il rapporto tra ragione e olocausto hannah...

Download IL RAPPORTO TRA RAGIONE E OLOCAUSTO HANNAH …liceoobicifilosofia.altervista.org/alterpages/files/HannahArend... · L’intera Dialettica dell’Illuminismo è percorsa dalla speranza

If you can't read please download the document

Upload: hacong

Post on 05-Feb-2018

221 views

Category:

Documents


4 download

TRANSCRIPT

  • Questo percorso di riflessione filosofica procede analizzando

    IL RAPPORTO TRA RAGIONE E OLOCAUSTO

    attraverso le analisi condotte sul tema da quattro autorevoli studiosi:

    HANNAH ARENDT, TH. ADORNO, MAX HORKHEIMER, ZYGMUNT BAUMAN

    La domanda che ci poniamo per procedere la seguente:

    possibile che lOccidente, illuminato dalla ragione e dalla forza che da essa scaturisce ed emana, non solo sul piano speculativo ma anche su quello pi specificamente pratico ed operativo, abbia

    potuto partorire e poi anche giustificare ideologicamente quello che Hannah Arendt definisce il male assoluto, impunibile e imperdonabile?

    Quale ragione ha permesso tutto questo?

    Seguiamo le analisi proposte dai nostri studiosi.

    HANNAH ARENDTFilosofa e studiosa di teoria della politica (Hannover 1906 - New York 1975), Hannah Arendt fu allieva di E. Husserl, K. Jaspers e M. Heidegger. Dopo l'avvento al potere del nazionalsocialismo e l'inizio delle persecuzioni nei confronti delle comunit ebraiche, Hannah abbandona la Germania nel 1933 attraversando il cosiddetto "confine verde" delle foreste della Erz. Passando per Praga, Genova e Ginevra giunge a Parigi, dove conosce e frequenta, tra gli altri, lo scrittore Walter Benjamin e il filosofo e storico della scienza Alexander Koir. Fino al 1951, anno in cui le verr concessa la cittadinanza statunitense, rimane priva di diritti politici. Nel 1961 Hannah Arendt segu le 120 sedute del processo Eichmann come inviata del settimanale New Yorker a Gerusalemme. Adolf Eichmann aveva coordinato durante il nazismo l'organizzazione dei trasferimenti degli ebrei verso i vari campi di concentramento e di sterminio ma era scampato alla cattura dei gerarchi e collaboratori. Nel maggio 1960 agenti israeliani lo catturarono in Argentina, dove si era rifugiato, e lo portarono a Gerusalemme. Processato da un tribunale israeliano, nella sua difesa tenne a precisare che, in fondo, si era occupato "soltanto di trasporti" Pi volte ripet, sorprendendo i giudici, di avere letto Kant e di aver applicato (certo in modo assolutamente originale e mai cos lontano dallo spirito dellautore, segno gi questo di assenza di capacit di pensiero autonomo) la formula dellimperativo categorico. In verit, sottolineer Arendt: laveva distorta facendola divenire agisci come se il principio delle tue azioni fosse quello stesso del legislatore o della legge del tuo paese. Eichmann fu condannato a morte mediante impiccagione e la sentenza fu eseguita il 31 maggio del 1962.

    Il resoconto di quel processo e le considerazioni che lo concludevano furono pubblicate sulla rivista e poi riunite nel 1963 nel libro "La banalit del male" (Eichmann a Gerusalemme).In questo libro Hannah Arendt analizza la normalit del male nella societ odierna con le sue nefaste conseguenze ma sottolinea anche limportanza della facolt di pensare pu evitare le azioni malvagie, ripristinando una fiducia nellesercizio del pensiero anche a fondamento delletica.

    Una mezza dozzina di psichiatri lo aveva dichiarato "normale", e uno di questi, si dice, aveva esclamato addirittura: "Pi normale di quello che sono io dopo che l'ho visitato", mentre un altro

  • aveva trovato che tutta la sua psicologia, tutto il suo atteggiamento verso la moglie e i figli, verso la madre, il padre, i fratelli, le sorelle e gli amici era "non solo normale, ma ideale". (.)Non era stupido, era semplicemente senza idee. Quella lontananza dalla realt e quella mancanza di idee, possono essere molto pi pericolose di tutti gli istinti malvagi che forse sono innati nell'uomo. Questa fu la lezione di Gerusalemme. Ma era una lezione, non una spiegazione del fenomeno, n una teoria. Per la lettura: Selezione antologica da La banalit del male)

    Le origini del totalitarismo stato scritto da Hannah Arendt nel 1951. Riconosciuta alla sua pubblicazione come la trattazione pi completa del totalitarismo, quest'opera continua da molti ad essere considerata il testo definitivo sulla storia dei regimi totalitari o quantomeno delle loro incarnazioni del XX secolo.

    Lopera inizia con una disamina delle cause dell'antisemitismo europeo nel primo e medio XIX secolo, continuando con un esame dell'imperialismo coloniale europeo dal 1884 alla prima guerra mondiale. L'ultima parte tratta delle istituzioni e delle azioni dei movimenti totalitari, esaminando in maniera approfondita le due pi pure forme di governo totalitario del Novecento: quelle cio realizzatesi nella Germania del nazismo e nella Russia di Josif Stalin.L'autrice analizza la trasformazione delle classi sociali in masse, il ruolo della propaganda nel mondo non totalitario e l'uso del terrore, condizione necessaria a questa forma di governo. Nel capitolo conclusivo, la Arendt definisce l'alienazione e la riduzione dell'uomo a una macchina come requisiti necessari al dominio totale.

    Questultima trattazione risulta particolarmente interessante per avviare una riflessione su un possibile rapporto tra modernit scientifica e tecnologica, uso strumentale della ragione e Olocausto e altri sistemi di sterminio destinati e ripresentarsi.

    I campi di concentramento: un attentato ontologico allumanit.

    La societ di morenti instaurata nei campi lunica forma di societ in cui sia possibile impadronirsi interamente delluomo() L'ideologia totalitaria non mira alla trasformazione delle condizioni esterne dell'esistenza umana n al riassetto rivoluzionario dell'ordinamento sociale, bens alla trasformazione della natura umana che, cos com', si oppone al processo totalitario. I Lager sono i laboratori dove si sperimenta tale trasformazione, e la loro infamia riguarda tutti gli uomini, non soltanto gli internati e i guardiani. Non in gioco la sofferenza, di cui ce n' stata sempre troppa sulla terra, n il numero delle vittime. in gioco la natura umana in quanto tale () I regimi totalitari hanno scoperto, senza saperlo, che ci sono crimini che gli uomini non possono n punire n perdonare. Quando l'impossibile stato reso possibile, diventato il male assoluto, impunibile e imperdonabile, che non poteva pi essere compreso e spiegato coi malvagi motivi dell'interesse egoistico, dell'avidit, dell'invidia, del risentimento, della smania di potere, della vigliaccheria; e che quindi la collera non poteva vendicare, la carit sopportare, l'amicizia perdonare, la legge punire. Come le vittime delle fabbriche della morte o degli antri dell'oblio non sono pi umane agli occhi dei loro carnefici, cos questa nuova specie di criminali sono al di l persino della solidariet derivante dalla consapevolezza della peccabilit umana. () Un'unica cosa sembra certa: possiamo dire che il male radicale comparso nel contesto di un sistema in cui tutti gli uomini sono diventati egualmente superflui. () Il pericolo delle invenzioni totalitarie che oggi, con la popolazione e lo sradicamento in rapido aumento dovunque, intere masse di uomini sono di continuo rese superflue nel senso della terminologia utilitaristica. come se le

    http://www.liceoamaldi.it/userfiles/file/didattica/educazione_pace_cittadinanza/La%20banalit%C3%A0%20del%20male%20(estratto).pdf

  • tendenze politiche, sociali ed economiche dell'epoca congiurassero segretamente con gli strumenti escogitati per maneggiare gli uomini come cose superflue. () C' da temere che i campi di concentramento e le camere a gas, che rappresentano indubbiamente la soluzione pi sbrigativa del problema del sovrappopolamento, della superfluit economica e dello sradicamento sociale, rimangano non solo di monito, ma anche di esempio. Le soluzioni totalitarie potrebbero sopravvivere alla caduta dei loro regimi sotto forma di tentazioni destinate a ripresentarsi ogni qual volta appare impossibile alleviare la miseria politica, sociale od economica in maniera degna dell'uomo

    Hannah Arendt ha messo cos in luce come, lungi dallescludersi mutuamente, la barbarie e lavanzare della modernit possano convivere e come lunico antidoto sia una progressiva autocorrezione intrapresa dalla modernit stessa che faccia leva sulletica e sulla riappropriazione della capacit di pensare che nei totalitarismi veniva invece soffocata dal dovere dellubbidienza.

    Il nazismo ha distrutto il senso comune dellagire umano instaurando una societ di morenti nei campi di concentramento. Ha cos generato un supersenso ideologico con cui ha logicamente giustificato camere a gas e forni crematori.

    Una lucida follia

    Il tentativo totalitario di rendere superflui gli uomini riflette l'esperienza delle masse moderne, costrette a constatare la loro superfluit su una terra sovrapopolata. La societ dei morenti, in cui la punizione viene inflitta senza alcuna relazione con un reato, lo sfruttamento praticato senza un profitto e il lavoro compiuto senza un prodotto, un luogo dove quotidianamente si crea l'insensatezza. Eppure, nel contesto dell' ideologia totalitaria, nulla potrebbe essere pi sensato e logico: se gli internati sono dei parassiti, logico che vengano uccisi col gas; se sono dei degenerati, non si deve permettere che contaminino la popolazione; se hanno un' anima da schiavi (Himmler), non il caso di sprecare il proprio tempo per cercare di rieducarli. Visti attraverso le lenti dell'ideologia, i campi hanno quasi il difetto di aver troppo senso, di attuare lo dottrina con troppa coerenza

    Mentre distrugge tutte le connessioni di senso con cui normalmente si calcola e si agisce, il regime impone una specie di supersenso, che in realt le ideologie avevano in mente quando pretendevano di aver scoperto la chiave della storia o la soluzione degli enigmi dell'universo. Al di sopra dell' insensatezza della societ totalitaria insediato, come su un trono, il ridicolo supersenso della sua superstizione ideologica. Le ideologie sono opinioni innocue, acritiche e arbitrarie solo finch nessuno vi crede sul serio. Una volta presa alla lettera la loro pretesa di validit totale, esse diventano il nucleo di sistemi logici in cui, come nei sistemi dei paranoici, ogni cosa deriva comprensibilmente e necessariamente, perch una prima premessa viene accettata in modo assiomatico.

    La follia di tali sistemi non consiste tanto nella prima premessa, quanto nella logicit con cui sono costruiti. La curiosa logicit di tutti gli ismi, la loro fede ingenua nell'efficacia redentrice della devozione caparbia senza alcun riguardo per i vari fattori specifici, racchiude gi in s i primi germi del disprezzo totalitario per la realt e la fattualit. [...]

    Per la lettura: selezione antologica da Le origini del totalitarismo

    http://www.liceoimperia.it/pari_opp/lavori/elaborati/5C_FIL_Hannah_Arendt_Le_origini_del_totalitarismo.pdf

  • ADORNO E HORKHEIMER Se Hannah Arendt vede nelluomo la capacit di riappropriarsi del potere del pensiero e della riflessione per una sorta di riparazione del danno dalla modernit utilitaristica, pi pessimista appare ad una prima lettura la posizione di Adorno e Horkheimer, esponenti della Scuola di Francoforte (fondata nel 1923 ma pi nota soprattutto negli anni che vanno dal 49 al 52, quando i suoi esponenti rientrano dallesilio a cui erano stati costretti dallavvento del nazismo). Secondo i due filosofi la barbarie come unombra che pedina sempre la modernit e che mai pu essere scacciata. In ci, molti (tra cui Habermas) hanno visto un pessimismo radicale, quasi una disperazione assoluta. In realt, sostiene Diego Fusaro, leggendo in trasparenza il testo principale di Adorno e Horkheimer (Dialettica dellIlluminismo, 1947), si pu notare come esso sia percorso non gi da disperazione, bens da sconsolazione e sconforto, il che non esclude in toto che la modernit possa redimersi. Ad avvalorare quanto detto, citiamo un passaggio dellopera: "senza speranza, non la realt, ma il sapere che - nel simbolo fantastico o matematico - si appropria la realt come schema e cos la perpetua". Lintera Dialettica dellIlluminismo percorsa dalla speranza che, qualora lIlluminismo riesca a capirsi meglio, esso possa parzialmente sottrarsi a quella domanda martellante che compare fin dalle prime pagine dellopera: "perch lumanit, invece di entrare in uno stato veramente umano, sprofonda in un nuovo genere di barbarie?". In realt, Adorno e Horkheimer notano che quel genere di barbarie (Auschwitz) non del tutto nuovo, anzi un qualcosa di vecchio come il mondo: tuttavia, come se l, ad Auschwitz, esplodesse quanto era inscritto nella cultura occidentale, dove la filosofia ha una sua responsabilit, cosicch il pensiero chiamato a riflettere sulle proprie colpe. In questo senso, lopera si presenta come una "preistoria filosofica dellantisemitismo", secondo la calzante espressione adoperata dai due autori di quella che passata alla storia come "Scuola di Francoforte". Adorno e Horkheimer ritengono che dopo Auschwitz gran parte delle visioni del mondo siano diventate spazzatura e che la filosofia debba rompere con il proprio passato. Da tempo i filosofi, tra cui Hegel, sforzandosi di fornire una spiegazione coerente e globale della realt, hanno finito per razionalizzare lirrazionale, armonizzare il disarmonico. Ma tutto ci adesso non pu essere accettato. In altre parole, davanti allimmane tragedia di Auschwitz qualsiasi forma di giustificazionismo, come la filosofia di Hegel, basata sullequazione di ragione e realt espressa nella formula tutto ci che reale razionale, e tutto ci che razionale reale, non pu essere tollerata, si tratta di un ingiustificabile giustificazionismo.

    "Dal momento in cui la ragione divenne lo strumento del dominio esercitato dalluomo sulla natura umana ed extraumana - il che equivale a dire: nel momento in cui nacque -, essa fu frustrata nellintenzione di scoprire la verit. Ci dovuto al fatto che essa ridusse la natura alla condizione di semplice oggetto e non seppe distinguere la traccia di se stessa in tale oggettivazione. [] Si potrebbe dire che la follia collettiva imperversante oggi, dai campi di concentramento alle manifestazioni apparentemente pi innocue della cultura di massa, era gi presente in germe nelloggettivazione primitiva, nello sguardo con cui il primo uomo vide il mondo come una preda ",

    Horkheimer, Eclissi della ragione

    Il trionfo della ragione soggettiva

    Secondo lanalisi condotta ne La dialettica dell illuminsmo, (1947) lilluminismo da un lato esprime il pensiero borghese moderno che, partendo da Cartesio e Bacone, celebra i suoi trionfi nella cultura del Settecento e, pi tardi, nel positivismo e nel pragmatismo. Dallaltro anche logica del dominio, ossia quella serie di atteggiamenti, tipici della prassi dellOccidente, che

  • perseguono lideale di una razionalizzazione del mondo tesa a renderlo plasmabile e soggiogabile da parte delluomo. E il trionfo della ragione soggettiva, presente nella civilt industriale, volta al dominio della natura e degli uomini, che risolve la razionalit nella funzionalit, allontanandosi cos dalla ragione oggettiva e universale che invece dovrebbe fungere da criterio del conoscere e dellagire.

    Lilluminismo inteso come logica del dominio viene a coincidere con la storia universale, anche se il suo apice rappresentato dalla moderna societ capitalistica-industriale, che include la pianificazione dello sterminio degli ebrei per raggiungere una sorta di mondo migliore o societ perfetta con gli strumenti tecnologici pi avanzati. Cos, alla base dellilluminismo stesso e quindi dellintera civilt industriale, Horkheimer e Adorno individuano una dialettica auto-distruttiva in quanto la pretesa di accrescere sempre di pi il potere sulla natura tende a rovesciarsi in un progressivo dominio delluomo sulluomo e in un generale asservimento dellindividuo al sistema sociale:, con gli effetti devastanti della sventura disumanizzante.

    lIlluminismo ha perseguito da sempre lobiettivo di togliere agli uomini la paura e di renderli padroni. Ma la terra interamente illuminata splende allinsegna di trionfale sventura.

    Horkheimer, Adorno, La dialettica dell illuminsmo, 1947

    ZYGMUNT BAUMAN

    Il tema della modernit che, nata da una urgente e liberatoria applicazione della ragione, usa poi questultima per giustificarsi in altri scopi, assoggettandola, ritorna in Zygmunt Bauman (Pozna, 19 novembre 1925). Sociologo e filosofo polacco nato da genitori ebrei non praticanti a Pozna, in Polonia, Bauman fugg nella zona di occupazione sovietica dopo che la Polonia fu invasa dalle truppe tedesche nel 1939 all'inizio della seconda guerra mondiale, per poi emigrare in Israele ed infine a Leeds. E oggi considerato tra i pi autorevoli studiosi mondiali della societ contemporanea.

    Modernita e Olocausto

    Che rapporto pu esserci stato tra nazismo e razionalit? Secondo Bauman (Modernit e Olocausto, 1992) stata la razionalit la vera arma che ha permesso al nazismo di spingersi cos oltre, una razionalit con la quale ingannare non solo una intera nazione trasformandola da spettatrice a complice, ma anche le stesse vittime, che finirono per il credere ad una burocrazia organizzata nello sfruttarne le capacit lavorative. Gli stessi ebrei, oltre che nei campi di concentramento attraverso lo scomodo lavoro operato dal Sonderkommando, carnefici ebrei, collaboravano pi o meno inconsapevolmente anche al rastrellamento degli ebrei nei ghetti, e i consigli ebraici, gli Judenraete, erano incaricati di stilare le liste dei deportati nei campi. La politica burocratica nazista comp infatti notevoli sforzi per dare un ordine logico non solo per i subordinati interni, ma anche per le stesse vittime del massacro, convinte di far parte di un perfetto meccanismo che attraverso la collaborazione si sarebbe man mano snellito e quindi estinto: i consigli dei ghetti erano perci persuasi di condannare cento connazionali per salvarne mille, senza rendersi mai conto della portata della tragedia che li vedeva complici inconsapevoli, essendo barricati dietro la vana speranza di avere davanti ancora la possibilit di scegliere. Paradossalmente la stessa ghettizzazione del popolo ebraico apparve alle vittime, perlomeno inizialmente, come una forma di salvaguardia per il popolo ebraico dal pericolo dei pogrom e delle sempre pi quotidiane vessazioni subite, inducendo di conseguenza i kheila , ovvero i consigli degli anziani che allinizio fecero da intermediari tra nazisti

  • ed ebrei, a non opporsi ad un tale provvedimento ed anzi a presentarlo al resto della comunit come positivo.Considerato come un'operazione complessa mirante ad uno scopo, l'Olocausto pu fungere da paradigma della razionalit burocratica moderna. Quasi tutto venne fatto con l'intento di massimizzare il risultato riducendo al minimo i costi e gli sforzi. Quasi tutto (nell'ambito del possibile) venne fatto per sfruttare le capacit e le risorse di tutti gli attori coinvolti, compresi coloro che erano destinati a diventare le vittime dell'operazione nel caso in cui essa fosse riuscita. Quasi tutte le pressioni irrilevanti o contrarie allo scopo dell'operazione furono neutralizzate o direttamente eliminate. La storia dell'organizzazione dell'Olocausto potrebbe a buon diritto essere assunta come modello di gestione scientifica. Ci sarebbe effettivamente avvenuto, se la condanna morale e politica dei suoi obiettivi non fosse stata imposta al mondo dalla sconfitta militare dei suoi ideatori. E oggi non mancherebbero illustri ricercatori che farebbero a gara per studiare e generalizzare l'esperienza dell'Olocausto a beneficio di un'organizzazione pi avanzata dell'attivit umana

    Quale lezione ci ha lasciato lOlocausto

    La lezione dell'Olocausto sta nella facilit con cui la maggior parte degli individui - in una situazione nella quale non esiste una scelta buona, o che rende quest'ultima assai costosa - prende le distanze dalla questione del dovere morale (o non riesce a porsela correttamente), adottando invece i precetti dell'interesse razionale e dell'autoconservazione. "In un sistema in cui la razionalit e l'etica spingono in due direzioni diverse, l'umanit subisce i danni maggiori". Il male pu svolgere il suo sporco lavoro, sperando che la maggior parte degli individui si astenga dal compiere gesti avventati ed imprudenti; e resistere al male avventato e imprudente. Il male non ha bisogno n di seguaci entusiasti, n di un pubblico plaudente. Baster l'istinto di conservazione, incoraggiato dal pensiero che induce a dire: non ancora il mio turno, grazie a Dio, mentendo ora posso ancora salvarmi.C' poi un'altra lezione che troviamo nell'Olocausto, e di non minore importanza. Se la prima lezione contiene un avvertimento, la seconda offre una speranza; la seconda che rende la prima meritevole di essere ribadita.La seconda lezione ci dice che non affatto scontato o inevitabile porre l'autoconservazione al di sopra del dovere morale. Si possono subire pressioni in questo senso, ma non si pu essere costretti a farlo, e di conseguenza non si possono scaricare le proprie responsabilit su coloro che esercitano le pressioni. "Non importa quante persone abbiano preferito il dovere morale alla razionalit dell'autoconservazione, ci che importa che qualcuno l'abbia fatto". Il male non onnipotente. possibile resistergli. La testimonianza di coloro che effettivamente gli hanno opposto resistenza scuote la validit della logica dell'autoconservazione. Mostra ci che essa , in ultima analisi: "una scelta". Ci chiediamo quante persone debbano sfidare questa logica affinch il male sia ridotto all'impotenza. Esiste una soglia magica di resistenza al di l della quale la tecnologia del male cessa di funzionare?

    Per la lettura:da Modernit e Olocausto

    A conclusione, ma con lo scopo di sollecitare ulteriori riflessioni, segnalo queste parole di Umberto Galimberti:

    Tra la clava e la tecnologia non c differenza, se a promuovere luna e laltra la volont di distruzione o assimilazione. Sotto luna o laltra forma, ci che si nasconde lincapacit di concepire luomo come altro da ci che noi occidentali siamo divenuti

    Umberto Galimberti, I miti del nostro tempo, 2009, p.385

    http://www.sephirot.it/sites/default/files/archivio/allegati/Zygmunt%20Bauman%20Modernit%C3%83%C2%A0%20e%20olocausto%20%20%20%201992%5B1%5D.pdf