il nuovo cittadino n.1 - 2010

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Il nuovo c ttadino TRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 1-2010 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale -70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009. L’ intervento del Cardinale Angelo Bagnasco all’apertu- ra dei lavori del Consiglio permanente della CEI non lascia più dubbi, ne alibi, sulla necessità ed urgenza di una rinnovata stagione di impegno politico dei Cattolici ita- liani. I dubbi, in verità, li aveva già fugati Benedetto XVI nel settembre del 2008 quando invocava una nuova leva di laici Cristiani per la politica e la società in genere. La risposta ai mali del mondo, e del nostro Paese in par- ticolare, sembrano dire il Papa e il Presidente della CEI, non è nelle formule politiche (vedi alleanze e strategie dei par- titi), ne negli uomini della “provvidenza storica” (vedi Pro- di o Berlusconi), ne nelle troppe declinazioni culturali del- l’impegno politico dei cattolici (dossettismo, cattocomu- nismo, cattolicesimo democratico, cattolicesimo popola- re, liberal cattolici, cattolici di destra e di sinistra, pro- gressisti o conservatori, e chi più ne ha più ne metta). La vera risposta è negli uomini. Così l’Ecclesia cambia il mondo, lo converte e guida la storia secondo le intenzioni del Paraclito, lo Spirito che non abbandona mai l’uo- mo al suo destino perché questa è la promessa di Cristo Gesù. Che debbo- no fare dunque que- sti uomini cristiani, rin- novati nell’impegno, ma prima ancora nel cuore e nella mente? Qui Bagnasco evi- denzia l’urgenza di un impegno educativo e formativo. Non si può più rinviare l’argomento. La morale, il sociale, la cultura cristiana devo- no diventare oggetto ordinario del- la catechesi dei piccoli come dei gran- di, degli “impegnati” come di tutto il popolo, anche attra- verso le omelie (sono circa 60 ogni anno e non mi sembrano per nulla poche). Aggiungo l’urgenza di una organizza- zione. Se pure gradualmente, in ordine sparso, senza coin- volgere sigle e strutture eccle- siali è necessario che migliaia di cristiani qualificati, seri, li- beri, equilibrati e capaci en- trino nel concreto dell’agone politico. Urge un “partito dei catto- lici”: trasversale? multi pre- senza? Ognuno farà la sua scelta, ma è necessario coin- volgersi subito a partire da queste elezioni Regionali per presentarsi in modo significa- tivo alle politiche del 2013. Editoriale Editoriale A utonomi e decisivi. Queste parole d’ordi- ne delle prossime elezioni regionali pos- sono essere tradotte anche così: liberi e forti. Non è un caso che con orgoglio vogliamo ri- partire da don Sturzo. Per l’ennesima volta cer- cano di far passare il messaggio che bisogna sta- re di là o di qua. Che esistono solo due fronti nemici e contrapposti. Che con spirito da di- ciannovismo bisogna annichilire il nemico. Ma noi non ci crediamo. Riteniamo che l’in- teresse dell’Italia e degli italiani venga prima della rivendicazione di fedeltà di questo o quel leader. Con orgoglio rivendichiamo di avere una nostra posizione, autonoma e decisiva, li- bera e forte. Non c’è nessuna politica dei due forni. Esiste un solo forno: il nostro, l’unico og- gi capace di sfornare idee, progetti, valori. E an- che l’unico che fa vincere. Noi eravamo pron- ti ad andare da soli e andremo da soli nella maggior parte delle regioni italiane. Sono gli altri che sono venuti a cercarci, sono gli altri che hanno bisogno di noi, che vengono sul nostro territo- rio, sulle nostre posizio- ni. Non c’è nessuna al- leanza strategica na- zionale in corso, ma se localmente ci sono convergenze in cui alle nostre condizioni, sui nostri contenuti, pos- siamo caratterizzare in positivo l’amministra- zione di un territorio e questo è un bene per i cittadini. Non vogliamo ritirarci su posizioni aventiniane, vogliamo far valere il nostro ruo- lo che gli altri, pur criti- candoci, sono costretti a riconoscere ogni volta sia quando ci attaccano sia quando ci corteggia- no. Siamo capaci di te- stimoniare, ma anche di incidere. Siamo noi a guidare il cammino su tanti temi, e per questo ci alleiamo con chi ci se- gue sul nostro terreno e ci sentiamo liberi di non farlo con chi è più lon- tano. Siamo quindi di- sposti ad assumerci l’o- nere di alleanze locali di governo lì dove si venga incontro alle nostre richieste. E poi, sia chiaro una volta per tutte, non sono richieste di posti. È davanti agli oc- chi di tutti come abbiamo rinunciato a molti posti di potere negli ultimi due anni e anche in queste elezioni regionali, dove potevamo chiedere ovunque assessorati e presidenze e ce le avrebbero date in Regioni come Lom- bardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Um- bria e Puglia dove invece corriamo da soli. Noi invece puntiamo ai contenuti, alle vere esigenze degli italiani, a partire dalla più gra- ve: il lavoro. Puntiamo a trasformare questo si- stema politico bipolare che sta fallendo. segue a pag. 2 > on. Luca Marconi Serve un Partito Scriveteci a: [email protected] Direttore: Giovanni Fermani Comitato editoriale: Umberto Spalletti, Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella Fornaro Grafica: Studio Messa Tipografia: Tecnostampa I forni e la vera politica on. Rocco Buttiglione Anno 2010 N. 1 1 Editoriale on. Luca Marconi I forni e la vera politica on. Rocco Buttiglione 2 Nelle carceri un progetto di redenzione 3 La giornata nazionale della Consulta mondo cattolico e realtà ecclesiali dell’UDC I cattolici e la costituente di centro Franco Frigiola Le conclusioni di Rocco Buttiglione Breviario Sturziano Compendio dottrina sociale n. 567 4 Unità nazionale e autonomia regionale Francesco D’Onofrio 5 Cattolici all’attacco. Umberto Spalletti Condanna della mafia Papa su alimentazione FAO Sacconi più di Bagnasco per fortuna che lui c’è! Un principe della Chiesa. SIRI 6 Il caso di Calogero Mannino Intervento alla Camera di Pierferdinando Casini Giovani in politica 7 Nessun futuro per una vecchia Europa Antonella Fornaro Avremo più famiglie e più figli? Simone Marconi I nonni servono 8 Il male intossica l’anima Alessandra De Lucia Lumeno Papà separati Intervista a Fabrizio Dell’Anna, presidente dell’Associazione Genitori Separati Nelle pagine Nelle pagine Il Papa: un breve brano dell’omelia del 1° gennaio 2010 “Fin da piccoli, è importante essere educati al rispetto dell’altro, anche quando è differente da noi. Ormai è sempre più comune l’esperienza di classi scolastiche composte da bambini di varie nazionalità, ma anche quando ciò non avviene, i loro volti sono una profe- zia dell’umanità che siamo chiamati a formare: una famiglia di famiglie e di popoli. Più sono piccoli que- sti bambini, e più suscitano in noi la tenerezza e la gioia per un’innocenza e una fratellanza che ci ap- paiono evidenti: malgrado le loro differenze, piango- no e ridono nello stesso modo, hanno gli stessi biso- gni, comunicano spontaneamente, giocano insie- me…. I volti dei bambini sono come un riflesso del- la visione di Dio sul mondo. Perché allora spegnere i loro sorrisi? Perché avvelenare i loro cuori?”. (Benedetto XVI - 1° Gennaio 2010)

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Il Nuovo Cittadino n.1 - 2010

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Page 1: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2010

Il nuovo c ttadinoTRIMESTRALE di informazione politico-sociale N. 1-2010 Poste Italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale -70% Commerciale Business Ancona n. 73/2009.

L’intervento del Cardinale Angelo Bagnasco all’apertu-ra dei lavori del Consiglio permanente della CEI non

lascia più dubbi, ne alibi, sulla necessità ed urgenza di unarinnovata stagione di impegno politico dei Cattolici ita-liani. I dubbi, in verità, li aveva già fugati Benedetto XVInel settembre del 2008 quando invocava una nuova levadi laici Cristiani per la politica e la società in genere.

La risposta ai mali del mondo, e del nostro Paese in par-ticolare, sembrano dire il Papa e il Presidente della CEI, nonè nelle formule politiche (vedi alleanze e strategie dei par-titi), ne negli uomini della “provvidenza storica” (vedi Pro-di o Berlusconi), ne nelle troppe declinazioni culturali del-l’impegno politico dei cattolici (dossettismo, cattocomu-nismo, cattolicesimo democratico, cattolicesimo popola-re, liberal cattolici, cattolici di destra e di sinistra, pro-gressisti o conservatori, e chi più ne ha più ne metta).

La vera risposta è negli uomini. Così l’Ecclesia cambiail mondo, lo converte e guida la storia secondo le intenzionidel Paraclito, lo Spirito che non abbandona mai l’uo-mo al suo destinoperché questa è lapromessa di CristoGesù. Che debbo-no fare dunque que-sti uomini cristiani, rin-novati nell’impegno, maprima ancora nel cuore enella mente? Qui Bagnasco evi-denzia l’urgenza di un impegnoeducativo e formativo. Non si puòpiù rinviare l’argomento. La morale,il sociale, la cultura cristiana devo-no diventare oggetto ordinario del-la catechesi dei piccoli come dei gran-di, degli “impegnati” come ditutto il popolo, anche attra-verso le omelie (sono circa 60ogni anno e non mi sembranoper nulla poche). Aggiungol’urgenza di una organizza-zione. Se pure gradualmente,in ordine sparso, senza coin-volgere sigle e strutture eccle-siali è necessario che migliaiadi cristiani qualificati, seri, li-beri, equilibrati e capaci en-trino nel concreto dell’agonepolitico.

Urge un “partito dei catto-lici”: trasversale? multi pre-senza? Ognuno farà la suascelta, ma è necessario coin-volgersi subito a partire daqueste elezioni Regionali perpresentarsi in modo significa-tivo alle politiche del 2013.

EditorialeEditoriale

Autonomi e decisivi. Queste parole d’ordi-ne delle prossime elezioni regionali pos-

sono essere tradotte anche così: liberi e forti.Non è un caso che con orgoglio vogliamo ri-partire da don Sturzo. Per l’ennesima volta cer-cano di far passare il messaggio che bisogna sta-re di là o di qua. Che esistono solo due frontinemici e contrapposti. Che con spirito da di-ciannovismo bisogna annichilire il nemico.Ma noi non ci crediamo. Riteniamo che l’in-teresse dell’Italia e degli italiani venga primadella rivendicazione di fedeltà di questo o quelleader. Con orgoglio rivendichiamo di avereuna nostra posizione, autonoma e decisiva, li-bera e forte. Non c’è nessuna politica dei dueforni. Esiste un solo forno: il nostro, l’unico og-gi capace di sfornare idee, progetti, valori. E an-che l’unico che fa vincere. Noi eravamo pron-ti ad andare da soli e andremo da soli nella

maggior parte delle regioni italiane.Sono gli altri che sono venutia cercarci, sono gli altri chehanno bisogno di noi, che

vengono sul nostro territo-rio, sulle nostre posizio-

ni. Non c’è nessuna al-leanza strategica na-zionale in corso, ma selocalmente ci sonoconvergenze in cui allenostre condizioni, suinostri contenuti, pos-siamo caratterizzare inpositivo l’amministra-zione di un territorio equesto è un bene per icittadini. Non vogliamoritirarci su posizioniaventiniane, vogliamofar valere il nostro ruo-lo che gli altri, pur criti-candoci, sono costrettia riconoscere ogni voltasia quando ci attaccanosia quando ci corteggia-no. Siamo capaci di te-stimoniare, ma anche diincidere. Siamo noi aguidare il cammino sutanti temi, e per questoci alleiamo con chi ci se-gue sul nostro terreno eci sentiamo liberi di nonfarlo con chi è più lon-tano. Siamo quindi di-sposti ad assumerci l’o-nere di alleanze locali di

governo lì dove si venga incontro alle nostrerichieste. E poi, sia chiaro una volta per tutte,non sono richieste di posti. È davanti agli oc-chi di tutti come abbiamo rinunciato a moltiposti di potere negli ultimi due anni e anchein queste elezioni regionali, dove potevamochiedere ovunque assessorati e presidenze ece le avrebbero date in Regioni come Lom-bardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Um-bria e Puglia dove invece corriamo da soli.Noi invece puntiamo ai contenuti, alle vereesigenze degli italiani, a partire dalla più gra-ve: il lavoro. Puntiamo a trasformare questo si-stema politico bipolare che sta fallendo.

segue a pag. 2 >

on. Luca Marconi

Serve un Partito

Scriveteci a:[email protected]

Direttore: Giovanni Fermani Comitato editoriale: Umberto Spalletti,

Alessandra De Lucia Lumeno, Antonella FornaroGrafica: Studio Messa Tipografia: Tecnostampa

I forni e la vera politicaon. Rocco Buttiglione

Anno 2010 N. 1

11 • Editoriale on. Luca Marconi

• I forni e la vera politica on. Rocco Buttiglione

22 • Nelle carceri un progetto di redenzione

33 La giornata nazionale della Consultamondo cattolico e realtà ecclesiali dell’UDC• I cattolici e la costituente di centro

Franco Frigiola

• Le conclusioni di Rocco Buttiglione• Breviario Sturziano• Compendio dottrina sociale n. 567

44 • Unità nazionale e autonomia regionaleFrancesco D’Onofrio

55 Cattolici all’attacco.Umberto Spalletti

• Condanna della mafia• Papa su alimentazione FAO• Sacconi più di Bagnasco

per fortuna che lui c’è!• Un principe della Chiesa. SIRI

66 • Il caso di Calogero ManninoIntervento alla Camera di Pierferdinando Casini

• Giovani in politica

77 • Nessun futuro per una vecchia EuropaAntonella Fornaro

• Avremo più famiglie e più figli?Simone Marconi

• I nonni servono

88 • Il male intossica l’animaAlessandra De Lucia Lumeno

• Papà separatiIntervista a Fabrizio Dell’Anna, presidente dell’Associazione Genitori Separati

Nelle pagineNelle pagine

Il Papa: un breve brano dell’omeliadel 1° gennaio 2010“Fin da piccoli, è importante essere educati al rispettodell’altro, anche quando è differente da noi. Ormai èsempre più comune l’esperienza di classi scolastichecomposte da bambini di varie nazionalità, ma anchequando ciò non avviene, i loro volti sono una profe-zia dell’umanità che siamo chiamati a formare: unafamiglia di famiglie e di popoli. Più sono piccoli que-sti bambini, e più suscitano in noi la tenerezza e lagioia per un’innocenza e una fratellanza che ci ap-paiono evidenti: malgrado le loro differenze, piango-no e ridono nello stesso modo, hanno gli stessi biso-gni, comunicano spontaneamente, giocano insie-me…. I volti dei bambini sono come un riflesso del-la visione di Dio sul mondo. Perché allora spegnere iloro sorrisi? Perché avvelenare i loro cuori?”.

(Benedetto XVI - 1° Gennaio 2010)

Page 2: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2010

22Anno 2010 - N. 1

Anrel: questo il nome del-la neonata “Agenzia per

il reinserimento di detenutied ex detenuti”. Nata comevera e propria agenzia di col-locamento per trovare lavo-ro ai detenuti in vista del lo-ro ritorno in società, l’Agen-zia è composta da una riccarete di servizi: una banca da-ti nazionale con i profili deisoggetti in reinserimento; va-ri centri di consulenza eorientamento aperti pressogli istituti penitenziari; unprogramma di micro finanzaad personam frutto di una in-tesa con il Comitato Nazio-nale per il microcredito. Unvero e proprio ente di collo-camento finanziato dal Mini-stero della Giustizia, ma ge-stito autonomamente dal nonprofit. L’obiettivo è ambizio-so: abbattere la recidiva checausa uno dei più grandi pro-

blemi delle carceri del XXI se-colo, il sovraffollamento. Pro-motore e ideatore del proget-to la Fondazione Mons. DiVincenzo con la collabora-zione di RnS, Caritas, Acli eColdiretti che si occuperannorispettivamente dell’accom-pagnamento umano e spiri-tuale del detenuto e della suafamiglia, della formazioneprofessionale, del reinseri-mento e dell’avvio al lavoro.L’esperienza, già avviata a Cal-

tagirone, sul fondo rurale chefu dei fratelli Sturzo, sarà re-plicata in 5 regioni italianeche, da sole, detengono il 53%dell’intera popolazione car-ceraria: Veneto, Lombardia,Lazio, Campania e Sicilia. Dadicembre 2009 l’ambiziosoprogetto può contare sullacollaborazione della più gran-de organizzazione mondialea sostegno dei carcerati, la Pri-son Fellowship Internatio-nal nata nel 1976 negli Stati

Uniti d’America e oggi pre-sente in 116 nazioni al mon-do con un esercito di 500 ope-ratori e 100.000 volontari. In-fatti anche in Italia, ad operadel RnS, è stata costituita, consede a Roma, Prison Fellow-ship Italia (PFIt), associa-zione privata costituita comeONLUS, con lo scopo di ser-vire il corpo di Cristo nellecarceri, prestando la propriaattività a vantaggio dei dete-nuti, ex detenuti, vittime edelle loro famiglie, oltre cheper creare percorsi di reden-zione umana e spirituale nel-l’ottica della restituzione, delperdono, della fraternità uma-na, in modo da annunciare e

dimostrare il potere di re-denzione e di amore trasfor-mante di Gesù Cristo per tut-ti gli uomini. In particolare,Prison Fellowship si proponedi affrontare i problemi delsistema giustizia, che vannodalle prigioni mal gestite al-la privazione dei diritti uma-ni fondamentali. Intende,inoltre, promuovere la giu-stizia riparatoria come una ri-sposta più efficace alla crimi-nalità, sottolineando la ne-cessità della riparazione deldanno causato dal compor-tamento criminale e realizza-ta attraverso processi di coo-perazione che includono tut-te le parti interessate.

> segue da pag. 1

I forni e la vera politica. Rocco Buttiglione

Le nostre sono richieste di un cambiamento politico cheriporti l’Italia e il sistema italiano più vicino ai nostri valori.Perché un elettore moderato, un cristiano, un laico alla Cro-ce o alla Bobbio devono essere costretti a scegliere tra i lorovalori sacrificandone alcuni? Ci vorrebbero costringere a sce-gliere tra la tutela della vita e la solidarietà, tra la famiglia ela spesa sociale, tra la sicurezza e l’accoglienza. Noi invece te-niamo insieme tutti questi valori. Allo stesso modo ci vor-rebbero imporre uno tra due opposti che non ci piacciono:ad esempio tra giustizialismo e impunità, oppure tra statali-smo e frantumazione dell’unità d’Italia. Rivendichiamo il di-ritto alle nostre idee e offriamo a tanti elettori che le condi-vidono l’opportunità di rappresentarle senza che siano costrettia scegliere tra quelle degli altri. Questa è la nostra coerenza.Respingiamo indignati le ridicole accuse di incoerenza: nonaccettiamo lezioni di coerenza da nessuno. C’è chi gridava vi-va Mussolini e ora grida viva i partigiani. Chi gridava viva Sta-lin e ora grida viva l’America. Chi celebrava i riti celtici e orabrandisce il crocifisso come un’arma. Noi siamo gli unici coe-renti, gli unici che mantengono saldi i propri principi, i pro-pri valori, la propria tradizione politica. Il bipolarismo cercadi nascondere questa semplice verità e di distruggere questatradizione. Ma sta fallendo. Pdl e Pd quando ci chiedono lealleanze riconoscono di fatto di non essere autosufficienti eammettono l’esistenza di un terzo soggetto con cui bisognafare i conti. Quel soggetto che hanno cercato di eliminare, checriticano, ma di cui hanno bisogno. Sul terreno della politi-ca siamo noi ad essere leader, mentre gli altri si affannano incerca di soluzioni ai loro problemi di sopravvivenza. È sullenostre proposte serie e ragionevoli che si converge: sulla giu-stizia, sulla sanità, sulle riforme istituzionali, sulle riforme fi-scali a partire dal quoziente familiare siamo noi a guidare esono gli altri che ci seguono.

Nelle carceri un progetto di redenzione Senza polemiche e con umiltà di Marcella Reni, direttore del RnS

L e Banche Popolari continuano la loro laboriosa opera in una fase in cui gli effetti dellacrisi sono ancora molto evidenti ma, fortunatamente, iniziano anche a manifestarsi i

primi timidi accenni di ripresa. Nell’anno appena trascorso, la Categoria ha, comunque, con-tinuato a rappresentare un punto di riferimento importante per il sostegno e la ripresa del-l’intero sistema produttivo, un impegno avvalorato dal riscontro positivo degli ultimi daticongiunturali. La crescita evidenziata nel 2009 degli impieghi (+4,8%) sintetizza come laprofonda conoscenza del territorio di riferimento, del tessuto produttivo e il mantenimen-to del reciproco rapporto di fiducia con la clientela siano stati un valore aggiunto sia per leBanche Popolari che per il cliente.

La solidità di tale legame è tangibile, come dimostra la crescita del numero di risparmiatoriche nel corso dell’anno passato sono diventati clienti di una Banca Popolare.

Anche per questo motivo la raccolta ha registrato, nel 2009, un andamento positivo(+11%) facendo segnare una notevole accelerazione nella componente a breve. L’incre-mento complessivo è stato sostenuto, in particolare, dai depositi (+11,4%) e dalle obbliga-zioni (+9,7%).

I vantaggi per tutta la clientela si riscontrano anche analizzando i numeri riguardanti ilcosto del credito che per le Banche Popolari rimane tuttora altamente competitivo. Infattiil tasso di interesse per i finanziamenti inferiori al milione di euro (che comprende largaparte degli affidamenti alle PMI), si mantiene stabile intorno al +2,8% mentre continua ascendere per quelli riguardanti i mutui alle famiglie (+ 2,5%).

I dati mostrano, quindi, la vicinanza delle Banche Popolari alle piccole e medie impre-se, reali protagoniste della ripresa, supportate mediante la dotazione degli strumenti fi-nanziari più adatti a fronteggiare la difficile congiuntura, e alle famiglie.

In definitiva, quindi, localismo, cooperazione e sussidiarietà, valori distintivi e peculia-ri delle Banche Popolari, rafforzano il legame simbiotico con il territorio e i soggetti eco-nomici: una efficace comunione di intenti che si manifesta non solo attraverso la realizza-zione di importanti progetti nei campi delle infrastrutture e dell’economia di base, ma an-che nella creazione di una fitta rete di relazioni “a maglia stretta”, sviluppate in decenni diattività, con tutti i protagonisti del sistema economico locale e nazionale.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Un 2009 positivo al servizio dei soci-clienti e del territorioI dati confermano il trend positivo a vantaggio di Famiglie e PMI

““SSUUIICCIIDDII IINN CCAARRCCEERREE”” BBIILLAANNCCIIOO 22000099

6699 suicidi che si sono verificati nel 2009117711 persone morte in carcere nel 200988..000000 detenuti in più presenti nelle carceri italiane rispetto al 20083300..881188 detenuti in attesa di giudizio

Anni 1960-1969 Anni 2000-2009presenza media32.735

di detenuti durante l’anno53.988

100 suicidi 5583,01 tasso di suicidi ogni 10 mila detenuti 10,32302 tentati suicidi 7.7179,24 tasso di tentati suicidi ogni 10 mila detenuti 142,94

PPOOPPOOLLAAZZIIOONNEE CCAARRCCEERRAARRIIAA AANNNNOO 22000099

II NNUUMMEERRII::6655..777744 Detenuti presenti al 1° dicembre 20093300..881188 Detenuti in attesa di processo11..884488 Internati negli ospedali psichiatrici giudiziari4433..332277 Capienza “regolamentare” delle carceri italiane3333..000000 Già condannati220055 Istituti di pena in Italia

Page 3: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2010

3Anno 2010 - N. 1

L a Consulta Naziona-le Mondo Cattolico e

Realtà Ecclesiali si è riuni-ta a Roma per dibattere sultema “I Cattolici e la costi-tuente di Centro”. Dopol’introduzione dell’On. Lu-ca Marconi ResponsabileNazionale UDC per la Con-sulta, vi sono stati interventidi esponenti autorevoli del-la politica e dell’associazio-nismo cattolico.

Questi i contenuti evi-denziati.

Non è necessario costi-tuire un partito confessio-nale, clericale, ma siamoconvinti che questo è iltempo in cui i cattolici de-vono organizzarsi per nonessere più residuali nei par-titi dove servono comespecchio per le allodoledurante le competizionielettorali e poi vengonoemarginati.

Per questa ragione i cat-tolici devono essere unapresenza corposa in gradodi incidere, determinare econdizionare la sorte del no-stro Paese. Solo così si puòavviare un processo che ri-genera la politica divenutaoramai prodotto commer-ciale, fatta di gossip e diascolti televisivi, ma lonta-na dai problemi della gente.Nelle nostre realtà ecclesia-li, mediante l’ esperienzadi fede, si matura la cul-tura del bisogno, della soli-darietà e della sussidiarietà,ma a volte questi valori ri-mangono nell’alveo dellasfera privata, mentre do-vrebbero commutarsi inprospettiva e proposta po-litica. La società odierna de-ve saper coniugare il mer-cato e la solidarietà, gli in-teressi della produzione edel lavoro. Una propostaseria è il salario familiare ecioè quello che necessita aduna famiglia per “sopravvi-vere”. Eppure, specialmen-te al Sud, c’è ancora il la-voro nero che è sottopaga-to, privo di diritti e fatto so-

lo di obblighi e sfruttamen-to. La politica deve partiredalla centralità della perso-na che non è un oggetto daassistere, ma qualcuno chedeve operare cose concreteper realizzarsi.

Il nuovo soggetto politicoche sta nascendo, ad iniziati-va dell’UDC, deve puntare al-la formazione di una nuovaclasse dirigente che sappiaanteporre il bene comune agliinteressi particolari.

I cattolici e la costituente di centrodi Franco Frigiola

ALCUNI DEGLI INTERVENUTI ALLA CONSULTA

Giancarlo Penza della Comunità di Sant’Egidio;

Rita Petrini del Moica in rappresentanza di Francesco Bellet-ti Presidente del Forum delle Associazioni Familiari;

Gaspare Sturzo pronipote di Don Luigi Sturzo;

Guido D’Amico Presidente Confapi;

Giorgio Malaspina della Comunità Papa Giovanni XXIII;

Piero Cioni del Movimento per la Vita;

Fabrizio Camilli Responsabile Puglia per l’ufficio Mondo Cat-tolico, UDC;

Guido Vignelli del Circolo Culturale Lepanto;

Glauco Santi Responsabile Emilia Romagna per l’ufficio Mon-do Cattolico, UDC;

Giuseppe Sbardella di Persona e Futuro;

Donato Sciannameo Direttore rivista “Rinnovamento nello Spirito”;

Francesco D’Andola Responsabile Umbria per l’ufficio Mon-do Cattolico, UDC;

Roberto Sasco Responsabile Trieste per l’ufficio Mondo Catto-lico, UDC;

Paolo Floris di Identità Cristiana;

Mino Fierabbracci dell’Associazione Medici Cattolici;

Michele Romeo Responsabile Messina per l’ufficio Mondo Cat-tolico, UDC;

Franco Frigiola Responsabile Taranto per l’ufficio Mondo Cat-tolico, UDC;

Mauro Biscosi Responsabile Udine per l’ufficio Mondo Catto-lico, UDC ;

Simone Pillon Presidente Forum Associazioni Familiari del-l’Umbria;

Vito Lamola di Rinnovamento e Vita.

Le conclusioni di Rocco Buttiglione

Abbiamo bisogno di una politica più pacata che sappiamoderare i toni perché il nostro paese oramai cammina

nello scontro e nell’odio per distruggere l’avversario. Ad esem-pio non avremo mai la riforma della giustizia fino a che ci saràchi vuole utilizzarla per mandare in galera Berlusconi e chiper salvarlo, invece è importante riformare la giustizia so-prattutto per il bene di chi è innocente. Le famiglie si sfa-sciano, ci sono un milioni di persone che soffrono la fame, eotto milioni che vivono in condizioni gravi di povertà e la po-litica purtroppo si preoccupa solo di Berlusconi. Anche la fi-gura del politico va riqualificata. Infatti non è colui che de-ve trovare posti di lavoro agli amici, né colui che deve deci-dere chi deve vincere il concorso o l’appalto, chi deve averel’incarico e chi deve eseguire certi lavori pubblici; non deveprocacciarsi i voti facendo favori utilizzando i soldi pubbli-ci. Il politico è colui che da un indirizzo per risolvere i pro-blemi della collettività. Siamo all’alba del nuovo soggetto po-litico ed anche se qualcuno dice che stenta a nascere, riten-go bisogna rispettarne i tempi.

Dobbiamo attendere innanzitutto la maturazione del po-polo cristiano ad entrare in politica e che il PD e il PDL en-trino ancora di più in crisi. Nel 1919 c’era stata una ripresadei cristiani, la Chiesa era più prossima alla gente e la fedecresceva e investiva anche la politica. Il dilemma dei cristia-ni era se fare un partito cattolico o disinteressarsi della poli-tica e Don Sturzo decise di fare un partito che rappresentas-se i cristiani. Questa è la laicità della politica; si rappresen-tano i cristiani fino a quando essi ne danno il consenso; suquesto dobbiamo scommettere, con la consapevolezza cheadesso è il tempo di andare oltre la difesa dei valori non ne-goziabili per progettare la costruzione di una società nuovaanche su tutti gli altri valori umani fondamentali alla affer-mazione del bene comune.

Breviario Sturziano

Rigetta, fin dal primo momento chesei al potere, ogni proposta che ten-

da alla inosservanza della legge per unpresunto vantaggio politico. Il legamemorale che l’infrazione della legge esi-ge con altri, colleghi e subordinati, ri-mane come una catena; i conniventi tene richiederanno il prezzo. Altre viola-

zioni seguiranno alla prima. Il peso psicologico della primacolpa così fu scolpito dal Petrarca nel 75° sonetto in vita:

Allor corse al suo mal libera e sciolta;Or a posta d’altrui convien che vada

L’anima, che peccò sol una volta.

In politica è lo stesso.

N el contesto dell’impe-gno politico del fedele

laico, richiede una precisacura la preparazione all’e-sercizio del potere, che i cre-denti devono assumersi,specialmente quando sonochiamati a tale incarico dal-la fiducia dei cittadini, se-condo le regole democrati-che. Essi devono apprezza-re il sistema della democra-zia, “in quanto assicura lapartecipazione dei cittadinialle scelte politiche e garan-tisce ai governati la possibi-lità sia di eleggere e con-trollare i propri governanti,sia di sostituirli in modo pa-

cifico, ove ciò risulti oppor-tuno”, e respingere gruppiocculti di potere che miranoa condizionare o a sovverti-re il funzionamento delle le-gittime istituzioni.

L’esercizio dell’autoritàdeve assumere il caratteredel servizio da svolgere sem-pre nell’ambito della leggemorale per il conseguimen-to del bene comune: chiesercita l’autorità politicadeve far convergere le ener-gie di tutti i cittadini versotale obiettivo, non in formaautoritaria, ma avvalendosidella forza morale alimen-tata dalla libertà.

Compendio dottrina sociale n. 567

La giornata nazionale della Consulta mondo cattolico e realtà ecclesiali dell’UDC

Page 4: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2010

U n partito di ispirazio-ne sturziana è certa-

mente sensibile al princi-pio costitutivo delle auto-nomie locali.

Luigi Sturzo, infatti, rac-colse culturalmente un in-segnamento di antichissi-ma origine cristiana e lotradusse in un principiopolitico concernente la na-scita stessa del Partito Po-polare Italiano da lui fon-dato nel 1919.

Partito delle autonomielocali significa certamentemolte cose, ma ve n’è una inparticolare che rappresentail fondamento stesso di unacultura nazionale delle au-tonomie: la vicinanza sul ter-ritorio al popolo considera-to nella sua specifica unità.

Non fu certamente ca-suale il fatto che Luigi Stur-zo fosse ad un tempo sacer-dote completamente coe-rente con i valori costi-tutivi della identitàteologica di un cri-stiano per di piùsacerdote, e ispi-ratore – rivolu-zionario per l’e-poca – di unpartito politicodi programmaispirato proprioalle autonomieterritoriali.

L’esperienzaconcreta di pubbli-co amministratore diCaltagirone segnò infattiquesta duplice natura disacerdote sempre sensibile al-

le ragioni degli ultimi e di lea-der politico sempre attento acombinare la realtà territo-

riale con gli interessi ge-nerali.

Questa ispira-zione autono-

mistica – lega-ta pertantoall’esperien-za comuna-le di Calta-girone – sicombina-va in LuigiSturzo an-

che ed inpart icolare

con la sua na-turale vocazio-

ne regionalistica,connessa in modo

storicamente evidenteall’essere Egli un siciliano.

Autonomie locali territo-rialmente minori da un latoe autonomia regionale sici-liana dall’altro costituisconopertanto i due punti fonda-mentali della ispirazione au-tonomistica di Luigi Sturzo.

Questa ispirazione ha tro-vato concretizzazione nellaCostituzione Repubblicanadel 1946-1947 proprio nel-la struttura stessa della Re-pubblica Italiana che si ve-niva costruendo su nuovebasi democratiche e plurali-stiche dopo l’esperienza to-talitaria del fascismo, e al ter-mine di una lunga e dram-matica guerra nella quale l’I-talia mussoliniana terminòcon la sconfitta la propriaesperienza storica.

Autonomismo comuna-le da un lato e autonomi-smo regionale dall’altro fu-rono infatti i due profili piùrilevanti dell’intera identitàstatuale che i Costituentiitaliani si accingevano a co-struire nel contesto dellanascita della RepubblicanaItaliana.

Si trattava di due innova-zioni istituzionali di straor-dinario rilievo perché essefinivano con il rappresenta-re un modello di Stato so-stanzialmente alternativo almodello napoleonico – pie-montese che aveva dato vi-

ta all’Unità d’Italia nel 1861.Il modello napoleonico

– piemontese, infatti, si eravenuto strutturando sullaradicale centralità dell’am-ministrazione pubblica sta-tuale che si diramava in tut-ta la periferia del nuovo Sta-to ed entrava di conseguen-za in collisione con la cul-tura autonomistica comu-nale. I comuni infatti furo-no a lungo percepiti qualisoggetti da vigilare e noncerto quali soggetti da pro-muovere. Le Province – a lo-ro volta – costituivano unsimulacro di amministra-zione periferica.

L’affermazione dell’auto-nomia costituzionale delle re-gioni rappresentava pertan-to una straordinaria con-trapposizione con il modellocentralistico che era stato vi-gente in Italia sia durante illungo periodo cosiddetto “li-berale”, sia e soprattutto du-rante il ventennio fascista.

A ben considerare, in-fatti, cultura delle autono-mie da un lato e cultura del-lo Stato centralizzato dal-l’altro sono due culture chehanno sempre faticato a tro-vare un accettabile puntodi equilibrio, soprattutto inriferimento al modo di es-sere e di organizzarsi deipartiti politici, dei sindaca-ti operai ed alla produzio-ne culturale scolastica eduniversitaria.

Allorché Sturzo prese at-to delle straordinarie veritàintrodotte nella Costituzio-ne italiana proprio in riferi-mento alle autonomie re-gionali scrisse un libro cheritengo ancora oggi debbarappresentare un nostropunto di riferimento: La Re-gione nella Nazione.

Allorché pertanto da qual-che parte – leghista in parti-colare – si considera la Re-gione quale soggetto di pas-saggio per la costruzione diun’Altra Nazione, coloro cheritengono di essere sturzianidevono costantemente ripe-tere: la Regione nella Nazio-ne e non certo la Regione perun’Altra Nazione.

44Anno 2010 - N. 1

L’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deliberato che il 2012 sarà l’Anno Inter-nazionale delle Cooperative, recependo i segnali inequivocabili che arrivano dal mon-

do della cooperazione globale. Per l’avvenimento saranno predisposte conferenze regio-nali di sensibilizzazione sulla cooperazione, seminari riguardanti progetti di sviluppo so-cio-economico sostenibile e focus di approfondimento in ambito normativo.

In questo modo l’ONU ha voluto evidenziare lo sviluppo e la crescita del movimentodella cooperazione internazionale osservando come le cooperative abbiano avuto un im-patto decisamente positivo sui contesti socio-economici in cui sono nate e cresciute, inspecial modo nella riduzione della povertà, nella valorizzazione di strategie per favorirel’occupazione e nella tutela dell’integrazione sociale.

In Italia, l’Associazione fra le Banche Popolari e tutta la Categoria ha accolto con vivasoddisfazione la notizia. La celebrazione di questo evento evidenzia il contributo signifi-cativo fornito dalla Cooperazione Bancaria mondiale allo sviluppo socio-economico e lerisposte date alle esigenze dei soci, specie durante la difficile congiuntura economica. E’,infatti, universalmente riconosciuto che la forma societaria cooperativa, modello impre-scindibile delle Popolari, contribuisce alla democrazia economica del sistema, alla suastabilità e rende possibile l’accesso al credito ed ai servizi connessi anche per le fasce piùdeboli della società. Un’attività resa possibile da una conoscenza approfondita delle realtàlocali tale da consentire un rapporto improntato all’attenzione costante alle esigenze deisoci, al mantenimento di un rapporto di fiducia reciproca con i clienti e ad un atteggia-mento lungimirante verso le nuove sfide del futuro.

Un simile progetto non potrà fare a meno di poggiare sull’impegno, sulla qualitàe sulla forza delle persone, prima ancora che sui mezzi e sulle risorse a loro disposizionee su un massiccio coinvolgimento della società civile nel mondo dell’economia anche at-traverso i numerosi esempi che rimarcano le attività della Cooperazione nelle varie areegeografiche; d’altronde le cifre, in costante incremento nel corso degli anni, testimonia-no una progressiva estensione del movimento della Cooperazione Bancaria e dei suoi va-lori rappresentato nel mondo da circa 200 mila istituti con oltre 400 milioni di soci al ser-vizio di 650 milioni di clienti in più di 100 Paesi.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

L’ONU dichiara il 2012 Anno Internazionaledelle Cooperative

Unità nazionale e autonomia regionaledi Francesco D’Onofrio

Page 5: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2010

5

Il Documento sui problemidel Mezzogiorno che i Ve-

scovi italiani hanno prepara-to nel novembre scorso hasubito il destino mediaticoche ormai non risparmia piùnulla; occhi puntati su unpassaggio che più di altri puòattirare l’attenzione di un mo-mento e poi via nel dimenti-catoio, si passi ad altro.

Certamente la condannaesplicita di tutte le mafie hacolpito l’opinione pubblica;ricordare, come ha fatto il se-gretario della Cei mons. Cro-ciata che “ la mafia non vaconsiderata né invincibile né

insuperabile” o che “non ser-vono scomuniche perchè co-loro che ne fanno parte sonogià fuori della comunione ec-clesiale, anche se si amman-tano di comportamenti reli-giosi” non può non richia-mare nei contenuti e nellostile quel “giudizio di Dio”evocato da Giovanni Paolo IInella Valle dei Templi di Agri-gento il 9 maggio 1993.

Qui preme sottolineare al-meno un altro passaggio diquel testo importante: comeha sottolineato con forzamons. Bregantini, Arcivesco-vo di Campobasso, “occorre

una alleanza tra Nord e Sudperchè se il Nord non coglieil problema della mafia comeun problema dell’Italia e quin-di anche del Nord, succedeche lentamente pensa di averrisolto il problema. Abban-donare il Sud ai suoi proble-mi contribuisce a rafforzarela mafia per poi ritrovarsela aMilano come a Palermo.

Nord e Sud in questo mo-mento hanno un’unica strada,quella di intrecciarsi. Far sì chei valori dell’uno aiutino i valo-ri dell’altro, perchè il Meridio-ne è quel pezzetto di valori cheil Nord rischia di perdersi”.

Anno 2010 - N. 1

“CATTOLICI ALL’ATTACCO”di Umberto Spalletti

Condanna della mafia Non sono certo le croci che

mancano oggi agli uomi-ni, ma non sono la Croce diCristo. Anche se ogni doloreporta misteriosamente frutto,è un messaggero di Dio, nonè ogni dolore che libera: è ildolore sopportato nella crocee sulla croce di Cristo: è la sof-ferenza redentrice. Questa èpace, gioia, serenità. Ricordole parole di Chesterton. Egli sidomandava che cosa il Signorenascondesse ai suoi discepo-li quando si ritirava a pregarecon il Padre. Rispondeva: lasua gioia, la sua immensagioia. Eppure la croce gli sta-

va dinanzi: ma era la croce del-l’amore del Padre, era la cro-ce di vita.

Noi non siamo i predicato-ri del benessere per il benesse-re: e nemmeno i diffusori di es-so. Dio provvede ai suoi figli.Ma noi abbiamo le parole di vi-ta eterna: queste dobbiamo da-re. Di queste l’uomo ha biso-gno. Le sue sofferenze sonospesso strumento di specula-zione e di menzogna, magariin buona fede: di questo nondobbiamo dimenticarci.

La vita religiosa è una testi-monianza della croce del Si-gnore: quando la povertà di-viene occasione di abbondan-za e l’obbedienza occasione difare il comodo proprio, la vitareligiosa si estingue.

Un principe della Chiesa

SIRI

Sacconi più di Bagnascoper fortuna che lui c’è!Il ministro Sacconi ormai ci

ha abituati ad interventi inzona Cesarini; la complessavicenda RU-486 e quella tra-gica di Eluana Englaro lo han-no visto protagonista di in-terventi clamorosi e pur-

troppo non risolutivi, ma me-glio tardi che mai. Ora il Car-dinale Bagnasco nella suaprolusione afferma di sogna-re una nuova generazione dicattolici impegnati in politi-ca e il ministro Sacconi invi-ta il leader dell’Udc Casini ariflettere sul tema.

Verrebbe voglia di tran-quillizzare il ministro ricor-dandogli che l’Udc da tempoha accolto questa sfida; PapaBenedetto XVI aveva detto lestesse cose a settembre 2008ma Sacconi non aveva avutola stessa prontezza nel com-mento, saranno state le va-canze... o forse non c’eranoelezioni in vista.

Perchè il nostro (a volerpensare male) sembra diven-tare sensibile a certi argomen-ti quando sente aria di cam-pagna elettorale. E non riu-sciamo a rassegnarci all’ideache dopo le regionali 2010 ciattendono tre lunghi anni sen-za scadenze elettorali fino al-le politiche del 2013.

Ministro sentiamo già lasua mancanza come “catto-lico impegnato”.

Il bel discorso che Benedetto XVI ha te-nuto al Vertice della FAO sulla sicu-

rezzza alimentare (Roma, 16-18 novem-bre 2009) è stato banalizzato e distorto dal-la maggior parte dei media: chi l'ha ri-dotto a un fervorino moraleggiante (l'Oc-cidente spreca troppo) oppure il Ponte-fice è stato dipinto come l'ennesimo espo-nente ambientalista preoccupato per lesorti di Gaia, il pianeta che vive.

Invece il Papa è stato chiaro e precisocome sempre, ha contraddetto il primodei luoghi comuni quando si parla dellafame nel mondo e cioè che siamo in trop-pi e questo pianeta non sarebbe in gradodi produrre il cibo per tutti. I dati dico-no il contrario, la terra può sostenere l’u-manità attuale e quella futura e non c’ènessuna relazione di causa-effetto tra la

crescita della popolazione e la fame, e ciòè ulteriormente provato dalla deprecabi-le distruzione di derrate alimentari infunzione del lucro economico. Già nel-la Caritas in veritate Benedetto XVI ave-va scritto: “la fame non dipende tanto dascarsità materiale, quanto piuttosto dascarsità di risorse sociali, la più importantedelle quali è di natura istituzionale. Man-cano, cioè, sistemi di irrigazione, tra-sporti, organizzazione dei mercati, for-mazione e diffusione di tecniche agrico-le appropriate in grado di garantire unaccesso al cibo e all’acqua regolare e ade-guato. Le risorse ci sono.

Altro punto fondamentale la coo-perazione: le comunità locali vannocoinvolte nelle decisioni e aiutate a svi-luppare le proprie capacità cosicchè si

possa evitare il rischio di tanta coope-razione attuale che è più a beneficio dichi ‘aiuta’ o di elite locali che dei po-poli che soffrono la fame.

Il commercio internazionale va li-berato dalla logica del profitto fine ase stesso, che tanti danni ha provoca-to nel settore finanziario, e che è per-sino più dannoso in un settore vitale co-me l’agricoltura.

Sviluppo e tutela ambientale van-no coniugati insieme: il desiderio dipossedere e di usare in maniera ecces-siva e disordinata le risorse del piane-ta è la causa prima di ogni degrado del-l’ambiente. Riconoscere il valore tra-scendente di ogni uomo resta il primopasso per un impegno efficace contromiseria, fame e povertà

Papa su alimentazione FAO

II NNUUMMEERRII DDEELLLLEE MMAAFFIIEE

GGLLII AAFFFFAARRII GGLLII SSTTIIPPEENNDDII BBEENNII CCOONNFFIISSCCAATTIIDal 1992 al 2008

135 miliardi di euro: euro/mese Cosa nostra: giro d’affari annuo 559.456.114

70 miliardi: l’utile netto Sentinella 1000 Camorra: 606.439.00

160 mila: Vice capo zona: ‘Ndrangheta:commercianti taglieggiati tra i 3 e i 6000 64.608.00

6 miliardi di euro: Killer: Mafia pugliese:i soldi ricavati dal pizzo tra i 3 e i 25.000 63.245.698

200 mila Capoclan: Altre: vittime dell’usura tra i 10 e i 40.000 84.438.000

500 mila truffati Totale: 1.378.186.812

Page 6: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2010

66Anno 2010 - N. 1

Il 24 febbraio 1994, l’ono-revole Mannino ricevette

la notifica di un avviso digaranzia per concorso ester-no in associazione mafiosa.Un anno dopo, il 13 feb-braio 1995, fu arrestato conla motivazione del pericolodi depistaggi delle indagini,rimase nove mesi nel carce-re di Rebibbia.

Dal 15 novembre, pertredici mesi, dunque più diun anno, fu agli arresti do-miciliari. Alcuni di noi lovisitarono- ricordo l’onore-vole Buttiglione e l’onore-vole D’Onofrio- il 31 ago-sto 1995, e subito dopo ri-volgemmo un rispettoso ap-pello al giudice Caselli per-ché- cito testualmente- “vo-glia farsi garante del rispet-to delle regole basilari del-lo stato di diritto, avendonoi trovato, un gruppo diparlamentari, l’onorevoleMannino in uno stato diprostrazione psicofisicainaudita, tale da far presu-mere una totale impossibi-lità di esercitare il suo dirit-

to alla verità processua-le”. Il dibattimento è sta-to tra i più lunghi maicelebrati per mafia a Pa-lermo: più di trecentoudienze, quattrocentotestimoni citati dei qua-li duecentocinquantadall’accusa e centocin-quanta dalla difesa, com-preso l’ex Presidente del-la Repubblica FrancescoCossiga; venticinquepentiti, oltre 50mila pa-gine di documenti e at-ti processuali.

Il 3 gennaio 1997 l’ono-revole Mannino fu rimessoin libertà per scadenza deitermini di custodia cautela-re. E’ stato assolto in tutti igradi di giudizio, il suo cal-vario giudiziario è duratosedici anni, durata com-plessiva della vicenda giu-diziaria, e per ventitré me-si è stato privato della sualiberà personale.

A commento della sen-tenza, Lillo Mannino ha det-to:”Mi hanno rubato la vi-ta”. Nessun atto riparatorio,

nessun risarcimento, nes-suna scusa potrà restituireal nostro collega quel pezzodi vita, ma noi vogliamo co-gliere l’occasione di questa

seduta non solo per rin-novargli i sensi del no-stro affetto e della nostraamicizia, ma, di più, perrilevare che dobbiamooperare insieme, mag-gioranza e opposizione,perché dei “casi Manni-no” non esistano mai più.Il sistema giudiziario hameriti straordinari nellalotta alla mafia e alla cri-minalità, ma non puòconsentire simili aberra-zioni e il circuito media-

tico-giudiziario non può de-cretare la morta civile dellepersone sulla base di unacultura del sospetto che an-ticipa sentenze e giudizi.

Il caso di Calogero ManninoDedicato ad un amico, cattolico e galantuomoIntervento alla Camera di Pierferdinando Casini

StupidarioStupidarioPESARESEPESARESE

DEL PD LAICISTDEL PD LAICISTAAMolti “argomenti banali”e tanti “luoghi comuni” in-farciscono la presentazio-ne della iniziativa dell’as-sessorato alle Politiche cul-turali della Provincia di Pe-saro in collaborazione conuna nuova Consulta, la“Consulta provinciale perla laicità nelle istituzioni”che prevede una serie diincontri pubblici. La presentazione della ini-ziativa “Ore di laicità” èuna di quelle che più chea superare i problemi, difatto, mirano a crearne,mirano a sollevare pole-miche, a tenere divisi i lai-ci dai credenti. Si parla diuna “avanzata clericale”,di “atei devoti”, di: “in-filtrazioni nate dopo laDemocrazia Cristiana epoi sviluppate con l’azio-ne del Vescovo e Cardi-nale Camillo Ruini, e cheoggi devono finire”.

Le domande sono di Daniele giovane studente del 5° superiore.

PERCHÉ SI FA DISFATTISMOE SI INGRANDISCONO I PROBLEMI?

PERCHÉ I POLITICI NON SONO SINCERI VERSO IL POPOLO?

PERCHÉ I MEDIA CI CONFONDONO COSÌSENZA UN MINIMO DI SERIETÀ PROFESSIONALE?

Caro Daniele, la vera questione è legata al potere. Giovanni Paolo II

esortava i giovani a cercare e trovare la verità perché conessa si è sempre liberi.

Ugualmente Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas inVeritate, afferma con forza che solo una sincera visione dellavita porta alla felicità e all’amore verso tutti.

La ragione per cui, chi vuole il potere a tutti i costi, rap-presenta la realtà in maniera falsa e menzognera è sostan-zialmente questa.

Esiste un antidoto: rifiutare le loro fonti di informazione ecreare un’alternativa dialogando, incontrandosi fisicamente econfrontandosi per discernere il bene dal male.

Giovani in politica

Nel ventesimo anniversario della scomparsa di Augusto Del Noce, uomo e pensatoreanticonformista del Novecento, l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari ha

promosso, il 14 dicembre 2009, presso la prestigiosa sede di Palazzo Altieri a Roma, unconvegno teso a valorizzare gli aspetti politici e sociali del suo pensiero filosofico.

Ad introdurre i lavori è stato il Segretario Generale dell’Associazione, Giuseppe DeLucia Lumeno, che ha delineato il notevole spessore umano e culturale di Del Noce,ricordando come abbia proposto un pensiero tuttora attualissimo e certamente da valo-rizzare, nel quale, partendo da Cartesio, si sviluppa un filone speculativo che giungesino a Hegel, a Marx e a Nietzsche, ovvero all’esito ateo e nichilista che caratterizzamolta parte della cultura contemporanea, fino a recuperare appieno il valore della fede.

Hanno poi preso la parola coloro che seguirono direttamente l’evoluzione delle teorie diDel Noce. In particolare, l’Onorevole Rocco Buttiglione, Vicepresidente della Camera, si èsoffermato sulla “poliedricità” del pensiero delnociano, sul suo rapporto critico con la reli-gione, distante dal conformismo del pensiero cattolico nei vari settori della politica e dellasocietà e nella critica del rapporto tra fede e scienza, con un approccio che parte dall’uo-mo, primo artefice e responsabile della sua salvezza di fronte a Dio.

Un’analisi più dettagliata del pensiero filosofico di Del Noce applicato alla politicaha caratterizzato l’intervento di Marcello Veneziani, giornalista e scrittore, che ha sot-tolineato come l’anticonformismo e lo spirito critico del filosofo abbiano attraversato legrandi trasformazioni della storia, dal fascismo ai regimi comunisti, fino al controversorapporto religione-politica del secolo scorso.

Il professor Francesco Mercadante, ha, infine, offerto il proprio ritratto dell’amicoDel Noce, un osservatore estremamente critico nei confronti del mondo che lo circon-dava; un “necessario” isolamento che lo ha portato ad essere libero da vincoli filosoficipur sempre legati alla moralità interiore ed a prospettare una religione libera dalle isti-tuzioni e vicina spiritualmente alla figura dell’Uomo come artefice del suo destino.

Toccanti gli ultimi minuti del convegno, nei quali il figlio del filosofo, Fabrizio, hatracciato un profondo ricordo legato all’ambiente familiare, di un uomo che ha dedica-to la sua vita ed il suo pensiero alla ricerca culturale e ad approfondire i temi importantidel ‘900 con lo spirito critico del filosofo contemporaneo.

Associazione Nazionale fra le Banche Popolari

Un Convegno nell’anniversario della scomparsa di Augusto Del Noce

Page 7: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2010

7Anno 2010 - N. 1

Nel 1960 nei 25 Paesi del-l’UE nascevano 7 mi-

lioni di bambini ogni anno,oggi i neonati sono meno di5 milioni. Gli europei solo50 anni fa erano il 22% del-la popolazione mondiale, og-gi sono solo l’11%. Ciò si-gnifica che l’Europa sta in-vecchiando, anzi oggi l’Eu-ropa è l’unico continente incui il numero dei morti su-pera quello dei nuovi nati.Per il rinnovo regolare diogni generazione è necessa-rio che ad ogni donna corri-spondano statisticamente 2,1bambini, ma il dato europeoè di 1,5 bambini per donna,e in Italia il rapporto è in-torno a 1,3. Questo significache la popolazione europeaè destinata non solo ad in-vecchiare, ma addirittura aridursi mentre il resto delmondo cresce.

Grazie al progresso del-la medicina e al migliora-mento delle condizioni divita, si muore ad un’età piùavanzata: nell’UE il nume-ro delle persone oltre i 65anni passerà dai circa 80 mi-lioni di oggi a 116 milioninel 2025, con conseguenzeche si riverberano nel pro-blema dei fondi per le pen-sioni: oggi sono 4 cittadiniin età lavorativa per ognipensionato, nel 2025 il rap-porto sarà di 2 a 1. Senzacontare il cambio della pro-duzione (per esempio, piùpantofole e meno scarpe daginnastica; meno scuole epiù case di riposo); inoltremeno bambini e meno gio-vani significano anche me-

no consumi e meno econo-mia; infine se la popolazio-ne attiva diminuisce, siavranno meno tasse pagatee quindi meno risorse pub-bliche per sostenere le pen-sioni e le necessità sanita-rie della popolazione.

L’Europa deve rimettereal centro il valore primariodella persona umana alquale è legato il valore del-la vita che trova la suaespressione più forte pro-prio nei bambini; diversa-mente un’Europa ricca masterile sarà inesorabilmen-te destinata all’estinzione.

Bisogna che lo Stato rico-nosca in maniera concretache i bambini sono una ri-sorsa per la società attraver-so un sistema di sostegnoeconomico e di tassazioneche tenga conto dei costi cheuna famiglia sostiene per cre-scere un figlio.

Gian Carlo Blangiardo,docente di demografia all’u-niversità Bocconi di Milano,avverte: ”Non saranno glistranieri a salvarci. I lorocomportamenti, specie nellegrandi città, sono sempre piùsimili a quelli degli italiani: siè passati infatti a 2,5 figli per

donna del 2006 ai 2,18 del2008. La sola strada per in-

camminarsi verso una “pri-mavera demografica” passaattraverso solide politiche diinvestimento a favore dellafamiglia”.

Ma non illudiamoci: lepolitiche familiari sono cer-tamente importanti e neces-sarie, ma non esaustive. In-fatti, anche nell’affascinan-te “modello svedese” (riccodi flessibilità del mercato dellavoro e di disponibilità diservizi) malgrado le misureprese, il tasso di fecondità èintorno a 1,7 figli per donna;ma anche in Francia, paesecon una lunga tradizione dipolitiche pro-nataliste, il tas-so di fecondità è di 1,89 fi-gli per donna.

Questi dati ci dimostra-no che per invertire la ten-denza non sono sufficientile politiche familiari: occor-re ripartire da Cristo! Io met-to al mondo dei figli se cre-do nella vita, se non ho pau-ra del futuro, se la mia esi-stenza ha un senso. L’espe-rienza cristiana è propriol’incontro con questo sensoche spalanca alla vita. La ra-dice del fenomeno della de-natalità sta nella secolariz-zazione, con conseguenzadel venir meno agli inse-gnamenti morali (basti pen-sare all’atteggiamento difronte alla contraccezione oall’aborto).

L’alternativa alla conver-sione è il disastro demogra-fico. Occorre tornare a Cri-sto, perché “l’Europa o saràcristiana o non sarà”.

Nessun futuro per una vecchia Europadi Antonella Fornaro

Èproprio così e la dimostrazione viene daFrancia e Regno Unito. In questi paesi

politiche fiscali a favore delle famiglie, e diquelle numerose in particolare, hanno in-vertito, in meno di un decennio, l’andamen-to demografico che sembrava compromessoper sempre sotto lo zero con segno negativo.

Sono le famiglie della classe media chehanno ricominciato a fare figli: due o tre nel-la media degli ultimi dieci anni.

Mettiamo tutto questo nel contesto del-la lunga e difficile crisi attuale. Come fac-ciamo a rimettere in moto i consumi di mas-sa? Come facciamo a far ripartire la produ-zione in centinaia di migliaia di piccoleaziende in crisi, quelle che danno lavoro amilioni di persone?

Il Governo immagina, propone e poi ritiraproposte di riduzione fiscale. Credo sia ora ditrovare il coraggio di farle. Questa scelta nonpuò essere rinviata. In tempo di crisi i soldi van-

no messi in mano a chi è in difficoltà, a chi nonarriva alla fine del mese, a chi ha i figli grandi acasa disoccupati cronici. Per questo la riformafiscale deve essere a favore delle famiglie e nonsolo dei singoli. Va introdotta una norma di giu-stizia sociale che oggi non c’è: nuclei familiaridi uno o due persone che hanno a sufficienzao anche di più, nuclei di quattro, cinque e piùcomponenti che faticano a campare. La stradatecnica può essere quella del quoziente fami-liare o delle deduzioni. Non cambia la sostan-za. Il risultato è per ogni componente familia-re scatta una riduzione del carico fiscale.

Così la famiglia ha più soldi, consuma dipiù a partire dalle cose necessarie, spendecon parsimonia selezionando nel mercato iprodotti di qualità che costano poco; si in-nesca un circolo virtuoso consumo/produ-zione che può aiutare ad uscire più rapida-mente e stabilmente dalla crisi economica eoccupazionale.

Avremo più famiglie e più figli?di Simone Marconi

Le scelte fiscali dei prossimi anni cambieranno la storia del Paese

QQUUAANNTTOO SSII PPAAGGAA DDII TTAASSSSEE IINN IITTAALLIIAA EE IINN FFRRAANNCCIIAA

ITALIA FRANCIA DIFFERENZA

Famiglie con un solo lavoratore e un reddito complessivo di euro 30.000 5.010 348 +4.662

Famiglie con due lavoratori e due redditi complessivi da euro 30.000 2.842 348 +2.494

Famiglie con un solo lavoratore e un reddito complessivo di euro 55.000 15.989 2.988 +13.001

Famiglie con due lavoratori e due redditi complessivi da euro 55.000 10.530 2.988 +7.542

Famiglie con un solo lavoratore e un reddito complessivo di euro 150.000 57.670 25.324 +32.346

Famiglie con due lavoratori e due redditi complessivi da euro 150.000 50.331 25.324 +25.007

È evidente come il sistema francese del quoziente familiare per primo riduce fortemente l’importo pagato, per secondo tratta allostesso modo le famiglie con più redditi e le famiglie con un solo reddito, facendo pagare le tasse sul complessivo della famiglia.

Grazie ai nonni. Nella difficile partita della crescita, unruolo decisivo lo giocano i nonni: a loro viene affida-

to il 67,8% dei piccolini da 0 a 2 anni. Ma anche dopo, colpassare del tempo, la frequenza con cui incontrano i nipo-tini resta altissima: il 70,5% dei piccoli dai 3 ai 5 anni vedei nonni quotidianamente, con il 65,8% dai 6 ai 10 anni e il52,8% dagli 11 ai 13 anni. Soprattutto è solamente il 4,5%dei bambini da 0 a 13 anni che viene affidato a persone re-tribuite: col risultato che la rete familiare è –al solito- fon-damentale per l’aiuto ai genitori.

I nonni servono

Page 8: Il Nuovo Cittadino n.1 - 2010

88Anno 2010 - N. 1

L e responsabilità etichedei mass media sono

state richiamate dal Papa neldiscorso pronunciato inpiazza di Spagna in occa-sione del tradizionale omag-gio dell’8 dicembre per ve-nerare la statua dell’Imma-colata e per rivolgere un sa-luto alla città di Roma, in-vocando la Vergine come“Salus Populi Romani”.

Benedetto XVI, dopo averconstatato la “presenza dol-ce e rassicurante” della Ma-donna a Roma in tutte lechiese, cappelle, in molti pa-lazzi e affreschi, esordiscecon una domanda: “Cosa di-ce Maria alla città?” e con-temporaneamente con unarisposta: “Che Gesù ha vin-to il male!”. “Quanto ab-biamo bisogno di questa bel-la notizia!Ogni giorno, in-fatti, - continua il Papa – at-traverso i giornali, la televi-

sione, la radio, il male vie-ne raccontato, ripetuto, am-plificato, abituandoci allecose più orribili, facendocidiventare insensibili e, inqualche maniera, intossi-candoci fino a che il cuore siindurisce e i pensieri si in-cupiscono”.

Ma il compito di ciascu-no viene evidenziato perchèfondamentale. “Ciascunocontribuisce alla vita dellacittà e al suo clima morale,in bene o in male. Nel cuo-re di ognuno passa il confi-ne tra il bene e il male e nes-suno deve sentirsi in dirittodi giudicare gli altri, ma piut-tosto deve sentire il dovere dimigliorare se stesso”. Nes-suno è, quindi, solamentespettatore del male. Tutti so-no protagonisti, perchè tut-te le azioni hanno ripercus-sioni e conseguenze. Il Pon-tefice chiama questa situa-

zione come una forma di in-quinamento, quella dello spi-rito. Un’intossicazione che“rende i volti meno sorri-denti, più cupi, che porta anon salutarsi, a non guardarsiin faccia. La città è fatta divolti”. “Le dinamiche collet-tive – ha avvertito il Papa – in-vece possono far smarrire lapercezione della loro profon-dità. Si vede tutto in superfi-cie. Le persone diventano dei

corpi, e questi corpi perdo-no l’anima, diventano cose,oggetti senza volto, scam-biabili e consumabili”. Difronte a tutto questo, Bene-detto XVI ha affermato che“la Madonna insegna adaprirci all’azione di Dio, perguardare gli altri come liguarda Lui: a partire dal cuo-re. E a guardarli con miseri-cordia, con amore, con tene-rezza infinita, specialmente

quelli più soli, disprezzati,sfruttati”.

Concludendo il suo di-scorso, il Papa ha voluto “ren-dere omaggio pubblicamen-te alle tante persone impe-gnate in ogni campo per ri-spondere al male con il be-ne”, sottolineando che “ra-ramente fanno notizia tutticoloro che in silenzio, non aparole ma a fatti, si sforzanodi praticare questa leggeevangelica dell’amore, chemanda avanti il mondo”.

Il compito, quindi, anchee soprattutto per i mezzi dicomunicazione è quello dimostrare la luce anche quan-do sembra prevalere il buio,consci che tra verità e men-zogna non c’è equivalenzapossibile.

Padri separati: questa de-nominazione sempre più

sentita ed usata sta ad indi-care la condizione diffusa deipadri che, nella separazione,sono divisi dai figli, impos-sibilitati spesso sia per gli at-tuali orientamenti restrittividella giurisprudenza, sia avolte per una serie di discri-minazioni, a svolgere il lororuolo educativo particolar-mente importante soprat-tutto quando nella separa-zione sono coinvolti dei fi-gli minorenni. Nella realtàattuale il padre è relegato tal-volta al ruolo d’erogatore diun assegno mensile o a quel-lo di genitore del tempo li-bero, in una condizione so-stanzialmente marginale esecondaria rispetto la ma-dre.Va facendosi strada, nel-le più recenti ricerche di psi-cologia dell’età evolutiva edanche nella coscienza col-lettiva, l’importanza di un re-cupero del ruolo paterno perl’educazione dei figli non so-lo nella famiglia unita, maanche e soprattutto nella se-parazione.

Quali sono i danni che leseparazioni generano nellaprole e nel tessuto sociale?

Qualunque separazione,anche la più indolore, vieneavvertita dai figli come unatragedia. Tuttavia, ciò che ge-nera il danno maggiore non èdi per sé la separazione, ben-sì il comportamento dei ge-nitori che spesso usano i figliper colpire il coniuge.

L’esasperazione della con-flittualità impedisce ai figlidi mantenere un rapportoequilibrato con entrambi i ge-nitori. La capacità dei coniu-gi dovrebbe essere quella dianteporre l’interesse prima-rio, ovverosia il benessere psi-cofisico dei figli, a tutto; usoil condizionale perché pur-troppo, nella nostra espe-rienza, rileviamo che l’astioed il rancore prendono il so-pravvento e non importa aquale prezzo, prole inclusa.

Un buon divorzio è megliodi un cattivo matrimonio?

Purtroppo si continua apensare che un buon divor-zio sia meglio di un cattivo

matrimonio, in particolarmodo se tra i coniugi in cri-si vi è conflittualità. Tuttavianon credo che si possa gene-ralizzare. Se la regola può va-lere per le coppie senza figli,potrebbe non essere applica-bile a quelle che invece li han-no. Tutto dipende dalla ca-pacità della coppia di meta-bolizzare la decisione e di at-tivarsi consapevolmente peruna soluzione il meno trau-matica possibile.

Si sostiene che il quadronormativo e giudiziario, daun iniziale favor familiae costituzionalmente fondato,ha portato ad un favor divortii. È così?

Non sono d’accordo. Ilquadro normativo e giudi-ziario altro non è che lo spec-chio dell’evoluzione degli usie dei costumi della società.Le coppie non divorziano enon si separano certo conleggerezza. Anzi la disgre-gazione di una famiglia, siaper il coniuge che la provo-ca che per quello che la su-bisce, è sempre un momen-to di grande sofferenza. Nonritengo, tuttavia, che ad avermesso in crisi il “sistema fa-miglia” sia stato lo stru-mento del divorzio. Forsepiuttosto una società sem-pre più individualista e con-dizionata dal consumismoche oggi manca dei suoi fon-damentali.

StupidarioStupidarioGOVERNAGOVERNATIVO/LEGHISTTIVO/LEGHISTAA

Il 2009 si è chiuso con un’inflazione ai minimi stori-ci ma è solo in parte una buona notizia. La dinami-ca dei prezzi è così contenuta a causa della recessioneeconomica, della contrazione della domanda, discelte di consumo moderate a fronte di un potered’acquisto che scarseggia. Abbiamo fatto tesorodell’emergenza, siamo stati parsimoniosi, la tenu-ta dei prezzi ha avuto effetti positivi, ma il nostroreddito è il più basso dell’Ue, col minore tasso dioccupazione (58% contro il 66 della Francia e il 70di Germania e Gran Bretagna). Non possiamo peròfar nulla contro i cosiddetti oligopolisti, quelli del-le bollette, quelli che ci aumentano di continuo letariffe autostradali, navali e ferroviarie (penso aipendolari). E’ fondamentale che i prezzi non cor-rano, che l’inflazione non aumenti, in quanto il 2010andrà peggio per il potere d’acquisto; le retribu-zioni dei lavoratori dipendenti cresceranno di pocomentre i grandi monopolisti pubblici e privati avran-no la libertà di farsi i prezzi che vogliono. Alle tariffe, si aggiungerà il canone Rai, le Poste, icarburanti…. Non peseranno forse molto nei bilan-ci di tante famiglie, ma in un anno di grave crisi e diprezzi fermi, credo che si potesse fare di più e meglio,specie per quei 50mila occupati in meno e i quasi dueMilioni di disoccupati di fine 2009!

Il male intossica l’animaDiscorso del Papa nella solennità dell’Immacolatadi Alessandra De Lucia Lumeno

Papà separatiIntervista a Fabrizio Dell’Anna, presidente dell’Associazione Genitori Separati