il quarto livello

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1 L’elenco La ricerca È abitudine nel linguaggio giornalistico catalogare gli appartenenti alla criminalità organizzata collocandoli in diversi livelli come se appartenessero a diversi gironi danteschi. Nel Primo livello vengono collocati gli esecutori ma- teriali del crimine. Nel Secondo vengono collocati i capi dell’organizza- zione criminale alla quale appartengono gli esecutori. Nel Terzo vengono collocati i politici che hanno rap- porti organici con l’organizzazione criminale attraverso il voto di scambio, tangenti in cambio di favori, progetti che favoriscano le attività controllate dall’organizzazio- ne, operazioni di riciclaggio per investire i capitali spor- chi eccetera. Nel Quarto livello vengono collocati personaggi di al- to livello istituzionale o professionale che, per ragioni non soltanto riconducibili al semplice interesse persona- le, hanno agito al di fuori delle loro funzioni istituzionali Questo fenomeno ha assunto un certo rilievo nel nostro Paese, grazie a nuove testimonianze che hanno permesso di indagare e, in alcuni casi, di condannare rappresen- tanti delle istituzioni per aver agito al di fuori delle loro funzioni. All’inizio di questo lavoro non siamo in grado di attri- buire al Quarto livello nessuna caratteristica precisa: non

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Maurizio Torrealta cerca per primo di fare luce sulle figure e sulle vicende relative all'accordo tra Stato e mafia dei primi anni novanta. A dare inizio a tutto un elenco di nomi che Vito Ciancimino appuntò su una cartolina. Quali furono gli obiettivi? Chi i partecipanti?

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1L’elenco

La ricerca

È abitudine nel linguaggio giornalistico catalogare gliappartenenti alla criminalità organizzata collocandoli indiversi livelli come se appartenessero a diversi gironidanteschi.

Nel Primo livello vengono collocati gli esecutori ma-teriali del crimine.

Nel Secondo vengono collocati i capi dell’organizza-zione criminale alla quale appartengono gli esecutori.

Nel Terzo vengono collocati i politici che hanno rap-porti organici con l’organizzazione criminale attraversoil voto di scambio, tangenti in cambio di favori, progettiche favoriscano le attività controllate dall’organizzazio-ne, operazioni di riciclaggio per investire i capitali spor-chi eccetera.

Nel Quarto livello vengono collocati personaggi di al-to livello istituzionale o professionale che, per ragioninon soltanto riconducibili al semplice interesse persona-le, hanno agito al di fuori delle loro funzioni istituzionaliQuesto fenomeno ha assunto un certo rilievo nel nostroPaese, grazie a nuove testimonianze che hanno permessodi indagare e, in alcuni casi, di condannare rappresen-tanti delle istituzioni per aver agito al di fuori delle lorofunzioni.

All’inizio di questo lavoro non siamo in grado di attri-buire al Quarto livello nessuna caratteristica precisa: non

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sappiamo se abbia la struttura di una organizzazione, seabbia le caratteristiche di un apparato segreto, se sia ri-conducibile a una lobby internazionale, politica, indu-striale o militare. Non sappiamo nulla nemmeno sullemotivazioni che potrebbero giustificare l’esistenza di que-sto livello. Lo studio delle persone che secondo il raccon-to di Massimo Ciancimino sono state indicate, a torto o aragione, da Vito Ciancimino, già condannato per associa-zione mafiosa, come appartenenti al Quarto livello, e poida Massimo Ciancimino comunicate ai magistrati, saràl’oggetto di questo libro. Vogliamo chiarire senza ombradi dubbio che fare una ricerca su questo elenco di perso-ne non significa per noi in alcun modo condividere o so-stenere le tesi di Massimo Ciancimino. Non è compito diun giornalista sposare le tesi di alcuno, tantomeno quan-do la loro formulazione è talvolta imprecisa e frammenta-ria Massimo Ciancimino racconta in modo non semprecompleto e coerente, i ricordi di fatti e opinioni racconta-tigli dal padre, spesso suffragati da fotocopie o appunti diincerta attribuzione. Lasciamo ai magistrati e agli inqui-renti il difficile compito di verificare il loro valore giudi-ziario. Quello che a noi interessa è utilizzare questo mate-riale come spunto per rileggere alcuni dei casi più inspie-gabili della storia degli ultimi sessant’anni, mettendo in fi-la i fatti, le date, i personaggi, analizzando la storia dellepersone che appaiono in questo elenco, studiarne la car-riera istituzionale, gli uffici nei quali sono transitati gli in-cidenti professionali che hanno affrontato, e sullo sfondorileggere gli scontri durissimi dei gruppi di potere chehanno attraversato le nostre istituzioni in diversi periodidella loro storia. Cercheremo di capire se ci possa essereun legame ipotetico che riesca ad accomunare queste per-sone; un criterio comprensibile che spieghi le loro solida-rietà o le loro rivalità; un’analisi che possa permetterci dimettere a fuoco in modo più preciso le caratteristiche po-litiche e organizzative di questo grado del potere.

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I criteri che abbiamo utilizzato per selezionare le perso-ne ipoteticamente appartenenti al Quarto livello sono iseguenti:

che siano di alto livello professionale e istituzionale;che abbiano agito apparentemente al di fuori del loro

ruolo professionale o istituzionale;che l’interesse personale non sia la principale giustifi-

cazione delle loro scelte controverse;che il loro agire non sia stato presumibilmente una

iniziativa individuale.

In questo libro non daremo ai fatti che racconteremo va-lore diverso da quello che verrà attribuito in sede legale.Alcune delle persone di cui tratteremo la storia sono sta-te giudicate colpevoli di reati nei tre diversi gradi di giu-dizio, altre sono attualmente imputate, altre non sonostate mai indagate. Altre, appartenendo ai servizi segretihanno goduto di una sorta di impunità. Il nostro sarà unragionamento su diverse ipotesi, ragionamento che na-sce da fonti aperte: documenti giudiziari, notizie giorna-listiche e controversi casi di cronaca che legittimano l’e-sercizio della supposizione. Non ci permetteremo alcungiudizio in ambito penale, attività che secondo noi nonrientra nelle competenze di un giornalista, né tantomenodi salire su un pulpito e lanciare giudizi in campo mora-le. Si tratta soltanto del salutare esercizio di raccoglieredati, «fare ipotesi», ragionare su fatti complessi che finoa oggi non hanno mai trovato una spiegazione.

L’elenco di nomi

Prenderemo in esame, come materiale di partenza, l’e-lenco di nomi indicati in una cartolina spedita a se stessoda Vito Ciancimino in modo che in essa fosse indicata ladata della sua spedizione.

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In questa cartolina, Massimo Ciancimino avrebbescritto, su dettatura del padre Vito, i nomi di coloro cheapparterebbero a questo livello superiore di potere, cheil padre avrebbe incontrato in quel territorio di confinetra l’attività di Cosa nostra e l’attività istituzionale. Èmolto importante la data del timbro postale della carto-lina: a prima vista sembra essere il 30 ottobre 1990. Inomi riportati sono di personaggi che hanno lavoratocon i servizi del nostro Paese o sono stati loro vicini. Al-cuni di loro erano già conosciuti nel 1990, altri invecenon lo erano affatto allora ma lo diventarono nel corsodegli anni successivi e proprio questa caratteristica ren-de questo elenco di grande interesse. Se il documentovenisse confermato databile al 1990 dalle perizie e nonsi trattasse di una rozza falsificazione, l’avere segnalatoda parte di Vito Ciancimino questa lista di persone nel1990, darebbe a questo insieme di persone un interesseparticolare.

Vito Ciancimino non era un personaggio di pococonto nel complesso intrigo tra potere mafioso, poterepolitico, e servizi segreti. Lo stesso Vito Ciancimino, adetta del figlio Massimo, avrebbe confessato al figlio diavere fatto parte della organizzazione segreta Gladio, dicui si può ipotizzare che, tra gli anni Settanta e gli anniNovanta, abbia operato in modo contiguo a questoQuarto livello del potere. Tuttavia al momento non pos-siamo essere certi che sia stata l’unica forma organizza-tiva che abbia agito a questo livello del potere, né pos-siamo essere certi di quali siano state davvero le finalitàoperative di Gladio nei diversi momenti della suaesistenza.

Come abbiamo già evidenziato, la cartolina di VitoCiancimino è stata successivamente acquisita dai magi-strati siciliani che indagano sui possibili complici di Co-sa nostra all’interno delle istituzioni nel biennio 1992-1993.

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In questa cartolina postale vengono riportati i seguen-ti nomi:

Foto del documento originale

Questo documento esiste solo in fotocopia, l’originalenon si sa dove sia finito. I documenti di Vito Ciancimino,tenuti dal figlio, sono stati oggetto di una strana vicenda.

Il 17 febbraio 2005, la casa affittata di Massimo Cian-cimino1 venne perquisita su mandato della Procura diPalermo da un gruppo di carabinieri comandati dal ca-pitano Antonello Angeli per verificare l’esistenza di ma-teriale documentale relativo al reato di riciclaggio per ilquale Massimo Ciancimino era indagato.2

Massimo si trovava a Parigi ma quando per telefonofu avvertito della perquisizione, diede mandato al suofactotum, che si trovava nella casa di Palermo, di aprirela cassaforte e ogni altro luogo dove si trovassero i suoidocumenti affinché i carabinieri potessero prenderne vi-sione. Apparentemente i carabinieri che fecero la per-quisizione, non aprirono la cassaforte e non sequestraro-no materiale di particolare interesse.

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Quattro anni dopo Massimo Ciancimino, alla fine diun interrogatorio con i magistrati della Procura di Paler-mo con i quali ha iniziato a collaborare, domanda incu-riosito come mai non aprirono la cassaforte quando anniprima fecero la perquisizione a casa sua per il reato di ri-ciclaggio. I magistrati rispondono che a loro non risulta-va dal verbale la presenza di nessuna cassaforte nella ca-sa. Massimo insiste che la cassaforte non era nascosta enon si poteva non vedere. I magistrati decidono di fareun nuovo sopralluogo e si rendono conto che la cassafor-te è davvero in evidenza al centro di una parete e capi-scono che qualcosa non funzionò in quella perquisizio-ne. I responsabili della perquisizione vengono chiamatiin Procura per essere interrogati.

Il capitano Antonello Angeli che comandava la per-quisizione, interrogato dai magistrati, si appella al dirittodi non rispondere. Il maresciallo Samuele Lecca inveceracconta al magistrati Antonio Ingroia e a Nino di Mat-teo, che il capitano Antonello Angeli che comandava laperquisizione, in realtà trovò dei documenti interessantiche riguardavano accordi con Cosa nostra: il cosiddetto«papello» e altro materiale. Il capitano Angeli dopo quelritrovamento chiamò al telefono il suo comandante il co-lonnello Giammarco Sottili e chiese come doveva com-portarsi. Gli fu risposto di non occuparsene che era ma-teriale già acquisito.

Il capitano allora inviò il maresciallo Lecca a fare fo-tocopie dei documenti di Vito Ciancimino ma nessunodi questi documenti fu registrato nei verbali della per-quisizione o consegnato ai magistrati. Questo episodiofa parte del processo per il mancato arresto di BernardoProvenzano. Un processo che nasce da una storia ancorapiù drammatica e paradossale di quella che abbiamo ap-pena raccontato: Luigi Ilardo, un mafioso che era in con-tatto con Bernardo Provenzano decise di collaborarecon un ufficiale del Ros per fare arrestare Provenzano

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durante una riunione alla quale lui stesso doveva parte-cipare.

Nonostante le insistenti richieste di collaborazione edi mezzi per intervenire, i vertici del Ros rimandaronol’operazione e il ruolo di confidente dei carabinieri svol-to da Luigi Ilardo arrivò all’orecchio degli appartenentia Cosa nostra che decisero di ucciderlo. Luigi Ilardo, ilmafioso che aveva deciso di redimersi collaborando,venne ucciso pochi giorno dopo gli incontri con i verticidel Ros e della magistratura.

Quando Massimo Ciancimino cominciò a raccontaredella trattativa di suo padre Vito con Bernardo Proven-zano per fare arrestare Totò Riina, nacque il sospetto chel’accordo tra Ros e Provenzano fosse stata la vera ragio-ne della mancata cattura di Bernardo Provenzano e dellaconseguente uccisione di Luigi Ilardo e da qui ebbe ori-gine il processo per la mancata cattura di Bernardo Pro-venzano. Non può dunque meravigliare che il materialerimasto a Massimo Ciancimino sia solo in fotocopia. Ifatti che abbiamo appena narrato hanno poi portato aun procedimento penale per concorso esterno in asso-ciazione mafioso nei confronti di alcuni esponenti del-l’Arma. Altri documenti forniti da Massimo Cianciminoin fotocopia, quali ad esempio lo stesso «papello», han-no poi trovato conferme da testimonianze e da altre veri-fiche calligrafiche.

Quello che desta preoccupazione nella fotocopia dallaquale parte il nostro lavoro, è la presenza di due grafieapparentemente diverse, i nomi scritti sulla sinistra dellacartolina sono in stampatello da una mano che sembradiversa da quella che riporta in minuscolo il nome DeGennaro sulla sinistra, le due lettere iniziali del nome DeGennaro sembrano essere state scritte sulla cancellazio-ne di altre lettere.

Secondo il racconto di Massimo Ciancimino, che ri-

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porteremo per esteso nel capitolo dedicato a Gross-DeGennaro, la grafia a sinistra, sarebbe la sua e quella a de-stra del padre. Massimo Ciancimino racconta che chiesea suo padre se Gross fosse la persona che lui sospettavaessere e suo padre segnò accanto al nome di Gross unalinea e scrisse il nome De Gennaro. Questa è la versionedi Massimo Ciancimino, ciononostante ci potrebbero es-sere opinioni contrastanti sull’autenticità e sulla stesuradi questo documento. Aspettando che la giustizia affron-ti questo dilemma, noi useremo comunque l’elenco co-me spunto per analizzare l’attività di queste persone, e laloro eventuale appartenenza a questo grado informaledel potere che al momento è solo una categoria formula-ta per necessità di catalogazione descrittiva. All’iniziodel nostro lavoro non possiamo ipotizzare che il Quartolivello sia una organizzazione, sarebbe per noi difficiledimostrarne l’esistenza e ancora di più dimostrane l’ap-partenenza dei singoli membri, così come non possiamodefinirlo una struttura illegale della quale sarebbe diffa-matorio indicare gli ipotetici membri. Per noi, all’iniziodi questo libro, il Quarto livello è soltanto una categoriasociologica, una sorta di identikit che abbiamo definito,lo ricordiamo ancora una volta attraverso queste quattrocondizioni.

Gli appartenenti operano ad alto livello professionale eistituzionale.

Almeno una volta hanno agito apparentemente al difuori del loro ruolo istituzionale.

L’interesse personale non sembra essere stato la prin-cipale motivazione della loro azione.

La loro azione non è stata una iniziativa individuale.Vedremo nel corso del nostro lavoro se altre ipotesi

potranno essere formulate in base a quello che la nostraanalisi produrrà.

Intanto cerchiamo di capire, parlando con Massimo

L’elenco 11

Ciancimino, come è nato questo elenco e poi in ogni ca-pitolo di questo libro, affronteremo un nome di questoelenco.

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1 Che si trovava al numero 3621 di lungomare CristoforoColombo all’Addaura.

2 Nel 2005 Massimo Ciancimino e l’avvocato tributaristaGianni Lapis furono indagati assieme ad altre sei personein un’inchiesta sul riciclaggio avviata dalla Dda di Paler-mo basata in parte anche su alcuni pizzini ritrovati nelletasche di Nino Giuffrè che parlavano di un coinvolgi-mento di Massimo Ciancimino nella società Gas. Secon-do i magistrati Massimo Ciancimino avrebbe agito inconcorso con Gianni Lapis in diverse e complesse opera-zioni finanziarie in Italia e all’estero, che altro non sareb-bero state che operazioni di riciclaggio del «tesoro di Vi-to Ciancimino». Una di queste operazioni prevedeva l’ac-quisto del gas dalla società russa Gazprom e il suo tra-sporto in Italia tramite il gasdotto che portava in Sloveniail gas algerino, utilizzato in senso inverso per far entrarenel mercato italiano gas russo in concorrenza con l’Eni.Massimo Ciancimino venne arrestato; dopo nove mesi diprigione, scelse di essere giudicato con il rito abbreviato.Nel processo di primo grado venne condannato assiemealla madre a cinque anni e otto mesi e venne scarcerato.Grazie all’indulto gli vennero tolti tre anni e sottraendo inove mesi già passati in carcere, gli rimasero da scontaresolo un anno e nove mesi. Il 7 aprile 2008 Massimo Cian-cimino iniziò a collaborare con i magistrati della Procuradi Palermo e raccontò della trattativa che avvenne tra ilRos dei carabinieri, suo padre Vito Ciancimino, il medicoAntonino Cinà, il capo di Cosa nostra Toto Riina e Ber-nardo Provenzano. Il 30 dicembre 2009 il processo in

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Appello, giudicò Massimo Ciancimino innocente rispettoall’accusa di tentata estorsione e invece lo condannò perriciclaggio e intestazione fittizia di beni a tre anni e quat-tro mesi. Ai magistrati venne confermato l’impianto ac-cusatorio e riuscirono così a confiscare un patrimonio, dioltre sessanta milioni di euro.