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Ufficio Informazione Economica e Statistica 1
Indice1 del costo d’acquisto in euro delle materie prime
CCIAA di Milano – Ref.
Nel corso del quarto trimestre 2011, l’indice generale del costo di acquisto in euro delle materie prime
CCIAA di Milano – Ref. (Grafico 1) si attesta a 211,3 mostrandosi quasi invariato nel corso del trimestre e
registrando una variazione congiunturale del 0,14%. Mentre in ottobre l’indice ha subito un calo del
�2,14%, sulla scia dei ribassi che hanno caratterizzato molte commodities in novembre e dicembre l’indice
ha recuperato quota, aumentando rispettivamente dell’1,14% e dell’1,18%.
A livello tendenziale, invece, l’aumento è stato dell’8,10%, in sensibile calo rispetto alla crescita del 21,12%
evidenziata nello scorso trimestre.
Grafico 1 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime
Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano
1 L’indice del costo d’acquisto in euro delle materie prime CCIAA Milano - Ref. è un indice di Laspeyres costruito in base alle rilevazioni di prezzo delle materie prime effettuate dalla Camera di Commercio di Milano. La struttura di ponderazione è basata sulle importazioni di materie prime dell’Italia nell’anno base 2004 (Indice = 100).
190,0
195,0
200,0
205,0
210,0
215,0
220,0
225,0
Indice del costo d’acquisto in euro delle materie prime CCIAA di Milano – Ref.
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Il quarto trimestre, come il precedente, è stato caratterizzato da volatilità e incertezza. A questo ha
contribuito non poco la gara al ribasso tra le diverse istituzioni delle stime di crescita per le principali aree
mondiali che ha avuto il suo riflesso sul comparto delle commodities: i titoli delle industrie minerarie e
petrolifere hanno subito cali e trascinato al ribasso i listini con effetti almeno altrettanto importanti rispetto
a quelli delle revisioni dei rating. Se però i metalli industriali hanno intrapreso un andamento al ribasso
sull’onda dei timori di una recessione, le materie prime agricole sono state comunque sostenute dai bisogni
alimentari, soprattutto delle nazioni in via di sviluppo. Infatti, hanno arrestato la crescita o indietreggiato
parecchio i metalli preziosi, le materie prime legate all’energia e al settore industriale, che sono più
condizionati dall’andamento della congiuntura, mentre hanno perso meno le “soft commodities”, quelle
legate all’agricoltura, essendo più anticicliche, seppur influenzate dalle campagne agricole e da fattori
climatici erratici.
È stato un anno di ribassi per le materie prime: per la prima volta dal 2008 esse hanno concluso l’anno in
diminuzione. Se il 2011 era partito al rialzo, l’anno si è concluso con solo il petrolio, l’oro e poche altre
commodities in crescita da inizio anno.
Il fattore che ha maggiormente preoccupato è giunto dallo stato di salute dell’economia globale, peggiore
che nella crisi 2008-9 poiché caratterizzato dal rischio di un rallentamento in Asia e negli altri paesi che
hanno nel recente passato guidato l’uscita dalla crisi.
Scomponendo a livello settoriale (Tabella 1 e Grafico 1), emerge che l’aumento tendenziale dell’indice è
dovuto al settore energetico che ha registrato un aumento del 18,88%, mentre il non energetico è calato
del �1,7%.
Il fatto che l’indice generale sia rimasto invariato rispetto all’inizio del trimestre incorpora un aumento
congiunturale del 3,09% per il comparto energetico e un diminuzione del �2,91% per il comparto non
energetico. Quest’ultima cela, però, una dinamica contrastante al suo interno: se le materie prime
alimentari crescono del 4,75%, quelle non alimentari segnano una decisa riduzione del �4,96%.
Tabella 1 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime e indici settoriali
dic-10 set-11 dic-11
Variazione
tendenziale
Variazione
congiunturale
INDICE GENERALE 195,5 211,1 211,3 8,10% 0,14%
Energetici 228,2 263,2 271,3 18,88% 3,09%
Non Energetici 172,9 175,1 170,0 -1,70% -2,91%
Alimentari 140,3 147,6 154,7 10,21% 4,75%
Non alimentari 183,8 184,3 175,1 -4,73% -4,96% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano
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Grafico 2 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime e indici settoriali
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Analizzando le variazioni dell’indice generale e dei suoi sottogruppi dall’inizio dell’anno (Grafico 3), si può
notare che a fronte di un aumento dell’indice generale del 3,56%, l’indice degli energetici segna un
aumento del 15,48% e quello dei non energetici una riduzione del �7%. Su quest’ultima pesa (Grafico 4) il
calo del �10,51% nel comparto non alimentare, mentre, al contrario, quello alimentare ha visto lievitare i
costi del 7,3%.
Grafico 3 - Indice CCIAA Milano - Ref. del costo d'acquisto in euro delle materie prime e indici settoriali. Variazioni da inizio anno
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100,0
120,0
140,0
160,0
180,0
200,0
220,0
240,0
260,0
280,0
300,0
ENERGY NON ALIMENTARI ALIMENTARI TOTALE
-7,0%
15,5%
3,6%
Non energetici
Energetici
Indice GENERALE
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Grafico 4 - Variazioni da inizio anno nel comparto Non energetico
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Se gli energetici (Grafico 5) hanno visto un forte incremento dell’olio combustibile (27,83%), ma anche del
petrolio (12,85%), per il settore non energetico (Grafico 6 e 7), in calo da inizio anno, gli alimentari
registrano una modesta variazione delle bevande (1,01%), un forte aumento delle carni (20,35%) e una
robusta riduzione dei cereali (�11,58%) e dei grassi (�4,9% . Nel comparto non alimentare, invece, tutti i
settori sono in vistosa caduta: quello dei metalli perde il �13,24%, quello dei materiali vari per l’industria il
�4,37% e quello delle fibre il �5,71%.
Grafico 5 - Variazioni da inizio anno nel comparto Energetico
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7,3%
-10,5%
-7,0%
Alimentari
Non alimentari
NON ENERGETICI
12,9%
27,8%
15,5%
Petrolio
Olio combustibile
ENERGETICI
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Grafico 6 - Variazioni da inizio anno nel comparto Alimentare
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Grafico 7 - Variazioni da inizio anno nel comparto Alimentare
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Dal momento che la maggior parte dei corsi delle commodities sono espressi in dollari, è doveroso dare un
rapido sguardo all’andamento del cambio dollaro-euro (Grafico 8). Nel quarto trimestre il tasso di cambio
ha avuto un andamento in calo registrando una variazione congiunturale del �4,4% e da inizio anno del
�1,68%. Ciò significa un apprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro che penalizza, quindi, i
detentori di quest’ultima valuta. Questo repentino calo del tasso di cambio sembra evidentemente
correlato al deterioramento della situazione economica e della crisi dei debiti sovrani in Europa, con il
downgrade sui rating di diversi paesi. Ciononostante l’approccio alla politica monetaria degli Stati Uniti e
dell’Unione Europea è stato differente: mentre la Fed ha tenuto i tassi sui fed founds tra lo 0% e il 0,25%, la
BCE ha abbassato solo in dicembre il tasso all’1%.
1,0%
-11,6%
20,4%
-4,9%
7,3%
Bevande
Cereali
Carni
Grassi
ALIMENTARI
-5,7%
-4,4%
-13,2%
-10,5%
Fibre
Varie industria
Metalli
NON ALIMENTARI
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Grafico 8 - Andamento del cambio Euro-Dollaro
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ENERGETICI
Il comparto degli energetici (Tabella 2 e Grafico 9) ha avuto un deciso aumento tendenziale del 18,88%
anche se in calo rispetto alla crescita del 33,51% dello scorso trimestre. A livello congiunturale, il trimestre
si è chiuso in rialzo, anche se la dinamica è stata altalenante, data la pluralità di fattori che l’hanno
influenzata. Se in ottobre vi è stato un calo quasi dell’1%, in novembre si è avuto un balzo del 3,33% ed un
modesto aumento in dicembre dello 0,73%.
Tabella 2 – Indice Energetici
dic-10 set-11 dic-11
Variazione
tendenziale
Variazione
congiunturale
Energetici 228,2 263,2 271,3 18,88% 3,09%
Petrolio 228,6 262,8 269,0 17,66% 2,36%
Olio Combustibile 226,4 264,8 281,3 24,25% 6,22% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano
1,3
1,32
1,34
1,36
1,38
1,4
1,42
1,44
1,46
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Grafico 9 – Indice Energetici
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All’inizio del trimestre sono stati riportati pesanti ribassi sul petrolio rispetto al picco di aprile: il Brent è
sceso sotto i 100 dollari al barile sull’onda del pessimismo e delle attese di indebolimento dell’economia
oltre che della ripresa sorprendente della produzione di petrolio in Libia.
La notizia che l’Europa dovesse affrontare l’inverno con scorte sempre più ridotte, soprattutto di gasolio da
riscaldamento (in Italia situazione è stata mitigata dal fatto che il gasolio ha rappresentato solo 15% del
fabbisogno delle caldaie) ha dato uno stimolo rialzista ai prezzi, soprattutto con l’annuncio dell’Aie
(l’Agenzia Internazionale per l’Energia) che in agosto gli stock di greggio erano crollati ai minimi da 8 anni a
causa del backwardation: il prezzo a termine più basso di quello a pronti (che, quindi, non incoraggia lo
stoccaggio). Le scorte Ocse sono rimaste per tre mesi di seguito al di sotto della media quinquennale e in
Europa si sono attestate ai minimi da 9 anni. Inoltre, sempre l’Aie, ha rivisto ancora al ribasso le previsioni
sulla domanda petrolifera, ma, nonostante i potenziali rischi per la domanda, per le misure di austerità
causate della crisi nell’Eurozona, e per i rallentamenti dell’economie emergenti, Cina e India in primis, il
barile non è sceso sotto i 100 dollari.
Il mercato petrolifero ha seguito le incertezze delle borse e il Brent ha oscillato per lungo tempo sulla
quotazione di 110 dollari al barile. I fattori di maggior impatto per la crescita dei corsi sono stati l’aumento
delle scorte petrolifere Usa e le tensioni alimentate dalla questione nucleare iraniana con la possibile
decisione del Consiglio europeo per un embargo totale, le cui conseguenze più pesanti potrebbero ricadere
sui paesi più deboli economicamente (Grecia, Spagna e Italia).
Infine, l’Opec, con obiettivo di restituire credibilità al cartello dopo che in giugno, per la prima volta in
vent’anni, il vertice si era concluso senza un consenso tra i suoi membri, nell’incontro di dicembre ha
stabilito il mantenimento dell’attuale livello produttivo dell’intero gruppo, il ché ha fatto sorgere la
domanda su chi dovrà fare spazio alla produzione libica, tema su cui è già stato esplicitato il disaccordo.
210,0
220,0
230,0
240,0
250,0
260,0
270,0
280,0
290,0
Petrolio Olio Combustibile Energetici
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NON ENERGETICI
Non alimentari (metalli, varie industria, fibre)
Il comparto dei non alimentari (Tabella 3 e Grafico 10) è stato interessato da un deciso calo congiunturale
del �4,96%, guidato dai materiali vari per l’industria (�8,03%) e seguito dai metalli (�3,92%) e fibre
(�2,96%). A livello tendenziale vi è stato un calo del �4,73%, dove a fronte di una sostanziale stabilità dei
materiali vari per l’industria (0,67%) c’è stato un ribasso delle fibre (�3,60%) e dei metalli (�6,83%).
Tabella 3 – Indice Non alimentari
dic-10 set-11 dic-11
Variazione
tendenziale
Variazione
congiunturale
Non alimentare 183,8 184,3 175,1 -4,73% -4,96%
Metalli 186,2 180,5 173,4 -6,83% -3,92%
Varie industria 174,8 191,3 175,9 0,67% -8,03%
Fibre 195,0 193,7 188,0 -3,60% -2,96% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano
Grafico 10 - Indice Non alimentari
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Per quanto riguarda il comparto dei metalli, si è assistito ad un calo congiunturale e tendenziale che
testimonia quanto questo comparto abbia sofferto nell’arco del 2011.
Venti ribassisti sono soffiati su queste materie prime, dove brevi fasi contraddistinte da ottimismo
sull’operato della banca centrale europea al fine di una risoluzione della crisi europea si sono presto
esaurite.
160,0
170,0
180,0
190,0
200,0
210,0
220,0
230,0
240,0
Metalli Varie idustria Fibre Non alimentare
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Tabella 4 - Indice Metalli
dic-10 set-11 dic-11
Variazione
tendenziale
Variazione
congiunturale
Metalli 186,2 180,5 173,4 -6,83% -3,92%
Ferrosi 171,6 173,5 168,3 -1,92% -3,01%
Rottami acciaio-inox (media) 206,7 195,8 189,1 -8,53% -3,45%
Rottami ferro-acciaio (media) 156,6 161,2 160,1 2,26% -0,65%
Rottami in ghisa 151,3 163,4 155,5 2,77% -4,83%
Non ferrosi 204,3 185,7 174,7 -14,48% -5,92%
Alluminio e leghe (media) 129,9 126,1 116,4 -10,43% -7,76%
Nickel 135,3 111,8 107,7 -20,42% -3,72%
Piombo 210,0 200,6 187,5 -10,71% -6,54%
Rame grado A 291,3 269,2 255,9 -12,17% -4,95%
Stagno e leghe 271,4 235,1 213,7 -21,26% -9,10%
Zinco e leghe 187,9 171,3 167,1 -11,03% -2,40% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano
Grafico 11 - Indice Metalli
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Per i metalli ferrosi la variazione congiunturale è stata del �3,01%. Nel Vecchio continente si sono
verificate le difficoltà maggiori: le aspettative per la crescita dei consumi mondiali di queste materie prime
prevedono una riduzione dal 7% al 5% nel 2012 e sarà appena dell’1% in Europa, dove la domanda non ha
ancora recuperato i livelli pre-recessione. Se le imprese consumatrici di acciaio dei paesi avanzati hanno
adottato un approccio attendista e hanno evitato l’accumulo di scorte, le prospettive di rallentamento del
ritmo produttivo non sono state rosee neppure in Asia, dove in Cina le quotazioni dell’acciaio e la domanda
di minerale di ferro sono state molto basse.
160,0
170,0
180,0
190,0
200,0
210,0
220,0
Ferrosi Non ferrosi Metalli
Indice del costo d’acquisto in euro delle materie prime CCIAA di Milano – Ref.
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Grafico 12 - Indice Metalli ferrosi
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Sono state sempre le aspettative sull’economia a dare la direzione ai prezzi dei metalli non ferrosi, in calo
congiunturale del �5,92%. Continuando a pesare la crisi dei debiti sovrani, gli umori degli investitori sono
rimasti in larga parte ribassisti e l’unico supporto è stato rappresentato dai fondamentali. Inoltre, le
quotazioni sono state sostenute dalla decisione della banca centrale cinese di ridurre dello 0,5% il livello
delle riserve bancarie obbligatorie (allentando la tensione sul credito) e dall’intervento coordinato tra Fed e
altre cinque banche centrali per ridurre tasso d’interesse sui finanziamenti in dollari, oltre che da una serie
di dati macroeconomici positivi di provenienza Usa.
140,0
150,0
160,0
170,0
180,0
190,0
200,0
210,0
220,0
230,0
Rottami acciaio-inox (media) Rottami ferro-acciaio (media)
Rottami in ghisa Ferrosi
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Grafico 13 - Indice Metalli non ferrosi
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Per il rame i fondamentali, anche se trascurati, sono stati decisamente di sostegno alle quotazioni (deficit di
offerta dovuto a riduzioni della produzione negli ultimi anni), mentre sull’alluminio ha gravato l’enorme
mole di giacenze in magazzino che si sono accumulate in questi ultimi anni. La stessa situazione si è
replicata per il nickel, anche se i corsi sono rimasti storicamente elevati nonostante la forte concorrenza
della ghisa per la produzione di inox. Per lo stagno, invece, sono state determinanti le innegabili difficoltà
produttive in Indonesia, secondo produttore mondiale, che ha visto ridurre drasticamente la produzione
negli ultimi due anni.
Spostando l’attenzione ai materiali vari per l’industria, se a livello tendenziale si è registrato una
sostanziale stabilità (0,67%), a livello congiunturale ha registrato una consistente riduzione del �8,03%.
Tabella 5 - Indice Varie industria
dic-10 set-11 dic-11
Variazione
tendenziale
Variazione
congiunturale
Varie Industria 174,8 191,3 175,9 0,67% -8,03%
Cellulose bianchite al solfito 151,2 146,8 137,0 -9,42% -6,68%
Gomme naturali 332,1 311,0 247,1 -25,58% -20,55%
Gomme sintetiche 209,6 356,0 262,0 25,00% -26,40%
Legnami (media) 100,5 98,3 98,3 -2,24% 0,00%
Pelli bovine, packers Usa 271,8 307,5 300,4 10,53% -2,33%
Pelli bovine, vitelli Francia 157,4 173,0 169,1 7,41% -2,25% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano
90,0
140,0
190,0
240,0
290,0
340,0
dic
-10
gen
-11
feb
-11
mar
-11
apr-
11
mag
-11
giu
-11
lug-
11
ago
-11
set-
11
ott
-11
no
v-11
dic
-11
Alluminio eleghe (media)
Nickel
Piombo
Rame grado A
Stagno e leghe
Zinco e leghe
Non ferrosi
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Grafico 14 - Indice Varie industria
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Le variazioni più vistose hanno interessato le gomme naturali e sintetiche, con una riduzione congiunturale
del �20,55% per le prime e del �26,40% per le seconde. La continua discesa dei prezzi è stata causata dal
crollo della domanda. Nonostante l’offerta indonesiana sia stata scarsa per motivi climatici, in Thailandia le
forniture sono state abbondanti il che ha portato il caucciù a costare il 40% in meno a Novembre rispetto al
massimo raggiunto in febbraio. Thailandia, Indonesia e Malesia, i maggiori produttori, hanno annunciato
che per il futuro restrizioni alle esportazioni: la Thailandia, il maggior produttore ed esportatore di gomma,
ha valutato l’ipotesi di tagliare di 120.000 tonnellate l’anno l’offerta di gomma, come già fatto nel 2008.
Le pelli, se a livello congiunturale hanno avuto una riduzione del 2% circa, hanno invece registrato un
deciso aumento tendenziale, scontando ancora i rincari subiti all’inizio dell’anno causati della scarsità
d’offerta. Se da un lato, nell’arco del trimestre, la calzatura e la pelletteria nazionale hanno manifestato
poco interesse verso gli acquisti, dall’altro lato anche gli ordini cinesi e coreani sono rallentati, non da
ultimo a causa della volatilità innescata dalle incertezze finanziarie.
I legnami, a fronte di una stabilità congiunturale, a livello tendenziale hanno registrato un calo del �2,24%.
Il settore dei pannelli a base legno ha vissuto una fase difficile con un calo costante dei consumi che ha
pesato su un settore già fortemente penalizzato dalla congiuntura negativa dei mercati europei, dopo un
primo semestre che aveva fatto ben sperare. Le importazioni italiane di pannelli, inoltre, sono risultate in
calo da gennaio.
Le cellulose hanno vissuto forti ribassi sia tendenziali (�9,42%) che congiunturali (�6,68%). L’industria
della carta ha beneficiato dell’arretramento delle quotazioni del legname di conifere.
Per quanto concerne le fibre, si è registrato un calo, anche in questo caso, sia tendenziale (�3,6%) che
congiunturale (�2,96%).
90,0
140,0
190,0
240,0
290,0
340,0
390,0
dic
-10
gen
-11
feb
-11
mar
-11
apr-
11
mag
-11
giu
-11
lug-
11
ago
-11
set-
11
ott
-11
no
v-11
dic
-11
Cellulose bianchite alsolfito
Gomme naturali
Gomme sintetiche
Legnami (media)
Pelli bovine, packersUsa
Pelli bovine, vitelliFrancia
Varie Industria
Indice del costo d’acquisto in euro delle materie prime CCIAA di Milano – Ref.
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Tabella 6 - Indice Fibre
dic-10 set-11 dic-11 Variazione
tendenziale
Variazione
congiunturale
Fibre 195,0 193,7 188,0 -3,60% -2,96%
Cotone Urss Pervyi 247,4 160,2 147,8 -40,29% -7,78%
Cotone Usa 229,2 198,1 198,1 -13,61% 0,00%
Wool-AWC Aus 167,2 203,1 197,6 18,18% -2,67% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano
La crisi economica ha messo un freno ai consumi di cotone, ma non alle importazioni cinesi. La produzione
interna di questo mese si è infatti dimostrata insufficiente a soddisfare la domanda della sua industria
tessile. A livello globale l’Icac (International Cotton Advisory Commitee) non è stato comunque ottimista sui
consumi di cotone. L’offerta è stata al contrario stimolata dai prezzi record della passata stagione e
dovrebbe crescere addirittura dell’8% consentendo alle scorte di risalire. La siccità in Texas non è stato un
fattone sufficiente a sostenere le quotazioni: dall’Australia al Brasile e all’India, la produzione è stata molto
abbondante tanto da compensare le perdite negli Usa. Inoltre, il cotone americano non è stato molto
richiesto a causa dei suoi prezzi più alti.
Per il mercato della lana, sono continuate le diminuzioni dei corsi con una variazione congiunturale del
�2,67%. A livello tendenziale, invece, rimane confermato l’incremento (18,18%) che sconta i forti rincari
che ha subito la materia prima nelle passate stagioni per la crescente domanda e per la ormai cronica
scarsità d’offerta. Il secondo calo congiunturale registrato di seguito è sembrato testimoniare una
risoluzione di questa situazione ma anche un adeguamento alla situazione economica generale.
Alimentari (bevande, cereali, carni, grassi)
Si è ripresentato l’aumento sia congiunturale (4,75%) che tendenziale (10,21%), anche se con andamenti
contrastanti all’interno del settore, che già si era manifestato lo scorso trimestre.
Tabella 7 - Indice Alimentari
dic-10 set-11 dic-11
Variazione
tendenziale
Variazione
congiunturale
Alimentari 140,3 147,6 154,7 10,21% 4,75%
Bevande 104,2 105,0 107,3 2,96% 2,19%
Carni 135,4 150,3 165,8 22,47% 10,30%
Cereali 167,4 158,8 154,6 -7,64% -2,60%
Grassi 167,6 171,9 165,9 -1,03% -3,52% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano
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Grafico 15 - Indice Alimentari
Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano
La tendenza ribassista del cacao, che era stata innescata dalla fine della guerra civile in Costa d’Avorio, è poi
proseguita con la constatazione che i raccolti in Africa occidentale erano più generosi del previsto (Costa
d’Avorio e Ghana hanno compensato il pessimo raccolto indonesiano) per poi accentuarsi con le
preoccupazioni sull’economia globale (la domanda di cacao si è sempre mossa con tassi simili a quelli del
Pil).
Alla fine di novembre, nel mercato di New York, i futures dello zucchero erano ai minimi da 5 mesi a causa
dei livelli notevoli raggiunti dalle scorte indiane, del surplus di offerta presente sul mercato e di un clima
economico sempre più incerto. Nonostante tutto, proprio l'Europa non è riuscita a godere della ritrovata
abbondanza: le carenze già sperimentate nei mesi scorsi si sono ripetute, giustificando così il rincaro
congiunturale dell’11,77%.
I prezzi dei cereali sono stati caratterizzati da un calo sia congiunturale (�2,6%) che tendenziale (�7,64%).
Tabella 8 - Indice Cereali
Variazioni rispetto al mese
precedente Variazione
tendenziale
Variazione
congiunturale ott-11 nov-11 dic-11
Cereali -0,97% -0,87% -0,79% -7,64% -2,60%
Frumento USA (Northern Spring) 0,17% -1,12% -0,09% 1,37% -1,05%
Frumento tedesco -3,00% -0,98% -1,37% -16,90% -5,27%
Farina di soia -3,21% -2,96% 0,53% -18,35% -5,58%
Riso 10,75% 5,23% -4,35% -0,75% 11,47% Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano
90,0
100,0
110,0
120,0
130,0
140,0
150,0
160,0
170,0
180,0
190,0
Bevande Carni Cereali Grassi Alimentari
Indice del costo d’acquisto in euro delle materie prime CCIAA di Milano – Ref.
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Grafico 16 - Indice Cereali
Elab. Uff. Informazione Economica e Statistica su dati tratti dai mercuriali della CCIAA di Milano
I continui ribassi del frumento, già manifestatisi lo scorso trimestre, sono stati causati dall’ampia offerta
disponibile, accentuata dalla decisione dell’Ucraina di cancellare i dazi sull’esportazione del grano, per
contrastare l’agguerrita concorrenza russa e kazaka.
Per il riso, invece, si è avuto una forte impennata delle quotazioni (11,47%) sulla base delle previsioni che in
questo periodo si formano sulla nuova stagione, che vedono una riduzione della disponibilità delle quantità
vendibili oltre che un calo del volume degli scambi, confermato anche dalle stime della FAO.
Le carni bovine, con l’aumento sia tendenziale (22,47%) che congiunturale (10,3%), è il settore che ha
maggiormente influito ai rincari riportati dagli alimentari. Nonostante non si siano presentate tensioni sul
lato della domanda, ha pesato l’ormai cronica riduzione dei capi allevati.
Infine, i grassi hanno registrato una riduzione sia tendenziale (�1,03%) che congiunturale (�3,52%). Sul
burro hanno pesato le tensioni dovute alle ridotte disponibilità nel mercato UE, mentre per gli oli vegetali
la domanda è calata (per la prima volta dal 2004 le importazioni cinesi sono previste in discesa). Inoltre, le
forniture indonesiane e argentine sono state effettuate a prezzi stracciati data l’ampia disponibilità di olio
di palma e di soia, anche se i produttori europei hanno denunciato che potesse trattarsi di dumping.
115,0
130,0
145,0
160,0
175,0
190,0
dic
-10
gen
-11
feb
-11
mar
-11
apr-
11
mag
-11
giu
-11
lug-
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ago
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set-
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ott
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no
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dic
-11
Frumento USA(Northern Spring)
Frumento tedesco
Farina di soia
Riso
Cereali