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Il circolo degli
scipioni
e
l’ideale di Humanitas
Prof.ssa Mara Torricelli 1
Dopo le guerre puniche……DOPO LE GUERRE PUNICHE…….UNA GRANDE QUANTITA’ DI RICCHEZZA
ARRIVA A ROMA…Roma ora è padrona del Mediterraneo!
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La conquista della Grecia avvia un processo di
ellenizzazione, i Romani rimasero conquistati dallo
splendore dell’arte dei Greci, dalla profondità delle loro
indagini filosofiche, dalla ricchezza della loro letteratura e
dalla varietà, duttilità e finezza della loro lingua.
Tanto che essi si attivarono per far sì che intere biblioteche (celebre il
trasferimento a Roma della biblioteca del re Perseo nel 168 a.C.), sculture e
quadri fossero trasportati a Roma per abbellire e adornare le case patrizie.
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Dalla Grecia e dall’Oriente Scipione e altri generali romani, come
bottino di guerra, portarono a Roma anche numerosi intellettuali.
Molti di questi, giunti come
prigionieri, vennero poi
liberati in riconoscimento
delle loro capacità e, come
liberti, svolsero spesso le
funzioni di precettori dei
rampolli delle famiglie nobili,
cominciando a divulgare
ideologie, filosofie,
metodologie di scrittura e di
oratoria, cosicché la loro
cultura fu lentamente
assimilata dalla società
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La letteratura latina poté, infatti, nascere solo quando
Roma ebbe il sopravvento sui Greci. Non a caso il
grande poeta Orazio descrive il momento storico della
nascita della letteratura latina grazie all'influsso dei
Greci, come segue:
« Graecia capta
ferum victorem
cepit
et artes intulit
agresti Latio. »
(IT)« La Grecia
vinta conquistò il
fiero vincitore
[romano] e
introdusse le arti
nel Lazio agreste. (Orazio, Epistulae, II, 1.156-160.)
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Introspezione psicologica
La penetrazione della cultura greca a Roma
impose un nuovo modello di vita, non più
incentrato sull’impegno al servizio dello
Stato, ma imperniato sulla vita interiore,
…..sulla ricerca della serenità dell’animo e
della virtù; la felicità divenne il terreno di
indagine delle principali correnti filosofiche:
l’epicureismo e lo stoicismo.
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COMINCIO’ UNA GUERRA FRA
TRADIZIONALI
STI
(come
Catone)
FILOELLENICI
(come gli Scipioni
ed i
rappresentanti
del Circolo)
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I tradizionalisti volevano custodire i valori antichi, il mos maiorum, temendo che la
civiltà romana smarrire la propria identità a favore dell’amore per il
lusso e per l’arte e per uno stile di vita basato sull’otium
litterarium, che non più sugli impegni al servizio dello Stato.
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I tradizionalisti
denigrarono fortemente il
tempo passato a studiare
«poesie» o a fare
«filosofia»
…attività contrarie allo
spirito del soldato
romano.
La battaglia di Catone e
dei tradizionalisti si rivelò
però perdente.Prof.ssa Mara Torricelli 10
…….fecero anche emanare, con scarsi
effetti pratici, delle Leggi che
vietavano alle donne romane di
indossare vestiti e gioielli troppo
costosi e ponevano un limite alle spese
per feste e banchetti. Catone e i
tradizionalisti, denigravano fortemente
il tempo passato a studiare «poesie» o
a fare «filosofia»…attività contrarie
allo spirito del soldato romano.
La battaglia di Catone e dei
tradizionalisti si rivelò però perdente.
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Il CIRCOLO DEGLI SCIPIONI prese il nome dai due Scipioni l’Emiliano e l’Africano
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Esso riuniva esponenti della nobiltà romana
filoellenica e intellettuali greci. Ne fecero
parte, tra gli altri,
lo storico greco Polibio,
il filosofo greco Panezio,
Caio Lelio,
il commediografo Terenzio,
Lucilio
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Il contributo culturale più
alto dei Circolo degli
Scipioni è l’affermarsi
dell’ideale dell’humanitas
(in greco philanthropìa).
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Clik sulla
parola
Il concetto di humanitas indica una
concezione dei rapporti umani
improntata al rispetto e un
atteggiamento di interesse e
attenzione per gli altri uomini capace
di prescindere dalle differenze di
cultura o condizione sociale.
E’ simile al concetto greco di
«philantropìa»
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Cicerone è lo scrittore (oratore e filosofo) che
promuove il concetto di philanthropìa (filantropìa), il
sentimento di benevolenza verso gli uomini, che
• comporta il dovere di fare del bene agli altri;
• sostiene la necessità di una cultura ampia e ricca,
che valorizzi in particolare la letteratura e la
poesia, la filosofia, la storia,
• e di un’adeguata preparazione retorica,
indispensabile sia nella sfera del negotium
(l’attività pubblica) sia in quella dell’otium (il
tempo dedicato agli studi e agli interessi
personali).Prof.ssa Mara Torricelli 16
Ma cosa ci guadagnavano i Romani con
la diffusione della cultura e
dell’HUMANITAS?
Era, il loro, solo un interesse culturale
o……
QUALI VANTAGGI POTEVANO VENIRE A
ROMA???????
RIFLESSIONI
1
L’impero Romano imponeva sui popoli conquistati la propria
cultura, il proprio MOS MAIORUM, ma l’HUMANITAS garantiva un
rapporto di rispetto con i popoli sottomessi teso a garantire le
diversità religiose, etniche e culturali. Era filantropismo o faceva
“gioco” alla classe dirigente romana che i sottomessi
pensassero questo?
Secondo Catone, questo atteggiamento “morbido” non faceva
altro che essere accogliente verso l’introduzione a Roma di
culture nuove ( che, in effetti, ben presto, avrebbero cambiato la
storia del pensiero latino)
2
l’humanitas poteva controbilanciare l'eccessivo
rigore dei Romani, che tendevano ad
estremizzare il valore tradizionale della serietà
(gravitas)…?
POTEVA QUESTO ESSERE UN MODO per essere
ben accetti a popoli e paesi nuovi come l’Africa
e l’Oriente, dove si dirigevano ora gli interessi
economici romani??????
3
UN GRANDE STATO NON POTEVA STARE SENZA CULTURA E
LETTERATURA.
Gli intellettuali romani cercavano di «creare» una
letteratura senza rinunziare a quei valori che avevano
reso grande Roma. Essi, dunque, progettavano una
fusione tra lo sviluppo delle doti umane proprie della
civiltà greca e IL MOS MAIORUM, il senso della legalità,
la severità, l’austerità, la frugalità…strenuamente
difese da Catone.
4
Uno stato che si rispetti, come si può
vedere anche per l’età augustea, HA
SEMPRE UNA PROPAGANDA POLITICA
fatta da intellettuali e artisti.
A te le risposte…..
TERENZIOIl termine HUMANITAS (da cui UMANESIMO) nasce proprio da una commedia di
Terenzio, il grande Commediografo protetto dagli Scipioni. In una sua
commedia, intitolata Heauto.nti.meroùmenos (= il punitore di se stesso) si
dice
«HOMO SUM: HUMANI NIHIL A ME ALIENUM PUTO» ( da, Terenzio)
Sono un uomo: (e come tale), ritengo che niente di umano mi (debba) essere
estraneo
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continua
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Protagonista della commedia è un vecchio genitore, Meneremo, che con la sua
severità ha costretto il proprio figlio Clinia a lasciare la sua città e ad
arruolarsi come soldato (pur di separarlo da Antìfila, una ragazza onesta ma
povera), iniziando così una vita di pericoli e di disagi.
Dopo essersi reso conto di ciò che ha fatto, dopo che si convince che suo figlio
potrebbe esser morto perché non ha più notizie, il genitore si pente e decide
di autopunirsi: vende tutti i suoi beni e si ritira in campagna, sottoponendosi a
lavori massacranti.
Un altro anziano, Cremète, che ha un campo vicino al suo, nota il
comportamento del vecchio e lo invita ad aprirsi con lui, a spiegargli il perché
abbia questo desiderio di morire. Meneremo si confida, e, alla fine gli chiede:
«ma tu perché ti interessi tanto alla mia anima?»
Allora Cremète gli risponde"homo sum humani nihil a me alienum puto")(=
perché sono un uomo: (e, come tale) ritengo che niente di umano mi sia
estraneo).
Alla fine Clinia, dopo una serie di peripezie, riesce a tornare in città,
Meneremo lo accoglie a braccia aperte, sinceramente commosso e pentito.
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