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26/04/201726/04/2017Titolo Presentazione
Il tempo e lo spazio degli dei.
L’archeologia del culto nel mondo greco ed ellenizzato
prof. Enzo Lippolis
dott.ssa Valeria Parisi
a.a. 2016/2017
Un insieme coerente di materiali – di diversa
tipologia e natura, ma accomunati dal fatto di essere
stati coinvolti a vario titolo nell’attività rituale – il cui
accumulo all’interno o in prossimità di un’area sacra non
è dovuto a ragioni accidentali, ma a una scelta
intenzionale
V. Parisi, in E. Lippolis, G. Rocco, Archeologia greca,
Milano 2011, p. 95
Definizione di deposito votivo
A. Comella,
Tipologia e diffusione dei complessi
votivi in Italia in epoca medio- e tardo-
repubblicana. Contributo alla storia
dell'artigianato antico, in MEFRA, 93,
1981.
Si è voluto sovente fare una distinzione tra depositi,
stipi e scarichi, ma le fonti o la stessa documentazione
archeologica sembrano non legittimare tali differenze:
si può solo distinguere il carattere intenzionale o meno
del deposito, mentre molto spesso i materiali votivi
sono stati usati come riempimento, confusi con la terra
in cui giacevano, anche se si riconosce la volontà di
lasciare al dio ciò che gli è stato dedicato.
M. Torelli,
Dei e artigiani. Archeologie delle colonie greche
d’Occidente, Roma-Bari 2011, p. 114
Contesto topografico e spaziale
Condizioni di giacitura e modalità di formazione
Morfologia
Contenuto
Come si studia un deposito votivo?
Inizio V sec. a. C. Metà V sec. a. C.
Seconda metà IV sec. a. C.
Le fasi del sacello
Locri, Contrada Parapezza. Santuario di Demetra
Thesmophoros (metà VI-metà III sec. a. C.)