il mahatma ramalingam · 2014-09-10 · note dell’editore il mahatma ramalinga, venerato con il...

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Dr. Shuddhananda Bharati Il Mahatma Ramalinga e le sue rivelazioni Il profeta della luce spirituale ASSA Editions

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Dr. Shuddhananda Bharati

Il MahatmaRamalinga

e le sue rivelazioni

Il profetadella luce spirituale

ASSA Editions

Note dell’Editore

Il Mahatma Ramalinga, venerato con il nome diArul Jyothi Vallalar (il veggente della Luce spiri-tuale dalla generosità infinita), nasce a Marudur(India del Sud) il 5 ottobre 1823 e muore il 30gennaio 1874.Fin dalla più tenera età, la sua vita si compie nelsegno della spiritualità. A cinque mesi, i genitorilo conducono al tempio di Nataraja. A cinqueanni, impara a leggere, ma invece della scuola fre-quenta il tempio, dove recita poemi. I numerosicanti sacri di cui è autore sono riuniti nell’Arul-pa.Modello di rettitudine, conduce una vita frugale,nella coscienza di Dio. Predica ai suoi discepoli lacomunione spirituale e la compassione universale.La prima edizione di quest’opera su Il MahatmaRamalinga e le sue rivelazioni risale al 1936. Grazieal Dr.Shuddhananda Bharati per averci trasmessoquesto testo!

Christian Piaget

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Canto dell’Unità

Unitevi, unitevi, oh animeUnitevi e fate la vostra parteUnitevi nello spirito, unitevi con il cuoreUnitevi nel tutto e nelle sue partiCome le parole, gli accordi e il senso del cantoChe l’Est e l’Ovest si uniscano e vivano a lungoGli alberi sono tanti, il bosco è uno I rami sono tanti, l’albero è unoI fiumi sono tanti, il mare è unoLe membra sono tante, il corpo è unoI corpi sono tanti, il Sé è unoLe stelle sono tante, il cielo è unoI fiori sono tanti, il miele è unoLe pagine sono tante, il libro è unoI pensieri sono tanti, il Pensatore è unoI sapori sono tanti, il palato è unoGli attori sono tanti, il dramma è unoI paesi sono tanti, il mondo è unoLe religioni sono tante, la verità è unaI saggi sono tanti, la saggezza è unaGli esseri sono tanti, il soffio è unoLe classi sono tante, la scuola è unaTrovate l’Uno dietro la moltitudineAllora vivrete una vita serena e armoniosa.

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Inno della pace

Pace per tutti, pace per tuttiPer tutti i paesi, paceGioia per tutti, gioia per tuttiPer tutte le nazioni, gioiaLa pace di un roseo mattinoLa gioia di un’estate lieta

(Pace per tutti)

Tutti per uno e uno per tuttiÈ questa la regola d’oroVita e Luce e Amore per tuttiPer tutti coloro che vivono il nostro amore

(Pace per tutti)

Lavoro e cibo e vesti per tuttiParità per tuttiSalute e casa e scuola per tuttiUn mondo felice per tutti

(Pace per tutti)

Niente più ricchi oziosi, niente più mendicantiTutti i lavoratori sono ugualiNiente più lacrime, niente più paureIl cuore è ricolmo di allegria

(Pace per tutti)

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Niente più minacce atomiche, niente più grassiprofittiNiente più demoni della guerraCome le foglie degli alberi, come i raggi del soleSiamo una sola comunione,Una sola comunione Divina

(Pace per tutti)

Il bene in te è il bene per tuttiLa tua vita è la vita per tuttiIl Dio in te è il Dio per tuttiIl tuo amore è l’amore per tutti

(Pace per tutti)

Uomo, donna o altro essere vivente o inanimatoQuesta vita collettiva è l’idealeQuesta Vita Universale è l’idealeA Nord come a Sud, a Ovest come a Est

(Pace per tutti)

Pace per le piante, gli uccelli e le belvePer le colline, i ruscelli e i boschiPace ovunque viviamo: terra, aria e acquaUna pace dinamica vediamo

Pace per tutti, pace per tuttiPace Immortale per Tutti

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Coraggio!

La notte è passataLa catena della schiavitùÈ ormai spezzata –

Sono pieno di coraggio!

Nella pace del mattinoSi leva un sole dorato;

Come un leone sovrumanoPer realizzare il mio sogno.

La speranza sorrideCome un bambino docileChe gioca nell’infinitoCon un astro ardente.

Il mio viaggio è finito;Assaporo il tempo;

L’universo è il mio nido;L’eterna primavera.

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Dr. Shuddhananda Bharati

Presentazione del Dr. Shuddhananda Bharati11 maggio 1897 - 7 marzo 1990

Il saggio dell’età cosmica

Già ultranovantenne, Kavi Yogi Maharishi1Shuddhananda Bharati lavora ancora come unventenne nella scuola da lui fondata nell’Indiadel Sud. A chi gli chiede l’età, risponde: “La miaetà è il Coraggio!” Lo yogi ha scritto svariatedecine di opere in inglese, tamil, hindi, telugu esanscrito, oltre a canti e poemi in francese, da luiappreso a Pondicherry.

L’opera principale di quest’uomo conscio dellapresenza di Dio in sé, intitolata Bharata Shakti (in50.000 versetti), descrive il suo ideale: una solaumanità che vive in comunione con Un Solo Dioin un mondo trasformato! In questo testo monu-mentale e unico, lo yogi dipinge su una tela allego-rica l’essenza di tutte le religioni, di tutti i profeti e

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1Grande poeta divino, visionario, saggio. Il Glossa-rio alla fine del libro definisce alcune tecniche oparole in sanscrito e presenta alcuni dei personaggicitati.

santi, di tutti gli approcci allo Yoga e di tutte leculture.

L’impegno dell’autore è riassunto nel suo libroautobiografico Experiences of a Pilgrim Soul. I trepoemi citati all’inizio sono un’espressione per-fetta del suo ideale.

Il suo mantra, Om Shuddha Shakti Om, nutre lanostra anima e guida i nostri passi verso la gioiainteriore (ananda). Significa: la luce della Grazia el’energia dell’Onnipotente supremo assoluto ciinondano di pace, beatitudine e prosperità!

Che la bellezza e la grandezza d’animo di YogiShuddhananda Bharati fioriscano e profuminola Terra intera con il suo divino messaggio e ilsuo fulgore spirituale unificatore e benevolente!

Editions ASSA

Capitolo I

La vita del Mahatma Ramalinga

1. Chiamata alla vita divina

Quando dalla torre del tempio di Dakshineswarrisuonò la voce che disse “Venite, miei figli, vi at-tendo!”, un’altra voce proclamò il suo messaggiodi amore e di luce dal cuore dell’India del Sud:

“La Luce divina suprema, la Luce eterna innataha preso saldamente possesso del mio cuore. Nesono ricolmo. Sono immortale. Uomini, affretta-tevi! Vi dono libero accesso alla via della puraLuce di verità spirituale. Vi condurrò all’ugua-glianza divina. È la via rivelata dal Padre mio. Miha creato tutt’uno con Lui! Queste parole nonvengono da me, ma da Lui! O miei simili, io inverità vi annuncio la Verità che ho visto: la Lucespirituale suprema è abbastanza potente da ricon-durre i morti alla vita eterna! Il Signore onnipo-tente arriva! L’ora è giunta! Ha inizio la sua opera.Abbandonatevi a Lui! Amate tutte le Sue creature,pregate, meditate su di Lui. La Sua Grazia saràcon voi! Resusciterà i morti! Svegliatevi, venite;

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l’ora è giunta!”

Era la voce beata di Swami Ramalinga, il profetadel sacro Arul-pa (il canto della grazia divina). Fuquesta voce – attraverso la sua espressione appas-sionata che scioglieva i cuori, la sua dolce e soavearmonia che risvegliava le anime, l’intenso ma-gnetismo sprigionato dalla personalità spiritualedi colui che la possedeva, la rivelazione divina deisuoi ideali – a infervorare profondamente l’Indiatamil appena 60 anni fa. Alcuni, ancor oggi invita, ebbero la gioia di udire questa voce e di in-contrare colui che la possedeva. L’emozione per-dura, s’intensifica e compie sempre più, giornodopo giorno, la sua veritiera profezia.

2. Un santo poeta tamil

I villaggi immersi nelle fitte foreste, le collinemaestose e solitarie, gli imponenti templi dalle ric-che decorazioni e dai rituali grandiosi e complessi,le sponde lussureggianti dei fiumi, fanno da regalesfondo all’assolata India tamil. Innumerevoli ar-monie viventi di verità divina vi hanno risuonato.Innumerevoli santi poeti hanno arricchito il tamilclassico con le gemme delle loro parole e dei lorocanti, facendo colare il miele e il latte dall’alto

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dell’unione con il Magnifico (Sundara), il SempreBeato (Sadashiva) e il Signore dell’opera universale(Nataraja). Antica lingua viva dalla grazia giovanilee dalla melodia opulenta, il tamil è un preziosocompendio di inni pii, di canti e poemi ispirati, lacui estasi commossa riconforta e infervora ancoroggi coloro che la odono, trasportandoli nellosplendore sempre nuovo della vita nel PuroAmore. I testi di Manikkavacakar, Vagisa, JnanaSambandar, Sundarar, Thayumanavar, Pattinattare Nammalvar (solo per citarne alcuni) e l’Arul-padi Swami Ramalinga (ultimo in ordine di tempo,ma non di importanza) sono meraviglie della let-teratura devozionale universale, così come l’artedi Kamba è un capolavoro della poesia epica.

Benché recente, l’Arul-pa occupa un posto di ri-lievo nella letteratura spirituale. ConsideratoLibro rivelato, Samarasa Veda, Luce della vita spi-rituale, Bibbia universale, ha stimolato la crea-zione di numerosi centri di energia vitale. In essosi trovano le intuizioni e le esperienze della vitameravigliosa del saggio, impregnata di magneti-smo spirituale. In esso il poeta parla al Padre suocome un bambino adorante e prega in mille modiper invocare le Sue benedizioni sull’umanità.

La passione di Ramalinga era quella di unire

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l’uomo collettivo nel Signore universale, di ren-dere immortale l’esistenza umana. È venerato conil nome di Arul Jyothi Vallalar, cioè veggente dellaLuce spirituale dalla generosità infinita. Diamouno sguardo alla sua vita e al suo insegnamento.

3. Chidambaram

Chidambaram è per eccellenza il luogo santodegli shivaiti dell’India del Sud, devoti del BeatoShiva. La costruzione stessa del tempio è una rap-presentazione architettonica della conoscenzaspirituale. Dio vi è venerato come Jnanakasa (pa-radiso della saggezza), fuori dal tempo, dallo spa-zio e da ogni condizionamento. L’aspettoimpersonale di Brahma reca qui il nome popolaredi Chidambara Rahasyam (segreto del paradiso dellasaggezza). Al centro del tempio, nella Sala dellasaggezza (Chitsabai), si trova un’immagine impo-nente di Nataraja, forma squisita del Signoredell’opera cosmica, piena di vita, di luce e di gra-zia – splendida poesia interiore, così ispiratriceche l’adoratore vede per davvero danzare il Si-gnore, con un piede sollevato da terra. Questa im-magine è una rappresentazione personaledell’impersonale sulla scena dell’universo del mul-tiplo divenire, di cui il Signore, che comanda

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anche il più piccolo dettaglio dell’opera delmondo attraverso la Sua forza cosciente, rappre-senta l’Assoluto onnipresente la cui volontà famuovere ogni singolo atomo nello spazio.

Nataraja ha quattro mani. Una delle mani destreregge un tamburello (damaruka) che rappresentail principio creatore del suono. L’altra mano ha ilpalmo levato in segno di protezione e di gioiadella saggezza matura. Una delle mani sinistre in-dica il piede sollevato come a dire: “Abbandona-tevi, siate benedetti.” L’altra mano regge il fuocoabbagliante della divinità. Un piede schiaccia il de-mone Muyalaka (illusione mentale); il capriolo afianco rappresenta lo spirito che salta e si agita.Un altro piede, sollevato, rappresenta la sovraco-scienza (turiya) che salva i devoti. Il Signore in-dossa la pelle di tigre dell’egoismo, da Luisconfitto. Sul capo ha il Gange, energia del-l’azione, e la luna, simbolo della gioia del sé. Ilcrematorio (tillaivanam) su cui danza è il luogodove tutte le passioni della natura inferiore, le im-perfezioni mentali, i dualismi e i desideri vitalisono stati ridotti in cenere. I grandi santi del pas-sato hanno raggiunto l’unione con Dio adorandoNataraja nell’amore e nella conoscenza. È davantial Suo cospetto che Swami Manikkavacakar e

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Nanda, il santo harijan, scomparvero nello splen-dore di Brahma con i loro corpi. È Lui, Nataraja,che scelse Ramalinga come figlio e che Ramalingaamò come Padre.

“O divino imperatore! O Signore della danza pu-rificatrice, corona dei siddhi, Padre mio/Madre miaNataraja!”, intona il santo autore dell’Arul-pa. “Tumi hai risvegliato, Tu hai preso possesso di mecome figlio Tuo. Tu mi hai rivelato i segreti su-premi della sapienza divina, Tu hai scritto nel miocuore inediti Veda.O luce di purezza! Tu sei in me;io sono in Te, per sempre inseparabile nell’unità.”

Il tempio di Nataraja, nel villaggio di Marudur, èil luogo presso cui nacque il nostro veggente.

4. Nascita e origini

Il padre Ramaiah, precettore e istitutore di cam-pagna, era molto pio e venerava Shiva. Condu-ceva una vita coniugale retta insieme alla moglieChinnammai, perla di virtù femminile. Entrambiincarnavano la parola del santo Valluvar: “Guar-date il capofamiglia che vive com’è suo dovere esarà considerato come un dio tra gli uomini.”Della sposa ideale, Valluvar disse: “Non vi è nulladi più nobile della donna quando è forte della sua

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forza e della sua purezza!” Così era Chinnammai,irreprensibile nelle virtù di sposa casta, semprepronta a compiere con gioia i riti dell’ospitalità,secondo i mezzi di cui disponeva il marito. Duefigli maschi e due figlie femmine vennero a bene-dire e a completare la loro felicità. Dio apprezzavaquesta famiglia pia e virtuosa.

In un caldo mezzogiorno d’estate, comparve im-provvisamente sulla soglia un venerabile yogishivaita. Chinnammai vide la sua sagoma impo-nente, che irradiava un’aura di secolare peni-tenza. “È proprio il Signore Nataraja che miappare”, pensò tra sé la donna, che accolse ilsaggio con deferenza. Lo onorò con gioia, se neprese cura con autentica devozione e placò lasua fame con del buon cibo da lei preparato concura. Quando lo yogi si alzò per uscire, assaisoddisfatto della virtuosa ospitalità ricevuta, ledisse: “Sarai benedetta dalla nascita di un figliodivino come me” e le donò delle ceneri consa-crate perché se ne cibasse. Ramaiah fu moltocontento di questo raro atto di carità.

La parola di un saggio non mente. Chinnammaiconcepì un figlio e il suo essere fu pervaso da unagioia nuova. Domenica 5 ottobre 1823, mentre lastella Chitra si trovava sull’ascendente, venne alla

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luce il veggente poeta, sorridente come la luce delgiorno. Chi potrà mai misurare la felicità dei ge-nitori dinanzi a una tale benedizione inviata daDio? Adorarono il Signore e praticarono la caritàcon grande generosità. A questa meravigliosa be-nedizione di un grande Mahatma venne impostoil nome di Ramalinga.

5. Un prodigio autodidatta

La vita sulla Terra alterna ombre e luci, gioia esventura. Il bambino aveva appena sei mesiquando il padre esalò l’ultimo respiro. La respon-sabilità della famiglia ricadde sul figlio maggiore,Sabapati, che, dopo il rito funebre, trasferì i suoicari a Madras. Si presentò al cospetto di unesperto qualificandosi come erudito tamil e iniziòa lavorare come insegnante e interprete dei Puranashivaiti, sostentando la sua famiglia con i mezzionesti che gli procurava la sua professione.

Si occupò personalmente dell’educazione diRamalinga. La capacità di apprendimento e la me-moria del bambino, che aveva allora cinque anni,erano ragguardevoli. Senza che nessuno glieliavesse insegnati, ripeteva poemi come quelli delsaggio Agastiar; ciò dipendeva forse dall’atmo-

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sfera colta che si respirava nell’ambiente familiare.Ancor prima di compiere nove anni, conoscevaperfettamente la lingua materna e aveva grandedimestichezza con i numeri. Accesosi in lui a seianni, il fuoco dell’amore di Dio crebbe da allorafino a diventare un braciere inestinguibile. Eccociò che la consuetudine popolare narra della suaformazione:

Ramalinga nacque saggio e, benché non istruito,istruiva gli altri. Gli affiancarono come tutore uncelebre pandit, ma il giovane prodigio non si inte-ressava al sapere libresco trasmessogli dal pandit.La sua estrema mancanza di attenzione gli valse ivivaci rimproveri del fratello. Non ottenendoalcun risultato, il fratello si adirò fino al punto dicacciare di casa il fanciullo e di vietare a sua mo-glie di nutrirlo. La donna, tuttavia, mossa a com-passione, offriva del cibo al fanciullo quandoquesti, in assenza del fratello, sul finire del giornosi intrufolava in casa dalla porta sul retro.

Durante un giorno festivo, Sabapati organizzò ungrande banchetto per amici e parenti e si ramma-ricò vivamente dell’assenza di quel fratello minorecosì ostinato. Mentre tutta la famiglia riposava,solo la cognata, che amava Ramalinga come unfiglio, rimase vigile in attesa di udire i suoi passi.

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Più tardi, alle tre del pomeriggio, arrivò. Lei gliservì gentilmente gli avanzi freddi del pasto e siimpietosì fino alle lacrime nel vedere il fanciulloche, temendo l’arrivo del fratello maggiore, ingo-iava il cibo in tutta fretta. Commosso dal piantodella cognata, Ramalinga gliene chiese più volteil motivo.

“Figlio mio, per quanto tempo ancora verrai dinascosto a questa porta per cibarti degli avanzi?Se ti applicherai nello studio come desidera tuofratello, non dovrai più patire così; se ti metteraia studiare seriamente, potrai essere dei nostri,amato figlio del nostro amore e del nostro affetto.Guarda quanta gente oggi ha banchettato qui,mentre tu, che fai parte della nostra famiglia, seicostretto a mangiare di nascosto cibo avanzato eormai freddo!”

Scosso da queste parole di amore e compassione,Ramalinga rispose con decisione: “Madre, stu-dierò; datemi solo una stanza al primo piano euno specchio.” Gli fu dato immediatamente ciòche aveva chiesto. Il fanciullo restava tutta la gior-nata chiuso nella sua stanza. Che cosa faceva?Studiava, sfogliando i libri? Questo è ciò che pen-sava la coppia, soddisfatta. In realtà, il santo me-ditava sul Signore Shanmuga e sul maestro che si

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era scelto, e si profondeva in salmi e cantici. Ciòche faceva era sfogliare libri non scritti! Ebbe lavisione estatica del Signore divino, che effuse conabbondanza la Sua Grazia in quel dorato scrignodi anelito spirituale. Poco tempo dopo, sorpreseil fratello erudito interpretando le scritture. È cosìche, non istruito dall’uomo, ricevette l’onni-scienza dell’Onnisciente.

La sapienza ricevuta permeò a tal punto la suavita da entrargli nel cuore. Profonda compas-sione per le altre creature, tenero amore pertutti, eloquio gentile, modi soavi, umiltà, sem-plicità, animo retto, comportamento puro, pa-role vere e armoniose, contegno dinanzi alleconversazioni vane, controllo di sé, avversioneper gli esibizionismi e le vanità, devozione su-blime e, soprattutto, appassionata ricerca di unaconoscenza sempre più profonda del tesoro se-greto del sé: sono questi i segnali che, nel primoperiodo della sua formazione, lasciano già pre-sagire il grande santo che verrà. La sua intui-zione innata arricchì le sue conoscenze e il suogenio ben al di là delle discipline di studio edell’erudizione. Leggeva il Tiruvachakam, l’operasacra del santo Manikkavacakar, le cui magicheparole suscitano immediatamente nel devoto un

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cambiamento divino. La sua devozione traevaforte ispirazione dalla vita di Jnana Sambandar.Venerava il Signore Shanmuga con grande fer-vore. I suoi cantici ispiratori dedicati a Shan-muga, sono molto popolari e vengono intonaticon estatico rapimento.

In una delle sue preghiere, il poeta canta: “Vogliosolo la compagnia di coloro che si prostrano aiTuoi piedi con un cuore solo pieno d’amore; lagente dalla lingua biforcuta, devo evitarla. Vogliocelebrare con gioia la Tua Gloria. Devo evitare lamenzogna e seguire la vita spirituale. Il demonedell’arroganza non mi deve possedere. Devocompletamente dimenticare il desiderio sessuale.Non devo mai dimenticare Te. Voglio la saggezza,la ricchezza della Tua Grazia, una vita senza ma-lattia. O magnifico Signore Shanmuga, il lom-brico può forse attaccare il fuoco? Il capriolosaltare in cielo? Il ratto spaventare la terribiletigre? La mosca spostare una montagna con lesue ali? La paglia fendere un cumulo di diamanti?L’oscurità nascondere il sole? No! La debolezza,la concupiscenza, la collera, l’orgoglio mentalepossono forse scalfire coloro che venerano i piedidi chi fissa il proprio cuore sui piedi dorati di chiTi ama veramente?”

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L’atmosfera della casa era sovraccarica di pietà edi poesia, perché il fratello Sabapati era un verodevoto e un buon interprete dei libri sacri, tuttiin versi sublimi. Ramalinga ricercava ardente-mente i veri santi e i saggi e parlava con loro dellefilosofie del Vedanta e del Siddhanta, impartendouna visione originale a tutti i temi trattati, congrande sorpresa degli uditori. I poemi nati dallapia devozione dei suoi otto anni conservano tuttoil loro profumo e il loro splendore nel cuore deidevoti. Passarono così sette anni.

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