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D opo gli ortisti, ecco i fruttisti. Ebbene sì. Al Boscoincittà è all’opera da più di un anno un vivace gruppo di lavoro che ha costruito un bel giardino della frutta dentro al parco, vicino agli orti Maiera, non lonta- no dal giardino d’acqua. Sono state mes- se a dimora 37 piante che vanno a realiz- zare un vecchio sogno del Centro per la Forestazione Urbana di Italia Nostra. Il giardino della frutta, infatti, arricchisce il paesaggio e le funzioni del parco pubbli- co, producendo pere, mele e albicocche, d’accordo, ma anche nuove competenze e sensibilità. I fruttisti si ritrovano tutti i mercoledì in que- sta nuova bella sfida che regala bellezza, utilità e cultura al sistema dei nostri parchi. È il metodo di Boscoincittà che già cono- sciamo: partire dal microcosmo del parco, dalla progettazione partecipata con i vo- lontari, dal lavoro manuale che ci mette di fronte ai limiti e alle opportunità di madre natura, per trasferire magari un domani queste buone pratiche ad altri parchi e al- l’intero sistema del verde milanese. Che bello sarebbe vedere fra qualche decennio un Parco Sud ricco di agriturismi, piste ci- clabili, zone naturalistiche, orti e giardini della frutta! I fruttisti per ora sono una deci- na, e attendono rinforzi. Boscoincittà continua a essere una fucina di idee e pratiche per rendere sempre più gradevole e ricca l’esperienza del verde, anche in una città come Milano. Questi be- nedettini del XXI secolo zappano, arano, piantano, progettano, fanno educazione ambientale continuando a rappresentare uno dei grandi poli d’attrazione per i bam- bini di città bisognosi di una ricarica di na- tura almeno nei mesi estivi, come si può leggere nelle ultime pagine del notiziario. Come sapete a giugno si terrà a Rio de Ja- neiro il nuovo Summit della Terra, a vent’anni da quel primo appuntamento che lanciò i grandi temi del cambiamento climatico, della biodiversità e dello svilup- po sostenibile. Sarebbe bello che qualcu- no di noi potesse partecipare a Rio+20 portando le esperienze concrete del Bo- sco, e magari una cesta con pere, mele e albicocche del primo giardino della frutta di un parco pubblico milanese. LUCA CARRA editoriale Fate largo, arrivano i fruttisti Sentieri in città II serie/anno 9 n. 20 aprile 2012 Centro Forestazione Urbana Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Milano IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL CMP ROSERIO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI

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Dopo gli ortisti, ecco i fruttisti. Ebbenesì. Al Boscoincittà è all’opera da più di

un anno un vivace gruppo di lavoro che hacostruito un bel giardino della frutta dentroal parco, vicino agli orti Maiera, non lonta-no dal giardino d’acqua. Sono state mes-se a dimora 37 piante che vanno a realiz-zare un vecchio sogno del Centro per laForestazione Urbana di Italia Nostra. Ilgiardino della frutta, infatti, arricchisce ilpaesaggio e le funzioni del parco pubbli-co, producendo pere, mele e albicocche,d’accordo, ma anche nuove competenzee sensibilità. I fruttisti si ritrovano tutti i mercoledì in que-sta nuova bella sfida che regala bellezza,

utilità e cultura al sistema dei nostri parchi.È il metodo di Boscoincittà che già cono-sciamo: partire dal microcosmo del parco,dalla progettazione partecipata con i vo-lontari, dal lavoro manuale che ci mette difronte ai limiti e alle opportunità di madrenatura, per trasferire magari un domaniqueste buone pratiche ad altri parchi e al-l’intero sistema del verde milanese. Chebello sarebbe vedere fra qualche decennioun Parco Sud ricco di agriturismi, piste ci-clabili, zone naturalistiche, orti e giardinidella frutta! I fruttisti per ora sono una deci-na, e attendono rinforzi.Boscoincittà continua a essere una fucinadi idee e pratiche per rendere sempre più

gradevole e ricca l’esperienza del verde,anche in una città come Milano. Questi be-nedettini del XXI secolo zappano, arano,piantano, progettano, fanno educazioneambientale continuando a rappresentareuno dei grandi poli d’attrazione per i bam-bini di città bisognosi di una ricarica di na-tura almeno nei mesi estivi, come si puòleggere nelle ultime pagine del notiziario.Come sapete a giugno si terrà a Rio de Ja-neiro il nuovo Summit della Terra, avent’anni da quel primo appuntamentoche lanciò i grandi temi del cambiamentoclimatico, della biodiversità e dello svilup-po sostenibile. Sarebbe bello che qualcu-no di noi potesse partecipare a Rio+20portando le esperienze concrete del Bo-sco, e magari una cesta con pere, mele ealbicocche del primo giardino della fruttadi un parco pubblico milanese.

LUCA CARRA

editoriale

Fate largo, arrivano i fruttisti

Sentieri in cittàII serie/anno 9 • n. 20 • aprile 2012

Centro Forestazione Urbana

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Milano

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Al filo di partenzaL’avventura del frutteto è iniziata nelmese di dicembre del 2010. Attraverso ilsito internet del CFU, il passaparola ealcune locandine affisse nel parco sia-mo venuti a conoscenza della possibi-lità di partecipare alla costruzione di unfrutteto nel Boscoincittà, presso l’areadegli orti Maiera (Figino), a pochi passidal giardino d’acqua.I primi incontri conoscitivi sono stati or-ganizzati presso la cascina San Romano.Le riunioni, organizzate dal CFU, hannovisto la partecipazione iniziale di numero-se persone, per lo più ortisti del parco maanche volontari del giardino d’acqua e al-tri cittadini; in occasione dell’impostazio-ne dell’assetto del frutteto, hanno vistoanche la partecipazione del professorTommaso Eccher, già ordinario di frutti-coltura presso la Facoltà di Agraria del-l’Università degli Studi di Milano.Tali incontri sono stati utili per condivi-dere le finalità del progetto, per definirei rapporti di collaborazione con il Cen-tro, per scandire le tappe fondamentaliper una buona riuscita dell’iniziativa.Per alcuni di noi il viaggio nel mondodelle piante da frutto ha preso avvio nel-l’incertezza e nella consapevolezza dinon saperne assolutamente nulla, macon almeno l’indispensabile curiositàper tutto ciò che è nuovo e stimolante;per altri è stata un’occasione per espri-mere sul campo le proprie conoscenzein materia.Fatti i conti con i mille sì che si vorrebberodire nella Babele di impegni e interessinella quale ci dibattiamo quotidianamen-te e che ci sfida nella scelta di ciò che cipuò rendere un pochino più felici, l’ade-sione è stata convinta e consapevole.L’indispensabile: n voglian tempon risorse personali n passione.È stata proprio la passione che ci haunito e che ci ha permesso, per infinitestrade, di ritrovarci lì nello stesso luogo,nello stesso tempo e per gli stessi sogni.Dal lavoro pratico alla conoscenza spe-cifica tutto è ricchezza.

«L’attività che avviamo con il frutteto èuna esperienza pilota che si propone diverificare in un certo numero di anni (al-meno 5/6) la possibilità di coltivare pic-coli frutteti nei parchi urbani. Si tratta,come in altri casi analoghi già presentinel Boscoincittà, di uno specifico servi-zio ai cittadini. Il parco non è solo unospazio da contemplare o in cui faresport o attività ricreative, ma anche unluogo dove è possibile coltivare per di-

Lavori in corso

Giardini della frutta in cittàUn’esperienza raccontata da coloro che hanno aderito al progetto del CFU per la realizzazione di un frutteto nell’area nord di Boscoincittà

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letto e per produrre per il proprio con-sumo; è una attività di tempo liberocongrua con il servizio parco.Tra le tante modalità possibili per svi-luppare un piccolo frutteto scegliamouno specifico percorso che seguire-mo nei prossimi anni valutandone va-lori e limiti»

(dalla relazione di avvio del progetto, a cura di Sergio Pellizzoni, CFU 2011)

L’inserimento di un frutteto accanto agliorti urbani era già presente nel’idea ori-ginaria del parco, ma la realizzazionepratica è stata rinviata molte volte: ora lapossibilità si è fatta concreta grazie alladisponibilità del Centro, alla presenza diuno spazio dedicato, all’adesione entu-siasta di un gruppo di persone.

Tutti assieme appassionatamente Con il CFU abbiamo stabilito una formadi collaborazione che prevede il suppor-to operativo e la supervisione generale.

Il Centro:n ha effettuato i lavori più impegnativimettendo a disposizione persone emacchinari per lo scasso del terrenoe la concimazione

n ha fornito i pali di sostegno, la rete direcinzione, il ligustro per le siepi e lepiante da frutto

n ha studiato e acquistato il materialeper l’impianto di irrigazione.

Il gruppo:n ha creato un fondo cassa per soste-nere i costi per la cura delle piante eper l’acquisto di piccoli attrezzi

n ha nominato i referenti per le princi-pali attività quali segreteria, cassa,attrezzi, impianti al fine di migliorarel’organizzazione del lavoro

n nel corso dell’anno si è stabilizzato anove componenti che hanno operatostabilmente e realizzato concreta-mente il frutteto.

L’originaria previsione di un solo incon-tro settimanale si è rivelata spesso nonsufficiente in quanto il tempo, non soloquello atmosferico, è stato un vero tiran-no quando si è trattato di portare a ter-mine le fasi stabilite, così consequenzia-

li da non permettere temporeggiamentidi sorta; per alcuni l’impiego temporale èstato più intenso del previsto per onora-re gli impegni presi, con anche qualchecompito a casa per la messa a punto.

«Lavorare in gruppo, specialmente inattività in cui si mettono passione ecoinvolgimento personale, è sicura-mente impegnativo… è necessariodecidere… adattare le proprie ideecon quelle degli altri, rinunciare aqualcosa per decidere insieme»

(dalla relazione di avvio del progetto)

Un bel gioco«Abbiamo incominciato un lavoro chenon sappiamo fare… Tra le infinite tec-niche di allevamento, per la cura, perla scelta delle varietà, le potature…dovremo spesso scegliere, semprecercare di confrontare ipotesi diverse,imparare, leggere, studiare…»

(dalla relazione di avvio del progetto)

Superata la prima visione romantica checi vedeva tutti appagati da copiosi esuccosi frutti di stagione colti gaiamen-te da generosi alberelli, abbiamo realiz-zato che dovevamo occuparci del terre-

In questa pagina, a sinistra due immagini

del frutteto: in alto, nel mese di gennaio; in basso

nel mese di luglio. A destra: installazione

pali e posizionamento saette. Pagina a fronte:

posizionamento canne per palchi fruttiferi

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no, strutturare gli spazi secondo il tipo dicoltivazione, trattare il campo, piantarepali, tirare fili e solo alla fine occuparcidelle piante e del verde con il relativoimpianto di irrigazione.Non ci siamo fatti mancare nulla, nean-che le visite ai vivai e gli insegnamenti delprofessor Eccher che, sempre disponibi-le, ci fa visita e ci consiglia nei momentitopici. È stata prioritaria la scelta del tipodi coltivazione da seguire e della varietàdelle piante, anche perché bisogna tenerconto della stagione di messa a dimora,ma anche della disponibilità e dei tempidi fornitura da parte dei vivai. Ci siamo orientati verso una coltivazio-ne con piante a sviluppo controllato equesta scelta ha comportato una ricer-ca accurata di porta innesti, tra quelli di-sponibili nei vivai.Nel mondo dei vivaisti il ritmo produttivo ètutto da scoprire, molto interessante, co-me la moda: in anticipo di una stagione!

Alè! Pronti viaA tavolino, scambiati pareri e consultaticataloghi, sono stati decisi gli acquistiassecondando i desideri di ciascuno etenendo conto, per ogni qualità, anchedei tempi di maturazione, per una armo-nica fruttificazione generale.Il 25 marzo 2011, quando le condizioniclimatiche lo hanno permesso, sono ini-ziati ufficialmente i lavori in campo. Il nostro frutteto ha le caratteristiche diun classico frutteto domestico, ci sonomeli, peri, ciliegi, pruni, albicocchi, pe-schi, un fico brianzolo… un complessodi 37 tenere creature (tra le quali la melaCalvilla bianca, la pera Butirra di Hardy,la prugna Mirabellla di Nancy); ci sonoanche alcuni arbusti di piccoli frutti. Le piante sono state allineate in filari se-condo un preciso progetto distributivoche prevede anche alti pali infissi nelterreno, collegati da cavi di orientamen-to per la coltivazione.I pali, forniti dal Centro, sono stati inter-rati, issati e saettati con un impegnativolavoro di gruppo; poi sono stati collega-ti con i fili d’acciaio, messi in tensione aregola d’arte. La messa a dimora ha richiesto bucheben letamate, la spuntatura delle radici ela posa di shelter in plastica per riparare iltronco dalle incursioni dei conigli (amanorosicchiare il legno tenero e dolce).

Impianto d’irrigazione Lo scavo per l’interramento dello sche-letro delle tubazioni d’irrigazione ha im-pegnato il gruppo assai duramente; congrande soddisfazione, al termine dei la-vori, l’impianto si è dimostrato superba-mente efficace. La realizzazione del cir-

cuito idrico ha richiesto uno studio ac-curato sia per raggiungere e catturare leacque del laghetto, sia per organizzarela rete di distribuzione, sia per garantireautonomia energetica e alternanzetemporali di erogazione dell’acqua. Il cuore dell’impianto, costituito da pom-pa e centralina, è alimentato da una batte-ria ricaricata da un pannello fotovoltaico.L’erogazione automatica dell’acqua hapermesso di organizzare con più tran-quillità le nostre presenze durante il pe-riodo estivo, consentendo alle piante dinon soffrire la siccità.Per il periodo invernale la pompa è sta-ta svuotata e la batteria d’alimentazionesmontata e ricoverata in cascina.Come spesso accade in queste circo-stanze non ci sono state solo gioie maanche dolori come ad esempio quandosi è stati costretti a rettificare imperfe-zioni di qualche tubo già interrato o a ri-nunciare al praticello seminato per lapresenza di irriducibili erbe infestanti.

Cura del verde e coltivazioneUna massiccia razione di sassi ha ‘allie-tato’ gli esercizi fisici degli addetti ai la-vori e la lotta per estirpare l’immortalegramigna dal terreno è stata davveroimpegnativa, imponendo un attento in-tervento preventivo per non trovarsi im-provvisamente sopraffatti dalle erbacce;

c’è chi si è letteralmente specializzatonella lotta di bonifica. Anche le siepi di ligustro che circonda-no l’area e il prato hanno avuto il benefi-cio di una accurata potatura e taglio. Il frutteto è caratterizzato dalla coltivazio-ne a fusetto e a spalliera: per le piante èiniziato il processo ‘educativo’ per rag-giungere gli standard previsti dagli agro-nomi per queste pratiche di allevamento.‘Educare’ significa definire i palchi di ra-mi che costituiranno il futuro portamen-to della pianta, individuare i rami forti,indebolirne alcuni per rinvigorirne altri,accompagnare l’orientamento dei ramiprincipali con legature a canne che han-no la funzione di tutore.Per guidare e a volte anche inibire il vigo-re dei rami secondari è molto efficace il‘sistema alla trentina’ che prevede la le-gatura di sassi o/e pesi alla struttura chesi vuole modificare. Nel suo complessouna visione estetica davvero curiosa! Non è un caso che si sia deciso di chia-mare il nostro frutteto ‘giardini della frut-ta’ poiché nel nome è inclusa la volontàdi utilizzare varietà di frutti eccellenti persapore e rusticità, ma anche di ottenereuna forma dell’impianto simile a quelladi un giardino di cui conservare la bel-lezza e l’armonia. Non sono mancate azioni di cura e pre-venzione delle malattie, oltre a cure rigoro-

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samente biologiche: sapone di Marsiglia,macerati d’aglio, propoli e rame per le fe-rite da grandine, anche piretro e un tratta-mento preventivo di poltiglia bordolese.Possiamo per ora essere soddisfatti delnostro lavoro e aspettare di essere ripaga-ti da fiori e frutti, ma consideriamo quantofatto solo una prima parte del tutto. Un ringraziamento speciale va alla dispo-nibilità dei vicini ortisti del Maiera che cihanno accolto curiosi dell’esperimento eche ci hanno ulteriormente stimolato araggiungere quei risultati che potrannoessere condivisi domani con tutti. Intanto è stata coniata una nuova defini-zione: il FRUTTISTA!

Provaci ancora Sam Al rientro dalle vacanze estive, il grupponon appagato a sufficienza dalle inizialiconoscenze acquisite e stimolato dallapossibilità di coltivare diverse varietà difrutta scovate nel lavoro di ricerca su fruttinuovi e antichi, con i problemi conse-guenti, ha deciso di sperimentarsi in unanuova avventura e si è detto “facciamo unsecondo frutteto!”, così come previsto dalprogetto del CFU. Quindi non solo appli-cando un allevamento a spalliera ma an-che di altro genere come ad esempio lamodellazione spinta di tradizione france-se e la scommessa della coltura effettua-ta a partire da innesti operati da noi stes-

si. Arte che va appresa totalmente da ze-ro: la forza del nostro gruppo sta anchenel rinnovamento!Il nuovo spazio frutticolo completa inmodo simmetrico il primo facendo daentrée all’area degli orti Maiera sud.Anche in questo caso il CFU ha prepa-rato il terreno con l’ausilio dei macchi-nari, aggredendo le zolle compatte e fa-cendo emergere l’intrico della solita te-nace gramigna, estirpata poi a mano.La terra è stata ingrassata con letame ma-turo e disinfettata con calcio cianamide inattesa dei nuovi impianti e che le tempera-ture stagionali facciano il loro lavoro.Messi i pali e tracciati i filari, si prevededi inserire circa 45 piante tra meli, peri,susini, peschi, e anche piante quali cor-bezzolo, azzeruolo, biricoccolo (l’albi-cocco di Maria Luigia) e kako.In questa occasione ci siamo dedicatimolto alla ricerca delle varietà fissandocaratteristiche irrinunciabili quali la re-sistenza alle malattie, la rusticità ma an-che il gusto, la dimensione, il colore… avolte anche orientati da ripristini storicidi frutti caduti in disuso come la pescasanguinella settembrina o anche da re-miniscenze di ricordi infantili come le ru-stiche meline di San Giovanni.Un bel viaggio tra varietà e gusto che ci hamesso a contatto in modo più approfondi-to con la vastità di questa materia.

Il vivaio Il 3 dicembre 2011 abbiamo visitato il vi-vaio Bassi di Cuneo scelto tra quelli cheseguono metodi biologici accurati conuna specifica attenzione alle varietà sto-riche attualmente non commerciali.La visita si è trasformata in un felice in-contro con un agricoltore attento che si èsubito appassionato al nostro progettofornendoci anche preziose indicazioniper la ricerca di sicuri e sani porta innesti. Da lui abbiamo appreso un altro sistemadi messa a dimora delle piante che consi-ste nel preparare il terreno con rialzi di ter-reno (baulature) in corrispondenza dei fi-lari: un telo antialghe le ricopre con lo sco-po di preservare il terreno da un’eccessi-va aridità e da erbe infestanti, al di sottocorrono le manichette d’irrigazione.

Baulature che passione Naturalmente non potevamo non acco-gliere l’impresa delle ‘baulature’ anchese l’entità del lavoro ci ha resi inizial-mente un po’ titubanti, ma verificatal’attuabiltà l’operazione è stata comple-tata con impegno sull’intero terreno e iteli stesi come da ‘modello Bassi’. Rimane d’affrontare nuovamente l’im-pianto d’irrigazione con alcune variantiper gli ugelli di distribuzione e poi… tan-ta, tanta energia fisica.I portainnesti intanto sono arrivati; nonresta che collocarli a dimora in attesache emettano radici e che ci permetta-no di fare poi gli innesti delle marze e/odelle gemme delle qualità scelte. Per ora nel mezzo del campo così benpreparato dondola solitario un susinoscagnarda, innestato l’estate scorsa,agli angoli opposti un corbezzolo e unazzeruolo segnano i confini del campoin attesa dei compagni.

Far parte della squadraNella realizzazione del secondo fruttetosi è aggiunto un nuovo compagno: conlui ora siamo in dieci ma sarebbe neces-sario un gruppo più folto di collaborato-ri per alternarci negli impegni della colti-vazione: innesti, educazione dei porta-menti, potature, lotta alle malattie…

Aspettiamo tutti coloro che hanno il co-raggio di mettersi in gioco!

GIOVANNA FERIOLIper il gruppo dei FruttIstI

Per informazioni e iscrizioniCentro Forestazione Urbana02.4522401 • [email protected]

In alto, operazioni

per il dissodamento

del terreno e posa

letame. In basso,

realizzazione baulature.

Pagina a fronte: in alto,

realizzazione scavo e

impianto di irrigazione;

in basso, a sinistra mela

Calvilla bianca, a destra

sistema alla trentina

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Il libro della giungla

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Gli aironi sono uccelli di dimensionimedie o grandi e appartengono al-

la famiglia degli ardeidi, diffusa in tutto ilmondo con circa 65 specie, quasi tuttelegate all’ambiente acquatico.Gli ardeidi non nuotano come le anatreo gli svassi, ma solitamente cercano leloro prede perlustrando le acque bassedi stagni, canali, risaie. In genere hannozampe lunghe e un lungo becco, carat-teristiche che facilitano i movimenti e lacattura delle prede in acqua.Le specie di ardeidi osservate al Bo-scoincittà sono cinque: n airone cenerino

Ardea cinerean airone bianco maggiore

Ardea alban garzetta comune

Egretta garzettan nitticora comune

Nycticorax nycticorax n tarabuso

Botaurus stellaris.I censimenti vengono compiuti dallostudio naturalistico Platypus, che da an-ni collabora con il CFU effettuando studizoologici e suggerendo criteri gestiona-li per la fauna del parco. Percorrendo Boscoincittà sarà facile im-battersi nelle due specie di aironi, men-tre ci vorrà un po’ più di fortuna o una ri-cerca più metodica per avvistare le altrespecie.L’airone bianco e l’airone cenerino sonograndi (circa 90 centimetri il cenerino,poco meno il bianco) ed eleganti; solo ilcollo tenuto spesso ripiegato a S confe-risce loro, a mio avviso, un’aria un po’indolente; anche durante il volo il collo è

Bianchi o cenerini… sono gli aironi del parcoA volte basta trovarsi a giocare sui tappeti erbosi della cascina San Romano per avere la fortuna di avvistare un grande uccello bianco o grigio che si alza in volo dalle sponde del canale Parea: abbiamo incontrato un airone bianco o cenerino

In alto, airone bianco in volo. Sopra, airone cenerino

Garzaie

Le garzaie sono le colonie di nidifica-zione degli ardeidi, costituite da bo-schetti situati non lontano dalle aree dialimentazione. Una o più specie di ar-deidi costruiscono i nidi sugli alberi e gliarbusti a diverse altezze. In genere lespecie di maggiori dimensioni, come gliaironi cenerini, stanno ai ‘piani più alti’mentre le specie più piccole (come legarzette) si posizionano più in basso.L’aumento numerico degli ardeidi negliultimi decenni è testimoniato anche dalcorrispondente aumento del numero digarzaie distribuite nella pianura pada-na. Da circa 40 a metà degli anni ’80 delsecolo scorso, nel 2010 ne sono statecensite 175 nell’ambito di uno studiopluridecennale coordinato dal Diparti-mento di Biologia Animale dell’Univer-sità di Pavia.

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Il libro della giungla

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tenuto piegato mentre le zampe sonodistese all’indietro. Il lungo becco dirit-to, lo sguardo attento alla ricerca dellapreda e il colore bianco candido dell’ai-rone bianco maggiore o quello grigiocon macchie e striature bianche e neredell’airone cenerino fanno di questi uc-celli delle creature splendide. Per quan-to siano comuni, vederli genera sempreuna certa emozione.Soprattutto durante i mesi invernali, iluoghi del parco in cui è più facile avvi-starli sono il giardino d’acqua (verso Fi-gino) e il canale che dagli orti Spiné rag-giunge la via Novara, costeggiandodapprima un vasto rimboschimento epoi dei prati da sfalcio. A volte un ‘bian-co’ e un ‘cenerino’ stanno appostati pa-cificamente a pochi metri di distanzal’uno dall’altro. Sembra si tengano com-pagnia, invece stanno solo sfruttando lastessa dispensa! Anche poco oltre i confini del parco, sespaziamo con la vista sui campi e sulle ri-saie, è facile individuare altri esemplari diquesti uccelli. Se passiamo nelle loro vi-cinanze, gli aironi non temono la nostrapresenza a meno che non si superi un’in-visibile linea che demarca il loro marginedi sicurezza; quando inconsapevolmen-te varchiamo questa linea, si alzano involo dispiegando le grandi ali per andarea posarsi, spesso, a poche decine di me-tri, in un prato o in un campo. La loro nonsembra tanto una fuga quanto uno spo-

stamento temporaneo, per stabilire dinuovo la distanza di sicurezza.Gli aironi non trascorrono l’intero ciclo vi-tale al Boscoincittà: costruiscono i proprinidi fuori dai confini del parco in partico-lari colonie chiamate garzaie. Pertanto,nel parco, sono solo ‘ospiti a pranzo’:vengono qui per alimentarsi nei mesi in-vernali (l’airone bianco) o anche per tuttol’anno (il cenerino) perché trovano un ha-bitat adatto e risorse di cibo adeguategrazie alla varietà delle zone umide, cheforniscono una vasta gamma di pesci,anfibi e invertebrati acquatici, tutti appe-titi da questi uccelli predatori. Gli aironi sono generalmente uccelli mi-gratori; i cenerini tuttavia sono spessosedentari, ed è per questo che li possia-mo trovare durante tutto l’arco dell’an-no. Diverso è il caso dell’airone bianco:pochi sono gli individui che nidificano inItalia; la maggior parte si limita a tra-scorrere l’inverno dalle nostre parti, perallontanarsi verso aprile e andare a ri-prodursi altrove, prevalentemente nel-l’Europa centrale e orientale. L’aironebianco, fra l’altro, fino agli anni ‘80 nonera nemmeno annoverato fra le specieitaliane: lui e l’airone guardabuoi (nonpresente al Bosco) sono una ‘nuova ac-quisizione’ della fauna italiana, a riprovadel fatto che, anche quando non sonotrasportati più o meno volontariamentedall’uomo, gli organismi possono varia-re spontaneamente le loro abitudini e la

scelta dei territori, in continuo adegua-mento alle variazioni delle condizioniambientali, fatto che costituisce la chia-ve di volta dell’evoluzione (o dell’estin-zione, quando l’adeguamento non fun-ziona) delle specie.Una volta gli aironi non si incontravanocosì di frequente. Nella pianura padana,negli ultimi decenni, sono aumentati unpo’ dappertutto, soprattutto nell’areacentro-occidentale dove impera la col-tivazione del riso, e lungo le aste deicorsi d’acqua. Con tutti gli animali chetendono a scomparire e a rarefarsi è unapiacevole sorpresa constatare che que-sti uccelli sono in netta espansione. Se-condo gli studi compiuti dai ricercatoridell’Università di Pavia e dalla RegioneLombardia, i fattori che negli ultimi de-cenni potrebbero avere aiutato gli aironia diffondersi in Italia, e in particolare nel-la pianura padana, sono:n la diminuzione del bracconaggion la tutela delle garzaie nelle aree pro-tette

n gli inverni mediamente più miti.Pur non disponendo di dati quantitativi,mi sembra opportuno aggiungere aquesti fattori il recente aumento di ani-mali acquatici alloctoni appetibili per gliaironi, come varie specie di pesci e ilgambero rosso della Louisiana.

ALESSANDRA DAVINI

Centro Forestazione Urbana

È un piccolo airone (circa 55 cm di lun-ghezza) interamente bianco che si di-

stingue dall’airone bianco maggiore per le di-mensioni e per le penne che in estate forma-no dei ciuffi dietro la testa e sulle scapole.Il becco è nero e le zampe sono nere con ipiedi gialli. Il collo è particolarmente sotti-le. Si nutre di piccoli vertebrati (pesciolini,anfibi) e invertebrati acquatici. Nidifica incolonie e la popolazione presente nella pia-nura padana è aumentata di molto nel cor-so degli ultimi decenni.

Nitticora Nycticorax nycticorax

Tarabuso Botaurus stellaris

È un uccello solitario dal colore mimeti-co bruno barrato e macchiettato. So-

miglia un po’ a un individuo immaturo dinitticora, ma è più grande (75 cm). Ha l’abi-tudine di tenere il becco rivolto verso l’altoquando se ne sta nascosto nella vegetazio-ne delle zone umide dove vive (paludi, sta-gni e anche risaie purché con vegetazionedel tipo fragmiteto o tifeto) e questa, insie-me al colore, costituisce una forma di mi-metismo. Ha abitudini crepuscolari e nidifi-ca tra le canne. È un uccello piuttosto raro.

Garzetta Egretta garzetta

È tozzo e con zampe e becco più cortidegli altri aironi, rispetto ai quali è an-

che più piccolo (circa 50 cm di lunghezza).Il dorso e il capo sono neri mentre il restodel piumaggio è più chiaro. Dal capo pen-de una lunga cresta chiara. Gli individui im-maturi presentano una colorazione mime-tica con tonalità brune e più chiare. Ha abi-tudini crepuscolari. Nidifica generalmentein colonie. In controtendenza rispetto aglialtri ardeidi, la nitticora ha subito una dimi-nuzione numerica negli ultimi anni.

Altri ardeidi presenti nel parco

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Educazione ambientale

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S ono convinta che l’attuale crisi è so-lo una fase di una svolta storica del-

la quale solo ora cominciamo a percepi-re concretamente l’origine, l’ampiezza ela gravità. Si tratta infatti di riconoscereche si è infranto a livello globale l’equili-brio tra uomo e natura e che quindi è ne-cessario mutare al più presto (se ci riu-sciremo) l’intero sistema di vita attuale.Questa svolta è iniziata già alla fine del-l’Ottocento con lo sviluppo della produ-zione industriale, che ha determinatouna radicale trasformazione dei rappor-ti preesistenti.Senza addentrarci in un esame dei muta-menti verificatisi dai tempi dell’homo sa-piens ad oggi vorrei illustrare, come sto-rica dell’arte, quanto sia efficace cercareuna chiave di lettura nella produzione pit-torica del passato. Per esempio, il costi-tuirsi di un binomio o di una antinomia tracittà e campagna è facilmente compren-sibile, per quanto riguarda l’età medioe-vale, nel famoso affresco di AmbrogioLorenzetti, che su una parete del PalazzoPubblico di Siena raffigura Il buon gover-no in città e in campagna.Nell’opera è chiaramente illustrato il con-cetto fondamentale che l’uomo medioe-vale aveva dello spazio urbano e di quel-lo naturale. La campagna è qui presenteperché animata dalle principali attivitàdella vita rurale come la mietitura, la treb-biatura e il trasporto in città dei prodottidel suolo. La città era prima di tutto unluogo di fitta aggregazione umana, pro-tetta dalle mura e dalle grandi porte, cheogni sera venivano sbarrate. In questo contesto potevano fiorire artie mestieri e svolgersi attività festosequali danze, sagre ecc. L’uomo di alloradunque non apprezzava tanto il concet-to di ‘natura’ quanto quello di una diste-sa di campi e coltivazioni che le fatichedei contadini trasformavano in un patri-monio di frutti e di cibi indispensabili allasopravvivenza.Oggi la contrapposizione città-campa-gna è assai diversa, perché non solo iterritori inesplorati e disabitati sono unaminoranza, ma perché la popolazioneresidente nelle metropoli ha superatonelle statistiche quella che vive in cam-pagna, mentre le risorse sono in granparte identificate con i prodotti delle at-tività industriali, con il possesso e il mer-cato delle fonti di energia e con un con-sumo sempre più intenso, al limite del-l’insensatezza. Va inoltre ricordato chel’attività agricola si svolge in gran partecon l’ausilio di macchine e di prodottichimici che modificano l’equilibrio am-bientale: spesso ai vasti campi coltivatisi alternano distese occupate da cellefotovoltaiche e da pale eoliche.

Il rapportouomo-naturaÈ urgente una educazione al territorio globale

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Educazione ambientale

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Aldilà di questi discorsi, poniamoci unadomanda molto semplice, ma alla qua-le non è così facile rispondere: che cosaè un paesaggio? Un grande maestro, il geografo EnricoTurri, mi insegnò una volta che ‘territo-rio’ significa uno spazio trasformato dal-l’operosità umana e quindi particolar-mente significativo per comprendere lastoria della civiltà. L’‘ambiente’ invece,sosteneva Turri, è lo spazio terrestreanalizzato nelle sue componenti fisichee chimiche.Il concetto di ‘paesaggio’ è infine la con-seguenza di un processo squisitamenteculturale e interdisciplinare che solo l’uo-mo moderno elabora e del qualevalorizza gli aspetti estetici, poeti-ci, eccetera.Alla fine dell’Ottocento, più o me-no contemporaneamente allacomparsa del movimento im-pressionista, la contrapposizionetra le città ricche di stressanti in-novazioni tecnologiche e quantoresta del mondo naturale vieneefficacemente interpretato da pit-tori come ad esempio Monet, Si-sley, Renoir.Ricordiamoci che se oggi noi nonabbiamo nessuna difficoltà adapprezzare e godere la natura di-pinta dagli impressionisti, i criticid’arte del tempo e i loro contem-poranei non comprendevano let-teralmente le loro opere e quindine rifiutavano il linguaggio.La trasformazione e il degrado

del territorio rurale e del paesaggio han-no raggiunto un livello tanto intenso checomincia a maturare non solo tra gli am-bientalisti, ma anche nell’uomo dellastrada la convinzione che è urgente op-porre norme, leggi, consuetudini pubbli-che e private adeguate a scongiurare ilpericolo dell’irreparabile. A questo pro-posito penso che sia urgente introdurrein tutte le scuole una nuova disciplina,cioè l’educazione al territorio, articolataa tutti i livelli di formazione e rivolta an-che, in forme adeguate, a tutti i respon-sabili delle pubbliche istituzioni.Contemporaneamente andrebbero lan-ciate campagne meno impegnative ma

molto concrete come l’educazione anon imbrattare le nostre città e campa-gne con gomme da masticare, mozzico-ni di sigarette, ecc.Il superamento di questo stadio è di fat-to contenuto nello statuto di una asso-ciazione come Italia Nostra; proprio perquesto sentiamo stimolante e simboli-camente ideale l’esistenza di Boscoin-città che anche nella sua denominazio-ne contiene l’utopica alleanza tra il pro-gresso umano e la natura.

ELDA CERCHIARI

storica dell’arte

Vicepresidente Italia Nostra Milano

Pagina a fronte: Claude Monet, I pioppi, 1891.In alto, a sinistra: Pierre Auguste Renoir,

La Grenouillère, 1869; a destra: Claude Monet, Soleil Levant, 1872.

Accanto: Ambrogio Lorenzetti,Il buon governo in città (sopra)

e in campagna, c. 1340

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Fai da te

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Debbo un sentito ringraziamento aBoscoincittà che alcuni anni fa mi

ha fatto scoprire il piacere di una ma-nualità ormai assopita da anni di uso deicomputers e dalla totale disponibilità evarietà di prodotti consumistici in parti-colare giocattoli per bambini .Boscoincittà mise a disposizione lavecchia falegnameria per una giornatadedicata a nonni e genitori per la risco-perta del piacere di costruire semplicigiocattoli per nipoti o figli piccoli . La prima forte sensazione all’ingressodella falegnameria arrivò dal diffuso pro-fumo di legno, poi dall’ambiente: vecchiemacchine di un tempo ormai scomparso.Alcuni appassionati con esperienze pre-

cedenti ci hanno guidato alla scopertadella costruzione di questi semplici gio-cattoli (automobiline, animaletti, aereo-planinini barchette ecc.) utilizzando scar-ti di precedenti lavorazioni del legno.Abbiamo imparato a riconoscere i vari ti-pi di legno e come lavorarli. Il tutto è statomolto facile, la costruzione di tre auto-mobiline mi diede una soddisfazione ve-ramente appagante. Il momento più belloè stato il giorno dopo, quando le regalaial primo degli attuali quattro nipotini. Lagioia e la sorpresa di avere dei giocattolidi legno vero e costruiti dal nonno è sta-ta tanta che mi ha spinto a continuare .Nel mio studio accanto al computer, alfax e alla stampante è arrivata una nuova

scrivania con un trapano a colonna, unamorsa e piccoli attrezzi da falegname. Questa passione è continuata nel tem-po ed è diventata una consuetudine re-galare a Natale giocattoli ‘costruiti’.Ho realizzato: una autorimessa, una fat-toria, un galeone con 36 cannoni, un for-te medievale, catapulte e scale d’asse-dio, una città su due fiumi, gru, biplani diinizio Novecento, idrovolanti, navi mo-derne ecc.Negli anni ho raggiunto una migliore ca-pacità sia nella realizzazione che nellasoluzione dei problemini progettuali. Iproblemi che inevitabilmente si pongo-no sono però uno stimolo di inventiva edi ricerca della soluzione migliore. Que-sto accresce la soddisfazione quandol’oggetto viene terminato.Tutti i giocattoli hanno una caratteristicacomune: sono semplici e molto robusti,conto che i miei nipoti possano passarliai loro figli e che questi ricordino un vec-chio nonno un po’ pazzo che tra una e-mail e l’altra costruiva giocattoli di legno.Voglio concludere con un caldo invito: Provate! Verrete ripagati dal sorriso di un bambino.

MARCELLO DIARI

Ingredienti per una barchetta:n Profilato di legno 150x30x20 mm piallato (si trova

nei centri bricolage, acquistabile nel reparto legno in barre lunghe minimo 1 metro)

n Tondino legno 8 o 10 mm diametro (si trova nei centri bricolage, acquistabile nel reparto legno in barre lunghe minimo 1 metro)

n Colla vinilica da legno

Procedimento:n Tagliare un primo pezzo del profilato a 30 mm (la cabina)

n Tagliare un secondo pezzo del profilato a 120 mm (lo scafo), poi fare due tagli a 45° per la prua

n Tagliare il tondino a 30 mm (fumaiolo);n Levigare le parti relative ai tagli con carta vetrata o levigatrice

n Fare un foro con trapano vicino alla prua profondo 10 mm circa

n Incollare la cabina come indicato nelle figure;

n Inserire il fumaiolo nel foro con un poco di colla (se non entrabene allargare il buco muovendo la punta del trapano o usare una punta più grande)

Giochi di legno:

la barchetta

Potete costruire questo semplice giocattolo in altre dimensioni (più grande o più piccola) mantenendo le stesse proporzioni o utilizzando pezzi di legno di recupero… spazio alla fantasia!

Giocattoli e profumo di legnoUn appassionato informatico diventanonno e riscopre il gusto e la soddisfazione di saper usare le mani

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Sentieri in cittàQuadrimestrale

Tiratura: 7.000 copie

Editore: ItaliaNostra Onlus, via Liegi 33 Roma A cura di Milena BertacchiCentro per la Forestazione Urbana c/o Boscoincittà, cascina San Romanovia Novara 340 20153 Milano tel 02 4522401

Direttore responsabile: Luca Carra

Comitato di redazione:Milena Bertacchi (coordinamento), Silvia Cestaro, Giovanni Fossati, Anty Pansera,Sergio Pellizzoni, Maria Luisa Sangiorgio

Inoltre a questo numero hanno collaborato:

Centro Forestazione Urbana: Silvio Anderloni, Alessandra Davini, Sergio Pellizzoni, Silvia RondinaconMarcello Diari, Giovanna Ferioli, Angelo Omesso

Italia Nostra Onlus: Elda Cerchiari, Giovanni Fossati

Azienda Agricola Claudia Mazzucchetti

Illustrazioni: Monica Diari (p. 10), Erika Luppi (p. 11)

Foto: Angelo Omesso e Giovanna Ferioli (pp. 2-5), Matteo Di Nicola (p. 6 in basso e p. 7 a sinistra e al centro), Don De Bold (p. 6 in alto), Hanan Anderloni (p. 7a destra), Marcello Diari (p. 10)

Foto copertina e retro: Archivio CFU

Grafica: Stefano [email protected]

Stampa: Arti Grafiche Maspero Fontana & C.Cermenate (Como)

Registrazione n. 118del 01/03/2004 del Tribunale di Milano

Per informazioni e iscrizioni:[email protected] • tel. +39 02 4522401

Sul sito www.cfu.it potete iscrivervi alla mailing list per essere sempre informati

su appuntamenti e iniziative nel parco

Suggerimenti dai lettoriSu Sentieri in città n. 19/2011, a pagi-na 6, è stato proposto l’utilizzo delTap-trap (tappo trappola) come sem-plice strumento utile per la caccia ainsetti volanti quali mosche, vespe,moschini e calabroni; insetti spessofastidiosi per coloro che lavorano nel-l’orto, nel giardino o in campagna. An-che noi, in azienda agricola, lo usiamoda parecchi anni e con soddisfazione:raccomandiamo, nel caso di eschedolci (come succhi di frutta, acqua emiele), di aggiungere sempre un po’ diaceto per evitare che si attirino anchele api!

CLAUDIA MAZZUCCHETTIAgriturismo Zabaldano

Cessole (Asti)

Giardino d’acquadomenica 13 maggioappuntamento ore 10via Ponte del Giuscano (Figino)

Visita guidata alla collezione botanica, aisuoi profumi e alle sue fioriture (1 ora ½circa). La visita è organizzata in collabo-razione con i volontari che ogni settima-na si incontrano per lavorare in gruppo eoccuparsi della cura del giardino. Inizia-tiva gratuita. Gradita iscrizione.

Gracidii delle ranegiovedì 24 maggioappuntamento ore 20.45cascina San Romano

Una passeggiata guidata (1 ora ½ circa)all’imbrunire per ascoltare i gracidii dellerane che popolano le aree agricole e na-turalistiche di Boscoincittà. Iniziativagratuita. Gradita iscrizione

Avventure nel Boscobambini 6-10 anni 11-15 giugno; 18-22 giugno; 25–29 giugno;2-6 luglio; 9-13 luglio; 27-31 agosto; 3-7 settembredalle ore 8.30 alle ore 18 appuntamento ore 8.30 cascina San Romano

Vacanze di natura in città: cinque giorniall’aria aperta per arrampicarsi sugli albe-ri, costruire capanne, trascorrere interegiornate a piedi o in bici lungo i sentieridel parco, avventurarsi nel buio della se-ra per cercare le lucciole e pernottare intenda o in foresteria. Iscrizione obbligato-ria. Contributo 140 euro a settimana (+ 20euro pernottamento facoltativo)

Campus naturaragazzi 10-13 anni18-22 giugno; 3-7 settembredalle 8.30 alle ore 18appuntamento ore 8.30cascina San Romano

Escursioni, giochi nel parco e attività divolontariato. Inoltre l’attività prevede unpernottamento in montagna (1 ora ditreno da Milano). Iscrizione obbligatoria.Contributo 100 euro a settimana (+ 40per cassa comune)

Notizie in breve

Appuntamenti

Educazione ambientaleper le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie

Boscoincittà: da ottobre a fine maggio,esplorazione del territorio con escursio-ni o biciclettate, volontariato ambienta-le, giochi sensoriali e di orientamento,animazioni, visite naturalistiche, pernot-tamento nella foresteria della cascinaSan Romano.Proposte e modalità di iscrizione sonodisponibili sul sito www.cfu.it alla pagi-na ‘proposte per le scuole’Iscrizione obbligatoria. Per alcune atti-vità è richiesto un contributo

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n Per sostenere la realizzazione di questo parco cittadino puoi diventare socio di ItaliaNostra

n Per ricevere gratuitamente Sentieri in cittàbasta inviare una richiesta (via fax, posta o mail) al CFUIl notiziario è consultabile anche sul sito internet www.cfu.it

n Per disdire il proprio abbonamento si prega di inviare una comunicazione alla segreteria del CFU

BOSCOINCITTÀnatura, agricoltura, spazi di libertà

Boscoincittà è un parco del Comune di Milano.Quotidianamente è progettato e curato dal Centro per la Forestazione Urbana dell’associazione Italia Nostra, con il contributo del volontariato cittadino

Si trova a pochi chilometri dal Duomo, nella cintura verde ovest Milano.È facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici

Veduta aerea sulla cascina San Romano, l’area delle feste e il laghetto