indice - aici associazione italiana core integration · josef dellagrotte ha studiato un metodo...
TRANSCRIPT
1
INDICE
INTRODUZIONE ............................................................................................. 3
1. CAPITOLO ................................................................................................. 5
BASI GENERALI DEL CAMMINARE .......................................................... 5
1.1 CAMMINARE EFFICIENTEMENTE .................................................................. 5
1.2 ANALISI DI UNA CAMMINATA EFFICIENTE ................................................ 8
1.3 IL MOTORE DEL CAMMINARE: I MARKER CINETICI - ANATOMICI DEL MOVIMENTO ................................................................................................................. 10
2. CAPITOLO ............................................................................................... 12
SCOPO DELLO STUDIO .............................................................................. 12
3. CAPITOLO ............................................................................................... 12
I METODI ....................................................................................................... 12
3.1 IL METODO FELDENKRAIS ............................................................................ 13
3.1.1 I principi ................................................................................................................... 13
3.1.2 Strumenti .................................................................................................................. 14
3.2 IL METODO CORE MOVEMENT INTEGRATION (C.M.I.) .......................... 15
3.2.1 I principi ................................................................................................................... 15
3.2.2 Gli strumenti del core movement integration ........................................................... 18
3.2.2.1 Le vie miofasciali- anatomico funzionali del movimento: i sentieri ............................ 18
3.2.2.2 CAM Core Integration (CAM-CI) ................................................................................... 29
3.2.2.3 Applicazione manuale C.I. ........................................................................................... 30
3.2.2.4 C.I. exercise .................................................................................................................. 31
4. CAPITOLO ............................................................................................... 32
MATERIALE E METODI .............................................................................. 32
4.1 ESAMI E TEST POSTURALI ............................................................................. 32
4.1.1 Anamnesi dei soggetti e Test Soggettivo e Oggettivo. ............................................. 32
4.1.2 Questionario ............................................................................................................. 33
4.1.3 Misurazione con Pedana stabilometrica Lizard ........................................................ 37
4.1.4 Gait trainer 2............................................................................................................. 39
4.2 PROGRAMMA DI LAVORO ............................................................................. 41
5. CAPITOLO ............................................................................................... 63
2
ANALISI DEI DATI ....................................................................................... 63
5.1 DATI PRODOTTI DALLA PEDANA STABILOMETRICA “LIZARD” .......... 63
5.2 DATI PRODOTTI DA “GAIT TRAINER 2” ........................................................... 73
5.3 DATI PRODOTTI DAI QUESTIONARI ................................................................. 77
CONCLUSIONI .............................................................................................. 79
3
INTRODUZIONE
“Cos’è che ci appare attraente nel modo di camminare di una persona, che cosa attira la
nostra attenzione, ci risuona dentro, esprime fluidità, eleganza, disinvoltura? Cosa
comunica l’immagine di una buona postura, di una buona attività muscolare, di
coordinazione, potenza e al tempo stesso, massima naturalezza e rilassamento?
Confrontatela con una camminata disorganizzata nella postura, con un’andatura non
elegante, dove i piedi vengono faticosamente strascicati: percepiamo subito che qualcosa
non va, che il movimento viene fatto con cautela, scomodità, difficoltà, perché qualche
parte del nostro corpo è dolorante.”
Così il professor Josef DellaGrotte descrive una situazione che si presenta
quotidianamente davanti ai nostri occhi. Forse a causa dello stile di vita
differente o delle comodità maggiori rispetto a certe popolazioni africane,
l’uomo occidentale avverte sempre più frequentemente dolori fastidiosi ai
quali comunemente si risponde dicendo “E’ mal di schiena”, “ Ho l’artrite”,
“Sono i miei geni” oppure “E’ l’età ”.
Se nell’antichità il semplice camminare o correre veniva svolto
principalmente per cacciare, per migrare o per scappare, oggi si compie
questo tipo di attività fisica con il principale obiettivo di perdere peso,
scaricare la tensione o svagarsi un po’.
Il professore sopra citato, maestro del metodo Core Movement Integration che
l’autore del presente elaborato sperimenta e di cui è ad ora istruttore di primo
livello, afferma che la chiave per la sopravvivenza, la salute e il benessere sta
prima di tutto nell’accesso alle istruzioni “da dentro”. Si tratta, cioè, delle
istruzioni che provengono dalla coscienza di sé e dell’esperienza della propria
vita.
Il concetto è antico come il mondo, ma è proprio nei concetti di base che
l’uomo cade più facilmente e, senza la loro messa in atto attraverso un
4
adeguato modo di vivere, chiunque avrà difficoltà a mantenere un livello di
benessere duraturo.
“Tutto sta nell’equilibrio mente-corpo, nel buon funzionamento tra mente e corpo. Questa
incapacità di conoscere il nostro vero sé -chi siamo veramente- e quello che dobbiamo
fare per mantenere la salute, la forma e il benessere, sembra condurci nella prospettiva di
diventare una specie in via di estinzione.”1
Non si può negare che il passare degli anni apporti delle modificazioni
biomeccaniche al nostro modo di muoverci. La velocità di marcia si riduce
del 15% oltre i 70 anni, la larghezza del passo aumenta e la sua lunghezza
diminuisce, aumentando di conseguenza la fase di doppio appoggio (che
passa dal 18% negli adulti al 26% negli anziani).
Ma queste modificazioni sono rallentabili? Portano a una discesa senza fondo
o possiamo migliorarci ancora nel percorso della nostra vita?
Josef DellaGrotte ha studiato un metodo basato sui principi del “Metodo
Feldenkrais” che utilizza il camminare come esercizio finale per un possibile
recupero della dismetrie corporee e miglioramento delle capacità funzionali.
Nel presente elaborato l’autore ha voluto eseguire e analizzare il metodo del
Core Movement Integration del professore Josef DellaGrotte. Nella prima
parte vengono spiegati le basi e i principi in relazione al metodo;
successivamente vengono riportati i materiali e il programma svolto nelle 15
sedute tenute; infine viene presentata un’analisi dei dati e vengono tratte le
conclusioni.
1 Josef DellaGrotte (2006)
5
1. CAPITOLO
BASI GENERALI DEL CAMMINARE
1.1 CAMMINARE EFFICIENTEMENTE
Il cammino è un’attività motoria essenzialmente automatica, costituita da una
serie ripetitiva di movimenti ritmici e alternati di tutto il corpo che producono
la progressione in avanti del soggetto, determinando lo spostamento del
centro di gravità. Solo l’avvio, le variazioni di direzione e l’arresto
rappresentano movimenti volontari.
Nell’essere umano l’azione del camminare avviene grazie a successivi stadi di
sviluppo fino alla piena maturità, salvo che si presentino inibizioni. Il modo
con cui una persona cammina è determinato dalla struttura del corpo e
dall’imprinting fornito dall’imitazione dei pari e degli adulti.
Negli stadi precoci di sviluppo, camminare è un atto omolaterale, un semplice
bilanciamento, una traslazione da un lato all’altro del pendolo. In poco tempo,
questo tipo di camminata si evolve in un movimento “rotatorio” efficiente e
che consente sia il controbilanciamento sia un aumento della velocità.
Ma da cosa dipende l’efficienza di una camminata? Da due fattori precisi: una
corretta postura e una buona integrazione dei muscoli del torchio addominale
con il resto del corpo.
La postura è un atteggiamento corporeo caratteristico di ciascuna specie,
definito da rapporti spaziali reciproci tra testa, collo tronco e arti che realizza
una posizione: la stazione eretta. Per essere considerata “corretta”, la postura
deve poter essere mantenuta per periodi ragionevolmente lunghi senza sforzo,
fatica né dolore.
Tutto ciò è possibile grazie ad una adeguata attività muscolare capace di
mantenere equilibrati i rapporti fra i vari segmenti corporei attraverso una
6
distribuzione simmetrica delle forze di carico. D’altro canto, se ciò non
avvenisse la forza di gravità comprometterebbe le normali curve fisiologiche
presenti nella colonna vertebrale, causando atteggiamenti posturali non
adeguati che, a lungo andare, potrebbero degenerare in patologie irreversibili.
La distribuzione delle forze di carico è suddivisa sulle tre colonne portanti del
nostro corpo:
• I corpi vertebrali: su questi poggia il 50% della forza di gravità a cui è
soggetto il nostro corpo. Inutile ricordare che un peso maggiore di tale
percentuale sui corpi vertebrali determinerà un’accentuazione delle
curve fisiologiche della colonna, portando a iperlordosi o ipercifosi e a
tutte le patologie ad esse legate.
• Faccette articolari: esse portano il 50 % delle forze di carico, distribuite
in 25% per ogni colonna di faccette articolari. E’ evidente che, se la
forza di gravità verte per il 40% su una delle due colonne di faccette
rispetto all’altra, la nostra postura subirà un disallineamento verticale
capace di determinare scoliosi. E’ probabile che tale atteggiamento sia
dovuto ad una dismetria degli arti o ad una obliquità della pelvi.
• I muscoli: hanno la funzione di stabilizzatori della colonna vertebrale. I
muscoli che maggiormente svolgono questa funzione sono quelli che
costituiscono il cosiddetto “CORE”.
Il core esprime la capacità di controllo motorio richiesta intorno alla colonna
vertebrale a livello del tratto lombare, nonché necessaria per mantenere la
stabilità funzionale. Tale stabilità è data da muscoli disposti in modo simile ad
una scatola, dove nella parte superiore e in quella inferiore troviamo
diaframma e cintura pelvica; anteriormente addominali; posteriormente i
glutei e i paraspinali. E’il centro delle catene cinetiche funzionali e permette
l’unione degli arti superiori ed inferiori con il tronco collegandoli in modo
reciproco.
7
Oltre ai muscoli sopraccitati, che fungono da contenitore vero e proprio dei
visceri, il core è anche formato dal muscolo trasverso dell’addome, gli obliqui
interni ed esterni e i multifidi. Essi aiutano il nostro corpo a muoversi in
armonia ed attraverso movimenti integrati. I muscoli del core stabilizzano la
regione lombare della colonna, la parte più delicata in quanto capace di
compiere movimenti di rotazione. Oltre ad essa, i muscoli del torchio
addominale hanno una seconda importante funzione per rendere la postura
corretta: monitorare i movimenti di anti e retro versione del bacino. Tali
movimenti sono essenziali al fine di mantenere la stazione eretta senza sforzo
né dolore, in quanto è noto che, grazie a numerose sperimentazioni, la
localizzazione del baricentro sul corpo umano corrisponde all’incirca al
margine superiore della 3° sacrale. Ciò significa che l’angolo lombo-sacrale,
in base al quale possiamo avere anti o retro versione del bacino, incide
notevolmente sul controllo della postura.
Nella figura seguente sono visibili i muscoli che determinano l’anti e la retro
versione del bacino.
Sono suddivisi in quattro
quadranti:
• Anteriori regione
addome e fungono da
retro versori;
• Posteriori regione
addome e fungono da
antiversori;
• Anteriori del’arto
inferiori e fungono da
antiversori;
• Posteriori dell’arto inferiore e fungono da retro versori.
1 2
4 3
8
I muscoli che fanno parte del primo e del quarto quadrante sono quelli che
più facilmente scatenano dolori alla regione lombare, mentre quelli presenti
nel quadrante secondo e terzo sono muscoli correttivi.
1.2 ANALISI DI UNA CAMMINATA EFFICIENTE
Come già osservato sopra, le curve fisiologiche ed il core danno alla colonna
vertebrale una resistenza ed una elasticità maggiore durante la statica, mentre
sotto il profilo dinamico favoriscono le inserzioni dei muscoli sulle vertebre
con angoli acuti, sfruttando maggiormente una componente rotatoria.
Un sistema corporeo ben organizzato imparerà velocemente a indirizzare la
forza generata dalla rotazione a spirale verso la parte superiore del corpo,
facendo apparire la persona apparentemente sollevata e spingendola in avanti.
In una camminata normale è possibile notare piccole sfumature che danno una
maggior efficienza all’attività.
Il cosiddetto “ colpo di tallone” è l’azione che riguarda la gamba che, spinta
in avanti ma non ancora caricata del peso del corpo, tocca terra. Non c’è
ancora la spinta della gamba sinistra, ma già l’allungamento della gamba
determina la rotazione all’indietro dell’anca dello stesso lato. Questa
combinazione di movimenti spesso non è più utilizzata nella camminata e
determina l’inevitabile accorciamento dei muscoli posteriori della coscia e i
relativi problemi al ginocchio. L’appoggio del tallone a terra provoca una
rotazione preparatoria dell’anca: la successiva risoluzione attiva la nuova
sequenza durante la quale sulla gamba sinistra si sposta il peso del corpo e la
gamba stessa diventa la gamba propulsiva. I muscoli dell’anca (rotatori
esterni) si attivano immediatamente grazie a queste forze vettoriali. Tuttavia
l’attivazione non è sufficiente: deve esserci una mappa attraverso cui si
trasmette la forza. Il sistema nervoso “cosciente” cerca di dirigere le forze
attraverso il core. Attraverso di esso e alle linee di gravità, il vettore di forza
si trasmette alla colonna vertebrale e alle costole; tale azione avviene secondo
9
una matrice spiralica che solleva il lato sinistro della parte superiore del corpo
e che porta la spalla e il gomito sinistro all’indietro.
Il lavoro sinergico delle leve di sollevamento permette non solo di muovere il
corpo in avanti, ma anche di mantenere una postura eretta. Il bacino, come
abbiamo scritto poc’anzi, è stabilizzato dall’interazione di numerosi gruppi
muscolari, soprattutto il trasverso dell’addome. Questo consente il corretto
tipo di attivazione della spina dorsale e l’azione delle leve scheletriche; i
muscoli multifidi, più profondi, non solo ruotano la colonna vertebrale in
modo più efficiente, ma aiutano anche a stabilizzare il corpo e ad attivare i
muscoli anti-gravitazionali.
Man mano che la colonna vertebrale viene attivata, le vertebre si muovono
secondo specifici angoli, in base ad uno schema elicoidale misurabile e
coerente con le leggi della biomeccanica.
I processi spinali ruotano all’indietro e verso destra, mentre le costole sinistre
vanno verso sinistra e precisamente all’indietro e verso l’alto, portando il
gomito destro all’indietro.
Camminare, fare jogging, o correre, sono quindi movimenti a due stadi, con
più potenza, più efficienza e maggior velocità, senza che lo sforzo diventi
dannoso. I vettori di forza attivano un sentiero mio fasciale che si esprime
nella forma della persona. Se tutto è a posto, il movimento si manifesta come
un flusso risonante privo di contraccolpi, frizioni o turbolenze, eliminando
virtualmente la rotazione del ginocchio e il sovraccarico caratteristico di
quando si scarica il peso senza l’aiuto dello slancio verso l’alto dovuto al
movimento elicoidale. I movimenti sono eseguiti con agilità e leggerezza,
come dovrebbe essere l’atto corretto del camminare.
Il ricercatore Gary Yanker osserva che “ camminare migliora l’efficienza di
cuore e polmoni, brucia grassi e calorie, costruisce muscoli e rafforza le ossa.
Diversamente dalla corsa e dalla danza e simili attività, camminare rafforza
più muscoli della corsa ed ha un effetto meno aggressivo sulle articolazioni
10
degli arti inferiori e sulla schiena. Non esistono danni provocati dal
camminare, un esercizio che ha il più basso tasso di abbandono rispetto ad
ogni altro esercizio”.2
1.3 IL MOTORE DEL CAMMINARE: I MARKER CINETICI - ANATOMICI
DEL MOVIMENTO
Camminare in posizione eretta richiede un allineamento con il centro di
gravità. La forza di reazione del terreno deve trovare la sua strada lungo una
serie di collegamenti che partono dai piedi e dalle caviglie e attraversano i
vari segmenti del corpo, secondo il moto elicoidale descritto
precedentemente. Ciò avviene anche nell’organizzazione tra tibia e perone,
che, se sono costretti o rigidi, possono inibire il flusso delle linee di forza; tali
linee passano attraverso l’articolazione del ginocchio (che non deve ruotare),
salgono lungo la parte superiore della gamba fino ad arrivare all’articolazione
dell’anca, potente organo di rotazione e generatrice di forza muscolare.
L’azione delle anche è progettata per attivare la robusta struttura ossea del
bacino e le sue articolazioni.
Il bacino organizza i sei sentieri primari in un unico movimento elicoidale,
che è essenziale per ottenere la potenza necessaria per il sollevamento e la
spinta in avanti. La struttura del bacino è progettata per muoversi come
un’elica propulsiva in sei direzioni, che lavorano sincronizzate per mantenere
la parte superiore del corpo sollevata ed eretta, in modo che la testa stessa sia
controllata e bilanciata sul collo. Uno sbilanciamento dell’allineamento
influenzerebbe diverse funzioni: la vista, l’udito nonché il bilanciamento
stesso.
Ogni volta che diamo una spinta verso terra premendo con la gamba che è
momentaneamente estesa, con l’azione coordinata di leva del sistema anca –
2 Yanker and Burton, Walking Medicine, 1990. McGraw-Hill
11
trocantere, il vettore di forza segue una pista elicoidale lungo il trasverso
dell’addome (che costituisce il fattore stabilizzante), attraverso la parte
anteriore delle vertebre sacrali. In tal modo vengono connesse articolazioni e
ossa, vengono attivati diversi muscoli (come lo psoas bilaterale e l’obliquo
opposto), e vengono allungate le fasce di tessuto connettivale. Man mano che
il vettore di forza si muove attraverso l’interno e verso il baricentro, nel modo
in cui è stato progettato, il flusso di movimento si diffonde come un fiume,
quel fiume che il Core Movement Integration chiama “sentiero primario”.
Il vettore di forza genera anche una trasmissione attraverso una via
miofasciale di allungamento che attraversa la colonna vertebrale e le costole.
Migliore è l’allineamento, migliore e più efficiente sarà la trasmissione del
vettore di forza. Se ci sono rigidità articolari, lassità muscolare o traumi lungo
un sentiero, non solo la funzione sarà compromessa, ma si creeranno anche
eventuali turbolenze, movimenti a scatto o deviazioni strutturali nelle
articolazioni che potrebbero causare danni.
Se le anche non si muovono a dovere a causa di restrizioni, saremo costretti a
lavorare più duramente con le gambe. L’approccio medico tradizionale- che
tratta esclusivamente la parte interessata- non risolverà il problema né
attraverso un’operazione al ginocchio né somministrando farmaci o
modificando la dieta. Tali interventi hanno, sì, qualche beneficio, ma non
riprogrammano il movimento di spiralizzazione dall’interno e non ripristinano
la corretta funzione qualunque sia il danno subito.
Un’altra configurazione mostra che, sebbene le anche non siano doloranti, la
colonna vertebrale può essere molto debole. Il vettore di forza cerca di trovare
un sentiero che non opponga resistenza al flusso del movimento attivando le
articolazioni mobili delle vertebre. Se non riesce in questo intento, le anche
lavorano più duramente, sopportando tutto il peso soprastante. Una volta
identificato il modello strutturale non funzionante e ripristinata la mappa
direzionale, la via di fuga è già prefigurata.
12
L’ansia e le preoccupazioni ci trasformano fisicamente. Qualunque SNC
aperto ad un vero apprendimento può modificare l’intenzione e capire che sta
lavorando troppo intensamente per camminare. Il processo di apprendimento
comporta che ci sia innanzitutto il riconoscimento e il rilassamento per
imparare una serie chiara e affidabile di lezioni ed esercizi. Ciò permette di
passare da un modo di camminare non efficiente ad un modo di camminare in
grado di ripristinare il funzionamento del corpo così com’è stato concepito.
2. CAPITOLO
SCOPO DELLO STUDIO
Con il presente elaborato, l’autore ha ipotizzato un programma di allenamento
che comprendesse il movimento delle principali articolazioni corporee,
utilizzando la ginnastica Core Movement Integration con principi
“Feldenkrais”, la tonificazione prevalente degli arti posteriori e il
miglioramento della coordinazione e dell’equilibrio. Questo studio è stato
testato su 10 soggetti di egual sesso (femminile) ed età compresa tra i 60 e 70
anni in 15 sedute, per un mese, due volte a settimana. I dati raccolti sono stati
analizzati e sono state tratte le conclusioni alla fine del corso.
3. CAPITOLO
I METODI
Come già detto in precedenza, si è scelto di somministrare esercizi facenti
riferimento a due metodi di ginnastica posturale. Di seguito sono esposti i loro
principi e gli strumenti di cui tali metodi fanno solitamente uso.
13
3.1 IL METODO FELDENKRAIS
3.1.1 I principi
Il metodo Feldenkrais (F) è un approccio somatico innovativo che, attraverso
l’educazione al movimento e l’ottimizzazione delle funzioni motorie, mira al
miglioramento delle capacità e del potenziale umano. Il metodo F fu elaborato
da Moshe Feldenkrais ( 1904-1984), fisico e ingegnere meccanico.
Egli affinò una tecnica originale basata sui principi della fisica e della
biomeccanica, dell’apprendimento e della sensomotricità, il che gli permise
di esplorare un campo ancora sconosciuto come quello dell’integrazione
mente-corpo.
L’intenzione di Moshe era elaborare una pratica che insegnasse “come
imparare ad imparare”. Le sue ricerche cominciarono dall’esplorazione della
prima forma di apprendimento umano: l’apprendimento senso-motorio. Tale
tipo di apprendimento si basa sulla personale esperienza somatica ed ha un
impatto maggiore dell’apprendimento cognitivo.
“Il nostro cervello e il nostro corpo sono una cosa sola e crescono insieme solo attraverso
la differenziazione e la perfezione dei movimenti corporei.”3
Una delle caratteristiche basilari del metodo è l’approccio globale al paziente,
inteso sia in termini di intero apparato muscolo scheletrico, sia in termini di
integrazione con l’aspetto emozionale e relazionale. Un sguardo globale alla
persona implica accompagnarla verso un nuovo modo di pensare; invece di
focalizzare l’attenzione del paziente sulla limitazione fisica o sulla parte
dolorante, l’attenzione dell’educatore è rivolta a come la persona organizza se
stessa per proteggersi dal dolore o a come svolge la funzione in condizioni
normali. Utilizzando tecniche propriocettive di supporto e di mobilizzazione
3 Feldenkrais 1987.
14
generalmente indirizzate verso i settori circostanti, si cerca di stimolare il
SNC del soggetto a ricercare una riorganizzazione ottimale della funzione.
“Non sempre il problema è là dove si manifesta”4 (Ida Rolf).
Viene data molta importanza alla respirazione, intesa non solo come atto
necessario per una migliore riuscita dell’apprendimento somatomotorio, ma
anche come processo di riequilibrio psicosomatico. Il soggetto viene
stimolato alla consapevolezza e all’ascolto delle proprie percezioni
soggettive, nonché a trovare il modo migliore per sfruttare a proprio
vantaggio l’atto respiratorio. Si cerca di incoraggiare sia la respirazione
toracica sia quella diaframmatica e addominale; così, il soggetto impara ad
usarle nel modo più efficace secondo l’intenzione, la forza o la potenza utili
all’esecuzione della funzione.
È importante che il processo di apprendimento relativo all’uso della
respirazione divenga qualcosa che il SNC possa gestire, modificandolo a
propria discrezione.
3.1.2 Strumenti
3.1.2.1 L’approccio individuale (integrazione funzionale)
L’approccio individuale consiste in una tecnica non invasiva che mira a
“suggerire” alternative motorie agli schemi neuromotori abituali del SNC.
Mira anche a sbloccare o imporre modificazioni strutturali o funzionali del
sistema osteo-articolare. Si utilizzano materiali semplici come rulli rigidi o
morbidi, tavolette rigide o di gommapiuma, coperte o teli; l’incontro dura
circa un’ora ed è strutturato in base alle esigenze specifiche del soggetto. Al
paziente è richiesta una passività completa al tocco del terapista, così da poter
4 Rolf I. “ristabilire l’allineamento naturale e l’integrazione strutturale del corpo”. Roma: Edizione
Mediterraneo 2002
15
permettere un rilassamento totale e uno stato emotivo ottimale per
l’apprendimento e il cambiamento.
3.1.2.2 L’approccio di gruppo CAM (Conoscersi attraverso il movimento)
Si tratta di sequenze di movimento inusuali e sempre diverse, costruite con
una tale precisione e semplicità da permettere a tutti di arrivare a capire le
differenze più complesse e le funzioni più difficili. Il gruppo è l’evoluzione
naturale di un processo di maturazione dei pazienti, sia che inizino a mettere
in pratica da soli quello che hanno imparato durante gli incontri individuali,
sia che si avvicinino per la prima volta all’esecuzione di sequenze di
movimento concepite per migliorare la propriocezione, l’ascolto del corpo, la
consapevolezza e la percezione.5
3.2 IL METODO CORE MOVEMENT INTEGRATION (C.M.I.)
3.2.1 I principi
Il Core Movement Integration è stato elaborato dal professor Josef
DellaGrotte e consiste in un approccio clinico funzionale, strutturale e
psicofisico con l’obiettivo di migliorare la stabilizzazione del tronco e
connettere a livello funzionale le parti distali con il bacino. Tutto ciò si
realizza attraverso la conoscenza di 6 vie miofasciali/funzionali principali.
Tale metodo utilizza i principi somatici indicati da Feldenkrais su come il
SNC impari ad usare un processo di consapevolezza tramite il movimento;
spesso viene indicato come un “metodo globale in dinamica”. Con il termine
“globale” ci si riferisce ad una visione funzionale – globale del movimento
integrata e connessa col core, centro dell’equilibrio.
5Monica Landi 2007
16
“Il core fa riferimento al modo più efficiente con cui l’energia cinetica viaggia attraverso
il corpo: vicino al centro di gravità e attraverso il centro. L’energia proviene dall’interno
del sistema corporeo in risposta alle forze gravitazionali, impiegando tutto ciò che serve:
un sistema nervoso percettivo (SNC), le leve del corpo, le ossa, le articolazioni, i muscoli e
il tessuto connettivo.”6
Esso è il punto di partenza dal quale sviluppare i movimenti dinamici
eccentrici e concentrici utilizzati anche dal bambino nell’ apprendimento
motorio delle funzioni primarie. Tali movimenti devono essere svolti
coerentemente con gli schemi motori vettoriali e direzionali monitorati dalle
stazioni interneuronali. Ad esempio, l’elevazione del braccio, se integrata con
il movimento della scapola, con la respirazione, con l’estensione del rachide e
connessa con l’utilizzo della muscolatura profonda del complesso trasverso,
risulta essere molto meno faticosa e meno lesiva per i tessuti e le strutture
articolari della spalla.
“In tutte le azioni coordinate e ben acquisite, infatti, possiamo distinguere
almeno due elementi e riconoscere certe sensazioni:
- Assenza di sforzo, quale che sia la quantità d’energia che viene spesa.
Basta infatti osservare un esperto di judo o un sollevatore di pesi o
chiunque abbia appreso a effettuare correttamente le azioni mentali o
fisiche per convincersi che la sensazione dello sforzo è l’esperienza
soggettiva del movimento inutile.
- Assenza di resistenza, dovuta a impulsi conflittuali che arrivano ai
muscoli volontari scheletrici: viene dunque impedito al corpo di avere
una posizione migliore, a causa degli atteggiamenti sbagliati che si
sono ormai assunti e che sono diventati tanto abituali da impedire
qualsiasi dubbio sulla loro adeguatezza. Questa capacità di inibire le
tendenze viene acquisita dalla persona matura attraverso un
apprendimento laborioso e attento.
6 M.Landi riabilitazione reumatologica. Approccio multidisciplinare
17
La sensazione di resistenza (movimenti parassiti) coincide con un
difetto nella distribuzione della contrazione della muscolatura: i
muscoli che generano il movimento sono situati nella zona pelvica,
mentre i muscoli delle membra posizionano semplicemente le ossa in
modo tale da rendere possibile la trasmissione della forza motoria. In
altre parole, si limitano a dirigere la trasmissione del movimento, ma
non la originano. Questa sensazione nasce dunque quando le membra,
il torace, le spalle o un’altra parte del corpo sono costretti a fare il
lavoro dei muscoli pelvici e addominali.”7
Infatti uno degli obiettivi del Core Integration è imparare a scaricare la forza
attraverso le ossa lunghe, nonché imparare a utilizzare a proprio favore la
spinta, la leva, l’attrito per relazionarsi al meglio con la forza di gravità
migliorando l’equilibrio statico – dinamico, l’ottimizzazione psico – fisica ed
il risparmio energetico.
Il termine “globale” viene affiancato all’espressione “in dinamica” perché lo
strumento base del C.M.I. è l’integrazione tra mente e corpo, e ciò avviene
più facilmente se si eseguono esercizi molto semplici guidati da un educatore.
Il cervello e il sistema nervoso centrale eseguono una mappatura costante del
corpo e di tutte le sue funzioni. I muscoli e le articolazioni ottengono tutte le
istruzioni dalla rete del SNC. I muscoli lasciati a se stessi sarebbero confusi e
resterebbero privi di forza. Il SNC provvede quindi a dare forma ai
programmi mentali che servono a svolgere le attività della vita quotidiana.
Questo è reso possibile dalle vie neurali miofasciali funzionali di movimento
che Josef DellaGrotte chiama “sentieri”.
7 Feldenkrais M. il corpo e il comportamento maturo.Roma:Astrolabio;1996
18
3.2.2 Gli strumenti del core movement integration
Il metodo C.M.I. utilizza quattro strumenti fondamentali per ottimizzare il
funzionamento del corpo: 1) la conoscenza delle vie miofasciali
anatomofunzionali; 2) la conoscenza di sé attraverso il movimento (CAM); 3)
l’applicazione manuale; 4) gli esercizi Core Integration (esercizi C.I.).
3.2.2.1 Le vie miofasciali- anatomico funzionali del movimento: i sentieri
Le vie neurali miofasciali funzionali sono una sorta di pre-programmazione
vettoriale e direzionale utile nell’impostazione corretta dei movimenti sui tre
piani.
Esistono sei vie principali combinate a due secondarie; esse sono chiamate
“sentieri”.
Con il termine “sentieri” De Lagrotte fa riferimento al fatto che l’uomo deve
seguire le orme del vettore di forza nel proprio corpo, così come un aborigeno
segue le impronte della sua preda nella foresta. Il professore, infatti, esordisce
ai corsi con questa frase: “ Siamo mappatori del nostro corpo”.
Il sentiero descrive come e dove viaggia l’energia di trasmissione, come fare
lavorare il nostro corpo nelle migliori condizioni, nonché quali sono i muscoli
specifici che si devono allungare e contrarre per compiere una certa azione.
I sentieri permettono di capire:
- quali sono i vettori o il vettore di forza di una funzione e come tale
vettore trasmetta la contrazione lungo una catena miofasciale che
attraversa tutto il corpo;
- quali sono e come si trasmettono le linee di allungamento attraverso la
catena mio fasciale, permettendo la funzione di estensione.
19
Per pre – programmazione si intende un inizio di movimento verso il corretto
schema direzionale e vettoriale della funzione, che può diventare in seguito
movimento finalizzato e intenzionale ampio e completo (si prenda ad esempio
il sentiero 2, utile per la stabilizzazione del rachide, che può essere utilizzato
per l’esecuzione di numerose funzioni, come l’inizio di una flessione del
tronco in avanti per raccogliere qualcosa da terra).
Capire come e in che direzione i vettori di forza e le linee di allungamento si
trasmettono nel corpo permette di avere un’idea molto chiara del fenomeno
“funzione”.
La mappa Core Integration dell’energia biomeccanico – direzionale del
movimento corporeo. Dunque:
- mostra come i vettori di forza si muovono attraverso il corpo sui tre
piani del movimento;
- rappresenta una sintesi di tipo funzionale e strutturale della dinamica
corporea, costituita da sei vie miofasciali - anatomico – funzionali che
coinvolgono il core.
In particolare, nell’esecuzione di qualsiasi movimento attraverso i “sentieri”
sono fondamentali i muscoli stabilizzatori dell’addome, principalmente il
complesso trasverso dell’ addome, il quale una volta riattivato si interfaccia e
funziona in stretta relazione col complesso dello psoas, che invece è un
mobilizzatore. Un altro importantissimo gruppo di muscoli primari, spesso
trascurati, unisce i sentieri: il complesso multifido, composto da muscoli corti
ed essenziali che stabilizzano e muovono la spina dorsale in elevazione e
rotazione. Se questi muscoli non vengono mobilizzati in azioni di movimento
naturali e funzionali, smettono di lavorare e passano in uno stato di
raccorciata e debole “dormienza”.
“Il nostro SNC, per svolgere anche una sola delle azioni che pensiamo o pianifichiamo di
fare, dall’alzarci all’uscire, al camminare, fare ginnastica o svolgere una qualsiasi attività
20
quotidiana, deve conoscere la via neuromotoria più appropriata che permette
l’espressione e la rappresentazione somatica dell’azione stessa. Se la percezione,
l’intenzione, l’organizzazione mio fasciale e l’esecuzione biomeccanica sono sincrone,
allora l’esecuzione del movimento non solo è efficiente, ma anche gratificante e consente
di definire uno schema motorio che può essere richiamato più volte in modo affidabile.”8
I sei sentieri sono anche uno strumento utilizzato nell’approccio terapeutico
per decodificare le infinite funzioni dell’essere umano. Utilizzando in modo
funzionale le catene mio tensive, la funzione selezionata viene chiarita a
livello propriocettivo e senso motorio, non mette in tensione le catene
miofasciali ed esplora in modo dinamico i 6 sentieri a partire dal baricentro, il
core, coerentemente con l’organizzazione eccentrica e concentrica degli
schemi motori del SNC localizzati nelle centraline del midollo spinale. Grazie
al lavoro C.I. si arricchisce infatti il patrimonio del SNC alla ricerca di
migliori compensi armonici, andando così anche a ottimizzare la dinamica
corporea.
Le funzioni quotidiane sono composte dalle funzioni base come la flessione,
l’estensione, la rotazione, combinate in modo estremamente vario tra loro per
direzione, intenzione, intensità, ritmo. Ogni funzione potrebbe essere
scannerizzata o scomposta nei 6 sentieri principali, i quali possono essere
utilizzati:
- per procedere in modo chiaro ad una valutazione iniziale funzionale del
paziente (quali sono le connessioni compromesse, le funzioni su cui è
necessario intervenire terapeuticamente e quelle prioritarie ai fini di un
risultato il più possibile immediato) e per stabilire quindi un
programma terapeutico;
- nell’approccio individuale, per “scomporre” la funzione selezionata,
con l’obiettivo di esplorare in modo chiaro e sicuro le alternative al
8 Cft. Josef Della Grotte (2009) , Instruction from within, traduzione italiana in grande parte utilizzata per la
descrizione generale dei sei sentieri; le chiarificazioni dei sentieri son invece tratte dalla mia personale esperienza di tirocinio.
21
movimento non efficiente (o doloroso) e rendere l’intervento
facilmente comprensibile e riproducibile;
- nell’approccio di gruppo, per servire da guida al paziente stesso, il
quale, una volta esplorate con consapevolezza e percepite le linee
vettoriali e di allungamento con l’intervento del terapista, è in grado di
auto correggersi, migliorando in tal modo i risultati ottenuti dal
trattamento.
SENTIERO PRIMARIO 1
La via della schiena ( Estensione e Elevazione )
E’ uno dei primi movimenti evolutivi, ma non il primo ad essere esplorato ed
attivato dal neonato. Esso fornisce il maggiore supporto per quasi tutte le
principali attività funzionali. Se consideriamo l’effettiva risposta strutturale
che a livello funzionale viene attivata dalla testa ai piedi, l’estensione, in
termini di biomeccanica, fornisce una visione molto limitata della reale
espressione funzionale e posturale di questo sentiero. Una volta attivato lo
schema motorio corretto, ognuno di noi può accedere facilmente al sentiero 1,
perché l’estensione è una sequenza organizzata e connessa di risposte
muscolari, una rimodellatura fasciale
concepita su una struttura scheletrica di
forze di trasmissione.
FIG.3: Sentiero 1, allungamento della catena anteriore, accorciamento
della posteriore
Fig.3
22
Ad ogni attivazione della spinta, la gravità fa partire un vettore di forza che
attraverso il piede coinvolge il tendine d’Achille e contrae polpaccio, tendine
del ginocchio e muscoli dei glutei. Si tratta di una risposta pre – programmata
affinché avvenga la vera e propria elevazione, passando dalle articolazioni
pelviche, i muscoli rotatori dell’ anca che connettono in profondità
(multifidi), la zona lombare, quindi i muscoli superficiali della colonna
vertebrale (erettori), le costole inferiori, fino alla porzione media e superiore
della spina dorsale, connettendosi anche con le spalle fino alle cervicali e alla
testa. La via della schiena vista come catena completamente collegata inizia
dai piedi, coinvolge le gambe, angola il bacino in una specifica direzione
leggermente avanzata ed eleva la colonna vertebrale conformemente alla sua
configurazione articolare.
SENTIERO PRIMARIO 2
Il sentiero frontale della stabilizzazione (elevazione e vera flessione
funzionale)
La stabilizzazione nel movimento è l’anello mancante del sentiero delle
gambe - bacino - spina dorsale, nonché la chiave per realizzare una postura
eretta e per ottenere un rafforzamento naturale e pre – programmato.
Il sentiero frontale utilizza connessioni fra pavimento pelvico, il sacro e la
spina dorsale, coinvolgendo sia le gambe sia la parte superiore del corpo.
La visione della flessione cui siamo abituati consiste nel piegare in avanti la
parte superiore del corpo, o nell’accorciarci, come se stessimo eseguendo un
crunch mentre ci alziamo. Ma il crunch fa assai poco per stabilizzare o
rafforzare; è, certo, una forma di flessione che protegge la colonna vertebrale,
ma va a inibire le sue necessarie caratteristiche di allungamento e rotazione.
23
Fig. 4 Sentiero 2 : allungamento posteriore, accorciamento anteriore
SENTIERO PRIMARIO 3
Girarsi
Girarsi significa portare il sentiero 1 e 2 verso nuove direzioni.
Non possiamo vivere bene su un unico piano: ci muoviamo e facciamo
crescere la nostra espressione motoria e la sua potenziale intelligenza
cinestesica nell’applicarla. Il sentiero 3 è soltanto questo: girarsi a destra e a
sinistra, mantenendo le caratteristiche della via frontale e dorsale, ma facendo
assumere una nuova forma ai vettori e all’espansione mio fasciale.
Il modo in cui ci giriamo a destra o a sinistra è preprogrammato e, di
conseguenza, normalmente non è necessario pensarci. A causa dell’inattività,
di un modo scorretto di sedere, stare in piedi e camminare, la maggior parte
delle persone ha perso i segnali direzionali vettoriali, le sequenze e i markers.
Sono migliaia le persone che si girano ruotando il tronco, contraendo
Fig.4
24
costantemente i muscoli obliqui interni ed esterni, che diventano più tesi, più
corti, certamente non più forti. L’inefficienza di questa modalità può
comportare che anche il diaframma, centro motore della respirazione e
muscolo fondamentale, finisca per essere influenzato negativamente.
L’immagine del girarsi correttamente segue invece un percorso molto
semplice. Per girare a sinistra occorre spingere e stare sulla gamba sinistra,
mentre l’anca sinistra ruota a sinistra e indietro; per girare a destra, si applica
lo stesso modello sul lato destro. Così come l’anca ipsilaterale se ne va
indietro in flessione, così fanno le costole dello stesso lato, aprendosi in una
spirale semplice, connettendosi con le spalle e portandole indietro nella stessa
direzione. Il girarsi viene dunque eseguito attraverso una semplice rotazione
di base che deve coinvolgere bacino, spina dorsale e costole; quando tutti
questi elementi sono sincronizzati, non ci sono problemi, mentre senza questo
sentiero la stessa azione verrebbe effettuata da altri muscoli, raddoppiando i
tempi di esecuzione senza alcun allungamento. Esso può trasformarsi in
un’azione di torsione, con conseguenti stiramenti muscolari.
25
Fig. 5: sentiero 3 rotazione
La vera rotazione consiste nello spostarsi, stazionare e spingere con la stessa
gamba nella direzione verso cui ci si sta girando, in modo tale che vi sia una
rotazione della colonna e richiedendo ad ogni vertebra una rotazione e
un’estensione. Per compiere correttamente tali azioni, il SNC deve apprendere
un uso più evoluto delle vie 1 e 2, secondo una direzione della diagonale
spiralica. Come lo si può fare?
Questa via ha una parte frontale e una posteriore. Per girare a destra, usando e
spingendo con la gamba destra, si può utilizzare la via frontale per
stabilizzarsi, controllando così l’allineamento e la spinta, ma nella parte
sinistra della schiena verrà coinvolta la via 1. Se non si utilizza a sufficienza
la via frontale, sottoporremmo ad uno sforzo eccessivo i muscoli della
schiena, come spesso fanno molti giocatori di golf, corridori e danzatori.
Per correggere le abitudini funzionalmente anomale e limitanti è necessario
sviluppare una nuova sensibilità per avere accesso ad un movimento fluido
Fig. 5
26
lungo il sentiero 3, il quale, una volta appreso, sarà disponibile per il resto
della vita.
SENTIERO PRIMARIO 4
La grande diagonale spiralica
La diagonale spiralica integra elementi degli altri sentieri e come il sentiero 3
coinvolge rotazione e elevazione, ma utilizza la gamba opposta come gamba
di spinta. Chiamiamo il sentiero 4 “gran spirale” quando viene impiegato in
attività integrate, esercizi o azioni di complessa prestazione come camminare,
nuotare ecc. La sua principale caratteristica è fornire sia il supporto per
l’elevazione sia la trasmissione delle forze fino alla parte superiore del corpo.
Pertanto è il modello primario di movimento in quanto permette di mantenere
la posizione eretta.
La diagonale spiralica realizza un vero coinvolgimento e direzionamento del
vettore di forza; a partire dalla linea di spinta dal piede e dalla gamba, esso
attraversa il trocantere, l’articolazione sacro – lombare, andando così ad
attivare la muscolatura profonda della spina dorsale (i multifidi) e
attraversando la colonna vertebrale. Il sollevamento di quest’ultima dal basso
verso l’alto viene così generato da un effetto di leve che inizia con
l’articolazione dell’anca e dai i muscoli rotatori, non dai muscoli delle spalle
o solo della schiena. Se ad esempio un’anca sta ruotando in avanti e
spingessimo con la gamba dello stesso lato intanto che ruota l’anca, allora la
direzione delle forze passerebbe sulla via frontale in diagonale, allungandosi
verso l’esterno per favorire la rotazione del bacino e il movimento a spirale.
Questo implica che l’altra anca deve andare indietro. La forza che così si
genera andrà a ruotare all’ indietro e sollevare verso l’ alto le costole del lato
opposto della gamba che spinge, facendo rispondere alla sollecitazione anche
la scapola coinvolta, completando il flusso risonante del movimento fino alle
27
vertebre del collo, attivando e risvegliando l’ intero apparato senso – motorio
della percezione e diffondendosi anche nelle braccia e nelle mani.
Fig.6 Sentiero 4: la grande spirale
E’ proprio tale azione di leva che coinvolge le costole e l’ attivazione della
rotazione della colonna vertebrale che vengono perse nello svolgimento delle
attività più comuni come stare seduti, in piedi o camminare se vengono
effettuate senza utilizzare il sentiero. Il sentiero 4 è necessario per una corretta
deambulazione eretta, come per sedersi in modo attivo; usarlo adeguatamente
significa ottenere una sufficiente razione quotidiana non solo di elevazione,
ma anche di esercizi utili al rafforzamento.
Fig. 6
28
SENTIERO PRIMARIO 5
Laterale (Piegamento Laterale)
Il quinto sentiero descrive il più antico movimento prodotto dall’evoluzione,
il quale utilizza una distinta azione di leva che consente il sollevamento, il
bilanciamento e la stabilità accompagnati da un’estensione mio fasciale che è
facilmente osservabile nella posizione eretta. Nella regione basso lombare
della colonna vertebrale e nell’articolazione sacro – lombare è possibile
apprezzare una sorta di mensola quando si effettuano movimenti laterali
sincroni, mentre un lato sale e quello opposto scende. In questo modo il corpo
utilizza le forze come leve per bilanciare la sua azione locomotoria destra e
sinistra e comunque rimanere al centro. La via 5 consente un’azione di spinta
attraverso la gamba, l’anca e le vertebre lombari inferiori che
immediatamente traslano, sollevandosi in modo tale da andare a coinvolgere
(se svolto correttamente) l’intera colonna vertebrale, compresa dunque anche
la base del collo.
Fig. 7
29
SENTIERO PRIMARIO 6
Spostamento opposto laterale (Piegamento Laterale )
Questo sentiero, complementare e gemello sentiero 5, consente il movimento
per il bilanciamento e lo spostamento laterale; l’unica differenza con il
sentiero fratello sta nel fatto che il peso del corpo sulla gamba e la linea di
allungamento corrispondono allo stesso lato del vettore forza. Uno degli
effetti più evidenti è l’allungamento che si sperimenta sul lato esterno.
Fig.7-8: sentieri 5 e 6. I sentieri laterali
3.2.2.2 CAM Core Integration (CAM-CI)
Si tratta di uno strumento più agile e semplice rispetto alle CAM Feldenkrais
perché hanno il compito di sintetizzare la sperimentazione delle diverse
modalità di esecuzione a favore della ricerca e della percezione dei sei
sentieri. Gli esercizi possono essere fatti in 6 posizioni diverse: supini, proni,
decubito laterale, quadrupedia, seduti, in stazione eretta.
Fig. 8
30
Una seduta di CAM è formata da:
• Test iniziale: In base all’obiettivo della seduta, viene proposto un test
che rispecchi un gesto della vita quotidiana (alzare le braccia verso
l’alto, ruotare a sinistra e a destra ecc.);
• Mobilizzazione: l’operatore propone una serie di esercizi in posizioni
diverse (solitamente si parte da una posizione supina o di decubito
laterale per poi compiere gli stessi esercizi in posizioni più complessi);
Utilizzando la voce, l’educatore fa compiere gli esercizi finalizzati a
dare il movimento tester più armonico, più fluido, più integrato.
• Test finale: terminata la seconda fase si ripropone il gesto fatto ad
inizio lezione, in modo da poter dare un feedback non solo percettivo
ma anche visibile ad ogni soggetto che ha terminato la seduta.
3.2.2.3 Applicazione manuale C.I.
L’applicazione manuale C.I. nasce per accompagnare, guidare e chiarire
manualmente direzione, ritmo, fluidità, coordinazione di CAM-CI e Core
Integration exercise. E’ una pratica manuale di tipo propriocettivo e, grazie
alla mappa corporea stabilita dai sei sentieri principali, chiarisce e sintetizza il
lavoro di integrazione funzionale di Moshe Feldenkarais da cui prende
spunto. L’applicazione manuale, delicata e non invasiva è percepita dal
soggetto come una serie di “suggerimenti somatici” atti a riprogrammare e
rieducare schemi o segmenti di schemi motori dolorosi o limitati. Può essere
utilizzata anche in stati di dolore cronico e acuto e può essere applicata a fini
terapeutici in tutti gli stati disfunzionali derivanti da una scorretta dinamica
corporea e da un’efficace organizzazione statico-posturale.
31
3.2.2.4 C.I. exercise
Si tratta di movimenti ripetuti più volte che conservano la capacità di
elevazione, risonanza, rafforzamento della muscolatura profonda,
allungamento, risultato dell’esplorazione percettiva svolta nella CAM.
Gli obiettivi principali sono:
1) Rafforzamento del core e sua integrazione globale e armoniosa con gli arti
superiori e inferiori;
2) Realizzazione di un programma somatico-terapeutico di tipo domiciliare;
3) Guida per una valutazione funzionale iniziale e in itinere del soggetto.
32
4. CAPITOLO
MATERIALE E METODI
4.1 ESAMI E TEST POSTURALI
4.1.1 Anamnesi dei soggetti e Test Soggettivo e Oggettivo.
La prima fase dello studio è costituita dall’anamnesi dei soggetti; prima di
esaminare direttamente i pazienti, l’autore ha cercato di conoscere al meglio
la loro storia, svolgendo un’anamnesi a partire dai dati personali e clinici per
venire a conoscenza di qualsiasi informazione utile. All’anamnesi segue
un’analisi soggettiva ed oggettiva dei soggetti, dove è analizzata la differenza
di carico sul piano frontale, sagittale e trasverso, sia al livello del bacino sia a
livello del torace (esempio del test).
(tab.1 analisi soggettiva)
ANALISI
SOGGETTIVA
GIORNO
4/11/2010
CARICO
FRONTALE
CARICO
SAGGITALE
ROTAZIONE
TRASVERSA FRONTALE
ROTAZIONE
BACINO
CASSA
TORACICA
B.G. INDIETRO DESTRO IDEM INDIETRO
SINISTRO
AVANTI
P.L. AVANTI DESTRO
SINISTRO
AVANTI IDEM
SINISTRO
AVANTI
T.R. AVANTI DESTRO AVANTI IDEM
AVANTI
Z.L. AVANTI SINISTRO
DESTRO
AVANTI
NO
MOVIMENTO
DESTRO
AVANTI
V.A. IDEM IDEM
DESTRO
AVANTI AVANTI
IDEM
P.C. IDEM IDEM IDEM DIETRO
IDEM
D.T. IDEM IDEM
SINISTRO
AVANTI DIETRO
IDEM
B.E. AVANTI DESTRO
SINISTRO
AVANTI DIETRO
IDEM
B.A. IDEM DESTRO
DESTRO
AVANTI IDEM
IDEM
S.M. IDEM DESTRO
DESTRO
AVANTI DIETRO
DESTRO
AVANTI
33
L’autore si è servito di questo semplice test per poter inquadrare la situazione
dei soggetti e per poter avere un dato utilizzabile fin da subito all’interno delle
lezioni individuali che l’autore stesso avrebbe dovuto svolgere nelle settimane
seguenti.
4.1.2 Questionario
E’ stato proposto un questionario nella fase precedente ai test posturali e al
termine della sperimentazione (esempio del questionario).
TESI DI SPECIALIZZAZIONE IN “SCIENZA E TECNICA DELL’ATTIVITA’ MOTORIA
PREVENTIVA ED ADATTATA” del Dott. Francesco Milandri (Dott triennale in Scienze
Motorie)
La tesi sarà centrata sulla tematica del camminare e sui relativi miglioramenti fruibili mediante
ginnastica posturale “Core Integration”
CAMMINARE: ANALISI PRIMA E DOPO UN PERIODO DI 8 SETTIMANE DI GINNASTICA POSTURALE
BASATA SUL METODO CORE INTEGRATION (15 SEDUTE DI ATTIVITA’ GUIDATA DI GRUPPO della
durata di 1h + 2 SEDUTE INDIVIDUALIZZATE DELLA DURATA DI 1h )
QUESTIONARIO (i dati raccolti rimarranno anonimi): apporre una crocetta sopra la risposta
voluta o compilare il campo apposito
1) E’ IL PRIMO ANNO CHE FAI GINNASTICA?
SI NO
2) IN CASO ABBIA RISPOSTO “NO”, DA QUANTO TEMPO LA SVOLGI?
……………………………………………………
3) AL DI FUORI DELLA GINNASTICA , SVOLGI UNA O PIU’ DELLE ATTIVITA’ FISICHE
COMPLEMENTARI PRESENTI NEL SEGUENTE ELENCO?
- NESSUNA
34
- CAMMINARE
- ANDARE IN BICICLETTA
- ALTRO
Se hai risposto “nessuna” passa alla domanda n°6 altrimenti prosegui di seguito
4) NEL CASO SVOLGA UNA DELLE ATTIVITA’ MENZIONATE NELLA PRECEDENTE DOMANDA,
CON QUALE FREQUENZA SETTIMANALE?
- QUOTIDIANAMENTE
- 3 O PIU’
- 1-2 VOLTE
5) CHE DURATA HA L’ATTIVITA’ FISICA COMPLEMENTARE CHE SVOLGI?
- 10 MINUTI
- 20-30 MINUTI
- 30 O PIU’
6) ATTUALMENTE HAI DOLORI FISICI?
SI NO
Se hai risposto “no” passa alla domanda n°8
7) IN CASO ABBIA RISPOSTO “SI”, IL DOLORE E’ DOVUTO A
-PIEDE/I
-GINOCCHIO/A
-ANCA/CHE
- SCHIENA
-SPALLA/E
-COLLO
-ALTRO (scrivere se si
vuole)………………………………………………………………………………………………………
8) QUESTO DOLORE INFLUENZA LA TUA QUOTIDIANITA’?
-PER NIENTE
-POCO
-ABBASTANZA
-MOLTO
-MOLTISSIMO
9) PERCHE’ FAI GINNASTICA DOLCE?
- MI DA’ BENESSERE
- MI RIDUCE I DOLORI
35
- ALTRO(scrivere)……………………………………………………………………………………………………………
…………….
Attraverso tale questionario è possibile capire se il soggetto in questione
pratica o meno attività fisica, se segnala dolori a livello corporeo e se questi
influenzano la sua vita quotidiana.
A seguire viene presentata la tabella che riporta il documento consegnato al
termine della sperimentazione.
TESI DI SPECIALIZZAZIONE IN “SCIENZE E TECNICA DELL’ATTIVITA’ MOTORIA PREVENTIVA
ED ADATTATA” DEL Dott. Francesco Milandri (Dott. Triennale in Scienze Motorie)
NOME COGNOME: ETA
Saranno poste alcune domande attraverso le quali si andrà a delineare un quadro finale della
sperimentazione iniziata due mesi fa. Le chiedo di rispondere sinceramente alle domande:
1 In questa sperimentazione è stata applicata una ginnastica motoria che conosceva già?
SI NO
2 Questo tipo di ginnastica ha portato benefici alla sua quotidianità?
SI NO
3 Se ha risposto Si, specifichi in quale sfera personale (segni una x a fianco di ogni risposta che
ritiene giusta):
EMOTIVA
MOTORIA
SOCIO-COMUNICATIVA
4 Attualmente ha ancora dolore?
SI NO
5 Se SI, il dolore a quale livello si trova e a quale intensità?
36
PIEDE/I 0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10
GINOCCHIO 0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10
ANCHE 0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10
SCHIENA 0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10
SPALLA 0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10
COLLO 0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10
ALTRO …………………………………………………………. 0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10
6 La ginnastica eseguita ha iniziato a influenzare la sua giornata positivamente o
negativamente?
Positivamente Negativamente Non ha influenzato
0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10
7 Influisce sul suo umore positivamente o negativamente?
Positivamente Negativamente Non ha influenzato
0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10
8 Ha notato miglioramenti nel camminare ?
0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10
9 Ha notato miglioramenti per quanto riguarda la sua stabilità?
0-1-2-3-4-5-6-7-8-9-10
10 Gli esercizi proposti durante la sperimentazione li svolge al di fuori delle sedute?
Per niente
Poco (1 volta a settimana)
Abbastanza (2 volte a settimana)
Molto (3 volte a settimana)
Moltissimo (4 o più volte a settimana)
11 E’ desiderosa di continuare la ginnastica fatta fino ad ora, anche al di fuori della
sperimentazione?
SI NO
12 Cosa ha imparato da questa esperienza ?
37
4.1.3 Misurazione con Pedana stabilometrica Lizard
La pedana stabilometrica Lizard è una bascula elettronica collegata ad un
computer che misura le posizioni successive del centro di pressione del corpo.
Il centro di pressione corrisponde al punto di applicazione della somma delle
forze rilevato a livello della superficie di appoggio. Esso corrisponde solo con
una certa approssimazione alla proiezione del baricentro al suolo.
La pedana Lizard è composta da due piattaforme separate per l’appoggio dei
due piedi. Le due emipedane affiancate permettono di valutare il baricentro
generale in rapporto ai singoli baricentri del piede destro e sinistro. La
campionatura del segnale è effettuata dieci volte al secondo (10 HZ); ne
deriva che, durante la registrazione standard della durata di 51,2 secondi, si
avranno 512 campionature per ogni esame. Per confrontare i risultati ottenuti
è indispensabile che la registrazione sia “normalizzata”, vale a dire
standardizzata: posizione dei piedi, assenza di rumori ambientali, bocca ed
occhi aperti o chiusi. Il successo della stabilometria è condizionato dal fatto
che lo stesso compito assegnato a soggetti diversi venga compreso allo stesso
modo e induca lo stesso comportamento. In genere si suggerisce al paziente di
Fig. 10 Fig.11
38
restare in piedi, rilassato e con le braccia lungo al corpo e di guardare in
avanti.
Per ottenere valori affidabili occorre fare attenzione al posizionamento del
paziente sulla pedana. Sulle due piattaforme sono disegnati dei triangoli e
delle linee di riferimento. I due piedi vanno posti in posizione simmetrica
prendendo come punti di riferimento le due linee disegnate su ciascuna
piattaforma. La radice del secondo dito (testa del secondo metatarso) e la
linea mediana del calcagno devono essere allineate con la linea verticale,
mentre la perpendicolare al malleolo esterno deve cadere sulla linea obliqua.
In situazioni ideali, i carichi si leggono con valori perfettamente identici;
infatti, in tale posizione, la distanza dei punti di repere anatomici dalle celle di
rilevamento della pedana è proporzionale alle percentuali reali dei carichi pari
a 1/6 per il punto esterno, 2/6 per la parte anteriore e 3/6 per il calcagno
(distribuzione dei carichi secondo I.A. Kapandji). I carichi dati al 33% sono
già condizionati da queste distanze e dalla lunghezza del piede. Il piede, di
qualunque misura, è posizionato in modo che il calcagno sia distante tre volte
dal suo rilevatore rispetto alle due volte della radice del secondo dito e una
volta dal secondo metatarso.
Per ottenere risultati attendibili e confrontabili è, pertanto, necessario
mantenere tali proporzioni guidando il corretto posizionamento dei piedi del
paziente sulle due piattaforme. Sebbene i dati che si possono ricavare da ogni
singola registrazione siano numerosi, è bene limitare la nostra attenzione a
parametri il cui significato clinico non risulti troppo oscuro. Normalmente si
usa un protocollo di tre esami di base: SR (senza rulli), CR (arcate svincolate
con rulli), EC (occhi chiusi). Per ciascun paziente si possono eseguire altre
rilevazioni modificando ulteriormente le condizioni dell’esame. È importante
che il paziente non sia sotto l’effetto di farmaci durante l’esecuzione della
prova. Vari medicinali (miorilassanti, benzodiazepine ecc..) possono
39
influenzare i valori dei risultati; per tale ragione, si deve sempre indagare se il
paziente ne abbia assunti prima della prova.
Durante l’esecuzione dell’esame si può visualizzare sullo schermo del
computer il tracciato postolumetrico, quello stabilometrico o quello
stabilometrico bilaterale selezionando una delle tre opzioni dal menù modalità
di riproduzione. Per ogni esame si può consultare l’elaborazione dei risultati
del computer tramite le undici diverse finestre attive da scegliere tra le icone
presenti nella parte destra dello schermo.
4.1.4 Gait trainer 2
Il Gait Trainer è un camminatore dotato di particolari sensori sotto la
superficie del tappeto che permettono la rilevazione in tempo reale della
dinamica del passo con relativo feedback acustico e visivo. Esso quantifica i
tempi e le distanze confrontandoli con i range della normalità basati sul sesso
e sull’età.
Per valutare i progressi e documentare i risultati, il referto include: velocità,
distanza totale percorsa, distribuzione del tempo tra lato destro e sinistro,
Fig. 12 Fig. 13
40
lunghezza media del passo, durata media del ciclo del passo, coefficiente di
variazione, Indice di Deambulazione, FC e SaO2 opzionali.
Inserendo l’età, il sesso e l’altezza, il software propone la velocità e la
lunghezza del passo più adeguate. Attraverso la ripetizione dell’esercizio, il
paziente reimpara gradualmente a camminare in modo sempre più corretto. I
sensori sotto la superficie scorrevole generano un feedback visivo ed acustico
che guida il paziente nel riapprendimento di un più corretto pattern del passo;
un feedback visivo compara i passi del paziente con il target.
Gait Trainer offre vantaggi per innumerevoli motivi:
− Diverse tipologie di pazienti: pazienti affetti da disturbi pediatrici,
pazienti che abbiano subito operazioni ortopediche, pazienti con
patologie neurologiche e geriatriche.
− Uso efficiente del personale curante: il tempo impiegato per
organizzare il lavoro è inferiore rispetto a metodi tecnologicamente
poco avanzati.
− Informazioni chiare: i metodi tecnologicamente poco avanzati non
mostrano bisogni, progressi ed esiti.
Biodex Gait Trainer indica un passo target basato sull’altezza del paziente,
che dovrà essere inserita tra i parametri richiesti. Sulla base di carte
antropometriche, lo strumento determina la lunghezza della gamba.
Quest’ultima, insieme al passo-target, deriva dalla seguente equazione:
[lunghezza gamba (cm) x 0.69] + [lunghezza gamba (cm) x 0.86]
2
Il software, poi, aggiunge a tale numero la deviazione standard inserita nella
schermata di setup per determinare il passo più lungo che il paziente può
compiere.
41
Questa è l’area in cui il paziente può muoversi senza essere indotto a
compiere un passo più lungo o più corto.
Durante il protocollo svolto dall’autore, sono state effettuate alcune
rilevazioni ad una velocità di 2,5 km/h a 5 soggetti su 10 della
sperimentazione.
Il test è stato rifatto al termine del protocollo per valutare eventuali differenze
significative.
Durante il test, l’autore ha domandato alle pazienti di tenersi con le mani alla
barra di fronte a loro, in modo tale da offrire loro un supporto. Nessuna di
loro aveva mai usato un tapis roulant. Tale appoggio non comporta differenze
significative nei dati; si è prestata particolare attenzione affinché durante il
test ogni soggetto mantenesse una postura in linea con il terreno senza
poggiare il peso sullo strumento attraverso la barra rigida.
La durata del test è stata di 2 minuti per ogni paziente ed è stato fatto con le
scarpe ai piedi per simulare la camminata quotidiana.
4.2 PROGRAMMA DI LAVORO
Il programma di lavoro svolto prevede quindici sedute di ginnastica posturale
di gruppo (CAM), intervallate da due applicazioni manuali individuali (A.M.)
per ogni soggetto frequentante la sperimentazione.
Le quindici sedute sono state suddivise in 3 cicli da 5 sedute ciascuno, in base
agli obiettivi che ognuno vuole realizzare. Ogni ciclo prevede, al suo interno,
3 o 4 microcicli che dividono la lezione.
Di seguito sarà esposto il programma di lavoro svolto, suddividendolo
secondo i tre cicli.
42
Primo Ciclo
L’obiettivo principale del primo ciclo è migliorare la mobilità articolare delle
principali articolazioni del corpo e di detendere una muscolatura abituata a
lavorare spesso in tensione anche quando non ve ne sia bisogno.
È noto che i movimenti in contraddizione con o contro la gravità producono
stress e tensioni “innaturali”, sebbene con l’abitudine e l’adattamento si possa
arrivare a sentirli “normali”. Ciò può portare ad un aumento della rigidità
muscolare dovuta ad una difficoltà elevata nel rilascio dei muscoli agonisti e
antagonisti durante un’attività quotidiana come il camminare.
I sentieri Core Integration rappresentano il modo con cui il SNC interagisce a
livello biomeccanico e miofasciale con la gravità, al fine di canalizzare
l’energia lungo percorsi miofasciali connessi vicini al centro di gravità,
bilanciando i segmenti corporei in un equilibrio posturale.
Di conseguenza, prima di lavorare sul tono muscolare è utile detendere la
fascia muscolare.
Il ciclo è suddiviso in 3 micro - cicli:
• 5 minuti di riscaldamento: i soggetti mentre camminano compiono
diversi esercizi per il riscaldamento degli arti superiori attraverso
circonduzioni delle braccia monolaterale e bilaterale, allungamento
delle stesse verso l’alto, flesso estensione dell’avambraccio su braccio
bilateralmente, extra – intra rotazione degli arti superiori; andature
camminando sui talloni, sulle punte sull’esterno o sull’interno del
piede, appoggiando in successione tallone-esterno della pianta del
piede, avanpiede, punta; flessione della gamba sull’anca, leggeri
affondi, camminata laterale, verso dietro.
• 15 minuti di esercizi di aerobica: per definizione, la ginnastica
aerobica è detta “di resistenza” (o endurance). Si tratta della capacità
43
dell'organismo di svolgere un esercizio muscolare generalizzato, in
condizioni aerobiche, il più a lungo possibile.
Il carburante energetico impiegato per compiere un allenamento
efficace è l'ossigeno. I principali fattori che intervengono nel
miglioramento dell'allenamento aerobico (endurance) sono i seguenti:
1 Adattamento dell'apparato cardiocircolatorio e respiratorio;
2 Adattamento del sistema di trasporto di O2 (ossigeno);
3 Aumento della capillarizzazione muscolare (irrorazione sanguigna);
4 Adattamento enzimatico e mitocondriale dei muscoli scheletrici;
5 Aumento e rendimento meccanico (capacità di coordinare con più
naturalezza e meno fatica i movimenti).9
E’ inoltre un’attività che richiede molta attenzione dal punto di vista
mentale. Ogni volta, la serie di esercizi che viene proposta cambia e
aumentano di numero le richieste che l’insegnante propone passo dopo
passo, obbligando il soggetto a memorizzare delle sequenze sempre
maggiori. L’obiettivo di questo micro ciclo è migliorare le capacità
coordinative e mnemoniche dei soggetti.
9 http://it.wikipedia.org/wiki/Ginnastica_aerobica
44
• 40 minuti di ginnastica Core Movement Integration :
All’interno di questo micro ciclo sono state proposte CAM. Il termine
indica la “Conoscenza del proprio corpo Attraverso Movimenti
ripetuti”. Essi hanno lo scopo di chiarire la strada che il vettore di forza
compie seguendo le vie miofasciali neuro funzionali (i sentieri).
Durante la CAM, ogni movimento complesso globale e intenzionale è
percepito ed esplorato attraverso la finestra dei sei sentieri, che
Fig.14
Fig.12 Fig.13
45
diventano il mezzo più immediato per raggiungere l’ottimizzazione
della riorganizzazione neuro motoria del soggetto nelle loro
componenti di elevazione, risonanza, rafforzamento della muscolatura
profonda e allungamento.
Gli obiettivi di questo micro ciclo sono:
1. aumentare la mobilità delle articolazioni principali;
2. diminuire il tono della “muscolatura parassita”.
La CAM, come già descritto in precedenza (cap. 1), si suddivide in tre
fasi: test iniziale; fase di lavoro; test finale.
Nella prima fase, l’insegnante C.M.I. propone un gesto che
normalmente viene fatto nella giornata. In queste 5 lezioni i test iniziali
prevedono gesti come ruotare facendo perno su una gamba per vedere
dietro o alzare le braccia verso l’alto, o ancora spostare il peso da una
gamba all’altra notando il grado di stabilità.
Nella seguente fase di lavoro, ogni soggetto steso su materassino
esegue la combinazione di gesti che l’insegnante C.M.I. descrive.
Questi ha il compito di coinvolgere i praticanti, cercando di
semplificare i movimenti base il più possibile.
Inizialmente, nelle 5 lezioni l’autore ha proposto alle pazienti esercizi
di presa di coscienza del proprio corpo e per saper utilizzare in maniera
più efficiente la regione del core.
I principali sono stati:
1. basculamento del bacino integrato con tutto il corpo in posizione
supina;
2. rotazione del busto in decubito laterale integrando tutto il corpo.
46
Fig. 15:Basculamento del bacino con spinta dei piedi Fig.16: Integrazione spinta gambe, bacino,cassa toracica; le mani utilizzate come strumento propriocettivo.
Infine, il test finale prevede che i soggetti facciano nuovamente il movimento
iniziale e valutino loro stessi in base ad eventuali cambiamenti nella fluidità,
nella leggerezza, nella velocità e nella presenza o assenza di dolore
nell’esecuzione del movimento dopo la seduta.
Si sottolinea che ad ogni seduta alle pazienti era chiesto di fare un giro di
palestra camminando. Partendo dai principi di Josef DellaGrotte, si voleva
dimostrare loro che semplici esercizi fatti a terra possono migliorare la
fluidità della camminata; le stesse pazienti davano tale feedback ad ogni fine
lezione.
In quanto agli strumenti accessori, è stato scelto di utilizzare per questo ciclo
anche alcune coperte. Esse sono molto utilizzate nel Feldenkrais per
focalizzare maggiormente la propriocezione. In particolare, vengono poste
sotto la schiena durante un movimento che può essere il semplice
basculamento del bacino. Poggiare la schiena su una superficie di quel genere
durante un movimento di anti e retro versione del bacino, permette il
rilassamento dei paravertebrali e dei lombari. Anche le mani dell’operatore
hanno lo stesso scopo.
Fig.15 Fig.16
47
Secondo Ciclo
Durante le sedute del secondo ciclo, avendo notato miglioramenti da parte del
gruppo, è stato aggiunto uno step: il percorso.
Avendo a disposizione una palestra molto ampia, l’autore ha organizzato un
primo percorso in una metà di campo, mentre nell’altra ha sistemato tappetini
e tutto l’occorrente per gestire una CAM.
Gli obiettivi che si volevano raggiungere nel secondo ciclo sono:
1. migliorare la stabilità dell’appoggio monopodalico durante il normale
camminare;
2. potenziare i diversi distretti muscolari.
Il ciclo è suddiviso in 4 micro cicli:
1) 5 minuti riscaldamento: questa fase è uguale a quella del ciclo
precedente ma con una consapevolezza diversa. Gli esercizi del primo
ciclo possono essere spostati dalla posizione stesa alla posizione eretta,
andando a migliorare il normale camminare. Se un soggetto era
abituato a camminare senza fare uso del movimento elicoidale
scatenato dalla rotazione del bacino e della cassa toracica, ora, avendo
provato a terra l’esercizio e avendo verificato un miglioramento a fine
lezione, avrà maggior facilità a metterlo in pratica in stazione eretta. Si
è deciso, quindi, di aggiungere talvolta la banda elastica come
strumento per migliorare ulteriormente la loro propriocezione e per
potenziare le catene muscolari in atto durante la camminata.
48
Sentire che il piede, al termine del passo, era sostenuto e richiamato
verso l’alto dalla banda elastica, ha migliorato la loro camminata
notevolmente perché le ha rese consapevoli della possibilità di fare
questo movimento senza sforzare altre regioni quali la regione lombare.
Fig.17 Fig.18
Fig.19
49
2) 10 minuti aerobica: è stato mantenuto lo stesso tipo di lavoro
aggiungendo alcuni esercizi di forza come gli affondi.
3) Percorso: ogni percorso prevede 4-5 stazioni disposte in cerchio. La
durata di ogni percorso si aggira attorno ai 10 minuti.
Gli ostacoli sono di vario tipo: cinesini disposti in due file per
aumentare la lunghezza del passo, coni messi in fila per migliorare lo
stacco della gamba sollevata da terra, tappetini di diverso spessore per
sensibilizzare i recettori podalici, tre-quattro dischi gonfiabili
(DiscoSit) messi uno davanti all’altro per iniziare un lavoro in
instabilità.
Fig.21 Fig.22
Fig.20
50
4) Mobilizazione articolare: avendo notato alcuni miglioramenti rispetto
al primo ciclo, in questa fase l’obiettivo è stato rafforzare la fascia
muscolare utilizzando come strumento le CAM e gli esercizi Core
Integration.
Il rafforzamento avviene ogni volta che ci muoviamo in campo
gravitazionale. Aumentando la resistenza possiamo promuovere una
maggior crescita delle fibre muscolari; qualsiasi azione volta a
contrastare la forza di gravità produce un rafforzamento muscolare.
Attraverso le CAM sarà più semplice migliorare il tono muscolare non
in modo isolato ma “Integrato”.
Per migliorare tale rinforzo sono stati utilizzati alcuni strumenti.
L’autore si è servito di Disco Sits e di bande elastiche.
Il “Disco sit” è un disco gonfiabile di gomma morbida del diametro di
circa 40cm. La parte superiore è formata da piccoli bottoncini morbidi,
mentre quella inferiore è liscia. Simile al bosu, ha un appoggio
basculante, traslante, quindi instabile10.
Con le bande elastiche è possibile eseguire tutti i gesti motori in
riferimento ai movimenti del corpo umano. La caratteristica principale
consiste nel fatto che l’impegno nell’esecuzione degli esercizi va ad
aumentare con l’aumento della distensione della banda elastica,
10
http://www.bodytraining.it/articolo,196,Questione+di+equilibrio+allenarsi+con+il+discosit
Fig.23 Fig.24
51
pertanto l’entità della resistenza offerta è minima all’inizio del
movimento e massima nella sua fase finale11.
In esercizi come il sollevamento dell’arto esteso dalla posizione a terra
supina, l’uso di tale attrezzo può portare a sforzare meno la regione
lombare e, se si utilizzano in maniera adeguata i sentieri, a rilassare
notevolmente i muscoli ischio-crurali.
Terzo ciclo
Nei cicli precedenti è stata approfondita la mobilizzazione articolare, sono
stati svolti esercizi per migliorare la tonicità muscolare, sono stati organizzati
percorsi per modificare la lunghezza del passo abituale.
Nel terzo ciclo lo scopo fondamentale è aumentare la stabilità durante un
movimento in dinamica come il camminare; ciò è possibile attraverso esercizi
che coinvolgano coordinazione ed equilibrio, mai dimenticando tutto il lavoro
precedente.
11 (http://www.calciatori.com/magazine1.nsf/magazine/A5EDC7361C9FAB5FC125691200338B56?OpenDocument)
Fig. 25
Fig.26
52
I microcili in questa sezione sono 4:
1) 5 minuti di riscaldamento: durante questa fase è stata spesso utilizzata
la banda elastica per coinvolgere maggiormente la regione toracica e le
braccia, senza dimenticare gli esercizi svolti fino a questo momento.
Un esempio di esercizio consiste nel far passare la banda elastica
all’altezza delle punte inferiori della scapola e impugnarla con
entrambe le mani. La forza elastica che viene impressa durante il
normale movimento delle braccia durante una camminata determina
una rotazione che coinvolge non solo le spalle ma anche clavicole,
costole e vertebre.
Occorre ricordare che tale movimento viene fatto con consapevolezza,
sapendo cioè che il nostro scopo non è solo un avanzamento in avanti,
bensì un allungamento verso l’alto. Questo spiega perché il movimento
non è più rotatorio ma spiralico. Anatomicamente le fasce muscolari
Fig.27 Fig.28
Fig.29
Fig.28
53
sono disposte in maniera tale da dare questo tipo di movimento; basti
pensare al torchio addominale e all’andamento delle fasce del trasverso,
degli obliqui e del quadrato dei lombi che allo stesso tempo
comprimono all’interno i visceri ma stabilizzano e allungano la regione
lobare della colonna.
Per gioco, l’autore ha anche deciso di
proporre lo stesso esercizio a coppie, in
modo da obbligare i soggetti ad una
maggior coordinazione arto superiore-
arto inferiore ed inoltre, come si può
notare nella foto seguente, il partner che è
dietro può accentuare e chiarire il
movimento basculatorio dell’anca.
2) 5 minuti di aerobica: questa fase è uguale alla stessa nei cicli
precedenti, aggiungendo naturalmente combinazioni di movimenti più
complicati.
Occorre segnalare che la tendenza nelle ultime lezioni è stata quella di
sfruttare questo micro ciclo per migliorare la coordinazione arto
superiore-arto inferiore nella camminata da fermo o in movimento,
insegnando la deambulazione corretta anche senza utilizzare la musica.
Fig.30 Fig.31
Fig.29
54
3) 15 minuti di percorso: anche in questo ciclo i percorsi sono stati
organizzati in modo tale da lasciare uno spazio alla deambulazione
normale e creando delle stazioni in grado di sottolineare ogni
caratteristica di un buon cammino.
Sono state organizzate stazioni per la propriocezione podalica con uso
di tappetini oppure con disco sit che precedono o seguono piccoli
ostacoli, i cosiddetti over, per allenare l’equilibrio monopodalico.
In alcune situazioni l’autore ha scelto di mettere due disco sit sia prima
sia dopo l’ostacolo.
Fig.33 Fig.34
Fig.32
55
L’utilizzo dell’instabilità come
fattore allenante rappresenta un
punto inamovibile del presente
percorso. Si sfrutta l’effetto
destabilizzante indotto dai disco sit
su cui poggia il corpo per stressare
il sistema neuromuscolare in
maniera superiore rispetto alla
normale condizione di stabilità. Questo permette di amplificare la
risposta cinesiologia rispetto ad un allenamento tradizionale.
Si osserva anche un aumento della co-contrazione dei muscoli agonisti
ed antagonisti che consente di aumentare la stiffness articolare
migliorando la stabilità del sistema e fungendo da meccanismo di
protezione.
Anche la sedia diventa uno strumento utile per un buon percorso.
Dovendo lavorare con pazienti che, prima della sperimentazione,
riscontravano molti dolori nella quotidianità, l’autore si è proposto di
insegnare certi esercizi utili da svolgere da sole.
Il giusto modo di alzarsi da una sedia senza provocare dolore alla
regione lombare mentre ci si porta da una posizione seduta alla stazione
eretta è stato uno degli esercizi più usati nei percorsi nell’ultimo ciclo.
D'altronde anche alzarsi dalla sedia diventa un modo per rinforzare gli
arti inferiori, e poterlo fare in sicurezza è molto importante.
Fig.35
56
4) 10 minuti di allenamento per l’equilibrio:
utilizzando nuovamente i disco sit, sono stati
organizzati esercizi in appoggio
monopodalico e bipodalico, ad occhi aperti e
occhi chiusi.
Una variante dell’esercizio prevede il camminare sopra i disco sit.
Il partner posto dietro è utile perché dà
sostegno e sicurezza; inoltre può chiarire i
movimenti che trocantere, bacino, cassa
toracica e spalle devono compiere durante il
camminare.
Fig.37 Fig.36 Fig.38
Fig.39
Fig.39
Fig.40
57
Tutti gli esercizi venivano proposti con uno e con due attrezzi. I soggetti, oltre a mettere in gioco le loro capacità coordinative, hanno migliorato la loro fiducia in se stessi.
5) 15 minuti di mobilizzazione articolare: diversamente dal resto dei
cicli, gli esercizi di questa fase sono stati fatti quasi tutti poggiando i
piedi a muro o utilizzando le sedie.
Se si presta attenzione, stare seduti è, come camminare, una delle attività
che maggiormente facciamo durante la giornata. Se si intende come
“esercizio” ogni movimento ben organizzato nel campo gravitazionale in
grado di produrre effetti positivi e necessari al mantenimento della salute e
della forma fisica dell’apparato locomotore, si può affermare che stare
seduti può diventare un’attività atletica.
“ Stare seduti è uno specifico processo del
corpo che utilizza equilibrio, consapevolezza,
stabilità, flessibilità delle articolazioni e dei
muscoli …”12
Sedersi attivamente impegna sia la struttura sia
la consapevolezza, permettendo la postura
eretta con un minimo sforzo e il facile
movimento del dorso, delle braccia e della testa
in ogni direzione. Utilizzando i sentieri Core Movement Integration e
12
( Lionel Wolpin, MD “ Sitting: More To It Than Meets the E…Or the Seat”- Physical Therapy Products,
September 1994).
Fig.41
Fig.42
58
connettendosi al suolo per accedere alla
controspinta generata come risposta alla forza
di gravità, i soggetti allungano la schiena e
migliorano il movimento in spiralizzazione
della colonna.
Sono stati utilizzati i disco sit anche in questa
occasione, ponendoli sotto ai glutei e, dunque,
determinando una maggior possibilità di
movimento basculatorio, rotatorio e laterale.
L’uso del muro migliora la percezione del vettore di forza che si
sprigiona da terra attraversando
il corpo del praticante.
Se ben notiamo, nell’esercizio di
basculamento del bacino, per
cercare di ricevere forza da terra
in posizione supina, si devono
flettere le gambe; d’altra parte,
per poter toccare con tutta la
pianta del piede a terra si devono posizionare i piedi molto vicino al
sedere in una posizione che nella quotidianità non possiamo riproporre.
Simulare lo stesso esercizio con i
piedi a muro aumenta la possibilità
di scarico della regione lombare,
posizione molto simile a quella
seduta.
Fig.43
Fig.45
Fig.44
59
Si può chiedere ai soggetti di spingere con le punte o con i talloni, con
l’esterno e con l’interno, dando la possibilità di concentrarsi
maggiormente sui cambiamenti che
queste indicazioni portano all’esercizio
base.
Il movimento di rotazione in decubito
laterale diventa, invece, un buon
esercizio per sentire più facilmente
l’appoggio monopodalico della gamba
di spinta a terra.
6) 10 minuti di camminata Core Movement Integration: ogni lezione si
conclude facendo una serie di giri della palestra e camminando in modo
integrato.
A seguire vengono riassunte brevemente le basi di una camminata
efficiente:
• le anche devono muoversi e l’azione deve passare dal baricentro, con
moto risonante, e collegarsi direttamente col busto passando dalla spina
dorsale;
• quando la rotazione della colonna vertebrale è attivata, questa genera
energia cinetica;
• il movimento elicoidale lungo il tronco porta spalle e braccia in un
movimento sincrono;
• I piedi forniscono il moto, mentre le gambe si estendono, si flettono e si
piegano secondo una sequenza di contrazione e rilascio.
Fig.46
60
Applicazioni manuali
Sono state svolte due applicazioni manuali della durata di un’ora per
ogni soggetto. L’autore si è servito di un lettino Feldenkrais ed ha
operato personalmente la ginnastica posturale Core Movement
Integration.
Le sedute individuali variano in base all’esigenza del soggetto e alla
sua disponibilità.
Può capitare, ad esempio, che più persone abbiano una rigidità a livello
lombare, ma per cause differenti. Il compito dell’operatore consiste nel
“mappare” il corpo del praticante illuminando il sentiero che il vettore
di forza compie per allungare la colonna vertebrale ed eliminare il
problema senza procurare dolore.
Le mani dell’operatore svolgono il delicato compito di guida dentro il
movimento della mente del soggetto, il quale impara ad ascoltare il
proprio corpo.
Fig.47
61
Una buona applicazione manuale
prevede, come nelle CAM, un test
iniziale, un’applicazione e un test
finale.
Essendo in rapporto uno a uno, il
paziente è più facilitato a sentire se
stesso e il trattamento può diventare
un utile momento per chiarire i sentieri e gli esercizi fatti all’interno dei
cicli di CAM.
L’operatore attraverso pressioni
non invasive sul corpo del
paziente segue la via mio
fasciale. Nel momento in cui
scopre una rigidità o una
mancanza di fluidità, senza
premere o velocizzare i tempi,
l’operatore compie manovre di positional realiese o ripete il gesto
svolto, cercando di inibire i muscoli che non favoriscono il giusto
movimento.
Anche il “paziente” utilizza le
proprie mani per migliorare la
consapevolezza del movimento che
si sta svolgendo. In questo caso,
l’autore ha chiesto alla paziente di
accentuare il movimento di
intrarotazione del trocantere,
portando così l’anca destra verso l’alto in direzione cassa toracica. Allo
stesso tempo, le è stato chiesto di respirare profondamente, in modo
Fig.48
Fig.50
Fig.50
Fig.49
62
tale da detendere la regione postero-laterale della lombare e portando
ad un rilassamento della stessa muscolatura.
l
Fig.51
63
5. CAPITOLO
ANALISI DEI DATI
In questa sezione riporteremo i dati più significativi per sostenere la tesi
dell’elaborato, partendo dall’ipotesi che una ginnastica posturale Core
Movement Integration della durata 15 sedute di gruppo e 2 sedute individuali
può ottimizzare la motricità funzionale.
Le tabelle che seguono fanno riferimento ai soggetti che hanno eseguito i test
stabilometrici e dinamici prima e dopo la ginnastica proposta. Tali test sono
stati condotti rispettivamente con i due strumenti descritti nel capitolo dei
materiali, ovvero con la pedana stabilometrica Lizard e il Gait trainer 2.
Tutti i dieci soggetti della sperimentazione hanno compiuto i test pre
protocollo ma solo sette di loro si sono presentati nuovamente per effettuare i
test di controllo alla fine del programma di ginnastica proposto. Sono stati
quindi considerati solo i dati di questi sette soggetti mentre, per quanto
riguarda i questionari, tutti i hanno preso parte alla loro compilazione.
5.1 DATI PRODOTTI DALLA PEDANA STABILOMETRICA
“LIZARD”
Sono stati analizzati i seguenti dati rilevati dalla pedana, in collaborazione con il Dott. Elia Foschi:
• Velocità;
• Varianza della velocità;
• Area del gomitolo;
• Lunghezza del gomitolo.
64
Di queste variabili sono state confrontate la media e la deviazione standard,
per poi procedere con il “testT”. Il t di student è un test statistico che serve per
confrontare due gruppi di dati replicati. Mette a confronto la differenza tra la
media dei due gruppi, considerando la dispersione dei dati (espressa come
deviazione standard)13.
OCCHI APERTI
La tabella seguente riporta il confronto tra la velocità media del gomitolo ad
occhi aperti prima e dopo l’esecuzione del protocollo di lavoro. La velocità,
come già detto nel capitolo dei materiali, è data dalla media delle
velocità(mm/s) di spostamento del baricentro durante i 51,2 secondi
dell’esame.
Le colonne evidenziate rappresentano le velocità del gomitolo, la prima si
riferisce ai dati raccolti prima della sperimentazione mentre la seconda è la
colonna dei risultati post protocollo. Sotto di esse vengono evidenziate la
media e la deviazione standard del gruppo, infine è stato messo in luce il
confronto pre e post protocollo con l’utilizzo del testT. Ogni tabella
successiva evidenzierà allo stesso modo i dati appena descritti.
13
(http://it.wikipedia.org/wiki/Test_t)
BornDate Age Peso PRE V VARVEL AR PR POST V VARVEL AR PR
B.E. 13/03/1946 64 75,90366 PRE 4,969054 16,03647 40,49303 253,9187 POST 5,697893 11,62366 58,1783 291,1623
B.G. 27/12/1947 62 76,27541 PRE 5,304498 11,51715 58,98079 271,0598 POST 5,910957 13,45289 63,98192 302,0499
B.A. 19/03/1947 63 78,30475 PRE 7,913791 25,72871 114,6499 404,3947 POST 6,79733 23,76832 93,33762 347,3436
D.T. 14/06/1948 62 93,1039 PRE 6,653891 25,06319 65,19817 340,0138 POST 6,238285 24,03064 55,03674 318,7764
P.C. 20/05/1940 70 69,05701 PRE 10,66756 57,11485 207,4927 545,1125 POST 6,211331 16,88826 89,0547 317,399
P.L. 09/12/1938 72 69,5145 PRE 6,106213 20,00359 47,54127 312,0275 POST 6,352663 20,90012 53,65093 324,6211
S.M. 04/04/1944 66 68,65391 PRE 7,662456 23,20835 101,6533 391,5515 POST 8,403258 30,4355 139,0032 429,4065
MEDIA 65,57143 75,83045 7,039638 25,52461 90,85846 359,7255 6,51596 20,15706 78,89192 332,9655
DEV.ST 3,994043 8,582649 1,942164 14,83396 58,27206 99,24458 0,901193 6,616824 31,0453 46,05096
V VARVEL AR PR
PREvsPOSTTEST.T 0,242782 0,201677 0,277216 0,242782Tab. 2
65
Di seguito è riportato un grafico che chiarisce il miglioramento avvenuto.
Anche se non è notevole la velocità di spostamento del baricentro è diminuita
da 7mm/s a 6.5mm/s.
Nella prossima tabella viene evidenziata la lunghezza del gomitolo prima e
dopo il programma di esercizi.
La lunghezza è il percorso del centro di pressione espresso in mm. Dentro una
stessa superficie il cammino percorso dal centro di pressione può risultare più
o meno lungo. Fornisce, seppure grossolanamente, in modo diretto una
BornDate Age Peso PRE V VARVEL AR PR POST V VARVEL AR PR
B.E. 13/03/1946 64 75,90366 PRE 4,969054 16,03647 40,49303 253,9187 POST 5,697893 11,62366 58,1783 291,1623
B.G. 27/12/1947 62 76,27541 PRE 5,304498 11,51715 58,98079 271,0598 POST 5,910957 13,45289 63,98192 302,0499
B.A. 19/03/1947 63 78,30475 PRE 7,913791 25,72871 114,6499 404,3947 POST 6,79733 23,76832 93,33762 347,3436
D.T. 14/06/1948 62 93,1039 PRE 6,653891 25,06319 65,19817 340,0138 POST 6,238285 24,03064 55,03674 318,7764
P.C. 20/05/1940 70 69,05701 PRE 10,66756 57,11485 207,4927 545,1125 POST 6,211331 16,88826 89,0547 317,399
P.L. 09/12/1938 72 69,5145 PRE 6,106213 20,00359 47,54127 312,0275 POST 6,352663 20,90012 53,65093 324,6211
S.M. 04/04/1944 66 68,65391 PRE 7,662456 23,20835 101,6533 391,5515 POST 8,403258 30,4355 139,0032 429,4065
MEDIA 65,57143 75,83045 7,039638 25,52461 90,85846 359,7255 6,51596 20,15706 78,89192 332,9655
DEV.ST 3,994043 8,582649 1,942164 14,83396 58,27206 99,24458 0,901193 6,616824 31,0453 46,05096
V VARVEL AR PR
PREvsPOSTTEST.T 0,242782 0,201677 0,277216 0,242782
7,03963808
6,51595964
6,2
6,3
6,4
6,5
6,6
6,7
6,8
6,9
7
7,1
V MEDIA OA - PRE
V MEDIA OA - POST
Tab. 3
Graf. 1
66
valutazione dell’energia spesa del soggetto per controllare la propria postura
ortostatica. Il confronto delle due colonne è reso più evidente nel grafico
seguente.
Di seguito viene evidenziata l’area del gomitolo. E’ la superficie del gomitolo
dello statokinesiogramma campionata sul 90% delle posizioni registrate,
escludendo, quindi, quelle più estreme. Esprime l’efficacia che ha il sistema
posturale fine a mantenere il centro di gravità vicino alla sua posizione media
di equilibrio.
I dati riportano una media di 90 mm2 contro i 78mm2 nel post esercizio.
Tuttavia anche se nel grafico seguente si può apprezzare la differenza, il test
359,7255059
332,9655376
315
320
325
330
335
340
345
350
355
360
365
PR MEDIA OA - PRE
PR MEDIA OA - POST
BornDate Age Peso PRE V VARVEL AR PR POST V VARVEL AR PR
B.E. 13/03/1946 64 75,90366 PRE 4,969054 16,03647 40,49303 253,9187 POST 5,697893 11,62366 58,1783 291,1623
B.G. 27/12/1947 62 76,27541 PRE 5,304498 11,51715 58,98079 271,0598 POST 5,910957 13,45289 63,98192 302,0499
B.A. 19/03/1947 63 78,30475 PRE 7,913791 25,72871 114,6499 404,3947 POST 6,79733 23,76832 93,33762 347,3436
D.T. 14/06/1948 62 93,1039 PRE 6,653891 25,06319 65,19817 340,0138 POST 6,238285 24,03064 55,03674 318,7764
P.C. 20/05/1940 70 69,05701 PRE 10,66756 57,11485 207,4927 545,1125 POST 6,211331 16,88826 89,0547 317,399
P.L. 09/12/1938 72 69,5145 PRE 6,106213 20,00359 47,54127 312,0275 POST 6,352663 20,90012 53,65093 324,6211
S.M. 04/04/1944 66 68,65391 PRE 7,662456 23,20835 101,6533 391,5515 POST 8,403258 30,4355 139,0032 429,4065
MEDIA 65,57143 75,83045 7,039638 25,52461 90,85846 359,7255 6,51596 20,15706 78,89192 332,9655
DEV.ST 3,994043 8,582649 1,942164 14,83396 58,27206 99,24458 0,901193 6,616824 31,0453 46,05096
V VARVEL AR PR
PREvsPOSTTEST.T 0,242782 0,201677 0,277216 0,242782 Tab. 4
Graf. 2
67
T. evidenzia, come nelle altre tabelle, che la differenza tra pre e post
ginnastica non è significativa.
Questo vale anche per l’ultimo dato analizzato ad occhi aperti vale a dire la
varianza della velocità. La “ VarVel” indica la variazione dello spostamento
lungo le ascisse e le ordinate del baricentro misurando il rapporto tra i valori
delle x e delle y durante la rilevazione al tempo 1,2,3…… ed il numero delle
campionature effettuate dal computer. Si tratta di un indice dell’entità delle
variazioni degli spostamenti del baricentro durante l’esame.
90,85845507
78,8919159
72
74
76
78
80
82
84
86
88
90
92
AR MEDIA OA - PRE
AR MEDIA OA - POST
BornDate Age Peso PRE V VARVEL AR PR POST V VARVEL AR PR
B.E. 13/03/1946 64 75,90366 PRE 4,969054 16,03647 40,49303 253,9187 POST 5,697893 11,62366 58,1783 291,1623
B.G. 27/12/1947 62 76,27541 PRE 5,304498 11,51715 58,98079 271,0598 POST 5,910957 13,45289 63,98192 302,0499
B.A. 19/03/1947 63 78,30475 PRE 7,913791 25,72871 114,6499 404,3947 POST 6,79733 23,76832 93,33762 347,3436
D.T. 14/06/1948 62 93,1039 PRE 6,653891 25,06319 65,19817 340,0138 POST 6,238285 24,03064 55,03674 318,7764
P.C. 20/05/1940 70 69,05701 PRE 10,66756 57,11485 207,4927 545,1125 POST 6,211331 16,88826 89,0547 317,399
P.L. 09/12/1938 72 69,5145 PRE 6,106213 20,00359 47,54127 312,0275 POST 6,352663 20,90012 53,65093 324,6211
S.M. 04/04/1944 66 68,65391 PRE 7,662456 23,20835 101,6533 391,5515 POST 8,403258 30,4355 139,0032 429,4065
MEDIA 65,57143 75,83045 7,039638 25,52461 90,85846 359,7255 6,51596 20,15706 78,89192 332,9655
DEV.ST 3,994043 8,582649 1,942164 14,83396 58,27206 99,24458 0,901193 6,616824 31,0453 46,05096
V VARVEL AR PR
PREvsPOSTTEST.T 0,242782 0,201677 0,277216 0,242782 Tab. 5
Graf. 3
68
La seguente tabella riporta i dati confrontati utilizzando il test T. ad occhi
aperti. Per tutti e quattro i valori analizzati il risultato del test mostra un valore
di p>0,05 e per tanto non si raggiunge la significatività statistica.
OCCHI APERTI V VARVEL AR PR POST1vsPOST2 TEST.T 0,242782 0,201677 0,277216 0,242782
OCCHI CHIUSI
I dati raccolti ad occhi chiusi riportano invece cambiamenti significativi come
si può notare dal test.T ad occhi chiusi.
OCCHI CHIUSI V VARVEL AR PR POST1vsPOST2 TEST.T 0,045807 0,035441 0,046803 0,045807
25,52461459
20,1570577
0
5
10
15
20
25
30
VARVEL MEDIA OA - PRE
VARVEL MEDIA OA - POST
Graf. 4
69
Nel seguente istogramma è rappresentata la relazione tra i due Test T.
La linea rossa corrisponde al limite per la valenza del Test che è > del valore
di 0,05.
Se andiamo ad interpretare la tabella notiamo che sono presenti
miglioramenti positivi rilevanti.
La velocità ad esempio passa da 10,9 mm/s a 9,3mm /s.
Anche il grafico può chiarire meglio.
BornDate Age Peso V VARVEL AR PR V VARVEL AR PR
B.E 13/03/1946 64 75,90366 7,563943 37,31355 80,15368 386,5175 7,910798 27,89111 108,5906 404,2418
B.G. 27/12/1947 62 76,27541 7,727215 27,06206 113,5736 394,8607 7,224868 25,21446 88,71562 369,1907
B.A. 19/03/1947 63 78,30475 13,69247 156,5543 392,7231 699,6851 12,34848 79,26959 278,4175 631,0076
D.T. 14/06/1948 62 93,1039 10,76239 85,63388 167,4918 549,9583 8,8837 49,76221 85,24296 453,9571
P.C. 20/05/1940 70 69,05701 12,28342 75,16598 224,9185 627,6826 11,56853 78,7897 236,166 591,1517
P.L. 09/12/1938 72 69,5145 11,42842 68,15269 131,8332 583,992 10,58551 64,0564 115,5912 540,9198
S.M. 04/04/1944 66 68,65391 13,13296 83,32847 226,7598 671,094 7,224303 22,70437 93,6989 369,1619
MEDIA 65,57143 75,83045 10,94154 76,17298 191,0648 559,1129 9,392313 49,66969 143,7747 479,9472
DEV.ST 3,994043 8,582649 2,455597 42,01019 104,4481 125,481 2,111486 24,93528 79,22764 107,8969
V VARVEL AR PR
PREvsPOSTTEST.T 0,045807 0,035441 0,046803 0,045807
0,242782
0,201677
0,277216
0,242782
0,0458070,035441
0,046803 0,045807
0
0,05
0,1
0,15
0,2
0,25
0,3
V VARVEL AR PR
Relazione OA Vs OC del Test T
Occhi aperti
Occhi chiusi
Test T
Tab. 6
Graf. 5
70
Il test T. ad occhi chiusi rivela, inoltre, che la lunghezza del gomitolo e la sua
area hanno dei miglioramenti significativi in quanto i valori sono minori di
0.05 ( rispettivamente 0,046 e 0,035).
Nella tabella sono evidenziati di verde le medie dell’area del gomitolo mentre
in giallo la sua lunghezza.
L’area passa da 191,06 mm2 a 143,7 mm
2 mentre la lunghezza si sposta da
559,11 mm a 479,94 mm.
10,94154384
9,392313286
8,5
9
9,5
10
10,5
11
11,5
V MEDIA OC - PRE
V MEDIA OC - POST
Graf. 6
BornDate Age Peso V VARVEL AR PR V VARVEL AR PR
B.E 13/03/1946 64 75,90366 7,563943 37,31355 80,15368 386,5175 7,910798 27,89111 108,5906 404,2418
B.G. 27/12/1947 62 76,27541 7,727215 27,06206 113,5736 394,8607 7,224868 25,21446 88,71562 369,1907
B.A. 19/03/1947 63 78,30475 13,69247 156,5543 392,7231 699,6851 12,34848 79,26959 278,4175 631,0076
D.T. 14/06/1948 62 93,1039 10,76239 85,63388 167,4918 549,9583 8,8837 49,76221 85,24296 453,9571
P.C. 20/05/1940 70 69,05701 12,28342 75,16598 224,9185 627,6826 11,56853 78,7897 236,166 591,1517
P.L. 09/12/1938 72 69,5145 11,42842 68,15269 131,8332 583,992 10,58551 64,0564 115,5912 540,9198
S.M. 04/04/1944 66 68,65391 13,13296 83,32847 226,7598 671,094 7,224303 22,70437 93,6989 369,1619
MEDIA 65,57143 75,83045 10,94154 76,17298 191,0648 559,1129 9,392313 49,66969 143,7747 479,9472
DEV.ST 3,994043 8,582649 2,455597 42,01019 104,4481 125,481 2,111486 24,93528 79,22764 107,8969
V VARVEL AR PR
PREvsPOSTTEST.T 0,045807 0,035441 0,046803 0,045807Tab. 7
71
I dati terminano con il confronto tra la varianza della velocità pre e post
esercizio sempre ad occhi chiusi.
191,0648047
143,7746717
0
50
100
150
200
250
AR MEDIA OC - PRE
AR MEDIA OC - POST
559,1128903
479,9472089
440
460
480
500
520
540
560
580
PR MEDIA OC - PRE
PR MEDIA OC - POST
BornDate Age Peso V VARVEL AR PR V VARVEL AR PR
B.E 13/03/1946 64 75,90366 7,563943 37,31355 80,15368 386,5175 7,910798 27,89111 108,5906 404,2418
B.G. 27/12/1947 62 76,27541 7,727215 27,06206 113,5736 394,8607 7,224868 25,21446 88,71562 369,1907
B.A. 19/03/1947 63 78,30475 13,69247 156,5543 392,7231 699,6851 12,34848 79,26959 278,4175 631,0076
D.T. 14/06/1948 62 93,1039 10,76239 85,63388 167,4918 549,9583 8,8837 49,76221 85,24296 453,9571
P.C. 20/05/1940 70 69,05701 12,28342 75,16598 224,9185 627,6826 11,56853 78,7897 236,166 591,1517
P.L. 09/12/1938 72 69,5145 11,42842 68,15269 131,8332 583,992 10,58551 64,0564 115,5912 540,9198
S.M. 04/04/1944 66 68,65391 13,13296 83,32847 226,7598 671,094 7,224303 22,70437 93,6989 369,1619
MEDIA 65,57143 75,83045 10,94154 76,17298 191,0648 559,1129 9,392313 49,66969 143,7747 479,9472
DEV.ST 3,994043 8,582649 2,455597 42,01019 104,4481 125,481 2,111486 24,93528 79,22764 107,8969
V VARVEL AR PR
PREvsPOSTTEST.T 0,045807 0,035441 0,046803 0,045807Tab. 8
Graf. 7
Graf. 8
72
Anche in questo caso il test T. rivela che il cambiamento è significativo per lo
studio, nonché notevole. Se prima del protocollo di lavoro le signore avevano
una varianza di velocità media di 76,127 mm/s il test post protocollo ci dice
che il valore si è abbassato a 49,66 mm/s.
76,17298498
49,6696899
0
10
20
30
40
50
60
70
80
VARVEL MEDIA OC - PRE
VARVEL MEDIA OC - POST
Graf. 9
73
5.2 DATI PRODOTTI DA “GAIT TRAINER 2”
Dei dati ricavati dal Gait Trainer 2, si è scelto di analizzare l’asimmetria del
passo. Tale dato è molto importante alla luce dello scopo del presente studio:
rendere l’attività del camminare efficiente.
Sono stati condotti due test analoghi ma con diversa velocità di esecuzione. Il
primo test prevedeva una camminata sul G.T. per un tempo di 2 minuti ad una
velocità di 2,5km/h. Il secondo, invece, ha mantenuto la durata del test di 2
minuti ma con velocità di 3.0 km/h. Entrambi i test sono stati svolti prima e
dopo il protocollo di lavoro.
Per ogni soggetto sono state calcolate la media e la deviazione standard della
lunghezza dei passi sinistri e dei passi destri. Infine sono stati messi a
confronto questi dati per ricavare una percentuale che indica la differenza tra i
passi destri e sinistri e quindi l’asimmetria.
La formula usata è la seguente :
( media dei passi sinistri – media dei passi destri )
media dei passi destri
Nel grafico seguente sono visibili i dati relativi al test eseguito alla velocità di
2,5 km/h.
2.5KM
media dev.st media dev.st diff% media dev.st media dev.st diff%
B.A. 43,83036 2,525147 40,14286 2,546353 9,19% 44,78641 2,265039 43,94175 2,213263 1,92%
P.C. 34,14876 2,492192 30,58678 2,257098 11,65% 36,92233 4,239611 35,09709 5,076888 5,20%
B.E. 51,02198 5,68679 50,81319 5,853279 0,41% 50,34066 2,256939 49,86813 2,655011 0,95%
B.G. 45,16038 2,238779 43,14151 2,557673 4,68% 43,92 2,646438 47,4 2,064613 -7,34%
P.L. 39,6281 1,897947 38,38017 1,867513 3,25% 44,38462 4,027352 43,35577 3,463873 2,37%
S.M. 37,50862 2,360898 44,17241 2,223495 -15,09% 43,94059 2,660157 46,66337 2,933521 -5,83%
D.T. 55,88235 2,418141 54,82353 2,794662 1,93% 49,65934 1,796415 49,82418 2,336157 -0,33%
pre post
sx dx sx dx
Tab. 9
74
Sono evidenziate la quinta e la decima colonna perché rappresentano la
differenza percentuale pre e post somministrazione della sperimentazione.
I dati sottolineati in rosso e in azzurro rappresentano il mancato
miglioramento della simmetria del passo. Per quanto riguarda il soggetto B.E.
la differenza non è notevole, si può infatti affermare che tale soggetto non ha
subito cambiamenti di alcun genere. La signora B.G. invece passa da 4,68%
a -7,34% aumentando, perciò, l’asimmetria del passo. Il segno negativo
indica che il passo sinistro è inferiore rispetto al passo destro. Quando il
segno è positivo, invece sarà il contrario.
I dati sottolineati in giallo sono invece quelli che si riferiscono ad un
miglioramento della simmetria del passo.
Per ogni soggetto è stato realizzato un grafico che evidenzia l’andamento dei
passi pre e post sperimentazione durante il test su Gait Trainer.
0
10
20
30
40
50
60
1 5 9
13
17
21
25
29
33
37
41
45
49
53
57
61
65
69
73
77
81
85
89
93
97
10
1
B.A. - ANALISI DEL PASSO POST-2,5 km/h
SINISTRA
DESTRA
Graf. 10
75
Il test compiuto a 3.0km/h rivela i seguenti dati.
Il soggetto B.G. presenta nuovamente un peggioramento dell’asimmetria, P.C.
non riporta cambiamenti effettivi mentre P.L. passa da 1.56% a -2,13%.
Si può affermare quindi che quattro su sette soggetti hanno riscontrato dei
miglioramenti della simmetria del passo ad una velocità di 3.0 km/h mentre
solo la signora B.G. è peggiorata con entrambe le velocità proposte. Se
andiamo a vedere l’elenco delle presenze di ogni soggetto alle lezioni svolte si
scopre che la signora B.G. è stata quella con il maggior numero di assenze. Si
potrebbe quindi dedurre che la causa del suo peggioramento sia riconducibile
ad una assenza eccessiva.
3.0 KM/H
media dev.st media dev.st diff% media dev.st media dev.st diff%
B.A. 56,45631 2,785736 54,35922 2,862381 3,86% 57,50526 2,584214 58,57895 3,177644 -1,83%
B.E. 57,89109 6,217557 54,53465 2,243053 6,15% 59,32292 2,75488 56,38542 6,364986 5,21%
B.G. 53,51402 2,574785 52,83178 5,008457 1,29% 58,5625 3,174943 57,19792 3,066353 2,39%
P.L. 48,43333 2,168271 47,69167 2,325582 1,56% 51,09174 2,217528 52,20183 2,026582 -2,13%
S.M. 47,09649 2,800029 53,15789 2,842718 -11,40% 51,10377 2,855001 54,08491 2,852294 -5,51%
D.T. 55,88235 2,418141 54,82353 2,794662 1,93% 57,3299 5,584058 56,73196 1,648961 1,05%
P.C. 40,44628 3,159511 37,4876 3,281554 7,89% 41,51304 2,814016 38,54783 2,935695 8%
post1 post2
sx dx sx dx
0
10
20
30
40
50
60
1 6
11
16
21
26
31
36
41
46
51
56
61
66
71
76
81
86
91
96
10
1
10
6
11
1
SINISTRA
DESTRA
B.A. - ANALISI DEL PASSO PRE -2.5km/h
Tab. 10
Graf. 11
76
Solo un soggetto presenta un miglioramento della simmetria ad una andatura
di 2,5 km/h e un peggioramento della stessa a3,0 km/h. L’anamnesi iniziale
del soggetto in esame riporta che ha subito un’operazione per neurinoma a
livello di L4-L5.
77
5.3 DATI PRODOTTI DAI QUESTIONARI
Il questionario in questo protocollo è stato utilizzato con l’intento di
estrapolare informazioni sulla modifica della percezione e della
consapevolezza dei movimenti dei soggetti nello spazio circostante dentro e
fuori la sperimentazione eseguita.
Sono state scelte tre domande che figuravano in diversa forma nei due
questionari proposti al gruppo di sperimentazione ma che in realtà
riproponevano la stessa richiesta. Le domande sono le seguenti:
• domanda 1: questo tipo di ginnastica ha portato benefici alla sua
quotidianità?
• domanda 2: sono diminuite in percentuale le zone di localizzazione del dolore?
• domanda 3: sono stati notati miglioramenti nel camminare?
La tabella seguente rivela i risultati del questionario
domanda
1 domanda 2 domanda 3
B.E. si da 6 a 4 e tutti diminuiti 80% B.G. si da 3 a2 80%
B.A. si da 3a 4 ma per tre diminuita la perc. del dolore 9 0%
D.T. si da 2 a 1 ma diversa localizzazione 90% P.C. si da 6 a 2 100% P.L. si Aumentato 100% T.R. si da2 a 1 80% Z.L. si da 6 a 3 80%
V.A. si sempre 2 ma diminuita la perc. del dolore 30%
S.M. si da 2 a 1 diminuita la perc. del dolore 80%
I risultati dei questionari evidenziano che Tutti i soggetti hanno confermato
che la ginnastica ha portato benefici durante la quotidianità. Il 70 % di loro
afferma di percepire la localizzazione del dolore in meno zone e più
Tab. 11
78
specificatamente 4 su 10 percepiscono una zona in meno, una sola persona
percepisce 2 zone in meno e due di loro affermano di non percepire più il
dolore in 3 o più zone. Alla domanda se è migliorato il modo di camminare,
per 9 pazienti su 10 abbiamo molto beneficio; solo per una l’utilità della
ginnastica è stata poco significativa.
79
CONCLUSIONI
I soggetti, dopo un programma di esercizi con metodo Core Movement
Integration presentano miglioramenti sia da punto di vista della postura
statica sia dal punto di vista della deambulazione. Si è notato un
miglioramento della posizione eretta in statica ad occhi chiusi, la quale indica
ipoteticamente una maggior capacità di controllo dell’equilibrio ed una
maggior consapevolezza della regione del core.
Durante la deambulazione, tale cambiamento favorevole è visibile dal fatto
che, sia alla velocità di 2,5 km/h sia a 3,0 km/h, il 90% dei soggetti ha
riportato una differenza percentuale tra passo sinistro e passo destro minore
rispetto l’inizio del protocollo.
Infine il 100% dei soggetti evidenzia che, a livello percettivo, l’efficienza
della loro camminata è maggiore rispetto a prima e che questo tipo di
ginnastica ha portato benefici durante la loro quotidianità. Inoltre, il 70% di
loro afferma di localizzare il dolore in meno regioni del corpo rispetto l’inizio
della sperimentazione.
80
CONTRIBUTO SCRITTO DELLE PARTECIPANTI AL
PROGETTO
“Come richiestomi dall’istruttore Francesco, descrivo il benessere fisico
e le tecniche insegnatemi, rispetto alle 15 lezioni a cui ho partecipato.
Premesso che ho un deficit fisico alla gamba destra che mi costringe ad
utilizzare un tutore (molla di Codivilla) e che soffro ormai da diversi anni
di artrosi scheletrica diffusa, il mio giudizio finale su questa ginnastica è
estremamente positivo.
Ho acquistato una tecnica di camminata più fluida, veloce e che non mi
procura, diversamente da prima, dolore alle anche e alla schiena.
Ho più sicurezza e soprattutto più equilibrio durante i movimenti
quotidiani; ho acquisito nozioni che mi permettono di assumere posture
antalgiche anche in autonomia. Mi è stato anche molto utile imparare le
tecniche di respirazione”.
Z.L.
81
“Mi chiamo E. Sono tre anni che faccio ginnastica dolce, quest’anno
invece è arrivato Francesco con la ginnastica per la postura. Bè in
principio non avevo molta fiducia, poi invece mi sono dovuta ricredere
perché il mio fisico ne ha tratto beneficio.
I muscoli delle gambe e delle braccia sono più sciolti, la schiena mi da
qualche problemino. Quando facevamo ginnastica Francesco ci diceva
sempre di pensare quello facevamo, e di ascoltare il nostro corpo. Quello
che mi è piaciuto molto sono state le applicazioni individuali. ……. Per
questo ringrazio di tutto cuore Francesco”.
E.B.
82
“Ho 72 anni, frequento presso la palestra di Longara un corso di
ginnastica dolce insieme ad altre persone della mia età. Le persone che si
occupano di noi sono la signorina Francesca A. e ultimamente
Francesco. Essendo stata operata alla schiena e avendo disturbi pelvici,
avevo proprio bisogno di essere seguita attentamente come fa Francesco;
infatti sono 10 anni che vado in palestra, ma non sono mai stata così
contenta”.
P.L.
83
“Ho iniziato questa ginnastica con tanti dolori, dovuti alla rigidità che
avevo in tutte le articolazioni e non avendo quasi mai fatto qualcosa di
palestra o altro che durasse nel tempo. Ora con questo tipo di ginnastica
pian piano sento il miglioramento e mi muovo meglio. A me piace questa
ginnastica perché intanto che la fai impari a far parlare il tuo corpo e a
pensare. Se ci fosse un voto da dare da 1 a 10 io dare il 10. Grazie
Francesca e Francesco”.
B.G.
84
“Gli esercizi fatti in palestra sono per me nuovi. Francesco e Francesca
ci insegnano ad ascoltare il nostro corpo e a correggere i movimenti
scorretti che solitamente si fanno giornalmente: piegarsi senza utilizzare
le ginocchia, camminare senza accompagnare la camminata con il
movimento delle braccia, alzarsi da una seduta bassa aiutandosi con
l’avanzamento delle braccia e lo stiramento della schiena. Ovviando a
questi comportamenti e seguendo i suggerimenti ho potuto constatare
benefici. Ritengo importate il movimento del bacino, aiuta la muscolatura
pelvica, la postura quotidiana e il modo di camminare. Tutto questo è
molto positivo”.
A.B.
85
“Caro Francesco ci hai insegnato a respirare, a camminare, a muoverci
bene, ad alzarci da terra in modo corretto. Io ora non ha più dolore alla
schiena, neanche alle anche. Per adesso sto bene”.
P.C.
86
RINGRAZIAMENTI
A chi mi è amico e testimone di verità e bellezza. Specialmente a Don Giussani e ad Enzo Piccini dai quali imparo, attraverso la loro vita, a dare un valore alla mia.
Al professor Claudio Tentoni per l’aiuto offerto, ad Elia Foschi per il suo enorme contributo al progetto e per l’amicizia che si è venuta a creare.
A Francesca Andina, per avermi dato la sua disponibilità e la sua collaborazione nella parte pratica del lavoro svolto, per l’incredibile amicizia che si è creata in quest’anno di lavoro e per essere sempre stata presente nei miei momenti di difficoltà.
Alle signore del protocollo “Core Movement Integration”, perché senza di loro questo elaborato non sarebbe stato possibile, per la loro enorme disponibilità e pazienza e per la loro generosità.
Ai miei genitori, che nonostante tutti i vari imprevisti avvenuti in questi mesi mi hanno sempre consigliato la giusta strada da percorrere e mi hanno sostenuto nei momenti di bisogno.
87
BIBLIOGRAFIA
• Baechle TR, Earle RW, Wathen D. Resistance Training. In: Baechle
TR, Earle RW, editors. Essential of strenght training and conditioning.
2nd ed Champaign (IL): Human Kinetics, 2000: 395-425
• Bloem BR, Valkenburg VV, Slabbekoorn M, Willemsen MD. The
multiple tasks test: development and normal strategies. Gait Posture
2001; 14: 191–202.
• Busquet L. Le catene muscolari. Roma: Marrapese; 2002
• Ehrman, Al, Et Al. B Locomotor Training After Human Spinal Cord
Injury: A Series Of Case Studies Physical Therapy / Vol. 80(7):688-700 /
July 2000 Biodex #91-174
• F. Ambrosio “Il metodo Feldenkrais” Edizioni Xenia 2004.
• Feldenkrais M. “conoscersi attraverso il movimento”. Milano: Celuc
libri; 1978.
• Feldenkrais M. “il corpo e il comportamento maturo”. Roma:
Astrolabio;1996
• Forssberg H. A neural control model for human locomotion
development: Implication for therapy. Med Sport Sci 1992;36:174-81.
• Jacuelin Perry “Analisi del Movimento” Edizione italiana a cura di
M.G.Benedetti Elsevier (2005).
88
• M. Landi“Manuale del metodo Core Integration”- tratto da “ istruction
from within” di Josef DellaGrotte. Associazione italiana Core Integration
2009.
• Rolf I. “ristabilire l’allineamento naturale e l’integrazione strutturale
del corpo”. Roma: Edizione Mediterraneo 2002
• S.Maddali Bongi “Riabilitazione reumatologica. Approccio
multidisciplinare.” Edizione Edra (2007)
• Yanker and Burton, Walking Medicine, 1990. McGraw-Hill
89
SITOGRAFIA
• http://it.wikipedia.org/wiki/Test_t
• http://www.aiciweb.it/
• http://www.biodex.com/rehab/gait_trainer/gait_trainer_385pres.htm
• http://www.bodytraining.it/articolo,196,Questione+di+equilibrio+allenarsi
+con+il+discosit
• http://www.calciatori.com/magazine1.nsf/magazine/A5EDC7361C9FAB5
FC125691200338B56?OpenDocument
• http://www.dellagrotte-somatic.com/
• http://www.kineosrl.it/dettagli-riabilitazione-motoria.aspx?id=9574
• http://www.lizardmed.eu/
• http://www.medik.net/atti/SIMFER_08/doc/372.pdf