma anche seguire lo sviluppo di
altri argomenti, contribuendo alla creazione di rimandi o di altre pagine.
Wiki e collaborative real-time editor sono definiti anche groupware, ossia sono software
che facilitano i gruppi di lavoro a realizzare un compito comune: in questo caso, la
realizzazione di un contenuto.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a12
Social tagging e folksonomia
Nella categoria dei social software rientrano, infine, anche quegli applicativi e servizi
che consentono condividere, classificare e organizzare contenuti: siti web, testi, video,
fotografie etc.
Questo particolare gruppo di software utilizza un metodo di categorizzazione dei
contenuti conosciuto come social tagging
(folksonomia)<http://it.wikipedia.org/wiki/Folksonomia>: all'utente che segnala un
contenuto, tipicamente indicandone l'indirizzo web di pubblicazione o caricandolo su un
server, è richiesto di associare una o più parole chiave da utilizzare come etichette (tag)
per la sua classificazione (video).
Questo metodo è utilizzato da alcuni popolari siti web come Flickr, servizio di
photosharing, ossia di condivisione fotografie, YouTube, archivio di video, Digg e
Technorati, per la condivisione di notizie.
La classificazione sociale dei bookmark è una delle pratiche più diffuse di social
tagging.
Nei siti di social tagging, i contenuti che sono descritti la stesso tag sono raggruppati tra
loro per formare una categoria. Se dunque descriviamo un sito come
Elgg.com<http://elgg.org/> utilizzando le parole chiave “social” e “software”, il
software di classificazione condivisa lo assocerà con tutte gli altri contenuti che gli
utenti della community. Il raggruppamento per tag struttura consente agli utenti la
navigazione del sito e l'accesso ai contenuti.
Gli archivi che adottano questo metodo, denominato “folksonomy” dall'unione dei due
termini folk (popolo) e taxonomy (tassonomia) (Vander Wal, 2007), affidano agli
utenti l'architettura dell'informazione, differenziandosi da siti web e directory in cui
l'organizzazione è decisa dai progettisti o dall'autore che stabiliscono i criteri di
appartenenza di un contenuto ad una categoria e le gerarchie tra categorie.
Una delle differenze principali tra i due metodi riguarda il lessico utilizzato per
descrivere i contenuti ed i processi di organizzazione e recupero delle informazioni.
Mettiamo a confronto contenuti organizzati con metodi differenti: il motore
dell'archivio storico Alinari su un sito di e-commerce (http://www.lasalizada.it) e Flickr.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a13
Nell'architettura dell'informazione< http://www.html.it/guide/guida-architettura-
dellinformazione/ > del primo sito, le fotografie sono raggruppate per temi stabiliti dai
creatori del sito che hanno archiviato sotto la categoria “L'Italia com'era” immagini di
luoghi (piazze, monumenti ed edifici), mentre sotto la denominazione “Lavoro e
mestieri” fotografie che ritraggono operai al lavoro, ma anche stabilimenti industriali
come un capannone per la lavorazione della canapa o un hangar per la costruzione di
aerei.
Interfaccia del sito lasalaza.it nella sezione dedicata ai prodotti Alinari
Se un utente desidera trovare, ad esempio, un'immagine d'epoca di una fabbrica nei
fiorentina, si trova a confrontarsi con questo schema concettuale elaborato dagli autori
del sito che colloca la foto nella categoria “Lavoro e mestieri”, pur essendo la
fabbrica un edificio come i soggetti delle immagini archiviate sotto la voce “L'Italia
com'era”.
Su Flickr, invece, l'organizzazione dell'informazione è prodotta dinamicamente dal
comportamento degli utenti. Le etichette utilizzate dai singoli individui per
categorizzare le proprie fotografie costruiscono all'interno del sistema un patrimonio di
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a14
metadati, descrittori che possono essere aggregati per costruire strutture ipertestuali di
navigazione del sito che variano nel tempo o per criteri di aggregazione.
Un esempio di questo tipo di strutture è la navigazione per tag popolari che Flickr
propone agli utenti: il software di social tagging, in questo caso, propone un elenco
delle parole più utilizzate dagli utenti per descrivere i propri contenuti, ordinate
alfabeticamente. Nell'elenco è attribuito un “peso” maggiore alle parole più usate dagli
utenti: tipicamente in queste visualizzazioni, denominate
tagcloud<http://www.10people.net/blog/tag-clouds-cosa-sono-da-dove-vengono/>,
maggiore è l'occorrenza di una parola, più aumenta la dimensione del carattere con cui è
visualizzata.
Quali sono le differenze tra questo tipo di organizzazione dell'informazione e gli schemi
del sito Alinari?
In primo luogo, la struttura dell'organizzazione è variabile nel tempo: nell'immagine
in 11 sono visualizzate le parole più usate fino al giorno 19 maggio 2010, ma è
verosimile che tornando a visitare il sito dopo un mese o un anno troveremmo parole
diverse. La variazione dipende dal comportamento degli utenti: nella la visualizzazione
in 12 , riferita alle occorrenze dei tag in data 27 luglio 2006, ha grande rilevanza la
parola cameraphone, scomparsa nella visualizzazione del 2010.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a15
Il gruppo dei tag più popolari di tutti i tempi a confronto con Illustrazione 4: Elenco dei
tag più su Flickr utilizzati il 27 luglio 2006
L'organizzazione dell'informazione è di tipo associativo e non gerarchico: se si
ricercano nel sistema le foto “taggate” con l'etichetta “firenze” si ottiene un gruppo
(cluster) di tag correlati, ossia di descrittori che gli utenti utilizzano in associazione con
la parola “firenze” per etichettare uno stesso contenuto.
1 Esempio di cluster
Anche per reperire contenuti in Flickr, come nel sito Alinari o in Open Directory, è
necessario comprendere la natura degli schemi di organizzazione dell’informazione,
ma oltre alla decodifica dello schema è utile conoscere il processo attraverso cui esso si
determina per “utilizzare” il valore aggiunto della descrizione e della categorizzazione.
Le configurazioni di tag, per esempio, sono “leggibili” come rappresentazioni degli
interessi e degli orientamenti della comunità degli utenti: la presenza dei tag
“duomo” e “pontevecchio” in associazione “firenze” ci dicono che questi due sono i
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a16
monumenti considerati più “fotogenici” dagli utenti di Flickr. È importante sottolineare
che questa tendenza, all'interno di un servizio di social tagging, è il prodotto di
un'aggregazione quantitativa, prodotta per “somma di occorrenze”.
Social=collaborativo?
Gli utenti della comunità che descrivono i propri contenuti non interagiscono tra loro
nel processo di descrizione.
Il valore del tagging deriva dall'uso che gli utenti fanno del proprio vocabolario per
aggiungere un significato esplicito al contenuto, [..] Più che categorizzare, le persone
forniscono un mezzo per connettere tra loro gli elementi, per attribuire ad un significato
secondo la conoscenza che essi hanno di quell'elemento (Wanderwal. 2004)
In altre parole, quando l'utente di Flickr pynomoscato(Giuseppe Moscato) etichetta
con il tag “pontevecchio” alcune delle sue foto, utilizza il termine per descrivere tutte
le foto che hanno come soggetto Ponte Vecchio e/o che sono state scattate sul Ponte
Vecchio, adottando un criterio di descrizione che è utile per l'organizzazione dei propri
contenuti.
2Il tag "pontevecchio" utilizzato per descrivere soggetto e luogo dello scatto
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a17
Le sue descrizioni sono, ovviamente, condivise dagli altri utenti di Flickr. Ciò significa
che uno qualsiasi tra essi alla ricerca di foto che abbiano come soggetto Ponte Vecchio,
ad esempio flickgeek74, può trovare le due immagini in figura 13. Nel caso della prima
foto, flickgeek74 e pynomoscato attribuiscono al tag “pontevecchio” lo stesso valore: il
riferimento è al soggetto della foto. Nella seconda foto, Artista di strada, si verifica una
distanza nell'uso delle parole, in quanto per pynomoscato il tag è riferito, in questo caso,
al luogo dello scatto, mentre l'intenzione dell'utente, nella ricerca del contenuto, è
trovare immagini che abbiano “ponte vecchio” come soggetto.
È probabile che vedendo l'immagine Artista di strada, l'utente flickgeek74 possa
facilmente inferire l'uso ambivalente che pynomoscato fa del tag e acquisire in
questo modo informazioni che non ha ancora. Tuttavia, nel prendere in
considerazione il potenziale supporto che gli strumenti ed i contesti di social tagging
possono offrire ai processi di apprendimento, è importante sottolineare che tali processi
possono “accadere” in relazione ad un testo composto dai contenuti (immagini, nel caso
di Flickr, ma anche siti web, testi alfabetici, video etc. ) e dai descrittori ad essi
correlati, non ad una relazione che si instaura tra gli individui che utilizzano il software.
A differenza di quanto accade in wiki, ad esempio, che “costringe” gli utenti a
comunicare tra loro per costruire il testo, in un sistema di social tagging l'utente
pynomoscato e flickgeek74 non interagiscono mai per decidere come utilizzare il
tag “pontevecchio”, piuttosto operano una interpretazione del significato che
ciascuno di loro dà alla tag. Non tutti i software ed i contesti a cui si attribuisce
l'aggettivo “social”, dunque, sono strumenti che attivano processi di collaborazione
e cooperazione tra gli utenti: lo scopo e la natura delle attività che le persone
realizzano attraverso questi strumenti definiscono infatti tipologie di relazioni differenti
tra le persone. La stessa definizione di social software, diffusasi a partire dal 2002 per
opera di Clay Shirky, docente di New Media alla New York University, nasce proprio
dalla necessità di trovare un termine inclusivo per tutti i software che supportano
l'interazione all'interno di gruppo. All'epoca termini groupware e collaborative
software erano già ampiamente utilizzati per identificare le applicazioni che supportano
il lavoro collaborativo (computer supported collaborative work). Sebbene il termine
groupware, coniato nel 1979 da Peter and Trudy Johnson-Lenz, fosse in origine
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a18
generico e riferito al supporto che il software può dare alle interazioni tra i membri di un
gruppo, Shirky ritenne che nel tempo avesse assunto il significato di software per il
lavoro di gruppo e che non potesse più essere applicato a tutti quei programmi che non
prevedono la creazione di un prodotto o l'organizzazione di una attività, ma più
genericamente supportano la creazione di comunità e la partecipazione degli individui
che vi appartengono, come i social network, un software di social tagging o una
semplice mailing list (Allen, 2004). Shirky individua invece diversi livelli di relazione
all'interno dei gruppi: la condivisione link, fatti, notizie, immagini, la conversazione tra
membri del gruppo, la collaborazione in funzione di un scopo e di uno sforzo comune.
Here come social media
Definendo la categoria social software, Shirky era intenzionato ad etichettare gli
strumenti hanno reso possibile in rete modalità di comunicazione diverse da quelle
configurate da un lato dai mezzi broadcast, come la radio o la televisione, e le
tecnologie per la comunicazione interpersonale, come il telefono, creando nuove
opportunità di partecipazione ai processi di produzione culturale per gli individui
(Shirky, 2003). Televisione e radio, ma anche i prodotti dell'editoria, come libri,
giornali e riviste, utilizzano un paradigma di comunicazione uno-a-molti: un solo
emittente trasmette ad un numero indefinito di destinatari in quali hanno possibilità
ridotte o nulle di offrire un feedback. I media per la comunicazione personale, come il
telefono, consentono invece una interazione tra due individui che possono essere
ambedue emittente e destinatario di un contenuto che resta generalmente privato, ossia è
agito con l'intenzione di essere comunicato ad altri se non ai due soggetti coinvolti. La
rete Internet ed il social software, invece, offrono l'infrastruttura per un modello di
comunicazione “molti-a-molti” in cui ciascuno degli individui può essere emittente di
un contenuto pubblico, come nel caso dei mezzi di comunicazione di massa, ma tutti i
destinatari possono replicare interagendo con l'autore e con gli altri “lettori” avviando
una conversazione (Solis, 2007). A differenza di quanto accade nella comunicazione
uno-ad-uno, anche questa conversazione è pubblica e resta potenzialmente aperta alla
partecipazione di tutti gli utenti della rete.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a19
La storia dei social media (infografica) http://www.infographs.org/2012/09/what-is-the-
history-of-social-media-infographic/#
Anche se la realizzazione di questo modello di comunicazione è nella vocazione della
rete sin dalla sua nascita e si è espressa nell'uso di forum, chat, newsgroup, il
fenomeno dei media sociali è cresciuto di importanza quando, nei primi anni del
decennio, si sono diffusi strumenti che hanno reso possibile la creazione di contenuti e
la loro pubblicazione a utenti senza competenze informatiche specialistiche.
Il blog è un caso emblematico. Prima della diffusione di questa tipologia particolare di
software, che consente di creare ed amministrare un sito web strutturato in forma di
diario personale, per pubblicare una pagina in rete era necessario conoscere il
linguaggio di markup HTML o sapere eseguire una procedura di caricamento file dal
proprio computer locale ad un server via FTP. I software per realizzare blog hanno
automatizzato molte di queste procedure: pubblicare una pagina in rete o organizzare un
intero sito web sono diventate operazioni realizzabili attraverso una interfaccia simile a
quella di programma di videoscrittura. Anche la produzione di immagini grafiche,
presentazioni, fotografie e video si è resa progressivamente più accessibile per una
utenza non professionale, grazie allo sviluppo di macchine fotografiche e videocamere
digitali, smart phones. Nello stesso periodo, in rete si sono aperti spazi per pubblicare
gratuitamente i contenuti: per creare il proprio blog (Wordpress, Blogger) o per
pubblicare i video, magari realizzati con la fotocamera incorporata in telefono cellulare.
Alla nascita dei social media ha contribuito, infine, una nuova modalità per la
distribuzione dei contenuti: real simple syndication o RSS. Rss è uno formato di dati
per la distribuzione di contenuti da un blog, ad un profilo all'interno di un social
network, ad un tag che descrive altri contenuti (foto, immagini, video). Questo standard
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a20
genera un file di dati (feed) che può essere letto da programmi detti aggregatori (ad
esempio Google Reader) o essere incorporati in altri siti web (come technorati.com). I
file RSS servono essenzialmente a notificare un aggiornamento sui contenuti che
descrivono consentendo agli utenti di seguirne l'evoluzione. Se, ad esempio, fossimo
interessati un particolare blog, maestroalberto.it, che segnala spesso risorse per la
didattica, potremmo sottoscrivere un “abbonamento” agli aggiornamenti semplicemente
inserendo un collegamento al feed in un aggregatore di notizie.
Per il “lettore” del blog, questa tecnologia è una semplificazione: anziché andare a
cercare in un motore di ricerca o tra i propri segnalibri, si vede “consegnare”
l'informazione, da una fonte che ha selezionato come fidata e accurata, senza, tra le altre
cose, dover fornire dati personali, come la posta elettronica che solitamente è richiesta
nelle newsletter. Per l'autore del blog, invece, il feed è, insieme ai commenti uno
strumento per conoscere i lettori, sapere quanti sono, la loro provenienza, individuare
quali sono le pagine più visitate. Tim O'Reilly analizza la trasformazione identificando
un passaggio storico da una prima generazione dei fenomeni di comunicazione in rete,
ad una versione più evoluta, che ha denominato web 2.0 (O'Reilly, 2005). Questa
Home page del blog Maestro Alberto.it
<http://www.maestroalberto.it/>. In evidenza, l'icona
del feed rss
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a21
trasformazione ha generato l'interesse di intellettuali ed osservatori dal mondo della
comunicazione digitale, i quali hanno intravisto nel nuovo assetto di tecnologie
hardware e software l'infrastruttura per una democratizzazione dei processi culturali,
ossia la possibilità di trasformare l'utenza dei media industriali in una comunità di
prosumer, soggetti che sono attivi nella creazione e pubblicazione di contenuti,
ridefinendo metodi e ruoli della produzione di informazioni e conoscenza. La facilità e i
costi ridotti con cui le tecnologie digitali consentono di documentare fatti ed esprimere
opinioni ha prodotto fenomeni come il giornalismo partecipativo (citizen
journalism), un processo di “produzione” delle notizie realizzato da giornalisti non
professionisti per aumentare, integrare o verificare l'informazione prodotta dai mezzi di
comunicazione di massa. In questo processo, quelli che sono finora stati i destinatari
“muti” di giornali, televisione e radio possono documentare attraverso fotografie e video
un evento di cui sono stati testimoni (Glaser, 2006).
Illustrazione 5: Il giornalismo partecipativo contribuisce alla copertura mediatica di eventi e
fenomeni aggregando contenuti di utenti della rete. L'immagine è tratta dal sito Storify e
presenta i contributi di alcuni utenti alla copertura il movimento di protesta Occupywallstreet.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a22
La pratica del giornalismo partecipativo, considerato per molti aspetti una forma di
attivismo, si è diffuso in rete attraverso la documentazione di eventi (Viareggio,
l'esplosione del treno raccontata su Facebook, Sky.it 30 giugno 2009), la produzione
indipendente di reportage e documentari come ad esempio My War: Killing Time
<http://cbftw.blogspot.it/> in Iraq, un diario di guerra redatto dal soldato Colby Buzzell
diventato celebre perché fonte di informazioni per la stampa americana o il blog
danslapeaudunsansabri.com documenta in diretta la vita quotidiana di un giovane
clochard parigino attraverso una webcam)
La crescita del fenomeno ha contribuito alla nascita di “testate” sorte dall'aggregazione
di blog e contenuti prodotti individualmente (The Huffington Post Ohmynews,
IndymediaAgoravox, Current.Tv) e anche testate e giornalisti professionisti hanno
iniziato a confrontarsi con questo processo di produzione delle informazioni includendo
aree aperte al contributo dei lettori.
La contrapposizione tra mass media e i social media non riguarda solo le notizie, ma
coinvolge anche altri prodotti culturali ed i processi, le figure che gravitano intorno ad
essi (Shirky, 2002). I social media hanno eliminato, in molti casi, i filtri che l'editoria
appone alla pubblicazione di testi letterari, di divulgazione scientifica, di
approfondimento. Alcuni utenti della rete, ad esempio, sono diventati autori di blook
(sincrasi di blog e book), romanzi ed opere letterarie pubblicati in forma di blog (ad
esempio, La ballata delle prugne secche, dal blog), altri hanno partecipato alla
realizzazione di guide e manuali (come Wikitravel, guida turistica collaborativa).
danslapeaudunsansabri.com
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a23
La partecipazione nei social media può prendere anche forme più blande, ad esempio
attraverso l'espressione di un orientamento, di un gusto di una opinione che contribuisce
di banche dati di ristoranti, libri, tecnologie, film, video attraverso la scrittura di
recensioni o esprimendo una valutazione (rating) (EpinionsTripadvisor).
Per alcuni osservatori e studiosi della comunicazione digitale, questi tipi di
partecipazione degli utenti non rappresentano solo una nuova modalità di creazione
delle informazioni, ma esprimono una forma di “saggezza” che appartiene ai gruppi e
dalla comunità e non ai singoli individui. Questa “saggezza” (wisdom of the crowds,
Surowiecki, 2004) è prodotta da persone che agiscono in modo indipendente e con
prospettive differenti su uno stesso argomento ma che, attraverso l'uso delle
tecnologie, producono un giudizio collettivo.
Apparentemente simile al concetto di “intelligenza collettiva”, definito da Pierre Levy,
il fenomeno individuato da Surowiecki non é necessariamente il risultato di un
processo di cooperazione, ma il prodotto di una aggregazione di giudizi individuali:
ossia osserva dinamiche simili a quelle descritte a proposito dei sistemi di social
tagging. A differenza dell'”intelligenza collettiva”, che descrive processi e prodotti
costruiti attraverso meccanismi di negoziazione tra i membri di una community, come
ad esempio le voci di Wikipedia, la “saggezza” individuata da Surowiecki si determina
Illustrazione 6: Infografica sul fenomeno
http://blog.cognistreamer.com/how-the-wisdom-of-crowds-boosts-an-idea-
infog
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a24
proprio perché gli individui ed i loro giudizi non si conformano, ma restano plurali ed
indipendenti: più semplicemente contribuiscono alla definizione di un orientamento o di
una decisione.
La “saggezza delle folle” è stata oggetto di critiche da parte di chi vi ravvisa il valore di
una indicazione statistica, ma una scarsa incidenza nei processi culturali (Tammet,
2009) o chi individua nei social media un potenziale rischio per i contenuti, che creati e
giudicati da persone non sempre esperte della materia, potrebbero presentare problemi
di accuratezza e validità (Keen, 2007).
L'affidabilità di contenuti prodotti è uno degli argomenti più controversi correlati ai
social media. In alcuni, il problema sorge proprio per garantire la partecipazione degli
utenti, questi contenuti sono facilmente manipolabili. Qualsiasi utente registrato, ad
esempio, modificare una voce di Wikipedia introducendo informazioni non verificate o
non vere. La comunità che contribuisce alla stesura dei testi ha elaborato processi di
revisione e indicazioni circa il livello di affidabilità di ogni singola voce (le pagine che
sono considerate a rischi riportano indicazioni come “Questa voce è solo un abbozzo.”,
o segnalano il rischio di un punto di vista non neutrale sull'argomento trattato), tuttavia
l'ampiezza delle voci e della comunità dei partecipanti, non garantiscono l'efficacia di
queste procedure.
Per alcuni autori, come Howard Reinghold, la diffusione dei social media
contribuirebbe all'aggregazione spontanea degli individui in gruppi e alla partecipazione
di questi “soggetti collettivi” alla vita civile e culturale. Con l'incremento del numero di
utenti, i gruppi che nascono attraverso i social media e si formano sulla base di gusti ed
interessi, opinioni e cause comuni, aggregano una “massa critica”. Non è infrequente
che queste aggregazioni finiscano per agire come organizzazioni ("Scandalo consumi
auto" insorge il popolo dei blog, www.repubblica.it, 27 dicembre, 2007), per essere
considerate movimenti di opinione (Facebook si mobilita per Saviano, www.lastampa.it,
16 ottobre 2008, Forlì: mobilitazione su Facebook per salvare la Barcaccia,
romagnaoggi.it, 14 gennaio 2010), fenomeni di costume. L'importanza crescente di
questa forme di partecipazione ha iniziato a rendere i gruppi e le reti prodotte dai social
media interlocutori ma anche delle organizzazioni e dei personaggi pubblici.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a25
I media tradizionali li considerano una sorta di “barometro” per misurare tendenze
significative, reazione agli eventi della cronaca e all'agenda politica, e per elaborare
rappresentazioni della opinione pubblica.
I social media a scuola
Strumenti o processi?
Molti dei software e dei servizi che contribuiscono alla diffusione delle pratiche
descritte non richiedono competenze informatiche avanzate per creare e pubblicare i
contenuti ed in molti casi sono sono gratuiti: caratteristiche li rendono strumenti molti
utilizzati, a scuola, in particolare per pubblicare contenuti.
Per creare un blog con servizio di blogging come Wordpresshttp://wordpress.com/,
Blogger o Edubloghttp://edublogs.org/, piattaforma specifica per le scuole, ad esempio,
è sufficiente seguire una procedura di guidata di pochi minuti e si dispone di un sito
Illustrazione 7: Social media: una guida per insegnanti.
Infografica
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a26
pubblico, che può essere aggiornato direttamente dal browser con cui si naviga in rete.
Questa facilità di utilizzo ha reso blog molti popolari tra gli insegnanti che se ne
servono per scopi differenti. Il blog serve a condividere risorse e materiali didattici a
beneficio di studenti o colleghi, (matebi.blog.tiscali.it/), o per pubblicare il lavori degli
alunni (http://palma-navigando.blogspot.com/). Questo strumento è impiegato per
l'organizzazione di documentazione di progetti o esperienze didattiche: un istituto
tecnico di Varese Isis «Newton», ad esempio, se ne è servito per segnalare le attività di
diversi gruppi di studenti sul tema delle energie alternative
(http://newtonlearningproject.blogspot.com/).
In molti di questi utilizzi il blog risponde all'esigenza di rendere pubblico ciò che si fa a
scuola. Il diario online è uno strumento utilizzato da individui o da “soggetti collettivi”
per essere presenti in rete. Tuttavia, questa presenza è sempre espressione di un forma di
partecipazione alla produzione di contenuti? In altre parole, è sufficiente realizzare un
blog per dire di aver “usato” i social media nella didattica?
In realtà, come abbiamo visto nel precedente paragrafo, i social media non sono
riducibili ai software che si utilizzano per “fare” i social media. Lo stesso termine
non si riferisce, in molti casi, solo alle caratteristiche informatiche di un particolare tipo
di programmi (Boyd, 2007), quanto alla possibilità di praticare un modello
comunicativo molti-a-molti, di partecipare alla determinazione di orientamenti, di
aggregare gruppi, per avviare conversazioni e aumentare il capitale sociale degli
individui.
Pubblicare un contenuto, dunque, può essere una condizione necessaria, per integrare
i media sociali nelle attività didattiche, ma non sufficiente. I blog, non solo quelli
didattici, possono infatti essere progettati come sostituti del vecchio sito web e concepiti
come strumenti di comunicazione uno-a-molti: gli autori non si preoccupano ad
esempio, di dare visibilità al proprio blog, segnalando ai principali aggregatori di
notizie, di curare la rete degli utenti, di partecipare a conversazioni sui contenuti affini
l'uso dei commenti su altri blog.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a27
Immaginiamo, ad esempio, di scegliere un blog per pubblicare online il classico
“giornalino scolastico”. Gli alunni elaborano in classe i testi, lavorano in gruppo
dividendosi i ruoli, imparano ad usare i motori di ricerca per ricercare immagini, ad
inserire i contenuti nel software utilizzato per creare il blog e, infine, pubblicano il
lavoro online. L'esperienza didattica serve a lavorare sulle competenze digitali,
sulla capacità di scrittura, sul testo giornalistico, sul lavoro collaborativo, ma
niente di tutto questo ha a che fare non i media sociali. Il blog è concepito come un
“mass media”, un prodotto editoriale indirizzato ad una moltitudine di destinatari da cui
non si attende nessun particolare feedback. In questa attività, il blog non è utilizzano
neppure come groupware: il processo di collaborazione che i gruppi di studenti
intraprendono per elaborare i testi avviene indipendentemente dall'uso dei software e
della rete e termina con la pubblicazione.
Lo stesso prodotto può assumere la fisionomia del medium sociale se iscritto in un
differente processo di creazione e distribuzione dei contenuti. Ad esempio, per
migliorare le abilità di lettura e scrittura, l'insegnante di italiano di classe seconda di
una scuola secondaria di I grado crea un giornalino-blog nel quale i bambini esprimono
il loro punto di vista sui principali eventi della vita cittadina. Per individuare questi
Illustrazione 8: Usi educativi dei principali social media: infografica
<http://www.mediabistro.com/alltwitter/files/2012/11/social-teaching.jpg>
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a28
eventi, l'insegnante chiede ai bambini di raccogliere “ritagli” dalla cronaca locale dei
quotidiani, segnala alcuni siti istituzionali, si “abbona” ad alcuni blog che commentano
la vita cittadina e periodicamente ricerca in un aggregatore come Google Reader
notizie che riguardano la città. Utilizzando tutte queste fonti, i bambini decidono di
commentare la decisione dell'amministrazione comunale di eliminare i cassonetti per lo
smaltimento dei rifiuti dalle vie del centro storico ed istituire un servizio di raccolta
porta a porta.
Dal materiale raccolto, i bambini sintetizzano molte informazioni per scrivere un
articolo sul blog: la data di inizio e le modalità del servizio, i confini dell'area cittadina,
le prime opinioni favorevoli o contrarie espresse dai cittadini. Gli alunni sono colpiti da
una preoccupazione che ricorre nei commenti: poiché il servizio di ritiro avverrà ogni
tre giorni, i “blogger” temono di dover imparare a convivere nelle proprie case con
rifiuti maleodoranti. I bambini decidono così di raccogliere dai post nella blogosfera
tutte le soluzioni serie e semiserie a questo problema, chiedendo a loro volta spiegazioni
agli autori attraverso l'uso dei commenti. Dal lavoro di raccolta e dalla conversazioni
online, la classe decide di realizzare un vademecum da pubblicare sul proprio blog e
utilizza i tag “rifiuti”, “porta a porta” e “puzza” per descrivere il contenuto. I descrittori,
insieme alle parole contenute nel titolo e nel testo, rendono reperibile il post nei motori
di ricerca e attraverso aggregatori di blog. Il post inizia ad essere commentato da alcuni
lettori che trovano il contenuto utile e divertente, lo segnalano nei loro blog,
aggiungono, attraverso i commenti, nuovi modi per affrontare il problema. Tra questi,
anche il sindaco di un piccolo comune distante molti chilometri dalla città dove vivono i
bambini, che chiede di utilizzare un parte del testo in una brochure che invierà a tutti i
suoi cittadini.
La vocazione “social” del blog, come di molti altri social software, si realizza
costruendo una pratica di partecipazione alla comunicazione in rete attraverso l'uso della
strumento informatico. Come tale, in blog può essere impiegato come mass media, ma
anche come medium personale, ad esempio per realizzare, in ambito scolastico, il
portfolio o il diario personale di uno studente, privato, dunque non accessibile in rete, o
ancora visibile solo all'insegnate. Ciascuno di questi usi è, per così dire, “legittimo”. La
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a29
costruzione di una pratica di partecipazione si inserisce nei possibili usi con alcune
peculiarità che possono avere ricadute sui processi di apprendimento.
L'esperienza di utilizzo del blog descritta, ad esempio, è iscritta in un contesto
autentico, ossia nel “mondo reale” della blogosfera (Merchant, 2009). Questa scelta
implica l'apertura del gruppo classe, e delle relazioni, dei processi di negoziazione che
avvengono all'interno di essa, verso altri gruppi, individui e contesti.
Solo per dare un'idea delle differenze che intercorrono tra le due comunità (blogosfera
versus gruppo classe), proviamo ad immaginare cosa può accadere sul piano delle
competenze di lettura e scrittura. Nel processo di costruzione della notizia gli alunni
attingono ad un bacino di testi eterogenei: a testi informativi (altre notizie), a testi
narrativi/espositivi (racconti e testimonianze dei blogger) a cui si sommano vere e
proprie conversazioni, dialoghi che si sviluppano nei commenti dei blog. La varietà
delle fonti non pone solo il problema della classificazione di diverse tipologie di
contenuto e della loro riorganizzazione in un testo, ma offre un repertorio di stili e
registri linguistici differenti, usi formali ed informali del linguaggio, occasioni di
confronto tra forme grammaticali e sintattiche diverse in funzione del contesto
comunicativo.
Media: da personali a sociali
Molti degli applicativi etichettati come social software possono essere in realtà usati per
personal knowledge
management<http://en.wikipedia.org/wiki/Personal_knowledge_management>, per
raccogliere, classificare, recuperare e condividere contenuti e conoscenze. Questi
strumenti possono essere molto utili a scuola per archiviare le risorse e materiali
didattici o le produzioni degli studenti, o per reperire risorse.
I sistemi cosiddetti di content sharing (condivisione di contenuti), come Youtube o
Flickr, consentono infatti di uploadare, depositare su uno spazio web, documenti e
materiali: ad esempio le fotografie scattate dagli studenti a monumenti durante una gita
scolastica o il video di un esperimento di chimica realizzato in laboratorio. Una volta
“depositato” online, il contenuto può essere generalmente condiviso con tutti gli utenti
del servizio, con un gruppo di destinari scelti oppure mantenuto privato. In ognuno di
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a30
questi casi, il video, la fotografica o il documento uploadato ottiene un suo indirizzo
web a cui gli utenti possono accedere per fruire il contenuto.
Alcuni servizi associano al contenuto un codice embed: alcune righe di testo che,
copiate ed incollate in un'altra pagina web, consentono di “incorporare” il contenuto.
Questa tecnica consente di “comporre” facilmente un testo multimediale aggregando
risorse archiviate in diversi punti della rete; ad esempio per integrare il video di un
esperimento condotto in aula nel blog didattico realizzato da un insegnante di chimica
per le sue classi.
Come accade per il blog, la gratuità del servizio e la semplicità di utilizzo hanno
decretato il successo di questi ambienti di condivisione a cui partecipano molti utenti.
La comunità degli utilizzatori ha contribuito ad incrementare la quantità e la varietà dei
contenuti “ospitati” da questi servizi che sono diventati, in poco tempo, giganteschi
archivi di materiali a cui ad esempio gli insegnanti possono attingere per trovare risorse.
I servizi di content sharing funzionano dunque come “aggregatori” di contenuto per il
singolo utente o per il gruppo classe, ma anche come social media che consentono agli
studenti o all'insegnante di partecipare ad una comunità più ampia organizzando attività
di apprendimento all'interno di questo contesto.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a31
In pratica, di fronte un video come Sodio e Cloro su
vimeohttp://vimeo.com/11607103, si possono valutare diverse tipologie di impiego a
scuola: si può decidere di utilizzarlo per potenziare l'esposizione del docente in aula,
incorporarlo sul sito o sulla piattaforma di elearning della scuola come materiale di
approfondimento, come risorsa per un compito a casa (ad esempio, la realizzazione di
una breve descrizione) o come materiale propedeutico ad una lezione.
Oppure si può optare per usi più “social”. Ad esempio, si possono ricercare gli utenti
che, tra i membri della community Vimeo, hanno prodotto video didattici e commentare
con gli studenti i loro esperimenti. O ancora, si può decidere di progettare un'attività in
rete chiedendo ad alcuni docenti che contribuiscono con i propri video di documentare,
con le loro classi, un stesso esperimento in condizioni ambientali differenti ed operare
dei confronti (ad esempio, per un progetto sulla cultura idroponica).
Folksonomy: usi didattici
Molti servizi di content sharing utilizzano il social tagging per aggregare i contenuti tra
loro. Anche questa modalità di organizzazione dei contenuti nasce come strumento
personale, per creare schemi di classificazione di siti web o fotografie.
Uno servizio di bookmarking, come delicious<http://delicious.com/lauraparigi>, può
quindi utilizzato dagli insegnanti per collezionare, ad esempio, risorse sulla didattica
disciplinare. Un software come Delicious ha una utilità pratica: archivia le risorse
collezionate e lo schema di organizzazione online e, a differenza dei “segnalibri”
raccolti con un browser, li rende reperibili da qualunque computer collegato alla rete.
Per un docente è una soluzione per rendere “portabile” la propria collezione di link e
ritrovarli facilmente.
Le risorse e una schema di classificazione realizzato con un sistema di social
tagging può essere condiviso con gli studenti e la sua elaborazione può diventare una
vera e propria attività didattica. Ipotizziamo, ad esempio di ritorno da un viaggio di
istruzione, di voler archiviare in rete le foto che si sono scattate ai monumenti della
città visitata. Possiamo decidere di caricare tutte le fotografie su Flickr e creare un
gruppo di utenti formato dai docenti e gli studenti della classe che ha accesso alla
visualizzazione. Per organizzare i materiali, l'insegnante di Arte chiede agli studenti di
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a32
“taggare” ciascuna foto con il nome del monumento e la città in cui è stata scattata, ma
di assegnare ad essa anche un tag che identifichi il secolo in cui il monumento è stato
costruito e lo stile architettonico.
Il docente assegna al gruppo classe un compito, la realizzazione di un archivio ordinato
da un elenco di immagini, e ciascuno studente, nel descrivere le foto che ha scattato,
deve riconoscere il monumento, recuperare l'informazione rispetto al periodo storico,
decidere a quale stile appartiene un monumento architettonico. La prima parte del
lavoro del gruppo non è necessariamente collaborativa: ciascuno studente agisce
individualmente a partire da uno schema elaborato dall'insegnate. Durante l'attività può
emergere la necessità, tuttavia, di avviare vari livelli negoziazione tra i membri del
gruppo: alcuni studenti potrebbero aver attribuito ad uno stesso monumento stili diversi,
oppure aver concordato l'aggettivo relativo allo stile, ad esempio “gotico” con il
genere dell'edificio (abbazia gotica, castello gotico) rendendo impossibile la corretta
aggregazione di tutti i monumenti che appartengono allo stesso stile.
Attraverso l'uso dei commenti alle immagini o discutendone in classe, i membri del
gruppo possono risolvere i problemi che si verificano nel passaggio dall'esercizio di
classificazione alla costruzione dell'architettura dell'archivio condiviso: decidere, ad
esempio, di “normalizzare” l'etichetta relativa allo stile utilizzando, per convenzione, il
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a33
maschile singolare, ma anche correggere gli errori di classificazione, verificare le fonti
da cui si sono attinte le informazioni.
In questa attività, Flickr funziona come groupware, più che come vero e proprio
social media: organizza il lavoro di un gruppo di individui che hanno un obiettivo ed un
compito preciso. Quali potrebbero invece essere processi ed attività didattiche che
“sfruttano” Flickr, o di qualunque altro servizio di content-sharing, come social media?
Ad esempio, in una gita al bioparco, una classe V della scuola primaria ha assistito alla
spiegazione di una guida sui criteri per riconoscere le diverse specie di farfalle. Al
ritorno a scuola, l'insegnante accede a Flickr e ricerca le immagine per il tag “farfalla”,
chiedendo ai bambini di riconoscere la specie.
Per confermare le ipotesi, usa nuovamente l'archivio di immagini ricercando immagini
“taggate” con il nome della specie, macaone, che i bambini hanno attribuito alla prima
farfalla della seconda fila di risultati. Il confronto tra le due immagini serve a stimolare
la discussione, insieme ad un testo che descrivere le caratteristiche di questa specie.
In questo caso, Flickr è un prezioso archivio di risorse che consentono di consolidare e
applicare i criteri di classificazione appresi dalla guida del bioparco, attraverso
l'osservazione e l'analisi delle immagini. I tag utilizzati dagli utenti di Flicrk, possono
funzionare come indizio e stimoli alla discussione: ad esempio, nel caso ipotetico, i
bambini hanno classificato come “macaone” una farfalla di colore verde, mentre nelle
immagini a cui la popolazione di Flcrk ha assegnato questo tag non esistono farfalle di
colore verde. È un caso, o la “wisdom of the crowd” dovrebbe suggerirci qualcosa?
Social media education
Oltre ad essere processi e strumenti a supporto delle attività didattiche, i social media
possono essere un fenomeno “da studiare”, come modalità di espressione e
realizzazione di interazioni sociali . Blog, wiki e reti sociali configurano infatti un
contesto in cui gli individui possono produrre rappresentazioni di sé, creare relazioni,
esercitare forme partecipazione, esprimersi attraverso la realizzazione di contenuti
(Tufekci 2008): in altre parole, essere “persone pubbliche”.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a34
La possibilità di far partecipare il gruppo classe alla sfera pubblica è considerata una
delle potenzialità educative dei social media (Selwyn, 2009). Realizzare il blog della
classe, o partecipare alla stesura di un voce di Wikipedia, magari descrivendo il
quartiere o la città nella quali si abita sono attività per acquisire quelle competenze
digitali che si reputa svolgano un ruolo nell'apprendimento permanente4 e per l'esercizio
della cittadinanza attraverso le nuove tecnologie.
Lo studio dei social media, tuttavia, non coincide necessariamente con il loro utilizzo:
l'appropriazione del “mezzo”, in generale, dovrebbe avvenire attraverso la conoscenza
delle circostanze storiche e materiali all'interno dei quali sono creati i prodotti mediali
(dimensione contestuale), le forme di identità e le relazioni sociali che il mezzo rende
possibili e quelle che sottace o distorce (dimensione ideologica), a quali interessi è
funzionale il medium (dimensione istituzionale), quali obiettivi sociali, politici e
culturali si possono perseguire attraverso il “mezzo” e come si intrecciano con il vissuto
quotidiano degli individui (Cappello G, in Buckingham, 2006)
Su questo piano, l'esperienza della redazione di un blog scolastico, come quella descritta
nei paragrafi precedenti, può essere l'occasione per un percorso di contestualizzazione
Illustrazione 9: Infografica sui pro ed i contro dell'uso dei social
media nella didattica http://mashable.com/2012/02/03/higher-education-social-media/
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a35
storica dei media (“che differenza c'è tra il blog e il giornale scolastico?”), di riflessione
sul processo che lega mittente testo e destinatario (“Chi sono i lettori del mio blog, quali
come posso raggiungerli? Che tipo di comunicazione posso instaurare con loro?), sui
linguaggi e sugli strumenti utilizzati.
Strutturare un percorso di educazione ai media che aiuti gli studenti a maturare capacità
critiche può fare la differenza tra “usare i social software” a supporto di una attività
didattica e “fare social media” a scuola. Ciò può risultare particolarmente importante
per un scenario mediale nuovissimo, che esiste da poco meno di un decennio e che sta
ancora elaborano un proprio profilo culturale.
Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, il lessico dei social media è ancora in via
di definizione. I media “tradizionali” e anche interi settori disciplinari si appropriano
della terminologia talvolta creando “falsi sinonimi” (ad esempio, social media e web
2.0) ed equivalenze (vedi l'associazione tra social media e il concetto di intelligenza
collettiva di Levy). Periodicamente si affermano nuovi strumenti e pratiche (dai blog ai
social network) che successivamente si “normalizzano”.
Forse non si può ancora parlare di una vero progetto di “social media education”,
tuttavia vi sono alcuni temi “nodali” che varrebbe la pena affrontare, quando i social
media fanno il loro ingresso a scuola. Il primo riguarda i rischi a cui un utente, in
particolare un giovane utente, si espone quando fornisce dati ed informazioni personali
su social network, condivide le proprie foto o video su un sito di content sharing. Alcuni
comportamenti, come indicare l'indirizzo del proprio domicilio o fornire altri dati che
possono essere utili a “localizzare” l'utente o altre persone, possono determinare
situazioni pericolose. Altri, invece, possono minare la “reputazione” o violare la propria
privacy o quella altrui: può accadere quando si usa un profilo o un medium pubblico
come se si trattasse di uno strumento per conversazioni private. Infine, occorre lavorare
sulla percezione di affidabilità delle informazioni per quanto riguarda le identità dei
soggetti con cui si intessono relazioni: identità che possono essere autentiche, ma sono il
frutto di una gestione accurata che l'utente fa della rappresentazione di sé, o frutto di
una falsificazione intenzionale.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a36
Il secondo tema nodale è quello dell'affidabilità e veridicità dei contenuti prodotti
nei social media. Il caso di Wikipedia è, in questo senso, paradigmatico.
L'enciclopedia collaborativa, spesso al centro di controversie proprio perché l'apertura ai
contributi degli utenti può esporre i contenuti ad errori, superficialità o vere e proprie
manipolazioni, ha alcune norme che organizzano il processo di scrittura e lettura e che,
se conosciute, possono aiutare la valutazione sulle singole voci.
Sotto l'etichetta di social media, inoltre, ricadono diverse modalità di produzione dei
contenuti. Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, ciascuno di questi sistemi
esprime norme e procedure per la creazione e per l'organizzazione dei contenuti che
aiutano una corretta fruizione. Solo per fare un esempio, se si decide di utilizzare Flickr
nell'attività di scienze sulle farfalle, gli studenti devono essere a conoscenza che le
immagini “taggate” come macaone non sono necessariamente oggetto di una
classificazione operata da esperti.
All'affidabilità è correlato il problema della proprietà intellettuale e delle condizioni di
utilizzo dei contenuti prodotti nel contesto dei social media. Tecnicamente, la
condivisione di contenuti nei servizi di content sharing o nei social network, non pone
particolari vincoli all'utilizzo di risorse prodotte: in altre parole, non è difficile
appropriarsi di una fotografica pubblicata su Flickr o su Facebook e magari pubblicarla
sul proprio blog. Tuttavia questi contenuti sono spesso protetti da licenze, ad esempio le
licenze Creative Commons, che definiscono le condizioni di utilizzo. Gli stessi siti che
ospitano i contenuti esplicitano le norme per le modalità di utilizzo del servizio.
Il rispetto delle norme che regolano la vita di una comunità di utenti è uno degli aspetti
che possono rientrare un progetto di educazione ai media sociali.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a37
Bibliografia
Grant, Lyndsay(2009) ''I DON'T CARE DO UR OWN PAGE!' A case study of using
wikis for collaborative work in a UK secondary school', Learning, Media and
Technology, 34: 2, 105 — 117.
Allen, Christopher. Tracing the Evolution of SocialSoftware,
http://www.lifewithalacrity.com/2004/10/tracing_the_evo.html, consultato il 22 maggio
2010.
Bourdieu, P. (1983). ‘Forms of capital’ in J. C. Richards (ed.). Handbook of Theory and
Research for the Sociology of Education, New York: Greenwood Press.
Boyd, d. m., & Ellison, N. B. (2007). Social network sites: Definition, history, and
scholarship. Journal of Computer-Mediated Communication, 13(1), article 11.
http://jcmc.indiana.edu/vol13/issue1/boyd.ellison.html
Buckingham D., Media education, Centro Studi Erickson, Trento, 2006.
Cicognini et al, E-learning design nell’apprendimento (in)formale Una metodologia di
progettazione didattica centrata sull’uso dei social software nel lifelong learning., TD
41, E-learning design nell’apprendimento (in)formale numero 2-2007.
Crook, C. 2008a. Web 2.0 technologies for learning: The current landscape –
opportunities, challenges and tensions. Coventry: BECTA.
Crosbie, V. (2002). What is New Media? Retrieved from
http://www.sociology.org.uk/as4mm3a.doc
Fini Antonio; Cicognini M. Elisabetta, Web 2.0 e social networking. Nuovi paradigmi
per la formazione, Centro Studi Erickson, Trento, 2009.
Gibson, D., Reynolds-Alpert, S., Doering, A. & Searson, M. (2009). Participatory
Media in Informal Learning. In I. Gibson et al. (Eds.), Proceedings of Society for
Information Technology & Teacher Education International Conference 2009 (pp.
1456-1461). Chesapeake, VA: AACE.
Greenhow, Christine and Robelia, Beth(2009) 'Informal learning and identity formation
in online social networks', Learning, Media and Technology, 34: 2, 119 — 140
Levine R., Locke C., Searls D., Weinberger D., Cluetrain Manifesto, Fazi editore,,
Roma 2001.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a38
Luckin, Rosemary, Clark, Wilma, Graber, Rebecca, Logan, Kit, Mee, Adrian and
Oliver, Martin(2009) 'Do Web 2.0 tools really open the door to learning? Practices,
perceptions and profiles of 11-16-year-old students', Learning, Media and Technology,
34: 2, 87 — 104.
Martin Owen, Lyndsay Grant, Steve Sayers and Keri Facer, Social software and
learning, Futurelab, 2006.
Mathes A., Folksonomies - Cooperative Classification and Communication Through
Shared Metadata Computer Mediated Communication, Graduate School of Library and
Information Science
University of Illinois Urbana-Champaign December 2004,
http://www.adammathes.com/academic/computer-mediated-
communication/folksonomies.html
O'Reilly, ''What is Web 2.0? Design Patterns and Business Models for the Next
Generation of Software'', 30 Settembre 2005,
http://www.oreilly.com/pub/a/oreilly/tim/news/2005/09/30/what-is-web-20.html,
visitato il 22 maggio 2010.
Rosenfeld, Louis – Morville, Peter. Architettura dell’informazione per il World Wide
Web, trad. it. Milano: Hops Libri 2002.
Selwyn, Neil and Grant, Lyndsay(2009) 'Researching the realities of social software use
- an introduction', Learning, Media and Technology, 34: 2, 79 — 86.
Selwyn, Neil(2009) 'We think therefore we share: reading the thoughts of the digerati
2.0', Learning, Media and Technology, 34: 2, 191 — 197.
Shirky C., Social Software and the Politics of Groups,
http://www.shirky.com/writings/group_politics.html, pubblicato il 9 marzo 2003,
visitato il 21 maggio 2010.
Shirky, C. Here Comes Everybody: The Power of Organizing Without Organizationas,
New York, Penguin 2008.
Vander Wal, Thomas. "Folksonomy Coinage and Definition".
http://vanderwal.net/folksonomy.html. consultato il 17 maggio 2010.
Rheingold, H., Smart Mobs. The Next Social Revolution, Perseus Publishing,
Cambridge (Mass.) 2002.
©ANSAS 2012 - http://formazionedocentipon.indire.it
PON DIDATEC CORSO AVANZATO
COD. PROGETTO D-5-FSE-2010-2
Pagin
a39
Mark Glaser (September 27, 2006). "Your Guide to Citizen Journalism". Public
Broadcasting Service. http://www.pbs.org/mediashift/2006/09/your-guide-to-citizen-
journalism270.html. Retrieved March 22, 2009.
Gillmor, D. (2004). We the Media: Grassroots Journalism by the People, for the People.
Farnham: O'Reilly. The entire book is available free in pdf format here:
http://www.oreilly.com/catalog/wemedia/book/.
Tammet, Daniel (2009). Embracing the Wide Sky. London: Hodder & Stoughton.
ISBN 0340961325.
Tufekci, Zeynep (2008) 'GROOMING, GOSSIP, FACEBOOK
AND MYSPACE', Information, Communication & Society, 11:4, 544 — 564.