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88
1 IL NUOVO CODICE DI PREVENZIONE INCENDI E POSSIBILITÀ APPLICATIVE DELLA FIRE SAFETY ENGINEERING D.M. 3 agosto 2015 - FSE quando? FSE perché? Ing. Luca Talamona Pavia 28 aprile 2018

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1

“IL NUOVO CODICE DI PREVENZIONE INCENDI E POSSIBILITÀ

APPLICATIVE DELLA FIRE SAFETY ENGINEERING”

D.M. 3 agosto 2015 -

FSE quando? FSE

perché?

Ing. Luca Talamona – Pavia 28 aprile 2018

oltre alla presente altre 2 presentazioni:

2

Convegno Uninsubria 11

novembre 2015

Da: Monografia Rockwool “Sintesi

guidata del DM 3 agosto 2015”

3

Nel 2011 – Emanazione del D.P.R. 1/8/2011

N.151 (Regolamento di Prevenzione Incendi)

Obiettivo dichiarato:

ridurre oneri amministrativi senza mettere in

discussione la SICUREZZA:

- Ridefinizione elenco attività

- Semplificazione adempimenti

- Regime sanzionatorio

Normativa sulle procedure

Ing. Luca Talamona

4

Normativa sulle procedure Gli adempimenti sono commisurati alla

complessità

Ing. Luca Talamona

5

Nel 2015 – Emanazione del D.M. 3/8/2015

(Norme Tecniche di Prevenzione Incendi)

Obiettivo dichiarato:

ridurre oneri regolatori senza mettere

in discussione la SICUREZZA:

Normativa tecnica antincendio

Ing. Luca Talamona

processo di ripensamento della

Disciplina di Prevenzione Incendi.

6

Alcuni dei problemi:

• Complessità amministrativa (= troppe

“carte”, forse non tutte necessarie)

• Stratificazione: Decreto, Circolare,

Chiarimento, Modifiche, …

• Notevole rigidità: Approccio prescrittivo

puro. Se non si riesce ad applicare in toto,

deroga (o inadempienza?….)

• Misure disomogenee o sovrabbondanti: le

Norme risentono della prassi, si fatica a

tener conto dell’evoluzione tecnologica e

scientifica e dei costi.

Ing. Luca Talamona

7

Struttura del “Codice” Il documento si compone di quattro sezioni

• Sez. G Generalità

Principi generali per tutte le attività: termini e definizioni, modalità di applicazione della norma, strumenti per la valutazione del rischio delle attività.

• Sez. S Strategia antincendio Insieme delle misure antincendio di prevenzione, protezione e gestionali, da applicare a tutte le attività per ridurre il rischio incendio

• Sez. V Regole tecniche verticali

misure antincendio complementari a quelle della sez. Strategia ,destinate a specifiche attività

• Sez. M Metodi

Descrizione di metodologie di

progettazione antincendio volte alla risoluzione di specifiche problematiche

Ing. Luca Talamona

8

Campo di applicazione Progettazione, realizzazione e gestione della

rischio delle attività soggette.

È applicabile ad attività

nuove ed esistenti

Si applica alle attività soggette finora prive di

Regola Tecnica Verticale

In ALTERNATIVA ai criteri fin qui utilizzati

(valutazione delle misure mediante

D.M.10/03/1998)

Ing. Luca Talamona

9

Ipotesi fondamentali del documento

• In condizioni ordinarie,

l'incendio di un'attività si avvia

da un solo punto di innesco

.

– E’ escluso,pertanto, l’incendio doloso

o eventi estremi (es. catastrofi,

azioni terroristiche, ...)

• Il rischio di incendio di un'attività

non può essere ridotto a zero

.

– Le misure antincendio sono

selezionate per minimizzare il

rischio di incendio, in termini di

probabilità e di conseguenze, entro

limiti considerati accettabili

.

Ing. Luca Talamona

10

Si tratta di un metodo semi-prestazionale. Si

definiscono:

1) obiettivi di sicurezza antincendio

Come funziona?

- Sicurezza della vita umana e Incolumità delle

persone - Tutela dei beni - Tutela dell’ambiente

-Minimizzare cause incendio

-Garantire stabilità strutture

-Limitare incendio interno

-Limitare incendio esterno

-Sicurezza occupanti

-Sicurezza soccorritori

-Tutela di arte e storia

-Continuità opere strategiche

-Limitare danno ambiente

Ing. Luca Talamona

11

1. Reazione al fuoco

2. Resistenza al fuoco

3. Compartimentazione

4. Esodo

5. Gestione della sicurezza

antincendio

6. Controllo e spegnimento

7. Rilevazione e allarme

8. Controllo di fumi e calore

9. Operatività antincendio

10.Sicurezza degli impianti

2) strategie antincendio, cioè le misure che

si ritengono indispensabili per garantire

gli obiettivi

Ing. Luca Talamona

12

3) diversi livelli di prestazione per ogni

strategia

- Livello I

- Livello II

- Livello III

- Livello IV

- Livello V

4) soluzioni conformi per ogni livello

(misure tecniche che si considerano

idonee al raggiungimento del livello

fissato) - sono anche possibili soluzioni

alternative …

Ing. Luca Talamona

13

Soluzione

conforme

Soluzione

alternativa

Ing. Luca Talamona

14

Anzitutto il D.M. 03/08/2015 e applicabile alle attivita’ non

normate, come atto volontario, quindi identifica l’ambito di

applicazione piu’ o meno restrittivo in relazione al rischio

calcolato con modalita’ data, ovvero fa scaturire da questo

risultato i limiti che i vari parametri progettuali

dovranno rispettare per essere considerati “conformi”. Il

nuovo Decreto fornisce inoltre la possibilita’ di non essere

“conformi” adottando le misure definite come “alternative” in

cui il progettista e tenuto a dimostrare il raggiungimento del

livello di prestazione collegato al rischio calcolato. In

quest’ultimo caso la modalita’ di calcolo di riferimento in

materia e costituita dalla Fire Safety Engineering (FSE),

strumento principe per la progettazione prestazionale, la cui

possibilita’ di utilizzo evidenzia la volonta’ di permettere al

professionista di non seguire necessariamente lo schema

prescrittivo.

Ing. Luca Talamona

15

Misure antincendio e livelli di prestazione

-Reazione al fuoco

-Resistenza al fuoco

-Compartimentazione

-Esodo

-Gestione della sicurezza

antincendio

-Controllo e spegnimento

-Rilevazione e allarme

-Controllo di fumi e calore

-Operatività antincendio

-Sicurezza degli impianti

S1 S2 S3 S4 S5 S6 S7 S8 S9 S10

I I I I I I I I I I

II II II II II II II II II

III III III III III III III III

IV IV IV IV IV

V V

Ing. Luca Talamona

16

Le innovazioni del Codice

l'ottenimento degli obiettivi di

sicurezza antincendio:

• - linguaggio unico

• - capacità di risposta multipla

16

Buona l’idea

ma …

Ing. Luca Talamona

17

Come si usa?

Occupanti Velocità incendio

R vita

Strategia A.I.:

per ogni misura,

selezione dei

livelli di prestazione

(criteri di attribuzione)

Soluzioni conformi Soluzioni alternative

R ambiente R beni

Vincolo Val.strategico

Ing. Luca Talamona

18

L’impostazione generale del documento ha le seguenti

caratteristiche:

Generalita’: esplicate nella prima parte del documento

che mettono in luce le premesse su cui si basa tutto il

resto del documento.

Semplicita’: a parita di sicurezza puo essere adottata la

soluzione piu semplice.

Modularita’: l’intero documento e organizzato in moduli di

agevole interpretazione.

Flessibilita’: diverse soluzioni progettuali applicabili,

prescrittive o prestazionali.

Standardizzazione: il linguaggio usato risulta conforme

agli standard internazionali.

Inclusione: punto chiave e sempre la sicurezza delle

persone, anche in relazione alle eventuali diverse abilita.

Contenuti: il documento e basato sull’esperienza

maturata negli anni e sulla ricerca.

Aggiornabilita’: il documento e redatto in modo da poter

essere facilmente aggiornato e, volendo, adattato ad

attivata ad oggi non comprese nello stesso.

Ing. Luca Talamona

19

ATTENZIONE

Modalità di applicazione

Il Codice di Prevenzione Incendi (anche detto RTO)

Regola Tecnica Orizzontale non si può applicare “per

parti”, in quanto costituisce un metodo organico

completo. Applicarne solo un capitolo non conduce a

soluzioni corrette.

Ing. Luca Talamona

20

PROFILI DI RISCHIO

Ing. Luca Talamona

Il profilo di rischio Rvita

δocc: caratteristiche prevalenti degli occupanti

δα: velocita’ di crescita dell’incendio riferita al tempo tα

in secondi impiegato dalla potenza termica per raggiungere

il valore di 1000 kW.

2

1000

gt

21

Da: Monografia Rockwool “Sintesi guidata del

DM 3 agosto 2015”

22 Ing. Luca Talamona

Il profilo di rischio Rbeni

Il profilo di rischio Rbeni e determinato per l’intera attivita in

funzione del carattere strategico dell’opera da costruzione e

dell’eventuale valore storico, architettonico

o artistico della stessa. Per determinare questo profilo di

rischio bisogna considerare se l’opera da costruzione e

considerata vincolata oppure risulta essere

strategica. Ad esempio, l’ospedale posto in edificio non

vincolato identifica comunque una costruzione d’importanza

strategica ricadendo quindi in Rbeni = 3.

23 Ing. Luca Talamona

Il profilo di rischio Rambiente

Il profilo di rischio Rambiente e determinato per l’intera

attivita’ a seguito di incendi ed eventi ad esso collegati.

Generalmente il rischio di danno ambientale a seguito

di incendio nelle attivita’ civili, in cui non siano presenti

sostanze pericolose in quantita’ significative, puo’ essere

considerato trascurabile, mentre in talune attivita’

industriali la formazione ad esempio di nubi tossiche

rilasciate a seguito dell’incendio puo’ comportare un rischio

ambientale significativo.

24

Produzione – 2

C.I. medio

Magazzino - 3

Uffici

Su

2 piani

-1

C.I.

basso

Attività di deposito e lavorazione carta: l’idea progettuale

primaria è di creare 3 compartimenti, il rischio può

essere considerato identico?

Dipende… il rischio forse ma le strategie…

AD ESEMPIO

Ing. Luca Talamona

C.I. alto

25

caratteristiche prevalenti degli occupanti

Il profilo di rischio Rvita

Ing. Luca Talamona

26

velocità di crescita dell’incendio

Ing. Luca Talamona

27

Pertanto Il profilo di rischio Rvita

risulta: A2

Ing. Luca Talamona

28

Considerando invece un centro medico (D) con tasso di crescita

medio (2) risulta Rvita

pari a D2

Si fa notare che qualora la velocità di crescita fosse rapida (3) la

soluzione non sarebbe ammessa a meno di introdurre misure di

controllo dell’incendio di livello di prestazionale V, ovvero protezione

manuale e automatica estesa a tutta l’attività. Questo consente di

ricadere nel livello D2

29

compartimento docc

da

R vita

R beni

R amb.

1 uffici A 2 A2

1

non

signi

ficativo

3 produzione A 2 A2

4 magazzino A 2 A2

Pertanto Il profilo di rischio Rvita

risulta: A2

Ing. Luca Talamona

30

STRATEGIE S1 reazione al fuoco

QUATTRO LIVELLI DI PRESTAZIONE atti a individuare la

partecipazione dei materiali alla combustione e ridurre la

propagazione dell'incendio. LA PRESTAZIONE E’ DEFINITA

IN FUNZIONE DEL CONTRIBUTO ALL’INCENDIO.

Il Codice introduce una classificazione dei materiali per

GRUPPI (GM0,GM1,GM2,GM3eGM4).

Ing. Luca Talamona

31

Ing. Luca Talamona

32

I CRITERI DI ATTRIBUZIONE DEI LIVELLI DI PRESTAZIONE

ve

l

ve l Vie di esodo locali

Ing. Luca Talamona

33

Le soluzioni conformi si riferiscono a gruppi di materiali :

GM0: tutti i materiali aventi classe 0 di reazione al fuoco

italiana o classe A1 di reazione al fuoco europea

GM1: vedi tabelle da adottare per livelli di

prestazione IV

GM2: vedi tabelle da adottare per livelli di

prestazione III

GM3: vedi tabelle da adottare per livelli di

prestazione II

GM4: tutti i materiali non compresi nei gruppi GM0, GM1, GM2,

GM3

Ing. Luca Talamona

34

SOLUZIONI CONFORMI PER I LIVELLI DI

PRESTAZIONE

liv. IV liv. III liv. II

Ing. Luca Talamona

35

Indipendentemente dalle soluzioni conformi adottate, per i

rivestimenti sono comunque ammessi materiali installati a

parete o a pavimento compresi nel gruppo di materiali GM4

per il 5% della superficie lorda interna delle vie d'esodo o

dei locali dell'attivita’ intesa come somma delle superfici

lorde di soffitto, pareti, pavimento ed aperture del locale.

FLESSIBILITA’ DELLE SOLUZIONI CONFORMI

Ing. Luca Talamona

36

Esclusione dalla verifica dei requisiti di

reazione al fuoco

Non e richiesta la verifica dei requisiti di reazione al fuoco

per:

a. materiali stoccati od oggetto di processi produttivi (es. beni

in deposito, in vendita, in esposizione, ...);

b. elementi costruttivi o strutturali portanti per i quali sia

già richiesta la verifica dei requisiti di resistenza al fuoco;

c. materiali protetti con separazioni di classe di resistenza al

fuoco almeno K 30 o EI 30.

Sulle facciate devono essere utilizzati materiali di

rivestimento che limitino le probabilità di incendio delle

facciate stesse e la successiva propagazione sia a causa di un

eventuale fuoco avente origine esterna che interna (fiamme e

fumi caldi che fuoriescono da vani e aperture).

Ing. Luca Talamona

37

STRATEGIE S1 reazione al fuoco

LIVELLO DI PRESTAZIONE 1

GM4

GM4

Ing. Luca Talamona

38

STRATEGIE S2 resistenza al fuoco

Ing. Luca Talamona

39

D.M. 9 MARZO 2007

iii

n

i

i mHgq

*1

MJ

Quantità di

materiale[Kg]

Potere calorifico inferiore

[MJ/Kg]

Fattore di partecipazione alla combustione

(0,8 per legno o altri materiali

di natura cellulosica; 1 negli altri casi)

Fattore di limitazione alla

Combustione (0/0,85/1)

Ing. Luca Talamona

40

D.M. 9 MARZO 2007

CARICO D’INCENDIO SPECIFICO

2/ mMJ

Superficie in pianta, lorda, del compartimento

A

mHg

qiii

n

i

i

f

*1

Ing. Luca Talamona

41

La grandezza che effettivamente interessa

è il

“carico d’incendio specifico di progetto”

Ovvero il carico d’incendio corretto in base ai parametri

indicatori del rischio d’incendio. Per quel compartimento in

relazione anche alle misure di protezione presenti. Questo

Costituisce il parametro di riferimento per la valutazione di

resistenza al fuoco.

nqqfdf qq 21,

D.M. 9 MARZO 2007

Ing. Luca Talamona

42

Superficie in

pianta lorda

del

compartiment

o (m2)

δq1

Superficie in

pianta lorda

del

compartiment

o (m2)

δq1

A < 500 1,00 2.500 ≤ A <

5.000

1,6

500 ≤ A <

1.000

1,20 5.000 ≤ A <

10.000

1,8

1.000 ≤ A <

2.500

1,40 A ≥ 10.000 2,0

Classi di

incendio Descrizione δ

q2

I

Aree che presentano un basso rischio di incendio in

termini di probabilità di innesco, velocità di

propagazione delle fiamme e possibilità di controllo

dell’incendio da parte delle squadre di emergenza.

0,80

II

Aree che presentano un moderato rischio di incendio in

termini di probabilità d’innesco, velocità di

propagazione di un incendio e possibilità di controllo

dell’incendio stesso da parte delle squadre di

emergenza

1,00

III

Aree che presentano un alto rischio di incendio in termini

di probabilità d’innesco, velocità di propagazione

delle fiamme e possibilità di controllo dell’incendio

da parte delle squadre di emergenza

1,20

43

δni, Funzione delle misure di protezione

Sistemi

automatici

di

estinzione

Sistemi di

evacuazio

ne

automatic

a di fumo

e calore

Sistemi

automatic

i di

rivelazion

e,

segnalazi

one e

allarme

di

incendio

Squadra

aziendale

dedicata

alla lotta

antincend

io

Rete idrica

antincendio

Perco

rsi

protet

ti di

acces

so

Accessibi

lità ai

mezzi di

soccorso

VVF

Ad

acqa

δn1

altro

δn2

δn3 δn4 δn5 interna

δn6

Interna

e

esterna

δn7

δn8 δn9

0,60 0,80 0,90 0,85 0,90 0,90 0,80 0,90 0,90

è il fattore che tiene conto delle

differenti misure di protezione e i cui

valori sono definiti in tabella

127,0 ni

δn = Π δni

i

D.M. 9 MARZO 2007

44

Nel deposito si intendono stoccare 1300 pallets da 250 kg/cad

La superficie di riferimento è 1.160 mq.

Con CLARAF per livello di prestazione III:

Soluzioni?? ? Il D.M. 9 marzo 2007 da la

possibilità del livello II …

30 per costruzioni ad un piano fuori terra, senza

interrati

60 per costruzioni fino a due piani fuori terra e un

piano interrato

“Mantenimento dei requisiti di resistenza

Per un periodo sufficiente all’evacuazione…”

45

D.M. 3 AGOSTO 2015: parametri riassociati

Ma il numero finale cambia poco …

46

I CRITERI DI ATTRIBUZIONE DEI LIVELLI DI PRESTAZIONE DEL

D.M. 3 AGOSTO 2015

la maggioranza

Nostro caso

47

Il D.M. 03 agosto 2015 consente quidi il livello II in casi

specifici, anzitutto Rvita compreso in A1, A2, A3, A4, poi:

- strutturalmente separate da altre opere da costruzione e

tali che l’eventuale cedimento strutturale non arrechi danni

alle stesse

- compartimentate rispetto ad altre opere da costruzione

eventualmente adiacenti

- densita’ di affollamento non superiore a 0,2 persone/m2

- non prevalentemente destinate ad occupanti con disabilita

- aventi piani situati a quota compresa tra -5 m e +12 m.

Altrimenti ricado nel

livello III ovvero 240 minuti!!!

Inoltre se tutto questo è verificato tra le soluzioni

conformi c’è che deve essere interposta una distanza di

separazione su spazio a cielo libero verso le altre opere da

costruzione

Ing. Luca Talamona

48

Pertanto:

STRATEGIE S2 resistenza al fuoco

LIVELLO DI PRESTAZIONE 2

A patto che sia verificato quanto specificato

dal DM tra cui la distanza di

separazione verso altre opere da

costruzione Pari ad almeno l’altezza massima

della Costruzione e calcolata come

descritto Nel paragrafo “compartimentazioni”

S3.

Ing. Luca Talamona

49

Riguardo la resistenza al fuoco per uscire dal problema

“240 min” è quindi possibile analizzare 2 strade:

- Quella conforme del livello 2 (previe le verifiche

richieste dal DM)

Quella alternativa che prevede il mantenimento della

capacita’ portante in condizioni di incendio per un periodo

sufficiente all’evacuazione degli occupanti in luogo sicuro

all’esterno della costruzione. La capacita’ portante deve

essere comunque tale da garantire un margine di sicurezza

tmarg

non inferiore a 100% RSET e comunque non inferiore

a 30 minuti.

D.M. 03 agosto 2015

Questo è quello che viene richiesto

per la soluzione alternativa ma …

Ing. Luca Talamona

50

Soluzioni conformi curve nominali

Soluzioni alternative curve naturali

0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

1000

1100

1200

1300

1400

1500

1600

0 60 120 180 240 300 360 420 480 540 600 660 720 780 840 900 960 1020 1080 1140 1200 1260 1320 1380 1440 1500

Tem

pe

ratu

ra [

°C]

Tempo [min]

VARIZIONE DEL CARICO D'INCENDIO PER CURVA "MEDIA"

ISO834

570

950

1300

1904

ESEMPIO DI

CONFRONTO

•Curva nominale

ISO 834

•Curva naturale

EC 1 in

cui varia il

carico

d’incendio

Utilizzando il D.M. 03 agosto 2015 la sostanza non cambia,

In caso di livello III la prestazione richiesta è pressoché

Identica a quella ricavabile dal D.M 9 marzo 2007, esistono però

le soluzioni alternative…

51

Rullo di cotone e Test “a gradino”, da 75 kW a 150 kW

Pertanto per la soluzione alternativa devo verificare

L’esodo come detto ma attenzione alla curva di riferimento…

Ing. Luca Talamona

52

STRATEGIE S3 compartimentazione

Questo concetto eravamo abituati a pensarlo poco …

Ing. Luca Talamona

53

Capacita’ di un elemento di chiusura di limitare o ridurre il

passaggio di gas o fumi freddi in condizioni di prova

normalizzate.

• Sa: se la tenuta al passaggio dei gas o fumi e garantita a

temperatura ambiente;

• Sm (o S200): se la tenuta al passaggio dei gas o fumi e

garantita sia a temperatura ambiente che a 200°C

Novita’

Nel filtro è ammesso un modesto carico di incendio

specifico (c.a. 3 kglegna

/m2)

Ing. Luca Talamona

54

Bisogna dimostrare che funziona!

E 30-Sa

R/REI/EI 30

R/REI/EI 30

p

E 30-Sa

Ing. Luca Talamona

55

Dimensioni massime del

Compartimento in funzione

Di Rvita e della quota

Cui il compartimento è

ubicato

56

Soluzioni conformi per il livello di prestazione II

1. Al fine di limitare la propagazione dell'incendio verso altre

attivita’ deve essere effettuata la verifica

dell’irraggiamento

2. Al fine di limitare la propagazione dell'incendio all'interno

della stessa attivita’ deve essere suddivisa la volumetria

dell'opera da costruzione contenente l'attivita’, in

compartimenti antincendio

STRATEGIE S3 compartimentazione livello di prestazione II

Ing. Luca Talamona

57

Produzione - 2

Magazzino - 3

Uffici

Su

2 piani

- 1

filtro

filtro

all'interno della stessa attivita’ ad esempio :

I filtri saranno a prova di fumo e con caratteristiche REI

commisurate a quanto stabilito per la resistenza al fuoco

Ing. Luca Talamona

58

Parametro di riferimento flusso termico

• Soglia 12,6 kW/m2

• Metodo tabellare o analitico con soglia 12,6 kW/m2

Verso altra attivita’ :

ipiidi

Distanza di

separazione

percentuale

di foratura

Coefficienti

tabellati in base al

carico d’incendio

specifico

determinazione tabellare

Ing. Luca Talamona

59

Esempio di

percentuale di foratura

piastra radiante 1 B1 (m)

H1

(m)

4 6

finestra

n° L (m) W (m)

4 0,8 1,2

porta

n° L (m) D (m)

1 0,8 2,1

% di foratura p1 0,23

qf > 1200 MJ/m²

α 5,2

β 1,8

d1 3,0m

Nel caso del capannone non si hanno

Edifici nelle vicinanze ma questa

Verifica può essere estremamente

Vincolante…

Ing. Luca Talamona

60

STRATEGIE S4 esodo

LIVELLI DI

PRESTAZIONE

DESCRIZIONE CRITERI DI

ATTRIBUZIONE

SOLUZIONI CONFORMI

I Esodo di tutti

gli occupanti Tutte le attività

Progettazione secondo i

requisiti definiti dal Codice per

luogo sicuro, luogo sicuro

temporaneo, via di esodo, via di

esodo protetta, via di esodo a

prova di fumo, via di esodo

esterna, …

Misure antincendio aggiuntive

II

Protezione

degli occupanti

sul posto

Situazioni in cui

non risulta garantito

il livello di

prestazione I (es. a

causa delle

dimensioni del

compartimento,

ubicazione, …)

Si ricorre alle soluzioni alternative.

Ing. Luca Talamona

61 Ing. Luca Talamona

62

Dati di ingresso per la progettazione del sistema d'esodo:

1- Profilo di rischio Rvita

2 - Affollamento

Il responsabile

dell'attivita’ puo’

dichiarare un

valore

dell'affollamento

inferiore a

quello determinato

come previsto dalla

tabella

Ing. Luca Talamona

63

Almeno una delle lunghezze d'esodo determinate da

qualsiasi punto dell'attivita’ non deve superare i valori

massimi:

Ing. Luca Talamona

64

VIE DI ESODO INDIPENDENTI

Ing. Luca Talamona

65

- la larghezza (es. di porte, di uscite, di corridoi, ...) non puo’

essere comunque inferiore a 900 mm,

- E’ ammessa larghezza non inferiore a 800 mm per le porte di

locali con affollamento non superiore a 10 persone (es.

singoli uffici, camere d'albergo, locali di abitazione,

appartamenti, servizi igienici, …)

- E’ ammessa larghezza non inferiore a 600 mm da locali ove vi

sia esclusiva presenza occasionale e di breve durata di

personale addetto (es. locali impianti, ...).

Ing. Luca Talamona

66

Calcolo della larghezza minima delle uscite finali

j

jv

i

ioF LLL ,,

LF larghezza minima dell'uscita finale [mm]

LO,i

larghezza della i-esima via d'esodo orizzontale che

adduce all'uscita finale

LV,j

larghezza della j-esima via d'esodo verticale che

adduce all'uscita finale

Metodologia atta a tener conto della somma progressiva

delle persone che affluiscono in un sistema di esodo passando

da varchi già calcolati in base al numero di persone affluenti

agli stessi varchi

Ing. Luca Talamona

67

STRATEGIE S5 Gestione della sicurezza antincendio

La gestione della sicurezza antincendio (GSA) rappresenta la

misura antincendio organizzativa e gestionale atta a garantire,

nel tempo, un adeguato livello di sicurezza dell'attivita’ in

caso di incendio.

LIVELLO DI PRESTAZIONE DESCRIZIONE CRITERI DI ATTRIBUZIONE

I GSA di livello base

Attività con:

Rvita in A1, A2, Ci1, Ci2, Ci3

Rbeni pari a 1

Rambiente non significativo

Non destinate prevalentemente alla

presenza di persone con disabilità

Piani a quota compresa tra -10 m e 54

m

qf ≤ 1200 MJ/m²

Assenza di sostanze, miscele e

lavorazioni pericolose ai fini

dell’incendio o dell’esplosione

II GSA di livello avanzato Attività non ricadenti negli altri criteri di

attribuzione.

III GSA di livello avanzato per attività

complesse

Attività con almeno:

Rvita in D1, D2, Ciii1, Ciii2, Ciii3 e

posti letto superiori a 100

Rbeni in 3 e 4;

Elevato affollamento complessivo

(aperta al pubblico > 300 persone, non

aperta > 1000 persone);

Presenza di sostanze, miscele e

lavorazioni pericolose con affollamento

> 25 persone.

68

La norma definisce

GSA in esercizio GSA in emergenza

La GSA va progettata!

Ing. Luca Talamona

69

Progettazione della gestione della sicurezza

Nella relazione tecnica devono essere documentate (a titolo

di esempio):

a. limitazioni d'esercizio dell'attivita’ (es. tipologia degli

occupanti, massimo affollamento dei locali, tipologia degli

arredi e dei materiali, massime quantita’ di materiali

combustibili stoccabili, ...) assunte come ipotesi della

progettazione

b. indicazioni sulle misure antincendio specifiche per la

tipologia d'attivita’, risultanti dall'analisi del rischio di

incendio;

c. indicazioni sulla manutenzione ed il controllo periodico

dei sistemi rilevanti ai fini della sicurezza antincendio;

d. indicazioni sul numero di persone, sul livello di formazione

ed addestramento richiesto …

Ing. Luca Talamona

70

Gestione della sicurezza in esercizio

La corretta gestione della sicurezza antincendio in esercizio

contribuisce all'efficacia delle altre misure antincendio

adottate.

La gestione della sicurezza antincendio durante l'esercizio

dell'attivita’ deve prevedere ad esempio:

a. informazioni per la salvaguardia degli occupanti;

b. se si tratta di attivita’ lavorativa, formazione ed

informazione del personale

c. il controllo e manutenzione di impianti e attrezzature

antincendio

d. la preparazione alla gestione dell'emergenza, tramite

l'elaborazione della pianificazione d'emergenza, esercitazioni

antincendio e prove d'evacuazione periodiche

Ing. Luca Talamona

71

STRATEGIE S6 Controllo dell’ incendio

La presente misura antincendio ha come scopo l'individuazione

dei presidi antincendio da installare nell'attivita’ per la sua

protezione di base, attuata solo con estintori,

e per la sua protezione manuale o protezione automatica

finalizzata al controllo dell'incendio o anche, grazie a

specifici impianti, alla sua completa estinzione.

Ing. Luca Talamona

72

LIVELLI DI

PRESTAZIONE

DESCRIZIONE CRITERI DI ATTRIBUZIONE SOLUZIONI CONFORMI

I Nessuno requisito. Per attività non soggette. -

II Protezione di base.

Attività con:

Rvita in A1, A2, B1, B2, Ci1, Ci2, Cii1, Cii2,

Ciii1, Ciii2

Rbeni pari a 1, 2

Rambiente non significativo;

Densità di affollamento ≤ 0,7 persone/m²;

Piani a quota compresa tra -5 m e 32 m;

qf ≤ 600 MJ/m²;

Sup. compartimento ≤ 4000 m²;

Assenza di sostanze, miscele e lavorazioni

pericolose.

Impiego di estintori.

III Protezione di base e

manuale.

Attività non ricadenti negli altri criteri di

attribuzione.

Soluzioni conformi per il

livello di prestazione II;

Impiego della rete idranti a

protezione dell’intera attività

o dei singoli compartimenti.

IV

Protezione di base,

manuale ed

automatica per

porzioni dell’attività.

In base alla valutazione del rischio (es. attività

con elevato affollamento, elevato carico

d’incendio specifico, ecc.).

Soluzioni conformi per il

livello di prestazione III;

Installazione del sistema

automatico di controllo o

estinzione dell’incendio in

zone dell’attività.

V

Protezione di base,

manuale ed

automatica per

l’intera attività.

Richiesto da:

Committente;

Documenti tecnici;

Autorità competente;

Regola tecnica verticale.

Soluzioni conformi per il

livello di prestazione IV;

Installazione del sistema

automatico di controllo o

estinzione dell’incendio esteso

a tutta l’attività.

Non per

tutto!!!

Il c.i.

È > 600 MJ/mq

per produz e

magaz.

73

compartimento R vita

Livello di

prestazione

1 uffici A2 2

3 produzione A2 3

4 magazzino A2 4

1 uffici

Considerando una superficie di 743m2:

CA,min= 0,21 x SCOMP.= 0,21x 743=

156 A n° 5 Estintore di classe 34A

(170>156)

CB,min= 1,44 x SCOMP.=1,44 x 743=

1070 B n° 8 Estintore di classe 144B

(1152>1070)

Quindi Per la protezione di base vengono

installati gli estintori bivalenti avente

classe 34A 144B in ragione di n° 8.

Ing. Luca Talamona

74

2 produzione

Per gli estintori procedo come per gli

uffici in relazione alla superficie della

produzione

Per la rete idranti UNI 10779

La protezione esterna, qualora prevista, e previa valutazione

del Comando provinciale dei Vigili del fuoco competente per

territorio, puo’ essere sostituita dalla

rete pubblica se:

- gli idranti siano posti nelle immediate vicinanze dell'attivita’

stessa. Si considera accettabile un percorso sempre fruibile

di massimo 100 m fra un idrante della rete pubblica ed il

confine dell'attivita’

- la rete sia in grado di erogare la portata totale prevista per

la protezione esterna specificata

Ing. Luca Talamona

75

3 magazzino

Per gli estintori procedo come per gli

uffici in relazione alla superficie del

magazzino

Per la rete idranti UNI 10779

La scelta della tipologia del sistema automatico di controllo

o estinzione, in relazione ad estinguente, efficacia della

protezione e sicurezza degli occupanti, deve essere effettuata

sulla base della valutazione del rischio incendio dell'attivita’.

Se presente un IRAI, deve essere prevista una funzione di

comunicazione per la segnalazione dello stato del sistema

automatico di controllo o estinzione dell'incendio.

Per la rete sprinkler UNI 12845

Ing. Luca Talamona

76

Qualora il progetto dell'impianto sia elaborato secondo una

norma adottata da un ente di normazione nazionale o europeo,

lo stesso deve essere a firma di tecnico abilitato.

Qualora il progetto dell'impianto sia elaborato secondo le

norme o i documenti tecnici adottati da organismi non europei

riconosciuti nel settore antincendio, o da norme

internazionali trasposte a livello nazionale, documenti tecnici

adottati da un ente di normazione europea, lo stesso deve

essere a firma di professionista antincendio.

Il progetto dell'impianto deve essere a firma di

professionista antincendio anche in caso di impiego di prodotti o

tecnologie di tipo innovativo.

Ing. Luca Talamona

77

Tra i sistemi automatici di controllo o estinzione dell’incendio

si annoverano quelli che basano il loro funzionamento su

agenti estinguenti di tipo gassoso, ad aerosol, a polvere, a

schiuma o ad acqua nebulizzata o frazionata, a diluvio. Fra

i sistemi automatici di controllo o estinzione dell’incendio,

rientrano anche gli impianti a deplezione (riduzione della

concentrazione) di ossigeno.

Ing. Luca Talamona

78

STRATEGIE S7 Rilevazione ed allarme

Ing. Luca Talamona

Impianti di Rivelazione e segnalazione Allarme Incendio (IRAI)

79

LIV. DI

PRESTAZ.

DESCRIZIONE CRITERI DI ATTRIBUZIONE

I Rilevazione ed allarme da parte degli

occupanti.

Attività con:

Rvita in A1, A2, Ci1, Ci2, Ci3

Rbeni pari a 1

Rambiente non significativo;

non aperta al pubblico;

densità di affollamento ≤ 0,2 persone/m²;

Non destinate prevalentemente alla presenza di persone con disabilità;

Piani a quota compresa tra -5 m e 12 m;

Sup. compartimento ≤ 4000 m²;

qf ≤ 600 MJ/m² [1];

Assenza di sostanze e miscele pericolose in quantità significative e assenza di

lavorazioni pericolose.

II Estesa all’intera attività:

Segnalazione manuale

Sistema d’allarme

Attività con:

Rvita in A1, A2, B1, B2, Ci1, Ci2, Ci3

Rbeni pari a 1

Rambiente non significativo;

Densità di affollamento ≤ 0,7 persone/m²;

Piani a quota compresa tra -10 m e 54 m;

qf ≤ 600 MJ/m² [1];

Assenza di sostanze e miscele pericolose in quantità significative e assenza di

lavorazioni pericolose.

III Rivelazione automatica in alcune

zone dell’attività;

Sistema d’allarme;

Eventuale avvio dei sistemi di

protezione attiva.

Attività non ricadenti negli altri criteri di attribuzione.

IV Rivelazione automatica in tutta

l’attività;

Sistema d’allarme;

Eventuale avvio dei sistemi di

protezione attiva.

In base alla valutazione del rischio (es. attività con elevato affollamento, elevato carico

d’incendio specifico, ecc.).

80 Ing. Luca Talamona

compartimento R vita

Livello di

prestazione

1 uffici A2 2

3 produzione A2 3

4 magazzino A2 3

Sono soluzioni conformi gli IRAI dei livelli II, III e IV

progettati, installati e gestiti secondo le norme e i documenti

tecnici adottati dall’Ente di Normazione Nazionale.

81 Ing. Luca Talamona

82

STRATEGIE S8 Controllo di fumi e calore

Ing. Luca Talamona

Questi ultimi si distinguono in Sistemi Evacuazione Naturale

Fumo e Calore (SENFC), e in Sistemi Evacuazione Forzata

Fumo e Calore (SEFFC), mentre i sistemi per l'evacuazione di

fumo e calore(SEFC), hanno solo quello di facilitare l'opera

di estinzione dei soccorritori (finestre, lucernari, porte, ...)

vengono chiamate aperture di smaltimento.

a. aperture di smaltimento di fumo e calore d'emergenza per

allontanare i prodotti della combustione durante le operazioni

di estinzione dell'incendio da parte delle squadre di soccorso;

b. sistemi per l'evacuazione di fumo e calore (SEFC) per

l'evacuazione controllata dei prodotti della combustione

durante tutte le fasi dell'incendio

83 Ing. Luca Talamona

LIV.

DI

PRES

TAZ.

DESCRIZIONE CRITERI DI ATTRIBUZIONE SOLUZIONI CONFORMI SOLUZIONI

ALTERNATIVE

I

Nessun requisito. Attività con:

Presenza occasionale e di breve

durata del personale

Sup. compartimento ≤ 25 m²;

qf ≤ 600 MJ/m²;

Assenza di sostanze o miscele

pericolose in quantità

significative e assenza di

lavorazioni pericolose.

- -

II

Smaltimento del fumo e

calore durante l’azione delle

squadre di soccorso.

Compartimento non ricadente negli altri

criteri di attribuzione.

Presidio antincendio:

Smaltimento di fumo e calore

d’emergenza.

Ad esempio l’Impiego della

ventilazione meccanica

III

Mantenimento di uno strato

libero dai fumi per

salvaguardare gli occupanti,

le squadre di soccorso e,

eventualmente, i beni.

In base alla valutazione del rischio (es.

attività con elevato affolla-mento,

elevato carico d’incendio specifico,

ecc.).

Presidio antincendio: SENFC

o SEFFC progettati, instal-lati

e gestiti se-condo le norme e i

documenti tec-nici adottati

dall’Ente di Normazione

Nazionale .

Ad esempio l’impiego di

prodotti inno-vativi in

funzione della valutazione del

rischio in-cendio.

84 Ing. Luca Talamona

compartimento R vita

Livello di

prestazione

1 uffici A2 2

3 produzione A2 3

4 magazzino A2 3

Vengono dimensionate in funzione del carico di incendio

specifico qf e in base alla superficie lorda del compartimento,

indicato con la lettera A, ovvero:

Le aperture di smaltimento dovrebbero essere distribuite

uniformemente nella porzione superiore di tutti i locali

85 Ing. Luca Talamona

STRATEGIE S9 Operatività antincendio

L'operativita’ antincendio ha lo scopo di agevolare

l'effettuazione di interventi di soccorso dei Vigili del fuoco in

tutte le attivita’.

86 Ing. Luca Talamona

87 Ing. Luca Talamona

STRATEGIE S10 Sicurezza degli impianti tecnologici

e di servizio

devono essere considerati almeno i seguenti impianti

tecnologici:

a. produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione e di

utilizzazione, dell'energia elettrica;

b. protezione contro le scariche atmosferiche;

c. sollevamento/trasporto di cose e persone;

d. deposito, trasporto, distribuzione e utilizzazione di solidi,

liquidi e gas combustibili, infiammabili e comburenti;

e. riscaldamento, climatizzazione, condizionamento e

refrigerazione, comprese le opere di evacuazione dei prodotti

della combustione, e di ventilazione ed aerazione dei locali;

f. controllo delle esplosioni.

88

Gli obiettivi di sicurezza da rispettare sono:

•Limitare la probabilità d’innesco di incendio o di esplosione;

•Limitare la propagazione dell’incendio nei locali in cui sono

installati ed in quelli adiacenti;

•Non devono rendere inefficaci le altre misure antincendio,

in particolar modo le caratteristiche della

compartimentazione;

•Consentire l’evacuazione in sicurezza;

•Consentire le operazioni di soccorso in sicurezza;

•In caso d’incendio essere disattivabili o altrimenti gestibili.

Ing. Luca Talamona

La disattivazione e la gestione degli impianti tecnologici e di

servizio, anche quelli destinati a rimanere in servizio anche

durante l’emergenza, deve poter essere effettuata da

posizioni segnalate, protette dall’incendio e facilmente

raggiungibili ed essere inserita nel Piano di Emergenza.