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Alfonso Falanga
Il Call Center efficace:
l’Analisi Transazionale al telefono
Edizioni Circolo Virtuoso
© Copyright 2013 by Edizioni Circolo Virtuoso
73041 Carmiano (LE)
Tutti i diritti riservati
ISBN: 978-88-97521-51-8
Data pubblicazione: 15 Maggio 2013
www.circolovirtuoso.net
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INDICE
INTRODUZIONE 7
Capitolo 1 - L’Analisi Transazionale (A.T.) 10
1.1 - Cenni storici 10
1.2 - Stati dell’io: struttura e funzione 10
1.3 - Piccolo professore 15
Capitolo 2 - I modelli relazionali 18
2.1 - Comunicazione semplice 18
2.2 - Comunicazione incrociata 19
2.3 - Comunicazione ulteriore 20
2.4 - Transazioni al centro del bersaglio 20
Capitolo 3 - Cosa accade quando si comunica: stati dell’ io e
transazioni 23
Capitolo 4 - La comunicazione bloccata 27
Capitolo 5 - Obiettivi legittimi ed illegittimi della comunicazione 31
5.1 - I casi di illegittimità tra operatore e cliente/utente 32
Capitolo 6 - Inevitabilità ed inconsapevolezza della comunicazione 35
Capitolo 7 - Le incongruenze comportamentali 38
7.1 – Esclusione 38
7.2 - Contaminazione 39
Capitolo 8 - Stimoli, carezze e riconoscimento 43
8.1 - Il concetto di “carezza” 44
8.2 - Carezze positive e negative 45
8.3 - Carezze condizionate ed incondizionate 47
Capitolo 9 - Filtro delle carezze e sistema di riferimento 54
Capitolo 10 - Posizioni esistenziali 60
Capitolo 11 - Emozioni al telefono 68
11.1 – Paura 70
11.2 - Rabbia 71
11.3 - Tristezza 72
Capitolo 12 – Convinzioni 74
12.1 - Vantaggio esistenziale, sociale e biologico 75
12.2 - Generalizzazione, cancellazione e deformazione 76
12.3 - Aspetti positivi 78
Capitolo 13 - L’arte del domandare 81
13.1 - Parole: significato sociale 81
13.2 - Parole: significato personale 82
13.3 - Parole: il contesto linguistico 82
13.4 - Le strutture del linguaggio 83
13.5 - Contestualizzare i significati 85
Capitolo 14 - Struttura superficiale e struttura profonda:
l’ottica A.T. 88
Capitolo 15 - Domande chiuse e domande aperte 92
Capitolo 16 - Effetti dell’uso degli oppositivi 97
Capitolo 17 - L’operatore in ascolto: dall’antipatia all’empatia 100
17.1 - Ascolto attento - autobiografico - empatico 101
17.2 - Antipatia e simpatia 102
17.3 - Sistemi rappresentativi 103
Capitolo 18 – Ridefinizioni 106
Capitolo 19 - Il non verbale al telefono 109
19.1 - Uso della voce 110
19.2 - La voce e le emozioni 111
19.3 - La postura 112
Capitolo 20 - Le fasi della telefonata 115
20.1 – Ingresso 115
20.2 - Restare in telefonata ovvero la gestione delle resistenze 117
20.3 – Chiusura 119
Capitolo 21 - Giochi e manipolazioni 122
21.1 - “Perché non…? Sì, ma…” 123
21.2 - Riconoscere giochi e manipolazioni 127
21.3 - Reagire al gioco 128
Capitolo 22 - In quanti modi possiamo dire ciò che
vogliamo dire? 130
22.1- Riformulazione emotiva 131
Capitolo 23 - Identità professionale e percezione del ruolo 133
23.1 - Vittima, persecutore, salvatore 133
23.2 - Operatore “persecutore” 135
23.3 - Operatore “vittima” 137
23.4 - Operatore salvatore 137
23.4 - Il cambio di ruolo 139
Capitolo 24 - Lo script 142
24.1 - Script e stati dell’io 143
CONCLUSIONI 144
BIBLIOGRAFIA 146
IL CALL CENTER EFFICACE: L’ANALISI TRANSAZIONALE AL TELEFONO
7
INTRODUZIONE
L’uso dei mezzi di comunicazione tecnologici da parte di Imprese ed
Enti ne ha modificato sostanzialmente il rapporto con il pubblico.
L’Organizzazione, da un lato, non è più un’entità distante ed
inaccessibile e, dall’altro, il Cliente/Utente emerge da una dimensione
omologante fatta di statistiche e numeri. La sua istanza, insomma, si
personalizza.
Se da una parte questa metamorfosi concretizza l’incontro tra le due
parti, dall’altro ne amplifica i punti di contrasto e le imperfezioni. Dopo
tutto, nonostante il rapporto venga messo in atto mediante un mezzo
tecnico, emittente e destinatario del messaggio restano pur tuttavia
persone.
A prescindere dalle difficoltà con cui la relazione prende corpo, l’uso
della tecnologia mediale nel sistema degli scambi commerciali ha dato
avvio sia a nuovi mestieri che ad originali possibilità di acquisto di servizi
e beni di consumo.
La figura dell’Operatore Call Center, inbound e outbound (che
definiremo anche con l’appropriato termine Risorsa) è il chiaro esempio di
tale trasformazione socio-economica: attraverso la sua voce
l’Azienda/Ente si rende persona. Tanto basterebbe a sottolineare quanto
valore abbia questa nuova figura professionale, il cui ruolo non si
esaurisce, così come appare in superficie, nel fare o ricevere telefonate.
Il suo compito, infatti, consiste nell’essere, all’atto della telefonata,
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l’Azienda o l’Ente. Il telefono, insomma, è solo il mezzo tecnologico che
rende attuabile la capillarizzazione di tale evento presso il pubblico.
La personalizzazione del rapporto Risorsa-Cliente/Utente, come
abbiamo già accennato, trasferisce nello spazio virtuale la medesima
conflittualità che spesso segna la comunicazione faccia a faccia.
Emozioni, convinzioni, giudizi e pregiudizi, linguaggio non verbale,
motivazioni, aspettative: sono queste, per lo più, le variabili che orientano
la relazione tra le persone e ciò vale anche nella comunicazione mediale.
Il nostro compito, in queste pagine, sarà esaminare in che modo e
misura tali fattori orientino la relazione telefonica.
Il paradigma teorico che a tal fine prenderemo in considerazione è
l’Analisi Transazionale (in seguito A.T.).
Non è nostra intenzione comprimere questa materia, vasta e
profonda, in un manuale da cui, poi, la Risorsa possa ricavare qualche
spunto da trasferire nella sua attività. Lo scopo del saggio, al contrario, è
fare uso dei concetti A.T. per comprendere la complessità delle diverse
fasi in cui si struttura il lavoro dell’Operatore: l’elaborazione di uno script
efficace, l’ingresso direttivo (ma non invasivo) in telefonata, l’accoglienza
delle critiche/ obiezioni/reclami, la chiusura assertiva della telefonata con
la relativa vendita, se prevista.
Vogliamo, perciò, non solo elaborare un semplice schema di
alternative ad atteggiamenti inefficaci, la qual cosa comunque esporrebbe
l’Operatore al rischio di trovarsi impreparato di fronte a reazioni del
Cliente/Utente impreviste e difficili da gestire mediante un modello
comportamentale prefigurato e standardizzato.
IL CALL CENTER EFFICACE: L’ANALISI TRANSAZIONALE AL TELEFONO
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Queste pagine, invece, vogliono rendere evidente all’Operatore
anche i contenuti teorico-esperienziali delle possibili opzioni e fornirlo,
quindi, di strumenti concettuali che gli permettano di sapere perché un
atteggiamento è preferibile ad un altro e non solo che è meglio adottarlo al
posto di un altro.
Il taglio che si intende fornire all’opera è quello di un riferimento
certamente teorico ma, in sostanza, essenzialmente pratico ed adattabile
alle concrete esigenze professionali di chi agisce quotidianamente sul
campo.
A tale scopo i contenuti concettuali saranno costantemente affiancati
da materiale esperienziale, esito di anni di attività formativa svolta
dall’Autore nel settore del Telemarketing e Teleselling.
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CAPITOLO 1 - L’ANALISI TRANSAZIONALE (A.T.)
1 . 1 – CENNI STORICI
L’A. T. nasce negli U.S.A. a cavallo degli anni ’50 ad opera di Eric
Berne, medico e psicoterapeuta, e viene introdotta in Italia a metà degli
anni ’70.
Il suo diffondersi tra le diverse discipline che si occupano di dare
senso al comportamento umano è dovuto alla profondità teorica dei suoi
concetti nonché al suo porsi come strumento immediato di analisi e
diagnosi dei processi comunicativi.
L’A.T. si propone sia come psicoterapia che come strumento di
comprensione e contenimento di atteggiamenti incongrui ma non per forza
riconducibili a tematiche psichiatriche.
Questa plasticità la rende applicabile, oltre che nel settore clinico,
anche nell’ambito della Formazione, in quello della Gestione delle Risorse
umane, nel campo della Consulenza aziendale ed organizzativa in genere.
In tali contesti l’A.T. fornisce al professionista la possibilità di
interpretare, in tempi rapidi, origini ed effetti del proprio ed altrui
comportamento, dando modo di elaborare la risposta più adeguata alla
realizzazione delle mete professionali ed aziendali.
Questa sua valenza esperienziale ne fa un utile strumento di lavoro da
inserire nel bagaglio formativo dell’Operatore Call Center.
1. 2 - STATI DELL’IO: STRUTTURA E FUNZIONE
L’A.T. sostiene che la struttura della personalità sia costituita da tre
dimensioni denominate Stati dell’Io.
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Per tali si intendono insiemi coerenti di pensieri, sentimenti e
comportamenti che orientano il rapporto tra la persona ed il suo ambiente
familiare, sociale e professionale.
È lo Stato dell’Io, dunque, a determinare contenuto e modalità della
comunicazione tra l’individuo ed il suo mondo.
L’A.T. chiama gli Stati dell’Io Genitore, Adulto e Bambino1.
Nel primo sono racchiusi valori e comportamenti, riconducibili a
figure parentali, appresi dall’individuo nel corso della sua infanzia ed
adolescenza e che agiscono ancora nell’adulto.
Il Genitore è la dimensione in cui sono racchiusi valori, idee ed
opinioni che sostengono le scelte individuali importanti (es. lavoro, amici,
famiglia, orientamento politico e religioso) ed anche meno significative
(es. hobby, vacanze, sport) ma non del tutto prive di valore per la qualità
della vita.
L’Adulto è lo Stato dell’Io attraverso cui si analizzano i dati di realtà,
si raccolgono informazioni scevre da contenuti emotivi o etici, si
elaborano azioni e soluzioni sulla base di quel che effettivamente è la
realtà del momento. Questo Stato dell’Io è dunque la componente logico-
razionale mediante la quale ogni individuo ha la capacità di generare
comportamenti adeguati al presente.
È opportuno sottolineare che l’Adulto non è strettamente connesso
all’età dell’individuo. Non si tratta, insomma, della logica adulta ma di una
1 L’uso delle maiuscole ha lo scopo di distinguere le definizioni degli Stati
dell’Io da genitore, adulto bambino reali.
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possibilità cognitiva che appartiene all’individuo nelle diverse fasi della
sua vita, anche quelle dell’infanzia e dell’adolescenza. Naturalmente lo
Stato dell’Io Adulto di un ragazzo si manifesterà con modalità diverse da
quelle attraverso cui si mostrerà, invece, l’Adulto di un adulto anagrafico.
Lo Stato dell’Io Bambino custodisce emozioni, sentimenti,
percezioni, sensazioni. È la dimensione che rimanda alla fase in cui
l’individuo bambino, o infante, ha fatto il suo incontro con il mondo
(essenzialmente quello costituito dalle cure genitoriali).
Il Bambino, dunque, è il luogo dei bisogni e desideri, della creatività
e della fantasia, di una tensione verso vissuti passati mediata dal confronto
con il presente.
L’ordine in cui sono presentati gli Stati dell’Io non esprime alcuna
gerarchia di valori. Nessuno dei tre, infatti, è più importante degli altri, ma
ognuno assume il suo specifico peso in funzione del contesto in cui la
persona, in quel momento, si trova ad agire e delle soluzioni che esso
favorisce.
Né bisogna intendere che quando il soggetto esprime contenuti e
forme di uno Stato dell’Io gli altri siano assenti. La risposta che si fornisce,
in quel momento, agli stimoli ambientali è sempre l’esito di un dialogo
interno, ossia di una mediazione tra tutti e tre gli Stati dell’Io.
Pertanto parliamo, in un dato contesto relazionale, dell’azione di uno
Stato dell’Io prevalente e non esclusivo. L’A.T., anzi, ritiene che quando il
comportamento sia sostenuto da un solo Stato dell’Io si sia in presenza di
una patologia comportamentale che viene definita, appunto, esclusione.
IL CALL CENTER EFFICACE: L’ANALISI TRANSAZIONALE AL TELEFONO
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Un diverso tipo di agire disfunzionale è chiamato contaminazione2.
Quanto detto fino ad ora appartiene all’analisi strutturale degli Stati
dell’Io, vale a dire all’esame del loro contenuto in termini, appunto, di
etica, logica ed emotività.
L’A.T. prende in considerazione anche le modalità con cui tale
sostanza si manifesta nell’agire quotidiano. Proprio in questa ulteriore
indagine consiste l’analisi funzionale degli Stati dell’Io, ovvero l’esame di
come le tre dimensioni funzionano nei rapporti interpersonali.
A tale livello l’A.T. individua:
il Genitore Normativo ed il Genitore affettivo;
il Bambino libero ed il Bambino adattato.
Ogni funzionalità degli Stati dell’Io possiede un doppio versante,
uno positivo e l’altro negativo.
Il Genitore normativo positivo (Gn+) veicola valori e regole
congrue ad un obiettivo specifico e chiaro, manifestando, così,
un’autorevolezza adeguata al contesto.
In tal caso, la normatività esprime un complesso etico e
comportamentale
utile a salvaguardare la propria ed altrui emotività.
Il Genitore normativo negativo (GN-), invece, è estrinsecazione di
pura autorità fine a sé stessa, è applicazione di regole la cui funzione
risulta incomprensibile ai destinatari con tutto ciò che questo comporta sul
loro benessere emotivo e sulla tenuta della relazione.
2 Esclusione e Contaminazione saranno oggetto di un successivo capitolo.
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L’A.T. indica un Genitore affettivo positivo (Ga+) ed un Genitore
affettivo negativo (Ga-).
Il primo esprime la modalità comportamentale di chi si prende cura
dell’altro nel rispetto della reciproca crescita ed autonomia. È il caso, ad
esempio, di un genitore (in carne ed ossa) che aiuta il figlio a fare i
compiti, favorendo in lui una soluzione autonoma di un problema.
L’altra ipotesi, invece, riguarda l’agire di una persona che, pur
volendo sinceramente fornire il proprio sostegno, lo fa impedendo crescita
ed autonomia nel destinatario del suo intervento. Si tratta, cioè, di un
soggetto che decide/agisce/pensa al posto dell’altro svalutandone
aprioristicamente le doti intellettive. I versanti valgono anche per lo Stato
dell’Io Adulto.
L’Adulto è nella dimensione positiva (A+) quando analizza la realtà
ma restando in contatto con l’emotività e l’etica. Proprio in queste
circostanze la persona coglie la concreta connessione tra interiorità ed
esteriorità di cui ha bisogno la comunicazione per risultare fluida ed
efficace, espressione di un raggiunto equilibrio tra ciò che si è e la
complessità ambientale.
Questo Stato dell’Io esprime negatività (A-) quando produce
un’osservazione della realtà limitata ai fatti, certamente utile a definire
cosa sta accadendo ma senza riuscire a comprenderne il come, ossia senza
coglierne quella molteplicità fatta anche di non detto e di non
immediatamente visibile.
È opportuno precisare che i termini positività e negatività, riferiti ai
versanti degli Stati dell’Io, non rimandano ad alcun giudizio di valore.
Tranne che per casi particolari ed estremi, non stiamo trattando di
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comportamenti accettati o non accettati sotto un profilo socio-culturale o
giuridico ma di modi di agire utili alla relazione ed al raggiungimento
degli obiettivi a cui si tende attraverso essa oppure incongrui rispetto alle
mete e distruttivi per i rapporti.
Anche il Bambino ha funzionalità positive e negative.
Il complesso di emozioni/percezioni/sentimenti/motivazioni/
aspettative può esprimersi per essere condiviso e dunque diventa una
variabile che alimenta l’intimità, rafforzando la relazione. Oppure si
mostra esclusivamente nella sua urgenza di essere soddisfatto, ergendosi,
in tal modo, al di sopra dei bisogni e dell’emotività altrui.
Nel primo caso si tratta di un’emotività libera, autentica, intima
(Bambino libero positivo o Bl+).
Nel secondo, invece, è un’emotività che per la relazione risulta
potenzialmente distruttiva (Bambino libero negativo/ribelle o Bl-).
La persona, inoltre, può contenere l’espressione della propria
emotività in funzione di un migliore adattamento all’ambiente relazionale.
In tal caso è un adeguamento che produce, per coloro che sono in
relazione, un concreto vantaggio sociale.
Oppure tale adattamento può consistere in una svalutazione dei
propri bisogni/emozioni/sentimenti sulla base di quelle che si ritengono
essere le aspettative dell’ambiente nei propri confronti. Si tratta, cioè, di un
limite che il soggetto si impone senza alcuna effettiva richiesta altrui.
Nel primo caso l’A.T. parla di Bambino adattato positivo (Ba+).
Nel secondo, di Bambino adattato negativo o iper-adattato (Ba-).
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BIBLIOGRAFIA
BERETTA M., Linguistica ed educazione linguistica, Einaudi,
Torino, 1978.
BERNE E., “Ciao… E poi?” . La psicologia del destino umano,
Bompiani, Milano.
BERNE E., Fare l’amore, Bompiani, Roma, 1993.
WATZLAWICK P., BEAVIN J. H., JACKSON D. D., Pragmatica
della comunicazione umana, Astrolabio – Ubaldini, Roma, 1971.