il quarto 1 (2014/15) - giornale di istituto del liceo bertolucci - dicembre 2014
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Giornalino di istitutio realizzato dalla Cross medial unit del Liceo Attilio Bertolucci di Parma. Redazione coordinata dalle docenti Silvia Fontana e Roberta Campanini.TRANSCRIPT
Dicembre 2014
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““IL QUARTO” IL QUARTO” E’ PRODOTTO E’ PRODOTTO
DALLA REDAZIONE CROS-DALLA REDAZIONE CROS-
SMEDIAL DEL LICEO BER-SMEDIAL DEL LICEO BER-
TOLUCCI DI PARMATOLUCCI DI PARMA
COORDINAMENTO COORDINAMENTO
ROBERTA CAMPANINI, ROBERTA CAMPANINI,
SILVIA FONTANA SILVIA FONTANA
DIRETTORE RESPONSABILEDIRETTORE RESPONSABILE
ALUISI TOSOLINIALUISI TOSOLINI
SPECIALE classi PRIME
IL Bertolucci è...
Il Bertolucci è...
una squadra di atleti che si allenano
ogni giorno per la cultura e che assieme
ai loro coaches sono pronti a dare il
calcio d'inizio.
Ester
Il Bertolucci è...
un liceo coinvolgente e pieno di spirito di iniziativa. Ascolta le esigenze di ognuno di noi e ne fa tesoro, cerca di far senti-re a proprio agio tutti gli stu-denti e insegna molte materie interessanti. Matilde
Il Bertolucci è...
una scuola impegnativa dove
per avere il massimo bisogna
dare il massimo.
Giacomo
Il Bertolucci è...
come una seconda famiglia in cui ci si conosce fra le diverse classi e i professori
non solo ti insegnano le materie ma anche a vivere al di fuori della scuola. Letizia
Il Bertolucci è...
una scuola avanzata, tecnologica, che
tiene molto ai suoi alunni. È come
una famiglia che vuole garantire loro
un futuro.
Federica
Il Bertolucci è...
un luogo vivace in cui crescere insie-
me aspettando di diventare uomini e
donne fiduciosi di poter conseguire un
futuro brillante.
Elena
Driiin!!! La mia sveglia suona, è ora di
alzarsi! Sono le 8.00 ed è il 15 Settem-
bre: oggi inizio una nuova scuola, il
Liceo scientifico Attilio Bertolucci.
Così alle 8:02 sono in piedi. Mi stirac-
chio, sbadiglio, mi strofino gli occhi e
mi "fiondo" in bagno per prepararmi
ed essere in splendida forma per il
mio primo giorno di liceo.
Si parte, destinazione Bertolucci!
Arrivato in via Toscana, mi immergo
tra la "marea" di ragazzi cercando,
con gli occhi sbarrati, i miei amici.
Trovati! “Ragazzi allora...gasati"?!
Questa voce venuta da una bocca sor-
ridente fa capolino nei miei pensieri e
mi riporta di fianco al "baretto" di
"Ciccio il Paninaro". Ma proprio su
questa stessa domanda finisce la no-
stra conversazione: il preside richia-
ma tutti all'ordine sotto la scalinata
dell'ingresso principale della scuola.
Pensate, il preside vuole chiamare
uno ad uno tutti noi ragazzi che com-
poniamo le classi che vanno dalla 1A
alla 1E, sportivo compreso. Devo am-
mettere però che questo gesto è molto
significativo: è come se il preside vo-
lesse conoscerci tutti, uno per uno.
Così arriva anche il mio momento!
Devo confessarlo, ho un po' di paura,
penso: "E adesso, se inciampo e cado
sulle scale o se qualcuno mi spinge e
mi fa cadere... che figura farò?!" " La
scalinata è stata superata senza pro-
blemi signor capitano" Dicono le mie
difese al comandante e capitano cer-
vello: ora faccio parte del Bertolucci!
Questa scuola è molto giovane (ha
appena sette anni) e, come tutte le
novità, riserva delle sorprese: una di
queste è essere all'avanguardia. La
struttura di questo liceo è ad "L", pro-
prio come quella di casa mia. Spero
proprio che per cinque anni stare qui
dentro sarà come vivere nella mia
bella casa ad "L" dove tutti si conosco-
no e tutti stanno bene insieme.
Giovanni Maghenzani 1E
IL MIO PRIMO GIORNO DI SCUOLA
SPECIALE CLASSI PRIMESPECIALE CLASSI PRIME
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GITA DI ACCOGLIENZA AL MUSE DI TRENTO
I giorni 2 e 3 ottobre 2014, le classi prime del liceo Attilio Bertolucci si sono recate in pullman a Trento per visitare il Museo delle Scienze Naturali "MUSE". Arrivati a destinazione, ci siamo recati direttamente all'in-terno del museo, dove una guida ci ha mostrato tutto il complesso, a partire dalla "cima della montagna", identifi-cata così perchè il museo è stato realizzato dal celeberrimo architetto Renzo Piano con una sezione che ha forma di un rilievo montuoso. La struttura è divisa in diversi livelli in modo che gli animali tassidermizzati, posizionati su piani trasparenti appesi al soffitto, corrispondano alle diverse fasce climatiche nelle quali vivono. L'area che si estende al piano terra ospita diversi scheletri e fossili, tra i quali salta subito all'occhio quello di un vero cucciolo di balena, mentre nei piani più alti si trovano gli uccelli e animali che vivono sulle vette delle montagne. Alcuni gruppi hanno avuto la possibilità di svolgere an-che attività di tipo scientifico, fra cui esperimenti di fisi-ca. Dopo una mattinata passata all'insegna dell'arricchi-mento culturale all'interno del museo, ci siamo diretti in un parco pubblico situato nel quartiere nei pressi del Mu-se, dove abbiamo pranzato. Consumato il pasto, ci siamo diretti verso il centro della città, dove abbiamo visitato la bellissima piazza Duomo. La nostra prima gita è stata davvero soddisfacente, al di sopra le nostre aspettative, ed è stata un'esperienza che sicuramente ci ha aiutato a legare e socializzare all'interno del nostri nuovi gruppi classe.
P. Ventrice, V. Berti, F. Marchesi, M. Grossi, D. Cattani 1A
VERSIONE UFFICIALE
Quella mattina del 2 ottobre, quando i nostri genitori
ci sono venuti a svegliare al solito orario, ci siamo
preparati in un lampo, ricordandoci che era il giorno
della gita. Pieni di esplosiva energia, siamo arrivati
a scuola per affrontare quella che, secondo
l’immaginario degli alunni, sarebbe stata la parte più
coinvolgente della gita: il PULLMAN. Dopo tre ore
di schiamazzi ed urla, siamo arrivati a Trento e ci
siamo subito diretti verso il Museo delle Scienze Na-
turali.
Finita la visita - e la lunga e faticosa salita per le
scale - ci siamo diretti all’esterno, dove ci attendeva-
no un meraviglioso giardino costellato di punti risto-
ro e un parco giochi con una simpatica carrucola
trasporta-persone che è stata teatro di spettacolari
esibizioni da circo, purtroppo non gradite ai vigilan-
tes trentini della zona.
Terminato il momento di “gioco”, ci siamo diretti
verso il centro di Trento, un’ amabile città dove ab-
biamo degustato miriadi di leccornie, assaporando i
differenti aromi tipici trentini.
Finito il momento di pausa, ci siamo diretti di nuovo
nel quartiere residenziale, dove ci attendeva il pul-
lman che ci avrebbe accompagnato a Parma. E dopo
tre ore di viaggio, le più intense e ricche di emozioni,
siamo arrivati a scuola. Lì i nostri genitori ci hanno
prelevato e i soliti ritardatari sono stati in compagnia
della prof. Fontana.
Marco Grossi, Davide Cattani 1A
THE BACKSTAGE
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GLI ANGELI DEL FANGO
Lunedì 13 ottobre 2104, ore 16:00, il fiume Ba-
ganza di Parma straripa. Una pioggia inces-
sante si abbatte su Parma per due giorni inte-
ri. Il risultato? Allagamenti in diversi quartie-
ri, fra cui quelli di via Montanara e di via Po.
Auto dilaniate dalla potenza dell’acqua, strade
trasformate in piccoli fiumi, dove il fango si
stanzia e crea blocchi durissimi da togliere,
abitazioni distrutte dove gli abitanti hanno
perso tutto. Spesa complessiva: cento milioni
di euro. La responsabilità adesso ricade sul
comune la cui colpa sembra quella di non aver
fatto manutenzione adeguata nei fiumi, di non
aver liberato il letto del torrente da vari tron-
chi d’albero o addirittura da container. Col passare
dei giorni, i problemi creati dall’alluvione vengono
“a galla”. Moltissime persone si mobilitano per da-
re una mano, cercando di togliere più fango possi-
bile dalle cantine di alcune case oppure di ripulire
le strade intasate dal fango. Ecco che giovedì 16 la
classe prima E ha un’ottima idea: andare ad aiuta-
re le persone in difficoltà, perché vedere nostri con-
cittadini che non possiedono più niente ci tocca e ci
fer isce profondamente . Quind i , con
l’autorizzazione del preside e dei professori, ci or-
ganizziamo per fare quest’esperienza di volontaria-
to. Il ritrovo è al parcheggio del supermercato Co-
op in via Montanara il giorno 17 alle 8:30. Ad a-
spettarci, i volontari della protezione civile che ci
avrebbero accompagnato nei vari punti in cui do-
vevamo agire. Una volta arrivati, tutti muniti di
badili e abbigliamento adeguato, ci incamminiamo
verso il Centro Sportivo Lauro Grossi. Ad atten-
derci, uno scenario inquietante. Il campo centrale
è irriconoscibile, dapprima un prato bello, verde su
cui praticare sport, adesso un campo di fango e ac-
qua, totalmente impraticabile, e la pista d’atletica
scomparsa sotto un velo di melma. Il nostro compi-
to è quello di ripulire un viale interamente ricoper-
to da circa venti centimetri di fanghiglia. Ecco che
cinquantaquattro braccia impiegano circa un’ora e
mezza per completare interamente il compito. Il
passo successivo è quello di far ritornare pratica-
bile il campo da calcetto in erba sintetica. Questo
tipo di lavoro è molto più faticoso dell’altro e ri-
chiede un recupero di energia: verso l’ora di pranzo
ci rechiamo in un posto appositamente allestito
per la distribuzione del cibo ai volontari. Qui tro-
viamo immediatamente moltissimi altri ragazzi,
questo ci fa capire che la città è più unita che mai,
e quando c’è bisogno di aiuto ognuno è pronto a
dare una mano. Dopo aver ricaricato le nostre e-
nergie, torniamo ancora al Centro sportivo per da-
re l’ultimo aiuto prima di tornare a casa. Ormai si
sono fatte già le 17.00 ed è ora di andare via. Tor-
nati al punto di raccolta, i nostri genitori notano
subito le condizioni dei nostri vestiti; siamo rico-
perti di fango dai piedi fino al collo, ma la loro rea-
zione non è affatto negativa, anzi. Alla sera, men-
tre sfinito mi riposo sul divano, penso a quello
che io e tutti i miei fantastici compagni abbiamo
fatto per la nostra città, a come ci siamo sentiti nel
fare volontariato, a come è bello aiutare le persone
e sentirsi un angelo del fango.
Davide Fantuzzi 1^E
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SCUOLA E TECNOLOGIE SCUOLA E TECNOLOGIE
Facebook, Twitter e altri social media
sono spazi di condivisione che permet-
tono di coltivare amicizie, affetti e la
propria rete professionale.
Ancora molti ragazzi non si rendono
conto dei pericoli che si possono incon-
trare usando i social network.
Sono luoghi virtuali, ma siccome attra-
verso di essi interagiamo con persone che conosciamo
nella vita “reale”, spesso li avvertiamo come piccole
comunità e addirittura come diari personali.
Non ce ne rendiamo conto ma, a poco a poco, potrem-
mo fornire a potenziali malintenzionati dettagli su dove
abitiamo, sui nostri spostamenti abituali, sui nostri pen-
sieri. Informazioni, foto, video non rimangono a dispo-
sizione dei nostri famigliari e dei nostri amici più stret-
ti. Tanti episodi di cronaca relativi al cyberbullismo
attraverso la rete ce lo possono confermare.
In verità non c‟è più distinzione tra vita reale e vita on-
line, perché quello che scriviamo e le immagini che
pubblichiamo sui social network hanno quasi sempre
un riflesso diretto sulla vita di tutti i giorni.
Se offendo qualcuno attraverso WhatsApp, provoco in
lui una ferita vera; se qualcuno pubblica una mia foto
imbarazzante, il giorno dopo devo guardare negli occhi
delle persone reali che hanno visto di me cose che non
mi faceva piacere rendere pubbliche. Una foto che vie-
ne pubblicata da una persona, non si sa che strada pos-
sa prendere, potrebbe arrivare dove chi la pubblica non
desidera. Ecco perché dobbiamo tutelarci fin da subito:
il primo passo è condividere cose di cui un domani non
ci si debba vergognare, che possono essere urlate al
mondo senza paura. Il secondo
passo è affidare contenuti perso-
nali solo a coloro di cui ci si può
fidare. Non bisogna quindi fon-
dare la comunicazione solo su
questi social che sono solo una
delle tante forme per entrare in
relazione con gli altri.
Anna Nadotti 1E
Quante volte al giorno noi tutti accediamo
ai nostri account nei vari social network?
Innumerevoli volte.
Ma quanti di noi conoscono i problemi ed
i pericoli cui possiamo andare incontro?
Parlarne in classe è stato molto utile: ci ha
aperto gli occhi su un mondo che credeva-
mo di conoscere meglio degli adulti. Molti
ragazzi, esperti nell‟uso di Facebook, pensano di essere al
sicuro, di non correre alcun pericolo. Spesso cadono inve-
ce nel tranello della finta sensazione di libertà che questi
servizi offrono: tutti i pensieri sono più liberi di uscire, se
si è dietro ad uno schermo. Credono di essere al sicuro,
coperti dalla rete e dal mondo digitale dove tutto è per-
messo: diffamare, offendere, postare foto (magari pure
imbarazzanti), scrivere commenti sgradevoli ecc… ficcan-
dosi così in situazioni spiacevoli, con conseguenze inim-
maginabili. Ci sono delle regole che vanno rispettate, per
non pagarne personalmente le conseguenze. Un‟altra
trappola nella quale rischiano di cadere i giovani utenti
più fragili e inesperti è quella di accettare richieste di ami-
cizia da parte di sconosciuti. Anche qui molti ragazzi (e
bambini!) cominciano a dire che sono attenti, che non ac-
cettano “caramelle” dagli sconosciuti e tantomeno ci chat-
tano; ma non è così! Tantissimi ragazzi su Facebook accet-
tano amicizie di chiunque, gareggiando con gli amici reali
per vedere chi ne ha di più! Su Facebook gli “amici” pos-
sono vedere qualunque cosa sul tuo profilo, comprese le
tue informazioni; chattando potranno avere anche le in-
formazioni più personali, come numero di cellulare e do-
ve si abita. E‟ successo molte volte che numerose persone
siano scomparse, dopo aver chattato con dei profili finti
su Facebook, rivelando informazio-
ni personali, e ci sono stati molti
altri casi di ricatti dei quali non
vorrei parlare.
IL MIO CONSIGLIO INFINE è:
usate i social networks con mode-
razione e non pubblicate mai infor-
mazioni personali, specie non di-
vulgatele a sconosciuti, anche se li
avete trovati simpatici in chat.
Tommaso Bruschi 1E
SOCIAL PRIVACY
Come tutelarsi nell’era dei
social network
A LEZIONE DI SOCIAL PRIVACY
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Non arrivo a dire che il mio
telefono sia la mia vita (anzi
non ne è neanche una parte), ma devo ammettere
che contiene una buona parte dei miei ricordi.
Tutte le foto che mi fanno ricordare una vacanza,
un viaggio, un uscita in compagnia, tutti i selfie, al-
cune foto scattate addirittura negli spogliatoi dopo
una bella vittoria (naturalmente senza nulla di com-
promettente).
Tutte le canzoni, spesso criticate dai miei amici perché trop-
po „‟tamarre‟‟, ma anche apprezzate dai più „‟tamarri‟‟, di-
ciamo quelli come me.
I messaggi però hanno quel qualcosa in più e sono di gran
lunga la funzione del cellulare che mi evoca più ricordi e a
cui sono affezionato. Non ne ho mai cancellato uno da quan-
do ho questo telefono, quindi da quasi un anno e, sparse tra
messaggi „‟normali‟‟ e Whatsapp, ci sono tutte le battute, le
litigate, le bugie, le frasi dolci che ho ricevuto e scritto in
tutto questo tempo, e che hanno reso il mio telefono come
un album dei ricordi, formato da frasi, foto e messaggi voca-
li che si rinnova e si completa ogni giorno. Sono molto affe-
zionato a questo telefono, anche se spesso mi fa “sclerare”
dato che si blocca ogni 3x2 e la batteria ci ha ormai lasciati
da parecchio, e sono sicuro che, quando lo dovrò cambiare,
anche se con un telefono migliore, sarà un piccolo trauma.
Federico Gandini 1A
Il mio cellulare è la mia
connessione “wireless”
con il mondo, senza di “lui”, senza wi-fi o
connessione dati mi sentirei isolata, come in
un‟isola sperduta...Un film horror in pratica!
Ok, forse ho un po‟ esagerato, ma effettiva-
mente…Cosa farei senza il mio cellulare?
Niente o quasi: non potendomi sentire con le
amiche, non potremmo metterci d‟accordo per uscire,
non potrei ascoltare la musica o essere informata su
quello che succede nel resto del mondo; riflettendoci
bene non potrei neanche fare una torta perché...dove
potrei trovare la ricetta? L‟unica cosa che dovrei e riu-
scirei a fare anche senza il cellulare sono i compiti, per
quelli, del resto e purtroppo, non ci sono scuse.
Il mio cellulare, anche se ha qualche difetto, come la
ragnatela di venature sullo schermo procuratogli da
una caduta, è il mio complementare, è il mio sguardo su
quelle cose che non potrei vedere ad occhio nudo, ma è
anche lo sguardo che poso su me stessa: con la sua tele-
camera interna mi permette di osservarmi e di spec-
chiarmi, con le sue note mi permette di appuntare i miei
pensieri. Quindi, se da una parte il mio cellulare Nokia
Lumia 720 è il mio complementare, il mondo che mi
circonda, dall‟altra è anche il mio mondo, i miei pensie-
ri, le mie foto, i miei messaggi. In poche parole il mio
cellulare è il secondo cuore pulsante della mia vita.
Sara Giordani 1E
CELLULARE I love You CELLULARE I love You
VISTO DA LEI VISTO DA LUI
In fondo è come un essere In fondo è come un essere
umano: anche lui ha una umano: anche lui ha una
memoria memoria Cristiano MoriCristiano Mori
Gli studenti finlandesi occupano una delle migliori posizioni in relazione all‟apprendimento, soprattutto grazie alla didattica del „saper fare‟, imparando a risolvere problemi attraverso il lavoro di gruppo, con un grande utilizzo di stru-menti tecnologici.
Qui al Bertolucci (non in Finlandia!) i prof ci invitano a condividere files, a creare documenti a più mani, a utilizzare le presen-tazioni di Google per illustrare ai compagni i risultati di una ricerca: in questo modo le conoscenze, applicate per la realizza-zioni dei nostri lavori, si consolidano e le competenze si sviluppano. Le prime settimane di scuola ci sono servite per imparare a utilizzare queste tecnologie quasi del tutto sconosciute. Ma - state tranquilli - dopo poco tempo tutto ciò è diventato quasi una “routine”. Ora vi racconterò in breve la mia esperienza. A me piace fortemente la tecnologia, quindi, quando ho sentito nominare queste applicazioni (Drive, Classroom…), ho subito drizzato le orecchie e ho cercato di capire di che cosa si stesse parlando, poiché non ne ero a conoscenza. Dopo qualche prova effettuata sia a scuola sia a casa, mi sembrava di avere capito, poi, esercitandomi ancora, sono riuscito a prendere dimestichezza con il programma e le apps. Attraverso Google Drive è possi-bile scambiare documenti che l‟insegnante utilizza in classe, condividere files e foto con i compagni e i prof, mettere ricerche fatte a casa in modo che, una volta a scuola, non ci si deve ricordare di portare la chiavetta USB, ma con un semplice click è possibile vedere le diapositive della vostra presentazione. Inoltre con una sotto-applicazione di Drive è possibile creare una presentazione più funzionale e utile: infatti è possibile mettere in comunicazione più persone contemporaneamente. Dal pro-prio computer di casa si comunica istantaneamente con i componenti del gruppo attraverso un sistema interno di messaggisti-ca: questo comporta grandi vantaggi perché, se a un compagno non soddisfa particolarmente un colore o una parte della pre-sentazione, è libero di poterlo cambiare senza aspettare che i compagni gli passino il file per poi modificarlo. Tutto avviene in totale condivisione! Inoltre, attraverso Classroom, nuovissima applicazione di Google, i docenti possono assegnare compiti o attività riguardanti un argomento comune a tutti gli studenti della classe, come può essere un tema, una mappa concettuale o una ricerca; quindi, anziché lavorare sul cartaceo, si scrive a computer e, attraverso questa app, lo si “consegna” all‟insegnante, che poi lo rispedisce corretto. Ragazzi, questa scuola è veramente 2.0!
Matteo Bella 1E
2.0 DRIVE E CLASSROOM. Quando la tecnologia si coniuga col saper fare
INTERVISTA INTERVISTA AI NUOVI AI NUOVI RAPPRESENTANTI DI ISTITUTORAPPRESENTANTI DI ISTITUTO
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Quest'anno, al Bertolucci, per le elezioni dei rappresentanti di istituto, si sono proposte due liste: “LiStandUp” e “LiStruzzi”, entrambe con buoni propositi ed ottime idee. “LiStruzzi”, lista composta da Lorenzo Pignotti (5^D), Guido Car-ra (5^D), Giammarco Canzian (5^E), Virginia Cavallotti (3^E) ed Emma Riccio (5^M), ha puntato sul divertimento e sul “portafoglio” degli studenti promettendo, oltre al ballo di fine anno, una giornata bianca della durata di ben due giorni che per motivi di regolamento non si è rivelata fattibile. I ragazzi hanno inoltre proposto un mercatino dei libri usati interno alla scuola, in modo che non solo gli studenti più giovani avessero l‟opportunità di risparmiare sull‟acquisto dei libri, ma anche quelli più grandi potessero recuperare in parte i soldi spesi per acquistare i loro. “LiStandUp”, lista formata da Manuel Piazza
(5^B), Nicola Brignoli (5^E), Davide Pinetti (5^E),Camillo Imbim-bo (5^E) e Carolina Bertazzoni (4^ Mus.), ha puntato invece sulla valorizzazione del Bertolucci, non come edificio in cui trascorrere ore, ma come un posto dove stare insieme per apprendere e non solo. Tra le loro proposte appaiono la merenda solidale e corsi di recupero tenuti dagli studenti per gli studenti. Hanno puntato soprattutto su idee semplici e realizzabili, tra le quali le assemblee “open space”, in cui poter affrontare più tematiche proposte du-rante una singola mattinata. A seguito della votazione sono stati eletti: Nicola Brignoli, Camillo Imbimbo, Guido Carra e Manuel Piazza. Per farveli conoscere meglio, abbiamo pensato di intervi-starli. Ecco le risposte alle nostre domande.
F. Borri, A. Ricci 2D
Stranieri, sono considerati i cittadini di altri paesi.
Stranieri, sono considerati i turisti che affollano piazza San Marco a Venezia.
Stranieri, sono considerati i ragazzi arabi che frequentano le scuole italiane.
Difficile è pensare a come una sola parola possa assumere così diverse sfumature, passando da una semplice definizio-ne ad un termine quasi dispregiativo che riconduce più pret-tamente all‟aggettivo strano, simbolo di qualcosa di inconsu-eto, singolare, che provoca perplessità. Questa sembra esse-re la natura umana. Ogni persona è spaventata o refrattaria all‟apertura verso ciò che è diverso, verso ciò a cui non è abi-tuata. In questo “strano” gioco di ruoli, dove una persona è la parte comunitaria mentre l‟altra è quella straniera, non viene mai presa, però, la posizione di coloro che “interpretano”, appunto, gli stranieri. Raramente qualcuno si pone domande sulle loro storie, sulle loro abitudini e sulle loro vite. Sono persone come tutti, ma spesso sono conside-rate più come un disturbo, sia che siano turisti giapponesi o immigrati libici. Scalpore ha destato un articolo del Corriere della Sera dove veniva riportata la notizia che il Ministro de-gli Esteri inglese rifiutava di dare un contributo alla causa europea dell‟operazione Frontex Plus per il soccorso dei mi-granti: “Soccorrendo gli immigrati nordafricani li si incorag-gia ad intraprendere la traversata”. Sembrerebbe strano ma è così, le persone talvolta sono considerate al più come og-
getti.
Tante cifre appaiono sui giornali, molte ripor-tano il numero di tunisini che nella not-te sono morti affogati nei pressi delle coste di Lampedusa o altre parlano dei caduti nei combattimenti a Kobane. Nu-meri, numeri, numeri. Può essere letta come una banalità, ma questo è un argomento che non andrebbe taciuto mai, perché è questo uno dei maggiori problemi del XXI secolo: la conce-zione dello straniero. E‟ per questo motivo che si sta facendo in modo di dare vita ad iniziative volte alla sensibilizzazione, soprattutto dei giovani, in merito alla questione dell‟integrazione. Un esempio è stato lo spettacolo teatrale La terra delle donne e degli uomini integri tenutosi nel Teatro Due di Parma, dove ragazzi adolescenti hanno ricostruito, con grande partecipazione, storie e avventure di un gruppo di migranti rivoluzionari che, in seguito a varie vicissitudini, riuscirono a riconciliarsi con i propri inseguitori rendendosi conto di condividere gli stessi ideali. La società non è statica, sta provando a cambiare, sta provando a guardare oltre le differenze in cerca di un punto di contatto: il primo passo perché ciò avvenga, è considerare se stessi in primis come stranieri di un unico grande paese, cosicché chiunque si trovi realmente nelle condizioni di estraneo possa riuscire ad esse-re meglio integrato ed accolto in una comunità composta da suoi eguali. Camillo Imbimbo 5E
OPERA MIGRANTE La terra delle donne e degli uomini integriOPERA MIGRANTE La terra delle donne e degli uomini integri
Ciao, ragazzi! Mi chiamo Su, ho 16 anni e vengo da Smirne,
bellissima città della Turchia; sono exchange student nella 3°B
della nostra scuola, il Bertolucci.(scusatemi se io sbaglio in
italiano!) Sono arrivata in Italia circa tre mesi fa per un anno:
per più di sette mesi starò insieme a voi. Mi molto piace
conoscere gente nuova: se volete parlare con me, la mia ri-
sposta sarà
sempre sì! Ho
scelto di venire
in Italia soprat-
tutto perchè mi
piace molto la
lingua . Per di
più in Turchia
esiste la fama
del fascino del
ragazzo italiano
, ma fino ad ora
non ho trovato
conferma di ciò....In questi giorni ho incontrato gli studenti
di 1°E che mi hanno fatto tante domande per conoscere me-
glio sia me che il mio paese.
CHE IMPRESSIONE TI HA FATTO L’ITALIA? È STATO DIFFICILE ADATTARSI ALLA VITA ITALIANA? Prima di arrivare in Italia, pensavo che Italia e Turchia non
potevano essere molto diverse, perché non sono Paesi molto
lontani, ma quando ho iniziato a vivere „da italiana‟ per me
è stato uno choc. La vita di ogni giorno è molto diversa da
quella nella mia città: Izmir (in italiano Smirne), la città più
moderna della Turchia., è sul mare ed è molto turistica (le
attrazioni più famose sono Efeso e la casa della Madonna). Il clima è mite
e sempre caldo. Quando sono arrivata qua, ho scoperto che gli italiani
sono molto amichevoli e mi sono trovata molto bene con loro.
COM’E’ LA VITA IN FAMIGLIA E NELLA SOCIETA’?In Turchia la
famiglia non è così importante come in Italia: per esempio, lo scorso anno
ho visto più la mia migliore amica che non mia mamma! Ci confidiamo
più con gli amici che con la famiglia e ci baciamo e abbracciamo di più di
quanto non succeda in Italia. Se le persone devono dirti qualcosa, lo dico-
no a te, non alla tua famiglia: lo stesso vale ad esempio per i professori.
Noi prendiamo sempre l‟aperitivo con gli amici e la cena non è molto
importante né è importante farla con la famiglia. Noi ceniamo fra le 5 e le
6. In Italia ho molta fame perché si cena alle 9! In Turchia non c’è grande
differenza fra i giorni feriali e il fine settimana: si esce sempre!
CHE DIFFERENZA C’E’ TRA LA SCUOLA ITALIANA E QUELLA
TURCA? La scuola in Turchia è molto diversa rispetto all‟Italia. È diver-
tente: si possono scegliere le materie e con i prof c‟è una relazione più
famigliare, come con mamma e papà. Abbiamo 5 intervalli, 4 brevi e uno
lungo (un‟ora) per il pranzo. Le lezioni finiscono alle 2.30 o 3 del pome-
riggio a seconda della scuola. Alla fine delle lezioni noi andiamo fuori per
giocare, fare sport, vedere gli amici, andare al cinema (non ci sono compi-
ti!). Sabato e domenica non si va a scuola e il venerdì si finisce alle 11.
QUAL E’ IL TUO RAPPORTO CON LA RELIGIONE? A Smirne, come
in tutta la Turchia, la religione prevalente è quella musulmana, ma ci so-
no anche molti ebrei. Io sono musulmana, ma non sono molto osservante.
Non uso l‟hijab, che da noi non è obbligatorio, come nel mondo arabo. I
musulmani turchi osservano regole meno rigide, sia per l‟abbigliamento
che per il cibo e l‟alcol. Di solito non si mangia maiale, ma è possibile tro-
varlo. Io in Italia lo mangio: mi piace molto il prosciutto!
L’incontro con Su, exchange student
Gli affetti sono un tema importante nella poesia di Attilio Bertolucci, il poeta-critico letterario e cinemato-grafico di Parma cui è intitolata la nostra scuola. Per la moglie, come in questo caso, per i figli, il fratello, gli amici. E proprio in questi mesi la città celebra la famiglia Bertolucci con una serie di iniziative che dimostrano la ricchezza degli interessi culturali di Attilio e dei figli Giuseppe e Bernardo. Sono inoltre stati appena pubblicati gli Atti della giornata di studi tenutasi presso l’Università degli Studi nel 2011 in occasione dei cento anni della nascita del poeta.
L’evento forse più significativo delle celebrazioni di “Parma per Bernardo Bertolucci”, sarà il conferimento al regista, vincitore di più Oscar, della laurea honoris causa in “Storia e critica delle arti e dello spettacolo” il 16 di-cembre presso il Teatro Regio, in concomitanza con l’apertura dell’anno accademico e alla presenza del Mini-
stro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini. Ci sarà anche una rappresentanza del Liceo Bertolucci, sempre fiero di ricordare attraverso il suo nome la bellezza della poesia.
Lucetta Dodi
Giovedì 22 ottobre
Docenti e studenti classi quinte al cinema Astra di Parma
Siamo a Recanati, il conte Monaldo Leopardi e la moglie
Adelaide Antici hanno avuto tre figli: Carlo, Paolina e
Giacomo. È proprio quest‟ultimo il prediletto del padre,
che fin dai primi anni nota in lui i segni di un‟intelligenza
fuori dal comune. Una madre dura e bigotta, un padre
severo e conservatore che condanna i propri figli ad una
vita di “studio matto e disperatissimo” nella biblioteca di
famiglia.
Il film è diviso idealmente in tre parti: la prima a Recana-
ti, in cui Martone racconta la gioventù e i primi dolori del
giovane Leopardi. È evidente, in questa parte,
un‟analogia con l‟ “Amadeus” di Milos Forman, il possi-
bile accostamento di Giacomo con il giovane Mozart e di
Monaldo con il padre del sommo compositore. La secon-
da parte può essere identificata, dopo un salto temporale,
con l‟approdo a Firenze. Qui conoscerà il grande amico
Antonio Ranieri e Fanny, una giovane aristocratica della
quale si invaghisce. Dal punto di vista letterario, letto so-
prattutto in un‟ottica politica, verrà emarginato. La terza
ed ultima parte sarà a Napoli, dove concluderà, ormai
debole e malato, la sua opera letteraria. È proprio
quest‟ultima la parte più ispirata, in cui esce definitiva-
mente la personalità del poeta che compie un vero e pro-
prio viaggio dantesco negli inferi, con la discesa nelle
grotte dove lavorano le prostitute con la loro carnalità e la
loro immoralità. È raro trovare un film autobiografico
così fedele alla realtà e in grado di farci percepire la gran-
dezza e l‟immortalità di un poeta fuori dal suo tempo. Un
poeta interpretato alla perfezione da Elio Germano che
conferma di essere uno dei migliori attori italiani contem-
poranei. Se vogliamo trovare un difetto è probabilmente
l‟eccessivo assolo leopardiano in cui la caratterizzazione e
la personalità dei personaggi secondari si perdono. “Il
giovane favoloso” è un film carico di cultura, in cui Mar-
tone inserisce citazioni e richiami alla poesia leopardiana,
come la siepe attorno a cui, all‟inizio della pellicola, gioca-
no i fratelli Leopardi, quella stessa siepe “che da tanta
parte dell‟ultimo orizzonte, il guardo esclude”.
Nicola Brignoli 5E
Domenica 2 novembre 2014
Studenti e insegnanti al
Piccolo Teatro Strehler di Milano
Ragione e follia. Realtà e finzione.
Sono queste le maschere che Piran-
dello fa indossare al cast di Franco
Branciaroli. Un perfetto Enrico IV
che ci incanta con la sua pungente ironia. L'alta tragedia è ac-
compagnata da una sottile e ricercata comicità. Lo spettacolo è
incentrato su una costante oscillazione tra opposti: una cupa sce-
nografia con brandelli di stoffa polverosa, cavalli bardati in stile
medievale, tele proiettate e buffi carrelli veicolo. La rappresenta-
zione si apre con l'ingresso in scena di Matilde, di suo marito Bel-
credi, della figlia Frida e del Dottore. Questi, dopo aver incontrato
e analizzato la situazione di Enrico, pensano di ottenere la sua
guarigione ricreando l'ambientazione e la situazione di vent'anni
prima quando una caduta da cavallo durante una festa in masche-
ra gli aveva provocato la pazzia. In questa prima parte una spiaz-
zante non presenza di Branciaroli è compensata da una splendida
performance di Matilde. Lo spettacolo vero e proprio inizia con il
lungo monologo finale di Enrico IV che rivela ai suoi servi di esse-
re tornato lucido da tempo, ma di aver continuato a fingersi pazzo.
Una ragionata pazzia che lo sottrae ad una realtà che non gli si
addice. Una magia il rapporto che si viene a creare tra Branciaroli
e il palcoscenico: profonde sono le riflessioni che egli compie sulla
vita e sulla realtà degli uomini. Il finale lascia a bocca aperta:
dopo aver ucciso Belcredi in uno scatto d'ira, Enrico IV viene inco-
ronato nuovamente. Una corona di follia che dovrà tenere per tut-
ta la vita.
Anna Macaluso, Barbara Maracchini, Nicole Miodini (3°E)
Parma onora la Parma onora la
famiglia famiglia Bertolucci Bertolucci
Il giovane FavolosoIl giovane Favoloso
Coglierò per te
l’ultima rosa del
giardino,
la rosa bianca che
fiorisce
nelle prime nebbie.
CINEMA TEATRO POESIA CINEMA TEATRO POESIA
Il folle sigillo di Enrico IVIl folle sigillo di Enrico IV
Giovedì 13 novembre la classe 1°A - come poi tutte le altre prime- , invece di passare la solita giornata a scuola, ha fat-to lezione alla Biblioteca Civica di Parma. All'interno della biblioteca si trovano vari tipi di documenti, libri ma anche DVD, CD, videogiochi ed altri materiali ordinati in sezioni. Una zona particolare della biblioteca, dedicata ai giovani, è la Tana dell'Orso. All'interno di essa le cooperative “Aurora Domus” e “Teatro Nuovo” si occupano di diversi progetti per ragazzi, come i laboratori di fotografia e scenografia, ma organizzano anche corsi di recupero e piccoli gruppi studio per i compiti. Dopo avere visitato i vari ambienti della biblioteca, siamo stati condotti al piano superiore, in una sala conferenze dove un simpatico bibliotecario ci ha illustrato l‟OPAC, il sistema online bibliotecario parmense, nel quale è stato cre-ato un catalogo web per prenotare testi e sapere in quale biblioteca della provincia si possono prendere in prestito. Uno strumento molto importante creato recentemente sono gli audiolibri riservati a coloro che sono DSA o hanno biso-gno di cure particolari.
La biblioteca è un servizio a cui tutti possono accedere gra-tuitamente, nasce come luogo di conservazione dei testi an-tichi o più importanti, successivamente è diventata un luo-go di svago. La biblioteca Civica cerca di interessare e coin-volgere soprattutto i giovani studenti che hanno bisogno di prendere in prestito qualunque tipo di volume aiutati dai bibliotecari la cui parola d‟ordine è: ”io ti aiuto, ma non mi metto a giudicare le tue scelte e i tuoi gusti”. Alla fine della mattinata, siamo tutti usciti con il nostro libro in mano.
V. Berti, F.Marchesi, M.Grossi, D.Cattani, P.Ventrice, 1A
LA CASA DEI LETTORI
L’OCCHIO CRITICO SU… Le Rane di Aristofane - Teatro Due
Il Teatro? Sì, con la T maiuscola, opera artistica estremamente coinvolgente e
importante : salviamola dall’invasione di forme di evasione frivole e disimpegna-
te. Perciò bisogna insegnare ai giovani, il futuro della società, ad ammirarlo e
comprenderlo, come sta accadendo ad alcuni classi terze del Bertolucci.
Rocco Pelosi 3°A
Dinamico, mordace,
decisamente all'altezza del testo originale di Aristofane. Sembra
così lungo il salto tra noi e la Grecia del V secolo a.C., ma in real-
tà le tematiche messe in scena da Aristofane sono profondamente
e (purtroppo) così attuali: una società, di ieri e di oggi, in cui la
cultura è posta in secondo piano, quando invece è proprio
l’elemento fondamentale per risollevare le sorti della comunità.
Luca Cantoni 3 A
Un classico della commedia greca proposto dagli attori di Teatro Due in modo divertente, scorrevole e attuale: una messa in scena ricca di battute con molti riferimenti alla contemporaneità che suscita interesse e risate. Un teatro moderno, adatto anche ad un pubblico di ragazzi. Non manca anche l’interazione col pubblico che diventa parte-cipe della commedia stessa. Quest’esperienza è stata sicuramente utile a coinvolgere i giovani e ad appassio-narli al mondo del teatro. Francesco Feher 3°A
Nonostante sia uno spettacolo molto antico (405 a.C.),
la reinterpretazione operata dagli attori è riuscita ad
attualizzare la vicenda al punto di renderla piacevole
anche per noi ragazzi, oggi non molto appassionati al
genere teatrale, anche grazie al coinvolgimento diretto
del pubblico, per esempio distribuendo delle schede
per votare Eschilo o Euripide. Chiara Morini 3°D
Eschilo ed Euripide incarnano due mentalità opposte, il primo la
“vecchia guardia”, attenta ai problemi dello Stato e della comunità; il
secondo le nuove generazioni critiche, esuberanti e anticonformiste.
Le trovate sceniche rispecchiano la volontà di stupire il pubblico:
Caronte utilizza una bara come traghetto e le frasi dei poeti sono pal-
loncini che, a seconda del loro contenuto, si innalzano verso la gloria
o ricadono nell‟oblio. Tuttavia è il finale la vera sorpresa dello spetta-
colo: in seguito al giudizio di Dioniso, che vede in vantaggio Eschilo,
come in un reality vengono letti i giudizi del pubblico riguardo ai
due tragediografi. Il monotono conteggio viene però fermato da una
voce fuori campo che comincia una lunga serie di citazioni di autori
teatrali moderni. I loro pensieri si elevano all‟immortalità, mentre si
oscurano sempre più i due tragediografi che fino a quel momento
erano l‟anima dello spettacolo. Il lato creativo ed emotivo e la perso-
nalità che contraddistingue ogni artista, e lo rende unico e inimitabi-
le, è il mezzo attraverso cui l‟uomo si eleva ogni volta ad un gradino
più alto dell‟esistenza. Alessandro Contini 3°D
È il teatro che fa invecchiare o sono i vecchi che invecchiano
il teatro?
Odio il cittadino che è lento nel giovare alla patria e veloce
a danneggiarla, utile a sé stesso, rovinoso per la città.
Come si può dunque salvare una città che non sa distingue-
re il bene dal male?
Liberiamoci di quei cittadini di basso valore che un tempo
non avremmo preso neanche per far ridere gli stolti.
Evitiamo, in tempo di crisi, di chiuderci con arroganza.
(da Le Rane di Aristofane)
131 giorni rinchiuso in una stanza, al buio. Lontano dalla sua vita e dalla sua fami-glia. Si chiama Marco Val-
lisa, rapito in Libia il 5 luglio e rilasciato il 13 novembre 2014. Durante il suo periodo di assenza, a Roveleto di Ca-deo, nel Piacentino, è sulla bocca di tutti,: la gente spera che torni al più presto, perché il vuoto lasciato dalla sua distanza è troppo grande e doloroso. Le persone, ormai, sono così coinvolte emotivamente che Marco diventa “il fratello di tutti”. Quando, nel cuore della notte tra il 12 e il 13 novembre, i telegiornali annunciano: “Liberato tecnico italiano Marco Vallisa rapito in Libia lo scorso 5 luglio”, per i famigliari e i conoscenti è la fine di un incubo durato fin troppo, la luce in quel mare di oscurità. Significative le prime parole della moglie, riportate nell‟intervista al quotidiano piacentino Libertà : “Ciò che più mi infastidisce, è come qualcun altro (n.d.r. i rapitori) pos-sa influenzare la tua esistenza a tal punto di sentirsi autorizzato a decidere per te ”. Noi siamo troppo abituati a considerare come scontati molti dei nostri diritti e delle nostre fortune, innanzi tutto la libertà. A tal proposito, le parole dello stesso Marco Vallisa, che ho avuto l' onore di intervistare, possono aiu-tarci a riflettere. Qual è stato il sentimento che ha prevalso in te, in questi 4-5 mesi? A parte l‟ odio, perché non riesci ad odiare queste persone di cui hai solo compassione e pietà, ho passato delle vere “montagne russe” di sentimenti. Qual è stato invece il pensiero prevalente che ti ha tenuto attaccato alla realtà? Bisogna rimanere lucidi per sopportare la realtà, e per questo ho sperimentato diversi modi di pensare: all‟ inizio ho pensato alla famiglia e i bambini, poi mi sono accorto di aggiungere sofferenza alla sofferenza, pensare a loro mi faceva stare male; quindi, per conservare della mia lucidi-tà, ho messo da parte questo tipo di pensieri e ho iniziato a tenere la mente impegnata con altri argomenti: amici, lavoro, progetti, altri parenti...tutte cose importanti ma che non ti fanno soffrire quanto il pensiero della famiglia. Non avendo niente da fare, passavo le giornate pensando. Ero chiuso in uno stanzino, al buio e il più delle volte legato. Sentivo pe-rò gli echi della guerra e della mo-schea lì vicina: mi regolavo sull‟ ora del giorno in base alle ai rumori delle preghiere, che sono 5 distri-buite sulla giornata. Come affronti oggi il quotidiano? Cerco di ritornare alla normalità, anche se nel primo periodo sono stato (e lo sono tuttora) impegnato
con visite, intervi-ste, deposizioni. Però la differenza sostanziale sta nel fatto che apprezzo di più ogni cosa, anche quelle, magari insignificanti, della routine, alle qua-li prima non davo molto valore. Sei d’ accordo sul fatto che se ad un uomo sono tolti i suoi diritti fondamentali, nel momento in cui li riacquista realizza davvero la loro importanza? Si, dà loro il giusto valore, e non dà per scontato nulla. Si impara anche ad ascoltare gli altri. Anche le banalità assu-mono un valore che prima non avevano. In generale cam-bia l‟ approccio con la vita quotidiana, la si assapora di più. E questa esperienza mi ha insegnato molto, perché sono stati quattro mesi di meditazione. L‟ importante è non dimenticare quello che ho imparato. A livello materiale e psicologico quali sono state le cose che ti sono mancate di più? A livello psicologico, la famiglia. A livello materiale, il rituale mattutino del cappuccino e della brioche. Che insegnamenti trai dalla tua esperienza? A livello personale, ho imparato a guardare il mondo sot-to un altro aspetto, un‟ altra luce. In più ho imparato mol-to della realtà islamica: ho visto che c‟è una parte del mondo che vive in un modo totalmente diverso dal no-stro, in senso negativo. Ho imparato che spesso loro inter-pretano male la loro religione, quindi sono sfruttati da personaggi con una mentalità chiusa e crudele che utilizza la religione come pretesto per radunare persone e conse-guire scopi personali del tutto distorti. La maggior parte della popolazione non è istruita. Infatti la chiave di molti problemi secondo me è l‟ istruzione, a partire dalle generazioni future. D‟altra parte il mondo occidentale ha fatto la sua parte nelle guerre e nella situazione dell‟ O-riente. Il nostro egoismo, o comunque di coloro che hanno interessi nel portare avanti guerre e nel mantenere l‟ igno-ranza di massa, è una delle cause della situazione attuale. Però, ribadisco, sono dell‟ idea che l‟ istruzione sia la chia-ve di tutto. Vuoi lasciare un messaggio ai lettori del giornalino? C‟è tanto da dire: quello che vorrei, è che la nostra civiltà conoscesse meglio il mondo islamico per non avere pre-giudizi sulla base delle informazioni superficiali che ci giungono. Sono ottimista riguardo al fatto che, a lungo
termine, la mentalità chiusa di queste persone scomparirà e che la civiltà avrà la meglio, favorita dall‟ istruzione. Marco, il fratello di tutti, è mio zio. Lara Piemontese 2^D
LIBERATO MARCO VALLISA, PRIGIONIERO IN LIBIALIBERATO MARCO VALLISA, PRIGIONIERO IN LIBIA
E' tutto vero. La nazionale italiana di calcio, campione del mondo otto anni, fa, e' divenuta una squadra mediocre. La „rosa‟ e' vecchia: il calcio italiano preferisce prendere giocatori stranieri inutili, piuttosto che puntare sui giovani, come fanno tutte le altre nazionali. Noi stiamo investendo molto poco nel settore giovanile: presidenti che non tirano fuori i soldi, come Thohir, e presidenti che non hanno sol-di, come Ghirardi. Secondo un sondaggio de La Gazzetta Dello Sport, l'Italia si trova 31(!)su 52 paesi europei nel lan-ciare i giovani in Serie A. Un esempio e' l'Inter che, dopo aver vinto la Next Gen Series (competizione europea riser-vata al settore giovanile) nel 2012, ha portato solamente 5 giocatori in A fino ad oggi; mentre l'Ajax, finalista, ha lan-ciato in Eredivisie quasi tutti i giocatori di quella rosa, con risultati molto elevati. In questo periodo l'Italia sta vivendo un‟ involuzione simile alla Germania negli anni 2000: campionato mediocre, nazio-nale vecchia, giocatori non adatti e stadi non all‟avanguardia. La squadra tedesca e' riuscita a migliorare grazie all'organizzazione del mondiale 2006 e al settore gio-vanile, tant'é che questa estate ha vinto il mondiale con ben 8 giocatori nati sopra il 1990, veri fenomeni (Andre' Schur-rle, Julian Draxler, Toni Kroos, Mario Gotze), molti dei qua-li giocano in squadre come il Real Madrid o il Bayer Mona-co. In Italia, purtroppo, siamo rimasti agli anni 90' e, di conse-guenza, gli allenatori e i presidenti devono avere il coraggio di valorizzare e lanciare i giovani in palcoscenici importanti per evitare di avere una nazionale cotta (le ultime partite dimostrano che non riusciamo a giocare senza il „vecchio‟ Pirlo) Anche il nostro caro Tavecchio, presidente FIGC, che continua a cadere in gaffes mostruose, dovrebbe cambiare la politica del calcio: obbligare le societa' a promuovere al-meno 8 giocatori dal vivaio in prima squadra, per tornare a competere. E per tornare a vincere. Federico Manara 2°D
IL CALCIO… IL CALCIO… nel pallone nel pallone
Ha un nome femminile che richiama l‟antico Egitto e la comprensione dei geroglifici: è il nome di un satellite-sonda dell‟Agenzia Spaziale Europea (ESA) che sta svolgendo una lunga missione spaziale, iniziata nel 2004. L‟obiettivo finale sarà quello di “tradurre” in maggiori conoscenze scientifiche la vita di una cometa. Sfruttan-do l‟energia gravitazionale di diversi pianeti, Rosetta ha già compiuto un viaggio degno di Ulisse: il primo sorvolo della Terra nel marzo del 2005; nel 2007 vicina a Marte, poi di nuovo intorno alla Terra; sorvola poi l‟anno successivo l‟asteroide “2867 Šteins”, compie un terzo passaggio sulla Terra nel 2009 e sorvola anche nel 2010 l'asteroide “21 Lutetia” Si iberna infine nello spazio profondo, fra il Luglio 2011 e il Gennaio 2014. Ed ecco che Rosetta si fa di nuovo viva, avvicinandosi e mappando la cometa de-nominata “67P/Churyumov-Gerasimenko” nel corso di quest‟anno. Seguirà poi la cometa nella sua orbita intorno al Sole fino a dicembre 2015. Una parte impor-tante di Rosetta, il suo “lander”, è la sonda che è atter-rata sulla “testa” della cometa. Sarà proprio la prima sonda al mondo a poter assistere in diretta allo svilup-po della “chioma” di una cometa. Nelle immagini scattate dalla sonda il 20 novembre scorso, è apparso il 'volto umano' della cometa; sembra quasi di poter cogliere un profilo umano: naso, occhi, bocca, mento, collo e persino 'basettoni' e capelli pare-vano distinguersi nelle fotografie. Si intravede anche la chioma che comincia a formarsi: sono ben visibili i get-ti di gas e le polveri emessi dal „collo‟. Cosa mai avrà pensato il piccolo oggetto astrale “67P/Churyumov - Gerasimenko” al vedere atterrare su di sé uno straniero? Rosetta potrebbe essere proprio Il Piccolo Principe del „pianeta con la coda‟! Chissà cosa potranno dirsi o quali sensazioni scambiarsi...Da oggi Rosetta e la cometa sono un’anima sola. G. Maghenzani M. Bergenti T. Bruschi 1°E
Rosetta:
Il “Piccolo Principe’ del futuro.
Pagina 12
HUMORHUMOR
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Discorso tra due fidanzati. Lei – Tesoro che
cosa ne pensi della nostra relazione?- Lui -
Conta le stelle nel cielo…- Lei – Wow è infinita! – Lui – È tempo perso!
”Ciao come stai?” ”tt bn grz t cm st” “Ti ho chiesto
come stai, non il codice fiscale”
Ho chiamato il mio cane
Ciak e quando lo
chiamo…. Ciak
si gira
Cos’hanno in comune un pugile e una
lavatrice? La lavatrice lava e il pugile
stende.
LOGITEST
Perchè in latino la “T” non si
pronuncia? LA-TI- NO
PENA PER TRISTANO?
Un filtro d‟amore aveva fatto innamorare
Tristano e la bella e bionda Isotta. Ma la
ragazza era promessa sposa dello zio di
Tristano e così al ragazzo non restò che
trovarsi un‟altra Isotta, questa volta dalle bianche mani.
Tristano si annoiava troppo passando il tempo con Isotta dalle bianche mani e
così fu colto dalla sindrome dell‟avventura, molto comune a quei tempi. Pur-
troppo in uno scontro con una creatura maligna Tristano restò ferito: egli sape-
va che solo Isotta, quella bionda, avrebbe potuto salvarlo. Così chiese a Isotta
dalle bianche mani di inviare subito una missiva. Isotta la bionda vorrebbe imbar-
carsi immediatamente, ma le previsioni meteo annunciano un‟ondata di mal-
tempo.
Riuscirà a raggiungere il suo amato ormai con un piede e tre quarti nella fossa?
Solo Isotta dalle bianche mani, astuta bugiarda, conosce l’esito del viaggio. Tri-
stano, in pena per l‟amata, vuole sapere dove sia la sua Isotta e si rivolge a
Isotta dalle bianche mani e dalla lingua malparliera. La donna, non provando
alcuna pena, gli porge un enigma: tre lettere, scritte di suo pugno. Solo una
mostra come stanno veramente le cose. A Tristano è concessa una sola busta e
su ognuna vi è un‟iscrizione. Al massimo una di queste iscrizioni è vera.
Dopo aver individuato la lettera corretta, ricordando che è stata scritta dalle
bianche mani di Isotta, determina dove si trova Isotta la bionda.
La soluzione nel prossimo numero del Quarto.
(contenuto teorico tratto da Qual è il titolo di questo libro?, R. Smullyan e riadattato da Luca Cantoni)
A: L’esito vero è
scritto qui. B: L’esito vero non è
scritto qui.
C: L’esito vero non è
scritto in A.
Contenuto di A
Isotta è viva e
vegeta. Sta
arrivando.
Contenuto di B
Isotta non è arriva-
ta: è morta durante
il
viaggio.
Contenuto di C
Isotta non è nem-
meno
partita.