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�l primo teatro di Cagliari - se si esclude l’anfiteatro romano - sorse intorno alla metà del Settecento. Era molto piccolo (trenta palchi in tutto, oltre al palco reale) e occupava una parte del palazzo dell’Università, situato di fronte alla torre trecentesca di San Pancrazio. Questo teatro, tuttavia, ebbe vita breve: la sua attività cessò, infatti, nel 1764. Alla progettazione di un nuovo teatro lavorò l’architetto Saverio Belgrano, ma solo l’intervento di un privato, il barone Francesco Zapata, che s’impegnò a costruirlo a sue spese, ne rese possibile la realizzazione. Il nuovo teatro, chiamato Regio, anch’esso ubicato in Castello, aprì i battenti verso il 1770. Le prime stagioni fu-rono organizzate dallo stesso proprietario: opere buffe, balletti, commedie e balli. Sicché questo te-atro fu per molti anni centro della vita mondana di Cagliari.

Secondo il costume del tempo, l’assegnazione dei posti a teatro non era casuale, ma dove-va rispecchiare la composizione della società cittadina. La loggia reale spettava al Viceré, mentre la nobiltà disponeva dei palchi del primo e del secondo ordine. Le “dame di civile condizione” oc-cupavano, invece, quelli del terzo ordine. L’attribuzione dei palchi avveniva per sorteggio. Il po-polo poteva trovare posto in platea, mentre i militari e la servitù dei nobili dovevano acconten-tarsi del loggione.

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Nel marzo 1799 la famiglia reale, lasciata Torino oc-cupata dai francesi, approdò a Cagliari. Il Regio, unico loca-le adatto per spettacoli e ricevimenti, fu restaurato e riprese a funzionare con lavori di prosa e opere liriche. Vi si tennero anche feste aperte a tutti e molto frequentate, specie quando vi assisteva la famiglia reale.

Nei primi decenni dell’Ottocento, per le gravi difficoltà economiche in cui versava la Sar-degna, al Regio non si rappresentarono più opere liriche. La situazione si sbloccò solo nel 1831, allorché il Comune di Cagliari acquistò il teatro dalla famiglia Zapata, in cambio di una vigna.

� Il Teatro Civico di Cagliari in una foto scattata nei secondi anni Tren-ta. La sala aveva 84 palchi, su quattro ordini, più il loggione e la pla-tea, con una capienza che si aggirava intorno ai mille spettatori, ed era ornata di stucchi dorati su fondo bianco.

�Per l’inaugurazione delle Ferrovie Sarde, nel luglio 1880, al Teatro Civico si tenne un sontuoso banchetto, offerto dal Municipio di Caglia-ri. Un altro grande ricevimento fu quello organizzato nel 1841 per la visita del re Carlo Alberto e del principe ereditario Vittorio Emanuele.

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Radicalmente ristrutturato, alla fine dei lavori il locale esibiva 84 palchi, su

quattro ordini, più la platea e il loggione, e poteva accogliere circa mille spettatori. L’inaugurazione del nuovo teatro, non più “Regio” ma “Civico”, avvenne il 2

ottobre 1836 con l’opera “Anna Bolena” di Donizetti. Le stagioni operistiche ripresero alla gran-de, incontrando il favore del pubblico di alto rango. Tra i tanti eventi che si susseguirono, ne ri-cordiamo uno fra tutti: il grande ricevimento in onore del re Carlo Alberto e del principe eredita-rio Vittorio Emanuele, in visita a Cagliari nel 1841.

Nel 1859 comparve “sulla scena” cittadina un nuo-vo teatro, progettato e costruito dal biellese Antonio Cerruti nell’odierno viale Regina Margherita (all’epoca “su stra-doni”). Si trattava di un locale all’aperto, con un vasto palcoscenico, una spaziosa platea, due ordini di gallerie e il loggione. Poteva contenere più di duemila spettatori. In questo teatro si alternarono commedie, drammi, opere li-riche, varietà ed esibizioni circensi. Nel 1869 fu realiz-zata una copertura mobile di legno che consentì di prolun-gare l’attività alle ore serali. Proprio allora il Nuovo Te-atro Diurno, così veniva chiamato, prese il nome del suo proprietario, diventando il Teatro Cerruti. A differenza del Civico, frequentato da aristocrazia e alta borghesia, il pubblico del Cerruti era composto principalmente da com-mercianti e piccola borghesia.

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Intorno al 1890, con la città in grande espansio-ne, si cominciò a sentire l’esigenza di una nuova sala, più ampia del Civico e più elegante del Cerruti. Nel 1896 i fratelli Boero rilevarono il Teatro Cerruti, ormai fa-tiscente, e lo modernizzarono. Nacque così il Politeama Regina Margherita. La sala, con i suoi 44 palchi, due gallerie ed un ampio caffè, aveva una capienza di ol-tre duemila spettatori e vi si potevano tenere spettaco-li di ogni genere. Fu inaugurato il 25 dicembre 1897 con “L’Africana” di Meyerbeer. Il successo fu così clamoroso che ad alcuni neonati venne dato il nome Vasco, come il protagonista dell’opera. Il carattere eclettico del teatro si manifestò con l’alternarsi di generi diversi: lirica, prosa, operetta, dramma, varietà, spettacoli circensi e persino incontri di lotta libera. Il 13 aprile 1899 vi fu rappre-sentata la “Carmen” di Bizet in serata di gala, presenti i reali Umberto I e Margherita di Savoia.

�Nel giugno del 1939, il Teatro Civico ospitò una grande serata di gala in onore dei principi Umberto e Maria José di Savoia. Nella foto, gli augusti personaggi rispondono agli applausi del pubblico dal palco reale.

�L’esterno del Politeama Carboni, in una foto scattata nel 1900 durante un torneo storico. Tutto in legno, fu uno dei tan-ti piccoli teatri a carattere popolare sorti a Cagliari nell’Ot-tocento. Venne costruito da Michele Carboni, attivo e lungi-mirante imprenditore cui si deve anche il primo stabilimento balneare della città.

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Nello stesso anno, in piazza del Carmine fu inaugurato un nuovo teatro a carattere po-polare: il Politeama Carboni. Era tutto in legno e, nei pochi anni in cui fu attivo, mise in scena commedie, drammi, serate di varietà e spettacoli circensi. Fu il più importante tra i piccoli teatri sorti a Cagliari nell’Ottocento che, nonostante la brevità della loro vita, esercitarono una funzio-ne culturale non trascurabile.

Nel frattempo, il Civico aveva perso i favori del pubblico, che ormai prediligeva gli spettaco-li del Politeama Regina Margherita. Pertanto, nel 1911 il Comune concesse all’impresa Cadeddu di trasformarlo in cinematografo, attività assai promettente dal punto di vista degli incassi. Il Civico cessò quindi di essere un con-corrente e, per molti anni, il Politeama fu l’unico teatro a ospitare l’opera. Le sue “prime” diventarono così i prin-cipali eventi mondani e culturali della città. Richiama-vano gli appassionati e costituivano una ghiotta occasio-ne per esibire le toilette alla moda. Nel 1916, per dirige-re la “Cavalleria Rusticana”, il Politeama riuscì ad ave-re nientemeno che l’autore Pietro Mascagni, considerato allora il massimo compositore italiano vivente.

Intorno agli anni Venti, il Civico riprese l’attività teatrale, proponendo stagioni di prosa ad alto livello e ma-nifestazioni di musica da camera e sinfonica organizza-te dalla neonata Accademia dei Concerti, mentre la lirica

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� Il Politeama Regina Margherita durante la serata di gala del 13 aprile 1899, nella quale fu rappresentata la “Carmen” di Bizet. Presenti, nel palco reale, i sovrani Umberto e Margherita di Savoia.

�Il tenore cagliaritano Piero Schiavazzi, idolo dei suoi concittadini, in costume di scena. La foto risa-le ai primi del Novecento, quando il grande tenore partecipò a un “Corso di recite straordinarie” che si tenne al Politeama Regina Margherita.

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ritornò solo a partire dal 1932. Nel 1939 al Civico si svolse una grande serata di gala in onore dei principi di Piemonte, Umberto e Maria José, in visita a Cagliari. Fu un avvenimento memorabi-le. Al Politeama Margherita, intanto, continuavano ad alternarsi artisti prestigiosi e interpreti di

grido: da Leopoldo Fregoli a Carmen Melis, da Elsa Merlini a Ettore Petrolini... Ma, ahimé, le vicende di questi due teatri “concorrenti”, che tanto avevano fatto sognare generazioni di cagliaritani, stavano per concludersi nel modo più drammatico. Nel 1942 il Politeama Re-gina Margherita fu distrutto da un incendio e, ironia della sorte, l’an-no successivo un bombardamen-to rase al suolo il Teatro Civico. Ma anche le guerre finiscono, e la vita ricomincia... Così, nuovi tea-tri presero il posto di quelli perduti e il pubblico cagliaritano tornò ad appassionarsi e a sognare.

�Spettacolo operistico al Politeama Regina Margherita. Siamo alla fine degli anni Venti e il vastissimo tea-tro, nel pieno del suo successo, si presenta gremito all’inverosimile di spettatori.

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