il primo dopoguerra

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1 LEZIONE 12 Storia dell’aeronautica 7 Il primo dopoguerra Dal punto di vista aeronautico la I Guerra Mondiale ha significato un forte “balzo evoluti- vo”. Nonostante tutto sommato l’aereo come arma abbia influito molto poco sulle sorti del conflitto, gli sforzi tecnologici pungolati dalle necessità belliche avevano portato in questi quattro anni ad un’evoluzione molto più rapida di quella che ci si sa- rebbe potuti aspettare in tempo di pace. Ora ci sono migliaia di piloti esperti e velivoli capaci di volare in modo affida- bile e portare carichi non indifferenti. Negli anni successivi alla I Guerra Mon- diale nascono o si consolidano le aero- nautiche militari dei vari paesi, si co- struiscono aeroporti e si cominciano a progettare i velivoli per la prossima (purtroppo certe lezioni vengono incre- dibilmente subito dimenticate). Siamo nella “epoca d’oro dell’aviazione”. La Germania, avendo perso il conflitto, non poteva dotarsi di velivoli da bom- bardamento, per cui si svilupparono ae- rei quali lo Junkers Ju 86, ufficialmente bimotore da trasporto ma con caratteri- stiche tali da poter essere convertito fa- cilmente in bombardiere. Negli USA si svilupparono il Douglas DC-3, forse l’aero da trasporto più lon- gevo (sviluppato negli anni ’30 alcuni esemplari, a volte rimotorizzati con moderni motori turboelica, volano ancora oggi) e il Boeing B247. È questa l’epoca delle grandi trasvolate, piloti sopravvissuti alla guerra o giovani temerari si cimentano in imprese che i giornali dell’epoca enfatizzavano volen- tieri, e spesso sponsorizzavano esplicita- mente. Gli americani John Alcock ed Arthur Whitten Brown nel Giugno del 1919 attraversano l’Atlantico, da St John’s, in Canada a Clifden, in Irlanda, utilizzando un bombardiere Vickers Bimy e aggiudi- candosi il premio di 50.000 $ messo in palio dal Daily Mail per i primi che aves- sero trasvolato l’Atlantico senza scalo. Figura 61 Junkers Ju 86 Figura 62 Douglas DC-3 Figura 63 Boeing B247

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Page 1: Il primo dopoguerra

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Lezione 12 Storia dell’aeronautica

7 IlprimodopoguerraDal punto di vista aeronautico la I Guerra Mondiale ha significato un forte “balzo evoluti-vo”. Nonostante tutto sommato l’aereo come arma abbia influito molto poco sulle sorti del

conflitto, gli sforzi tecnologici pungolati dalle necessità belliche avevano portato in questi quattro anni ad un’evoluzione molto più rapida di quella che ci si sa-rebbe potuti aspettare in tempo di pace.Ora ci sono migliaia di piloti esperti e velivoli capaci di volare in modo affida-bile e portare carichi non indifferenti.Negli anni successivi alla I Guerra Mon-diale nascono o si consolidano le aero-nautiche militari dei vari paesi, si co-struiscono aeroporti e si cominciano a progettare i velivoli per la prossima (purtroppo certe lezioni vengono incre-dibilmente subito dimenticate).Siamo nella “epoca d’oro dell’aviazione”.La Germania, avendo perso il conflitto, non poteva dotarsi di velivoli da bom-bardamento, per cui si svilupparono ae-rei quali lo Junkers Ju 86, ufficialmente bimotore da trasporto ma con caratteri-stiche tali da poter essere convertito fa-cilmente in bombardiere. Negli USA si svilupparono il Douglas DC-3, forse l’aero da trasporto più lon-

gevo (sviluppato negli anni ’30 alcuni esemplari, a volte rimotorizzati con moderni motori turboelica, volano ancora oggi) e il Boeing B247.

È questa l’epoca delle grandi trasvolate, piloti sopravvissuti alla guerra o giovani temerari si cimentano in imprese che i giornali dell’epoca enfatizzavano volen-tieri, e spesso sponsorizzavano esplicita-mente.Gli americani John Alcock ed Arthur Whitten Brown nel Giugno del 1919 attraversano l’Atlantico, da St John’s, in Canada a Clifden, in Irlanda, utilizzando un bombardiere Vickers Bimy e aggiudi-candosi il premio di 50.000 $ messo in palio dal Daily Mail per i primi che aves-sero trasvolato l’Atlantico senza scalo.

Figura 61 Junkers Ju 86

Figura 62 Douglas DC-3

Figura 63 Boeing B247

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Lezione 12 Storia dell’aeronautica

Nel 1923 furono John Macready e Oal-key Kelly a compiere la prima trasvolata coast to coast degli Stati Uniti, da Long Island a San Diego in 27 ore.Nel 1924, partendo il 6 Aprile da Sand Point, vicino a Seattle dove riatterraro-no il 28 Settembre, furono due equipag-gi con altrettanti Douglas World Cruiser a compiere la prima circumnavigazione del globo (42.400 km in 175 giorni di viaggio).Gli equipaggi partiti da Seattle furono in realtà quattro, ma due velivoli si furono

costretti ad atterraggi di emergenza in Alaska e poi durante la trasvolata dell’atlantico, in prossi-mità delle Isole Faer Oer.Il 20 maggio 1927 parte da New York Charles Lindbergh,, con il suo Spirit Of St. Louis, e atter-ra a Parigi il giorno dopo, compiendo la prima tra-svolata in solitario dell’Atlantico, aggiudicandosi il premio messo in palio sin dal 1919 da Raymond Orteig per chi avesse compiuto per primo la tra-svolata Parigi – New York o viceversa senza scalo.L’impresa di Lindbergh ebbe una risonanza mol-to più forte che non quella di Alcock e Brown in quanto le due città di partenza e di arrivo erano

decisamente più “utili” e conosciute che non i due sperduti paesini di Canada e Irlanda testimoni della prima trasvolata.Prima di Lindbergh avevano tentato la stessa im-presa altri aviatori ben più famosi, tra cui i fran-cesi Nungesser e Colì, che però fecero perdere le loro tracce durante il volo, presumibilmente dalle parti di Terranova.La celebrità, ma anche i vari riconoscimenti in denaro, che Linbergh ottenne con il suo volo fe-

cero si che da quel momento comincias-se una vera e propria corsa ai record.Amy Johnson fu la prima donna a volare, in solitaria, dall’In-ghilterra all’Australia nel 1930.Laureata in economia lavorava presso uno studio legale. Quando scoprì la sua passione per il volo ebbe non poche difficoltà a pagarsi le lezioni, e riuscì ad ottenere il brevetto solo nel 1929.Divenne anche “ingegnere di terra”, una specie di tecnico manutentore, prima donna della storia ad ottenere tale qua-lifica.

Figura 64 John Alcock e Arthur Whitten Brown

Figura 65 Charles Lindbergh

Figura 66 Spirit of St Louis

Figura 67 Amy Johnson

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Lezione 12Il primo dopoguerra

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Lasciò il lavoro per dedicarsi completamente all’aeronautica e, praticamente dopo soli 6 mesi dal brevetto, progettò il suo volo transcontinentale.Comprò un aereo, un De Havilland DH60 Moth, un velivolo piuttosto comune, utilizzato come addestratore nelle scuole di volo e, semplicemente, compì il volo, prima donna in solitaria (la trasvolata era già stata effettuata un anno prima da Bert Hinkler).Dopo questa impresa la Johnson volò da Londra a Mosca e quindi a Tokio battendo i re-cord dell’epoca di velocità sulle tratte.Volò da Londra a Città del Capo stabilendo un nuovo record.Dopo la scomparsa di Amelia Earhart smise di volare.Durante la II Guerra Mondiale si arruolò nell’ Air Transport Auxiliary, col compito di eseguire voli di trasferimento di veli-voli e materiali.Il 5 gennaio 1941, mentre stava effettuando un volo di trasferi-mento probabilmente finì fuori rotta e fu costretta a lanciarsi col paracadute.Finì nelle acque gelide della foce del Tamigi ma non riuscì a salvarsi. Fu Amelia Earhart la prima donna a ripetere l’impresa di Lindbergh, trasvolando l’Atlantico in solitaria nel maggio del 1932.Anche se, bizzarramente, la sua fama è dovuta al fatto di esse-re stata la prima donna in assoluto ad attraversare l’Atlantico nel 1928, volo che però fece come poco più che passeggero.Amelia Earhart sarà anche la prima donna ad attraversare gli States senza scalo, da Los Angeles a Newark e la prima a sorvolare il Pacifico, da Oakland a Honolulu.Tenta per due volte di compiere la circumnavigazione del globo, e la seconda volta scom-pare, insieme al suo co-pilota Fred Noonan, durante il volo che dalla Nuova Guinea per l’atollo di Howland, una striscia di terra di un paio di km a metà strada per Honolulu.L’italiano Francesco de Pinedo, con un idrovolante Savoia Marchetti SIAI 16ter riuscì nel raid Roma- Melbourne-Tokio-Roma e successivamente Roma – Buenos Aires – Arizona – Roma, trasvolando l’Atlantico due volte.De PInedo, di estrazione marinara, preferì utilizzare un idrovolante, e questo per qualche tempo diede un certo impulso a questo tipo di velivolo.

Fu Italo Balbo però a sancire la reale capacità degli aeri dell’epoca, compiendo la trasvolata atlantica non da super-man come Lindbergh, che lo fece in pratica con un velivolo che era una tanica di benzina volante, senza alcuna comodi-tà, da solo, pilotando per 30 ore consecutive, ma dimostrando che la stessa trasvolata avrebbe potuto farla anche la “signora Pina”, come passeggero.Balbo fece due crociere, la prima con 12 idrovolanti e la secon-da con 25.In ambedue le crociere si ebbero degli incidenti: nella prima si persero due idrovolanti al decollo e uno durante la traversata, nella seconda al decollo dalle Azzorre, sulla via del ritorno, un idrovolante cappottò causando la morte del pilota e la perdita del velivolo.

Figura 68 Amelia earhart

Figura 69 italo Balbo

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Lezione 12 Storia dell’aeronautica

Pur se con incidenti, Balbo aveva dimo-strato la possibilità del volo e dato un di-screto impulso all’industria aeronautica italiana (i piloti tornarono dalla prima crociera con la nave, avendo il Brasile comperato tutti gli idrovolanti).Il velivolo utilizzato fu il Savoia Mar-chetti S.55.

Sempre per idrovolanti, in quel periodo, si svolsero nove edizioni della Coppa Schneider, gara di velocità per idrovolanti.

Il Macchi-Castoldi MC72, costruito per queste gare, detiene ancora oggi il pri-mato di velocità per idrovolanti equi-paggiati con motore a pistoni a quasi 710 km/h.La Coppa Schneider fu un notevole ban-co di prova per soluzioni aerodinamiche e motoristiche, che poi verranno adotta-te sui velivoli militari che combatteran-no la II Guerra Mondiale.

Negli anni 20-30 nascevano le prime compagnie di linea: Lufthansa, Pan Am, KLM.Nel 1939 volò anche il primo velivolo a reazione: il tedesco Heinkel He178.Purtroppo però il mondo non riuscì a mantenere questo relativamente felice momento di pace e si ricominciò ad utilizzare gli aerei per fare la guerra.

La Guerra Civile Spagnola fu il ban-co di prova delle nuove tecnologie e il “naturale” prologo alla Seconda Guerra Mondiale.

Figura 70 Savoia Marchetti S.55

Figura 71 Macchi-Castoldi MC72

Figura 72 JoHeinkel He178