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Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e norme complementari IL “TESTO UNICO” SULLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO E NORME COMPLEMENTARI Raccolta sistematica annotata della normativa statale di utilizzo corrente per enti, imprese e professionisti corredata da schede di sintesi dei principali contenuti Francesco Bacchini XIªedizione aggiornata aggiornata con la collaborazione di Emanuele Fanizzi Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e norme complementari IL “TESTO UNICO” SULLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO E NORME COMPLEMENTARI Raccolta sistematica annotata della normativa statale di utilizzo corrente per enti, imprese e professionisti corredata da schede di sintesi dei principali contenuti Francesco Bacchini XIª edizione aggiornata con la collaborazione di Emanuele Fanizzi

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Page 1: IL “TESTO UNICO” SULLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO E ... · Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia

Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123,

in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e norme complementari

IL “TESTO UNICO” SULLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

E NORME COMPLEMENTARI Raccolta sistematica annotata della normativa statale di utilizzo corrente

per enti, imprese e professionisti corredata da schede di sintesi dei principali contenuti

Francesco Bacchini

XIªedizione aggiornata aggiornata con la collaborazione di

Emanuele Fanizzi

Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123,

in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e norme complementari

IL “TESTO UNICO” SULLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

E NORME COMPLEMENTARI Raccolta sistematica annotata della normativa statale di utilizzo corrente

per enti, imprese e professionisti corredata da schede di sintesi dei principali contenuti

Francesco Bacchini

XIª edizione aggiornata con la collaborazione di

Emanuele Fanizzi

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L’Autore e l’Editore ringraziano Elena Bonafè e Marcello Franco per il contributo dato alla realizzazione del presente manualegiornam

ornamento, integrazione e riedizione del presente manuale sono stati curati da Elena Bonafè e Marcello Franco

Copyright © 2017 Hyper via C. Degan 12 – 30172 Venezia tel.: 041976896 fax: 041985730 e-mail: [email protected] http://www.hyperedizioni.com

Chiuso in redazione nel mese di luglio 2017. finito di stampare nel mese di luglio 2017

Proprietà letteraria e tutti i diritti riservati. La struttura ed il contenuto del presente volume non pos-sono essere riprodotti, neppure parzialmente, salvo espressa autorizzazione dell’editore.

Benché gli autori e l’editore abbiano curato con la massima attenzione al preparazione della pre-sente guida normativa, declinano ogni responsabilità per possibili errori od omissioni, nonché per eventuali danni derivanti dall’uso delle informazioni ivi contenute.

L’Autore e l’Editore ringraziano Elena Bonafè e Marcello Franco per il contributo dato alla realizzazione del presente manualegiornam

ornamento, integrazione e riedizione del presente manuale sono stati curati da Elena Bonafè e Marcello Franco

Copyright © 2017 Hyper via C. Degan 12 – 30172 Venezia tel.: 041976896 fax: 041985730 e-mail: [email protected] http://www.hyperedizioni.com

Chiuso in redazione nel mese di luglio 2017. finito di stampare nel mese di luglio 2017.

Proprietà letteraria e tutti i diritti riservati. La struttura ed il contenuto del presente volume non pos-sono essere riprodotti, neppure parzialmente, salvo espressa autorizzazione dell’editore.

Benché gli autori e l’editore abbiano curato con la massima attenzione al preparazione della pre-sente guida normativa, declinano ogni responsabilità per possibili errori od omissioni, nonché per eventuali danni derivanti dall’uso delle informazioni ivi contenute.

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Sommario Pagina

Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicu-rezza nei luoghi di lavoro 9

TITOLO I PRINCIPI COMUNI Note introduttive redazionali 11

Capo I Disposizioni generali 18 Capo II Sistema istituzionale 29 Capo III Gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro 39

Sezione I Misure di tutela e obblighi 39 Sezione II Valutazione dei rischi 50 Sezione III Servizio di prevenzione e protezione 52 Sezione IV Formazione, informazione e addestramento 58 Sezione V Sorveglianza sanitaria 62 Sezione VI Gestione delle emergenze 67 Sezione VII Consultazione e partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori 68 Sezione VIII Documentazione tecnico-amministrativa e statistiche degli infortuni e delle malattie

professionali 75 Capo IV Disposizioni penali 75

Sezione I Sanzioni 75 Sezione II Disposizioni in tema di processo penale 77

Allegato I Gravi violazioni ai fini dell’adozione del provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale 79

Allegato II Casi in cui è consentito lo svolgimento diretto da parte del datore di lavoro dei com-piti di prevenzione e protezione dai rischi (art. 34) 79

Allegato 3A Cartella sanitaria e di rischio 80 Allegato 3B Informazioni relative ai dati collettivi aggregati sanitari e di rischio dei lavoratori sot-

toposti a sorveglianza sanitaria 84

TITOLO II LUOGHI DI LAVORO Note introduttive redazionali 85

Capo I Disposizioni generali 87 Capo II Sanzioni 88 Allegato IV Requisiti dei luoghi di lavoro 89

TITOLO III USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO E DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE Note introduttive redazionali 105

Capo I Uso delle attrezzature di lavoro 111 Capo II Uso dei dispositivi di protezione individuale 116 Capo III Impianti e apparecchiature elettriche 117 Allegato V Requisiti di sicurezza delle attrezzature di lavoro costruite in assenza di disposizioni

legislative e regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di prodotto, o messe a disposizione dei lavoratori antecedentemente alla data della loro emanazione 121

Allegato VI Disposizioni concernenti l’uso delle attrezzature di lavoro 139 Allegato VII Verifiche di attrezzature 144 Allegato VIII Indicazioni di carattere generale relative a protezioni particolari 146 Allegato IX Valori delle tensioni nominali di esercizio delle macchine ed impianti elettrici 159

TITOLO IV CANTIERI TEMPORANEI O MOBILI Note introduttive redazionali 161

Capo I Misure per la salute e sicurezza nei cantieri temporanei o mobili 177 Capo II Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni e nei lavori in

quota 185

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Pagina Sezione I Campo di applicazione 185 Sezione II Disposizioni di carattere generale 185 Sezione III Scavi e fondazioni 188 Sezione IV Ponteggi in legname ed altre opere provvisionali 189 Sezione V Ponteggi fissi 190 Sezione VI Ponteggi movibili 192 Sezione VII Costruzioni edilizie 192 Sezione VIII Demolizioni 193

Capo III Sanzioni 194 Allegato X Elenco dei lavori edili o di ingegneria civile di cui all’articolo 89, comma 1, lettera a) 196 Allegato XI Elenco dei lavori comportanti rischi particolari per la sicurezza e la salute dei lavoratori 196 Allegato XII Contenuto della notifica preliminare di cui all’articolo 99 196 Allegato XIII 197 Allegato XIV Contenuti minimi del corso di formazione per i coordinatori per la progettazione e

per l’esecuzione dei lavori 199 Allegato XV Contenuti minimi dei piani di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili 201 Allegato XVI Fascicolo con le caratteristiche dell’opera 206 Allegato XVII Idoneità tecnico-professionale 211 Allegato XVIII Viabilità nei cantieri, ponteggi e trasporto dei materiali 212 Allegato XIX Verifiche di sicurezza dei ponteggi metallici fissi 215 Allegato XX 221 Allegato XXI Accordo Stato, regioni e province autonome sui corsi di formazione per lavoratori

addetti a lavori in quota 223 Allegato XXII Contenuti minimi del Pi.M.U.S. 228 Allegato XXIII Deroga ammessa per i ponti su ruote a torre 229

TITOLO V SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO Note introduttive redazionali 231

Capo I Disposizioni generali 232 Capo II Sanzioni 233 Allegato XXIV Prescrizioni generali per la segnaletica di sicurezza 234 Allegato XXV Prescrizioni generali per i cartelli segnaletici 236 Allegato XXVI Prescrizioni per la segnaletica dei contenitori e delle tubazioni 239 Allegato XXVII Prescrizioni per la segnaletica destinata ad identificare e ad indicare l’ubicazione

delle attrezzature antincendio 239 Allegato XXVIII Prescrizioni per la segnalazione di ostacoli e di punti di pericolo e per la segnala-

zione delle vie di circolazione 240 Allegato XXIX Prescrizioni per i segnali luminosi 240 Allegato XXX Prescrizioni per i segnali acustici 240 Allegato XXXI Prescrizioni per la comunicazione verbale 241 Allegato XXXII Prescrizioni per i segnali gestuali 241

TITOLO VI MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI Note introduttive redazionali 243

Capo I Disposizioni generali 244 Capo II Sanzioni 245 Allegato XXXIII Movimentazione manuale dei carichi 246

TITOLO VII ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALI Note introduttive redazionali 247

Capo I Disposizioni generali 249 Capo II Obblighi del datore di lavoro, dei dirigenti e dei preposti 249

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Pagina Capo III Sanzioni 250 Allegato XXXIV Requisiti minimi 251

TITOLO VIII AGENTI FISICI Note introduttive redazionali 253

Capo I Disposizioni generali 262 Capo II Protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione al rumore durante il lavoro 263 Capo III Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a vibrazioni 266 Capo IV Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a campi elettromagnetici 267 Capo V Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a radiazioni ottiche artificiali 271 Capo VI Sanzioni 273 Allegato XXXV 274 Allegato XXXVI Campi elettromagnetici 275 Allegato XXXVII Radiazioni ottiche 280

TITOLO IX SOSTANZE PERICOLOSE Note introduttive redazionali 295

Capo I Protezione da agenti chimici 304 Capo II Protezione da agenti cancerogeni e mutageni 309

Sezione I Disposizioni generali 309 Sezione II Obblighi del datore di lavoro 309 Sezione III Sorveglianza sanitaria 311

Capo III Protezione dai rischi connessi all’esposizione all’amianto 313 Sezione I Disposizioni generali 313 Sezione II Obblighi del datore di lavoro 313

Capo IV Sanzioni 317 Allegato XXXVIII Valori limite di esposizione professionale 319 Allegato XXXIX Valori limite biologici obbligatori e procedure di sorveglianza sanitaria 321 Allegato XL Divieti 321 Allegato XLI 322 Allegato XLII Elenco di sostanze, preparati e processi 322 Allegato XLIII Valori limite di esposizione professionale 322

TITOLO X ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI Note introduttive redazionali 323

Capo I Disposizioni generali 326 Capo II Obblighi del datore di lavoro 327 Capo III Sorveglianza sanitaria 329 Capo IV Sanzioni 331 Allegato XLIV Elenco esemplificativo di attività lavorative che possono comportare la presenza di

agenti biologici 332 Allegato XLV Segnale di rischio biologico 332 Allegato XLVI Elenco degli agenti biologici classificati 332 Allegato XLVII Specifiche sulle misure di contenimento e sui livelli di contenimento 341 Allegato XLVIII Specifiche per i processi industriali 342

TITOLO X-BIS PROTEZIONE DALLE FERITE DA TAGLIO E DA PUNTA NEL SETTORE OSPEDALIERO E SANITARIO

Note introduttive redazionali 343

TITOLO XI PROTEZIONE DA ATMOSFERE ESPLOSIVE Note introduttive redazionali 347

Capo I Disposizioni generali 349 Capo II Obblighi del datore di lavoro 349

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Pagina Capo III Sanzioni 351 Allegato XLIX Ripartizione delle aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive 352 Allegato L (articolo 293, articolo 294, comma 2, lettera d), articolo 295, commi 1 e 2) 353 Allegato LI Segnale di avvertimento per indicare le aree in cui possono formarsi atmosfere e-

splosive (articolo 293, comma 3) 355

TITOLO XII DISPOSIZIONI IN MATERIA PENALE E DI PROCEDURA PENALE Note introduttive redazionali 357

TITOLO XIII NORME TRANSITORIE E FINALI Note introduttive redazionali 361

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Norme complementari di utilizzo corrente per enti, imprese e professionisti

Alcol e droghe Legge 30 marzo 2001, n. 125 365

Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcol-correlati

Provvedimento 16 marzo 2006 della Conferenza Stato-regioni 366 Intesa in materia di individuazione delle attività lavorative che comportano un elevato rischio di infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza, l’incolumità o la salute dei terzi, ai fini del divieto di assunzione e di sommi-nistrazione di bevande alcoliche e superalcoliche, ai sensi dell’articolo 15 della legge 30 marzo 2001, n. 125. Intesa ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131 (atto n. 2540)

Provvedimento 30 ottobre 2007 della Conferenza Stato-regioni 368 Intesa, ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, in materia di accertamento di assenza di tossicodipendenza (rep. atti n. 99/CU)

Provvedimento 18 settembre 2008 della Conferenza Stato-regioni 372 Accordo, ai sensi dell’articolo 8, comma 2 dell’intesa in materia di accertamento di assenza di tossicodi-pendenza, perfezionata nella seduta della conferenza unificata del 30 ottobre 2007 (rep. atti n. 99/cu), sul documento recante «procedure per gli accertamenti sanitari di assenza di tossicodipendenza o di assun-zione di sostanze stupefacenti o psicotrope in lavoratori addetti a mansioni che comportano particolari ri-schi per la sicurezza, l’incolumità e la salute di terzi». (rep. atti n. 178/CSR).

Apparecchi a pressione Decreto legislativo 25 febbraio 2000, n. 93 379

Attuazione della direttiva 97/23/CE in materia di attrezzature a pressione

Decreto ministeriale 1 dicembre 2004, n. 329, del Ministro delle attività produttive di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali 388

Regolamento recante norme per la messa in servizio ed utilizzazione delle attrezzature a pressione e degli insiemi di cui all’articolo 19 del d.lgs.. 25 febbraio 2000, n. 93

Dispositivi di protezione individuale Decreto legislativo 4 dicembre 1992, n. 475 393

Attuazione della direttiva 89/686/CEE del Consiglio del 21 dicembre 1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale

Decreto ministeriale 2 maggio 2001 del Ministro del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il Mini-stro dell’industria del commercio e dell’artigianato 400

Criteri per l’individuazione e l’uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI)

Formazione Accordo 21 dicembre 2011, n.221/CSR 401

Accordo tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano per la formazione dei lavoratori, ai sensi dell’articolo 37, comma 2, del de-creto legislativo 9 aprile 2008, n. 81

Accordo 21 dicembre 2011, n.223/CSR 410 Accordo tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sui corsi di formazione per lo svolgimento diretto, da parte del datore di la-voro, dei compiti di prevenzione e protezione dai rischi, ai sensi dell’articolo 34, commi 2 e 3, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81

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Pagina Accordo 22 febbraio 2012, n. 53/CSR 417

Accordo ai sensi dell’art. 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le Pro-vince autonome di Trento e Bolzano concernente l’individuazione delle attrezzature di lavoro per le quali è ri-chiesta una specifica abilitazione degli operatori, nonché le modalità per il riconoscimento di tale abilitazione, i soggetti formatori, la durata, gli indirizzi ed i requisiti minimi di validità della formazione, in attuazione dell’art. 73, comma 5, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e successive modifiche e integrazioni

Accordo 25 luglio 2012, n. 153/CSR 434 Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, sul documento proposto dal ministero del lavoro e delle politiche sociali recante «adeguamento e linee applicative degli accordi ex articolo 34, comma 2 e 37, comma 2 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e successive modificazioni e integra-zioni»

Decreto Interministeriale del 6 marzo 2013 441 Criteri di qualificazione della figura del formatore per la salute e sicurezza sul lavoro

Decreto ministeriale 27 marzo 2013 444 Semplificazione in materia di informazione, formazione e sorveglianza sanitaria dei lavoratori stagionali del settore agricolo

Accordo 7 luglio 2016, n. 128/CSR 445 Accordo finalizzato alla individuazione della durata e dei contenuti minimi dei percorsi formativi per i respon-sabili e gli addetti dei servizi di prevenzione e protezione, ai sensi dell’articolo 32 del decreto legislativo 9 apri-le 2008, n. 81 e successive modificazioni.Accordo, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281

Gestione delle emergenze Decreto ministeriale 10 marzo 1998 del Ministro dell’interno di concerto con il Ministro del lavoro e della pre-videnza sociale 467

Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro

Decreto interministeriale 15 luglio 2003, n. 388, del Ministro della salute, del Ministro del lavoro e delle politi-che sociali, del Ministro per la funzione pubblica e del Ministro delle attività produttive 480

Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale, in attuazione dell’articolo 15, comma 3, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni.

Macchine e impianti Decreto del Presidente della Repubblica 22 ottobre 2001, n. 462 483

Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici peri-colosi

Decreto ministeriale 22 gennaio 2008, n. 37, del Ministro dello sviluppo economico di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 485

Regolamento concernente l’attuazione dell’articolo 11-quaterdecies, comma 13, lettera a), della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, recante riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli im-pianti all’interno degli edifici

Decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 17 489 Attuazione della direttiva 2006/42/CE, relativa alle macchine e che modifica la direttiva 95/16/CE relativa agli ascensori

Maternità Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 509

Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53

Prevenzione incendi Legge 7 dicembre 1984, n. 818 515

Nullaosta provvisorio per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi, modifica degli articoli 2 e 3 del-la legge 4 marzo 1982, n. 66, e norme integrative dell’ordinamento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco

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Pagina Decreto ministeriale 4 maggio 1998 del Ministro dell’Interno di concerto con il Ministro per la funzione pubblica 516

Disposizioni relative alle modalità di presentazione ed al contenuto delle domande per l’avvio dei procedi-menti di prevenzione incendi, nonché all’uniformità dei connessi servizi resi dai Comandi provinciali dei vi-gili del fuoco

Decreto ministeriale 29 dicembre 2005 del Ministro dell’interno 525 Direttive per il superamento del regime del nulla osta provvisorio, ai sensi dell’articolo 7 del d.P.R. 12 gen-naio 1998, n. 37

Decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139 526 Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell’articolo 11 della legge 29 luglio 2003, n. 229

Decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151 529 Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi, a norma dell’art. 49, comma 4-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazio-ni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122

Rischio cancerogeno Decreto ministeriale 2 Luglio 2007, n. 155, del Ministro della salute di concerto con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione e il Ministro del lavoro e della previdenza sociale 547

Regolamento attuativo dell’articolo 70, comma 9, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626. Regi-stri e cartelle sanitarie dei lavoratori esposti durante il lavoro ad agenti cancerogeni

Sistema sanzionatorio Regio decreto 19 ottobre 1930, n. 1398 549

Approvazione del testo definitivo del codice penale

Decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758 551 Modificazioni alla disciplina sanzionatoria in materia di lavoro

Decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 555 Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell’articolo 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300

Stress lavoro-correlato Accordo interconfederale 9 giugno 2008 tra Confindustria, Confapi, Confartigianato, Casartigiani, CLAAI, CNA, Confesercenti, Confcooperative, Legacooperative, AGCI, Confservizi, Confagricoltura, Coldiretti e CGIL, CISL, UIL 559

Recepimento dell’accordo quadro europeo sullo stress lavoro-correlato concluso l’8 ottobre 2004 tra UNI-CE/UEAPME, CEEP e CES

Circolare 18 novembre 2010 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Prot. 15 /SEGR / 0023692 561 Approvazione delle indicazioni necessarie alla valutazione del rischio da stress lavoro-correlato di cui al-l'articolo 28, comma 1- bis, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e s.m.i.

Valutazione dei rischi Decreto interministeriale 30 novembre 2012 563

Procedure standardizzate per la valutazione dei rischi

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Pagina Decreto ministeriale 4 maggio 1998 del Ministro dell’Interno di concerto con il Ministro per la funzione pubblica 516

Disposizioni relative alle modalità di presentazione ed al contenuto delle domande per l’avvio dei procedi-menti di prevenzione incendi, nonché all’uniformità dei connessi servizi resi dai Comandi provinciali dei vi-gili del fuoco

Decreto ministeriale 29 dicembre 2005 del Ministro dell’interno 525 Direttive per il superamento del regime del nulla osta provvisorio, ai sensi dell’articolo 7 del d.P.R. 12 gen-naio 1998, n. 37

Decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139 526 Riassetto delle disposizioni relative alle funzioni ed ai compiti del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, a norma dell’articolo 11 della legge 29 luglio 2003, n. 229

Decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151 529 Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi, a norma dell’art. 49, comma 4-quater, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazio-ni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122

Rischio cancerogeno Decreto ministeriale 2 Luglio 2007, n. 155, del Ministro della salute di concerto con il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione e il Ministro del lavoro e della previdenza sociale 547

Regolamento attuativo dell’articolo 70, comma 9, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626. Regi-stri e cartelle sanitarie dei lavoratori esposti durante il lavoro ad agenti cancerogeni

Sistema sanzionatorio Regio decreto 19 ottobre 1930, n. 1398 549

Approvazione del testo definitivo del codice penale

Decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758 551 Modificazioni alla disciplina sanzionatoria in materia di lavoro

Decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 555 Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell’articolo 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300

Stress lavoro-correlato Accordo interconfederale 9 giugno 2008 tra Confindustria, Confapi, Confartigianato, Casartigiani, CLAAI, CNA, Confesercenti, Confcooperative, Legacooperative, AGCI, Confservizi, Confagricoltura, Coldiretti e CGIL, CISL, UIL 559

Recepimento dell’accordo quadro europeo sullo stress lavoro-correlato concluso l’8 ottobre 2004 tra UNI-CE/UEAPME, CEEP e CES

Circolare 18 novembre 2010 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali - Prot. 15 /SEGR / 0023692 561 Approvazione delle indicazioni necessarie alla valutazione del rischio da stress lavoro-correlato di cui al-l'articolo 28, comma 1- bis, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e s.m.i.

Valutazione dei rischi Decreto interministeriale 30 novembre 2012 563

Procedure standardizzate per la valutazione dei rischi

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Novità 2017 La sicurezza e la salute sul lavoro nel codice dei contratti pubblici dopo il d.lgs. n. 56/2017 579

di Franecsco Bacchini

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DECRETO LEGISLATIVO 9 APRILE 2008, N. 81 ATTUAZIONE DELL’ARTICOLO 1 DELLA LEGGE 3 AGOSTO 2007, N. 123, IN

MATERIA DI TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO (pubblicato in GU 30 aprile 2008, n. 101 – entrato in vigore il 15 maggio 2008)

testo coordinato e vigente a luglio 2017

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Avvertenze: In base all’art. 1 del d.lgs. n. 106/2009, in tutto il d.lgs. n. 81/2008: a) le parole: «Ministero del lavoro e della previdenza sociale» e le parole: «Ministero

della salute», ovunque presenti, sono sostituite dalle seguenti: «Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali»; le parole: «Ministro del lavoro e della previden-za sociale» e le parole: «Ministro della salute», ovunque presenti, sono sostituite dalle seguenti: «Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali»;

b) le parole: «Ministero delle infrastrutture», ovunque presenti, sono sostituite dalle se-guenti: «Ministero delle infrastrutture e dei trasporti» e le parole: «Ministro delle in-frastrutture», ovunque presenti, sono sostituite dalle seguenti: «Ministro delle infra-strutture e dei trasporti».

Nel testo riprodotto nella presente pubblicazione si è provveduto a tali sostituzioni senza particolari annotazioni.

Le altre modifiche ed integrazioni introdotte dal correttivo al terso originario dell’articolato sono invece evidenziate con apposite specifiche note.

Il correttivo ha, inoltre, integralmente sostituito 38 allegati; in realtà i nuovi allegati per lo più “ricalcano” quelli che sostituiscono con più o meno significative modifiche; in al-cuni casi si differenziano solo per la correzione di aspetti formali; al fine di agevolare l’individuazione delle reali variazioni, sono state mantenute anche le parti soppresse ri-portandole in corsivo tra parentesi quadra, mentre le parti nuove o modificate sono evi-denziate con specifiche note.

Il testo originario pubblicato nella Gazzetta Ufficiale nel 2008 presentava alcune inesat-tezze derivanti da sviste redazionali; non tutte tali inesattezze sono state rettificate dal “correttivo”, pertanto, in tutti i casi in cui risulta evidente non solo l’errore materiale, ma anche certa la sua correzione, nel testo qui riprodotto si è provveduto comunque alla retti-fica.

Per agevolare la consultazione del decreto, ad ogni titolo sono state premesse delle note introduttive che ne individuano e sintetizzano i principali contenuti operativi e la struttura del decreto è stata “riconfezionata” facendo seguire ad ogni titolo gli allegati tecnici che lo corredano.

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TITOLO I PRINCIPI COMUNI

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NOTE INTRODUTTIVE REDAZIONALI

La disciplina generale oggetto del titolo I del d.lgs. n. 81/2008, è organizzata in quattro parti tematiche corri-spondenti ai quattro capi in cui esso è suddiviso, riguardanti:

– le «Disposizioni generali» (capo I); – la definizione ed organizzazione del «Sistema istituzionale» (capo II); – le norme per «La gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro» (capo III, che è il vero cuore di tutto il

provvedimento normativo e, quindi, il fulcro dell’intera disciplina normativa); – le relative «Disposizioni penali» (capo IV);

il tutto per complessivi 61 articoli (dall’art. 1 all’art. 61), corredati da quattro allegati.

Disposizioni generali – Capo I

Il capo I del titolo I è costituito da quattro articoli (artt. 1-4), contenenti: – la determinazione del contenuto e del campo di applicazione dell’intero decreto legislativo (art. 1 e 3); – le definizioni (art. 2); – la determinazione delle modalità di computo dei lavoratori per le ipotesi in cui l’obbligo dipenda dal loro

numero (art. 4).

Sistema istituzionale – Capo II

Il capo II del titolo I è costituito da dieci articoli (art. 5-14) di contenuto non propriamente omogeneo.

La titolazione del capo farebbe pensare che nello stesso siano contenute disposizioni tutte attinenti esclusiva-mente alla definizione del “quadro istituzionale” nel quale si colloca la materia, ovvero alle “istituzioni” che la presiedono e la governano.

In realtà, all’interno di un articolato più o meno attinente al tema dell’“istituzionalità” come sopra delineato, si rin-vengono alcune norme che poco o nulla hanno a che vedere col tema (salvo affermare che la loro istituzionalità deriva dalla stretta connessione e dalla funzionalità alla garanzia di un interesse pubblico “istituzionalmente” di grande rilevanza, qual è la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, anche se in questo senso, tutte le norme di diritto pubblico sono, o sarebbero, “per definizione” istituzionali). Queste norme, difficilmente inquadrabili come attinenti al “sistema istituzionale”, sono per giunta di contenuto e rilevanza non poco trascurabile, basti pensare a quella, conclusiva del capo, concernente le «Disposizioni per il contrasto del lavoro irregolare e per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori», che più opportunamente in una organizzazione sistematica del decreto avrebbe potuto trovare posto, ad esempio, nel titolo XII, il quale, sotto (anche in questo caso) l’inadeguata titola-zione «Disposizioni in materia penale e di procedura penale», in realtà accoglie norme per la regolamentazione di procedimenti amministrativi di contenuto sanzionatorio in senso lato, quali certamente sono le “disposizioni per il contrasto” sopra richiamate.

In dettaglio il capo II del titolo I contiene: – tre articoli effettivamente ed innegabilmente attinenti il sistema istituzionale dei “comitati e commissioni”

consultivi, di coordinamento e promozione: artt. 5, 6 (ampiamente riscritti dal d.lgs. n. 151 del 2015 in ordine alla loro composizione istituzionale) e 8 (in relazione all’art. 8, comma 4, è stato emanato il Decreto 25 maggio 2016, n. 183, con cui si definiscono le regole tecniche per la realizzazione e il funzionamento del SINP, nonché le regole per il trattamento dei dati);

– quattro articoli relativi ad attribuzioni “istituzionali” – in tema di promozione, documentazione e vigilanza – a taluni enti nazionali operanti in materia (ISPESL, INAIL, IPSEMA) e alle AA.SS.LL.: artt. 8, 9, 10, 11 e 13;

– la disciplina dell’«Interpello» (art. 12); – le già richiamate «Disposizioni per il contrasto del lavoro irregolare e per la tutela della salute e sicurezza

dei lavoratori» (art. 14), che, giova ribadirlo, per la maggioranza dei destinatari del decreto, costituiscono non solo i contenuti più importanti dell’intero capo, ma forse anche uno fra i precetti più importanti dell’intero decreto.

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

Merita di essere notato, in questo senso, che l’art. 14 è stato significativamente modificato dal decreto correttivo n. 106/2009. Da un lato, non è stata intaccata la struttura originaria, costituita dall’attribuzione agli organi di vigilanza (ispetto-rato del lavoro e AA.SS.LL., secondo le rispettive competenze) del potere di sospendere l’attività di impresa nei seguenti casi:

– riscontro dell’impiego di personale irregolare in misura pari o superiore al 20% del totale dei lavoratori pre-senti;

– riscontro di gravi e reiterate violazioni in materia di salute e sicurezza del lavoro,

tuttavia, con il decreto correttivo è stato tra l’altro precisato che: – il provvedimento di sospensione può essere adottato non per l’intera attività imprenditoriale, ma solo «in re-

lazione alla parte dell’attività imprenditoriale interessata» dalla violazione; – la “reiterazione” delle violazioni in materia di salute e sicurezza del lavoro, che costituisce presupposto del

provvedimento di sospensione, si ha solo «quando, nei cinque anni successivi alla commissione di una vio-lazione oggetto di prescrizione dell’organo di vigilanza ottemperata dal contravventore o di una violazione accertata con sentenza definitiva, lo stesso soggetto commette più violazioni della stessa indole»;

– «si considerano della stessa indole le violazioni della medesima disposizione e quelle di disposizioni diverse individuate, in attesa della adozione del decreto di cui al precedente periodo, nell’allegato I», allegato che dal decreto correttivo stesso è stato significativamente modificato con la soppressione di alcune ipotesi.

Di poco o nessun effetto sono, invece, le novità dell’art. 14 relative ad un’ipotizzata competenza del comando dei vigili del fuoco per i casi in cui le violazioni costituenti il presupposto per l’adozione del provvedimento di so-spensione attengano alla materia della prevenzione incendi: nessuna violazione in materia di prevenzione in-cendi è contemplata tra le “gravi violazioni” elencate nell’allegato I così come sostituito dal “decreto correttivo” e qui di seguito riprodotto (resta, infatti, confermato che, in attesa del previsto decreto ministeriale che individuerà le violazioni per le quali è possibile adottare il provvedimento di sospensione da parte degli organi di vigilanza, si considerano gravi le violazioni dell’allegato I).

Il provvedimento di sospensione può essere revocato da parte dell’organo di vigilanza che lo ha adottato alle condizioni stabilite dall’art. 14, comma 4, 5 e 5-bis (i primi due modificati e l’ultimo aggiunto dal d.lgs. n. 151/2015 c.d. decreto “semplificazione” del Job Act).

Un minimo approfondimento meritano le modifiche ed integrazioni apportate in questo Capo dalla Legge n. 98/2013 che ha convertito, con modifiche, il decreto legge n. 69/2013, noto anche come “Decreto del Fare”:

– L’art. 32 della l. n. 98/2013, ha introdotto, rispetto a quanto disposto dal convertito d.l. n. 69, anche una mo-difica al comma 12-bis dell’art. 3 che individua le tipologie di volontari ai quali si applica, parzialmente, la di-sciplina di sicurezza sul lavoro;

– L’art. 35 della legge di conversione del c.d. “decreto del fare”, ha aggiunto due commi, il 13-bis ed il 13-ter, all’art. 3 del d.lgs. n. 81/2008.

Vediamo nel dettaglio. Il comma 12-bis, recentemente integrato dal d.lgs. n. 151/2015 (c.d. decreto “semplificazione” del Job Act)) de-finisce, infatti, in modo più particolareggiato e dettagliato le caratteristiche dei soggetti rientranti nel campo d’applicazione del volontariato e vincolati ai soli obblighi di sicurezza previsti dall’art. 21 del T.U.; in particolare, tali obblighi si applicano non più ai soli volontari di cui alla legge n. 266/1991 ed ai volontari che effettuano il ser-vizio civile, ma anche: • ai soggetti che prestano la propria attività in favore delle associazioni di promozione sociale di cui alla legge

n. 383/2000, delle associazioni sportive dilettantistiche di cui alla legge n. 398/1991 e all’art. 90 della legge n. 289/2002 e delle associazioni religiose, e ai volontari accolti nell’ambito dei programmi internazionali di educazione non formale; condizione necessaria affinché si possano applicare le sole disposizioni dell’art. 21, è che tali soggetti prestino la propria attività spontaneamente e a titolo gratuito o con mero rimborso spese;

• nei confronti di tutti i soggetti di cui all’art. 67, comma 1, lett. m), del testo unico di cui al d.P.R. n. 917/1986; si tratta di: direttori artistici e collaboratori tecnici per prestazioni di natura non professionale da parte di cori, bande musicali e filodrammatiche che perseguono finalità dilettantistiche, nonché di rapporti di collaborazio-ne coordinata e continuativa di carattere amministrativo-gestionale di natura non professionale resi in favore di società e associazioni sportive dilettantistiche.

Il comma 12-bis dell’art. 3 del T.U stabilisce, pertanto, che nei confronti dei soggetti di cui sopra si applicano le disposizioni relative ai lavoratori autonomi disciplinate all’art. 21; ne consegue che essi sono equiparati, ai fini della tutela antinfortunistica, non ai lavoratori subordinati, bensì ai lavoratori autonomi, i quali, appunto secondo l’art. 21 del T.U, devono:

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

a) utilizzare le attrezzature di lavoro idonee e rispondenti ai requisiti minimi della normativa vigente; b) munirsi, ove previsto, dei dispositivi di protezione individuale ed utilizzarli conformemente alle disposizioni di

cui al titolo III T.U.; c) munirsi di apposita tessera di riconoscimento corredate di fotografia e contenente le proprie generalità ove

svolgano attività di lavoro in luoghi in cui si effettuino attività in regime di appalto o subappalto; d) provvedere, con oneri a loro carico, alla sorveglianza sanitaria ed alla partecipazione a corsi di formazione

specifici in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro in centrati sui rischi tipici delle proprie attività. Il legislatore, tuttavia, tenuto conto delle peculiarità dell’attività di volontariato ha ritenuto opportuno consentire che le modalità di realizzazione della tutela vengano pattuite tra i soggetti, vale a dire il volontario e le associa-zioni o gli enti di servizio. In quest’ottica l’art. 3, comma 12-bis, del d.lgs. n. 81/2008 stabilisce che tali soggetti possano individuare le forme di attuazione della normativa prevenzionistica prevista in loro favore. Ad esempio, potrà essere concordato che l’associazione si faccia carico di acquistare i dispositivi di protezione individuale o di organizzare i corsi di formazione per i volontari. Diversamente, il comma 12-bis del T.U. stabilisce che “ove uno dei soggetti di cui al primo periodo svolga la propria prestazione nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro, questi è tenuto a fornire al soggetto dettagliate informazioni sui rischi specifici esistenti negli ambienti in cui è chiamato ad operare e sulle misure di prevenzione e di emergenza adottate in relazione alla propria attività. Egli è tenuto altresì ad adottare le misure utili ad eliminare o, ove ciò non sia possibile, ridurre al minimo i rischi da interferenza tra la prestazione del sog-getto e altre attività che si svolgano nell’ambito della medesima organizzazione”. Pertanto, nel caso in cui il vo-lontario svolga l’attività nell’ambito dell’organizzazione di un soggetto che è datore di lavoro, tale soggetto ha l’obbligo di tutelare l’integrità fisica del volontario, rispettando alcuni obblighi ricalcati su quelli che, in base all’art. 26 T.U., sono posti in capo al datore di lavoro committente, allorquando questi decida di affidare lavori o servizi ad imprese appaltatrici o a prestatori autonomi. Il datore di lavoro, pertanto, dovrà fornire al volontario dettagliate informazioni sui rischi esistenti nell’ambiente in cui è chiamato ad operare, nonché sulle misure di prevenzione, protezione ed emergenza adottate per proteggere i lavoratori dallo stesso datore dipendenti.

Circa invece i due commi aggiunti all’art. 3, si tratta, almeno sulla carta, di misure di semplificazione per la do-cumentazione afferente l’informazione, la formazione in materia di sicurezza e la sorveglianza sanitaria, appli-cabili alle prestazioni lavorative di breve durata, ossia, in forza di quanto disposto nel comma 13, che implicano una permanenza del lavoratore in azienda (piccole e medie) per un periodo non superiore a cinquanta giornate lavorative nell'anno solare di riferimento, ma solo nel settore agricolo.

Il comma 13-bis, il quale prevede che, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro della salute, sentite la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano, nel rispetto dei livelli generali di tutela di cui alla normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro e fermi restando gli obbli-ghi previsti dagli artt. 36 e 37, sono definite misure di semplificazione della documentazione , anche ai fini dell’inserimento della stessa nel libretto formativo del cittadino, che dimostra l’adempimento da parte del datore, in relazione a prestazioni lavorative regolamentate dal d.lgs. n. 276/2003 che implicano una permanenza del la-voratore in azienda per un periodo non superiore a cinquanta giornate lavorative nell'anno solare di riferimento, risulta ormai superato dalla nuova disciplina dei contratti di lavoro di cui all’al d.lgs. n. 81/2015 (c.d. Codice dei contratti di lavoro del Jobs Act). Il riferimento, piuttosto vago, alle prestazioni lavorative regolamentate dal c.d. “decreto Biagi”, dovrebbe ancora essere finalizzato a facilitare, mediante idonee attestazioni semplificate, la di-mostrazione degli obblighi di informazione e formazione assolti dai vari datori di lavoro nei confronti dello stesso lavoratore durante l'anno solare in corso, impiegato per brevi periodi, ossia per non più di 50 giornate lavorative, nel contempo ottimizzandole, per evitare inutili duplicazioni, sovrapposizioni e perdite di tempo.

Il comma 13-ter, contiene, invece, l’ennesimo rinvio ad un decreto ministeriale, a specificazione di quanto di-sposto nel comma 13 e finalizzato, pur nel rispetto dei livelli generali di tutela della salute e della sicurezza di cui alla normativa vigente, ad individuare misure di semplificazione degli adempimenti relativi all’informazione, alla formazione, alla valutazione dei rischi ed alla sorveglianza sanitaria, per le imprese agricole, con particolare rife-rimento ai lavoratori stagionali a termine occupati in imprese di piccole dimensioni.

Il d.lgs. n. 81 del 2015 ha espressamente abrogato il comma 5 dell’art. 3 del d.lgs. n.81/2008, avendo ridiscipli-nato interamente la materia del contratto di somministrazione di lavoro.

Il d.lgs. n. 151 del 2015 ha sostituito il comma 8 dell’art. 3 relativo alla sicurezza dei lavoratori che prestano lavo-ro accessorio, per i quali si stabilisce che le norme di tutela della salute e della sicurezza si applicano solo nel caso in cui la prestazione sia svolta a favore di un committente imprenditore o professionista.

Il d.lgs. n. 151 del 2015 ha sostituito il comma 8 dell’art. 3 relativo alla sicurezza dei lavoratori che prestano lavo-ro accessorio, per i quali si stabilisce che le norme di tutela della salute e della sicurezza si applicano solo nel caso in cui la prestazione sia svolta a favore di un committente imprenditore o professionista. Tale disciplina,

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

pur a seguito dell’abrogazione delle disposizioni in materia di lavoro accessorio tramite voucher operata dal d.l. n. 25/2017, convertito dalla l. n. 49/2017, è stata confermata d.l. n. 50/2017, convertito dalla l. n. 96/2017, che ha introdotto la nuova disciplina delle prestazioni occasionali, rappresentata dal “Libretto Famiglia” e, in relazio-ne all’art. 8, comma 3, dianzi richiamato, dal “Contratto di prestazione occasionale”.

Gestione della prevenzione nei luoghi di lavoro – Capo III

Il capo III del titolo I è costituito da quaranta articoli (dall’art. 15 all’art. 54), raggruppati in otto sezioni, concer-nenti:

– le misure di tutela ed i conseguenti obblighi (sez. I); – la valutazione dei rischi (sez. II); – il servizio di prevenzione e protezione (sez. III); – la formazione, l’informazione e l’addestramento (sez. IV); – la sorveglianza sanitaria (sez. V); – la gestione delle emergenze (sez. VI); – la consultazione e la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori (sez. VII); – la documentazione tecnico-amministrativa e statistiche degli infortuni e delle malattie professionali (sez.

VIII).

Con tale struttura, dimensione ed articolazione, il capo III del titolo I costituisce in buona sostanza il “corpo” fon-damentale dell’intera materia, quasi autosufficiente, salvo che per taluni fondamentali aspetti disciplinati altrove quali, soprattutto, il campo di applicazione (capo I del medesimo titolo I) e sistema sanzionatorio (capo IV).

In particolare, nel capo III sono disciplinati: – i soggetti coinvolti, sia come destinatari degli obblighi che dei diritti e delle tutele (datore di lavoro, dirigenti,

preposti, lavoratori, medico competente, progettisti, fabbricanti, fornitori, installatori, committenti ed appalta-tori, nonché tutte le principali figure professionali che hanno un ruolo specifico nella prevenzione, quali il RSPP, il RLS, il Medico Competente, ecc);

– tutti i fondamentali obblighi a carico dei vari soggetti, nonché – disposizioni di fondamentale importanza – le condizioni ed i limiti di trasferibilità dei propri obblighi da parte del datore di lavoro, primo responsabile della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, attraverso le delega di funzioni;

– tutti gli strumenti di prevenzione e protezione, ad iniziare dalla valutazione dei rischi e dall’individuazione delle conseguenti misure da adottarsi per eliminarli o ridurli, fino alla disciplina della sorveglianza sanitaria, della formazione, informazione ed addestramento, della gestione delle emergenze, lotta antincendio e primo soccorso e della partecipazione dei lavoratori attraverso i loro rappresentanti.

In questo Capo sono state apportate alcune correzioni ed integrazioni di rilievo dalla legge n. 98/2013 che ha convertito, con modifiche, il decreto legge n. 69/2013, noto anche come “Decreto del Fare”, vediamo quali.

Con riferimento alla normativa sulla sicurezza negli appalti interni, di cui all’art. 26, sono stati interamente riscritti i commi 3 e 3-bis, invero assai importanti e complessi, prevedendosi che il datore di lavoro committente, pro-muova la cooperazione relativa all’attuazione delle misure di prevenzione e protezione dei rischi sul lavoro che incidono sull’attività lavorativa oggetto di appalto (contratto d’opera e somministrazione di beni), nonché il coor-dinamento relativo agli interventi di protezione e prevenzione dei rischi cui sono esposti i lavoratori: • elaborando un unico documento di valutazione che indichi le misure adottate per eliminare o, ove ciò non

sia possibile, ridurre al minimo i rischi da interferenze (DUVRI); • ovvero individuando, limitatamente ai settori di attività a basso rischio infortunistico (da identificare secondo

le modalità di cui all’art. 29 comma 6-ter), con riferimento sia all'attività del datore di lavoro committente sia alle attività dell’impresa appaltatrice e dei lavoratori autonomi, un proprio incaricato, “in possesso di forma-zione, esperienza e competenza professionali adeguate e specifiche in relazione all’incarico conferito, non-ché di periodico aggiornamento e di conoscenza diretta dell'ambiente di lavoro, per sovrintendere a tali co-operazione e coordinamento”.

Il provvedimento di cui sopra, pur presupponendo la “buona volontà” del legislatore e pur confidando nella tem-pestiva, corretta e ragionevole individuazione dei settori di attività a rischio basso, risulta, purtroppo, già di primo achito, di problematica, incerta e ben poco funzionale applicazione, nonché, davvero, ben poco semplificante, siccome, par di capire, affinché il datore di lavoro committente possa individuare l’incaricato (professionalmente competente)al posto di redigere il DUVRI, non basterà che la sua attività sia fra quelle a basso rischio infortuni-stico, ma che lo sia anche quella dell’appaltatore o del lavoratore autonomo. Cionondimeno, le conseguenze della correzione normativa, in forza dell’uso della congiunzione disgiuntiva “ov-vero”, da intendersi nel senso di “oppure” (“o invece”), in relazione cioè a due proposizioni alternative che si e-scludano a vicenda, appaiono operativamente essere le seguenti: nei settori a basso rischio di infortuni sul lavo-

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

ro e malattie professionali, il datore di lavoro può, in alternativa alla predisposizione del DUVRI, nominare un proprio incaricato professionalmente competente a cooperare e coordinare le misure di sicurezza. Trattasi, alla luce del tenore letterale della novella normativa secondo l’interpretazione di cui sopra, di facoltà e non di obbli-go, dal momento che viene lasciata, apertamente, al committente la possibilità di non elaborare il Duvri a condi-zione di individuare un proprio incaricato a sovraintendere l’attuazione delle cautele preventivo-protettive antin-terferenziali necessarie per l’esecuzione dei lavori oggetto dell’appalto (del contratto d’opera e di somministra-zione di beni). L’incaricato, per eseguire tale attività, deve essere in possesso di formazione, esperienza e com-petenza professionale adeguate e specifiche (forse sarebbe stato utile che la norma stabilisse un periodo di tempo minimo per determinare l’esperienza, come, ad esempio, i tre anni previsti dal d.P.R. n. 177/2011 per il preposto negli ambienti confinati), periodicamente aggiornate nonchè di conoscenza diretta dell’ambiente di la-voro. Nonostante la semplificazione (più apparente che effettiva) consistente nella deroga all’obbligo di redazione del duvri, il precetto in materia di gestione della sicurezza degli appalti interni non convince affatto. Premesso e sottolineato che prima delle modifiche apportate in sede di conversione in legge: la formazione, l’esperienza e le competenze professionali che l’incaricato doveva possedere erano qualificate come: “tipiche di un preposto”, locuzione infelice e di incerta e ben poco funzionale applicazione, i dubbi e le perplessità in ordine all’individuazione di tale soggetto restano, pressoché invariati, soprattutto in ordine alla ripartizione delle respon-sabilità contravvenzionali collegate all’inadempimento degli obblighi di cui all’art. 26, comma 2. L’incaricato, infatti, ancorché svincolato dal riferimento alle tipiche competenze del preposto (e preposto nem-meno poteva essere giacché tale soggetto non annovera fra gli obblighi preventivo-protettivi propriamente attri-buitigli dall’art. 19 quello della cooperazione e del coordinamento delle misure di sicurezza del lavoro negli ap-palti interni), riceve pur sempre un’incombenza sostanzialmente di controllo e di verifica esecutiva, caratteristica della posizione di garanzia del dirigente e, appunto, del preposto, non essendo, necessariamente, né l’uno, né l’altro. Nonostante il provvedimento abbia, presumibilmente, lo scopo, astrattamente condivisibile, di spostare l’attenzione dall’adempimento formale a quello sostanziale attraverso l’individuazione di una figura qualificata, che conosce ed è presente sul luogo di lavoro e, per ciò in grado di intervenire più efficacemente, rispetto ad un documento, per evitare i rischi da interferenze, esso appare, tuttavia, irrimediabilmente viziato dal punto di vista della titolarità soggettiva dell’obbligo contravvenzionalmente sanzionato. Infatti, poiché dal precetto in commento non deriva alcuna modifica della specifica disciplina sanzionatoria per contravvenzione (in particolare dell’art. 55, comma 3, lett. d), d.lgs. n. 81/2008), può escludersi una autonoma responsabilità per violazione e, fors’anche, per possibile evento, da parte dell’incaricato, rimanendo invece re-sponsabili, sia per contravvenzione che per delitto, il datore di lavoro ed il dirigente; diversa ricostruzione sareb-be, invece, proponibile se l’incarico avvenisse mediante delega di funzioni ex art. 16 (anche, eventualmente, nei confronti del responsabile o dell’addetto del servizio di prevenzione e protezione, ipotesi, peraltro, sconsigliabi-le), giacché in questo caso il soggetto espressamente investito dal datore di lavoro dei poteri decisionali (e di spesa) in ordine all’adempimento dell’obbligo di cooperazione e coordinamento di cui all’art. 26, comma 2, ne ri-sulterebbe, almeno sulla carta, responsabile sia per contravvenzione che per delitto. Se, poi, l’incaricato/delegato fosse, nonostante la correzione fatta in sede di conversione, un preposto, circo-stanza astrattamente possibile, anzi, più che probabile, si porrebbe comunque il problema di giustificare il sur-rettizio aggiramento di uno dei principi e criteri direttivi generali contenuti nell’art. 1, comma 2, della legge delega n. 123/2007 per l’adozione del testo unico sulla sicurezza del lavoro e segnatamente quello di cui alla lett. f) in cui si sanciva la necessità di riformulare e razionalizzare l’apparato sanzionatorio penale per la violazione della normativa in materia, tenendo conto della responsabilità e delle funzioni svolte da ciascun soggetto obbligato, “con riguardo in particolare alla responsabilità del preposto”, ritenuta, precedentemente, troppo ampia ed asim-metrica rispetto alle reali prerogative gerarchico funzionali connaturate a siffatto ruolo aziendale.

Dovendo ritenere, infatti, il nuovo registro degli obblighi del preposto, siccome sanciti dall’art. 19 e siccome san-zionati dall’art. 56 del TU, attuazione del principio di delega legislativa di cui sopra, l’eliminazione della pregres-sa responsabilità per l’adempimento della misura della cooperazione e del coordinamento della sicurezza nei lavori in appalto (art. 7, comma 2 e 90 lett. a)del d.lgs. n. 626/1994), non potrebbe essere modificato ovvero for-zato neppure dalla delega di funzioni. E nemmeno è da escludere che tale incarico, vista l’incerta formulazione della lettera della legge, sia affidato ad un soggetto esterno all’azienda, ancorché con conoscenza diretta dell’ambiente di lavoro, che, a vario titolo (contratto d’opera, anche professionale o a progetto) ma non in qualità di dipendente, collabora con il datore di lavoro committente. Del resto, l’uso dell’aggettivo possessivo “proprio” per qualificare l’incaricato del datore di lavoro, non sembra, comunque, sufficiente a presupporre l’obbligo di attribuire quell’incombenza ad un lavoratore subordinato di-pendente dall’azienda committente, sicché, più probabilmente, l’uso di tale aggettivo possessivo, ha lo scopo, nella ratio del provvedimento, di evitare l’affidamento dell’incarico a dipendenti o collaboratori dell’appaltatore.

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

Nel caso in cui il documento di valutazione dei rischi interferenziali venga comunque redatto se ne prevede l’obbligo di allegazione al contratto d’appalto, ed al contratto d’opera (tuttavia non anche a quello di sommini-strazione di beni), sancendosi, inoltre, a seguito delle modifiche appaortate dal d.lgs. n. 106/2009, l’obbligo di adeguarlo in funzione dell'evoluzione dei lavori, servizi e forniture similmente a quanto accade nei cantieri edili o d’ingegneria civile per l’adeguamento del piano di sicurezza e coordinamento. Tale obbligo non può che spetta-re al soggetto che ha il dovere di redigerlo, ossia il datore di lavoro e il dirigente. Diversamente, nel caso in cui ciò sia possibile e, quindi, si scelga di individuare l’incaricato (o un suo eventuale sostituto), il legislatore sancisce uno specifico obbligo documentale, vale a dire quello di dare immediata evi-denza dell’incarico (nonché della sua eventuale modifica)nel medesimo contratto di appalto o d’opera; il tutto, verosimilmente, a carico del datore di lavoro o del suo delegato.

Ai dati di cui sopra accedono (secondo la procedura di accesso fisico e documentale discendente dall’art. 50, commi 1 e 2, con vincolo di riservatezza sul contenuto in forza dell’art. 50 comma 6) il rappresentante dei lavo-ratori per la sicurezza e gli organismi locali delle organizzazioni sindacali dei lavoratori comparativamente più rappresentative a livello nazionale. Trattasi di fattispecie identica a quella di cui al comma 5 dello stesso art. 26, in merito all’individuazione dei costi per la sicurezza relativi alle misure per eliminare o ridurre i rischi interferen-ziali e, come quella, particolarmente critica e criticata dai datori di lavoro ben poco inclini ad accettare controlli ed ingerenze da parte delle organizzazioni sindacali territoriali. Il secondo (presunto) pilastro della semplificazione degli obblighi di sicurezza da adempiere nella gestione dei lavori, opere o servizi affidati in appalto e contratto d’opera all’interno dell’azienda è rappresentato da una par-ziale (invero sostanzialmente quasi insignificante) limitazione del campo di applicazione (quali) quantitativo all’obbligo di redazione del duvri o (ipotesi pressoché irrealizzabile vista la presumibile scarsità dei settori a bas-so rischio infortuni e malattie professionali anche in relazione all’invece ampia elencazione dei rischi che non ammettono deroga documentale/gestionale)di individuazione dell’incaricato. Il legislatore ha stabilito, dunque, che gli obblighi di cui al comma 3, non si applicano ai servizi di natura intellet-tuale, alle mere forniture di materiali o attrezzature (ipotesi già precedentemente contemplata), nonché ai lavori o ai servizi la cui durata non sia superiore ai cinque uomini-giorno,sempre che essi non comportino rischi deri-vanti dal rischio di incendio di livello elevato, ai sensi del decreto del Ministro dell’interno 10 marzo 1998, o dallo svolgimento di attività in ambienti confinati, di cui al regolamento di cui al decreto del Presidente della repubblica 14 settembre 2011, n. 177, o dalla presenza di agenti cancerogeni, mutageni o biologici, di amianto o di atmo-sfere esplosive o dalla presenza dei rischi particolari di cui all’allegato XI. La novella del comma 3-bis dell’art. 26, sancisce che per uomini giorno si intende l'entità presunta dei lavori, servizi e forniture rappresentata dalla somma delle giornate di lavoro necessarie all'effettuazione degli stessi, considerata con riferimento all'arco tem-porale di un anno dall'inizio dei lavori. Anche la modifica alle soglie (quali) quantitative alla cui presenza non scatta l’obbligo di redigere e allegare al contratto d’appalto e d’opera il documento di valutazione dei rischi interferenziali o di individuare l’incaricato, non brilla per chiarezza né, pare, in ultima analisi, particolarmente utile in un’ottica di semplificazione operativa. Merita, innanzitutto, adeguata sottolineatura la circostanza che, mentre nel d.l. 68 era stato individuato un rap-porto uomini/giorno di dieci, la legge di conversione riduce detta soglia a cinque, evidentemente immiserendo la reale portata della deroga ad ipotesi assai marginali e ciò, in particolare, se si considera che siffatta soglia di du-rata dei lavori o dei servizi, non pare poter essere riferita ad ogni singolo intervento eseguito, bensì alla somma delle giornate di lavoro (ed al numero degli uomini utilizzati) necessarie all'effettuazione degli stessi, considerata con riferimento all'arco temporale di un anno dall'inizio dei lavori. Se così fosse e non pare poter essere altrimenti, l’effettiva portata della deroga risulterebbe, paradossalmente, meno significativa di quella precedentemente prevista, che quantificata la deroga agli adempimenti del comma 3 dell’art. 26, ai lavori o ai servizi la cui durata non fosse superiore a due giorni lavorativi, da intendersi, tuttavia, alla luce dell’interpretazione prevalente, per ogni singolo intervento e non nell’arco dell’anno.

Se a ciò si aggiunge l’ampliamento dell’elenco dei rischi in presenza dei quali la deroga non è applicabile, a quelli già previsti si aggiungono: i rischi derivanti dal rischio di incendio di livello elevato, ai sensi del decreto del Ministro dell’interno 10 marzo 1998, o dallo svolgimento di attività in ambienti confinati, di cui al regolamento di cui al decreto del Presidente della repubblica 14 settembre 2011, n. 177,l’effettiva portata della semplificazione risulta davvero molto (troppo) marginale. Rapida menzione merita anche la modifica apportata all’art. 27 del d.lgs. n. 81/2008, in forza della quale la defi-nizione del "sistema di qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi” viene assegnata al Ministero del lavoro e non più alla Commissione consultiva permanente, forse per ovviare allo stallo in cui versava la Com-missione sullo specifico punto. Con riferimento alla normativa sull’effettuazione della valutazione dei rischi in aggiunta alle specifiche modalità previste per le piccole e medie imprese, di cui all’art. 29 commi 5 e 6, secondo le modalità di cui al comma 6-bis, il legislatore del 2013 ha previsto che, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali da adottare sul-

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

la base delle indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro e previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano, siano individuati i settori di attività a basso rischio di infortuni e malattie professionali, sulla base di criteri e parametri oggettivi, desunti dagli indici infortunistici di settore dell'INAIL, e relativi alle malattie professio-nali di settore e specifiche della singola azienda, all’interno dei quali i datori lavoro possono attestare, secondo apposito modello, l’effettuazione della valutazione dei rischi. Sul punto si sottolinea che la legge di conversione ha allargato gli indici per individuare le attività a basso rischio anche alle malattie professionali. L’adottando decreto, recherà in allegato, il modello con il quale, fermi restando i relativi obblighi, i datori di lavoro delle aziende che operino negli individuati settori di attività a basso rischio infortunistico potranno appunto atte-stare di aver effettuato la valutazione dei rischi; resta, comunque, ferma la facoltà delle aziende di utilizzare le note procedure standardizzate di cui al comma 6-bis. La novità in commento,ovvero la possibilità per i datori di lavoro che operino in settori a basso rischio infortuni-stico e di insorgenza di malattie professionali di usare la nuova modalità di effettuazione della valutazione dei ri-schi, resta comunque in sospeso, posto che sarà il futuro decreto a darne attuazione. Due novità in materia di valutazione dei rischi si trovano anche nel d.lgs. n. 151 del 2015. La prima riguarda l’introduzione di un comma, il 3-ter, nell’art. 28, con il quale si prevede che INAIL, ASL e coordinamento tecnico delle regioni, mettano a disposizionedel datore di lavoro strumenti tecnici e specialistici per la riduzione dei livelli di rischio. La seconda è la sostituzione di un comma, il 6-quater, nell’art. 29, con il quale si stabilisce che con Decreto del Ministero del Lavoro verranno individuati strumenti di supporto per la valutazione dei rischi tra i quali gli strumenti informatizzati secondo il prototipo europeo OIRA. Apparentemente piccola, ma significativa, è la modifica apportata all’art. 31, comma 1, con riferimento al Servi-zio di Prevenzione e Protezione, che il datore di lavoro deve dimostrare di aver fatto il possibile per organizzare internamente all’azienda. In effetti, a seguito della novella di cui all’art. 32 della l. n. 98/2013, l’art. 31 del d.lgs. n. 81/2008, così recita: “Salvo quanto previsto dall’art. 34, il datore di lavoro organizza il servizio di prevenzione e protezione priorita-riamente all’interno della azienda o della unità produttiva, o incarica persone o servizi esterni costituiti anche presso associazioni dei datori di lavoro o gli organismi paritetici, secondo le regole di cui al presente articolo”. Aggiungendo l’avverbio “prioritariamente” il legislatore sembra aver voluto recepire quanto disposto dall’art. 7, comma 3, della direttiva 89/391/CEE, secondo il quale il Servizio di prevenzione e protezione deve essere inter-no all’azienda, potendo essere esterno solo “se le competenze nell'impresa e/o nello stabilimento sono insuffi-cienti per organizzare dette attività di protezione e prevenzione”, e così tentare di chiudere la procedura di infra-zione (n. 2013/4117 del 26 giugno) che la Commissione europea ha aperto nei confronti dell’Italia per la viola-zione della citata direttiva, proprio in relazione alla possibilità concessa dall’art. 31 del d.lgs. n. 81/2008 di nomi-nare liberamente collaboratori interni o esterni per lo svolgimento del servizio di prevenzione e protezione.

Con riferimento alla disciplina sulla capacità e sui requisiti professionali degli addetti e dei responsabili dei servi-zi di prevenzione e protezione interni ed esterni, di cui all’art. 32, la l. n. 98/2013 ha eliminato le duplicazioni nel-la formazione attraverso il riconoscimento dei crediti formativi per la durata ed i contenuti già erogati. In partico-lare, viene previsto che, in tutti i casi di formazione e aggiornamento in cui i contenuti dei percorsi formativi si sovrappongano, in tutto o in parte, a quelli previsti per il responsabile e gli addetti del servizio prevenzione e pro-tezione, è riconosciuto credito formativo per la durata ed i contenuti della formazione e dell'aggiornamento corri-spondenti erogati. Tale provvedimento non è, tuttavia, immediatamente operativo; in effetti, le modalità di rico-noscimento del credito formativo e i modelli per mezzo dei quali è documentata l’avvenuta formazione sono in-dividuati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentita la Commissione consultiva permanente. Gli istituti di istruzione e universitari provvedono a rila-sciare agli allievi equiparati ai lavoratori, ai sensi dell’art. 2, comma 1, lett. a), e dell’art. 37, comma 1, lett. a) e b), del D.Lgs. n. 81/2008, gli attestati di avvenuta formazione sulla salute e sicurezza sul lavoro.

Con l’accordo Stato-Regioni 7 luglio 2016 pubblicato in G.U. Serie generale n. 193 del 19 agosto 2016 è stato parzialmente abrogato e integrato l’accordo 26 gennaio 2006, dedicato alla individuazione della durata e dei contenuti minimi dei percorsi formativi per i responsabili e gli addetti dei servizi di prevenzione e protezione. Anche la disciplina sulla formazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti, di cui all’art. 37, viene sottoposta a correzione, prevedendosi che, in tutti i casi di formazione ed aggiornamento previsti per dirigenti, preposti, lavo-ratori e rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza in cui i contenuti dei percorsi formativi si sovrappongano, in tutto o in parte, venga riconosciuto un credito formativo per la durata e per i corrispondenti contenuti della for-mazione e dell'aggiornamento, comunque erogati, secondo il principio: “nel più sta il meno”. Il d.lgs. n. 151 del 2015, c.d. decreto semplificazioni del Jobs Act, sancisce la soppressione dell’obbligo di tenu-ta del registro infortuni di cui all’art. 53, comma 6.

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

Disposizioni penali – Capo IV Il capo IV del titolo I è costituito da sette articoli (dall’art. 55 all’art. 61), suddivisi in due sezioni, concernenti ri-spettivamente le sanzioni e le disposizioni in tema di processo penale, costituite da un unico articolo che riguar-da esclusivamente «l’esercizio dei diritti della persona offesa». Eccettuato l’ultimo articolo gli altri sei sono stati completamente sostituiti dal decreto correttivo n. 106/2009. Anche da un primo sommario esame è agevole riscontrare come, in molti casi, sia stata effettuata una riorga-nizzazione del raggruppamento delle varie violazioni cui attribuire le stesse tipologie sanzionatorie. Conseguen-temente risulta pressoché impossibile un puntuale completo confronto tra le sanzioni originarie e quelle attuali. Complessivamente, peraltro, si rileva una diffusa attenuazione delle pene, in particolare, ma non solo, di quelle pecuniarie. Non sono tuttavia isolati i casi in cui le nuove pene possono risultare maggiori o più gravi a quelle o-riginarie. Per certo, tuttavia, risulta ridotto il livello massimo di sanzione originariamente costituita dalla pena de-tentiva prevista per le contravvenzioni più gravi e costituita dall’arresto da sei mesi a un anno e sei mesi ed ora, invece, fissata nell’arresto da quattro ad otto mesi.

Anche il sistema sanzionatorio è stato ritoccato dal d.lgs. n. 151/2015, in particolare l’art. 55 al quale è stato ag-giunto un comma nuovo, il 6-bis, in cui si stabilisce che, in caso di violazione dell’art. 18, comma 1, lett. g), ossia dell’obligo di visita medica per i lavoratori sottoposti a sorveglianza sanitaria e dell’art. 37 commi 1, 7, 9 e 10, ossia dell’obbligo di formazione, “se la violazione si riferisce a più di cinque lavoratori gli importi della sanzione sono raddoppiati, se la violazione si riferisce a più di dieci lavoratori gli importi della sanzione sono triplicati”. Si ricorda che il d.lgs. n. 39/2016 (GU n.61 del 14/03/2016, in vigore dal 29/03/2016) ha modificato gli articoli 20, 28, 36, 37, 50, 222, 223, 227, 228, 229, 234 comma 1, 235, 236 comma 4, e gli allegati XV, XXIV, XXV sezione 3.2, XXVI sezioni 1 e 5 e XLII, introducendo la locuzione “miscele pericolose”. Si ricorda, infine, che il nuovo Regolamento (UE) 2016/425 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Eu-ropea del 31 marzo 2016, L 81/51) ha abrogato la direttiva Direttiva 89/686/CEE sui dispositivi di protezione in-dividuale.

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Capo I Disposizioni generali

articolo 1 Finalità

1. Le disposizioni contenute nel presente decreto legislativo costituiscono attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123 (1), per il riassetto e la riforma delle norme vigen-ti in materia di salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavora-tori nei luoghi di lavoro, mediante il riordino e il coordina-mento delle medesime in un unico testo normativo. Il presen-te decreto legislativo persegue le finalità di cui al presente comma nel rispetto delle normative comunitarie e delle con-venzioni internazionali in materia, nonché in conformità all’articolo 117 della Costituzione e agli statuti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bol-zano, e alle relative norme di attuazione, garantendo l’uniformità della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio nazionale attraverso il rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, anche con riguardo alle differenze di genere, di età e alla condizione del-le lavoratrici e dei lavoratori immigrati.

2. In relazione a quanto disposto dall’articolo 117, quinto comma, della Costituzione (2) e dall’articolo 16, comma 3,

1) L’art. 1 della legge n. 123/2007, recante non solo «Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro», ma anche la «delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia» di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, dettandone al secondo comma i principi ed i criteri direttivi generali.

2) L’art. 117, comma 5, della Costituzione prevede che «Le Re-gioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie

della legge 4 febbraio 2005, n. 11 (3), le disposizioni del presente decreto legislativo, riguardanti ambiti di compe-tenza legislativa delle regioni e province autonome, si ap-plicano, nell’esercizio del potere sostitutivo dello Stato e con carattere di cedevolezza, nelle regioni e nelle province autonome nelle quali ancora non sia stata adottata la norma-tiva regionale e provinciale e perdono comunque efficacia dalla data di entrata in vigore di quest’ultima, fermi restan-do i principi fondamentali ai sensi dell’articolo 117, terzo comma, della Costituzione (4).

3. Gli atti, i provvedimenti e gli adempimenti attuativi del presente decreto sono effettuati nel rispetto dei principi del

di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla forma-zione degli atti normativi comunitari e provvedono all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sosti-tutivo in caso di inadempienza».

3) L’art. 16, comma 3, della legge n. 11/2005 («Norme generali sulla partecipazione dell’Italia al processo normativo dell’Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunita-ri») dispone che «Ai fini di cui all’art. 117, quinto comma, della Co-stituzione, le disposizioni legislative adottate dallo Stato per l’adempimento degli obblighi comunitari, nelle materie di compe-tenza legislativa delle regioni e delle province autonome, si appli-cano, per le regioni e le province autonome, alle condizioni e se-condo la procedura di cui all’art. 11, comma 8, secondo periodo».

4) L’art. 117, comma 3, della Costituzione elenca le materie di legislazione concorrente, stabilendo che per le stesse «spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato».

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decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (1).

articolo 2 Definizioni

1. Ai fini ed agli effetti delle disposizioni di cui al presen-te decreto legislativo si intende per: a) lavoratore: persona che, indipendentemente dalla tipo-

logia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nel-l’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una pro-fessione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e fami-liari. Al lavoratore così definito è equiparato: il socio lavoratore di cooperativa o di società, anche di fatto, che presta la sua attività per conto delle società e dell’ente stesso; l’associato in partecipazione di cui all’articolo 2549 e seguenti del codice civile (2); il sog-getto beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di orientamento di cui all’articolo 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196 (3), e di cui a specifiche disposizio-ni delle leggi regionali promosse al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro o di agevola-re le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro; l’allievo degli istituti di istruzio-ne ed universitari e il partecipante ai corsi di formazio-ne professionale nei quali si faccia uso di laboratori, at-trezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di vi-deoterminali limitatamente ai periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alle strumentazioni o ai labo-ratori in questione; [il volontario, come definito dalla legge 1° agosto 1991, n. 266 (4)] (5); i volontari del Cor-po nazionale dei vigili del fuoco e della protezione ci-vile; [il volontario che effettua il servizio civile;] (6) il lavoratore di cui al decreto legislativo 1° dicembre 1997, n. 468, e successive modificazioni (7);

1) Il d.lgs. n. 196/2003 reca il «Codice in materia di protezione dei dati personali».

2) Ai sensi dell’art. 2549 c.c. «Con il contratto di associazione in partecipazione l’associante attribuisce all’associato una partecipa-zione agli utili della sua impresa o di uno o più affari verso il corri-spettivo di un determinato apporto».

3) La legge n. 196/1997 reca «Norme in materia di promozione dell’occupazione».

4) La legge n. 266/1991 è la «Legge-quadro sul volontariato». Ai sensi dell’art. 2 di tale legge:

– «per attività di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l’organizzazio-ne di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiret-to ed esclusivamente per fini di solidarietà»;

– «l’attività del volontario non può essere retribuita in alcun mo-do nemmeno dal beneficiario. Al volontario possono essere soltanto rimborsate dall’organizzazione di appartenenza le spese effettivamente sostenute per l’attività prestata, entro li-miti preventivamente stabiliti dalle organizzazioni stesse»;

– «la qualità di volontario è incompatibile con qualsiasi forma di rapporto di lavoro subordinato o autonomo e con ogni altro rapporto di contenuto patrimoniale con l’organizzazione di cui fa parte».

5) Parole soppresse dall’art. 2, comma 1, del d.lgs. n. 106/2009.

6) Parole soppresse dall’art. 2, comma 1, del d.lgs. n. 106/2009.

7) Il d.lgs. n. 468/1997 reca la «Revisione della disciplina sui la-vori socialmente utili, a norma dell’art. 22 della legge 24 giugno 1997, n. 196».

b) datore di lavoro: il soggetto titolare del rapporto di la-voro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, se-condo il tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui am-bito il lavoratore presta la propria attività, ha la respon-sabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produtti-va in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. Nel-le pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, com-ma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (8), per datore di lavoro si intende il dirigente al quale spet-tano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non a-vente qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui quest’ul-timo sia preposto ad un ufficio avente autonomia ge-stionale, individuato dall’organo di vertice delle singo-le amministrazioni tenendo conto dell’ubicazione e dell’ambito funzionale degli uffici nei quali viene svol-ta l’attività, e dotato di autonomi poteri decisionali e di spesa. In caso di omessa individuazione, o di indivi-duazione non conforme ai criteri sopra indicati, il dato-re di lavoro coincide con l’organo di vertice medesimo;

c) azienda: il complesso della struttura organizzata dal da-tore di lavoro pubblico o privato;

d) dirigente: persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adegua-ti alla natura dell’incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa;

e) preposto: persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzio-nali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, so-vrintende alla attività lavorativa e garantisce l’attuazio-ne delle direttive ricevute, controllandone la corretta e-secuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un fun-zionale potere di iniziativa;

f) responsabile del servizio di prevenzione e protezione: persona in possesso delle capacità e dei requisiti pro-fessionali di cui all’articolo 32 designata dal datore di lavoro, a cui risponde, per coordinare il servizio di pre-venzione e protezione dai rischi;

g) addetto al servizio di prevenzione e protezione: persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui all’articolo 32, facente parte del servizio di cui alla lettera l);

h) medico competente: medico in possesso di uno dei tito-li e dei requisiti formativi e professionali di cui all’arti-colo 38, che collabora, secondo quanto previsto all’ar-ticolo 29, comma 1, con il datore di lavoro ai fini della valutazione dei rischi ed è nominato dallo stesso per ef-fettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti di cui al presente decreto;

8) L’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165/2001, recante «Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle ammini-strazioni pubbliche», definisce come “amministrazioni pubbliche” «tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuo-le di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e as-sociazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case po-polari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servi-zio sanitario nazionale, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300.».

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

i) rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurez-za durante il lavoro;

l) servizio di prevenzione e protezione dai rischi: insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’a-zienda finalizzati all’attività di prevenzione e protezio-ne dai rischi professionali per i lavoratori;

m) sorveglianza sanitaria: insieme degli atti medici, fina-lizzati alla tutela dello stato di salute e sicurezza dei la-voratori, in relazione all’ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa;

n) prevenzione: il complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno;

o) salute: stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità;

p) sistema di promozione della salute e sicurezza: com-plesso dei soggetti istituzionali che concorrono, con la partecipazione delle parti sociali, alla realizzazione dei programmi di intervento finalizzati a migliorare le con-dizioni di salute e sicurezza dei lavoratori;

q) valutazione dei rischi: valutazione globale e documen-tata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavora-tori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività, finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione e ad e-laborare il programma delle misure atte a garantire il mi-glioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza;

r) pericolo: proprietà o qualità intrinseca di un determina-to fattore avente il potenziale di causare danni;

s) rischio: probabilità di raggiungimento del livello po-tenziale di danno nelle condizioni di impiego o di espo-sizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione;

t) unità produttiva: stabilimento o struttura finalizzati alla produzione di beni o all’erogazione di servizi, dotati di autonomia finanziaria e tecnico funzionale;

u) norma tecnica: specifica tecnica, approvata e pubblica-ta da un’organizzazione internazionale, da un organi-smo europeo o da un organismo nazionale di normaliz-zazione, la cui osservanza non sia obbligatoria;

v) buone prassi: soluzioni organizzative o procedurali co-erenti con la normativa vigente e con le norme di buo-na tecnica, adottate volontariamente e finalizzate a promuovere la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro attraverso la riduzione dei rischi e il miglioramento delle condizioni di lavoro, elaborate e raccolte dalle re-gioni, dall’Istituto superiore per la prevenzione e la si-curezza del lavoro (ISPESL), dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) e dagli organismi paritetici di cui all’articolo 51, vali-date dalla Commissione consultiva permanente di cui all’articolo 6, previa istruttoria tecnica dell’ISPESL, che provvede a assicurarne la più ampia diffusione;

z) linee guida: atti di indirizzo e coordinamento per l’ap-plicazione della normativa in materia di salute e sicu-

rezza predisposti dai Ministeri, dalle regioni, dall’I-SPESL e dall’INAIL e approvati in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

aa) formazione: processo educativo attraverso il quale tra-sferire ai lavoratori ed agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e pro-cedure utili alla acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in a-zienda e alla identificazione, alla riduzione e alla ge-stione dei rischi;

bb) informazione: complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in ambiente di lavoro;

cc) addestramento: complesso delle attività dirette a fare apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi, anche di pro-tezione individuale, e le procedure di lavoro;

dd) modello di organizzazione e di gestione: modello orga-nizzativo e gestionale per la definizione e l’attuazione di una politica aziendale per la salute e sicurezza, ai sensi dell’articolo 6, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 (1), idoneo a prevenire i reati di cui agli articoli 589 e 590, terzo comma, del codice penale (2), commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela della salute sul lavoro;

ee) organismi paritetici: organismi costituiti a iniziativa di una o più associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano naziona-le, quali sedi privilegiate per: la programmazione di atti-vità formative e l’elaborazione e la raccolta di buone prassi a fini prevenzionistici; lo sviluppo di azioni ine-renti alla salute e alla sicurezza sul lavoro; l’assistenza alle imprese finalizzata all’attuazione degli adempimenti in materia; ogni altra attività o funzione assegnata loro dalla legge o dai contratti collettivi di riferimento;

ff) responsabilità sociale delle imprese: integrazione vo-lontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche del-le aziende e organizzazioni nelle loro attività commer-ciali e nei loro rapporti con le parti interessate.

1) L’art. 6 del d.lgs. n. 231/2001, recante «Disciplina della re-sponsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell’art. 11 della legge 29 settembre 2000, n. 300», provvede in ordine ai soggetti in posizione apicale e ai modelli di organizzazio-ne dell’ente; al comma 1, lett. a), dispone che «Se il reato è stato commesso dalle persone indicate nell’art. 5, comma 1, lett. a) [e cioè «da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell’ente o di una sua unità orga-nizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso»], l’ente non risponde se prova che: a) l’organo diri-gente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commis-sione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi; …».

2) Si tratta rispettivamente del reato di omicidio colposo (art. 589) e delle lesioni personali colpose (art. 590). Quanto a queste ultime, l’art. 590, comma 3, prevede che «se i fatti di cui al secon-do comma [cioè lesioni gravi] sono commessi con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena per le lesioni gravi è della reclusione da tre mesi a un anno o della multa da € 500 a € 2.000 e la pena per le lesioni gravissime è della reclusione da uno atre anni».

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

articolo 3 Campo di applicazione

1. Il presente decreto legislativo si applica a tutti i settori di attività, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio.

2. Nei riguardi delle Forze armate e di Polizia, del Dipar-timento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, dei servizi di protezione civile, nonché nell’ambito delle strutture giudiziarie, penitenziarie, di quelle destinate per finalità istituzionali alle attività degli organi con compiti in materia di ordine e sicurezza pubbli-ca, delle università, degli istituti di istruzione universitaria, delle istituzioni dell’alta formazione artistica e coreutica, degli istituti di istruzione ed educazione di ogni ordine e grado, degli uffici all’estero di cui all’articolo 30 del decre-to del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 (1),

e dei mezzi di trasporto aerei e marittimi, le disposizioni del presente decreto legislativo sono applicate tenendo conto delle effettive particolari esigenze connesse al servizio e-spletato o alle peculiarità organizzative ivi comprese quelle per la tutela della salute e sicurezza del personale nel corso di operazioni ed attività condotte dalle Forze armate, com-presa l’Arma dei Carabinieri, nonché dalle altre Forze di polizia e dal Corpo dei Vigili del fuoco, nonché dal Dipar-timento della protezione civile fuori dal territorio nazionale, individuate entro e non oltre trentasei mesi dalla data di en-trata in vigore del presente decreto legislativo (2) con decreti emanati, ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400 (3), dai Ministri competenti di concerto con i Ministri del lavoro, della salute e delle politiche socia-li e per le riforme e le innovazioni nella pubblica ammini-strazione, acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentite le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale nonché, relativamente agli schemi di decreti di interesse delle Forze armate, compresa l’Arma dei carabinieri ed il Corpo della Guardia di finanza, gli organismi a livello na-zionale rappresentativi del personale militare; analogamente si provvede per quanto riguarda gli archivi, le biblioteche e i musei solo nel caso siano sottoposti a particolari vincoli di tutela dei beni artistici storici e culturali. Con decreti, da emanare entro cinquantacinque mesi dalla data di entrata in

1) Il d.P.R. n. 18/1967 concerne l’«Ordinamento dell’amministra-zione degli affari esteri».

2) Termine già rideterminato dall’art. 32, comma 2-bis, del d.l. 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, e poi ulteriormente procrastinato dall’art. 8, comma 12, del d.l. 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modifica-zioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. In origine il termine era di dodici mesi. Si veda anche l’art. 8, comma 15-bis, del d.l. 78/2010.

3) L’art. 17, comma 3, della legge n. 400/1988, recante «Disci-plina dell’attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri», dispone che «Con decreto ministeriale pos-sono essere adottati regolamenti nelle materie di competenza del Ministro o di autorità sottordinate al Ministro, quando la legge e-spressamente conferisca tale potere. Tali regolamenti, per materie di competenza di più Ministri, possono essere adottati con decreti in-terministeriali, ferma restando la necessità di apposita autorizzazione da parte della legge. I regolamenti ministeriali ed interministeriali non possono dettare norme contrarie a quelle dei regolamenti emanati dal Governo. Essi debbono essere comunicati al Presidente del Consiglio dei Ministri prima della loro emanazione.».

vigore del presente decreto (4), ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400 (5), su proposta dei Ministri competenti, di concerto con il Ministro del la-voro, della salute e delle politiche sociali, acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, si provvede a dettare le disposizioni necessarie a consentire il coordinamento con la disciplina recata dal presente decreto della normativa relativa alle attività lavorative a bordo delle navi, di cui al decreto legislativo 27 luglio 1999, n. 271(6), in ambito portuale, di cui al decreto legislativo 27 luglio 1999, n. 272 (7), e per il settore delle navi da pesca, di cui al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 298 (8), e l’armonizzazione delle disposizioni tecniche di cui ai titoli dal II al XII del medesimo decreto con la disciplina in tema di trasporto ferroviario contenuta nella legge 26 aprile 1974, n. 191 (9), e relativi decreti di attuazione (10).

4) Termine prorogato dall’art. 32, comma 2-ter, del d.l. n. 207/2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 14/2009, poi dall’art. 6, comma 9-ter, del d.l. n. 194/2009, convertito, con modi-ficazioni, dalla legge n. 25/2010, poi ancora dall'art. 2, comma 51, d.l. n. 225/2010, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 10/2011, e da ultimo così fissato dall’art. 1, comma 01, d.l. n. 57/2012, con-vertito, con modificazioni, dalla l. n. 101/2012.

5) L’art. 17, comma 2, della legge n. 400/1988 prevede che «Con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazio-ne del Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio di Stato e previo parere delle Commissioni parlamentari competenti in materia, che si pronunciano entro trenta giorni dalla richiesta, sono emanati i regolamenti per la disciplina delle materie, non coperte da riserva assoluta di legge prevista dalla Costituzione, per le quali le leggi della Repubblica, autorizzando l’esercizio della potestà regolamen-tare del Governo, determinano le norme generali regolatrici della materia e dispongono l’abrogazione delle norme vigenti, con effet-to dall’entrata in vigore delle norme regolamentari.».

6) Il d.lgs. n. 271/1999 reca: «Adeguamento della normativa sul-la sicurezza e salute dei lavoratori marittimi a bordo delle navi mercantili da pesca nazionali, a norma della legge 31 dicembre 1998, n. 485 [la quale appunto contiene la «Delega al Governo in materia di sicurezza del lavoro nel settore portuale marittimo»]».

7) Il d.lgs. n. 272/1999 reca «Adeguamento della normativa sulla sicurezza e salute dei lavoratori nell’espletamento di operazioni e servizi portuali, nonché di operazioni di manutenzione, riparazione e trasformazione delle navi in ambito portuale, a norma della legge 31 dicembre 1998, n. 485».

8) Il d.lgs. n. 298/1999 reca «Attuazione della direttiva 93/103/CE relativa alle prescrizioni minime di sicurezza e di salute per il lavo-ro a bordo delle navi da pesca».

9) La legge n. 191/1974 reca «Prevenzione degli infortuni sul la-voro nei servizi e negli impianti gestiti dall’Azienda autonoma delle ferrovie dello Stato».

10) Nel presente comma l’art. 3, comma 1, lett. a), del d.lgs. n. 106/2009, ha sostituito le parole «delle organizzazioni di volontariato di cui alla legge 11 agosto 1991, n. 266» con «degli uffici all’estero di cui all’art. 30 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18», e le parole «particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative individuate entro e non oltre ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo con decreti emanati, ai sensi dell’art. 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400» con «particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative ivi comprese quelle per la tutela della salute e sicurezza del personale nel corso di ope-razioni ed attività condotte dalle Forze armate, compresa l’Arma dei carabinieri, nonché dalle altre Forze di polizia e dal Corpo dei vigili del fuoco, nonché dal Dipartimento della protezione civile fuori dal territorio nazionale, individuate entro e non oltre ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo con de-creti emanati, ai sensi dell’art. 17, comma 3, della legge 23 agosto

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

CAMPO DI APPLICAZIONE – IL LAVORATORE TUTELATO Il d.lgs. n. 81/2008 si applica a tutti i settori di attività pubblici e privati, a tutti i fattori di rischio, al fine di tutelare tutti i lavoratori subordinati, autonomi ed equiparati (art. 3, comma 1).

In linea di principio è “lavoratore” a fini antinfortunistici e di prevenzione delle malattie professionali, chiunque svolga un’attività lavorativa con o senza retribuzione ed indipendentemente dalla tipologia contrattuale stipulata, nell’ambito dell’organizzazione aziendale di un datore di lavoro (art. 2. comma 1, lett. a)). Sono, pertanto, lavoratori la cui salute e sicurezza sul lavoro è tutelata dal d.lgs. n. 81/2008:

– i lavoratori con contratto di lavoro subordinato; – i soci lavoratori; – gli stagisti e i tirocinanti; – gli allievi degli istituti di istruzione ed universitari che utilizzano agenti chimici, biologici, videoterminali o che sono

esposti ad agenti fisici nei laboratori; – i volontari dei VV.FF. e della protezione civile; – gli addetti a lavori socialmente utili.

Sono invece esclusi dalla definizione di lavoratore (ai sensi ed ai fini del d.lgs. n. 81/2008): – gli addetti ai servizi domestici e familiari; – i volontari come definiti dalla legge n. 266/2001 (esclusione introdotta dal correttivo); – i volontari che effettuano servizio civile.

Le modalità di applicazione delle varie singole disposizioni del d.lgs. n. 81/2008 possono peraltro variare non solo in ragione dell’ambito o settore di attività (e qui si spazia dalle forze armate al lavoro portuale), ma anche a seconda della tipologia di contratto che lega il lavoratore al datore di lavoro. In particolare:

– in caso di somministrazione di lavoro, gli obblighi di prevenzione e protezione sono a carico dell’utilizzatore, fer-mo restando quanto previsto dall'art. 35, comma 4, del d.lgs. n. 81/2015, in materia di informazione, formazione e addestramento (si ricorda che l’art. 55, comma 1, lettera e), del d.lgs. n. 81/2015, ha abrogato il comma 5 dell’art. 3 del d.lgs. n. 81/2008).

– in caso di distacco, gli obblighi di prevenzione e protezione sono a carico del distaccatario, tranne per l’obbligo, a carico del distaccante, di informazione e formazione sui rischi tipici connessi allo svolgimento della mansione oggetto del distacco;

– per i collaboratori coordinati e continuativi, in conseguenza dell’introduzione della disciplina di cui all’art. 2 del d.lgs. n. 81/2015 (c.d. “Codice dei contratti di lavoro”) è necessario distinguere: nel caso di collaborazioni orga-nizzate dal committente, tanto quelle di cui al comma 1 che al comma 2, gli obblighi di prevenzione e protezione sono tutti e interamente a suo carico; nel caso di collaborazione non organizzata dal committente, stante la re-siduale vincolatività della previsione di cui all’art. 3, comma 7, è possibile affermare che, se e quando, l’attività lavorativa oggetto della collaborazione si svolga nel luogo di lavoro di cui il committente dispone, a fronte dell’esposizione ai suoi rischi lavorativi aziendali, a esso spettarà l’adempimento di tutti gli obblighi di sicurezza e salute che ne discendono; diversamente al collaboratore, in quanto lavoratore autonomo ex art. 2222 c.c., si ap-plicherà il disposto dell’art. 21;

– il d.l. n. 25/2017, convertito dalla l. n. 49/2017 ha abrogato le disposizioni in materia di lavoro accessorio tramite voucher; tuttavia il d.l. n. 50/2017, convertito dalla l. n. 96/2017, ha introdotto una nuova disciplina delle prestazioni occa-sionali, rappresentata dal “Libretto Famiglia” e dal “Contratto di prestazione occasionale”. In relazione alla tutela della sicurezza e della salute dei prestatori occasionali, l’art. 54-bis del d.l. n. 50 convertito, richiama espressa-mente, l’art. 3, comma 8, del d.lgs. n. 81/2008. In base a tale richiamo è pertanto possibile affermare che le norme di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori occasionali si applicano solo nei casi in cui la prestazione lavorativa sia svolta a favore di un committente imprenditore o professionista mediante il contratto di prestazione occasionale, ovvero nei confronti di: utilizzatori che hanno alle proprie dipendenze fino di cinque lavoratori su-bordinati a tempo indeterminato (il ricorso al contratto di prestazione occasionale è vietato, oltre che per gli uti-lizzatori con più di 5 dipendenti stabili, anche: per le imprese del settore agricolo; per le imprese dell'edilizia e di settori affini, per le imprese esercenti l'attività' di escavazione o lavorazione di materiale lapideo, per le imprese del settore delle miniere, cave e torbiere; per le imprese che eseguono appalti di opere o servizi); amministra-zioni pubbliche di cui all'art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165/2001 nei casi particolari di cui al comma 7. La discipli-na che tutela la salute e la sicurezza è, dunque, esclusa nei confronti dei prestatori occasionali che rendano la prestazione mediante il “Libretto Famiglia”, a persone fisiche, non nell'esercizio dell'attivita' professionale o d'im-presa, e ciò in quanto, al di là dell’occasionalità e particolare brevità delle prestazioni, il rapporto che si instaura non è riconducibile ad un luogo di lavoro, professionale, bensì a un luogo di vita, sia esso la residenza o il domi-cilio familiare.

– per i lavoratori a domicilio, gli obblighi di prevenzione e protezione a carico del datore di lavoro sono soltanto quelli di formazione e di informazione, nonché quelli di fornitura dei necessari DPI; peraltro, qualora il datore di lavoro fornisca al lavoratore a domicilio proprie attrezzature, queste devono essere conformi ai requisiti del titolo III;

– per i lavoratori con contratto di lavoro subordinato a distanza, con prestazione continuativa e collegamento tele-matico, il datore di lavoro ha l’obbligo di informare sulle politiche aziendali di sicurezza ed in particolare si appli-

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ca loro la disciplina dei videoterminali; nel caso in cui il datore fornisca attrezzature proprie o per il tramite di terzi queste dovranno essere rispondenti ai requisiti del titolo III.

– per i lavoratori subordinati che effettuano una prestazione continuativa di lavoro a distanza, mediante collega-mento informatico e telematico (c.d. “telelavoro”) è previsto l’obbligo di informazione da parte del datore di lavoro circa le politiche aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro, in particolare quelle relative ai videotermi-nali; tali lavoratori devono comunque applicare correttamente le direttive aziendali di sicurezza. Per verificare la corretta attuazione della normativa sulla tutela della salute e sicurezza da parte del telelavoratore il datore di la-voro, le rappresentanze dei lavoratori e le autorità competenti hanno la possibilità di accedere al luogo in cui il lavoro viene svolto secondo le modalità stabilite dalla normativa nazionale e dai contratti collettivi, in ogni caso dando congruo preavviso e previo consenso del lavoratore qualora la prestazione sia svolta presso il suo domi-cilioo residenza. Lo stesso telelavoratore può chiedere ispezioni. Il datore di lavoro deve anche garantire l’adozione di misure finalizzate a prevenire l’isolamento del telelavoratore permettendogli di incontrarsi con i col-leghi e di accedere a tutte le informazioni aziendali, nel rispetto di regolamenti o accordi interni.

– la l. n. 81/2017 ha disciplinato il lavoro agile da intendersi quale quale modalità di esecuzione del lavoro subor-dinato, definita con accordo tra le parti, senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. Diversamente dal telelavoro, la prestazione la-vorativa viene eseguita, in parte all'interno di locali aziendali e in parte all'esterno, ma senza una postazione fis-sa. Unico limite è il rispetto della durata massima dell'orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivante dalla legge e dalla contrattazione collettiva. All’art. 22 il legislatore, pur non menzionaldolo espressamente, riconduce gli obblighi di sicurezza e salute del lavoratore agile, al d.lgs. n. 81/2008, stabilendo che il datore di lavoro deve garantirgli salute e la sicurezza consegnandogli, unitamente al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, con cadenza almeno annuale, un'informativa scritta nella quale vengono individuati i rischi generali e i rischi specifici connessi alla particolare modalità di esecuzione del rapporto di lavoro. Da parte sua il lavoratore è ob-bligato, nell’alveo dell’art. 20, del d.lgs n. 81/2008, a cooperare all'attuazione delle misure di prevenzione predi-sposte dal datore di lavoro per fronteggiare i rischi connessi all'esecuzione della prestazione resa all'esterno dei locali aziendali.

Per i lavoratori autonomi si applica l’art. 21, che prescrive: – l’utilizzazione di attrezzature conformi ai requisiti di cui al titolo III; – la disponibilità e l’utilizzo, a seconda dei casi, dei necessari DPI; – la tessera di riconoscimento, corredata da fotografia, in caso di lavoro in luoghi ove si svolgono attività in appal-

to;

e prevede la possibilità di usufruire, a titolo oneroso, della sorveglianza sanitaria e dei corsi di formazione relativi ai rischi delle attività svolte.

Gli stessi obblighi e facoltà previsti per i lavoratori autonomi, sulla base delle modifiche introdotte dal correttivo, han-no:

– i volontari, come definiti dalla legge n. 266/1991; – i volontari che effettuano il servizio civile (art. 3, comma 12-bis), attività nelle associazioni di promozione sociale,

nelle associazioni sportive dilettantistiche, nelle associazioni religiose e nell’ambito dei programmi internazionali di educazione non formale (fattispecie aggiunte dal d.lgs. n. 151 del 2015).

Se il volontario presta il proprio servizio presso un’organizzazione di un datore di lavoro (Cooperative sociali, l. n. 381/1991), questi dovrà:

– fornire al volontario dettagliate informazioni sui rischi presenti negli ambienti e sulle misure di prevenzione e pro-tezione adottate per ridurli, comprese le misure per gestire l’emergenza;

– adottare le misure necessarie per ridurre al minimo i rischi da interferenze tra le prestazioni del volontario e le al-tre attività (ancora art. 3, comma 12-bis).

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

3. Fino all’emanazione dei decreti di cui al comma 2(1), sono fatte salve le disposizioni attuative dell’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626 (2), nonché le disposizioni di cui al decreto legislativo 27 lu-glio 1999, n. 271, al decreto legislativo 27 luglio 1999, n. 272, al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 298, e le di-sposizioni tecniche del decreto del Presidente della Repub-blica 27 aprile 1955, n. 547, e del decreto del Presidente della Repubblica 7 gennaio 1956, n. 164, richiamate dalla legge 26 aprile 1974, n. 191, e dai relativi decreti di attua-zione[; decorso inutilmente tale termine, trovano applica-zione le disposizioni di cui al presente decreto].Gli schemi dei decreti di cui al citato comma 2 del presente articolo so-no trasmessi alle Camere per l’espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti, da rende-re entro trenta giorni dalla data di assegnazione. (3)

1988, n. 400». In attuazione di quanto disposto dal presente comma si veda il d.P.C.M. 28 novembre 2011, n. 231.

1) Parole così sostituite dall’art. 1, comma 1 lett. a), del d.l. n. 57/2012, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 101/2012.

2) L’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 626/1994 prevedeva che «Nei riguardi delle Forze armate e di Polizia e dei servizi di protezione civi-le, nonché nell’ambito delle strutture giudiziarie, penitenziarie, di quelle destinate per finalità istituzionali alle attività degli organi con compiti in materia di ordine e sicurezza pubblica, delle università, de-gli istituti di istruzione universitaria, degli istituti di istruzione ed edu-cazione di ogni ordine e grado, degli archivi, delle biblioteche, dei musei e delle aree archeologiche dello Stato, delle rappresentanze diplomatiche e consolari e dei mezzi di trasporto aerei e marittimi, le norme del presente decreto sono applicate tenendo conto delle parti-colari esigenze connesse al servizio espletato, individuate con decre-to del Ministro competente di concerto con i Ministri del lavoro e della previdenza sociale, della sanità e della funzione pubblica». In attuazione di questa disposizione si vedano: – il d.m. n. 338/1997, «Regolamento recante individuazione delle

particolari esigenze delle strutture giudiziarie e penitenziarie ai fini delle norme contenute nel d.lgs. 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni e integrazioni»;

– il d.m. n. 450/1999, «Regolamento recante norme per l’individuazione delle particolari esigenze connesse al servizio espletato nelle strutture della Polizia di Stato, del Corpo nazio-nale dei vigili del fuoco e degli uffici centrali e periferici dell’Amministrazione della pubblica sicurezza, comprese le sedi delle autorità aventi competenza in materia di ordine e sicurez-za pubblica, di protezione civile e di incolumità pubblica, delle quali occorre tener conto nell’applicazione delle disposizioni concernenti il miglioramento della sicurezza e salute dei lavora-tori nei luoghi di lavoro»;

– il d.m. n. 363/1998, «Regolamento recante norme per l’individuazione delle particolari esigenze delle università e degli istituti di istruzione universitaria ai fini delle norme contenute nel d.lgs. 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni e integrazioni»;

– il d.m. n. 382/1998, «Regolamento recante norme per l’individuazione delle particolari esigenze negli istituti di istruzio-ne ed educazione di ogni ordine e grado, ai fini delle norme con-tenute nel d.lgs. 19 settembre 1994, n. 626, e successive modi-ficazioni e integrazioni».;

– il d.m. n. 497/1997, «Regolamento recante attuazione delle di-rettive comunitarie riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori da parte delle rappresentanze diplo-matiche e consolari italiane all’estero».

– il d.m. n. 201/2014, «Regolamento recante norme per l'applica-zione, nell'ambito dell'amministrazione della giustizia, delle di-sposizioni in materia di sicurezza e salute dei lavoratori nei luo-ghi di lavoro ».

3) Le parole tra parentesi quadra sono state soppresse dalla lett. b), mentre l’ultimo periodo è stato aggiunto dalla lett. b-bis) aggiunta

3-bis. Nei riguardi delle cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381, e delle organizzazioni di volonta-riato della protezione civile, ivi compresi i volontari della Croce Rossa Italiana e del Corpo Nazionale soccorso alpino e speleologico, e i volontari dei vigili del fuoco, le disposi-zioni del presente decreto legislativo sono applicate tenendo conto delle particolari modalità di svolgimento delle rispet-tive attività, individuate entro il 31 dicembre 2011 con de-creto del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di concerto con il Dipartimento della protezione ci-vile e il Ministero dell’interno, sentita la Commissione con-sultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro (4).

4. Il presente decreto legislativo si applica a tutti i lavora-tori e lavoratrici, subordinati e autonomi, nonché ai soggetti ad essi equiparati, fermo restando quanto previsto dai com-mi successivi del presente articolo.

[5. Nell’ipotesi di prestatori di lavoro nell’ambito di un con-tratto di somministrazione di lavoro di cui agli articoli 20 e seguenti del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e successive modificazioni, fermo restando quanto specifica-mente previsto dal comma 5 dell’articolo 23 del citato decre-to legislativo n. 276 del 2003, tutti gli obblighi di prevenzione e protezione di cui al presente decreto sono a carico dell’utilizzatore.] (5)

6. Nell’ipotesi di distacco del lavoratore di cui all’articolo 30 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e suc-cessive modificazioni (6), tutti gli obblighi di prevenzione e protezione sono a carico del distaccatario, fatto salvo l’ob-bligo a carico del distaccante di informare e formare il la-voratore sui rischi tipici generalmente connessi allo svolgi-mento delle mansioni per le quali egli viene distaccato. Per

in sede di conversione del d.l., dell’art. 1, comma 1 del d.l. n. 57/2012, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 101/2012.

4) Comma aggiunto dall’art. 3, comma 1, lett. b), del d.lgs. n. 106/2009. Il termine originario già rideterminato al 31 dicembre 2010 dall'art. 1, comma 1, del d.l. n. 225/2010, convertito, con mo-dificazioni, dalla l. n. 10/2011 è stato poi così fissato dall'art. 1, comma 1, del d.P.C.M. 25 marzo 2011. In attuazione di quanto di-sposto dal presente comma si veda il d.m. 13 aprile 2011.

5) Comma abrogato dall’art. 55, comma 1 lett.e), del d.lgs. n.81/2015. Gli artt. 20-28 del d.lgs. n. 276/2003, «Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30», disciplinano il contratto di sommini-strazione di lavoro. L’art. 23, comma 5, del d.lgs. n. 276/2003 recita: «Il somministratore informa i lavoratori sui rischi per la sicurezza e la salute connessi alle attività produttive in generale e li forma e adde-stra all’uso delle attrezzature di lavoro necessarie allo svolgimento della attività lavorativa per la quale essi vengono assunti in conformi-tà alle disposizioni recate dal d.lgs. 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni ed integrazioni. Il contratto di somministra-zione può prevedere che tale obbligo sia adempiuto dall’utilizzatore; in tale caso ne va fatta indicazione nel contratto con il lavoratore. Nel caso in cui le mansioni cui è adibito il prestatore di lavoro richiedano una sorveglianza medica speciale o comportino rischi specifici, l’utilizzatore ne informa il lavoratore conformemente a quanto previ-sto dal d.lgs. 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni ed integrazioni. L’utilizzatore osserva altresì, nei confronti del mede-simo prestatore, tutti gli obblighi di protezione previsti nei confronti dei propri dipendenti ed è responsabile per la violazione degli obbli-ghi di sicurezza individuati dalla legge e dai contratti collettivi.».

6) Ai sensi dell’art. 30, comma 1, del d.lgs. n. 276/2003, l’ipotesi del “distacco” si configura quando un datore di lavoro, per soddi-sfare un proprio interesse, pone temporaneamente uno o più lavo-ratori a disposizione di altro soggetto per l’esecuzione di una de-terminata attività lavorativa.

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D.LGS. N. 81/2008 – TITOLO I PRINCIPI COMUNI

il personale delle pubbliche amministrazioni di cui all’arti-colo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 (1), che presta servizio con rapporto di dipendenza fun-zionale presso altre amministrazioni pubbliche, organi o au-torità nazionali, gli obblighi di cui al presente decreto sono a carico del datore di lavoro designato dall’amministra-zione, organo o autorità ospitante.

7. Nei confronti dei lavoratori a progetto di cui agli arti-coli 61 e seguenti del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e successive modificazioni (2), e dei collaboratori coordinati e continuativi di cui all’articolo 409, primo com-ma, n. 3, del codice di procedura civile (3), le disposizioni di cui al presente decreto si applicano ove la prestazione lavo-rativa si svolga nei luoghi di lavoro del committente.

8. Nei confronti dei lavoratori che effettuano prestazioni di lavoro accessorio, le disposizioni di cui al presente decreto e le altre norme speciali vigenti in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori si applicano nei casi in cui la presta-zione sia svolta a favore di un committente imprenditore o professionista. Negli altri casi si applicano esclusivamente le disposizioni di cui all’articolo 21. Sono comunque esclusi dall’applicazione delle disposizioni di cui al presente decreto e delle altre norme speciali vigenti in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori i piccoli lavori domestici a carattere straordinario, compresi l’insegnamento privato sup-plementare e l’assistenza domiciliare ai bambini, agli anzia-

1) L’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165/2001, recante «Norme ge-nerali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministra-zioni pubbliche», stabilisce che «Per amministrazioni pubbliche si in-tendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e associa-zioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro as-sociazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300 [recante «Riforma dell’organizzazione del Governo, a norma dell’art. 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59»]».

2) L’art. 61 del d.lgs. n. 276/2003, rubricato «Definizione e cam-po di applicazione», prevede che «ferma restando la disciplina per gli agenti e i rappresentanti di commercio, i rapporti di collabora-zione coordinata e continuativa, prevalentemente personale e senza vincolo di subordinazione, di cui all’art. 409, n. 3, del codice di procedura civile devono essere riconducibili a uno o più progetti specifici o programmi di lavoro o fasi di esso determinati dal com-mittente e gestiti autonomamente dal collaboratore in funzione del risultato, nel rispetto del coordinamento con la organizzazione del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per l’ese-cuzione della attività lavorativa», escludendo le prestazioni oc-casionali (intendendosi per tali i rapporti di durata complessiva non superiore a trenta giorni nel corso dell’anno solare con lo stesso committente, salvo che il compenso complessivamente percepito nel medesimo anno solare sia superiore a 5 mila euro, nel qual caso trovano applicazione le disposizioni contenute nel presente capo). La disciplina della tipologia “lavoro a progetto e lavoro oc-casionale” è contenuta negli artt. 61-69.

3) L’art. 409, n. 3, c.p.c., rubricato «Controversie individuali di lavo-ro», prevede che le norme del Capo I, Titolo IV, si applichino anche alle controversie relative ai «rapporti di agenzia, di rappresentanza commerciale ed altri rapporti di collaborazione che si concretino in una prestazione di opera continuativa e coordinata, prevalentemente personale, anche se non a carattere subordinato».

ni, agli ammalati e ai disabili. (4)

9. Fermo restando quanto previsto dalla legge 18 dicembre 1973, n. 877 (5), ai lavoratori a domicilio ed ai lavoratori che rientrano nel campo di applicazione del contratto collettivo dei proprietari di fabbricati trovano applicazione gli obblighi di informazione e formazione di cui agli articoli 36 e 37. Ad essi devono inoltre essere forniti i necessari dispositivi di pro-tezione individuali in relazione alle effettive mansioni asse-gnate. Nell’ipotesi in cui il datore di lavoro fornisca attrezza-ture proprie, o per il tramite di terzi, tali attrezzature devono essere conformi alle disposizioni di cui al titolo III (6).

10. A tutti i lavoratori subordinati che effettuano una presta-zione continuativa di lavoro a distanza, mediante collegamen-to informatico e telematico, compresi quelli di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 70 (7), e di cui all’accordo-quadro europeo sul telelavoro concluso il 16 luglio 2002, si applicano le disposizioni di cui al titolo VII, indipendentemente dall’ambito in cui si svolge la prestazione stessa. Nell’ipotesi in cui il datore di lavoro fornisca attrezza-ture proprie, o per il tramite di terzi, tali attrezzature devono essere conformi alle disposizioni di cui al titolo III. I lavorato-ri a distanza sono informati dal datore di lavoro circa le poli-tiche aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro, in particolare in ordine alle esigenze relative ai videoterminali ed applicano correttamente le direttive aziendali di sicurezza. Al fine di verificare la corretta attuazione della normativa in materia di tutela della salute e sicurezza da parte del lavorato-re a distanza, il datore di lavoro, le rappresentanze dei lavora-tori e le autorità competenti hanno accesso al luogo in cui viene svolto il lavoro nei limiti della normativa nazionale e dei contratti collettivi, dovendo tale accesso essere subordina-to al preavviso e al consenso del lavoratore qualora la presta-zione sia svolta presso il suo domicilio. Il lavoratore a distan-za può chiedere ispezioni. Il datore di lavoro garantisce

4) Comma così sostituito dall’art. 20, comma 1 lett a) del d.lgs. n. 151/2015 recante “Disposizioni di razionalizzazione e semplifi-cazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183”. In origine era «Nei confronti dei lavoratori che effettuano presta-zioni occasionali di tipo accessorio, ai sensi dell’articolo 70 e se-guenti del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e succes-sive modificazioni e integrazioni, il presente de¬creto legislativo e tutte le altre norme speciali vigenti in materia di sicurezza e tutela della salute si applicano con esclusione dei piccoli lavori domestici a carattere straordinario, compresi l’insegnamento privato supple-mentare e l’as¬sistenza domiciliare ai bambini, agli anziani, agli ammalati e ai disabili.».

5) Ai sensi dell’art. 1 della legge n. 877/1973, recante «Nuove norme per la tutela del lavoro a domicilio», è lavoratore a domicilio: «chiunque, con vincolo di subordinazione, esegue nel proprio do-micilio o in locale di cui abbia disponibilità, anche con l’aiuto ac-cessorio di membri della sua famiglia conviventi e a carico, ma con esclusione di manodopera salariata e di apprendisti, lavoro retri-buito per conto di uno o più imprenditori, utilizzando materie prime o accessorie e attrezzature proprie o dello stesso imprenditore, anche se fornite per il tramite di terzi».

6) Comma così modificato dall’art. 3, comma 1, lett. c), del d.lgs. n. 106/2009, che ha sostituito le parole «Nei confronti dei lavoratori a domicilio di cui alla legge 18 dicembre 1973, n. 877, e dei» con le parole «Fermo restando quanto previsto dalla legge 18 dicem-bre 1973, n. 877, ai lavoratori a domicilio ed ai».

7) Il d.P.R. n. 70/1999 reca il «Regolamento recante disciplina del telelavoro nelle pubbliche amministrazioni, a norma dell’art. 4, comma 3, della legge 16 giugno 1998, n. 191».

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