il miriam makeba giugno 2012
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TERZO NUMERO DEL MENSILE DEL CIRCOLO SEL "MIRIAM MAKEBA" DI SALERNOTRANSCRIPT
IL M
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NO
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01
2
CIRCOLO SEL
MIRIAM MAKEBA
SALERNO
Car* Compagn*, il mese di maggio, da poco con-cluso, è stato contrasse-gnato da una serie di eventi che a lungo reste-ranno nella nostra memo-ria. Vorrei partire menzio-nando il grande cambia-mento che c’è stato in Francia con l’elezione a Presidente della Repubbli-ca del socialista Francois Hollande, che ha determi-nato un ulteriore indeboli-mento della politica rigo-rista della cancelliera tedesca Angela Merkel, apparsa sempre più isola-ta nel recente G8; le foto del sorridente trio Berlu-sconi- Merkel- Sarkozy sono oramai solo un lon-tano ricordo. Purtroppo, le elezioni amministrative che si sono svolte in molti comuni italiani, non sono state motivo di analoga gioia. Nella nostra provin-cia, SEL, non ha raccolto i consensi sperati e questo è segno che, nonostante i numerosi circoli presenti sui territori, non si è an-cora lavorato abbastanza o che, comunque, non si è presenti sugli argomenti prioritari per la cittadi-nanza; è arrivato il mo-mento di uscire dalle pro-prie stanze, imparare ad ascoltare la gente ed elaborare proposte con-crete per la collettività. Ma ciò che ha maggior-mente scosso, in questi ultimi giorni, le nostre coscienze è stato, senza dubbio, il vile attentato dinanzi ad una scuola di Brindisi, che ha strappato la vita ad una giovane studentessa di 16 anni, Melissa Bassi. Nei giorni della memoria, quelli in cui si è celebrato il ven-tennale della morte di Giovanni Falcone, dinanzi ad una scuola intitolata alla moglie, si torna a parlare di mafia e di cri-
minalità organizzata. Ad oggi, le indagini non hanno accertato la matrice dell’attentato, ma ricordo che avevo pressappoco l’età di Melissa quando ci fu la strage di Capaci e che proprio la scuola fu la prima istituzione che ci spiegò cosa fosse la mafia ed in che modo fosse stata combattuta da magistrati del tenore di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Al momen-to, l’unica analogia esistente tra questi due episodi è la soli-darietà popolare; in entrambe i casi, migliaia di persone hanno espresso il proprio sdegno rispetto all’accaduto, organiz-zandosi in presidi spontanei nelle piazze italiane, fiaccolate ed esponendo cartelli dal teno-re “E adesso ammazzateci tutti…”. Infine, a nome dell’intero circolo, vorrei espri-mere la mia solidarietà ai lavo-ratori del CSTP ed alle popola-zioni colpite dal terremoto. Per quanto riguarda i primi, le proteste negli ultimi giorni hanno assunto una dimensione preoccupante visto che, dal 30 maggio, un gruppo di lavorato-ri sta manifestando ad oltran-za, incatenati alle sbarre delle aiuole dove c’è il capolinea, in attesa di una risposta su quali saranno le sorti di circa seicen-to lavoratori, che probabilmen-te, per un errore grossolano nella procedura, non avranno neanche diritto ai contratti di solidarietà. Per quanto concer-ne, invece, le popolazioni dell’Emilia Romagna, oltre ad un numero elevato di vittime, molta preoccupazione desta il futuro di una regione la cui economia è stata messa in ginocchio da questa calamità naturale; decine di fabbriche hanno subito danni nelle strut-ture e nella produzione e que-sto, senza ombra di dubbio, si riverserà anche sul destino dei lavoratori.
Tiziana Aiello
NON SEMPRE MAGGIO E’ IL MESE
DELLE ROSE …. PURTROPPO
DI TIZIANA AIELLO PORTAVOCE DEL
CIRCOLO “MIRIAM MAKEBA”
Ricordate il protagonista del
nuovo miracolo italiano? Vi
rinfresco un po’ la memoria. Il nostro personaggio (che chia-
meremo con un nome di fanta-
sia: Silvio) inizia la sua brillan-
te carriera politica, consegnan-
do le sue sorti al lancio di una
monetina, raccolta tra la piog-
gia di oggetti, scagliati contro il
suo testimone di nozze (che chiameremo con un nome di
fantasia: Bettino).
“Se viene testa, scenderò in
campo, se viene croce scenderò
in campo”, a voi l’esito del
lancio!E da quel lontano feb-braio del 1994, Silvio ci ha
regalato un grande, nuovo,
straordinario miracolo italiano,
fondando un partito (che chia-
meremo con un nome di fanta-
sia: Forza Italia) di uomini e
donne di libertà, capaci di
costruire un’Italia più giusta, generosa e sollecita verso chi
ha bisogno, moderna, efficien-
te, ordinata e sicura. Questa
splendida realtà e’ cominciata
dal riconoscimento di pari
opportunità a tutte le donne:
Silvio ha aiutato tutto il genere femminile, dalla nipote di un
capo di Stato straniero, alla
nonnina che ha perso la dentie-
ra durante il terremoto
dell’Aquila. Spinto dal suo
spirito da fanciullino, ha fatto
cucù alla presidente tedesca,
così come ha chiesto galante-mente di palpeggiare
l’assessore dell’Aquila, sotto
stress per il clima lugubre post-
terremoto. Da buon padre di
famiglia ha accolte tante giovi-
nette nella sua dimora, durante
serate dall’atmosfera elegante e
giocosa, un po’ burlesque! Pari opportunità di convivi amicali
ha offerto a capi di Stato illumi-
nati e democratici (che chiame-
remo con nomi di fantasia:
Putin, Gheddafi, Bush, Blair);
ha persino segnalato un deputa-
to tedesco del Parlamento europeo per il provino di un
film sui campi di concentra-
mento, nel ruolo principale di
kapò. Pari opportunità ha con-
cesso a tutti i lavoratori: stallie-
ri, costruttori, igieniste dentali,
veline, meteorine etc. etc. E,
come tutti i grandi uomini, Silvio e’ stato perseguitato
dall’odio e dall’invidia dei suoi
oppositori ed allora, ha deciso
di concedersi una pausa , una
breve vacanza: ogni mattina si
dedica alla camminata sulle
acque, moltiplica i pani ed i pesci, trasforma l’acqua in vino
da offrire agli invitati delle sue
serate eleganti….. ma ritornerà,
non per ambizione, ma per
responsabilità… con un nuovo
doppiopetto blu, modello presi-
denzialismo alla francese.
Caterina Bianco
L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE L’ERBA DI KATE
Rubrica della responsa-bile del giornalino
Caterina Bianco
M IRI AM M A KE BA
Poche sere fa presso il circolo Miriam Makeba del S.E.L. cittadino si è tenuto un bel dibattito con una tematica niente affatto scontata di questi tempi: la scuo-la pubblica. Nel titolo dell’incontro, molto affollato di docenti e utenti della scuola, c’era già tutto: “L’urlo della scuola pub-blica”. Relatori, oltre ad un rappresen-tante della CGIL scuola, l’esponente del SEL nazionale Simonetta Salacone e chi vi scrive, che ha nuovamente messo in rilievo una questione cruciale: può un dibattito sulla scuola pubblica, in questo contesto internazionale di estrema pro-blematicità, con ventuno milioni di posti di lavoro persi nel G20 negli ultimi 3 anni, soffermarsi sulla questione appa-rentemente mar-ginale della di-spersione scola-stica? La risposta è ovviamente si e non per il gusto del retrò (fu Don Milani a porre all’attenzione dell’opinione pubblica, oltre cinquanta anni fa, questa tematica, poi descritta efficacemente in “Lettera ad una professoressa”), ma per il semplice motivo che l’attuale scuola pubblica perde troppi alunni e troppe potenzialità per strada. E non ce lo possiamo per-mettere come sistema Paese. Siamo una Nazione dove alle attuali emergenze - il debito pubblico, un PIL in decremento ed una latente ingovernabilità – sommia-mo anche molti record negativi in termini di percentuale di laureati e diplomati, dove siamo collocati agli ultimi posti in Europa e nell’OCSE. Soltanto 19 italiani su cento fra i 25 e i 34 anni, hanno una laurea, con una media europea che inve-ce si attesta sul 30 per cento, ma con Paesi come Francia o Regno Unito che raggiungono il 40%. Se poi qualcuno immagina di raggiungere quei livelli a-vanzati, si dovrà ricredere alla luce del fatto che dal 2008 il numero di laureati, da noi, è in diminuzione…Del resto spen-diamo soltanto lo 0.88% del PIL per l’istruzione universitaria, contro l’1.39% della Francia e il 3.1% degli Stati Uniti. Insomma, un sistema di formazione in disarmo, con meno investimenti, con spese per la ricerca che ci collocano agli ultimissimi posti nel mondo progredito (spendiamo un terzo della Svezia e la metà della Germania) con scuole che hanno classi sovraffollate, meno ore di lezione, meno collaboratori scolastici. E qualcuno, come chi scrive questo artico-lo, parla ancora di dispersione scolastica e della necessità che in una pubblica istruzione con stipendi bloccati, con una
età pensionabile sempre più avanzata, con finanziamenti ridottissimi, con pro-blematiche di motivazione e di burnout, ci si debba affannare nella ricerca delle strategie per recuperare gli alunni con difficoltà di apprendimento e con eviden-ti lacune in ingresso legate all’ambiente deprivato di vita e al contesto culturale e sociale di partenza. La dispersione scola-stica, se non combattuta, porta (sta portando) ad un vero e proprio perpe-tuarsi dell’emergenza giovani. Se in tutto il mondo si cita la lost generation, per indicare le generazioni di ragazzi e ra-gazzi ormai in tutta evidenza perdenti
rispetto ai loro geni-tori, spesso con lavori precari, senza sicu-rezze, senza possibili-tà di muoversi, senza tutta una serie di diritti che avevano invece contrassegna-to le generazioni pre-
cedenti, in Italia le cose, se possibile, stanno ancora peggio… Non sarà un caso se i nostri giovani lavorano si e no nella metà dei casi, e che quando lavora-no, spesso, troppo spesso, lo fanno in condizioni inaccettabili e senza un futu-ro. Una scuola che non tenga in conto questa necessità, che non forma le pros-sime classi dirigenti e che si ripiega su se stessa, perpetuando di fatto le disugua-glianze di partenza, lasciando quindi per strada centinaia di migliaia di potenziali-tà, è una scuola inaccettabile, è una scuola per un Paese rassegnato. Simo-netta Salacone, coordinatrice nazionale del gruppo scuola del SEL, ha affrontato invece, direttamente, il discorso della emergenza scuola italiana, sempre più investita da tagli agli organici, alle risor-se finanziarie, ai servizi di supporto e afflitta da futuri dimensionamenti che produrranno mega istituti con numeri mostruosi di plessi e sezioni staccate.
Una scuola tormentata dalla precarietà (di docenti e di collaboratori scolastici) oberata da un aggravio di compiti per la amministrazione, in nome di una autono-mia depauperata di risorse. Simonetta ha poi messo in rilievo il disagio di molti docenti di fronte alle prove INVALSI che il Ministero si ostina a presentare ogni anno; prove spesso con test a risposta chiusa che verranno somministrate con modalità identiche su tutto il territorio nazionale, senza tenere nel minimo con-to i diversi contesti o i programmi effetti-vamente svolti. “La valutazione”, per la Salacone, “è un tema delicato che non si può affrontare in maniera parziale e senza una interlocuzione continua e approfondita con i docenti che nelle scuole operano”. Secondo la Salacone “le buone scuole sanno che spetta loro anche il compito di essere luoghi signifi-cativi per le esigenze culturali dei territo-ri, soprattutto di quelli più a rischio di povertà e disagio sociale e sanno che devono aprirsi alle proposte e alle richie-ste di formazione che ne provengono.” Infine Simonetta Salacone ha messo in evidenza l’importanza di intercettare, attraverso relazioni educative significati-ve e positive, tutti gli alunni, soprattutto quelli più fragili, nella consapevolezza che vanno potenziate, per fare questo, le risorse alle scuole. Queste, spesso, han-no risorse del tutto insufficienti per poter riuscire a motivare alla frequenza anche gli alunni più deprivati, prevenendo ab-bandoni e ritardi scolastici. Si pensi a quelle situazioni in cui a scuola si è di fronte ad alunni migranti da poco arrivati nel nostro Paese, cui non si può rispondere con tempi di docenza aggiuntiva, con percorsi individualizzati o con attività di laboratorio.
Alessandro Turchi
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"Sistema della formazione in disarmo: servono
investimenti e innovazione"
“Poche sere fa presso il circolo Miriam
Makeba del S.E.L. cittadino si è tenuto un
bel dibattito con una tematica niente affatto
scontata di questi tempi: la scuola
pubblica.”
M IRI AM M A KE BA
Premessa
Ieri la meglio gioventù ha riempito di voglia di vivere
e lottare le strade ferite di Brindisi. L'abominevole
attentato terroristico alla scuola
Morvillo Falcone ha ucciso
Melissa Bassi e ferito e terro-
rizzato le sue compagne di
scuola. Il dolore immenso delle
vittime, dei loro amici e fami-
liari, dell'intero paese non potrà
mai essere compensato ma è
stato straordinario vedere come
a migliaia, spontaneamente,
siano andati a presidiare in ogni
città gli spazi di libertà che ogni
atto di terrorismo, ogni furia
distruttiva di carnefici di vitti-
me innocenti, tenta di impedir-
ci. Fin dalle prime ore non si è
arrestata la marea di solidarietà, vicinanza umana,
affetto, rabbia e orgoglio di chi ha sentito bruciare
sulla propria pelle quel vile attentato. Abbiamo tutti
ascoltato con rispetto e commozione le parole limpide
e coraggiose dei giovani di Brindisi, come quelle
pronunciate senza esitazioni da una di loro, Martina
Carpani, che ha chiesto a nome di noi tutti che venga
fatta chiarezza sulla natura dell'attentato e che si possa
“ricostruire una comunità che metta al bando ogni
cultura individualista e violenta” e che si possa per
questa via realizzare “un rinnovamento della cittadi-
nanza”. No, non è possibile morire nella tua scuola, un
luogo sacro ed inviolabile, protetto dalla sua innocenza
e dalla sua funzione essenziale di presidio di civiltà.
Non è possibile che ci sia ancora una strage inspiegata
e oscura. I ragazzi di oggi, quelli che non erano nati
vent'anni fa, sono stati i più importanti testimoni in un
paese che chiede ancora chiarezza per le stragi che
uccisero vent'anni fa Falcone, Morvillo, Borsellino e
gli uomini e le donne che sacrificarono la loro vita per
proteggerli. Sono quei ragazzi che esigono ed hanno
diritto a conoscere la verità, in un paese dove la verità
per le tante vittime delle stragi, della mafia e del
terrorismo spesso viene celata da complicità che sono
arrivate a coinvolgere pezzi delle istituzioni. Conosce-
re cosa sia accaduto nei passaggi oscuri della nostra
storia recente è una necessità che non può essere
sacrificata per nessuna ragione. Per questo chiediamo
che le indagini sulla strage di Brindisi siano efficaci e
coordinate, così come chiediamo che vengano poten-
ziati tutti gli interventi repressivi e di lotta sociale
contro le mafie, a partire dal rafforzamento delle
iniziative che combattano gli interessi economici delle
mafie su tutto in territorio nazionale e sostenendo tutte
le organizzazioni, come Libera e tante altre, che presi-
diano da anni il territorio con la cultura dell'antimafia
quotidiana, l'unica che può spezzare le trame oscure di
questo cancro devastante per l'Italia. Riteniamo, inol-
tre, che vada innalzata la vigilanza sugli episodi di
matrice terrorista, come la gambizzazione di Roberto
Adinolfi. La nostra condanna per ogni atto terroristico,
per ogni violenza, è inequivocabile, eppure riteniamo
insopportabili le recenti parole della ministra Cancel-
lieri, che troppo disinvoltamente ha accostato gli atti di
terrorismo a movimenti popolari e di massa come
quello NoTav.
Tra Francia e Grecia la prospettiva del cambia-
mento necessario
1. Il crescente astensionismo costituisce il segnale
politico più preoccupante di questa tornata. Indubbia-
mente, esso risente del crescente discredito della classe
politica e della vera e propria crisi democratica e di
rappresentanza che attraversa il nostro paese. Si tratta
di un fenomeno quantomeno europeo. In Francia,
nonostante le previsioni, l'astensionismo non è esplo-
so, al contrario in Grecia è esploso. La differenza sta
nella radicale differenza tra le offerte politiche. Il
nostro primo obiettivo è impedire che l'astensionismo
diventi strutturale, aumentando il malessere della
nostra democrazia. Il primo fallimento del governo
Monti è proprio quello di essere percepito distantissi-
mo dalla condizione materiale del paese.
2. Il dato più clamoroso che emerge dalle elezioni è il
crollo rovinoso della destra. Essa risulta priva di
coesione politica e delegittimata nelle sue
parti costituenti, Pdl quanto e Lega. È
chiaro che pesa un giudizio persino storico
su una classe dirigente di destra che ha
esaurito la sua funzione politica, quella di
dare rappresentanza alle pulsioni egoistiche
e regressive presenti nel paese, che è tra-
volta da scandali e diffuso disprezzo.
3. In questo contesto, appare chiaro il
fallimento del progetto politico del “terzo
polo”. Non solo siamo di fronte ad un
irrilevanza di tipo elettorale, che è tanto più
grave quanto non riesce a intercettare i voti
in uscita dalla destra, ma ad un fallimento
tutto politico dell'ipotesi di poter conquista-
re il “voto dei moderati”. Nella condizione
attuale, con una progressiva distruzione di quello che
fu il ceto medio, questa pretesa è ideologica e priva di
basi materiali.
4. Le coalizioni di centrosinistra conquistano molte
città. Si tratta di una vittoria, incontestabilmente, che è
ancora solo elettorale, poiché essa non riesce a darsi
una dimensione strategica e nazionale. Sicuramente
non si tratta della vittoria di un solo partito, tanto meno
di una vittoria “senza se e ma”. Si tratta di far tesoro di
tutte le indicazioni che sono venute nel ciclo delle
ultime due elezioni amministrative e dei referendum
per non rimanere vittima delle proprie immagini
stereotipate. Quello che è certo è che non ha vinto,
banalmente, la “foto di Vasto”, ma la capacità dei tre
principali partiti di centrosinistra dimettersi in connes-
sione nelle città con la crescente sensibilità civica e
con le esperienze più innovative, spesso emerse con le
primarie. In questo senso, le vittorie di Marco Doria e
di Simone Petrangeli, in contesti assai difficili, ci
riempiono di soddisfazione, anche per il contributo che
il nostro partito, nazionalmente e localmente, ha dato.
La spinta delle primarie, iniziata con le affermazioni di
Pisapia e Zedda, non si è esaurita.
5. Il “boom” di Grillo e del M5S c'è stato. Averlo
negato, continuare a farlo, non è che un esorcismo. La
vittoria di Parma, pur scontando una peculiarietà
legata alla storia di quel territorio, rappresenta un
volano enorme per la potenziale crescita ulteriore dei
suoi consensi. Pizzarotti e Grillo vincono mettendo in
discussione un apparato di potere che è apparso per
troppo tempo inamovibile ed autoreferenziale. Pizza-
rotti raccoglie, al secondo turno, i voti di tutti gli
esclusi al primo turno, di destra e di sinistra. Il voto a
Grillo è quindi visto soprattutto come uno strumento di
radicale ricambio della classe politica, quando essa
non è in grado di autoriformarsi. Se non si “vede” cosa
è successo, Parma potrebbe diventare lo specchio
dell'Italia. Non bisogna demonizzare il fenomeno.
Spesso i candidati del M5S sono preparati e con conte-
nuti condivisibili e poi perché peggio dell'antipolitica
c'è solo l'anti-antipolitica, che pretende di conservare
l'esistente nel nome del meno peggio. È però essenzia-
le che non si tentino vie opportunistiche nel relazionar-
si con l'ex comico genovese. La crescita del consenso
grillino non può che preoccuparci. Bisogna affrontare
la questione senza scorciatoie e avanzando un progetto
politico capace di trasformare la rabbia di tanti in
opportunità di cambiamento reale. Potremo essere
insieme ai grillini in tante battaglie, come già è capita-
to sulla difesa dell'acqua bene comune o in Valle Susa,
ma non possiamo raccontare fandonie: la nostra ispira-
zione è la buona politica, democratica e costituzionale,
di sinistra, tutte cose che il grillismo non considera
certo centrali.
6. Un caso particolare è rappresentato dalla Sicilia,
dove si sono intrecciate questioni nazionali e regionali.
Possiamo dire che si è rotta la pax lombardiana, che
vedeva pienamente coinvolto il Pd siciliano. La più
netta rottura con il progetto politico guidato dal presi-
dente rinviato a giudizio per associazione esterna di
stampo mafioso è stata sicuramente la vittoria di
Orlando. Sel è sempre stata contro quel progetto ed è
stata la prima ad opporsi al governo di Lombardo.
Solo il rispetto che abbiamo avuto per l'esito delle
primarie, confermate dalla commissione dei garanti
autorevolmente presieduta da Peppino Di Lello, scelta
condivisa nazionalmente e localmente, ci ha fatto
militare per un candidato che è apparso sempre e solo
come il rappresentante della parte che lo aveva soste-
nuto alle primarie, Lumia, Cracolici, Crocetta, nono-
stante ripetute dichiarazioni pubbliche che Ferrandelli
aveva fatto nel prendere le distanze dal governatore
Lombardo. Il fatto che il nostro partito abbia consegui-
to risultati importanti in tutto il resto della Sicilia
testimonia l'eccezionalità della situazione palermitana.
Per questo consideriamo che la scelta fatta sia una
responsabilità collettiva, a partire dal coordinamento
nazionale. Una scelta che abbiamo pagato a caro
prezzo, ma che non può essere stumentalizzata da
nessuno, tantomeno dal sindaco Orlando che sa di non
poter rivolgerci accuse ingiuste e false come quelle
pronunciate all'indomani delle elezioni. La nostra
azione in Sicilia dovrà immediatamente riprendere in
vista delle elezioni regionali anticipate di ottobre,
rilanciando una proposta che sconfigga definitivamen-
te il lombardismo e faccia rinascere la Sicilia. Proprio
per questo intendiamo proporci alla guida di questa
nuova stagione, ricostruendo i rapporti con la sinistra
siciliana, a partire proprio dal neo sindaco di Palermo.
7. I messaggi che vengono dal voto sono quindi
molteplici e fra tutti prevale quello del giudizio pesan-
tissimo sui partiti. Vale la sintesi che abbiamo utilizza-
to immediatamente dopo la lettura dei risultati: vince
la voglia di cambiare ed inizia ora il “dopo Monti”.
Non si può negare che l'elettorato abbia quasi sempre
scelto di premiare la proposta più radicalmente innova-
tiva, tra quelle disponibili, rispetto a chi si arroccava.
Inoltre, è evidente, anche nel successo dei candidati
grillini, che non si è esaurita la spinta verso un nuovo
ecologismo, che parte dalla tutela dei beni comuni
come l'acqua, ma che sui territori si declina come
richiesta di difesa dal consumo di suolo, corretta
gestione dei processi di smaltimento dei rifiuti, promo-
zione di un modello di consumi e produzioni equo. Si
chiede con sempre maggiore forza di puntare a quel
“ben vivere” che è il fondamento di una politica nuo-
va. È arrivato quindi il momento di costruire una
visione ed una proposta per la società italiana, a partire
da una più rigorosa relazione con i movimenti, a
partire da quello delle donne, che molto spesso hanno
anche una chiara vocazione ecologista (dall'acqua bene
comune a quello NoTav). Siamo in un cambio d'epoca,
su un crinale. Il voto esprime una connessione tra crisi
sociale e democratica. In passato il voto è stato l'auto-
biografia della vita politica, oggi è l'autobiografia della
società italiana. Il voto di centrosinistra ha l'affanno
derivato dalla mancanza di un progetto politico. Biso-
gna che il centrosinistra che vuole vincere e governare
appaia al mondo.
8. Il contributo del nostro partito per il rinnovamento
della sinistra e per la costruzione di una proposta di
governo del paese viene confermato da questa tornata
elettorale. In primo luogo, grazie alla passione, alla
(Continua a pagina 4)
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Lo scorso 27 maggio si è svolto l’assemblea nazionale di SEL.
Pubblichiamo il Documento conclusivo
“Ieri la meglio gioventù ha
riempito di voglia di vivere e
lottare le strade ferite di Brindisi.
L'abominevole attentato
terroristico alla scuola Morvillo
Falcone ha ucciso Melissa Bassi
e ferito e terrorizzato le sue
compagne di scuola.”
generosità ed al disinteresse di migliaia di attivisti in tutta
Italia. I nostri risultati, anche elettoralmente, “somigliano”
più di ieri al nostro insediamento effettivo. Il nostro primo
successo è politico, ovvero di essere stati protagoniste in
molte primarie con candidati da noi sostenuti che hanno poi
vinto le elezioni. Oggi possiamo contare su molti sindaci
iscritti o molto vicini al nostro partito. Non si tratta di boria
di partito, ma di riconoscere i processi politici reali, quelli
che ci vedono come il vettore di un cambiamento nel cam-
po del centrosinistra. È avvenuto con Vendola in Puglia e
poi in tantissime parti in tutta Italia. Le ragioni che sono
state alla base della nascita del nostro partito a Firenze sono
ancora forti e, sicuramente, molte partite vanno ancora
riaperte. Elettoralmente il nostro simbolo incrementa poco
la percentuale elettorale, ma vanno considerati almeno due
elementi. Il primo riguarda la nostra presenza, per una
scelta lanciata nell'assemblea nazionale di gennaio, di far
parte di molte esperienze civiche e comunque di sostenerne
la nascita (il caso di Genova, dove nei municipi arriviamo
al 10% rispetto al 5% della lista comunale per la contestua-
le presenza della lista Doria è molto indicativo). La seconda
è più generale e va esplicitata: Sel svolge una funzione
politica prima ancora che elettorale. Consolidarci oggi è il
modo migliore di affrontare le elezioni a noi più congeniali,
a partire dalle prossime politiche. Il nostro non sarà mai un
voto di pura protesta, che pesca a sinistra e a destra. È stata
una nostra scelta quella di puntare sulla qualificazione
puntuale della nostra proposta, sarebbe assurdo non riven-
dicare con orgoglio questa scelta, sul primato dell'eleganza
delle passioni politiche, non inseguendo né il minoritarismo
né il populismo. Pensiamo che le vittorie di Pisapia, Doria,
Zedda, Stefano, Petrangeli e di tanti altri sindaci che, in
piena autonomia, condividono la nostra idea di buona
politica, sono rilevanti quanto e quelle di De Magistris,
Orlando, che tuttavia puntano tutto su un rapporto carisma-
tico ed immediato con l'elettorato. Inoltre abbiamo davvero
praticato un profondo rinnovamento: giovani e donne,
competenti e motivati, sono così i nostri rappresentanti in
giro per l'Italia. Di certo, gli Scilipoti, i De Gregorio, i
Trota, i Lusi, i Calearo, le Minetti e tanti altri orrendi
prodotti di questo ventennio non abitano in Sel. Sappiamo
di avere molti limiti, ma non esitiamo troppo nel riconosce-
re i nostri meriti.
9. Vanno immediatamente convocati gli stati generali del
futuro, come luogo per salvare il Paese. È una proposta di
cui non vogliamo essere “proprietari”, poiché vogliamo che
sia a disposizione della società italiana. Se Bersani ed il Pd
dicessero di no, Sel e Idv sono pronti ad aprire il cantiere e
a metterlo a disposizione di chi voglia contribuire a cambia-
re il paese. Non si può immaginare un percorso verso le
elezioni che sia sequestrato dai partiti, a partire dal nostro.
La politica deve ritornare ad essere un bene comune, a
disposizione di tutti quelli che vogliano contribuire con il
loro personale e disinteressato impegno al cambiamento.
10. Il primo compito del nuovo centrosinistra è di farsi
portatore della riforma della politica:
codice etico, trasparenza, rigoroso rispetto di limiti di spesa
nelle campagne elettorali, limite dei mandati elettorali ad
ogni livello elettivo, ricambio generazionale, vincolo della
democrazia paritaria sempre e quindi anche nella composi-
zione delle liste elettorali, abolizione di privilegi per le
cariche elettive. Per quanto riguarda il finanziamento alla
politica siamo molto critici con il pasticcio che si sta consu-
mando in parlamento. La proposta sul finanziamento ai
partiti, approvata alla Camera ed ora in discussione al
Senato ha dei gravi limiti. Non si tratta di una reale riduzio-
ne dei rimborsi ai partiti, anzi introduce un organo di con-
trollo dei bilanci complesso anziché la Corte dei Conti,
nessun divieto di impiego delle risorse pubbliche per le
attività immobiliari, nessun limite alle spese di gestione
ordinaria e del personale dei partiti. Persino il principio del
cofinanziamento viene mortificato, a favore dei partiti più
grandi, con interventi di dubbia costituzionalità. Non è
accettabile che si ritorni a votare con il “porcellum”. Noi,
che abbiamo raccolto un milione e duecentomila firme sul
quesito che abrogava la legge attuale e riportava al
“mattarellum”, pensiamo che sia ancora quella la proposta
più chiara per consentire agli elettori di scegliere candidati,
programmi e coalizione di governo.
11. Il secondo obiettivo della sinistra è quello di rimettere
al centro il valore del lavoro, il suo peso costituzionale, la
dimensione costitutiva del patto di cittadinanza e le allean-
ze sociali che esso rappresenta. Va contrastato l'attacco alla
rappresentanza sociale del sindacato e quindi ai diritti di chi
lavora: da Sacconi a Fornero, passando per Marchionne, è
chiaro che l'unica strategia seguita sul piano occupazionale
sia quella della riduzione del potere contrattuale dei lavora-
tori. Accordo del luglio 2011, “modello Fiat”, riforma
Fornero sono i tasselli di una ristrutturazione autoritaria che
va contrastata in ogni luogo, istituzionale e sociale, propo-
nendo immediatamente l'estensione dell'articolo 18 e realiz-
zando una legge per la democrazia e la rappresentanza nei
luoghi di lavoro. Serve un piano straordinario per il lavoro,
sia pubblico che privato, che restituisca un ruolo ed un
senso all'intervento pubblico in economia. Bisogna riforma-
re profondamente la pubblica amministrazione, ma la prima
riforma non può che essere quella di immettere nuove
forze, più preparate e motivate. La strada seguita da Hollan-
de, 60mila nuove assunzioni nella scuola, non può che
essere anche la nostra. Va sbloccato il turn over e vanno
fatte nuove assunzioni per investire sulla sburocratizzazio-
ne e l'efficienza della macchina amministrativa. Oggi
l'efficienza della pubblica amministrazione è un fattore
decisivo, tanto per rilanciare il paese quanto per combattere
fenomeni odiosi come la corruzione, l'evasione e l'elusione
fiscale. Un piano straordinario per il lavoro è necessario per
realizzare un provvedimento che sia giusto socialmente e
ambientalmente, che vada nella direzione di una piena
affermazione di diritti generazionali e di genere. L'alta
precarietà e disoccupazione tra i giovani unita ai bassissimi
livelli di occupazione femminile sono i principali deficit
strutturali del nostro mercato del lavoro. Altro che mancan-
za di flessibilità! Burocrazia inefficiente, corruzione, giusti-
zia lenta e ingiusta, legislazione macchinosa, accesso
difficile al credito, ritardi nei pagamenti della pubblica
amministrazione, scarsa innovazione, nanismo e mancanza
di sinergie produttive, questi sono i problemi da risolvere
per sostenere l'impresa privata, altro che abolizione dell'ar-
ticolo 18!
12. È indispensabile una “rivoluzione fiscale” che renda
trasparente il rapporto tra tassazione e erogazione di servizi
pubblici: pago le tasse e quindi voglio servizi adeguati. La
politica fiscale, non a caso strettamente connessa al welfa-
re, è il principale strumento di sviluppo e coesione sociale
del paese. Oggi pagano troppo e sono tartassati lavoratori
dipendenti, pensionati e imprenditori onesti, grandi e picco-
li, mentre sono favoriti i redditieri. Gli evasori, i cosiddetti
“furbi”, sono parassiti indecenti della società. Chiediamo
che si modifichi la legislazione che punisce l'evasione
introducendo sanzioni penali e civili durissime, a partire
dall'abolizione dei condoni e degli scudi fiscali, in partico-
lare aumentando le imposte di bollo per questi ultimi dal
5% di Tremonti al 50%. Ma le leggi anti evasione non
bastano, vanno attuati meccanismi virtuosi di controllo
incrociato che consentano di far emergere l'immensa ric-
chezza occultata nel nostro paese o illegalmente espatriata.
In particolare, va immediatamente attuato l'accordo bilate-
rale con la Svizzera, similmente a quanto fatto da Germania
e Regno Unito, per avere una tassazione direttamente sui
depositi illegalmente espatriati. Va introdotta una imposta
patrimoniale straordinaria, per ridurre lo stock del debito
pubblico, e una imposta patrimoniale ordinaria sui grandi
patrimoni da destinare, così come avviene già in Francia, a
finanziare stabilmente investimenti per la coesione sociale e
per lo sviluppo del paese, dal reddito minimo garantito ai
finanziamenti per scuola, università e ricerca. La leva
fiscale deve recuperare il precetto costituzionale della
progressività del prelievo: per questo siamo contrari all'at-
tuale formulazione dell'Imu. L'Imu non è un'imposta muni-
cipale, è piuttosto il modo per trasformare i comuni, ai
quali vengono preventivamente tagliati i trasferimenti, in
veri e propri gabellieri. L'Imu è un'imposta regressiva e
ingiusta, che pesa di più sui redditi medi e bassi e meno su
quelli alti e altissimi. È indispensabile abolire l'Imu sulla
prima casa e reperire le risorse corrispondenti con una
decisa azione di contrasto dell'elusione e dell'evasione
fiscale. Va abbassata la pressione fiscale sul lavoro dipen-
dente, a partire dalla restituzione del drenaggio fiscale,
facendo emergere l'economia sommersa, a partire da quella
che vede impegnati i migranti, allargando di conseguenza la
base impositiva. Dall'altro lato la pessima riforma previden-
ziale evidenzia una delle più gravi colpe di questo governo:
lasciare per strada gli “esodati”. Hollande, appena insedia-
tosi, ha abbassato a 60 anni l'età minima per i pensionamen-
ti di chi ha lavorato più di 41 anni. È necessaria la stessa
determinazione anche per noi, che ci proponiamo di cam-
biare la riforma Fornero, che ha cancellato la solidarietà di
sistema sostituendola con un principio assicurativo. Cam-
biare perché non tutti i lavori sono uguali, perché ai lavori
di cura vanno riconosciuti contributi figurativi, perché i
lavoratori e le lavoratrici precari di oggi sono condannati
alla povertà certa. È poi indispensabile agire una riforma
fiscale “verde”, una leva fiscale ecologica che punti alla
modificazione in positivo di stili di vita, produzioni e
consumi verso l'economia verde. Si tratterà, sempre di più,
di premiare gli investimenti in energia verde, di tutelare i
beni comuni e di favorire le produzioni ed i consumi ecolo-
gici per redistribuire la pressione fiscale avvantaggiando
chi contribuisce ad una riforma ecologica del modello di
sviluppo.
13. C'è bisogno di investire sulla formazione e sulla cultu-
ra. Un vero e proprio keynesismo culturale che dia lavoro a
migliaia di persone nel campo della cura dei beni artistici,
nelle attività culturali, nella ricerca e nella formazione dei
nostri figli. Siamo di fronte ad un passaggio epocale che
non può essere affrontato con gli strumenti dell'impoveri-
mento intellettuale di un'intera nazione. Perciò sono straor-
dinarie esperienze che resistono come il Valle a Roma, la
Balena a Napoli e Macao a Milano, che fanno della propo-
sta culturale, della sua gestione innovativa, uno strumento
concreto del cambiamento sociale e civile.
14. Dobbiamo rinnovare il nostro impegno sui temi dei
diritti di cittadinanza e sui diritti civili. Siamo da sempre
favorevoli sia all'introduzione del matrimonio omosessuale
che al pieno riconoscimento delle unioni civili. Intendiamo
appoggiare tutte le campagne che sostengano ciascuna delle
due rivendicazioni. Riteniamo indispensabile che si dia una
risposta positiva alle tante persone che si vedono negare
diritti essenziali su temi eticamente sensibili: dal rapporto
con il tema della fine della vita all'inquietante negazione di
fatto di un diritto come quello dell'aborto, per la crescente
discriminazione dei medici che non si dichiarano obiettori
di coscienza. Democrazia di genere, diritti civili, antiproibi-
zionismo, rifiuto del paradigma securitario e dell'interna-
mento, affermazione piena dei diritti dei migranti di prima
e seconda generazione, sono le parole che porteremo per
raccontare la nuova Italia.
15. Sel si impegna a promuovere da subito due grandi
campagne di massa anticrisi: raccogliere un milione di
(Continua da pagina 3)
(Continua a pagina 5)
firme per sostenere la proposta di legge di legge quadro di
iniziativa popolare che istituisce il reddito minimo garantito
e una campagna per un piano straordinario di messa in
sicurezza del territorio. Per quanto riguarda la campagna
sul reddito minimo garantito si tratta di partire subito con la
nostra proposta in Italia e poi sostenere anche quella che
partirà da settembre in tutta Europa (con l'Iniziativa dei
Cittadini Europei, prevista dal trattato di Lisbona, che
consente di raccogliere un milione di firme in tutta l'Unione
per inviare una proposta di iniziativa popolare alla Com-
missione), ma anche di qualificarne i contenuti. Questa
proposta supera la contrapposizione tra lavoro e reddito e
riconosce ad entrambi il compito di sconfiggere l'esclusione
sociale. Civiltà del lavoro e reddito minimo garantito sono
le facce della moderna cittadinanza europea. Per noi, infatti,
l'occasione della campagna sul RMG è anche e soprattutto
l'occasione di ripensare il sistema del welfare, estendendolo
e rendendolo più universale, capace anche di incidere sulla
relazione tra i generi mettendo in discussione il paradigma
patriarcale. Quanto alla campagna per la messa in sicurezza
del territorio, essa si inscrive nell'ambito di una critica
serrata al dogma della crescita come via d'uscita dalla crisi:
gli investimenti devono essere tutti legati ad un processo di
conversione ecologica, senza il quale la stessa crescita
diventerebbe solo distruzione di futuro. Mettere in sicurez-
za il territorio significa mettere in relazione l'intervento
pubblico con la sua qualità ecologica, far crescere l'occupa-
zione ma anche proteggere il bene comune non rinnovabile
che è la nostra terra. In questo contesto risulta non più
rinviabile una riforma radicale del capitalismo finanziario.
Nuove regole e nuovi poteri agli organismi politici sovrana-
zionali sono indispensabili.
16. In conclusione, ribadiamo il nostro più netto e radicale
dissenso con l'attuale governo e con le sue rovinose politi-
che. Esso è sicuramente un avversario per oggi e per doma-
ni e la proposta di cambiamento che auspichiamo è contro
le politiche di austerità liberista che porta avanti, in patria e
in Europa. Siamo anche contrari all'invocazione generica
che Monti fa della crescita, perché riteniamo che la crescita
non possa che essere ecologicamente compatibile e che
debba accompagnarsi all'eguaglianza e non al rigore. Monti
è stato prima alleato di Merkel e Sarkozy, poi ha costruito
con Cameron su una pessima proposta iperliberista di
rilancio della crescita, basata sulle privatizzazioni e sulle
liberalizzazioni, ed oggi si accoda al pressing da destra su
Angela Merkel. In ogni occasione ha difeso i dogmi del
liberismo, ma noi abbiamo il dovere di allearci con le forze
politiche che in tutta Europa li stanno contestando.
17. In Europa, come avevamo già osservato qualche mese
fa, può spirare un'aria nuova. Il nostro primo impegno è
quello per la federazione degli Stati uniti d'Europa, co-
struendo nuove ed autorevoli istituzioni politiche che
sappiano governare la moneta unica, a partire dalla Banca
centrale europea. La splendida vittoria di Hollande riapre il
confronto con la destra che aveva fin qui dominato la scena
continentale, sulle ceneri del quindicennio lib lab blairista.
In Germania crolla la Cdu e recuperano consensi sia i
Grunen che la Spd, mentre fatica a difendere le sue posizio-
ni elettorali la Linke. Ha ragione lo storico Pierre Rosanval-
lon, uno dei consiglieri più vicini ad Hollande: è arrivato il
momento di riunificare politicamente e socialmente l'Euro-
pa per uscire dalla crisi, realizzando in primo luogo un
welfare europeo e di conseguenza socializzando ed even-
tualmente trasferendo risorse, così come si è fatto nel
dopoguerra in Italia o in Germania dopo la riunificazione
post muro di Berlino. La democrazia ed il welfare state
sono i più importanti contributi che il nostro continente ha
dato alla storia umana. La coesione sociale, la lotta alle
disuguaglianze e un nuovo modello di sviluppo ecologica-
mente sostenibile sono il programma fondamentale delle
sinistre europee. Conseguentemente a quanto detto Sel si
pronuncia per la non ratifica della modifica dei trattati
concernenti i vincoli delle politiche di bilancio, note come
“fiscal compact”, che andranno in discussione nei parla-
menti nazionali della Ue nel prossimo giugno.
18. Abbiamo già espresso un giudizio netto sulle politiche
di austerity. Oggi siamo alla loro totale delegittimazione.
La Grecia, che qualcuno vorrebbe buttare fuori dall'euro, è
il paradigma di quel fallimento. I cittadini greci, che in
massa non hanno votato, hanno però bocciato le forze che
si erano fatte carico di imporre i memorandum. Nuova
democrazia e Pasok sono collassate e sono emersi nuovi
protagonisti sulla scena politica: terribili, come nel caso dei
neonazisti di Alba dorata, o straordinariamente innovativi
come la sinistra di Syriza e di Sinistra democratica. Dalla
Grecia può venire una grande lezione: proprio la democra-
zia può essere la più importante risorsa per uscire dalla
crisi.
19. Oggi la politica deve riformarsi per essere all'altezza
delle domande inevase che inquietano gli uomini e le donne
di questo paese. Ci dobbiamo interrogare su quale sia la
missione storica della politica in questa fase e noi crediamo
che essa sia quella di ricomporre le fratture sociali e civili
che hanno ferito il nostro patto di convivenza. Il tema è
dunque quello di sconfiggere la precarietà: la precarietà
come esperienza esistenziale quotidiana, come modo di
produzione dell'attuale sistema capitalista, la precarietà nel
rapporto con la vita umana e non umana che ci circonda e
nel rapporto con le generazioni future. La precarietà, in
definitiva, come orizzonte di senso e destino dell'esperienza
umana. Se non cogliamo la profondità della crisi, che
potremmo definire persino antropologica, difficilmente
avremo parole per nominare le tragedie cui assistiamo
spesso impotenti: disperazione e rabbia, violenza e sopraf-
fazione, depressione e rassegnazione, cinismo e spregiudi-
catezza. Intendiamo la politica come programma e come
visione del mondo, ovvero come lo strumento per interpre-
tare e governare i processi in atto. La crisi, nella sua bruta-
lità, ci consente di provare a cambiare le priorità, le gerar-
chie di valori che fin qui hanno trionfato : l'individualismo,
il consumismo, la primazia della ricerca del profitto e della
sopraffazione devono essere contrastati con capacità nuove
di cooperazione e di cura dei beni comuni. Non accettere-
mo che si possa mettere in discussione il welfare state, che
rimane la più grande costruzione sociale della storia umana,
e che al contrario sia impossibile mettere in discussione la
Tav e le spese militari! Un modello di sviluppo che metta al
centro il concetto del “prendersi cura”, che metta in primo
piano il tema della riconversione ecologica dell'economia.
Vogliamo provare a costruire una prospettiva di speranza.
La nostra autonomia deriva dall'aver compreso prima di
altri che la deriva nichilista della globalizzazione liberista
avrebbe portato il mondo sull'orlo del collasso. I movimenti
contro la globalizzazione neoliberista sono stati dei fonda-
mentali innovatori e portatori di un principio di realtà.
Bisogna saper fondere i saperi e la coscienza dei processi:
dai movimenti contro il neoliberismo agli indignati possia-
mo ritrovare la traccia di un progetto alternativo. L'autono-
mia che intendiamo non è il picchettamento di un recinto
identitario, dentro cui c'è il rischio di rinchiudersi. È piutto-
sto da vivere come la connessione tra lotta alla precarietà e
democrazia di genere, come responsabilità ecologica e
pieno protagonismo delle generazioni più giovani.
(Continua da pagina 4)
miriammakeba.sel@hotmai
l.it
contatto skype:
circoloselmiriammakeba
Le compagne e i compagni del circolo Miriam Makeba solitamente si riuniscono ogni martedi alle ore
19,30
Su FB ci trovi qui: https://www.facebook.com/
groups/miriammakeba.sel/
Lo scorso 6 giugno è stato presentato il
libro “Arrendersimai@mov”.
Vi riportiamo una piccola scheda
dell’opera I curatori di questo libro - An-
na Miculan, Amedeo Borzillo, Carlo
Barlassina e Giovanni Piras – alla fine
del 2011 hanno lanciato un appello su
internet con l’intento di raccogliere rac-
conti e testimonianze di militanti del Mo-
vimento Studentesco protagonisti di
un’intensa stagione politica e culturale,
quella delle lotte studentesche del ’68 e
delle lotte operaie dell’Autunno caldo.
Hanno risposto in tanti; il libro raccoglie
64 storie ambientate in 19 diversi luoghi
d’Italia. Quello che i curatori ci consegna-
no è uno spaccato inedito di un’irripetibile
esperienza di partecipazione politica e
umana, che ancora oggi a distanza di 40
anni aggrega e fa emergere valori e riferi-
menti condivisi. Momenti esaltanti, spe-
ranze, errori, delusioni, vittorie e sconfitte
e su tutto il filo rosso della difesa della
democrazia. Tanto che recentemente Euge-
nio Scalfari ha scritto su Repubblica che
nei giorni terribili della strage di Pazza
Fontana a Milano il Movimento Studente-
sco, con rara intuizione, ebbe la capacità di
organizzare assemblee popolari e manife-
stazioni contro la strategia della tensione.
Questi racconti rappresentano un passag-
gio, un messaggio per i giovani d’oggi,
perché possano affrontare le nuove sfide
recuperando la memoria storica.