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Saronno, Villa Gianetti, via Roma 20 8-23 settembre 2012 Inaugurazione sabato 8 settembre, ore 17.00 Orari: da lunedì a venerdì 15.30/18.30 Sabato e domenica: 10/12 e 15.30/18.30. Ingresso libero [email protected]; www.comune.saronno.va.it Ufficio Stampa della mostra: Maria Oroso 3474533449 info@asssociazioneflangini.eu; www.associazioneflangini.eu In mostra sono disponibili strumenti ottici per ipovedenti con il contributo di con la sponsorizzazione di CITTÀ DI SARONNO ASSESSORATO AI GIOVANI FORMAZIONE, CULTURE E SPORT PARI OPPORTUNITÀ con il patronato di con il patrocinio di SARONNO, CORSO ITALIA, 135 - VIA P. L. MONTI,15/A

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Page 1: Inaugurazione sabato 8 settembre, ore 17 · Saronno, Villa Gianetti, via Roma 20 8-23 settembre 2012 Inaugurazione sabato 8 settembre, ore 17.00 Orari: da lunedì a venerdì 15.30/18.30

Saronno, Villa Gianetti, via Roma 208-23 settembre 2012Inaugurazione sabato 8 settembre, ore 17.00

Orari: da lunedì a venerdì 15.30/18.30 Sabato e domenica: 10/12 e 15.30/18.30. Ingresso libero [email protected]; www.comune.saronno.va.itUfficio Stampa della mostra: Maria Oroso [email protected]; www.associazioneflangini.euIn mostra sono disponibili strumenti ottici per ipovedenti

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Città di SaronnoAssessorAto Ai GiovAni

FormAzione, Culture e sportpAri opportunità

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Saronno, Villa Gianetti, 8-23 settembre 2012

Arte e CinemA

GiuSeppe FLAnGini

Giuseppe Flangini & Vincente minnelli

InaugurazIone Sabato 8 settembre, ore 17Presentazione di elena PontiggiaOrari: da lunedì a venerdì 15.30/18.30Sabato e domenica: 10/12 e 15.30/18.30 Ingresso libero

uffIcIo StamPa della moStramaria oroso 3474533449e-mail: [email protected]:cultura@comune.saronno.va.itwww.comune.saronno.va.itwww.associazioneflangini.eu

concertoomaggio a giuseppe flanginiensemble diretta da maurizio moretta, direttore artistico del festival del lago di como

Colto, bello, elegante, dotato di grande fascino, Giuseppe Flangini sentì fortissimo il de-siderio di darsi totalmente all’arte e all’arte dedicò tutta la sua esistenza e probabilmente anche la vita, se morì come si suppone, per avvelenamento da colore.Giuseppe Flangini, primo di cinque figli, nacque a Verona il 12 ottobre 1898.Conseguito il diploma alla Scuola Normale “A. Manzoni” di Verona il 27 giugno 1916, iniziò presto la professione di insegnante elementare che continuò anche dopo il suo trasferimento a Milano, avvenu-to nel 1944.Fino a quel momento Flangini fu “per così dire, polivalente: pedagogo o insegnante, commediografo, pittore, disegnatore, dotato di uno strano potere in ogni campo si cimentasse. Poi la pittura prevalse, ma rimasero svegli in lui, non separati né addormentati, gli interessi multipli, la cultura indetermina-ta. E tutto ciò con l’umiltà di un’apparente bonomia dialettale, di un esprimersi che smorza la grandez-za del tono” (Gilberto Altichieri). Disegnò manifesti e copertine di libri, si dedicò alla pittura e al teatro, collaborando con la rivista teatrale “Controcorrente”. Il mondo del palcoscenico gli permise di stringere amicizie durature con attori (Nico Pepe, Sarah Ferrati, Tino Carraro) e registi ( Carlo Terron, Diego Fabbri). Tra gli artisti a lui con-temporanei annoverò quali amici Pigato, Vitturi, Albertini, Semeghini, Oliboni, Arturo Martini, che lo ritrasse in un famoso busto, Sassu, Migneco, Carlo Carrà, Aldo Carpi, Consadori.La sua prima esposizione fu quella, significativa per il clima culturale del periodo, organizzata dalla So-cietà di Belle Arti a Verona nel 1921. Da quell’anno partecipò, tranne qualche breve interruzione, a tut-te le biennali nazionali fino al 1963 (postuma). Varie e importanti le manifestazioni artistiche alle quali prese parte. Tra le più prestigiose le esposizio-ni all’Opera Bevilacqua La Masa di Venezia, alla Quadriennale d’Arte di Roma e le mostre tenute al Pa-lazzo della Permanente di Milano, ininterrottamente dal 1948 al 1961 Numerosi i premi e i riconosci-menti anche stranieri (Bucarest, Premio Suzzara, Premio Dalmine, Premio Gallarate, Premio Marzotto) e le personali a scadenza quasi annuale in Italia, a Milano, Bergamo, Como, Gallarate, Piacenza, Rove-reto, Riva, Venezia, Forlì, e all’estero: Bucarest, Dusseldorf, Bonn, Vienna, Monaco, Charleroi, Bruxel-les, S. Paolo del Brasile, tra le tante.A Milano, dove si era trasferito nel 1944 e dove ritornava dopo lunghi soggiorni all’estero, si dedicò qua-si esclusivamente alla pittura, avviando scambi epistolari e animate discussioni, al Centro Artistico San Babila di Corso Venezia, con Lilloni, De Rocchi, Labò, Bartolini, Contardo Barbieri, e ancora Lanaro e Speranza, e a Forte dei Marmi con Carlo Carrà.I viaggi all’estero erano iniziati 1922: in quell’anno si era recato in Belgio per conoscere i parenti della giovane moglie, la pittrice Gina Zandavalli Flangini, emigrati per ragioni politiche. Divennero presto an-nuali “pellegrinaggi” nei luoghi che avevano ispirato gli impressionisti e successivamente una sorta di Wanderung nei musei di Parigi, Bruxelles, Bruges, Amsterdam, Monaco alla ricerca dei maestri ideali.Nel ritrarre il paesaggio, forte fu l’attrazione per l’ambiente caratterizzato dall’acqua, sia esso fluviale, marino o lacustre (quello montano è quasi esclusivamente trentino, ricordo della prima guerra mondia-le, del campo di prigionia e di due estati particolarmente felici, quella del 1959 e del 1960); per il pae-saggio urbano e industriale, per la rappresentazione del lavoro dei minatori, dei pescatori, degli scari-catori, degli allevatori, dei sabbionai, degli agricoltori: infatti il tema del lavoro, della fatica e dell’emi-grazione sono tra i temi fondanti della sua poetica.A partire dal 1950 approfondì la matrice espressionista della sua pittura. Nel 1955 a Wasmes, in Belgio, durante la lavorazione del film di Vincente Minelli su Van Gogh “Brama di vivere” disegnò e ritrasse attori, comparse e ambienti vangoghiani componendo lo storyboard del film.Durante una delle permanenze estive a Ostenda, probabilmente nel 1933, aveva stretto amicizia con En-sor con il quale, in numerose occasioni, si trovò a discutere d’arte. Ma la “lezione di Ensor fu più tema-tica che formale” (Elena Pontiggia): quadri come “Kermesse”, cioè la rappresentazione delle feste po-polari mascherate, sono una sorta di omaggio a Ensor, ma soprattutto approfondimento di un tema, cioè la maschera, molto caro a Flangini, uomo di teatro.“Gli ultimi anni di Flangini, dal 1959 al 1961, furono caratterizzati dalla nascita di un nuovo e felice cro-matismo riconducibile alle esperienze dei fauves e di Vlaminck in particolare. In opere come “Campa-gna a Charleroi” (1961), “Mulino a vento a Hetchel” (1960). “Paesaggio a Gilly” (1961) traspare una vi-sione più serena della vita, che si esprime oltre che nei temi anche nei toni gialli, ocra rossastri e bruni, vivaci e accesi in un’atmosfera tersa e pulita. “Faro di Ostenda” (1961) e soprattutto “Mulino a Bruges, ultima opera dell’artista rimasta incompiuta sul cavalletto del suo studio alla sua morte, restano come testimonianza del perdurare di una ricerca ancora aperta e vitale” ( A. Di Lieto).Nell’agosto del 1961 Flangini morì improvvisamente a Verona per avvelenamento da colore.

Biografia a cura dell’Associazione Culturale Giuseppe e Gina Flangini

Arte e CinemAGiuseppe Flangini&Vincente minnellia cura di elena PontiggiaSaronno, Villa gianetti, via roma 208-23 settembre 2012

CITTà DI SArONNOASSESSORATO AI GIOVANI, FORMAZIONE, CuLTuRE E SPORT

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In mostra sono disponibili strumenti ottici per ipove-denti grazie al contibuto di meditel - centro medico Po-lispecialistico e di ottica Bergamini, Saronno. Il percor-so è a cura dell’organizzazione di Volontariato flangini.

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lizza una serie di disegni e tempere (più tardi an-che alcuni dipinti) e diventa una sorta di “pittore ufficiale” del film. Quello che fissa sulla carta, comunque, non è l’aspetto divistico del cinema. Certo, ritrae Kirk Douglas di cui coglie l’espres-sione dolorosa e sgomenta, ma si sofferma so-prattutto sulle comparse, sugli elettricisti, su-gli attori che interpretano il ruolo dei minatori, sulla scenografia che ricostruisce i pozzi, le mi-niere, le case degli operai. Gli interessano i vol-ti segnati dalla fatica, le tragedie del lavoro, un dimesso corteo funebre con le bare trasportate su un carretto come se fossero anche loro sac-chi di carbone. Gli interessa la malinconia dei giorni senza sole, ma anche l’uscita dalle minie-re alla sera, quando il sole, se c’era, è tramon-tato da tempo.Tenendosi lontano dalla retorica populista, e af-fidandosi non all’ideologia ma a un colore sa-piente e a un disegno carico di tensione, Flan-gini sovrappone realtà e finzione, diario del film e diario della gente. E ci lascia di quei giorni un ricordo partecipe, che va oltre la pur fortuna-ta realizzazione di Brama di vivere. Perché lega la leggenda di Van Gogh alle vicende, ben poco leggendarie, della vita quotidiana.

dall’alto:

Il carrozzone verde, 1951, olio su cartone, 40x49.5 cm., Milano, collezione Galleria Ponte Ross

rue de Louvy (Bourinage), 1955, matite colorate, pastelli a cera, tempera, 17x22 cm.

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Città di SaronnoAssEssorATo Ai GioVAni, FormAzionECulTurE E sPorTPAri oPPorTuniTà

il legame tra l’arte figurativa e l’arte ci-nematografica trova una sintesi mirabi-le nella mostra artE CinEMa. Giuseppe Flangini e Vincente Minnelli sulla pelli-cola girata nel 1955 da Vincente minnel-li e ispirata alla vita di Vincent Van Gogh. l’esposizione è stata realizzata dall’Asso-ciazione Culturale Giuseppe e Gina Flan-gini di saronno, che in questi anni si è im-pegnata nella ricerca, in collezioni private e pubbliche sia in italia che all’Estero, di tele e disegni ispirati alla magistrale ope-ra cinematografica di Vincente minnelli.Giuseppe Flangini fu scelto come artista ufficiale sul set durante le riprese del ce-lebre e pluripremiato film, e quindi im-mortalò l’intero cast e i suoi protagoni-sti, fra cui spicca Kirk Douglas nel ruolo principale, documentando anche le scene all’aperto girate nei luoghi storici di van-goghiana memoria, in quei paesaggi in-confondibili, racchiusi fra il Belgio, l’olan-da e la Francia.Grazie al legame fra l’Associazione Giu-seppe e Gina Flangini e la nostra città possiamo ospitare questa originale e pre-stigiosa mostra, curata da Elena Pontig-gia, nella sede di Villa Gianetti dopo gli allestimenti presso l’Auditorium dell’Am-basciata d’italia a Washington DC e Pa-lazzo zuckermann a Padova. un’occasio-ne da non perdere per tutti i cittadini sa-ronnesi a nome dei quali desidero ringra-ziare sentitamente l’Associazione Giusep-pe e Gina Flangini.

Cecilia CavaterraAssessore ai giovani, formazione culture, sport e pari opportunità Comune di saronno

FLanGini SUL SEt di VinCEntE MinnELLidi Elena Pontiggia

Giuseppe Flangini ha avuto uno stretto rappor-to col Belgio. E non solo perché era la patria d’adozione di sua moglie, la pittrice Gina zan-davalli, che vi aveva vissuto a lungo con la fami-glia, ma anche perché era la patria di Ensor: un maestro che amava profondamente e che aveva conosciuto e frequentato a ostenda.in Belgio Flangini si era recato per la prima vol-ta nel 1922, appunto per conoscere i genitori di Gina, e da allora vi era tornato regolarmente, prima per le vacanze estive, poi in alcuni viaggi di studio per visitare i musei di Bruxelles o del-la vicina olanda.nel 1955 era passato da Wasmes, un villaggio nel cuore del Vallone dove Van Gogh aveva abi-tato nel 1880, e si era imbattuto nella troupe di Vincente minnelli che stava girando il film Bra-ma di vivere, dedicato appunto alla vita del pitto-re olandese.minnelli aveva allora cinquantadue anni - cin-que meno di Flangini - ed era al culmine della fama. nel 1951 aveva girato Un americano a Pa-rigi che aveva vinto l’oscar, nel 1953 aveva rea-lizzato il suo capolavoro, Spettacolo di varietà, e intanto il suo divorzio nello stesso 1951 da Judy Garland, da cui aveva avuto la figlia liza (la futu-ra interprete di New York New York), aveva riem-pito le pagine dei rotocalchi. nel cast di Brama di vivere, inoltre, lavoravano due star come Kirk Douglas, che interpretava Van Gogh, e Anthony Quinn, che recitava la parte di Gauguin per la quale vincerà l’oscar come miglior attore non protagonista nel 1957.Per Flangini, però, l’incontro con la troupe ave-va altri motivi di interesse. Certo, la trama del film gli sarà parsa ingenua (capita spesso quan-do viene romanzata la biografia degli artisti), ma aveva il merito di parlare di un maestro come Van Gogh che anche lui amava molto. solo tre anni prima, fra l’altro, aveva visto la sua grande retrospettiva a Palazzo reale, a milano. il film, poi, parlava della vita dei minatori: una vita fati-cosa, pericolosa (il disastro di marcinelle sareb-be avvenuto solo un anno dopo), che la sua sen-sibilità sentiva vicina.Così, ispirandosi al lavoro del set, Flangini rea-