il gesù che non fu mai
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Un'introduzione al mito di Gesùautore: Giuseppe Ferrihttp://mitodicristo.blogspot.it/TRANSCRIPT
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IL GES
U CHE NON FU MAI
Un'Introduzione al Mito di Ges
Giuseppe Ferri
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Un uomo lascia sempre tracce.
N sarebbe un uomo se non avesse
neppure un'ombra...
Si dimentica ci che si vuole ricordare
e si pensa a ci che si preferirebbe
dimenticare...
Grati sui muri di New York
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Indice
1 Introduzione 1
2 Teologi e apologeti travestiti da storici 5
2.1 L'errata equazione dell'apologeta John P. Meier . . . . . . . . . . . . . 13
2.2 Criteri di autenticit o autentici criteri di confusione? . . . . . . . . . 23
2.3 Il principio di contaminazione del dubbio . . . . . . . . . . . . . . . . 33
3 Fonti limitate, oscure, ambigue e di seconda mano 39
3.1 Un profondo silenzio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
3.2 Le fonti che abbiamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
3.2.1 Le fonti primarie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
3.2.2 Le epistole paoline e l'epistola agli Ebrei . . . . . . . . . . . . . 50
3.2.3 I quattro vangeli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
3.3 Il resto del Nuovo Testamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59
3.4 Flavio Giuseppe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60
3.5 Tacito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
3.6 Tallo & Flegone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72
3.7 Plinio, Svetonio, Mara bar Serapion e il Talmud . . . . . . . . . . . . . 73
3.8 Vangeli gnostici, scritti dei Padri della Chiesa e fonti ipotetiche . . . . 75
3.9 L'enorme fardello di Marco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77
3.10 La natura dei vangeli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78
3.11 Il fallimento di Marco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88
3.12 Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114
4 Il `Cristo Cosmico' non letterale delle fonti pi antiche 119
4.1 Le fonti del pi antico testimone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121
4.2 Il Cristo cosmico di Paolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133
4.3 L'evoluzione di Ges . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144
4.4 Fondatori ttizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152
4.5 Il Ges docetico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 154
4.6 Perch propendo per l'ipotesi mitica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157
5 `Ges', un clone letterario di personaggi precedenti? 165
5.1 Paralleli con gure contemporanee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166
5.2 Giudeo con i giudei, greco con i greci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172
5.3 Il Ges celeste precristiano e prepaolino di Filone . . . . . . . . . . . . 199
5.4 Un cantico per Ges . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 203
A Il Teorema di Bayes pi forte di Ges 205
v
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Capitolo 1
Introduzione
L
o scopo principale di questa breve introduzione al Ges
mitico di diondere tra i lettori la consapevolezza del fat-
to che un dibattito sulla reale esistenza di Ges di Nazaret esiste
ed tuttora in corso, che la prova di un Ges storico insu-
ciente per provare la sua storicit all'origine del cristianesimo, e
che possibile tentare una dimostrazione abbastanza persuasiva
in favore di un personaggio mitologico e letterario che fu preso
erroneamente per storico dai pi tardi cristiani. Per quell'obietti-
vo, inizio innanzitutto a riconsiderare lo stato dell'evidenza attuale
nel dibattito. Solo dopo aver considerato le reali proporzioni della
controversia recente sul Ges Storico, muovo a considerare la
prevalente ipotesi alternativa del mito di Ges.
L'approccio pi comune, condiviso da studiosi cristiani e non
cristiani, sempre stato di insistere che Ges fu un reale per-
sonaggio storico intorno al quale il mito stato costruito senza
posa dai suoi ferventi seguaci. Spero di dimostrare che si tratta di
una ipotesi poco probabile, o quantomeno di insinuare il dubbio
nella granitica certezza della storicit di Ges. Allo stesso tem-
po, so bene che l'idea di un Ges Storico ha cos profondamente
inquinato alla radice la coscienza comune che dicile sollevare
un'ipotesi alternativa, un'ipotesi che non prevede l'esistenza sto-
rica di Ges all'origine del culto cristiano. In gran parte questa
1
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2 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE
riluttanza naturale dovuta al fallimento degli studi storici attuali
su Ges, culminati nella realizzazione che ogni ricercatore proietta
ineluttabilmente il suo ritratto su Ges, creando un Ges Stori-
co a propria immagine e somiglianza. Sfortunatamente, questa
percezione distorta dell'immaterialit del passato reale, nel caso di
Ges, servita solamente al tentativo apologetico di salvaguardare
la sua realt storica dalle voraci critiche del razionalismo. La sua
storicit non pu essere intaccata in alcun modo esattamente per-
ch la stessa fede cristiana a fondarsi su di essa: Ges, vero Dio
e vero uomo, morto sulla croce per i nostri peccati ed risorto.
Ma come non sono interessato a trarre conseguenze per la fede
(al di l del ritenerla a priori pericolosa o meno) cos non sono af-
fatto interessato ad ogni tentativo di recuperare una qualche gura
storica che non si chiamava Ges ma qualcun altro, e che non fece
pi o meno le cose narrate nei vangeli ma potrebbe in qualche mo-
do ancora essere vagamente collegato alla tradizione che divenne
pi tardi il nucleo del messaggio cristiano. Invece guarder al
personaggio di Ges che conosciamo dai vangeli, chiedendomi se
almeno gli atti e gli episodi pi umili (e meno miracolosi) a lui
attribuiti sono accaduti veramente e permettono di distinguere
Ges da altri personaggi precedenti e/o mitici, pena altrimenti la
completa dissoluzione della sua originalit. La risposta nale a
quest'ultimo, inquietante interrogativo non si trover in questo
libro, il quale si preoccuper allora solo di assicurare ben salda la
legittimit della domanda, cos da non permettere pi di eluderla
vigliaccamente, ma di averla chiaramente di fronte a s: dai
vangeli pu emergere l'originalit di una gura in gra-
do di fugare ogni dubbio su di essa veicolato in primo
luogo dalle lettere del pi grande, colossale Apostolo
che abbia mai predicato il vangelo alle genti?
Sono dunque sempre aperto a cambiare in futuro le mie opi-
-
3nioni. Al momento attuale, anche se ancora non posso rispondere
con un s o con un no alla domanda di cui sopra, sono propenso a
rispondere: no. Comunque mi disturba profondamente ogni peri-
coloso tentativo apologetico di diamare un'ipotesi senza portare
argomenti contro o a favore. Assumere a priori che l'ipotesi del
Mito di Cristo falsa, perch non apparsa aatto convincente
la prima volta che stata esposta (foss'anche tale nella mia in-
troduzione), e che ogni presentazione successiva della medesima
teoria parimenti sbagliata in virt del fallimento della precedente,
indice di un'avversione alla verit che non si pu non avversare
a propria volta con estremo disprezzo.
Oggi, gioved 27 febbraio 2014, da qualche parte in Italia,
Giuseppe Ferri
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Capitolo 2
Teologi e apologeti travestiti da
storici
U
n libro recente di Bart Ehrman, Did Jesus Exist?,
1
col-
mo di disprezzo verso la tesi del Mito di Ges. Un ex fon-
damentalista divenuto agnostico con propensioni atee, Ehrman
pretende di non avere nessun legittimo interesse nel difendere la
storicit di Ges, perch lui non cristiano. Critica i miticisti in
quanto anti-cristiani, un'accusa spesso scagliata contro lo stesso
Ehrman, e da lui puntualmente smentita. Dice soltanto di opporsi
ad una comprensione evangelica fondamentalista e conservatrice
del cristianesimo. Non ha mancato di denunciare il contenuto
pressoch totalmente apologetico dei libri di Ratzinger su Ges di
Nazaret. Se non un protestante liberale, almeno un simpa-
tizzante. In tale ruolo, ha bisogno che un Ges storico si presti
adeguatamente, come immagine di facciata, al proprio modello
di studioso cosiddetto liberale (in contrapposizione a conserva-
tore). Inoltre, Ehrman ha scritto un libro su come Ges divenne
Dio. Ovviamente, dev'esserci stato un Ges allo scopo per lui
di diventare tale. Bart Ehrman autore di altri parecchi libri di-
vulgativi su Ges piuttosto popolari, se sono riusciti, nonostante
l'ostentato spirito critico del loro autore, a venire stampati perno
in Italia. Ehrman, dunque, come altri studiosi del Nuovo Testa-
mento, ha un legittimo interesse, nel credere in un Ges storico,
1
Ges davvero esistito? Un'inchiesta storica, Mondadori 2013.
5
-
6 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
che sia professionale che personale.
Questo fatto solleva un implicito problema nel ricercare l'esistenza
storica di Ges. La professione degli studi del Nuovo Testamento
dominata da cosa si potrebbe chiamare il Sindacato di Ges, i
cui membri hanno tutti quanti costruito le loro carriere sullo studio
del Ges storico. Sono comprensibilmente riluttanti a intrattenere
anche solo per un attimo l'idea paradossale che non ci potrebbe
essere stato nessun Ges storico da studiare. Come Ehrman stesso
ammette, lui fu sorpreso di scoprire un intero corpo di letteratura
dedicata alla questione se ci fu o no un uomo reale, Ges. Questo
tipico. La gran parte degli studiosi del Nuovo Testamento non
hanno mai neppure studiato la storicit di Ges. Con quale dirit-
to, di grazia, possono pretendere di possedere esperienza su quella
materia? Se i Sindacalisti di Ges non hanno mai esaminato la
questione ma hanno semplicemente assunto nora la teoria che
Ges esistito e poi hanno continuato a dedicare le loro vite pro-
fessionali allo studio di quella gura, c' davvero poca ragione di
accondiscendere al loro consensus su quella materia.
Sembra essere piuttosto alla moda disprezzare chi fa libera indagine
sotto la Tesi del Mito di Cristo e squalicarli come dilettanti allo
sbaraglio. Numerosi di quei cosiddetti miticisti, comunque, sono
specializzati nei campi appropriati. Robert Price stato un mem-
bro del Jesus Seminar. Harpur un ex prete anglicano e profes-
sore di Nuovo Testamento all'universit di Toronto. Thompson
un professore di studi biblici all'universit di Copenhagen, e
un'autorit nel campo dell'Antico Testamento. Due altri quali-
cati miticisti sono Richard Carrier ed Hermann Detering. Thomas
Brodie anche lui addirittura il fondatore di un prestigioso isti-
tuto accademico degli studi biblici, nonch prete cattolico. Per
non parlare di altri studiosi che non si vergognano di fare onesta
professione di Jesus Agnosticism. E di altri ancora che non inten-
dono, ancora per il momento, fare coming out in tale direzione
scettico-minimalista.
-
7Lo snobbismo intellettuale non la soluzione.
L'idea che Ges di Nazaret era veramente esistito stata nega-
ta non solo dai critici moderni, ma anche da comunit cristiane
(oramai considerate eretiche) risalenti ai primordi del movimento
cristiano. San Ignazio, per esempio, presunto martire cristiano vis-
suto agli inizi del secondo secolo, contrast l'eresia del docetismo,
rea di negare la realt dell'incarnazione di Ges. I doceti cre-
devano che Ges era venuto solo nelle sembianze di un essere
umano, ma in realt privo di un corpo materiale
2
. Contro di loro,
Ignazio ribad con tutte le forze di cui era capace la sua verit su
Ges di Nazaret. T. R. Glover
3
ha descritto vividamente lo spirito
che lo animava:
Uomini intorno a lui hanno parlato di un fantasma
crocisso da soldati illusi tra ebrei illusi. - No! urla Igna-
zio, ancora e ancora, egli veramente risorse, veramente
mangi e bevve, e non era un demone senza corpo -
niente di tutto ci apparente, tutto vero, vero, vero.
Egli stato chiamato isterico - la morte davanti a lui,
la realt del suo Signore negata, e solo il tempo per una
parola Veramente.
A parte lo zelo di Ignazio,
4
come si spiega che gli eretici cos
presto negavano la realt dell'Incarnazione? Infatti il docetismo
non era una tarda eresia come le altre: gi l'epistola di Giovanni
testimonia la sua minaccia:
Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma met-
tete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono vera-
mente da Dio, perchmolti falsi profeti sono venuti
nel mondo. In questo potete riconoscere lo Spirito di
2
dunque una specie di ologramma.
3
T. R. Glover, Conict of Religions in the Early Roman Empire (Boston: Beacon, 1960), pag.
146, mia libera traduzione.
4
e la strana enfasi riposta in un fatto che sarebbe dovuto essere quantomeno ovvio se un Ges
fosse esistito.
-
8 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
Dio: ogni spirito che riconosce Ges Cristo venuto nel-
la carne, da Dio; ogni spirito che non riconosce
Ges, non da Dio. Questo lo spirito dell'an-
ticristo che, come avete udito, viene, anzi gi
nel mondo.
(1 Giovanni 4:1-3, mia enfasi)
Questo un primo indizio che dovrebbe sorprenderci.
Ges rappresent una novit incredibile. I suoi miracoli, la sua
morte e la sua risurrezione avrebbero dovuto turbare e intimorire.
Anche la sua umilt e il suo messaggio morale sembravano qual-
cosa di nuovo. Ma forse, in realt, come ricorda Celso,
5
non
esisteva nulla della nuova dottrina che fosse davvero sorprendente
per i suoi contemporanei.
L'obiettivo di questo capitolo di rivelare che l'attuale con-
sensus accademico secondo il quale all'origine del cristianesimo
risiede un Ges storico non che il mero prodotto di una ten-
denza particolare della ricerca scientica, pi che una conclusione
razionale (e dimostrata esser tale). Voglio dimostrare che esiste
davvero una controversia moderna sulla storicit di Ges e che il
verdetto nale non ancora stato pronunciato. Voglio convincere
il lettore che l'ipotesi di un Ges storico all'origine del cristiane-
simo non la sola possibilit logica, perch esistono altre teorie
almeno altrettanto plausibili che spiegano altrettanto validamente
le origini della religione cristiana.
Innanzitutto, occorre serenamente riconoscere un puro e sem-
plice fatto: che gli studiosi del Nuovo Testamento sono in mag-
5
cos scriveva Celso nel II secolo:
Poich in quel corpo c'era uno spirito divino, esso avrebbe dovuto comunque
distinguersi da tutti gli altri corpi o per grandezza o per bellezza o per vigore o per
tono di voce o per maestosit o per capacit di persuadere. infatti impossibile
che un corpo che aveva in s una parte divina in misura maggiore degli altri non si
distinguesse in nulla da un altro. Ma questo corpo di Ges non si dieriva in
nulla da quello di un altro, anzi, come dicono, era piccolo, brutto e volgare.
(Celso, Contro i Cristiani, Edizione speciale su licenza per Corriere della Sera, pag.
177-179, mia enfasi).
-
9gioranza cristiani. Per chi non cristiano, questo costituisce cer-
tamente un problema, dal momento che gli accademici cristiani
hanno ogni motivo di promuovere l'autenticit del Ges dei van-
geli. E perno studiosi non cristiani potrebbero avere dei legittimi
motivi per simpatizzare con l'agenda chiaramente apologetica dei
loro colleghi cristiani, data la loro posizione nel campo, e con-
siderata la fonte del loro nanziamento. Come disse qualcuno:
dicile spingere un uomo a comprendere una cosa, quando il
suo salario dipende esattamente dal suo non comprendere quel-
la cosa!.
6
E tuttavia, nonostante la quasi unanime difesa di un
Ges storico nell'ambito accademico, questo non ha impedito agli
stessi accademici di far proliferare esponenzialmente il numero di
Ges storici recuperati dietro la nebbia del Mito.
In merito a quest'ultimo aspetto, singolare che l'accademico
J. D. Crossan, un ex religioso (e in quanto tale, come Ehrman,
sospettabile di non essersi ancora del tutto liberato dall'apparte-
nenza a quel mondo l) abbia sottolineato:
Ma quell'assordante diversit un imbarazzo acca-
demico. impossibile evitare il sospetto che la ricerca del
Ges storico sia un posto davvero sicuro per fare teolo-
gia e chiamarla storia, per fare autobiograa e chiamarla
biograa.
7
Si riferisce non solo alla malcelata agenda apologetica alle spalle
dei suoi colleghi accademici, ma anche al vizio piuttosto frequente
di rispecchiare il proprio s nel Ges Storico di turno recuperato.
Eppure le fonti che gli studiosi usano sono, gira e rigira, sempre
le stesse. Quindi dev'esserci qualcosa di strano con i loro metodi,
con i loro strumenti usati, o con l'uso erroneo di quelli strumenti,
se gli ouptut sono costantemente diversi a fronte degli stessi in-
6
frase tratta da un commento sul blog Vridar, a questo indirizzo: http://vridar.org/2011/10/
23/scholars-shooting-their-own-side/#comment-11723
7
la citazione di Crossan (da me liberamente tradotta) riportata da Dave Fitzgerald all'indirizzo
http://www.patheos.com/blogs/wwjtd/2012/01/will-the-real-jesus-please-stand-up/.
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10 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
put, al variare dello studioso in esame.
Esistono dunque vari metodi, e non tutti gli storici concordano
sul loro uso. Alcuni metodi usati dagli studiosi potrebbero rive-
larsi esempi di fallacie logiche, e questi devono essere denunciati
come tali. Adarsi oltre il dovuto sulle opinioni degli accademi-
ci, invece che su un diretto esame di tutte le tracce disponibili,
signica commettere la fallacia di appellarsi all'autorit. Una con-
clusione che non segue logicamente dalle premesse presentate
invece un esempio di non-sequitur. La tesi del mito di Ges con-
siderata marginale nella ricerca accademica. Basarsi su questa
aermazione signica commettere la fallacia logica di appellarsi
alla maggioranza, e dunque non pu valere aatto come prova
contro il miticismo.
Le nostre fonti da interrogare si classicano in fonti primarie
e fonti secondarie. Le fonti primarie sarebbero in generale resti
sici (ad esempio artefatti) o testimonianze (documenti scritti)
create da testimoni oculari (o dallo stesso oggetto di investiga-
zione), contemporanei agli eventi in questione. Tutti gli storici
riconoscono l'importanza delle fonti primarie rispetto alle fonti se-
condarie in virt del loro essere fonti dirette degli eventi desiderati.
Mentre in generale le fonti primarie sono generalmente superiori
e preferibili alle fonti secondarie, questo non impedisce che anche
le fonti primarie siano aette da concezioni errate e inaccuratezze
di vario tipo. Lo storico Richard Carrier si esprime cos sul perch
il dubbio un prerequisito nella ricerca storica:
L'apologeta evangelico Craig Blomberg pensa che ci
si dovrebbe avvicinare a tutti i testi con completa du-
cia a meno che non avete una particolare ragione per
dubitare di cosa dicono (The Historical Reliability of the
Gospels, 1987, pag. 240-54). Nessun vero storico cos
naive (si veda la Bibliograa). Non sono a conoscenza
-
11
di nessuna opera antica che sia considerata completa-
mente adabile. Esiste sempre una ragione per dubitare
di ogni pretesa storica. Gli storici iniziano con sospetto
non importa quali testi stanno consultando, e migliora-
no il grado iniziale del dubbio secondo numerosi fattori,
compreso il genere, i meriti confermati dell'autore, la pro-
va di un'onesta e adabile metodologia, il pregiudizio, la
natura della pretesa (se un evento, un dettaglio comune
o insolito, ecc.) e cos via.
8
Vale dunque la pena rammentare il monito di Cartesio,
De Omnibus Dubitandum
occorre dubitare di tutto.
Sebbene sono propenso a credere che la storia, per tutti gli
obiettivi pratici, sia solo una una favola raccontata da un idio-
ta, piena di rumore e di furore, che non signica nulla,
9
tuttavia
la ritengo utile nella misura in cui permette di determinare cosa
probabilmente accaduto nel lontano passato, perch conoscere
cosa realmente accaduto impossibile.
fondamentale che il lettore comprenda la dierenza tra la
storia e il passato. I due termini sono usati come sinonimi, ma in
realt descrivono cose diverse.
Individui reali sono esistiti in un reale passato. Fecero cose rea-
li. Vissero in luoghi reali, ebbero amici reali, sovrani reali, eserciti
reali. Ma tutto svanito.
La storia creata nell'attimo presente. L'enfasi sulla parola
creata. Contrariamente al dogma popolare, le tracce, anche se
8
Richard Carrier, Did Jesus Exist? Earl Doherty and the Argument to Ahistoricity (2002),
disponibile all'indirizzo http://infidels.org/library/modern/richard_carrier/jesuspuzzle.html
mia libera traduzione.
9
William Shakespeare, Macbeth, atto V, scena V.
-
12 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
rimangono, non parlano mai per s stesse. Hanno sempre biso-
gno di qualcuno che le interpreti. E ogni storia una costante
creazione, da ripetere ogni secondo, quasi come un eterno atto di
volont, e di continua scoperta.
Lo scopo dello storico di creare una storia che approssimi,
per quanto gli riesca possibile, il passato reale. La comprensione
del passato solo nella sua approssimazione, e tutte le conclu-
sioni sono provvisorie. Anch il mio discorso abbia senso, sono
necessarie delle regole. Regole pratiche. E certamente, come
spiegher pi avanti, quelle regole sono grottescamente (o dovrei
dire apologeticamente?) mancanti negli studi su Ges. Se esiste
una convinzione che mi rende dogmatico (non me ne vorr il let-
tore) che procedere in tale maniera inaccettabile, e chiunque
la pensa diversamente non ha nessun interesse nella storia.
Cos, con questa distinzione ben chiara in mente, esistono due
domande da porre obbligatoriamente sulla storicit di Ges:
1. La genesi del cristianesimo (il passato reale) richiede un Ges
alla sua origine?
2. Le nostre fonti richiedono una gura storica dietro di loro
(storia)?
L'ideale sarebbe aspettarsi una intersezione abbastanza grande
tra quelle due domande. Un'intersezione tra il passato reale e
le nostre fonti storiche che sia possibilmente diversa dall'insieme
vuoto.
Perch altrimenti meno sovrapposizione esiste tra ci che recu-
periamo e ci che accadde davvero, meno tracce reali si possono
ancorare nella nostra attuale conoscenza della realt, e dunque
meno signicato hanno quelle due domande.
-
2.1. L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER 13
Possiamo solo interrogare cosa sopravvissuto possiamo solo
interrogare le nostre fonti. Se non si sovrappongono alla realt
conosciuta, allora ogni nostro interrogativo svuotato di senso
e signicato, se mai ne avesse qualcuno. Senza tale legame tra
storia e passato reale, i monumenti sono solo sassi, i testi solo
storie.
Con questa distinzione in mente, vediamo allora un piccolo ma
istruttivo esempio di quanto lontano nora si sono spinti gli ac-
cademici nel cercare di approssimare il passato.
2.1 L'errata equazione dell'apologeta John P. Meier
Lo storico, secondo l'accademico e prete cattolico John P. Meier,
aronta, essenzialmente, due dicolt: determinare cosa reale,
e cosa storico. La conoscenza della storia non la stessa cosa
della conoscenza del reale, poich la storia solo una ricostruzione
teorica e articiale ltrata dai documenti disponibili. Il reale invece
ci che veramente accaduto nel passato. La storia tanto pi
vera e certa, quanto pi interseca il dominio del reale, anche
se la piena identicazione tra la storia (fenomenica) e il reale non
si raggiunger mai. Perch il reale ad essere in ultima istanza
irraggiungibile, una specie di noumeno kantiano. Come omaggio
al relativismo post-moderno, non male.
-
14 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
Ne consegue che lo storico, per Meier, ha lo stesso problema nel
conoscere qualcosa sul Ges reale e nel riconoscere qualcosa sul
reale Reagan. E ha lo stesso problema nel conoscere qualcosa
sul Ges storico e nel riconoscere qualcosa del Talete storico
o dell'Apollonio di Tiana storico.
D'altra parte, possiamo avvicinarci di pi al Reagan reale di
quanto possiamo fare rispetto al Talete reale, perch abbiamo
una gran quantit di materiale disponibile su Reagan, i suoi scritti
autentici, i suoi discorsi registrati, le sue interviste rilasciate, i re-
soconti contemporanei, le notizie, i memoriali, le dicerie dell'epo-
ca, gli archivi, e cos via, laddove invece tutto ci che sappiamo
di Talete viene da riferimenti a lui e alle sue idee recuperati in
pochissime opere antiche da parte di altri autori, come Aristotele
e Diogene Laerzio. Ma il Reagan reale ancora si nasconde alla
nostra vista, e cosa abbiamo tra le mani sono solo vari Reagan
storici, tanti quante sono le interpretazioni dei vari storici.
Cos gli atei possono gurarsi il Ges reale secondo i loro
gusti: un ridicolo e allucinato predicatore apocalittico fallito deli-
rante e schizofrenico. E parimenti gli apologeti possono essere
liberi di immaginare nella ghiandola pineale di cartesiana memo-
ria del Ges reale il link diretto nientemeno che alla Seconda
Persona della Trinit, o qualcosa del genere. L'ascia di guerra tra
cristiani e non cristiani seppellita, apparentemente.
Eppure, scrive il Meier:
la dicolt di conoscere qualcosa su Ges deve es-
sere situata nel pi grande contesto della dicolt di
conoscere qualcosa circa Talete, Apollonio di Tiana, o
qualsiasi altro personaggio dell'Antichit.
10
Siamo evidentemente meno capaci di costruirci un Talete storico
10
John P. Meier, A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus, volume 1, NY/London, 1991,
pag. 24, mia libera traduzione.
-
2.1. L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER 15
o un Ges storico, perch i materiali su entrambi, come per la
maggior parte delle gure antiche, sono scarsi e limitati.
Si presti la dovuta attenzione a come opera l'argomento del
Meier.
Passo 1: il reale pi dicile da recuperare rispetto al-
lo storico ed essenzialmente inconoscibile, una sorta di
noumeno kantiano: come con Ges, cos con Reagan.
Passo 2: lo storico diventa pi dicile da valutare nel-
la misura in cui il soggetto in questione assai remoto nel
tempo: come con Ges, cos con Talete.
Una conseguenza esiste da questo doppio confronto, ed che Ges
tanto reale quanto Reagan ed tanto storico quanto Talete, ma
il punto esplicito che ci sono meno dati di realt su Ges
che su Reagan, ed egualmente meno dati storici su Ges che
su Talete. E allora scopro che la prima questione da esaminare
da ogni libro che nora parla del Ges Storico la questione se
Ges esistito o non esistito deve essere sbrigativamente e
puntualmente elusa ridicolizzandola a dovere. E perch? Perch,
mi viene risposto, la realt impossibile da recuperare, ed
possibile ma dicilissima la ricostruzione della storia, cos dob-
biamo assumerle entrambe per Ges, come facciamo con Reagan
e con Talete.
Ma vado ad esaminare pi in profondit l'implicazione che Ges
tanto storico quanto Talete, e che i dati storici disponibili su
entrambi sono in egual misura assai scarsi. In generale, mi sembra
pacico che tutte le gure antiche siano dicili da documentare,
e occupano uno status storico relativamente pi dicile da im-
maginare rispetto a gure storiche pi recenti. Ma l'equazione tra
il Ges storico e il Talete storico ad un tempo imprecisa ed er-
rata, poich trascura una dierenza fondamentale tra le due gure.
-
16 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
L'equazione imprecisa perch il tipo di letteratura che
abbiamo riguardo Ges qualitativamente diverso dal
tipo di letteratura che abbiamo circa Talete.
E l'equazione errata perch colloca Ges sullo stesso livel-
lo di storicit occupato da Talete, quando un esame obiettivo e
imparziale dello stato dell'evidenza, che tenga conto debitamente
delle reali dierenze nella qualit della letteratura su ciascuna delle
due gure, non va aatto a collocare Ges e Talete sullo
stesso livello di storicit vericabile da occhi moderni.
I critici letterari sono soliti confrontare opere letterarie tra di
loro per meglio distinguerli e spiegare le loro dierenze. Se si ap-
plica un confronto serrato del genere ai vangeli
11
e alla biograa
di Talete scritta da Diogene Laerzio (la principale informazione su
Talete disponibile), arrivo a comprendere che quelle opere non
sono neppure lontanamente simili nella loro natura let-
teraria e nel loro obiettivo.
Ovviamente, i vangeli sono pieni zeppi di miracoli, of-
ferti al lettore per persuaderlo a credere pi volentieri. La trasfor-
mazione dell'acqua in vino, calmare la tempesta, camminare sulle
acque, la trasgurazione, i miracoli, le resurrezioni, gli zombi, le
ascensioni al cielo, ecc., ecc. Tutte storie conosciute ai cristiani,
mentre quasi nessuno legge Diogene Laerzio. Ma al di l dell'ac-
curatezza di Diogene Laerzio, balza subito all'occhio che i suoi
fatti sono ovviamente di una natura dierente dai fatti del van-
gelo, e sono presentati in uno spirito del tutto diverso.
Non ci sono miracoli in Diogene Laerzio.
11
(la principale informazione, per Meier, su Ges di Nazaret, e io aggiungerei l'unica indipen-
dente, poich il Testimonium Flavianum e il Testimonium Taciteum sono tutte probabilmente
interpolazioni cristiane, se non dipendenti su fonti cristiane.
-
2.1. L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER 17
Invece dei miracoli, veniamo a sapere i nomi dei genitori di
Talete, il suo probabile luogo d'origine, i nomi dei suoi trattati
sull'astronomia, le sue dottrine losoche basilari, le sue scoperte
e i suoi esperimenti (come la misurazione dell'altezza delle pi-
ramidi), e robe del genere. E mentre procede, Diogene Laerzio
non fa altro che rivelare le fonti della sua informazione su Talete:
Platone, Aristotele, Ippia, Pamla, Callimaco, Apollodoro, Eforo,
Ermippo, e tanti altri. Mentre vero che quelle fonti non possono
essere vericate perch tutte desolatamente perdute, la pratica di
attribuire ciascuna informazione alla fonte corrispondente osser-
vata costantemente in maniera non dissimile da un articolo acca-
demico scientico dei giorni nostri. E la stessa calma che rassicura
il lettore di quest'ultimo quando ad esempio si accorge chi viene
citato in bibliograa a supporto di cosa vien dato per scontato
senza dimostrazione, si ritrova leggendo Diogene Laerzio. L'ac-
cademico e lo scienziato che scrivono articoli da sottoporre alla
peer-review non richiedono aatto dai lettori una cieca fede in
quello che scrivono, e n necessitano di re-inventare la ruota, e
pertanto indicano adeguatamente opportuni puntatori al lettore
desideroso di vericare o vagliare personalmente la sua verica
personale. Solamente Luca tra gli evangelisti adopera un linguag-
gio vagamente rassomigliante all'abitudine dell'attribuzione, e lo
fa solo all'esordio del suo vangelo:
Poich molti hanno cercato di raccontare con ordine
gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come
ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni ocu-
lari n da principio e divennero ministri della Parola, ...
(Luca 1:1-2)
Anche in Luca il linguaggio della narrazione assai pi simile al
linguaggio tipicamente associato ai raccontastorie:
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacer-
dote di nome Zaccaria,...
(Luca 1:5)
-
18 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
E i testimoni di Luca sembrano essere testimoni di qualcosa che
potrebbe o non potrebbe riferirsi ad eventi reali: quindi testimoni
e ministri della Parola.
Il critico letterario di oggi riconoscerebbe all'istante e troverebbe
signicativo il fatto che i vangeli da una parte, e la biograa di
Talete a cura di Diogene Laerzio dall'altra, sono due tipi di li-
bri totalmente diversi, la cui natura conduce a diverse conclusioni
sulla adabilit dei fatti presentati da ciascuna. sicuramente
ironico e paradossale che John P. Meier presenti un nto osse-
quio a questo importante principio del criticismo letterario, senza
applicarlo veramente ai vangeli nel loro complesso, quando scrive:
Il criticismo letterario contemporaneo fornisce un saluta-
re monito rammentandoci di interrogare cos' la fun-
zione letteraria di un verso o di una pericope nell'opera
pi grande prima di dichiararla frettolosamente una fonte
adabile di informazione storica.
12
Meier quindi intende limitare il ruolo del critico letterario all'analisi
delle parti all'interno di interi (libri), riutandosi di commentare
debitamente le dierenze tra interi, eppure ha appena concesso
che la percezione della funzione ha un legame stretto con la con-
siderazione di cosa va inteso fatto storico. E tuttavia sfortunata-
mente lo stesso John P. Meier rinnega quella cortesia intellettuale
appena ostentata con quelle parole, dichiarando dogmaticamente
che il riconoscimento della natura letteraria di un testo non ha
assolutamente nulla da dire nella determinazione di cosa o non
Fatto storico.
Poich John P. Meier non un critico letterario, i suoi lettori
potranno perdonarlo.
12
A Marginal Jew, pag. 12, mia libera traduzione.
-
2.1. L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER 19
Ma i lettori onesti non potranno mai perdonarlo quando sco-
prono che il suo ridimensionare il criticismo letterario, unito alla
sua errata equazione di Reagan/Talete/Ges, meramente parte
di una ben nota politica apologetica gi ampiamente collauda-
ta nella ricerca del Ges storico, dove una metodologia pseudo-
storica si pone sfacciatamente al servizio della teologia e della fede
religiosa.
Questa politica parte in pompa magna con la sottolineatura
della povert relativa delle fonti storiche a disposizione i limiti
di Tacito, la problematicit del Testimonium Flavianum, la fan-
tomatica fonte Q e l'ancor pi fantomatica tradizione orale, i van-
geli apocri (soprattutto quelli) per poi concludere, inevitabil-
mente e puntualmente:
I quattro vangeli canonici risultano essere i soli gran-
di documenti contenenti blocchi signicativi di materiale
adeguato ad una ricerca del Ges storico.
Questa sar sempre la conclusione di coloro che nascondono un
interesse nella storicit di Ges, ma il cui interesse di fatto tutto
teologico e apologetico.
E perch, di grazia, il Ges storico si deve pescare dai quattro
vangeli canonici e non dai vangeli apocri? Quanto a questi ulti-
mi, la prevedibile obiezione va a puntare il dito inquisitorio sui loro
innumerevoli episodi dove il Ges bambino crea con la creta 12
uccelli, per farli volare cinguettando al solo batter le mani, oppure
dove il falegname Giuseppe sta allestendo una bara per un uomo
ricco, e avendo solo due travi troppo corte, se li vede allungare
magicamente della lunghezza esatta grazie al pronto intervento
del bambin Ges.
L'apologeta cristiano per una volta ci vede giusto, quando ri-
conosce che materiale del genere ovviamente solo il prodotto
della fervida immaginazione di un pio e devoto cristiano, e quin-
-
20 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
di pu essere riutato come una fonte valida di informazione sul
Ges storico.
Dicilmente c' bisogno di far notare che i vangeli canoni-
ci contengono racconti non meno miracolosi, e che la
descrizione appena data calza loro a pennello, di essere cio so-
lo il prodotto della fervida immaginazione di un pio e
devoto cristiano , e tuttavia non sono aatto, a dire il vero,
riutati come una fonte valida di informazione sul Ges storico
dall'apologeta.
In questo caso, l'errore non quello di un John P. Meier o di un
Mauro Pesce, cio l'incapacit di distinguere tra due diversi tipi di
libri, bens consiste nel creare una falsa dicotomia tra due tipi di
libri (i vangeli canonici e i vangeli apocri) che sono ovviamente
(e signicativamente) simili. Senza dubbio si possono evidenziare
delle dierenze tra i vangeli canonici e i vangeli apocri (i secondi
sono lontani cronologicamente dagli ipotetici eventi descritti dai
primi), ma di certo quella distinzione non pu essere sottolineata
denunciando solamente la presenza di un episodio miracoloso.
Perch, se eventi del genere smentiscono l'adabilit di un van-
gelo apocrifo, devono parimenti smentire l'adabilit di un van-
gelo canonico.
Un testo con un esordio del genere:
Al tempo di Re-tal-dei-tali, c'era una volta un sacer-
dote chiamato Tal-dei-Tali
subito riconoscibile come mera istanza di quella che si potrebbe
benissimo chiamare tradizione del C'era una volta . C' sempre
la possibilit che un libro di Storia inizi in questo modo, e tuttavia
rimane il tipico esordio anche, e soprattutto, di abe e romanzi
fantastici.
Eccone alcuni esempi, tratti dalle abe dei fratelli Grimm:
-
2.1. L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER 21
C'era una volta un re che aveva un parco nel quale si
trovava un albero che aveva delle mele d'oro.
(L'uccello d'oro
13
)
C'era una volta in Svizzera un vecchio conte che aveva
un unico glio.
(I tre linguaggi
14
)
C'era una volta una principessa superba che non sape-
va pi cosa inventare per appagare la sua alterigia.
(L'indovinello
15
)
Cos Luca:
Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote
di nome Zaccaria,...
(Luca 1:5)
E cos il mito:
E nacque dunque il Cos primissimo; e dopo, la Terra
dall'ampio seno, sede perenne, sicura di tutti gli Di...
(Esiodo, Teogonia II:116
16
)
Agli inizi del mondo c'era solo acqua. Whee-me-me-
owan, il Grande Capo Lass, viveva su nel cielo tutto
solo. Quando decise di fare il mondo, venne gi in luoghi
dove l'acqua poco profonda e cominci a tirar su grandi
manciate di fango, che divennero la terraferma.
(Mito degli Indiani Yakima
17
)
13
l'esempio preso da questo indirizzo: http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/uccello_
oro
14
l'esempio preso da questo indirizzo: http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/i_tre_
linguaggi
15
l'esempio preso da questo indirizzo: http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/
indovinello
16
l'esempio preso da questo indirizzo: http://digilander.libero.it/ilcrepuscolodeglidei/
testi/greci/Esiodo%20-%20Teogonia.pdf%20
17
l'esempio preso da questo indirizzo: http://www.croponline.org/indianidamerica.htm#MITO%
20DELLA%20CREAZIONE
-
22 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
In principio Dio cre il cielo e la terra. Ora la terra
era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e
lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
(Genesi 1:1-2)
Questo il racconto di come tutto era sospeso, tutto
calmo, in silenzio; tutto immobile, tranquillo, e la distesa
del cielo era vuota.
(Popol Vuh
18
)
E, naturalmente, Giovanni:
In principio era il Logos, il Logos era presso Dio, e il
Logos era Dio.
(Giovanni 1:1)
Per contrasto, del tutto priva di ogni funzione mitica fondativa,
la vita di Talete narrata da Diogene Laerzio inizia cos:
Erodoto, Duride, e Democrito aermano che Talete
ebbe come padre Essamias, come madre Cleobulina, del-
la famiglia dei Telidi che sono Fenici ed i pi nobili di-
scendenti di Cadmo ed Agenore. Fu anche uno dei sette
sapienti come attesta anche Platone. Fu il primo ad es-
sere chiamato sapiente sotto l'arconte Damasias in Atene,
sotto il quale furono denominati sapienti anche i Sette,
come dice Demetrio Falereo nella Lista degli arconti.
19
Si potrebbe forse pensare che l'informazione sui genitori in Dio-
gene Laerzio sia pi adatta da confrontare con le genealogie pre-
senti in Matteo o Luca, ma Luca fa risalire la genealogia a Dio,
ed entrambi, Matteo e Luca, stanno preservando una tradizione
dell'ascendenza davidica del Salvatore, laddove nessun principio
teologico del genere informa l'informazione di Diogene Laerzio sui
genitori e sulla citt-natale di Talete. Che Talete sia il glio di
18
l'esempio preso da questo indirizzo: http://it.wikipedia.org/wiki/Popol_Vuh
19
Diogene Laerzio, Vita dei loso, Capitolo I, 22, editori Laterza, Bari 1962, pag. 11.
-
2.2. CRITERI DI AUTENTICIT O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?23
Essamias e Cleobulina non giova ad alcun interesse teologico di
Diogene Laerzio, perch a priori costui privo di interessi teologici:
non membro di una chiesa e come tale non vuole cooptarne altri.
Questi soli minuscoli esempi sono pi che sucienti a fare il
mio punto: ovvero, che io ho il diritto di confrontare tra loro in-
teri testi (e non solo le loro minuscole parti) prima di decidere
sulla storicit dei loro contenuti, un'operazione che John P. Meier
e altri accademici trascurano spesso e volentieri di riconoscere,
per il timore che in questo modo venga messa in discussione la
storicit degli eventi descritti nei vangeli, se non la stessa storicit
di Ges.
C' dunque una dierenza tra un racconto la cui natura lette-
raria puramente inventata, perch magari un mito fondativo,
e una biograa.
2.2 Criteri di autenticit o autentici criteri di confu-
sione?
Fondamentale agli storicisti che non vogliono essere apologeti
(gli unici cio degni di confrontare con i migliori scenari miticisti)
e pur tuttavia vogliono gettare almeno un ebile spiraglio di luce
su Ges qualche tecnica razionale che permetta di ltrare i fat-
ti dalla nzione, la Storia dalla storiella. Il loro obiettivo di
trovare un'intersezione tra il Ges dei vangeli e il passato reale
che permetta di recuperare un ritratto plausibile del Ges Stori-
co, un'intersezione possibilmente non nulla.
Per trovare quell'intersezione, i ricercatori del Ges perduto,
del passato e del presente, utilizzano che cosa sono oramai noti al
grande pubblico come i criteri di autenticit, usati per testare
-
24 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
ogni elemento dei vangeli.
L'insistenza sui criteri di autenticit ha contribuito certamente a
conferire una parvenza dignitosa a chi non vuole essere e/o non
vuole apparire un banale apologeta, una parvenza di obiettivit il
cui sforzo , in linea di principio, apprezzabile.
Tuttavia cosa non si deve assolutamente mai trascurare la sem-
plice realt che quei criteri non sono stati vericati empiricamente.
Naturalmente, la verica sarebbe impossibile con solo i vangeli al-
la mano, perch ovviamente non posso accedere alla cosiddetta
tradizione orale no al momento della sua stesura nei vangeli, ab-
bandonato all'eterno dubbio di cosa risale eettivamente a Ges,
sia pure vagamente. Potrei per applicare quei criteri ad altri casi
di cui so gi a priori la risposta, per vericare che funzionano dap-
pertutto, ossia se mi permettono di separare con successo il fatto
dalla fantasia. E invece no. Questo non permesso. Coloro che
usano i criteri di autenticit ci chiedono di accettare senza atare
l'utilizzo di quei criteri solo perch *sembrano* intuitivamente va-
lidi.
I criteri, purtroppo, spesso appaiono del tutto contro-intuitivi e
perci non ispirano aatto ducia nel risultato, perno quando
applicati con successo, ci viene assicurato contemporanea-
mente.
Esaminiamoli uno per uno.
Multipla attestazione: nella misura in cui abbiamo pi ri-
ferimenti indipendenti ad un evento, pi probabile la storicit di
quell'evento.
In generale suona ragionevole come criterio, per nel caso di
Ges a renderlo non valido la scarsit delle fonti su di lui in
nostro possesso, e ancor pi scarse sono le fonti attestate da pi
parti, e perno in quel caso stabilirne l'eettiva indipendenza
incredibilmente dicile. I vangeli si basano l'uno sull'altro (in
-
2.2. CRITERI DI AUTENTICIT O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?25
particolare su Marco) cos esiste il concreto rischio che non sono
veramente il riesso di tradizioni indipedenti, e mi riferisco an-
che a ipotetiche fonti non-esistenti come Q, M e L. Su queste
premesse cos insicure sdo chiunque a determinare qualcosa di
autentico con certezza. Gli scritti dell'apostolo Paolo menzionano
pochissimo della vita di Ges (e possono indicare un Ges di tut-
t'altra natura), mentre i riferimenti extrabiblici, oltre a risultare
posteriori, sono eterno oggetto di dibattito, e n si pu escludere
la possibilit che anche loro siano inuenzati da Marco e dagli altri
vangeli (che si basano su Marco).
Per giunta, il fatto che un detto o un aneddoto venga ripetuto
spesso, o molteplicemente attestato, potrebbe stare a signi-
care niente pi del puro e semplice fatto che gli scrittori, al pari
dei loro lettori, gradivano sentirlo ripetere. Pi che criterio di mul-
tipla attestazione, cosa ci impedisce di chiamarlo invece criterio
di popolarit? Un detto o un episodio non sono necessariamen-
te veri solo perch sono popolari presso chi scrive e presso i loro
lettori.
Tutto ci che abbiamo sono acritici testi devozionali
o agiograci riempiti di dubbie dichiarazioni scritte de-
cenni dopo il fatto da autori che non ci rivelano mai i
loro metodi o le loro fonti. La Multipla Attestazione non
pu mai guadagnare terreno su un tale orrido corpo di
evidenza.
20
Imbarazzo/dissimilarit: insieme al criterio di dissimilarit,
il criterio di imbarazzo dice che se un detto o un evento presente
nei vangeli imbarazzante per gli ebrei e/o per i primi cristiani
(compresi gli stessi autori dei vangeli), allora probabilmente vero.
L'idea sembra sensata dal momento che nessuno, ipoteticamente
sottoposto ad un processo, farebbe mai un'aermazione contro il
proprio interesse, se non vi fosse costretto da condizioni esterne
20
Richard Carrier, Proving History: Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus
(Amherst, NY: Prometheus Books, 2012), pag. 172-175, mia libera traduzione.
-
26 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
impellenti.
E tuttavia andrebbe legittimamente applicato solo quando non
si vedono all'orizzonte altre (anche solo) plausibili ragioni (per non
dire pi probabili) della presenza di motivi imbarazzanti nei van-
geli, ad esempio per veicolare una certa idea su una certa virt di
Ges (la sua umilt e sottomissione ai piani divini per esempio),
per fornire una nota di realismo e credibilit nella narrazione, evi-
tando il sospetto su un giudizio sempre positivo. In altre parole,
un miscuglio di verit e bugie spesso pi credibile rispetto alle
sole bugie.
Inoltre c' un altro problema latente. Se si ritiene di applicare
con successo il criterio di imbarazzo, si deve ovviamente presup-
porre l'esistenza di una tradizione orale su Ges conuita almeno
parzialmente nei vangeli. Ma tale tradizione deve essere stata tra-
mandata da diverse comunit cristiane della prima ora, e lo stato
dei fatti dimostra che il cristianesimo primitivo era diviso in innu-
merevoli fazioni (come pure lo erano le sette ebraiche marginali
del tempo, si pensi agli esseni). Dunque l'imbarazzo relativo ad
un detto o ad un evento del Ges dei vangeli potrebbe essere in
realt l'imbarazzo di un detto o di un evento che qualcun altro,
in passato, ha voluto attribuire a Ges per raorzare la propria
autorit. Quel detto o quell'evento allora potrebbe essere nito
nei vangeli non perch risale a Ges, ma come frutto di compro-
messo con tradizioni rivali. Quando un puro mito viene creato,
la causa potrebbe essere a volte la necessit di conciliare diversi
interessi in conitto tra loro avanzati da diversi gruppi, ciascu-
no contendendosi il risultato nale. Il quale risultato potrebbe
essere quasi sempre il frutto mal riuscito della tentata (forzata)
armonizzazione di interessi contrastanti all'interno di una singola
narrazione mitica.
Il losofo Stephen Law si riuta di applicare i criteri di autenti-
-
2.2. CRITERI DI AUTENTICIT O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?27
cit ai vangeli, notando che quei criteri non si possono usare per
stabilire la verit dei dettagli su Ges o la sua stessa esistenza, e
possono essere d'aiuto solamente a condizione di sapere gi del-
l'esistenza di Ges (da fonti extrabibliche). Riguardo al criterio di
imbarazzo, Law menziona giustamente che non insolito da parte
di una nuova religione pretendere la piena ducia nella presunta
realt di fatti imbarazzanti e troppo radicali per il senso comune,
portando come esempio
21
il fondatore di Scientology, L. Ron Hub-
bard, il quale riserv per i suoi migliori iniziati
22
la conoscenza di
cosa avvenne circa 75 milioni di anni fa, ossia che Xenu, il feroce
governatore supremo della Confederazione Galattica, port sulla
Terra diversi miliardi di alieni facendoli viaggiare su velivoli simili
ai nostri DC-8 e uccidendoli all'interno di diversi vulcani usando
delle bombe ad idrogeno. Al momento in cui scrivo, pare che
Scientology abbia in tutto il mondo 240000 seguaci.
Inne, in certi casi non neppure identicabile se una frase del
vangelo davvero foriera di imbarazzo, almeno per i primi cristia-
ni, e questo a causa della nostra frustrante ignoranza, dovuta alla
scarsit delle fonti, del pensiero dell'antica chiesa.
Inoltre, come nota acutamente Carrier
23
, proprio l'esistenza di
un vangelo dimostra che l'eventuale imbarazzo di un detto o di un
episodio superato dalla sua sola presenza in quel vangelo: illo-
gica la prospettiva che qualche cristiano della prima ora (e ciascun
evangelista lo era), scrivendo in piena autonomia, vada a scrivere
delle storie che contraddicono la sua fede, storie che mirano pre-
cisamente a fondare quella fede! Carrier nota che ogni (ipotetica)
ragione di preservare una frase in apparenza imbarazzante e tut-
tavia credibile compensata se non addirittura superata da
21
Stephen Law, Evidence, Miracles and the Existence of Jesus, Faith and Philosophy
28, n.2 (2011), disponibile a questo indirizzo: http://stephenlaw.blogspot.com/2012/04/
published-in-faith-and-philosophy-2011.html
22
l'apostolo Paolo gli avrebbe chiamati i perfetti tra voi, 1 Corinzi 2:6.
23
Richard Carrier, Proving History: Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus
(Amherst, NY: Prometheus Books, 2012), pag.124.
-
28 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
un altrettanto numero di ragioni per inventare quella frase: il fat-
to che storie apparentemente imbarazzanti si incastrino cos bene
nello schema letterario, per servire a qualche obiettivo dei primi
cristiani, potrebbe essere paradossalmente un indizio a favore del-
la loro pura invenzione, non della loro storicit.
Ad esempio, gli apologeti cristiani, e perno il pontece ad ogni
Pasqua, amano ripetere il ritornello della testimonianza della risur-
rezione di Ges da parte delle donne come prova dell'intrinseca
novit portata dal cristianesimo, a dispetto del (e quindi dis-
simile dal) duro trattamento e scarsa considerazione riservati alle
donne (e non solo) nell'Antichit. Dimenticandosi troppo facil-
mente che, nello stesso vangelo, a Ges viene fatto dire che gli
ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi, quindi non
meraviglia che il privilegio di assistere per prima al Risorto venga
dato alle donne
24
.
Il criterio di imbarazzo andrebbe chiamato criterio di ironia
perch trascura del tutto il ruolo importante che gioca quell'eet-
to deliberato di drammatica ironia nel raccontare le storielle. La
sprezzante ironia di Pilato, chi volete che vi liberi, Barabba o Ges
cosiddetto Cristo? (Matteo 27:17), verso il sedicente messia di
turno superata dall'ironia drammatica di vedere quel disprezzo
rivolto proprio alla gura di Ges IL Cristo
25
.
24
come non meraviglia che a nire alla destra e alla sinistra di Ges, nella sua gloria, siano
due ladroni (si veda Marco 15:27-28) e non i due fedelissimi discepoli Giacomo e Giovanni che ne
hanno fatto precipua richiesta:
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i gli di Zebedeo, dicendogli: Maestro,
vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo. Egli disse loro: Che cosa
volete che io faccia per voi?. Gli risposero: Concedici di sedere, nella tua gloria, uno
alla tua destra e uno alla tua sinistra. Ges disse loro: Voi non sapete quello che
chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io
sono battezzato?. Gli risposero: Lo possiamo. E Ges disse loro: Il calice che io
bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete
battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo;
per coloro per i quali stato preparato. Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a
indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Ges li chiam a s e disse loro: Voi sapete
che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro
capi le opprimono. Tra voi per non cos; ma chi vuole diventare grande tra voi sar
vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sar schiavo di tutti. Anche il Figlio
dell'uomo infatti non venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in
riscatto per molti.
(Marco 10:35-45).
25
cio, IL Messia.
-
2.2. CRITERI DI AUTENTICIT O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?29
Cosa il critico moderno trova imbarazzante, gli antichi potrebbero
aver trovato invece fonte di ispirazione e di intrattenimento.
Coerenza: questo criterio chiama autentico un detto o un
aneddoto se coerente, cio se si adatta perfettamente, con
un insieme di altri detti o episodi ritenuti gi autentici di per s.
Suona simile al certo, quindi certo, per induzione. Natural-
mente cos si presuppone gratis di avere gi tra le mani il certo a
cui poter l'indomani ricondurre l'incerto. Ma cosa garantisce che
il materiale a cui viene comparato un dato elemento sia stato gi
correttamente identicato a sua volta come autentico? In caso di
errore nel caso base (quel detto o episodio gi ritenuto erronea-
mente autentico), l'errore si ripercuote ricorsivamente nel passo
induttivo (nella valutazione cio degli altri detti o episodi).
Il criterio di coerenza rischia di trasformarsi in un criterio di
circolarit, perch non fa altro che confermare circoli viziosi e
non prova nulla, basandosi totalmente su delle ipotesi astratte.
Inoltre non impressiona per nulla che delle fonti copiate da altre e
nel frattempo evolutesi per loro conto debbano mostrare segni di
coerenza, specie quando le fonti in questione sono separate nel
tempo, spesso da interi decenni. Per di pi, con quale pretesa si
pu decidere se un detto coerente con un altro detto?
Vividezza della narrazione: i vividi dettagli di una storia
confermano la sua natura di autentico rapporto verace da parte di
veri testimoni oculari, o almeno questo ci che amano credere
gli apologeti. Ma cosa impedisce ad un resoconto di un fatto
reale di essere al contrario corto, conciso, raccontato in prima
persona? Viceversa, una pura invenzione letteraria pu essere ec-
cessivamente dettagliata.
Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. Martin sono
straordinariamente vivide e dettagliate, ma questo non prova che
Westeros o la Barriera esistano, o che certi detti risalgano per
-
30 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
davvero a Mance Raider, Tyrion Lannister, Eddard Stark, o Jon
Snow. Anche da un'opera fantasy, anzi soprattutto da un'opera
fantasy, attesa vivacit dell'esposizione. O devo concludere che
poich ho un intenso ritratto della personalit di Harry Potter
mentre vive tristemente a Londra in mezzo ai babbani allora
un personaggio davvero esistito? Per giunta, questo criterio con-
trasta totalmente con il criterio di minima originalit (least
distinctiveness), che dice esattamente l'opposto. chiaro che
con criteri del genere si pu dimostrare tutto e il contrario
di tutto, ivi compresa l'autenticit di pressoch tutto il vangelo
come pure del Signore degli Anelli.
Il criterio della crocissione assume del tutto gratuita-
mente che Ges fu crocisso, perci che fu esistito per poter
nire sulla croce, ridicolizzando la questione. Altri criteri piut-
tosto idioti sono il criterio del contesto greco e il criterio
del contesto aramaico: perch credere che un grecismo o un
aramaismo attribuito a Ges risale ipso facto a Ges e non ad
un evangelista che parla greco o aramaico, o addirittura ad una
fonte pre-cristiana? Ges non era la sola persona del tempo che
parlava aramaico, diamine! Usati insieme, quei criteri possono
confermare assurdamente l'autenticit di ogni detto della Bibbia
ebraica e della sua versione greca, la Septuaginta, per non dire
altri testi sacri di altre religioni.
Inne, i criteri di plausibilit storica, plausibilit con-
testuale e probabilit naturale, per quanto corretti, sembra-
no esprimere confusamente il dovere di ogni storico di determinare
cosa maggiormente plausibile, e per quel ne suciente ricor-
rere al calcolo bayesiano (si veda l'Appendice A) il quale raggiunge
lo stesso scopo senza pagare in termini di fumosit ma al contrario
guadagnando in chiarezza.
-
2.2. CRITERI DI AUTENTICIT O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?31
strano davvero che i criteri di autenticit lavorino solo in una
precisa direzione: autenticare solo e soltanto i detti dei vangeli.
Mentre non esistono criteri di in-autenticit (quasi a dare un im-
plicito motivo al cristiano di credere, se se la sente, a tutto quanto
si propina nel vangelo, senza distinzioni di sorta tra parti fanta-
siose e non).
Inoltre ridicolo provare l'esistenza di Ges autenticando cosa
disse, perch in questo modo, ad essere pignoli ma rigorosi sul
piano logico, gi si assume a priori la sua storicit.
E meno male che il mero fatto che si parli di criteri di autenti-
cit, almeno in principio, rivela la possibilit che non tutto della
Bibbia sia autentico: ironico che gli apologeti travestiti da storici
usino i criteri per provare l'esistenza del Ges dei vangeli (che per
denizione associato al dogma dell'infallibilit dei vangeli), dal
momento che proprio il loro utilizzo marcia contro l'esatta ragione
della loro esistenza. Se infatti gi si assume a priori l'esi-
stenza di Ges, a che serve usare i criteri per provare
la sua esistenza?
I criteri di autenticit sono dunque inutili per provare la stori-
cit di Ges.
Ma ammesso e non concesso che i criteri vengano utilizzati
in maniera decisamente pi laica, per non autenticare i detti del
vangelo, come fa lo studioso Gerd Ldemann, per il quale ben il
95% dei detti gesuani non risalgono veramente a Ges: questo
motivo suciente per ritenere l'irrisorio rimanente 5% dei detti
autentico? Al contrario, quei detti rimanenti potrebbero ancora
essere spuri. Se, come ipotizza Robert Price
26
, si applicassero i
criteri di autenticit ai milioni e milioni di Hadith, i detti attribuiti
26
Robert M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist
Press, 2011), pag. 327-328.
-
32 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
al profeta Maometto e accumulatisi nella tradizione islamica in
tutta la storia dell'Islam, verrebbe fuori che il rimanente milione
di detti che riesce a superare indenne ogni test dei criteri ancora
avremmo legittimo motivo di attribuirlo a Maometto, al quale,
poverino, non sarebbe bastata una vita per pronunciarli tutti quan-
ti!
Che una storia sia imbarazzante, descritta vivacemente, o che
sia ripetuta pi di una volta non prova aatto che gli eventi ivi
rappresentati sono veramente accaduti. Quei criteri si possono
applicare ad ogni opera di fantasia o di mitologia per recuperare
detti e atti autentici. Carrier dimostra che impiegando il criterio
di imbarazzo, gli studiosi possono confermare l'esistenza storica di
gure mitologiche come gli di che muoiono e risorgono Attis (ca-
strato), Inanna (denudata e stuprata) e Romolo (macchiatosi del
sangue di suo fratello Remo). Se si applica il criterio di imbarazzo
ai vangeli dell'Infanzia (ad esempio il vangelo di Tommaso), ne
verrebbe fuori la conclusione che, poich imbarazzante sapere
che Ges da piccolo uccise un suo coetaneo per un colpetto sulle
spalle, allora deve essere autentico.
Non voglio citare, a questo punto, le parole di disincanto a cui
arrivato lo storicista di turno in merito ai criteri.
Forse il pi severo atto di accusa contro i criteri di autenticit e
il loro uso scorretto da parte di teologi sotto mentite spoglie,
rappresentato dalla enorme disparit di teorie spesso contrastanti
tra loro, quella s imbarazzante, sull'identit di Ges, su cosa disse,
su cosa fece, e sulla sua stessa esistenza. E questo sarebbe il
fantomatico consensus al quale bisogna sottomettersi
?
-
2.3. IL PRINCIPIO DI CONTAMINAZIONE DEL DUBBIO 33
2.3 Il principio di contaminazione del dubbio
interessante considerare cosa d agli accademici non-credenti
(in opposizione ai credenti) cos tanta ducia nel rigettare cos
gran parte dei vangeli (come gli eventi soprannaturali, ma pure
il 95% dei detti gesuani, vedi Ldemann) e tuttavia abbracciare
duciosamente la storicit delle parti che restano.
Abbiamo intuito, smontando uno ad uno i criteri di autenticit
e smascherandoli per quello che sono (ovvero autentici criteri
di confusione), come l'intersezione non nulla ricercata tra il
passato reale e il Ges dei vangeli (= l'insieme dei detti autentici)
tenda a ridursi ad un unico punto di intersezione, ovvero la sola
fede nella storicit di Ges (e al pi di qualche detto) svincolato
del tutto dal contesto e dunque astratto, privo di signicato.
27
Ma perch mantenere ancora una tale ducia nell'esistenza di
cos pochi punti di intersezione? Se si prova che un testo inven-
tato in larga parte, perch non gettare il dubbio sulla parte
restante invece di proclamarne dogmaticamente l'assoluta au-
tenticit ?
Il losofo Stephen Law ha pubbiclato un saggio davvero profondo
e convincente,
28
, la cui lettura la consiglio caldamente al lettore,
dove illustra quello che chiama il principio di contamina-
27
Ad esempio, dire che di Ges sappiamo solo per certo che mor sulla croce signica non dire nulla.
28
Stephen Law, Evidence, Miracles and the Existence of Jesus, Faith and Philosophy
28, n.2 (2011), disponibile a questo indirizzo: http://stephenlaw.blogspot.com/2012/04/
published-in-faith-and-philosophy-2011.html
-
34 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
zione dimostrando che esistono molte, troppe pretese di eventi
soprannaturali intorno al Ges dei vangeli (in misura decisamente
maggiore rispetto al numero di pretese simili fatte circa Alessandro
Magno, per intenderci), molte delle quali sono cruciali alla storia
(come la nascita verginale o la risurrezione), pretese che dovreb-
bero incoraggiare anche una posizione scettica sulle dichiarazioni
pi banali e apparentemente non in conitto con le leggi naturali.
Dunque in presenza di documenti con una preoccupante quan-
tit elevata di rivendicazioni incredibili non abbiamo alcun motivo
di serbare ducia anche alle aermazioni pi banali che vengono
fatte in quei documenti, senza alcuna conferma esterna adabile:
il materiale falso di quei documenti quindi contamina il materia-
le restante di un accresciuto (e soprattutto giusticato) sospetto.
Law espone tutte le obiezioni ragionevoli e fornisce alcuni esempi
che provano la sua tesi.
Law quindi critica gli accademici che ritengono irragionevoli
i miticisti, e denuncia il goo tentativo di parentesizzare le
porzioni soprannaturali dei vangeli al ne di ricavare, per con-
trasto, la verit delle pretese pi umili e mondane (come la mera
esistenza del Ges storico), alcuni apologeti spingendosi addirit-
tura ad utilizzare poi quelli stessi fatti fermamente stabiliti per
inferire, ancor pi goamente
29
, la verit delle porzioni mira-
colose in precedenza omesse. Raphael Lataster paragona questa
deduzione al caso di Harry Potter :
ovvio che le battaglie di magia, i mangiatori di
morte, Lord Voldemort e i centauri sono non-storici, ma
il materiale intorno ad Harry Potter che vive a Londra
29
trovo particolarmente oensivo, al riguardo, che lo stesso John P. Meier, a pag. 631 del suo A
Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus (New York: Doubleday, 1994), si azzardi ad insinuare
che il criterio di multipla attestazione e il criterio di coerenza potrebbero confermare addirittura i
miracoli di Ges! Come prova che un mostro sacro degli studi biblici sia in realt un mero apologeta
cristiano pi che suciente!
-
2.3. IL PRINCIPIO DI CONTAMINAZIONE DEL DUBBIO 35
con lo zio e il cugino adottivi possibile, cos deve essere
vero!
30
Lavoro ben fatto! Benvenuti nell'accademia degli studi biblici del
Nuovo Testamento!
L'esempio proposto da Stephen Law un curioso esperimento
mentale. Invito il lettore a porsi i medesimi, profondi interrogativi
nali sul Ges dei vangeli:
Il caso del sesto isolano
31
Si supponga che cinque persone sono recuperate da una
vasta isola altrimenti disabitata su cui erano naufragati
dieci anni prima. Il gruppo dei naufraghi sapeva che se
fossero riusciti a sopravvivere sarebbero stati inne recu-
perati, infatti sapevano che l'isola era una riserva naturale
visitata da ecologisti ogni dieci anni.
Man mano che gli isolani raccontano le loro storie,
parlano di racconti impressionanti a proposito di un sesto
isolano naufragato insieme a loro. Questa persona, aer-
mano, presto si dierenzi dagli altri eseguendo miracoli
straordinari - camminando sul mare, curando miracolosa-
mente uno degli isolani che era morto a causa di un morso
di serpente, materializzando grandi quantit di cibo da
chiss dove, e cos via. Il misterioso sesto isolano aveva
anche originali vedute etiche che, sia pure non ortodosse,
30
Raphael Lataster, There was no Jesus, there is no God, 2013, pag.29. In una nota lo stesso
Lataster scrive:
Potremo anche usare il criterio di imbarazzo. La saga di Harry Potter tende a de-
scrivere i babbani (esseri umani non magici) negativamente, come possiamo vedere dalle
storie della sua vita precedente a Londra con i suoi parenti adottivi. Dato che anche
l'autrice delle storie a sua volta un babbano, lei senza alcun dubbio troverebbe questo
fatto imbarazzante, cos dev'essere tutto vero...
31
Stephen Law, mia libera traduzione da Evidence, Miracles and the Existence of Jesus, Faith and
Philosophy 28, n.2 (2011), disponibile a questo indirizzo: http://stephenlaw.blogspot.com/2012/
04/published-in-faith-and-philosophy-2011.html
-
36 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
vennero inne entusiasticamente abbracciate dagli altri
isolani. Inne, numerosi anni fa, il sesto isolano mor,
ma ritorn in vita tre giorni pi tardi, dopodich ascese
al cielo. Fu anche visto nuovamente parecchie volte dopo.
Inserisci alcuni ulteriori dettagli in questo ipotetico
scenario. Si supponga che i cinque isolani comunicano
pressoch la stessa storia circa il riverito sesto isolano del
loro gruppo. Mentre si dierenziano nello stile, i loro
resoconti sono estesamente coerenti. In verit, un ri-
tratto vivido ed energico del sesto isolano emerge dalla
loro testimonianza collettiva, contenente tanti parecchi
dettagli quanti, diciamo, ne contengono i racconti evan-
gelici riguardo a Ges.
Ancor pi interessante, le storie circa il sesto isolano
comprendono anche un numero di dettagli che sono inop-
portuni e imbarazzanti per gli isolani rimasti. In verit,
tutti loro concordano che due degli isolani sopravvissu-
ti in realt tradirono e uccisero il sesto isolano. Inoltre,
alcuni degli atti in apparenza eseguiti dal sesto isolano
sono chiaramente in contrasto con cosa i reduci crede-
vano sul suo conto (per esempio, nonostante ritengano
il sesto isolano del tutto privo di malvagit, gli attribui-
scono azioni che sono apparse deliberatamente crudeli,
azioni che loro, successivamente, hanno dicolt a spie-
gare). Sembra che poteva dicilmente essere nei loro
interessi inventare quei dettagli.
Tale la loro ammirazione per il loro sesto compagno
e le sue non ortodosse vedute etiche che i reduci cercano
ostinatamente in tutti i modi di convincerci che ogni cosa
che aermano sia vera, e che importante che anche noi
-
2.3. IL PRINCIPIO DI CONTAMINAZIONE DEL DUBBIO 37
veniamo ad abbracciare il suo insegnamento. In verit,
per il partito dei naufraghi recuperati, il sesto isolano
una riverita gura di culto, una gura che loro desiderano
che riveriamo anche noi.
Ora si supponga che non abbiamo ancora tuttavia
nessuna buona prova indipendente dell'esistenza del se-
sto isolano, tanto meno che egli esegu i miracoli a lui
attribuiti. Cosa dovrebbe essere la nostra attitudine ver-
so quelle varie aermazioni?
Chiaramente, dovremmo giustamente essere scettici
circa le parti miracolose della testimonianza riguardante
il sesto isolano. La loro testimonianza collettiva non
aatto una prova abbastanza buona della realt di tali
eventi. Ma cosa dire dell'esistenza del sesto isolano?
ragionevole credere, solamente sulla base di questa te-
stimonianza, che almeno il sesto isolano fu una persona
reale, piuttosto che una delusione, un'invenzione delibe-
ratamente inventata, o qualsiasi altra cosa?
Si noti che l'evidenza presentata dai cinque isolani
soddisfa i tre criteri discussi in precedenza.
In primo luogo, abbiamo multipla attestazione: non
uno, ma cinque individui aermano che il sesto isolano
esistito (inoltre, si noti che stiamo avendo a che fare con
i presunti testimoni oculari stessi, piuttosto che con rap-
porti di seconda o terza mano, cos non c' nessuna pos-
sibilit dell'altrui alterazione della storia originale, come
esiste nel caso della testimonianza del Nuovo Testamen-
to).
-
38 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI
In secondo luogo, i loro rapporti contengono dettagli
che sono chiaramente altamente imbarazzanti per (in ve-
rit, che seriamente incriminano) i narratori. Questo sol-
leva la domanda: perch gli isolani includerebbero deli-
beratamente tali dettagli in una storia fabbricata - una
storia che ad esempio chiaramente in tensione con cosa
credevano circa il loro eroe, e che, invero, descrive anche
loro come traditori assassini?
In terzo luogo, perch essi attribuirebbero al sesto
isolano vedute etiche non ortodosse e altre vedute davvero
molto discontinue con il sapere comune? Se, per esem-
pio, il sesto isolano fosse un'invenzione designata a ele-
varli in qualit di principali guru di un nuovo culto, essi
attribuirebbero al loro leader mitico vedute troppo im-
probabili per essere facilmente accettate da altri?
C' poco dubbio che ci possa essere stato un sesto
isolano che disse e fece alcune delle cose a lui attribuite.
Ma domanda a te stesso: la testimonianza collettiva del
partito dei reduci pone l'esistenza del sesto isolano al di
l di ogni ragionevole dubbio? Se non al di l di ogni
ragionevole dubbio, almeno la sua esistenza qualcosa
che sarebbe ragionevole da parte nostra accettare? O
sarebbe pi saggio per noi, a questo punto, trattenere il
giudizio e adottare un'istanza scettica?
Una volta denunciati i dubbi metodi usati da parecchi studiosi
biblici e messo in discussione le loro ragioni, il momento di esa-
minare le fonti utilizzare per stabilire i fatti circa Ges.
-
Capitolo 3
Fonti limitate, oscure, ambigue
e di seconda mano
I
n questo capitolo, numerosi interrogativi che insinueran-
no il dubbio sui dettagli della vita di Ges saranno discussi,
come il silenzio che circonda la sua gura, e l'inadeguatezza delle
fonti storiche esistenti. Da ultimo, analizzeremo il genere dei van-
geli, per mostrare come sono tutt'altro che obiettive e accurate
biograe.
3.1 Un profondo silenzio
Uno dei problemi pi curiosi che lo storico aronta quando si
accinge a ricercare Ges non creato dalle fonti, ma dall'assenza
di fonti. Non esiste nessun riferimento extrabiblico a Ges che
contemporaneo e da parte di testimoni oculari. Assolutamente
nessuno. E anche quando si entra nel Nuovo Testamento, non
esistono fonti primarie di alcuna specie a testimoniare la vita di
Ges. Quei libri furono scritti decenni dopo la morte di Ges, e
non ci orono dirette testimonianze oculari. Ricordiamoci che i
vangeli sono scritti da autori anonimi. Bart Ehrman ad esempio,
ha riconosciuto il relativo silenzio storico su Ges:
Che sorta di cose gli autori pagani del tempo di Ges
hanno da dire intorno a lui? Nulla. Tanto strano quanto
39
-
40CAPITOLO 3. FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDAMANO
potrebbe sembrare, non esiste alcuna menzione di Ges
da nessuno dei suoi contemporanei pagani. Non esiste
nessun ricordo della nascita, nessuna trascrizione del pro-
cesso, nessun certicato della morte; non esiste nessun'
espressione di interesse, nessun'odiosa calunnia, nessun
riferimento di passaggio niente. In realt, se estendia-
mo il nostro campo di interesse agli anni dopo la sua
morte ance se includiamo l'intero primo secolo dell'Era
Comune non esiste neanche un solitario riferimento a
Ges in una qualunque fonte non-cristiana, non-ebraica di
qualsiasi tipo. Io dovrei sottolineare che abbiamo un va-
sto numero di documenti del tempo gli scritti di poeti,
loso, storici, scienziati, e uciali governativi, per esem-
pio, per non menzionare la vasta collezione di iscrizioni
sulla pietra e di lettere private e documenti legali di pa-
piro. In nessuno di quest'ampia la di scritti sopravvissuti
il nome di Ges viene mai menzionato.
1
Stranamente, lo stesso Ehrman pi tardi avrebbe rilasciato la
seguente dichiarazione:
Rispetto a Ges, abbiamo numerose testimonianze in-
dipendenti della sua vita nelle fonti che si nascondono
dietro i vangeli (e gli scritti di Paolo) fonti che si ori-
ginarono in aramaico, la lingua nativa di Ges e che si
possono datare entro un anno o due della sua esistenza
(prima che la religione si spost a convertire i pagani in
massa). Le fonti storiche come quelle sono abbastanza
impressionanti per una gura antica di qualsiasi tipo.
2
Questa aermazione allude alle fonti ipotetiche che Ehrman crede
siano esistite, come egli spiega nel suo Did Jesus Exist?, e quindi
1
Bart D. Ehrman, Jesus: Apocalyptic Prophet of the New Millennium (Oxford: Oxford University
Press, 1999), pag. 56-57, mia libera traduzione.
2
The Hungton Post Did Jesus Exist?, http://www.uffingtonpost.com/bart-d-ehrman/
did-jesus-exist_b_1349544.html mia libera traduzione.
-
3.1. UN PROFONDO SILENZIO 41
non per nulla convincente.
3
Per di pi, perno quelle fonti non-esistenti non sono contempo-
ranee, ma verrebbero subito dopo la morte di Ges. Quelle fonti
non-esistenti dovrebbero essere per noi altrettanto non convincen-
ti come le fonti non-esistenti che provano che Ercole era esistito
e aveva compiuto tante grandi imprese. Gli studiosi moderni e gli
storici non hanno accesso a quelle ipotetiche fonti dietro i vangeli
(o gli scritti di Paolo).
Non sono riusciti, a dire il vero, neppure a datare quelle fonti
non-esistenti. Ovviamente quelle fonti non possono essere datate.
Nessuno studioso serio considererebbe impressionanti le numerosi
fonti non-esistenti di Ehrman. Possiamo speculare tutto il tempo
per gurarci perch rispettati studiosi biblici come Ehrman sen-
tirebbero il bisogno di fabbricare delle prove che non esistono,
perch i dettagli della vita di Ges non possono venire ragionevol-
mente messi in discussione, sulla base delle tracce disponibili. In
altre parole, se la prova dell'esistenza di Ges fosse cos inattac-
cabile, non ci sarebbe aatto necessit di basarsi su quelle fonti
immaginarie.
La discussione del Ges storico limitata generalmente a docu-
menti scritti da altri individui, molto tempo dopo gli eventi della
sua esistenza, in quanto tutto ci di cui disponiamo. La certezza
non si pu ottenere mediante documenti ipotetici, e non esistono
artefatti disponibili come per esempio la sua tomba, una scultura
o un dipinto che lo ragurano, o uno scritto di suo pugno.
4
Le fonti su Ges sono, nel caso migliore, fonti secondarie. Pun-
to. I pi antichi riferimenti extra-biblici (ovvero alcuni passaggi
delle opere di Flavio Giuseppe e di Tacito) compaiono decenni
dopo i supposti eventi. I libri del Nuovo Testamento vengono
3
Bart D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 77-82.
4
Bart D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 42-46.
-
42CAPITOLO 3. FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDAMANO
dopo alcuni decenni, o perno dopo quasi un secolo, dai presunti
eventi della vita di Ges.
5
Nessuna di quelle fonti contempo-
ranea, e n si pu ritenere il suo autore un testimone oculare di
cosa scrive.
davvero improbabile, infatti, che una qualunque delle fonti su
Ges sia stata scritta da testimoni oculari. Poich Flavio Giuseppe
e Tacito erano entrambi nati dopo la presunta morte di Ges (in-
torno al 30 EC), Paolo non aerma mai di essere un testimone
oculare (anzi pretende che le sue fonti sono puramente sopran-
naturali
6
), i vangeli canonici sono scritti da autori anonimi, e
nemmeno loro aermano di essere testimoni oculari, non esiste
nessuna ragione per credere di avere accesso a qualche raccon-
to di un testimone oculare. Alcuni apologeti pretendono che gli
autori dei vangeli attinsero su vasta scala al ricordo di testimoni
oculari (qualcosa di cui non esiste nessuna prova), scordandosi
chiaramente che questo a sua volta sta a signicare, ancora una
volta, che i vangeli stessi non sono scritti da testimoni oculari, e
dunque sono fonti secondarie, nel caso migliore.
Hector Avalos sottolinea che le fonti greco-romane usate come
una conferma indipendente della storicit di Ges dipendono
tutti su manoscritti datati al Medioevo, orendo una ghiotta oc-
casione alla manipolazione creativa dell'interpolatore di turno.
7
E
lo stesso accade per i libri del Nuovo Testamento: le copie a cui
abbiamo accesso sono assai posteriori cronologicamente rispetto
alle presunte date della stesura dei corrispondenti originali. Esiste
una totale assenza di fonti primarie quando si passa a considera-
5
Bart D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:
HarperOne, 2012), pag. 48.
6
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano;
infatti io non l'ho ricevuto n l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Ges
Cristo.
(Galati 1:11-12)
7
Hector Havalos, Why biblical studies must die, in The End of Christianity, di John W. Loftus,
Amherst, NY: Prometheus Books, 2011, pag. 74.
-
3.1. UN PROFONDO SILENZIO 43
re Ges. Questo fatto riconosciuto generalmente dagli studiosi
critici. Cosa invece oggetto di forte dibattito quanto si-
gnicativo, quanto profondo, quanto inatteso si deve
considerare questo silenzio su Ges. Il solito ritornello del
tipo esiste pi prova di Ges di quanta esiste per ogni altra gura
della storia completamente falso (Giulio Cesare, ad esempio,
testimoniato da numerose fonti primarie), oltre che irrilevante (la
traccia storica lasciata da Socrate non cos buona come quella
di Cesare, ma miliardi di individui non proclamano aatto la sua
divinit). A gettare il dubbio sono solo le fonti disponibili su Ges,
il loro eettivo grado di adabilit, quanta ducia meritano ve-
ramente, e in che misura.
Dunque ogni argomento che trascura l'importanza delle fonti
primarie riguardo a Ges deve essere rigettato perch del tutto fal-
so. Un argomento del genere pu essere considerato ragionevole
solo da folli apologeti cristiani, ovvero gente che ha riconosciuto
implicitamente la totale mancanza di fonti primarie e ne ovvia-
mente disturbata nei propri interessi. Secondo i migliori storici, le
fonti primarie sono della pi fontamentale importanza. Il semplice
buon senso indica chiaramente che i documenti contemporanei,
scritti da testimoni oculari (meglio se disinteressati), sarebbero in
generale pi degni di ducia di resoconti interessati da parte di
testimoni non del fatto, ma che scrivono anzi decenni dopo il fat-
to. E se le fonti primarie sono di cos vitale importanza per ogni
antica questione storica, a maggior ragione vedrebbero aumentata
a dismisura la loro importanza quando ci domandiamo cosa c' di
storico riguardo ad un Figlio di Dio che mor per i nostri peccati
e pretende la nostra conversione all'unico, vero Dio!
Ora, quando si perviene a Ges, i vari interrogativi che ci si
pone a proposito delle fonti primarie si possono applicare solo a
ci che abbiamo, ovvero solamente a delle fonti secondarie. E
-
44CAPITOLO 3. FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDAMANO
questi interrogativi da fare alle nostre fonti secondarie non sempre
hanno una risposta, in virt del fatto che richiedono un confron-
to continuo con le fonti primarie non in pi in nostro possesso,
e forse nemmeno esistite. Considerando tutte queste dicolt,
questo sta a signicare che la perdita di fonti primarie implica che
ogni cosa che si dica di Ges non si pu dirlo aatto
con certezza, senza far torto alla propria intelligenza.
Considerandola da una prospettiva critica, questa situazione da
sola giustica i nostri pi reconditi dubbi intorno al racconto della
presunta esistenza di Ges, sempre se Ges avesse mai veramente
avuto un'esistenza storica.
Un'ipotesi che potrebbe alleviare in parte questo problema teoriz-
za l'esistenza di un'adabile tradizione orale che si origina du-
rante e subito dopo l'esistenza terrena di Ges, e in ultima istan-
za depositatasi nei vangeli. Tali tradizioni orali sono solamente
ipotetiche, non possono essere esaminate criticamente, e quindi
neppure possono venir prese seriamente, in confronto alla prova
portata da una fonte primaria. Non bisogna aatto condividere la
fede ingiusticata degli studiosi nell'adabilit di una tradizione
orale.
Il fatto che siamo limitati ai testi scritti signica che non possia-
mo mai ricostruirre le modiche che accaddero durante la trasmis-
sione orale: perci non bisogna derivare le proprie conclusioni su
ipotesi infondate e ingannevoli che ruotano attorno alla tradizione
orale.
Gli studiosi non hanno mai provato che il cristianesimo anti-
co or le condizioni sociali o istituzionali che avrebbero permesso
un'accurata memorizzazione del materiale orale. E senza una forte
prova del contrario, qualunque teoria di una presunta tradizione
orale rimarr al