il menante numero di aprile 2012

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GIOCATE CON MODERAZIONE GIOCATE CON MODERAZIONE LA STRADA DA PERCORRERE LE BUCHE FASANESI SCOPA E PALETTA TUTTI LADRI, FORSE UNO STARNUTO NON FA PRIMAVERA ANNO IX, NUMERO 4 APRILE 2012 € 1,00

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Mensile n. 4 - aprile - Fasano

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Page 1: IL MENANTE NUMERO DI APRILE 2012

GIOCATE CON MODERAZIONEGIOCATE CON MODERAZIONEGIOCATE CON MODERAZIONE

LA STRADA DA PERCORRERE

LE BUCHE FASANESI

SCOPA E PALETTA

TUTTI LADRI, FORSE

UNO STARNUTO NON FA PRIMAVERA

ANNO IX, NUMERO 4APRILE 2012

€ 1,00

Page 2: IL MENANTE NUMERO DI APRILE 2012

pag. 2 aprile 2012

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Page 3: IL MENANTE NUMERO DI APRILE 2012

pag. 3aprile 2012

L'aria che si respira sembra essersi fatta davvero pesante a pochi giorni dalle elezioni. Alla già tragica situazione in cui ver-sano le famiglie che con sempre maggior fatica provano a fine mese a far quadrare un magro bilancio, si contrappongono ancora una volta gli sprechi della classe politica. I giornali e le televisioni raccontano storie che fanno rivoltare lo stomaco, ma alle quali si è , con il passare del tempo, fatto il callo. Storie di sprechi da parte dei rappre-sentanti del partito, nato e cre-sciuto con il preciso intento di frenare gli eccessi di Roma ladrona e che, invece, proprio grazie alla capitale d'Italia, ha spremuto le risorse per spende-re e spandere senza criterio. Il partito padronale è dunque entrato a piano titolo nel rac-conto dell'Italia peggiore; quel-la stessa Italia che consente a un personaggio – che solo la bene-volenza paterna riesce ad appel-lare con l'epiteto di “trota” – di rivestire la carica di consigliere regionale (ed in quanto tale di percepire anche un'indennità mensile di ben tredicimila euro) e di usare soldi pubblici per l'acquisto di titoli di studio. È penoso osservare l'indifferenza collettiva, rispetto allo strapo-tere di certa classe politica, che ritiene di poter spadroneggiare persino sulla cultura e sui titoli

di studio, in spregio alla Costitu-zione che proclama che ai capaci ed ai meritevoli, pur privi di mezzi , è consentito di frequen-tare le scuole, fino ai più alti gradi. Vero è che una “trota” tale rimane pur se fa bella bella mostra su di un candido muro di una pergamena emessa da un istituto scolastico di tutto rispetto. È penoso osservare un paese che fa carta straccia dei risultati di un referendum che ha abolito il finanziamento pub-blico ai partiti e lo ha riciclato un attimo dopo sotto mentite spoglie. È penoso che le banche decidano all'improvviso di non erogare più credito perché prive di contanti, mentre le aziende, anche quelle più solide, fallisco-no per mancanza di liquidità, schiacciate anche dal peso di una Pubblica Amministrazione che finge a parole di semplifica-re le procedure, ma che fa tra-sparire la più pedante burocra-zia quando si tratta di pagare servizi e lavori regolarmente effettuati. I lavoratori lamenta-no a buon diritto stipendi da fame e rate di mutuo sempre più pressanti, mentre i partiti politici possiedono così tanto denaro da non sapere nemme-no come utilizzarlo. Diamanti, lingotti di oro, presunti “investi-menti” in Tanzania testimonia-no non solo la svogliatezza di certi personaggi, ben lontani

dall'essere chiamati politici, ma il totale disprezzo verso le esi-genze della collettività e soprat-tutto dei più bisognosi. Capita così anche a Fasano, in cui è in atto la campagna elettorale, di assistere all'ennesimo assalto alla Bastiglia, all'utilizzo delle ultime risorse pubbliche per realizzare attività di cui nel lon-tano ormai programma eletto-rale del Sindaco Di Bari non vi è traccia, ma che potrebbero essere di vantaggio nel segreto dell'urna. Astuti stratagemmi per tenere insieme una maggio-ranza che tale non è mai stata: così fioriscono siti internet dalle spese esorbitanti, ci si rallegra perché a Fasano nell'ultimo anno sono state aperte ben… sale da gioco (ignorando, o meglio, facendo finta di ignora-re, quanti esercizi commerciali hanno dovuto chiudere i bat-tenti a causa della crisi dilagan-te) si finanziano manifestazioni culturali senza che del bilancio vi sia la neppur minima traccia, si stipulano convenzioni per la gestione degli impianti pubblici-tari apparentemente a costo zero per il Comune, si manten-gono stancamente in essere rapporti con soggetti fortemen-te legati ai consiglieri comunali. Si decide persino che è giunta l'ora di bandire la gara per la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi

PROGRAMMAZIONE E UTILIZZO OCULATO DELLE RISORSE PUBBLICHE

LA STRADA DA PERCORREREurbani, noncuranti delle richie-ste delle forze di opposizione che invocano il dialogo e chiedo-no l'annullamento degli atti di gara. Certa classe politica è allo sbando e, cosa ben più grave, ha condotto allo sbando un intero Paese. Fa davvero specie che, mentre un gruppo di strenui lavoratori è intento a combatte-re da settimane per la difesa dello stipendio e del posto di lavoro, il Sindaco Di Bari rimane in un cantuccio e preferisce trascorrere il proprio tempo a inaugurare piazze e strade o a proclamare che a Fasano le stra-de non vengono riasfaltate (“pa-rola grossa”, visto che nella maggior parte dei casi viene solo posta una toppa) perché si è in campagna elettorale, ma perché il patto di stabilità ha impedito di farlo prima. Cono-sce il Sindaco di Fasano la parola “programmazione” o l'espres-sione “utilizzo oculato delle risorse pubbliche”? Queste due direttive segnano la strada da percorrere se si ha davvero a cuore l'interesse della Città. È questo il monito che anche la Corte dei conti ha lanciato chie-dendo chiarimenti agli ammini-stratori pubblici per un presun-to danno erariale, derivante dal lodo Monteco, stimato in quat-tro milioni di euro.

Aldo Carbonaro

Page 4: IL MENANTE NUMERO DI APRILE 2012

pag. 4

LE BUCHE FASANESISTORIA DI ASFALTO PRE-ELETTORALE

aprile 2012

Nasce come piccolo solco nell'asfalto. Col passare del tempo, a contatto con i pneuma-tici e bagnato dalla pioggia, cresce diven-tando buca. La buca diventa maggiorenne, sopportando pesi di macchine e piogge copiose. Voragine, in attesa di manutenzione o di altro miracolo. Ma la voragine può diven-tare un buco nero, inghiottendo cerchioni, ammortizzatori, cavi-glie e bestemmie dei cittadini. Il miracolo, vista la mancanza o la pochezza dell'ordinaria manutenzione, diviene fondamentale. È la legge che viene incon-tro ed aiuta. La legge che impone elezioni comunali che, in paesi come Fasano, ci vorreb-bero ogni sei mesi. Le elezioni, il miracolo che attendevamo. Sotto elezioni, come regalo comune a tutte le forze politiche che si accingo-no a difendere la mag-gioranza, il paese cam-bia look e il primo segnale del nuovo maquillage è il rifaci-mento di tutte le stra-de. Il torpore, che in media ha una durata quinquennale, si trasforma in fretta di far le cose, fretta che offusca la memoria e partorisce pacchiani errori. Le buche, le voragini, la manuten-zione delle strade - argomento che tanto ha fatto discutere in questi anni - per miracolo scom-paiono, lasciando spazio a lin-gue ben levigate di splendido asfalto nero. Chi ricorda ormai i tantissimi articoli di stampa su sinistri causati da buche stradali, su dispute tra Comune e avvoca-ti di sfortunati automobilisti, chi ricorda le battaglie per accapar-rarsi l'avvocato giusto per otte-nere il rimborso più congruo?

Per le elezioni, quindi, c'è biso-gno di dare una ripulita al paese, di accontentare gli elettori. Durante la campagna elettorale, i candidati devono percorrere tanti chilometri, devono incon-trare la gente. Perder tempo tra meccanici e gommisti diverreb-be controproducente. Via le buche, rendiamo “agibile” ogni strada fasanese. Per il prossimo maquillage ci vorranno cinque anni, la storia ce lo conferma. Il tempo stringe, le elezioni sono alle porte e bisogna coprire tutte le buche prima che si apra-no i seggi. La fretta ha però portato ad errori da “striscia la notizia”. Pur di non perder

tempo e non spostare auto in sosta vietata nonostante divieti, si è asfaltato solo una parte della strade. Si è sfiorato il ridicolo. Bitume un po' dovunque, toppe, strade asfaltate a metà o tombini sot-terrati. I fasanesi, in verità, non sono stati a guardare e, a parte i commenti, sono arrivate in comune tante richieste per migliorare la qualità delle strade fasanesi. Un gruppo di residenti in Corso Vittorio Emanuele, tra la zona che va dall'incrocio con Via Mignozzi e la fine dello stes-so corso, ha presentato in comu-ne una richiesta per la ristruttu-razione e la modernizzazione

del corso, rifacendosi all'articolo 22 dello Sta-tuto Comunale che prevede l'obbligo della manutenzione delle vie d i c o m u n i c a z i o n e . “…Uno stato di indecen-za per quanto concerne la viabilità in sicurezza dei pedoni e dei mezzi …il manto stradale presenta enormi buche caratteriz-zatesi anche nel corso delle ultime avversità meteorologiche per le copiose precipitazio-ni…lo stesso corso consi-derato il salotto buono della città, per i cittadini e turisti che la frequenta-no…i continui solleciti sono caduti nel vuoto e non presi in debita consi-derazione dagli uffici competenti e autorità p r e p o s t e … ” P a r o l e datate 26 gennaio.In risposta, il 18 febbraio, il responsabile del servi-zio ing. Rosa Belfiore e il consigliere delegato ai lavori pubblici ing. Dona-to Ammirabile risponde-vano dando ragione ai cittadini, giustificandosi che non si era potuto operare poiché vi erano limiti di spesa dovuti allo sforamento del patto di stabilità. Ma ormai era

improrogabile intervenire. L'amministrazione comunale ha previsto l'intervento denomina-to “Fasano-sistemazione arredo urbano delle arterie principali”, in cui è compreso l'ultimo tratto del corso. Entro fine aprile al massimo è prevista l'approva-zione.Tempistica eccezionale. 26 gennaio la richiesta, 18 feb-braio la risposta, intervento previsto entro fine aprile. Pecca-to che l'anno in questione di queste missive non sia il 2012 bensì il 2010. A voi il commento. Che dite, ci hanno preso in giro per due anni?

Gianluca Monopoli

Page 5: IL MENANTE NUMERO DI APRILE 2012

pag. 5aprile 2012

L'amico Davide, candidato alle elezioni comunali in una lista civica, mi racconta che, dopo aver suonato a un campanello, si è sentito dire “Siamo cattoli-ci, andate via Testimoni di Geo-va”. Di risposta il mio amico ha spiegato che si trattava di un candidato alle elezioni ma non gli è andata meglio, visto che la signora ha opposto un “I politi-ci sono tutti ladri”. Il mio amico non è uno che si perda d'animo facilmente ed è anche un otti-mo imbonitore, per cui ha rilan-ciato dicendole “Ha ragione, difatti noi non siamo un partito, ma un movimento civico fatto di gente perbene che è venuta a chiederle il voto”. La sorpresa è stata che a quel punto la signo-ra ha tirato fuori il classico coni-glio dal cilindro: “Non posso, devo votare al Dott. *****”, facendo il nome di un politico da anni in consiglio comunale. L'indomito candidato della for-mazione civica pensava di aver gioco facile riportandola alla coerenza: “Ma se ha appena detto che i politici sono tutti ladri”. A corto di argomentazio-ni la signora è andata per le vie brevi: “Giovanotto, mo' chiamo mio marito e ti faccio fare un frecatone di mazzate!”. Davide mi racconta divertito l'episodio ma poi mi chiede: “Secondo te, dove ho sbagliato?”.Proverò a rispondere in seguito

a Davide. Ma intanto mi piace-rebbe rispondere alla sua inter-locutrice. E le direi che, cattolici o meno, ritengo che tutti noi possiamo essere più gentili nei confronti di chi suona alla nostra porta, anche nei con-fronti dei Testimoni di Geova. Quando vengono a casa mia, di solito gli offro un caffè, poi gli spiego come la penso e vanno via senza avermi convertito e senza essersi convertiti. Vorrei poi provare a spiegare alla signora (ma un po' anche a Davi-de) che non è detto che i politici siano per forza ladri e soprat-tutto che non sono tutti uguali. Sarebbe un compito gravoso e non sono neanche certo di volerlo fare veramente. Però mi piace battermi per le cause perse in partenza. Allora direi che è certamente vero che a contatto col vile denaro è facile che ci si sporchi le mani, ma ciò non è obbligatorio e comunque non è normale che ci si faccia l'abitudine. I casi recenti dei tesorieri della Lega Nord e dell'ex Margherita, che maneg-giavano soldi con eccessiva disinvoltura, intascando perso-nalmente risorse del partito, secondo le segreterie politiche sono indicativi del fatto che manchino i controlli. A mio avvi-so indicano che i soldi erogati ai partiti sono troppi, al punto che, se uno fa sparire 13 milioni

d i e u r o , non se ne

accorge nessu-n o . A l t r o c h e

aumentare i con-trolli: bisogna dimi-nuire i soldi. Allora che faccio, do ragione alla signora? Forse sì, forse la signora ha ragione. Episodi c o m e q u e l l o dell'ex ministro Scajola, che ipotiz-za che qualcuno gli

abbia pagato l'appartamento a sua insaputa, sono degni del miglior cabaret. Se poi anche la casa del Senatore Bossi è stata ristrutturata a sua insaputa, ci si deve chiedere se siamo in pre-senza di una specie di benefat-tore seriale dei politici, per di più particolarmente discreto al punto da voler restare anoni-mo. E dal vorticoso intreccio di affari e sesso che dall'impren-ditore (?) pugliese Tarantini, giungeva a Berlusconi passan-do per Frisullo, non giunge forse il sentore che in quel gigantesco troiaio ci sguazzas-sero tutti? Sì, il sentore c'è. E a poco valgono i richiami ai rischi dell'antipolitica, servono i buoni esempi. Un tempo Grillo diceva, noi smetteremmo di chiamare ladri i politici se loro smettessero di rubare. Poi anche lui si mise in politica e il massimo che fu capace di argo-mentare fu che i politici hanno la prostata, che Vendola è gay, che le tasse sono alte e, appun-to, che i politici rubano. Forse meritiamo di più. Forse proprio l'esempio di Vendola, che manda via gli assessori di dub-bia moralità (impostigli dai par-titi) e i funzionari ambigui, può essere di qualche aiuto. Certo adesso sta subendo gli schizzi di fango delle inchieste, ma rile-vare che è accusato di aver for-nito al miglior specialista pugliese l'opportunità di dirige-re un'importante struttura sani-taria, senza aver chiesto nulla in cambio e sapendo benissimo

che si trattava di un elettore del centrodestra, fa supporre che ne uscirà ancora una volta puli-to. Ma c'è dell'altro che mi fa dire che i politici non sono necessariamente tutti uguali. C'è la voglia di mettersi in gioco di numerosi giovani e meno gio-vani che si candidano alle ele-zioni locali. Certamente alcuni di loro si candideranno perché speranzosi di ricavarne qualche privilegio, ma altri lo fanno in maniera disinteressata, convin-ti di poter fare qualcosa di buono per il proprio paese e per i propri concittadini, proprio perché delusi dagli esempi rice-vuti negli ultimi tempi. Qui sta la grande risorsa della democra-zia: nella possibilità di premiare una nuova leva di aspiranti poli-tici e mandare a casa quelli che hanno dato cattiva prova di se. Dunque, non credo che Davide abbia sbagliato niente. Forse sbaglia la signora, non nel defi-nire i politici ladri, ma nel conti-nuare a votarli invece di sce-glierne dei nuovi. O forse è pro-prio tutto giusto così. In fondo gli eletti rappresentano gli elet-tori. Se si continuano ad elegge-re dei politici dal profilo etico così compromesso, non sarà che forse è così compromesso a n c h e i l p r o f i l o e t i c o dell'elettorato? Perché preten-dere una classe politica miglio-re della popolazione che la eleg-ge? Eppure, tra i 308 candidati alle elezioni comunali, qualcu-no degno di stima e di fiducia deve pur esserci. A questi qual-cuno sono affidate le speranze di una democrazia che ha l'assoluto bisogno di rinnovar-si.

Francesco Vergine

E poi ti dicono "Tutti sono ugua-li, tutti rubano alla stessa manie-ra".Ma è solo un modo per convin-certi a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.

Francesco De Gregori

TUTTI LADRI, FORSE

Page 6: IL MENANTE NUMERO DI APRILE 2012

pag. 6 aprile 2012

GESTIONE DEGLI SPAZI PUBBLICITARIIl Comune di Fasano ha sotto-scritto in marzo una convenzio-ne per l'installazione di impian-ti pubblicitari e la fornitura di targhe toponomastiche con una azienda di Capurso, la ”Pubblieffe Italia di Felice Fer-rante & C. s.a.s” specializzata nel settore della pubblicità esterna, della segnaletica stra-dale e dell'arredo urbano. La “Pubblieffe” gestirà 327 nuovi impianti, dovrà monitorare e rilevare gli impianti pubblicitari abusivi, li dovrà rimuovere (assieme a quelli obsoleti) e in più “regalerà” al Comune le targhe per le nuove vie e piazze già individuate. Le prime tar-ghe saranno “svelate” nelle settimane precedenti le elezio-ni.Nobile l'obiettivo, poiché si sta in un limbo poco trasparente in cui, come spesso accade, cia-scun operatore si è visto costretto ad "arrangiarsi". Una carenza in un processo di inte-resse pubblico ed economico colmata con la convenzione che – così sembra - è gratuita per il Comune. La Pubblieffe donerà anche 327 targhe per la toponomastica. Queste, però, verranno installate solo quan-do se ne presentasse l'occasio-ne. Per ora la ditta di Capurso ne fornirà 25 per vie e piazze la cui intitolazione è stata già decisa dall'Amministrazione comunale. L'intento del Sinda-co è stato di sicuro quello di evitare il proliferare di impianti irregolari, disseminati scriteria-tamente in tutta Fasano. Alcuni fenomeni sono stati ai limiti della legalità ed è per questo che l'Amministrazione Comu-nale prova a dare prova di esem-plarità e credibilità nelle gestio-ne di queste procedure. Gli effetti negativi derivanti dalla mancanza di una convenzione potevano portare ad un ulte-riore proliferare di abusi, alla pericolosità di alcuni cartelloni e alla mancanza di un introito per le casse comunali. Per que-ste pubblicità ci sono imposte

comunali e, poiché vige il "vuo-to per pieno", ogni agenzia che gestisce uno spazio pubblicita-rio deve pagare anche se non utilizza lo stesso spazio. L'intero progetto è stato possi-bile grazie ad una proposta che la ditta ha presentato al Comu-ne e che, dopo il vaglio e il riscontro positivo del sindaco, è comunque stata sottoposta all’attenzione dei dirigenti comunali alle Risorse, alla Poli-zia municipale e agli Affari gene-rali, nonché, relativamente al monitoraggio delle aree previ-ste per l'installazione degli impianti, al vicecomandante dei Vigili urbani con la “regia” tecnico-procedurale del Segre-tario generale del Comune.Il Comune introiterà, a corri-spettivo, il 10% dei ricavi annui dell'incasso della pubblicità che Pubblieffe riuscirà a racco-gliere, in più le tasse di affissio-ne. Fin qui nulla da obiettare sulla liceità della convenzione. Ma ci sono dei punti che non convincono.Forse troppa fretta per una convenzione quinquennale. Si poteva aspettare qualche mese e lasciar decidere al nuovo sindaco. Nel caso di riconferma, l'attuale sindaco avrebbe avuto già tutti i pareri positivi dai dipendenti interpel-lati e poteva, senza perder tempo, partire immediatamen-te con la convenzione. 327 spazi, forse, appaiono trop-pi e poco appetibili per chi li volesse utilizzare. In un regime quasi monopolistico, poi, sarebbe sembrato più oppor-tuno chiedere una percentuale maggiore sugli introiti. Un buon amministratore deve anche pensare alle casse comu-nali che languono.La Pubblieffe, comunque, ha avuto rapporti conflittuali con altri Comuni per appalti simili: “Da quasi due anni, dopo il buco lasciato da Pubblieffe, il Comune di Treviso sta tentando di arran-giarsi, cercando da sè gli acqui-renti per le decine di spazi pub-

blicitari seminati sul territorio. Gli affari vanno? Non male. Ma l'attenzione per i cartelloni non ha discosto i segugi del comune dal problema numero uno: recu-perare il credito da 240 mila euro. Tanto vale infatti l'am-manco seguito al ritiro di Pub-blieffe dall'incarico di gestore degli spazi pubblicitari del capo-luogo. Per portare a casa il teso-retto (utilissimo in tempi di crisi di bilancio) Ca'Sugana ha mosso i legali del'avvocatura ma dopo i ripetuti solleciti è stata costret-ta ad allargare il suo terreno di caccia. Pubblieffe infatti fa pian-ta stabile a Bari, in Puglia. È da lì che nel corso degli ultimi mesi sono arrivati continui (ma picco-li) versamenti nelle casse del Comune.L'amministrazione, seppur a denti stretti, fino ad oggi ha accettato la dilazione dei crediti

in base al motto «meglio poco che niente», ma quando Pub-blieffe ha smesso di versare anche quel poco, è andata su tutte le furie. L'ultimo versa-mento è del 17 ottobre 2011. Poi Pubblieffe ha chiuso i ponti e le comunicazioni con Treviso. La reazione? Si è fatta attendere, ma alla fine è arrivata. Il Comune ha deciso di assoldare un avvo-cato per riscuotere i crediti direttamente in loco, davanti al Tribunale di Bari. In ballo 240.303 euro. “(la Tribuna di Treviso, 8 aprile 2012)Siamo certi che sia stata scelta l'azienda migliore per gestire tale convenzione?Avviare una gara per la gestio-ne di un servizio così rilevante non sarebbe stata miglior cosa?

G.M.

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Page 7: IL MENANTE NUMERO DI APRILE 2012

pag. 7

SCOPA E PALETTA

aprile 2012

Fatti non foste a viver come bruti… Dante terminava la frase spronando, per bocca di Ulisse, a seguire virtute e canoscenza. Un principio universale per una condotta di vita che possa dirsi realmente appagante. Non sempre è così. Anzi, il più delle volte, arrivano certi indirizzi tesi piuttosto a svilire quel sano desiderio di coltivare la cono-scenza. Basta abituarsi all'idea di non pensare e il gioco è fatto. Basta immedesimarsi nel ruolo di meri esecutori di disegni stra-tegici da altri confezionati per rendersi succubi. Talora accade che si è addirittura pagati per assumere questo ruolo e talal-tra che si riceve persino un pre-mio per tanta sudditanza. La filosofia alla base di questo modo di agire è ben delineata: rendere oscuro ciò che dovreb-be essere trasparente. La gara per la gestione del servizio di igiene urbana per il Comune di Fasano è un chiaro esempio di tutto ciò. Si è reso “necessario” l'intervento non solo della Giun-ta comunale per definire i criteri di aggiudicazione, ma addirittu-ra di un esperto in materia che, alla modica cifra di diecimila euro, ha fornito il suo apporto perché l'appalto venisse bandi-to. Segno questo che la struttu-ra burocratica non è in grado, oppure – questa potrebbe esse-re un'altra interpretazione di tutto rispetto – possiede le capa-cità, ma viene limitata dalla poli-tica nel loro esercizio. I toni potrebbero diventare ancora più accesi se solo si facesse attenzione a ciò che accade nei comuni più vicini e soprattutto a ciò che stabilisce la legge. La Giunta stessa, del resto, aveva invitato il dirigente competente a fare riferimento alle realtà viciniori, ma evidentemente si è scelta una strada diversa. Il cri-terio di aggiudicazione prescel-to per l'affidamento del servizio è stato individuato nell'offerta economicamente più vantag-giosa: un progetto ed un'offerta economica da valutarsi da parte di una commissione tecnica. Una cattiva scuola di pensiero

insegnava che, se era già noto o individuato il nome del vincito-re, quello dell'offerta economi-camente più vantaggiosa era il criterio migliore. Bastava infatti che la commissione “gonfiasse” il punteggio del progetto pre-sentato dal concorrente prede-stinato alla vittoria ed il gioco era fatto; l'offerta al ribasso del concorrente, penalizzato inve-ce al momento della valutazio-ne della proposta progettuale, avrebbe reso il predestinato inattaccabile, incoronandolo appaltatore in pectore. Solo a pensare a simili azioni, vien la pelle d'oca, svilire le regole del diritto per asservirle a oscuri giochi di potere contrasta con i più elementari dei principi costi-tuzionali. Eppure, non si parla di fantascienza, ma di fatti real-mente accaduti, di processi pendenti, di reati a danno della pubblica amministrazione. La politica spesso si avvale della burocrazia per perseguire i pro-pri fini e la struttura- in dispregio al suo nome - crolla come un castello di sabbia preso a calci da un bambino. La politica a Fasano disegna i criteri di aggiu-dicazione e la burocrazia li ripro-duce pedissequamente negli atti di gara. Nell'ultimo Consi-glio comunale, la proposta pre-sentata dall'opposizione di “rivedere” il quadro che la Giun-ta aveva confezionato per l'affi-damento del servizio di igiene urbana era stata collocata mise-ramente al l 'ult imo punto all'ordine del giorno, il che equi-valeva ad una sola condanna: passare nel dimenticatoio e proseguire a vele spiegate verso ciò che una maggioranza pure traballante aveva deciso. Sono questi dunque i criteri, stando agli atti di cui le forze di opposi-zione hanno chiesto l'annulla-mento, di cui dovrebbe avvaler-si la commissione giudicatrice per l'affidamento del servizio di igiene urbana: 70 punti per l'offerta tecnica che valuterà la soluzione progettuale e l'orga-nizzazione del servizio, la quali-tà del monitoraggio, il progetto di comunicazione per il raggiun-

gimento degli obblighi di raccol-ta differenziata ed eventuali proposte migliorative rispetto a quelle previste nel capitolato speciale. 30 punti, invece, per la valutazione dell'offerta econo-mica, da effettuarsi con l'ausilio di una proporzione matematica. Un po' come dire alla commis-sione: “Fate vobis”; definire discrezionali questi criteri è un eufemismo e definire gli atti del Comune un tantino carenti è anch'esso un eufemismo. Forse voluto? Al comune di Monopoli, vicino a quello di Fasano per una miriade di aspetti, ivi incluse le caratteristiche del territorio, la gara è stata “strutturata” con dovizia di particolari; prova ne sia il dettaglio estremo dei crite-ri di valutazione delle proposte progettuali dei concorrenti. Nel bando di gara della città di Monopoli si legge, “l'offerta sarà valutata con il sistema aggregativo compensatore; gli elementi di valutazione dell'of-ferta, i relativi pesi ponderali, i sub elementi di valutazione, con i sub pesi ponderali sono preci-sati nell'apposita tabella”. A Monopoli, insomma, tutti i crite-ri di valutazione vengono resi noti già nel bando di gara, come la legge prevede. A Fasano, uno dei criteri di valutazione preve-de l'attribuzione di un punteg-gio (definito solo nella sua misu-ra massima ) per le ore annue di impiego dei mezzi, il Comune di Monopoli attribuisce, invece, un peso diverso anche all'anzianità del mezzo stesso, prevedendo

addirittura l'esclusione del con-corrente che offra mezzi di età superiore a 48 mesi. Segno di un governo cittadino interessato ad una gestione efficiente del servizio di igiene urbana. Per non parlare poi del fantomatico progetto di comunicazione per la raccolta differenziata; al Comune di Monopoli la comuni-cazione è oggetto di valutazio-ne insieme alla struttura orga-nizzativa e logistica del concor-rente, con un punteggio massi-mo di tre punti. A Fasano, la sola comunicazione sarà valutata fino a dieci punti, senza che dal bando possa desumersi a quale tipo di attività il Comune inten-da riferirsi. L'impressione finale che deriva, anche a chi non è esperto in materia, è che esisto-no realtà in cui l'affidamento dei servizi è improntato a regole precise tese al perseguimento delle esigenze della collettività, al conseguimento dei risultati ed al contenimento della spesa. A Fasano, l'impressione che si ricava è che per pulire le strade basta accontentarsi di scopa e paletta e, se per caso la sporci-zia non dovesse andare via, basta riporla sotto il tappeto. La fretta di approvare il bando e di pubblicarlo mentre l'Ammini-strazione è in scadenza e sorda ad ogni tipo di richiamo e di col-loquio con le forze dell'opposi-zione presta il fianco a seri dubbi e induce a ritenere che, anche questa volta, la fretta farà figli ciechi

a.c

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pag. 8

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aprile 2012

Tra gli atti amministrativi parto-rite dal Comune di Fasano ci ha incuriositi proprio uno, datato 31/12/2010, determina dirigen-ziale n. 286. Strano il gran nume-ro degli atti nati l'ultimo dell'anno! La 286 vede il Comu-ne di Fasano compartecipante al progetto “Ci sono anch'io” con uno stanziamento comples-sivo di € 11.600,00 individuati nell'allora corrente bilancio di previsione. Il progetto è stato p r e s e n t a t o i l 1 0 . 1 2 . 2 0 1 0 dall'Amministratore Unico della Società Cooperativa Sociale Onlus Colorando la Vita ed è fina-lizzato a limitare il disagio socia-le e a favorire l'integrazione sociale di minori svantaggiati. La durata complessiva del pro-getto era prevista in sei mesi, da dicembre 2010 a maggio 2011 e l'importo impegnato doveva essere liquidato in tre tranche: € 3.480,00 in sede di avvio delle attività, € 3.480,00 in fase di svol-gimento delle attività (marzo 2011) e € 4.640,00 a conclusione delle attività (maggio 2011) pre-via relazione finale di carattere illustrativo.Tanti aspetti sembrano non qua-drare, dalla velocità in cui il Comune ha “sposato” il proget-to, partito tuttavia con molto

ritardo il 14 Aprile 2011. Nono-stante tutto ciò, il Comune ha riconfermato quanto stanziato ed ha anche prorogato la durata del progetto, ancora oggi in essere, prevedendo l'esborso di ulteriori 4000 euro Tra le deter-mine comunali leggiamo anche che “… il progetto vede costan-temente interessati 15-20 mino-ri”. Si vuole forse giustificare i pagamenti da liquidare alla coo-perativa? Oggi, in realtà, non ci sono che 10 bambini impegnati nelle attività previste. “Ci sono anch'io”, rivisto e aggiornato dato lo slittamento della sua partenza, ha poi subito un'interruzione estiva(breve!!!) ed è ripartito il 20 settembre in coincidenza con la riapertura delle scuole. Il progetto si è svol-to e si svolge nei locali al piano terra del Centro Niat con sede in Via Mignozzi a Fasano. Questa locazione è stata, per così dire, “la croce e delizia” del proget-to. Nei primi mesi, fin quando il Servizio Niat della ASI Br era in Via Mignozzi (i locali di Scanzos-sa erano in manutenzione), pare aver funzionato alla gran-de. Pochi mesi con l'affluenza prevista, tanti i bambini che usu-fruivano dei servizi della coope-rativa dopo aver fatto terapia

presso la ASI Br. Forse questa sinergia, terapia presso il Centro e gioco al piano inferiore con gli operatori della cooperativa, dava lustro e importanza al pro-getto. Nel momento in cui il ser-vizio Niat si è ritrasferito a Scan-zossa il progetto ha avuto un calo. In estate, il periodo più pro-pizio per questo tipo di progetti, è stato interrotto. A settembre, con la ripresa della scuola, i bam-bini sono diminuiti. Gli impegni scolastici e l'impossibilità dei genitori nell'accompagnarli in via Mignozzi (il servizio traspor-to comunale è previsto solo per i bambini che usufruiscono delle terapie dell'Asl a Scanzossa) ha prodotto un prevedibile calo. Anche le operatrici sono dimi-nuite, ma per il Comune va tutto va bene: “…il progetto, così come dettagliato in sede di pre-sentazione, è stato svolto per tre giorni settimanali in orari pome-ridiani e ha visto la assidua e costante partecipazione di 15/20 minori ed è attualmente ancora attivo riscuotendo un alto grado di gradimento sia per i risultati raggiunti con dei minori disabili del territorio di Fasano seguito e segnalati dal servizio Niat dell'ASL Br”. Forse non ha riscos-so un alto gradimento (se non in

una fase iniziale) visto che oggi i bambini sono la metà di quelli previsti. Ma per il Comune, giova ripeterlo, va tutto bene, nonostante la partenza in ritar-do, il numero dei minori coinvol-ti dimezzato, le operatrici, pare, con problemi di stipendio (sti-pendi regolari e adeguati solo a inizio progetto) che oggi lavora-no quasi come volontarie. Eppur il Comune elargisce ugualmente quanto pattuito. Viene in mente il periodo in cui servizi simili erano organizzati dalla stessa Asl in convenzione con il Comune di Fasano. Assi-stenti sociali e psicologi in siner-gia con le animatrici, il tutto a costi contenuti. Ma i progetti, di sicuro ben organizzati come quello della Società Cooperati-va Sociale Onlus Colorando la Vita, costavano meno e in esta-te avevano il loro picco con deci-ne di bambini che partecipava-no ai laboratori ideati. Quei pro-getti sembrano oggi improponi-bili poiché ritenuti troppo one-rosi, ma è ovvio che una simile giustificazione non risulta per nulla appagante. Le stranezze della vita (quella amministrati-va, si intende)!

G. M.

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DANNO ERARIALE IN VISTA?

È notizia di qualche giorno addietro che il Comune di Fasa-no o, meglio, la gestione ammi-nistrativa negli ultimi anni sia all'attenzione della Corte dei Conti. È circolata infatti l'indi-screzione che la Corte abbia invitato esponenti della Giunta e della Dirigenza comunali a controdedurre circa l'eventua-lità di un danno erariale recato al Comune di Fasano a causa

dell'annosa vicenda del “Lodo Monteco”, il tristemente famo-so debito per il quale la Giunta Di Bari nei primi mesi del suo governo istituì l'addizionale Irpef allo 0.7% (ora ribassata solo allo 0,6% nonostante il debi-to verso la società gestore del servizio di raccolta dei rifiuti urbani sia stato da tempo paga-to). Sembrerebbe essere giun-ta a Palazzo di Città una missiva della Corte dei Conti. Il testo non è noto e non accessibile. L'indagine avviata dal Giudice della Contabilità pubblica riguarderebbe un presunto danno erariale. Il “Lodo Monte-co” è costato ai cittadini fasa-nesi sei milioni di euro. Di que-sta somma, la Corte riterrebbe che circa quattro milioni (i due terzi) non fossero da riconosce-re alla società leccese. Per que-sto la Corte inviterebbe parte della Dirigenza Comunale in ruolo al momento della sotto-scrizione del lodo e i membri dell'attuale Giunta a controde-durre tali argomentazioni: spet-terebbe cioè ora a questi dimo-strare che non c'è stato danno erariale. A questa missiva si aggiunge la constatazione che, oltre ad una proroga del con-tratto con la società Monteco di sei mesi, la dirigenza comu-nale ha provveduto alla pubbli-cazione del bando di gara del servizio d'igiene urbana a pochi

giorni dalle prossime elezioni. Si tratta di un'azione del tutto discutibile. Il servizio di igiene urbana e di raccolta dei rifiuti urbani è un servizio importante per la città. Indire un bando a poche settimane dal voto, e dunque da un eventuale cam-bio di colore politico alla guida della città, impedisce alla futu-ra amministrazione di discutere in consiglio comunale la que-stione e di assumere dunque decisioni anche più economica-mente vantaggiose per il pae-se. Non si spiega così tanta fret-ta per la pubblicazione di un bando, se tra l'altro si aggiunge il rilievo che negli altri comuni limitrofi lo stesso servizio costa meno alle casse comunali. Il bando inoltre, tra le varie previ-sioni, conferma gli oneri di discarica a carico del Comune e

non prevede la corresponsabili-tà dell'impresa per le percen-tuali e le soglie previste dalla legge regionale. Sicuramente dunque la scelta è del tutto discutibile. Non si vuole ergersi a giudici. Ma la pubblicazione del bando poteva essere rinvia-ta per consentire ai futuri ammi-nistratori di valutare meglio e con tranquillità le condizioni da prevedersi nel bando stesso e dunque la migliore modalità di erogazione del servizio alla Cit-tà. Una scelta dunque alquanto poco trasparente. La Corte dei Conti continuerà le sue indagini sulla “vicenda Monteco”. Resta però l'amarezza per una gestione amministrativa, alle porte di un nuovo ciclo ammini-strativo, ancora arrogante.

Francesca Radesco

aprile 2012

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OPERAI MONNA DE'LIZIA, LA LOTTA CONTINUA

Continua l'epopea dei lavoratori di Monna De'Lizia. Giunti a quasi un mese di sciopero continuato, pare non abbiano intenzione di cedere. Ricorderete la vicenda degli operai del pastificio fasa-nese di proprietà del cegliese Rocco Cavallo. Senza stipendio ormai da dicembre, attendono ancora il pagamento di numero-se mensilità aggiuntive (tredice-sima e quattordicesima) e alcuni di loro attendono dal 2006 il saldo del Trattamento di Fine Rapporto, dovuto dalla prece-dente proprietà, di cui Cavallo doveva farsi carico, come previ-sto dal contratto d'acquisto.Dopo numerose rimostranze da parte dei dipendenti e innume-revoli tentativi di conciliazione da parte del sindacato di catego-ria della CGIL, il focoso imprendi-tore messapico giungeva ad intimare il licenziamento ad alcuni dipendenti e avvisando gli altri che, per chi avesse voluto continuare a lavorare, le condi-zioni sarebbero state solo quel-le dettate da lui, altrimenti, liberi di andarsene. Gli operai l'hanno preso in parola e hanno deciso, poiché lavorare senza stipendio non gli andava più, di iniziare uno sciopero ad oltranza, per ottenere il saldo degli arretrati e, ovviamente, il reintegro dei lavoratori licenziati. Il signor Rocco Cavallo da Ceglie, tuttavia, pare non voler ascoltare ragioni. I tentativi di accordo, proposti dalla FLAI CGIL, sono stati respinti. Di

contro, il titolare ha proposto acconti di importo talmente esiguo (talvolta 200 euro, talvol-ta 500 euro) da offendere i lavoratori che, nel frattempo, hanno accumulato bollette insolute e debiti coi parenti. Ai lavoratori in lotta giunge spesso la solidarietà dei concittadini: di tanto in tanto il volontariato vincenziano porta provviste, chi può si ferma e incoraggia gli operai a resistere, sotto i nostri occhi è arrivata una sfornata di focaccia offerta da un panificio locale, la Caritas pare abbia stanziato una somma. I dipen-denti di Auto3 hanno proposto di autotassarsi, in favore dei lavoratori di MDL, per un impor-to equivalente a mezz'ora di lavoro e il titolare ha garantito di integrare con una cifra di pari importo. Nei prossimi giorni l'iniziativa si estenderà ad altre aziende. A fronte della solidarietà dei cittadini, non corrisponde ugua-le attenzione da parte delle istituzioni comunali. Pare che la situazione dei lavoratori non riguardi il primo cittadino, alle prese con la campagna elettora-le. L'antivigilia di Pasqua, inve-ce, è arr ivata ai cancel l i dell'Azienda la visita del Senato-re Nicola Latorre, accompagna-to dall'Onorevole Massimo D'Alema. Il Senatore, ascoltate le ragioni dei lavoratori, si è dato disponibile a tentare di interlo-quire col signor Cavallo per ipotizzare una soluzione alla

vicenda. Per tutta risposta, la proprietà messapica ha rifiutato l'incontro e, in un proprio comu-nicato ha affermato con una certa arroganza: “Non riesco a comprendere il ruolo di noti esponenti politici nazionali che hanno sobillato gli animi dei lavoratori”. In quello che, ai più, appare un vero e proprio delirio di onnipotenza, Cavallo accusa i lavoratori di danneggiare l'immagine dell'azienda e li denuncia ripetutamente. Le forze dell'ordine, puntualmen-te, rilevano l'assoluta correttez-za dei lavoratori e tornano in caserma. Tra le varie minacce di Cavallo, c'è perfino quella di un esposto a Susanna Camusso per stigmatizzare il comportamen-to scorretto della CGIL locale. Uno degli ultimi episodi si è avuto quando la proprietà attendeva un importante clien-

te francese. I lavoratori hanno intonato un coro con cui si riba-diva la prosecuzione dello scio-pero: “non la facciamo, la pasta non la facciamo”. Il cliente fran-cese, visto che in azienda erano presenti appena una decina di crumiri, insufficienti a garantire la produzione richiesta, è anda-to via in attesa che l'azienda risolvesse il conflitto coi dipen-denti e il signor Cavallo ha pen-s a t o b e n e d i i n o l t r a r e l'ennesima denuncia.Nel frattempo aumenta la pila di bollette inevase dalle famiglie dei lavoratori e accantonate presso la sede locale della CGIL: acqua, luce, gas, canone TV, tutte cifre destinate ad aumen-tare a causa degli interessi di mora e delle sanzioni. Ma la dignità di questi operai, autenti-ci eroi moderni, è tale che, quan-do gli chiedi come fanno a tirare avanti, ti rispondono che “Ci siamo abituati, grazie al signor Cavallo sono mesi che siamo costretti ad andare avanti così, per questo non ci arrendere-mo”. E riappiccicano di nuovo ai cancelli un cartello che recita “Articolo 36 della Costituzione Italiana: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzio-nata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso suffi-ciente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”. Ringraziamo gli operai di Monna De'Lizia per avercelo ricordato. Chi può, passi a ringraziarli di persona.

F. V.

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PREVENZIONE ALLA SICUREZZA STRADALE

“DA VINCI” IN PRIMA LINEAUna due giorni produttiva e di grande risultato, quella orga-nizzata dal liceo “da Vinci” gli scorsi 14 e 15 aprile in tema di sicurezza stradale. Molto spesso, la retorica della pre-venzione diviene inutile teatro di ovvietà, finendo per perde-re di valore e di effetto, soprat-tutto quando si parla di giova-ni. Questa volta, invece, c'è da scommettere che i ragazzi che hanno partecipato al progetto del “da Vinci” abbiano fissato bene a mente quanto visto e quanto ascoltato. Ma andia-mo con ordine. Sabato 14 aprile, all'audito-rium del Liceo Scientifico fasa-nese, si è tenuto un convegno-lezione che ha visto la parteci-pazione degli studenti del quarto anno. Ad intervenire sono stati Antonio Coladona-to, giornalista di vivilastrada-.it, associazione putignanese con cui l'Istituto collabora da anni, il dottor Pierfrancesco Di Masi, rianimatore dell'ospe-dale scientifico “De Bellis” di Castellana Grotte, la psicologa Maria Teresa Angelillo della “Fondazione Risvegli”, e il giornalista Patrizio Pulvento di “Radio Puglia”. L'occasione ha catalizzato le attenzioni dei presenti proprio perché si è

cercato fondamentalmente di abbattere l'apparente muro di invincibilità di cui l'adolescen-te si sente circondato. Tutto questo è stato raggiunto con la promozione di filmati molto forti e taglienti, nonché con delle testimonianze dirette che bene hanno reso l'idea di quanto sia sottile il confine tra una tranquilla giovinezza e la tragedia di un trauma strada-le. Il dottor Di Masi ha reso partecipe la platea delle sue

esperienze da medico, vissute nel tentativo di riportare lad-dove possibile la normalità nella vita dei ragazzi politrau-matizzati o di educare la fami-glia nell'assistenza ai casi gra-vi. Parimenti, la psicologa Maria Teresa Angelillo ha rias-sunto la dimensione umana e adolescenziale del fenomeno, discutendo della aumentata tendenza all'assunzione di alcolici tra i più giovani, dell'esperienza del coma, del valore del rispetto per la vita. Al termine, vi è anche stato spazio per la testimonianza diretta di Mario Bruno e Piero Console, entrambe vittime di incidente stradale e delle forti conseguenze di un evento così traumatico sulla loro vita, dal punto di vista fisico e psicolo-gico. Il giorno dopo, in Piazza Ciaia, è stata invece la volta della “Giornata di sensibilizza-zione alla sicurezza stradale”. Un'iniziativa dimostrativa, soprattutto: con l'aiuto dei mezzi delle forze dell'ordine sono stati resi esempi delle attività che ogni giorno vengo-

no svolte in tema di sicurezza stradale. Polizia stradale e municipale, Polizia di Stato, Croce rossa, 118, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, la società “Sicurezza e Ambien-te”, tutte impegnate nel dare il proprio contributo affinchè i ragazzi presenti avessero un'idea concreta del lavoro svolto per tutelare il rispetto delle regole e della vita innan-zitutto. Ad avvalorare la gior-nata, vi è stata anche la pre-senza del pullman didattico “Azzuro” inviato dalla Polizia di Stato da Cesena. La profes-soressa Mimma Liuzzi, coordi-natrice dell'evento assieme alle altre associazioni interve-nute, come l'Aguvs di Katia Schiavone, “vivilastrada.it”, “Calliope” e la Protezione civile, ha sottolineato la forte riuscita della manifestazione ringraziando i protagonisti degli sforzi profusi per fornire un esempio concreto, tangibi-le, e soprattutto efficace di prevenzione in tema di sicu-rezza stradale.

Fabio Cofano

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ZOCCOLAMENTI

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Insomma, apro a chiudo questa pagina del computer da due giorni e non mi decido a scrive-re l'articolo. Forse il direttore sarà passato a prendere qual-cuna dal parrucchiere. Lei gli avrà detto che in quelle botte-ghe ci sono giornali che hanno lo stesso costo de il Menante ma che tirano un sacco perché trattano di gossip. Così mi ha costretta a scrivere qualcosa sulla notizia fasanese dell'an-no: la città ospita l'equipe della telenovela più longeva del seco-lo (sia di quello attuale sia di quello precedente). Non vedo le telenovele ma fingo di essere interessata, così propongo al direttore di trattare la storia del genere televisivo, magari me la cavo con qualche copia e incolla rubato da Google. Nien-te, il megadirettoregalattico vuole i zoccolamenti. Riesco comunque, grazie a Google, a carpire quale sia la telenovela più longeva del secolo e, con mio sommo stupore, apprendo

che non è né messicana, né brasiliana, tantomeno domini-cana. Ricordo che quando andai a Cuba, per seguire le norme igienico-sanitarie, mi esentai, in maniera osservante, dal bere acqua. Mi dedicai alla forsennata conoscenza dei tipici cocktail, volendo rivivere le atmosfere di Hemingway, ma ho trascurato il piccolo par-ticolare che il ghiaccio fosse fatto di acqua, così finii all'ospedale di Santiago e sic-come ero un'inviata de il Menante, mi trattarono bene. Mi coccolarono con digiuno e astinenza da superalcolici, met-tendomi però la televisione in corsia. Fu in quell'occasione che mi feci un'approssimativa cultura di telenovele, sottoli-neo approssimativa non per-ché voglia fare la snob, ma per via della lingua un pochino dif-ferente dal fasanese. Le infer-miere piangevano mentre m' iniettavano penic i l l ina nell'ago canula, volevo credere

che fosse per solidarietà nei miei confronti, invece era per-ché Mariana era stata lasciata dal marito per la sessantanove-sima volta, il numero suppongo fosse d'importanza coniugale estrema. Mariana mi ricorda anche un'altra storia. Quando frequentavo le scuole medie all'oratorio, all'uscita percorre-vo sempre la stessa strada, dove delle donne amavano parlare di zoccolamenti, così conoscevo tutti i fatti della stra-da pur ignorando le facce dei suoi abitanti. Quando poi arri-vava il mese di maggio, i matri-moni fioccavano come neve d'inverno sulla Sila. Allora dalle finestre si sentivano anche gru-gniti di uomini che chiedevano alle proprie mogli, quanto dove-vano mettere nella busta e quanti soldi avrebbe dovuto sborsare per comprare un vestito buono ai propri figli che quel giorno avrebbero zangu-lato di sugo. Scusatemi, ai matrimoni non si chiama sugo,

ma intingolo. Questo succede-va quando ero ragazza. Ora, col passare degli anni le famiglie si sono allargate e pure i zangula-menti. Prima c'erano due geni-tori che avevano tanti figli, ora, in media, in una famiglia c'è un paio di pargoli che ha tanti geni-tori, per non parlare quindi dei nonni. Sotto i balconi, mentre le loro madri gridano di rientra-re a casa perché la pasta si sta scucinando, i ragazzi si scam-biano le foto degli album di famiglia, come se fossero quel-le dell'album delle figurine dei calciatori. Questo succede tra i maschietti, tra le femminucce il paragone è quello dell'album di Barbie, o delle veline. Tanto è la stessa cosa. Se le realtà familia-ri si sono modificate, allargate fino all'obesità delle famiglie americane, ora capisco perché la soap opera più longeva del

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secolo sia di produzione statu-nitense. Parliamo di “Beauti-ful”. Era il lontano 23 marzo del 1987 e la CBS mandò in onda la prima puntata di una serie di racconti che s'intrecciavano tra di loro noncuranti dei disastri che possa provocare l'endoga-mia. Molti iniziarono a seguirla, magari in buona fede, non pen-sando che la cosa si potesse trascinare oltre un annetto, a essere ottimisti anche un seme-stre. La genialità la ebbe Tele-norba che iniziava a mandare in onda più soap opera, per poi troncarle quando perdevano ascolto, tanto non se ne sareb-be accorto nessuno. Com'è finita la storia di Mariana? Nien-te, azz'cchè ì murè. Ridge e Bro-oke ancora resistono, dopo

riesumazioni, tradimenti, doni dell'ubiquità, figli nati morti e poi resuscitati, oggi arrivano a Fasano. Insomma, dire che ven-gano a Fasano è una parola grossa. Sono ospiti di Borgo Egnazia. La rinomata Melpi-gnanoland offre ai turisti un'idea di pugliesità, avendo costruito un villaggio turistico per vip, seguendo comunque gli stilemi autoctoni.All'interno è stato allestito un campo da golf: tipico sport fasa-nese, per il quale siamo noti in tutto il mondo. Ma voi ce la vedete l'attrice Katherine Kelly Lang, la rinomata biondona fedifraga, dover far finta di gio-care a golf, durante le riprese, per non zappare troppo con la mazza sul prato all'inglese,

onde evitare che fuoriescano reperti archeologici? Oppure, ce lo vedete l'attore Ronn Moss, con il suo mascellone, ormai miracolo compiuto da odontoiatri di fama mondiale, alle prese con un tarallo al finocchio selvatico? Pare che la produzione della serie televisi-va, abbia anche in programma alcune puntate che toccano l'argomento omosessualità, sedando le polemiche dei gay che l'hanno definita troppo perbenista e che esclude un mondo che ormai vive alla luce del sole. Anche i cleptomani saranno accontentati. La sorel-la psicopatica della suocera a intermittenza della biondona sul campo da golf, più nota come la perfida Stephanie, sof-

frirà di questa patologia. I Mel-pignano sono avvisati, nel caso gli mancasse qualche pirofila in tufo leccese, non è stato il cameriere assunto a tempo determinato o la lavapiatti sta-gionale. Le vicende della fami-glia Forrester, comunque, saranno girate e protette in questo mondo di cartolina. Molti cercheranno in quei gior-ni di curiosare, ma senza riusci-ta. Questo lo so perché, aven-do seguito un'intervista del proprietario del resort a otto virgola nove periodiche stelle, lui stesso afferma che gli ospiti li fa uscire, anche se il residence offre attrattive migliori rispet-to a ciò che lo circonda.

Angela Rubino

IL DOVERE DELLA MEMORIAFinalmente, Fasano rende omaggio alla sua figlia più sfortunata. Da lunedì 23 aprile, una piazza fasanese, quella retrostante la caserma dei vigili urbani, sarà intitolata a Palmina Martinelli. Durante la breve e sentita cerimonia d'intitolazione, alla presenza di una piccola folla commossa, il Sindaco Di Bari ha ricordato con emozione i momenti in cui, giovane medico, accoglieva presso il Pronto Soccorso cittadino il corpo martoriato di una ragazzina arsa dalle fiamme. Il Pubblico Ministero del processo Martinelli, il giudice Nicola Magrone, ha invece rammentato quando interrogò Palmina, agonizzante, che accusava i suoi aguzzini (poi assolti) di averle dato fuoco per ritorsione verso il suo rifiuto di prostituirsi. Proprio le parole di Magrone “se fosse stata figlia di un magistrato, le avrebbero creduto”, spiegano meglio di qualsiasi altra le motivazioni che indussero il circolo di Sinistra Ecologia Libertà, nel 2010, a promuovere con una raccolta di firme l'intitolazione di quella piazza alla giovane fasanese. Il suo rifiuto di fronte alle richieste delinquenziali; il suo non aver ottenuto giustizia, forse anche a causa delle sue condizioni sociali; il suo essere stata due volte vittima, in quanto donna e in quanto giovane; tutto ciò ha fatto in modo che sia il circolo di SEL, sia i giovani studenti raccolti intorno al presidio di Libera, ne abbiano fatto una sorta di icona della Fasano che non si piega all'illegalità. Non è sfuggito all'occhio attento del Dottor Magrone il piccolo miracolo ottenuto dal ricordo di Palmina: “In quale altra città si assiste a una proposta che parte da SEL e viene fatta propria dal sindaco di parte avversa? In questo si può

vedere il segno di una città migliore, che si compatta quando serve”. Insieme al tenero ricordo della piccola Palmina, porteremo anche il ricordo delle parole di Magrone, e quando passeremo sotto quel cartello con la scritta “Largo Palmina Martinelli (1967-1981) giovane vittima di crudele violenza”, proveremo un po' di vergogna per aver fatto parte di una città che non si accorse di quanto avveniva alla sua creatura più fragile, ma proveremo anche, un po', l'orgoglio di far parte di una città che non vuole dimenticare e che nella memoria trova spunti per migliorare.

F.V.

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FORSE NON SAI CHE FASANO CAMBIA COLOREDopo aver pubblicato, il mese scorso, una pagina dedicata alla satira via web nella quale abbiamo intervistato il FaSatiro, giunge alla redazione de il Menante una missiva dai toni minacciosi. Accu-sandoci di aver dato spazio a una satira accomodante nei confron-ti della politica e paventando fantomatiche ritorsioni da parte del popolo vendicatore, ci si lancia la sfida di intervistare anche chi la satira la fa in maniera più mordace. Siccome siamo una redazione molto coraggiosa quando ci si minaccia di querela, ma ce la faccia-mo sotto se minacciati fisicamente, abbiamo quindi accordato un'intervista al curatore di un'altra pagina facebook, segnalataci appunto dall'oscuro latore della lettera minatoria: “Forse non sai che Fasano cambia colore”. Il titolo, che accomuna gli slogan elet-torali dei candidati sindaci Lello Di Bari e Stella Carparelli, è già enunciativo di una visione secondo la quale i due candidati citati sono in realtà due facce della stessa medaglia. Incontriamo l'anonimo interlocutore in un luogo buio. Temiamo per la nostra incolumità, ma per i nostri lettori siamo disposti a correre qualsiasi rischio. Più per rassicurarci sul numero dei potenziali aggressori che per reale interesse, chiediamo subito se anche questa sia una pagina gestita collettivamente o se si tratti di un unico ideatore. Apprendere che dietro il profilo facebook ci sia una sola mente (e neanche in ottime condizioni) ci ras-sicura alquanto e ci induce a porre la prima doman-da.D- Hai voluto questa intervista dopo che abbiamo parlato del successo del FaSatiro. Di la verità: sei invidioso di lui?R- No, perché l'ho stra-battuto. Sono molto meglio di lui.D- A dire la verità, ho visitato la tua pagina e le vignette non mi sono piaciute, ma secondo te quel-la che fai è satira?R- La mia non è solo satira ma anche e soprattutto denuncia. L'uso delle immagini mi consente di inviare un messaggio molto diretto e sintetico per raggiungere la massa.D- Vabbè, la massa, ma se ti leggono quattro gatti. Comunque ti faccio una domanda seria, come scegli i bersagli della tua “satira”?R- Innanzitutto ci sono i bersagli naturali: chi ha il potere. La satira deve colpire il potere, altrimenti è altro. Infatti il FaSatiro non riesce a pubblicare più niente perché contiguo al potere, a me invece chie-dono di fare sempre più vignette. Infatti c'è uno strano fenomeno, quello delle autocandidature. Diversi candidati alle elezioni chiedono di essere sfottuti per avere notorietà. È come se essere oggetto di una caricatura sancisca l'appartenenza alla categoria dei politici veri, che si distingue da chi è in lista per caso. Insomma essere presi in giro è sinonimo di notorietà e quindi molti ci restano male se non li sfotti. Poi c'è il caso di quelli che spifferano maldicenze sui rivali invitandomi a sputtanarli. La cosa bella è che si tratta sempre di politici che chie-dono che si parli male di un candidato della stessa lista. A costoro interessa più colpire gli amici che gli avversari. Purtroppo non ho tempo per star dietro alle richieste e in alcuni casi sono io che non voglio dare risalto a personaggi che non ne meritano.

D- Negli strali che lanci, torna ricorrente il tema dell'ospedale. Sia la scelta dell'argomento che uno stile abbastanza disordinato, ci hanno richiamato alla mente un curioso protagonista della scena pubblica locale, un certo Uccio Laguardia, lo conosci? E non credi che anche lui meriti di essere bersagliato dalla satira, oltre che da una natura maligna?R- Certo, è il mio idolo e punto di riferimento politico. In camera mia ci sono i poster di Che Guevara e di Uccio Laguardia, il Fasan-boy. Il giorno che entrerà in politica vendendosi come gli altri, meriterà di essere colpito anche lui.D- Come avevi richiesto abbiamo rispettato il tuo anonimato. Temi le ritorsioni del potere?R- Sono sempre stato in posizione eretta e così intendo restare, anche perché non ho niente e quindi non possono togliermi nulla. Pensandoci bene, il fatto che non abbia nulla potrebbe essere il frutto delle ritorsioni già subite.Finita l'intervista, il personaggio misterioso si dilegua nell'oscurità. Poi ritorna sui suoi passi e mi chiede: “Ma il FaSatiro l'hai intervistato di persona? Mi dici chi è?”.

F.V.

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pag. 15aprile 2012

LA PRIMAVERA ARABA: UN ANNO DOPONel mese di aprile la città di Lecce ha aperto le porte allo “Yalla Shebab Film Festival”, un evento della durata di cin-que giorni (dal 10 al 15) intera-mente dedicato ai paesi ara-bi, con un focus particolare sulla Primavera Araba: dopo aver partecipato ai vari workshop, sono rimasta affa-scinata dai documentari e dalla realtà presentata in essi, ben diversa da quella che tra-spare dai telegiornali italiani. Anche perché sono ben pochi gli italiani che sono a cono-scenza del fenomeno esploso un anno fa della “Primavera Araba”, e sono ancora meno quelli che continuano a inte-ressarsi a distanza di tempo. Facciamo chiarezza innanzi-tutto: tutto è cominciato i primi mesi del 2011. A seguito del malcontento generale, della povertà e della corruzio-ne a livello politico, la popola-zione ha deciso di ribellarsi al regime dittatoriale che soffo-cava i loro diritti umani e la libertà di espressione. Que-sta serie di moti rivoluzionari, espressi mediante manifesta-zioni e scioperi, è stata (e lo è ancora) denominata: Prima-vera Araba. Una protesta gui-data in maggioranza dai gio-vani che, tramite Facebook e Twitter, organizzavano i radu-

ni nelle piazze. Queste manife-stazioni spesso si tramutavano in scontri diretti con le milizie. Dopo la caduta di alcuni regimi dittatoria-li, prima di Muba-rak in Egitto e poi di Gheddafi in Libia, l'attenzio-ne dei media ita-l i a n i v e r s o i l mondo arabo si è intiepidita pian piano, fino a eclis-sarsi completa-mente.Probabilmente la maggior parte degli italiani avrà pensa-to “tolto il dente, tolto il dolo-re”, ma la realtà è ben diver-sa. Le rivolte non hanno por-tato al cambiamento radicale verso cui si sperava. Un anno è passato, sebbene si siano svolte le elezioni in Tunisia ed Egitto, nonostante vige un governo provvisorio in Libia, la rivoluzione è ancora un sogno: il cammino per i diritti, la libertà e la democrazia sono ancora lungo percorso da calpestare, ma la voglia e il desiderio di cambiamento non si sono fermati. A piazza Tahrir (Al Cairo) continuano le proteste che chiedono alla

giunta militare di lasciare il potere, mentre nuove rivolu-zioni si sono estese a macchia d'olio in altri paesi come il Bah-rain, che attende ancora la libertà. La giornata di chiusura dello Yalla Shebab Film Festival è stata dedicata invece alla memoria di Vittorio Arrigoni, altro eroe pacifista dimenti-cato dai media. L'attivista ita-liano è morto esattamente un anno fa sulla Striscia di Gaza, quando il vento della Prima-vera aveva appena comincia-to a soffiare. Egli, non solo partecipò assieme alla molti-tudine di giovani che si river-sava nelle strade per chiedere

la fine delle divisioni tra i par-titi palestinesi, ma contribuì a diffondere informazioni mediante articoli, blog e radio. Di sicuro informazioni troppo indipendenti e sco-mode, che davano fastidio al governo israeliano. La sera del 14 aprile Vittorio Arrigoni è rapito da terroristi salafiti e dopo poche ore è brutalmen-te ucciso. Nella vicenda sono molti i punti oscuri che i pro-cessi non sono stati in grado di chiarire, mentre lo Stato italiano è sempre rimasto par-zialmente disinteressato a riguardo.

Alessandra Rubino

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pag. 16 aprile 2012

VENI VIDI VICI

Quest'anno ricorre il centenario della disgrazia del Titanic. Era esattamente il 14 aprile del 1912, quando un transatlantico, defini-to inaffondabile dai suoi costrut-tori dei cantieri “Harland and Wolff”, a causa di una collisione con un iceberg, durante il suo viaggio inaugurale, vide gli abissi dell'oceano Atlantico insieme a 1523 dei 2223 passeggeri che tra-sportava. L'imponenza dell'accaduto ebbe un impatto impressionante per l'opinione pubblica mondiale, che ancora oggi persiste. Le numerose citazioni letterarie, cinematografiche e musicali, hanno contribuito alla sopravvi-venza del mito sull'evento. Nella maggior parte dei casi è descrit-to in maniera romantica, pren-dendo spunto da storie indivi-duali spezzate, più facilmente romanzabili. Questo spesso ha offuscato la funzione stessa della tratta oceanica di quel periodo. Parliamo ovviamente di emigrazione. Se solo pensiamo a quanti italiani, sono stati accolti

in terra straniera, in cerca di for-tuna, non ci comporteremmo male, adesso, con i migranti che spesso naufragano con gommo-ni a poche miglia dai nostri lidi sempre più bistrattati dall'abusi-vismo costiero sfrenato. La rico-struzione più conosciuta, che ha seguito il cliché sempre funzio-nale del romanzo storico, è senza dubbio il film colossal diretto da James Cameron nel 1995. I cinema, però, videro pla-tee affollate per questa visione epica soltanto due anni dopo, per motivi di produzione. Comunque è risultata la pellicola che ha ottenuto il record d'incasso nella storia del cinema. Molti film, con l'andare del tem-po, avendo vissuto tanta gloria, hanno meritato opere di restau-ro, uno dei più recenti è “Casa-blanca”, celeberrima produzio-ne hollywoodiana diretta da Michael Curtiz nel 1942. Numero-si altri restauri si annoverano tra le pellicole dei classici della Disney. Questi ritocchi oltre che avere la finalità di una conserva-zione più duratura, rinfrescano anche l'attenzione del fruitore. Per lo stesso ultimo motivo, le pellicole recenti, pur non avendo

necessità di lifting, hanno trova-to un escamotage per essere rie-sumati attraverso una nuova forma di vita. Il film Titanic è stato ridistribuito nelle sale in versione 3D quest'anno, appro-fittando per l'appunto della ricorrenza storica. 3D, com'è semplice rilevare, è un acronimo. Una sigla che sta per “tre dimen-sioni”, in realtà quest'uso comu-ne di definire la maniera ha un nome tecnico, si chiama: visione stereoscopica. Inizialmente il sistema 3d era di esclusiva della grande distribuzione cinemato-grafica, man mano che la tecno-logia è avanzata, è entrato in molte case attraverso le nuove apparecchiature televisive. Come succede sempre, ogni volta che sopraggiunge un nuovo supporto tecnologico, subentra una conseguente pole-mica, se tale prodotto sia nocivo o meno, cosa che è capitata anche con l'uso della telefonia mobile di ultima generazione. C'è da considerare, comunque, una cosa saliente, che per quan-to riguarda la nocività del 3D alla vista, sia stata proprio la Sam-sung a darne l'allarme. Proprio la ditta all'avanguardia, che produ-ce televisori di questa qualità, ha affermato che l'uso di tali scher-mi può causare cinetosi (un malessere simile al mal di mare),

effetti succes-sivi sulla per-cezione, diso-rientamento e affaticamen-to degli occhi. Molti studi da parte di centri di optometria,

sconsigliano questa maniera di vedere ai bambini. È bene tener presente che anche la ditta Nin-tendo suggerisce l'utilizzo della console in modalità 2D per i bam-bini al di sotto dei sei anni, e per tutti gli altri consiglia di non abu-sarne e di fare una pausa ogni mezz'ora di gioco. Insomma, o siamo di fronte a ditte autolesio-niste, oppure è il caso di stare in guardia. L'associazione america-na Ottici Optometristi afferma che i problemi della vista sono soggettivi, anche se non esclude che il crescente utilizzo della tec-nologia 3D potrebbe a lungo riportare danni permanenti agli occhi. Il problema della sensazio-ne di disagio visivo e mal di testa dopo la visione di un film o una partita al videogame, è causato dal fatto che l'occhio è comanda-to dal cervello a tenere una trac-cia concreta e a mettere a fuoco oggetti che man mano si avvici-nano al vedente, con il 3D questo impulso fisiologico è bloccato. Ovviamente l'industria del cine-ma e dei videogiochi è interessa-ta a che si minimizzi sul caso, sov-venzionano ricerche a proprio vantaggio. Nel convegno inter-nazionale di Roma, tra le varie voci è emersa quella che dichia-rava: "Un disturbo negli spetta-tori più piccoli può essere la spia d i un d i fetto v is ivo pre-esistente", quindi ben vengano gli occhialini e gli schermi stereo-scopici, capaci di prevenire ciò che si sarebbe potuto curare in tempi tardivi. Ricordo i miei geni-tori che quando ero bambina mi rimproveravano se stavo a lungo davanti alla televisione. Certa-mente non c'erano neanche allo-ra opinioni unisone sui danni visi-vi provocati dallo schermo, ma senza dubbio, grazie a questi severi consigli, ho letto più libri.

Giullalaproffa

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pag. 17aprile 2012

UNO STARNUTO NON FA PRIMAVERADi recente tra le pagine di cronaca, si è venuti a sapere di una triste notizia. Una donna di Trani, di ventotto anni, è morta a Barletta per aver assunto, presso una clinica privata, un farmaco utile per effet-tuare dei test allergici. La primavera è stagione di starnuti e di com-pere in farmacia di antistaminici per molti. Approfondiamo l'argomento con il dottor Roberto Iachetti Amati.

DOMANDA: Lei è ginecologo, ma è esperto anche di test che riguardano le intolleranze e le allergie. Da dove le è sorta questa passione? Che differenza c'è tra intolleranza e allergia?RISPOSTA: Non è facilissimo darle una risposta evitando di cadere in un linguaggio tecnicista, per addetti ai lavori! Comunque pro-vando a farlo, possiamo subito rimarcare una differenza di base: l'allergia è una malattia del sistema immunitario caratterizzata da reazioni eccessive nel nostro organismo, portate (o come si dice in gergo "mediate") da particolari anticorpi chiamati reagine o IgE. A scatenarla sono varie sostanze (chiamati allergeni). Si parla per-tanto di allergia quando il sistema immunitario reagisce in modo anomalo ad un agente esterno, definito allergene, innocuo per la maggior parte delle persone. Gli allergeni possono essere rappre-sentati da sostanze molto diverse: polvere, pollini, spore, muffe ma non solo, si può avere una reazione allergica anche a determi-nati tipi di cibi, alcuni materiali, acari e altri insetti. Quando si parla di allergie bisogna perciò stare attenti a non confonderle con le intolleranze: un'allergia alimentare è, infatti, diversa da un'intolleranza alimentare. Sebbene talvolta i sintomi che ne deri-vano possano portare ad accomunarle, le due patologie sono dif-ferenti. Attualmente, per definire quei disturbi legati all'ingestione del cibo, si utilizza il termine generico "reazione avversa al cibo"; poi, però, bisogna distinguere tra allergie e intol-leranze. Mentre le allergie sono mediate da meccanismi immuno-logici, le intolleranze non sono provocate dal sistema immunita-rio; per questo si è coniato il termine di alimenti pro-infiammatori. Le intolleranze difatti dipendono da un progressivo accumulo di sostanze infiammatorie nell'organismo e il tempo di scatenamen-to è molto più lungo. Riassumendo possiamo in un certo senso dire che: " l'intolleranza alimentare coinvolge il metabolismo ma non il sistema immunitario".DOMANDA: Ci sono vari metodi per testare le allergie individuali, il sistema più comune per contrastarle è quello dei vaccini, è pos-sibile prevenire le eventuali reazioni al vaccino stesso? Lei quale metodo usa? Ogni procedura d'indagine ha uguale valenza o riu-scita?RISPOSTA: Le diagnosi di allergie e del tipo di allergeni si eviden-ziano comunemente mediante test cutanei (PRICK TEST) ed ema-tici (RAST). Per le intolleranze alimentari invece i test cutanei e gli esami di laboratorio che sono abitualmente utilizzati per la dia-gnosi delle allergie sono costantemente negativi. La diagnostica in questo caso si avvale o di procedimenti sul sangue (mediante un prelievo) TEST CITOTOSSICO o come nel mio caso di procedure diagnostiche DELLA MEDICINA BIOLOGICA, basate su Test di elet-tro-frequenze assolutamente non invasivi e privi di rischi, oltre che capaci di dare un responso immediato, come il TEST DI ELETTROAGOPUNTURA.DOMANDA: In seguito alla triste vicenda della signora di Trani, il ministro della salute ha tranquillizzato la popolazione, dicendo che le strutture pubbliche non comprano farmaci via web. Sicco-me è illegale, come è possibile che le cliniche private riescano a farlo? Come si potrebbe ovviare al fatto che anche un singolo pri-

vato può accedere all'uso improprio di un farmaco, senza prescrizione medica?RISPOSTA: La nor-mativa italiana a oggi vieta, di fatto, le farmacie online, ma non impedisce ai potenziali acqui-renti di rivolgersi a farmacie in rete non autorizzate e pericolose. Quello dei farmaci acqui-stati al buio (cioè in rete dove non vi sono garanzie di nessun tipo) sem-bra essere, dati alla mano, un mercato addirittura più redditizio di quello della droga. Di questo ovvia-mente se ne deve occupare (come già sta facendo) l'autorità giu-diziaria. A noi medici, come ai farmacisti, alla scuola e alle fonti d'informazione, compete il dovere di sensibilizzare i potenziali usufruenti di questo mercato. La scelta di un farmaco ha una dupli-ce valenza: aiuta la salute se fatta con criterio e competenza, oppu-re diventa un danno spesso peggiore rispetto alla causa per la quale pensavamo di assumerlo, se è fatta senza guida o in un mer-cato che non offre le doverose garanzie. Perciò, un po' a tutti, ma soprattutto ai giovani, mi sento di dire: «occhio ragazzi, a perderci è la vita!» .DOMANDA: Le allergie e le intolleranze, con l'andare del tempo stanno assumendo forme sempre più presenti tra la popolazio-ne, le nostre nonne quando ci vedevano giocare nel fango diceva-no che si rinforzavano gli anticorpi. E' questa una leggenda metropolitana, oppure è possibile che un eccesso d'igiene ci abbia poi portati ad essere più indifesi?RISPOSTA: Sulle allergie intervengono fattori ereditari, infiamma-tori e metabolici. In un certo senso quella che chiamiamo civilizza-zione:... elevate vaccinazioni, riduzione delle infezioni in età pedia-trica, frequente uso di trattamenti antibiotici prolungati oltre ad un peggioramento della genuinità dei cibi per la troppa chimica presente in essi, ci rende, di fatto, più esposti alle problematiche allergiche. Una branca della Medicina biologica (da me praticata) prende il nome di drenaggio omotossicologico. Il termine (come si può intuire) sta ad indicare delle manovre terapeutiche aventi lo scopo di ripulirci (= drenarci) da quell'eccesso di tossine chimico-ambientali ed alimentari che la vita moderna ha fatto crescere a dismisura.DOMANDA: La ringrazio infinitamente, ora cosa può fare per il mio naso che cola ad ogni primavera? Mi sarei accontentata di un fazzoletto.RISPOSTA: Potrei suggerirle dei buoni farmaci sintomatici che alle-vierebbero un po' dei suoi fastidi, e poi invitarla a un consulto per verificare come drenarla e abbassare la sua reattività allergica.Mi sarei accontentata di un fazzoletto.

A. R.

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SONO PAZZI QUESTI RESOCONTI

aprile 2012

Ormai è diventato un tormen-tone quello che gli italiani devo-no fare sacrifici, una beffa inve-ce risulta poi quella di ringrazia-re la popolazione in corrispon-denza di ogni nuova gabella deliberata. In un regime di austerità è scontato che si debba stringere tutti la cinghia. Eppure la parola “tutti” rileva lati oscuri ed evidenzia come essa sia divisibile in varie cate-gorie, alcune privilegiate, altre tartassate e le ultime addirittu-ra ignorate. Con il governo tecnico è venuto in auge il ter-mine trasparenza. Oggi , nell'era digitale, quella parte di cittadini forniti del servizio Internet può accedere ai siti ufficiali del Parlamento per poter spulciare tra le buste paga di chi è appollaiato sugli scranni, così come anche con-trollare le uscite di denaro per spese quotidiane, sia collettive sia individuali. L'ufficio di presi-denza della Camera dei Depu-tati, per dimostrare a noi, poveri e semplici elettori, ha deliberato la cessazione dei privilegi appannaggio degli ex presidenti, ma la Camera dei Deputati ha trovato un espedien-te attraver-so il quale i b e n e f i c i , economici e non solo, pro-s e g u i r a n n o fino al 2023. Contemporane-amente a questo s c a n d a l o , n e emerge un altro più facilmente per-cepibile, anche da parte di chi non mastica troppo la politica delle alte sfe-re. Sto parlando dello scandalo della carta, chiamato così proprio perché tratta di spese pazze di cancelleria che la

nostra classe politica adopera, per quanto più volte sottolinei di voler ridurre i privilegi che è costretta a godere in quanto composta di cittadini al servi-zio dello Stato. Si vuole, a paro-le, ridurre il divario che persiste tra una casta e una plebe sog-giogata dall'alta tassazione anti-crisi. Palazzo Montecitorio acquista, per ogni Deputato, duemila euro in fogli intestati con relativa busta e in fogli bianchi che servono per le foto-copie per un mese, facendo una semplice somma, in un anno, la Camera spende venti-quattromila euro a parlamen-tare e a discapito della foresta amazzonica. Dato l'elevato numero di fogli a disposizione, è semplice capire i facili gesti d'ira dei parlamentari che lan-

ciano stampati all'aria con così estrema frequenza. Ma non si parla solo di carta, per altre voci di cancelleria la spesa cor-risponde a un milione di euro. Sempre annualmente, sono stanziati seicentomila euro per francobolli, suppongo servano soprattutto per sedare la lin-gua sempre all'opera di Scilipo-ti. La supposizione appare sem-pre più una certezza, se si ten-gono in considerazione la tec-nologia odierna e la possibilità ormai di inviare tramite posta elettronicamente. Altre spese anacronistiche continuano, come cinquantamila euro per spedizioni di plichi o imballi di sconosciuta identità. Ogni deputato ha a disposizione un chilo e mezzo di colla l'anno, anche in questo caso oso for-

mulare un'ipotesi, che tale quantità possa assolutamente servire per far aderire in manie-ra costante il sedere alla pro-pria poltrona assegnata. La dote di cancelleria inoltre è munita di sei gomme, tre mati-te, tre penne, dieci dvd e venti cd, affinché l'attività degli ono-revoli possa svolgersi senza eventuali intoppi. In televisio-ne vediamo i nostri politici for-niti di apparecchiature telefo-niche e computeristiche sem-pre all'ultimo grido, eppure è stato pubblicato il bando per l'acquisto di cinquemiladue-cento agende, sia da tavolo che tascabili. Sono settanta libricini dati in dono a Natale per cia-scuno, non so se la cosa possa consolare: la cifra di novecen-tocinquantamila euro più IVA si dipana in un biennio. Queste cifre mi portano a terminare

l'articolo, pensando che le lacrime provocate da

tali sacrifici possa-no essere asciu-

gate sul loro viso, preferibil-mente con carta

igienica. Giullaremissiva

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pag. 19aprile 2012

Lo shopping è delle donne, esat-tamente come – così si dice – delle donne è il pianto. Entram-be le espressioni denotano un certo disvalore verso il genere femminile, soprattutto quando sono pronunciate dagli uomini. Ma di entrambe è possibile un'interpretazione assoluta-mente positiva. Lo shopping alimenta il circuito economico e fa bene allo spirito: è dimostra-to infatti che l'acquisto di un nuovo capo di abbigliamento produce un effetto rigenerante sull'organismo. Quanto alle lacrime, la secchezza oculare è perniciosa per l'organo visivo; quindi, se gli uomini riescono a contenere le emozioni, le donne esprimono con il pianto i propri sentimenti, di gioia e di dolore. Deve essere scoppiata in lacrime anche il Ministro al Lavoro, Elsa Fornero (già avvez-za a questo tipo di performan-ce) quando, qualche settimana fa, è stata scovata intenta ad acquistare un nuovo paio di scarpe in uno dei più rinomati esercizi commerciali del centro di Torino. Alla vanità femminile può essere perdonato quasi tutto, compreso il fatto di avere accantonato un po' le sudate carte con cui il Ministro intende attuare la riforma del lavoro in Italia. Nell'armadio di una don-na, o meglio nella sua scarpiera, vi è sempre lo spazio per un paio di scarpe. Anzi, una vera donna si esprime sempre in questi termini: “Il più bel paio di scar-pe? Devo ancora acquistarlo”. Espressioni di questo tipo non f a n n o c h e i n c e n t i v a r e l'ottimismo e pure la ripresa economica. Eppure, il Mini-stro in quella circostanza apparentemente lieta e di svago, deve essere scop-piata in un pianto a dirotto, visto che la g i o i a p r o d o t t a dall'acquisto delle scarpe nuove è stata repenti-n a m e n t e soppiantata dall'angoscia di essere stata s c r u t a t a , o s s e r v a t a , violata nella

privacy. Nessuno dubita che anche un Ministro della Repub-blica abbia il diritto di fare shop-ping (le indennità e i benefits elargiti dallo Stato hanno anche questo fine) e non sarebbe certo decoroso esibire all'este-ro un rappresentante del Gover-no con le scarpe bucate, ma c'era forse bisogno di dedicarsi a questo piacevole hobby facendosi scortare da ben dieci uomini? L'Elsa nazionale si muo-veva infatti con due auto blu blindate – vale a dire con sei uomini di scorta – e due gazzelle dei carabinieri – altri quattro uomini – che hanno bloccato il tratto di strada su cui si trova il rinomato negozio di scarpe. Gli uomini in questione stavano svolgendo il proprio lavoro, tutelavano per così d ire l'interesse nazionale, ma è mai possibile che anche lo shopping del rappresentante di turno del Governo nazionale debba esse-re elevato a inutile esborso di denaro per i soliti contribuenti onesti? Un po' di morigeratezza non è mai di troppo, soprattut-to in tempo di crisi economica. I dettagli di cronaca non fanno

conoscere che tipo di calzature abbia acquistato il Ministro e neppure se, dopo lo shopping, sia stato rilasciato regolare scontrino fiscale. Avendo col tempo imparato a conoscere il Ministro, probabilmente si trat-ta di un paio di decolté, tacco 12 (perchè l'altezza è mezza bel-lezza) per l'acquisto delle quali il ministro avrà preteso e (vista la carica ricoperta) anche ottenu-to un sostanzioso sconto. Le due notizie, infatti, interesse-rebbero da una parte il” cospi-cuo” numero di fan seguaci del ministro, dall'altro il Presidente del Consiglio in persona che della crociata all'evasione fisca-le pare essere uno strenuo sostenitore; salvo poi scoprire che il “buon” Monti trascorre tempo prezioso in faccende di scarso interesse per gli Italiani e soprattutto irrilevanti per la tanto decantata ripresa econo-mica – vedi l'assegnazione delle frequenze – ma utili, ancora una volta, ad assecondare le richie-ste dell'ex Presidente del Consi-glio. È facile parlare di lotta agli sprechi, di sacrifici necessari per evitare il tracollo, esattamente

come è facile rimettere alla “tecnica”, presunta caratteristi-ca dell'attuale Governo, scelte in danno unicamente delle cate-gorie più svantaggiate, mentre neppure si prova a dare il buon esempio. L'acquisto di un paio di scarpe nuove, contornato da un simile schieramento di forze in campo (e certamente non si tratta di un eufemismo), svilisce non solo l'idea di Stato che ogni buon cittadino possiede, ma allunga le distanze tra chi quoti-dianamente si barcamena per far quadrare un bilancio ormai inesistente (ed in cui le scarpe sono state tristemente rimpiaz-zate da beni di primissima necessità) e chi occupa una calda poltrona (e sol per questo ha diritto ad avere una scorta composta da dieci elementi). Anche a voler fare uno sforzo, a tentare di salvare, per così dire, il salvabile, e trovare uno spun-to di ilarità nell'intera faccenda, neppure l'idea che una donna sia riuscita a condurre a far shop-ping ben dieci esemplari di sesso maschile, allontana dall'animo la sensazione di un Paese ormai tristemente incam-minato sulla strada della disu-guaglianza.

Aurora Nardelli

I LOVE SHOPPING

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LE QUOTE

aprile 2012

sarei incazzato come una bestia non perché una donna faceva il mestiere di un uomo o un uomo il mestiere di una donna, ma per-ché erano incompetenti. Figu-riamoci se mandavo indietro un idraulico col tempo che bisogna aspettare per averne uno!Sempre nell'ambito scolastico non ho mai pensato di promuo-vere o bocciare un cinquanta per cento di alunne ed un cin-quanta per cento di alunni. Ho promosso i bravi e spesso ho promosso pure i ciucci, e quan-do ho bocciato, gli unici numeri che mi interessavano erano quelli che avevo, se li avevo, sul mio registro.Stringerei la mano ad un elettri-cista donna e ad una lavandaia

uomo, ad una tagliaboschi e ad un puericultore, ad una spazzi-na solo dopo che si è lavata le mani, ma ciò accadrebbe anche nel caso di uno spazzino.Stiamo per andare a votare per il rinnovo del Consiglio Comu-nale, anzi state, perché io risie-do a Cisternino, anche se abito a Fasano. Se nel frattempo non cambiano il sistema elettorale e se mi ricordo bene come fun-zionava l'ultima volta, ogni par-tito o coalizione di più partiti presenta la sua lista. In ogni lista ci sono, questa volta, fino a ventiquattro candidati, uomini e donne, generalmente più uomini che donne. Non so per-ché ma è così. Una disposizio-ne, che non so manco fino a che

Io per esempio non sono molto d'accordo con le cosiddette quote femminili.PER FAVORE, NON CHIUDETE IL GIORNALE, fatemi spiegare.Intanto, W le donne, ma cer-chiamo di dare un senso a que-sta affermazione. Proviamo con un esempio.Io insegno (nel senso che ci pro-vo). Ebbene, nella mia scuola, la presenza delle donne che inse-gnano (o ci provano) è decisa-mente superiore a quella degli uomini. In alcuni Consigli di Clas-se sono stato l'unico rappre-sentante del genere maschile numero singolare, subissato dal preponderante genere fem-minile numero plurale. Non mi sono mai appellato alle quote pretendendo che in Provvedi-torato assegnassero ruoli ed incarichi a maschi e femmine in base a percentuali predisposte. Sempre restando nel mondo della scuola le maestre d'asilo sono tutte maestre ed io mi chiedo per quale strana ed antica ragione nel 2012 una maestra d'asilo n o n p o s s a e s s e r e maschio senza essere transessuale. Pure la Pre-side nella mia scuola è una donna, e pure nella scuola a fianco. E che facciamo, chiediamo l'alternanza, o un giorno un Preside uomo e un giorno una Preside don-na? Ho conosciuto idrau-l ici che erano tutti maschi e ricamatrici che erano tutte donne, ed i rubinetti che correvano li hanno saputi riparare e sono rimasto soddisfat-to anche dei pizzi e mer-letti che ho acquistato (pochi per la verità). E se si fosse presentato un idraulico donna o avessi avuto a che fare con una ricamatrice uomo non sarei stato a discutere sul loro sesso ma avrei fatto attenzione piutto-sto a quello che faceva-no, se lo sapevano fare, dopo di che se non lo avessero saputo fare mi

punto è davvero tale perché viene sistematicamente disat-tesa, prevede le cosiddette quote femmini l i . Questo dovrebbe significare che in una lista elettorale, e poi in un Con-siglio Comunale, il quaranta per cento (credo) del totale dovrebbe essere rappresenta-to da donne. Hai detto niente!Ci sono partiti che non riescono nemmeno a raggiungere il numero minimo di nominativi da inserire nella lista e vogliamo pure che il quaranta per cento di questo numero così irrisorio sia costituito da donne?Se ci fosse una maggiore parte-cipazione alla vita politica da parte di “signore e signorine” allora si potrebbe ridiscutere delle quote, ma non si può pre-tendere di applicarle quando non ci sono i numeri o peggio ancora quando, pur di soddisfa-

re questa disposizione, si rischia di togliere spazio a persone “più capaci” e sostituirle con persone “che non sanno né leggere né scrivere”. Voglio dire che oggi la presenza fem-minile, nella vita politica in particolare, non è paritaria. Lasciamo stare le ragioni, prendiamo il dato di fatto. Di conseguenza, con una presenza sensibilmente minore di donne anziché uomini, credo che il discor-so delle quote non regga più. Premiamo le intelligen-ze, le capacità e le disponi-bilità, a prescindere che queste qualità appartenga-no agli uomini o alle donne ed invitiamo le donne ad una partecipazione più mas-siccia anche nella vita politi-ca, dopodiché se una per-sona è capace non sarà ciò che sta là sotto a farle rice-vere il consenso degli elet-tori.A proposito, mi si è rotta una tapparella, se mi rivol-go ad un falegname, la pros-sima volta sarò costretto a rivolgermi ad una falegna-ma per avere la coscienza a posto e non sentirmi un ver-me?

Nicola Fiume

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pag. 21aprile 2012

SONO MIEISaffo, poetessa greca, si interrogava su quale fosse la cosa più bella sulla nuda terra e forniva una serie di alternati-ve. C'è chi dice una schiera di fanti, chi di navi, … “io dico ciò che uno ama”. Per aver affer-mato questo, la storia la rico-nosce non solo come la poe-tessa di Lesbo, ma anche come il prototipo della lesbi-ca. Saffo, si dice infatti, che amasse le donne e sol per questo i suoi versi erano sì oggetto di studio nelle scuole, ma con le dovute cautele. Ovverosia, senza entrare troppo nel dettaglio e soprat-tutto senza rendere necessa-riamente oggetto d'amore un essere del proprio stesso sesso. Troppo poco, invece, ci si è soffermati su quel verso, “ciò che si ama” e che non necessariamente deve assu-mere i contorni di un corpo (maschile o femminile) e neppure di un esercito schie-rato. La tradizione popolare, vera perla di saggezza di una società volta miserabilmente al declino, ha fatto suo quel verso d'amore; “non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace”; a differenza della povera Saffo, al detto antico non si è mai opposta resistenza, anzi lo si è spesso fatto assurgere a vessillo della

libertà, di ogni tipo di libertà. Eppure, troppo spesso la perniciosa arma del giudizio si scaglia contro i modi di essere, di parlare, di vestire. Demo-cratici e liberali di facciata, si sfodera, al riparo dallo sguar-do dell'interessato, la più feroce riprovevolezza. Ma c'è qualcosa che è davvero bello e che non necessita né dello scudo della tradizione popola-re e neppure delle regole della buona educazione: un paio di orecchini di Chanel. Ecco ciò che è bello. Ecco ciò che amo. Banale, superficiale, al limite

della ragionevolezza? Assolu-tamente no. Gli orecchini di Chanel, di cui mi è stato fatto dono, hanno un contorno speciale che non è il pacchetto in cui erano elegantemente custoditi - bianco e nero, secondo i dettami di Made-moiselle - ma l'atmosfera che regnava nel momento in cui sono stai collocati su un piatto già pronto per la cena. Momenti, di breve durata, ma di cui non dimenticherò mai il dolce sapore, animati da tanti occhi che non erano rivolti al pacchetto. Attendevano la

mia reazione, pur avendola già abbondantemente imma-ginata. Poteva non esserci nulla in quella scatola ed io avrei comunque provato la stessa immensa gioia di quella sera. Quella stessa sera in cui mi è venuta in mente Saffo, non per le tribolazioni legate ad una traduzione dal greco, ma per “ciò che uno ama”. Ho amato e amo quegli occhi su di me, quell'ansia buona che ha preceduto il momento in cui ho aperto i miei occhi, prima rigorosamente bendati, come deve essere prima di ricevere una bella sorpresa. “Sono miei” è stata la prima frase che mi è venuta in mente, ma che non ho pronunciato per timore di non essere compre-sa. Sono miei gli orecchini di Chanel, verrebbe da pensare in un eccesso di superficialità e in ossequio al principio per cui un regalo di tal fatta non può non alimentare l'egoismo di ognuno di noi. Sono miei, invece, quegli sguardi che attendevano una mia reazio-ne, che allietano le mie giorna-te da una vita e di cui , in tutta onestà, non potrei fare a meno …neppure se mi offris-sero in cambio una camionata di orecchini di Chanel.

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Page 22: IL MENANTE NUMERO DI APRILE 2012

pag. 22

AGGIORNAMENTI

aprile 2012

“Non spegnere il computer. Sono in corso aggiornamen-ti”.

“Aggiornamento 1 di 446. Non spegnere il computer”

“È in corso l'aggiornamento del computer. L'operazione potrebbe richiedere alcuni minuti”

Chi non si è mai imbattuto, almeno una volta nella vita, in uno di questi moniti, mentre magari si era intenti a prepara-re il documento più importan-te o si aveva una fretta india-volata di uscire e di portare con sé il computer? In simili circostanze, anche l'essere più paziente perde le staffe e, suo malgrado, si adegua ai ritmi imposti dalla tecnologia che avanza. I minuti assumo-no le sembianze delle ore più lunghe, l'attesa che il compu-ter venga riavviato è parago-

nata ai nove mesi che prece-dono il lieto evento. A farla breve, gli aggiornamenti sono una vera e propria seccatura, di cui si farebbe volentieri a meno. Eppure sono importan-ti; a volte addirittura necessa-ri. Qualche mese fa, per esem-pio, avevamo approfondito un argomento che interessa la trasparenza e la possibilità che i cittadini hanno di cono-scere gli atti del Comune. Da Palazzo di Città, infatti, era stata annunciato a gran voce l'avvio di un sito internet dedi-cato esclusivamente ai lavori pubblici. Ogni cittadino, muni-to di computer, avrebbe potu-to conoscere i misteri (si fa per dire) che si celano dietro la realizzazione di un'opera pub-blica. In realtà, il sito serviva per lo più a tappare la bocca di quegli improvvidi che perse-verano nell'affermare che a Fasano non si vede mai nulla di nuovo. Improvvidi e pure

maleducati nel non percepire le gesta eroiche che il figlio dell'ex sindaco Ammirabile, consigliere comunale delega-to ai lavori pubblici dal sinda-co in carica, ha compiuto per Fasano che certo non ha l'aspetto di un cantiere aper-to, ma quello di un ferito “rap-pezzato” alla meglio. L'idea di asfaltare le strade proprio in occasione delle elezioni ammi-nistrative è l'ultima delle memorabilia gesta del giova-ne consigliere. E deve trattarsi pure di una delle ultime teorie della moderna ingegneria quella di non ricoprire inte-gralmente con l'asfalto il manto stradale, ma di deco-rarlo appunto con dei rattoppi che, appunto, ben rendono l'idea di un ferito “rappezza-to”. Tuttavia, il sito internet del Comune dedicato proprio a questa e ad altre imprese epiche non ha riscosso il dovu-to consenso, non certo per colpa dell'Amministrazione che è stata tanto solerte nello stanziare cospicue risorse economiche. È colpa dei citta-dini che, evidentemente in accordo tra loro, credono che il sito possa essere visitato solo da una persona alla volta. Accade così – e certo l'Ammi-nistrazione non ci fa bella figu-ra – che “on line” risulta immancabilmente un solo vis itatore in qualunque momento della giornata. Due al massimo, quando è connes-so pure il consigliere Ammira-bile. Non è che ai cittadini non interessa lo stato dei lavori pubblici; ma è che lo slogan elettorale del sindaco uscen-te, “forse non sai che …”, li ha resi persuasi che – come dice-va il buon vecchio Socrate prima di tracannare la cicuta – la miglior conoscenza è il non sapere. Ai cittadini neppure interessa come sia stato rea-lizzato quel sito internet. Il Menante lo ha già scritto ed

ancora si interroga sulle moda-lità di reclutamento dei pro-fessionisti che lo hanno messo su. Confronto compa-rativo, gara pubblica? “Forse non sai che”, direbbe il sinda-co uscente, è stato fatto l'ennesimo affidamento diret-to a persone di fiducia. Un aggiornamento a questo pun-to, però, è d'obbligo. Se infatti qualche mese fa, il Comune di Fasano aveva pagato quasi 9000 euro per la realizzazione del sito, senza che nessuno avesse letteralmente capito un fico secco di ciò che si stava realizzando, se non che erano stati destinati ben 20.000 euro per la realizzazione di una campagna istituzionale delle opere pubbliche, poche settimane fa ne sono stati pagati oltre mille per la neces-saria assistenza tecnica. E non solo. Ad essere un po' attenti – ma anche di questo al citta-dino potrebbe interessare non molto – si scopre che il progetto per l'allestimento è stato presentato dopo che uno dei due professionisti aveva presentato la parcella. È umano anche questo: “pri-ma il grano e poi l'opera d'arte”. Come dire che il Comune avrebbe dovuto pagare prima di ricevere la prestazione. Umano sì, ma poco comprensibile dai comu-ni mortali. A parte queste qui-squilie di ordine temporale, sappia il cittadino che il Comu-ne ha già pagato l'assistenza tecnica fino al prossimo mese di giugno. Per cui, visto che il sito c'è e lo spazio per la paro-la ai cittadini è sconsolata-mente vuoto (non risulta infatti alcun argomento di discussione), in attesa che vengano spese anche le somme rimaste, largo alla comunicazione ed alla traspa-renza! Basta solo non pensa-re: “…e io pago!”

Il Tulipano Nero

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pag. 23

I BABBUINI CI GUARDANO

aprile 2012

Quella di sabato 21 aprile 2012, sarà una giornata di quelle che resteranno impresse nella memoria dei fasanesi. Nel dormacchiaro pomeriggio primaverile, si sparge in città una notizia clamorosa: un babbuino è riuscito a fuggire dallo zoosafari! Il mammifero, di grossa taglia, viene subito etichettato come un “capo branco” e già l'epiteto basta a farci immaginare una belva assetata di sangue. Le forze dell'ordine, immediatamente allertate, invitano la popola-zione che abita nei pressi del parco faunistico a barricarsi in casa. In città, gli abitanti già guardinghi a causa della cam-pagna elettorale che li costrin-ge a scrutare i dintorni, nel timore di incocciare un candi-dato a caccia di consensi, hanno ulteriormente aumen-tato l'attenzione. Se non è bello incrociare un consigliere comunale del PDL affamato di voti, non lo è nemmeno tro-varsi di fronte un babbuino affamato e basta. Il terrore è durato poco: dome-nica mattina la latitanza del babbuino era già finita. I gior-nalisti locali hanno potuto vendere alle testate nazionali i propri articoli, basati su testi-monianze di seconda mano. Agli affezionati lettori de il Menante, noi sentiamo di

dover dare di più, ecco perché abbiamo intervistato diretta-mente il babbuino. Come ci insegnò la nostra amica Dian Fossey, per dialogare con i primati è necessario un lungo periodo di adattamento. Per nostra fortuna siamo in buoni rapporti con un candidato consigliere comunale dei Circoli Nuova Italia che è in grado di farci da interprete. Incontriamo il babbuino ex fuggiasco la domenica pome-riggio, mentre è ancora inton-tito, credo a causa del sonnife-ro somministratogli per ripor-tarlo a casa. Glie ne chiediamo conferma.D- La vediamo particolarmen-te stonata, è colpa del sonni-fero?R- No, non è stato l'addubbio. Sono stati dei turisti di Frosino-ne vastasi che si sono fumati una decina di cannoni vicino alla gabbia mia. Ma si sentiva che il fumo se l'erano portato da casa: a Fasano si trova robba migliore.D- Senta, signor babbuino, ma come ha fatto a fuggire dal recinto? Ha scavalcato? Ha fatto un buco nella rete? È passato sotto la rete?R- I guardiani guadagnano poco. La maggior parte sta a contratto stagionale, qualcu-no ha bisogno di arrotondare, capisci a me. Di più non ti

posso dire.D- Va bene, ma il motivo per cui sei scappato si può sapere?R- Senti, io sono un pezzo grosso nel branco, tengo una quindicina di femmine e già non è facile a dargli adenza a tutte. Ma lo sai che vuol dire sopportare anche una quindi-cina di suocere? Per forza che uno a un certo punto non ce la fa più e se ne va di capa. Ci ho provato e lo farò di nuovo.D- Allora, ci faccia capire, come ha vissuto queste ore di libertà? Dove sperava di anda-re?R- L'idea era quella di andare a Martina Franca. Dopo tanti anni che la gente viene a vede-re a noi babbuini, anche io avevo voglia di vedere indivi-dui curiosi che passano le giornate a spidocchiarsi e si capiscono solo tra di loro. Così sono andato alla stazione di servizio AGIP, con la speranza di trovare un passaggio per Martina. E lì mi sono rovinato.D- Come mai, cos'è successo?R- Un casino tremendo e anco-ra non me lo spiego. Sono entrato al bar. In mezzo a tanta roba strana che stava, ho riconosciuto le noccioline. Allo zoo gli umani non fanno altro che darcele. Visto che stavano già lì, mi sono servito. Poi c'erano altre cose che conoscevo direttamente, le

marange, e mi sono servito pure di quelle. Poi ho visto quei cosi che i guardiani e i turisti si mangiano a pranzo, i panini. Non l'avevo mai assag-giato e ho provato pure quel-lo. I cristiani mi guardavano imbatuliti, ho mangiato pure le patatine ma loro non sono stati cacchi di darmi un aperiti-vo. Alla fine è arrivato un pazzo con una scopa. Io a sto punto ho pensato “È meglio che non mi comprometto, fammene andare”. D- E così è andato alla Selva. Ma come le è venuto in mente d i e n t r a r e n e l l a b a s e dell'aeronautica?R- Secondo lei un giovane di Fasano, senza laurea, senza parenti importanti, che spe-ranze ha se non quella di entra-re nelle Forze Armate?D- Ma così s'è fatto beccare.R- Alla faccia del cameratismo, gli avieri hanno fatto gli infami. Quando sono arrivati i carabi-nieri, non ho potuto opporre resistenza. Effettivamente avevano ragione loro: sono uscito dal bar della stazione di servizio senza lo scontrino, e così mi hanno arrestato.D- Ma la cadenza e i termini fasanesi sono proprio suoi o del traduttore?R- Un poco miei e un poco suoi. Che alla fine dei conti, cugini siamo.

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pag. 24 aprile 2012

I dubbi dubbi del Prof. Nicola Fiume

Lettere al Professore

Teledò (la tv che non fa per voi)

Cara Rivista DIANA, numero 2180 di marzo 2012, pag.111 verso il fondo della prima colonna),Vorrei tanto accontentarvi, ma ditemi almeno come si fa. Sono due settimane che cerco di rimboccarmi le mani ma proprio non ci riesco.

CaroSello,ma quando si parla di centrodestra e centrosinistra che vuol dire, che Casini può stare contemporaneamente con Alfano (una volta era Berlusconi), Fini e Lega da qualche parte e con Bersani da qual-che altra parte? E se questo può andare bene a Casini, è possibile che vada bene pure a Bersani? L'opportunismo dell'UDC è noto e scontato, quello che non capisco invece è l'interesse che può mani-festare il PD di Fasano nell'avere l'UDC come alleato. La Carparelli pur di acchiappare qualche voto al centro rischia seriamente di perdere tutti i voti della sinistra. Ho la sensazione che nemmeno il PD sappia più dove sta collocato. Secondo me, sicuramente non sta più a sinistra.

Caro Uccio,tutti sappiamo che nel pesce è possibile riscontrare più o meno lievi quantità di mercurio, e tutti sappiamo che il mercurio, se lo ingeriamo, fa male. Rispondo dunque alla tua gentile lettera nella quale mi chiedi come è possibile rilevare quantità anche minime di mercurio in questo alimento.Prova a mettere una spigola o uno sgombro sotto l'ascella, se non ti sale la temperatura, te li puoi mangiare.

Caro Uccio,non so se hai letto la notizia della lampadina ecologica che dura vent'anni e non contiene mercurio. Anche alla luce di quello che ti ho detto nella precedente risposta ... non è che ti viene di mangiar-tela solo perché non contiene mercurio?!

la vignetta è di Cosimo Rosati

Sotto PasquaModerato ottimismo per capretti ed agnelli a seguito della sensi-bilizzazione di un non meglio identificato movimento pro-ovini sotto Pasqua. Forti preoccupazioni, invece, nel mondo bovino, ma soprattutto tra polli e conigli: “Se non si mangiano agnelli e capretti qualcosa se la dovranno pure mangiare!”

Renzo BossiMi ho dimesso perche non lo so nemenno io, ma il mio papà mi ha consiliato di farlo perche se no mi faceva cadere tutti i dendi. Per me è (con l'accento, questo lo so) molto duro (come diceva sem-pre papà) abandonnare un posto di cossì grande responsabbilità, ma glielovelodevo a tutti i patani che mi anno votato è che non so nemenno io come fanno ad averlo fatto. Pero addesso che mi ho dimesso una cosa mela dovete dire: da che cosa mi avete fatto dimettere? Che ancora non l'ò capito checcosero!

Auguri a Papa Benedetto XVIMa quanto è ottimista l'intervistato della televisione che l'altro giorno, in occasione dell'ottantacinquesimo compleanno del Papa, gli ha augurato cent'anni di questi giorni?

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pag. 25aprile 2012

Che strana atmosfera si respira in questi giorni a Fasano. Forse per via della primavera che tarda ad arrivare e che mi ha costretto, mio malgrado, a riprendere il cappotto che avevo con grande gioia riposto nell'armadio. Sono trascorse Pasqua e Pasquetta e di gite furori porta, pur-troppo, neanche l'ombra. E dire che io ho sempre la valigia pronta. Non si sa mai, la prospettiva di un viaggio non deve trovarmi impreparato ed io non posso certo rinunciare al mio necessaire. È vero anche che sono bravo ad adattarmi, ma chi mi assicura che nel posto in cui vado troverò la mia collezione di santini elettorali? Le strade del paese hanno cominciato a riempirsi di curiosi fogliettini con facce sorridenti e slogan inverosi-mili ed io, che ho l'abitudine di raccogliere tutto ciò che trovo davanti (nonostante la mia amica mi dice che così non va bene perché non sono un cane di Caracas), ho cominciato a collezionarne in gran numero, tanto che ho pure i doppioni. Solo che nessuno vuole scambiarli con me; dico-no che sono eccessivamente rosicchiati. Pazien-za, dove c'è gusto, non v'è perdenza e a me piace personalizzare i santini elettorali. L'altra sera, però, l'ho combinata davvero grossa. Infatti, per strada, durante la mia passeggiata, mi sono imbattuto in un bel quadernetto colorato di blu, dove campeggiava la scritta: “Forse non sai che…”. Ovviamente l'ho preso, l'ho letto e l'ho pure rosicchiato. Fotografie e colori, poche scrit-te e la prospettiva di una Fasano migliore. Ades-so quel quaderno è diventato irriconoscibile, tranne che per la foto del candidato sindaco e per l'invito a votarlo. Ovviamente, sono stato rim-proverato, visto che con la mania che ho di perso-nalizzare tutto ciò che mi passa per le zampe, ho reso quel quaderno illeggibile. Quel volto, comunque, l'ho ritrovato il giorno di Pasqua in carne ed ossa ed ho pure ricevuto una carezza da quel candidato che in questi giorni non fa che chiedersi se gli altri sappiano o meno. Solo che non capisco, ancora oggi, perché quel candidato, riferendosi a me, abbia chiesto: “Morde?”; io gli avrei risposto volentieri: “Forse non sai che…”. E, per par condicio, quando ho trovato un altro quaderno in cui si prospettava l'idea di far cam-biare colore alla città, ho rosicchiato pure quello e pure dal candidato sindaco della città dei mille colori ho ricevuto una carezza affettuosa, anzi più di una. Mentre ero impegnato nella mia opera di intarsio dei santini elettorali, ho avuto una grande idea, ma ho scoperto, mio malgrado,

c h e e r a n o scaduti i termi-ni per realizzarla. L'idea di anticipa-re i termini per la p r e s e n t a z i o n e delle liste è stata l'ultima genialata del governo in carica, per cui ho dovuto rinunciare. Eppure, mi sarei candi-dato volentieri a sindaco di Fasano. Facile che un'affermazione simile presti il fianco, a questo punto, alle solite banali battute. A Fasano si can-didano pure i cani. Il fatto è che, dopo aver appro-fondito l'argomento, ho scoperto che la mia idea, non solo non era bislacca, ma non era neanche molto originale. Negli Stati Uniti, in Virginia, un adorabile gattino si è candidato al Senato. Lo so che gli Usa sono la terra della libertà, quella in cui la felicità è riconosciuta come diritto, ma sono anche il paese dei tanti eccessi. Hank è il nome del protagonista, candidato al Senato americano, che lotta per nuovi posti di lavoro e maggiori opportunità per tutti. Spot elettorali, manifesti, un sito internet ed una pagina sul più famoso dei social network lo ritraggono in cravatta regimen-tal, intento a svolgere una dignitosissima campa-gna elettorale. L'idea di candidare Hank rappre-senta una provocazione, una sorta di sfottò a cari-co dei candidati umani e soprattutto un'iniziativa concreta per raccogliere fondi per gli animali abbandonati. Eppure, i suoi sostenitori sono pronti a votarlo per davvero: del resto, lo sguar-do fiero e la posa elegante non possono che infondere fiducia e sicurezza. Un candidato così non può che essere immune rispetto ad ogni tipo di condizionamento ed il suo programma eletto-rale è di tutto rispetto. Eppure nemmeno Hank è stato originale; nel 1981, in una comune della Cali-fornia, Bosco, un incrocio fra un labrador ed un rottweiler, scese in campo per la poltrona di primo cittadino, ottenendo la carica di sindaco onorario e ricevendo, post mortem, una statua. Bosco era diventato il simbolo della democrazia. Non male per un quattro zampe. Io non potrò can-didarmi per ora, ma sento che prima o poi, anche in Italia, arriverà il momento per una riforma elet-torale realmente democratica e ispirata a sani principi. Sarà in quella circostanza che scenderò in campo. Sto già preparando i miei santini eletto-rali! Un caloroso bau dal piccolo Boy.

Boy docet

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pag. 26 aprile 2012

NON CI SI ANNOIA MAI

La fantastica annata della Junior Fasano non accenna a finire. Dopo aver dominato il girone pugliese di coppa Italia e approdata agevolmente alla finale a quattro di Noci, la Junior ha vinto in scioltezza la propria semifinale contro il Teramo per 32 a 24 aggiudican-dosi il diritto a contendere il primo titolo stagionale al favo-ritissimo Bolzano. E se in appa-renza doveva essere la classica gara tra Davide e Golia, che solo raramente vede sfuggire al gigante la vittoria, in questa occasione la partita è stata avvincente e t irata f ino

all'ultimo. I nostri se la sono giocata alla grande, trascinati dal folto pubblico giunto a Noci da Fasano. Solo negli ultimi 120 secondi i nostri hanno dovuto cedere di fronte alla grandissi-ma prova di carattere di Demis Radovcic. L'ala italo croata del Bolzano, infatti, piazzava nel finale un paio di conclusioni micidiali che impietrivano i nostri, ormai stremati da una gara maiuscola.Ma la ripresa del campionato non ha lasciato tempo ai tifosi per annoiarsi. Alle prese con i quarti di finale del campionato, gli atleti fasanesi, con un

Costanzo infortunato e, nella gara di ritorno, privi anche di De Santis, si sono liberati in due sole gare dell'ostacolo Trieste.Appuntamento in semifinale contro il Conversano campione d'Italia. Chi vincerà, quasi cer-tamente, andrà a giocarsi il tito-lo nazionale contro la corazza-ta Bolzanina. Due ostacoli con-secutivi (si spera) che la Junior può affrontare con la consape-volezza che, giocando al massi-mo, non è inferiore a nessuna squadra italiana. Appuntamen-to per la gara d'andata delle semifinali a Conversano sabato 28 aprile (o il giorno preceden-

te in caso di diretta televisiva) e ritorno il sabato successivo a Fasano. L'eventuale bella sarà giocata a Conversano l'8 mag-gio. L'entusiasmo è alle stelle e mai si era vista tanta partecipa-zione di tifo intorno ai nostri ragazzi. I quali, va detto, stan-no ripetutamente sfiorando imprese clamorose pur in assenza di una struttura sporti-va adeguata. Vuoi vedere che la grande assente, l'ammini-strazione comunale, poi passe-rà per pavoneggiarsi dei risulta-ti ottenuti da altri?

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La squadra della Junior ringrazia i tifosi dopo aver conquistato il secondo posto in Coppa Italia.La squadra della Junior ringrazia i tifosi dopo aver conquistato il secondo posto in Coppa Italia.

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pag. 27aprile 2012

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Page 28: IL MENANTE NUMERO DI APRILE 2012

pag. 28 aprile 2012

a cura di Mario Schena

Questo mese siamo ritornati nella zona 167, dove

qualcuno cerca di organizzare alla meglio il

weekend e pare non disponga di altro mezzo di

comunicazione se non una bomboletta spray;

"sabato non posso" ... "domenica? " "Ok!"

…e nelle viuzze del centro storico con la simpatica

scritta che fa tanta tenerezza " Ci bun oh! ". riferito

a cosa, non è purtroppo dato sapere. Largo alla

fantasia, allora!

DIVERTISSEMENT

IDIOMI LOCALI

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pag. 29aprile 2012

Soluzione LA MISE IN MUSICA VIVALDI: (9)

SOLUZIONE GIOCHI DELLO SCORSO NUMERO

S T S E T R R O S A F A A P M C

S A P O I A T R N O R M O A A V

P I N N C U F A S R S L G M E M

O U I D N I F A E A L G B N A F

R T N R R I N S N I I I T L I S

E A A T L O O I N O O A I E P V

I T T A U T B E M D T D N A I A

S T S A T R D O A A I O L R I R

G S T E N I A R T S T L U T M A

I R F E U G M D T T E S A A L Z

L F A L L A A A I R I P I L V N

E U I T D O G P O V O C E T E A

E V M I T I Z P M E E R E M N Z

I R O A O A M Z T A G S I L S A

S T A N C A R E A I C C P A L A

O R E I C A M R A F I S S A T I

CRUCIPUZZLEAFAALLERGIAANAFILASSIANTISTAMINICOASMAASMECAMBIO D'ARMADIOCAMPORELLAEFFETTO SERRAFARMACIEFAZZOLETTIFIENO

FISSATIGRATTALUMACAMAGGIOMALI DI STAGIONEMETEOPATIANASONEMICIOREPOLLINE DI ULIVIPUNTURA DI VESPARINITE

REBUS: “Stagione rinascimentale” (9)

CRUCIPUZZLE: - CarparelliREBUS: – Carparelli

ROSASANDRO BOTTICELLISCAMPAGNATASPALLESPORESTANCARESTARNUTOTAFANOTEST

ORIZZONTALI: 1) La stagione delle allergie. – 8) Gole senza consonanti. – 9) I miei lontani parenti 10) Fai... al contrario. – 12) Le prime delle elezioni. – 13) Il sonar senza la prima. – 14) La sua velocità nel vuoto è di 299.792 km al secondo. – 16) Rimane sempre il metallo più amato dalle donne. – 17) Ha valore diminutivo. – 18) Attacco Ischemico Transitorio. – 19) Mariano e Gianluca. – 20) Negazione. – 21) Ti fa grattare. – 23) Edgar Allan, grande poeta e scrittore. – 24) Italia sul web. – 25) Due volte. – 26) Le prime di Zorro. – 27) Palermo. – 28) Colpevole. – 29) Mezzo cucù. – 30) Articolo determinativo plurale femminile. – 31) Il Bano Carrisi. – 32) Ti fa starnutire quella. – 32) Insieme di minute particelle di materiale vario... che ti fanno starnutire. – 35) Brusco e rumoroso atto respiratorio, tipico dell'allergico.

VERTICALI: 1) Polverina proveniente dai fiori, altamente allergica. – 2) Regna. – 3) Contrario di bene. – 4) Saluto dei romani. – 5) 6 romano. – 6) In parole scientifiche composte significa naso. – 7) Il frutto che dà fastidio ai soggetti allergici. – 12) Il ripetersi del suono. – 13) Lo indica l'orologio. – 15) Unità. – 16) Osaka International University. – 18) Tra il due e il quattro. – 19) Matera. – 21) Point of Sale. – 22) Le prime dell'Italia. – 23) Il santo da Pietralcina. – 25) Allacciare in inglese. – 26) Gruppo etnico del Sudafrica. – 27) Segno che moltiplica. – 28) Era inferiore solo al Negus. – 29) Insieme. – 30) Un diminutivo di Leonardo. – 32) Lavorano nelle discoteche. – 33) Viterbo. – 34) Alamein.

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pag. 30 aprile 2012

Queste due coppie di politici differiscono in 7 piccoli particolari. Sapreste individuarli?

1

2

SOLUZIONE1)I fazzoletti nei taschini della coppia 2 sono verdi2)La poltrona dell’anziano 1 è costata di più e l’abbiamo pagata noi3)Il giovane 1 non ha studiato al CEPU4)Il parrucchiere del giovane 1 andrebbe arrestato5)Il cliente del parrucchiere del giovane 2 andrebbe arrestato6)L’anziano 1, capisce la battuta n°5, se glie la spieghi7)I due giovani e l’anziano 2 non mi hanno mai querelato

di Franco Vergine

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pag. 31

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aprile 2012

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aprile 2012