indice della in digitale critica in...

15
In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in Giacomo Leopardi e i contemporanei E. Bigi, La teoria del piacere e la poetica del Leopardi in Lo Zibaldone cento anni dopo W. Binni, Il messaggio della «Ginestra» ai giovani del Ventesimo secolo in Opere complete di Walter Binni W. Binni, L’ultima lezione, sulla «Ginestra» in Opere complete di Walter Binni L. Blasucci, Note sul testo di «A Silvia» in Lo stormire del vento tra le piante. Testi e percorsi leopardiani L. Blasucci, I segnali dell’infinito in Leopardi e i segnali dell’infinito L. Blasucci, La posizione ideologica delle «Operette morali» in Leopardi e i segnali dell’infinito L. Cellerino, Operette morali in Letteratura italiana – Le Opere F. D’Intino, Prefazione a G. Leopardi, Scritti e frammenti autobiografici G. Ferroni, Il testo di «A Silvia»: una prova di lettura in Prima lezione di letteratura italiana S. Gensini, Linguistica leopardiana P. V. Mengaldo, A Silvia in Attraverso la poesia italiana. Analisi di testi esemplari E. Raimondi, Leopardi, Montale e la polifonia della lirica in Le metamorfosi della parola. Da Dante a Montale G. Savarese, Saggio sui “Paralipomeni” in L’eremita osservatore Indice della critica in digitale 1. Giacomo Leopardi I rimedi di Giove > p. 42 Leopardi e Alfieri > p. 64 Leopardi e Goethe > p. 65 Leopardi e Ovidio > 90 La cara Fanny > 116 La poesia dei primitivi > 125 Indice dei confronti

Upload: others

Post on 11-Aug-2020

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

In digitale

La critica

N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in Giacomo Leopardi

e i contemporanei

E. Bigi, La teoria del piacere e la poetica del Leopardi

in Lo Zibaldone cento anni dopo

W. Binni, Il messaggio della «Ginestra» ai giovani del

Ventesimo secolo in Opere complete di Walter Binni

W. Binni, L’ultima lezione, sulla «Ginestra»

in Opere complete di Walter Binni

L. Blasucci, Note sul testo di «A Silvia» in Lo stormire

del vento tra le piante. Testi e percorsi leopardiani

L. Blasucci, I segnali dell’infinito in Leopardi e i segnali

dell’infinito

L. Blasucci, La posizione ideologica delle «Operette morali»

in Leopardi e i segnali dell’infinito

L. Cellerino, Operette morali in Letteratura italiana –

Le Opere

F. D’Intino, Prefazione a G. Leopardi, Scritti e frammenti

autobiografici

G. Ferroni, Il testo di «A Silvia»: una prova di lettura

in Prima lezione di letteratura italiana

S. Gensini, Linguistica leopardiana

P. V. Mengaldo, A Silvia in Attraverso la poesia italiana.

Analisi di testi esemplari

E. Raimondi, Leopardi, Montale e la polifonia della lirica

in Le metamorfosi della parola. Da Dante a Montale

G. Savarese, Saggio sui “Paralipomeni” in L’eremita

osservatore

Indice dellacritica in digitale

1. Giacomo LeopardiI rimedi di Giove > p. 42Leopardi e Alfieri > p. 64Leopardi e Goethe > p. 65Leopardi e Ovidio > 90La cara Fanny > 116La poesia dei primitivi > 125

Indice deiconfronti

Page 2: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

GiacomoLeopardi

capitolo

1sezione

9

malinconia

rimembranza

amore

filologia

filosofia

illusioni

natura

recanati

vago e

indefinito

piacere

A. Ferrazzi, GiacomoLeopardi, 1820. Recanati,Casa Leopardi.

Page 3: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

8 | sezione 9 | Giacomo Leopardi |

La vita e le opere

1798-1815: la formazione erudita nella casa di

Recanati

Giacomo Leopardi nasce nella cittadina di Recana-

ti il 29 giugno del 1798, dal conte Monaldo e daAdelaide dei marchesi Antici. La casa paterna, ti-pico ambiente tradizionalista della nobiltà provin-ciale dello Stato pontificio, è regolata da un costu-me di vita austero, ispirato al rigido conformismodelle idee e delle pratiche religiose. L’istruzionedi Giacomo e dei fratelli a lui molto cari fin dallafanciullezza, Carlo (1799-1878) e Paolina (1800-1869), avviene tramite precettori ecclesiastici. Giànel 1809-1810 il giovane allievo inizia a scriverei primi componimenti in prosa e poesie di stileprevalentemente arcadico, a cui si affiancano tra-duzioni dalle odi di Orazio, quindi due tragedie(1811-1812), e nel 1812 le Dissertazioni filosofiche.

In quell’anno Giacomo prosegue da autodidat-ta gli studi nella vasta biblioteca di Monaldo

> La biblioteca, p. 18 |, imparando da solo ilgreco e ottenendo il permesso di leggere ilibri messi all’Indice dalla Chiesa. Ma pro-prio negli anni dell’adolescenza, la pas-sione per gli studi, stimolata oltre misuradal padre, provoca danni irreversibili alladebole costituzione fisica di Giacomo,che ne porterà i segni visibili per tutta la

vita (una deformazione alla spina dorsalee in seguito danni alla vista).

Nel 1813 scrive la Storia dell’astronomia e sidedica allo studio dell’ebraico; l’anno dopo

porta a termine il primo lavoro di filologia greca

sulla Vita di Plotino scritta da Porfirio. Nel 1815,oltre all’orazione antifrancese Agl’Italiani ancoraimprontata alle idee reazionarie di Monaldo, com-pone il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi,in cui spirito razionalistico e fascino per le favole ecredenze antiche si mescolano in una prosa intes-suta di citazioni e traduzioni dai classici: su questalinea di interessi si dispongono anche le versionidegli Idilli di Mosco, la prima stesura della Batra-comiomachia, e i notevoli volgarizzamenti, l’annosuccessivo, del libro I dell’Odissea (pubblicato sullo“Spettatore italiano e straniero” di Milano) e del IIdell’Eneide.

1816-1821: la “conversione filosofica” e la prima

fase compositiva delle future grandi opere

Pur continuando a dedicarsi ai lavori eruditi, nel1816 interviene nella disputa classico-romanticainviando alla rivista milanese “Biblioteca Italiana”una Lettera – rimasta inedita – di risposta alle tesidi Madame de Staël sulle traduzioni e, nel 1817,inizia a stendere i primi appunti dello Zibaldone dipensieri. In marzo ha inizio la corrispondenza epi-stolare con il letterato piacentino Pietro Giordani

(1774-1848), che diverrà in breve suo grande amicoe sostenitore. Nel dicembre, durante il soggiornonel palazzo di Recanati della cugina Gertrude Cas-

si Lazzari, vive l’esperienza dell’innamoramento,che registra subito dopo in prosa (il Diario del primoamore) e in versi elegiaci (Il primo amore).Nel marzo 1818 invia all’editore Stella di Milanola prima parte del Discorso di un Italiano intorno allapoesia romantica (rimasto inedito fino al 1906), pri-ma configurazione della sua poetica classicistica,condotta attraverso la discussione di alcune tesidel letterato romantico Ludovico di Breme (1780-1820). Dopo l’incontro a Recanati con Giordani,in settembre, scrive e pubblica le due canzoni pa-

triottiche All’Italia e Sopra il monumento di Dante.Nella primavera del 1819 inizia a raccoglierememorie personali e riflessioni destinate a unromanzo autobiografico in parte sul modello delWerther goethiano e dell’Ortis foscoliano. Tormen-tato da una malattia agli occhi che lo costringeall’inazione forzata e insofferente nei confrontidell’ambiente che lo circonda, a ventuno anni de-cide di fuggire dalla casa paterna, ma il suo propo-sito viene scoperto e rinuncia al tentativo. L’anno1819 è però decisivo per la maturazione della sua“conversione filosofica”, che lo porta a definirela condizione razionale dell’uomo moderno comefondata sul vero e sulla poesia sentimentale. Pro-prio in questo anno di svolta compone L’infinito,

S. Terrazzi, La contessaAdelaide Antici Leopardi,I metà del XIX secolo.Recanati, Casa Leopardi.

Lettera di Giacomo alpadre dopo due mesidi studi filosofici.

A fronteUna pagina a stampa dellacanzone patriotticaAll’Italia con rifacimentiparziali e note autografe.

Passaporto per l’esterorilasciato dal Segretario diStato Pontificio a GiacomoLeopardi, 27 giugno 1825.

Page 4: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

Cronologia selezionatadelle opere

1818Discorso di unItaliano intorno allapoesia romantica(pubblicato nel 1906)All’ItaliaSopra il monumentodi Dante

1824Canzoni

1824-1826Discorso sopra lostato presente deicostumi degl’Italiani(data di composizione)

1826Versi

1827Operette morali(ed. Stella, Milano)Crestomazia italianadella prosa

1828Crestomazia italianapoetica

1831Canti (ed. Firenze)

1835Canti (ed. Napoli)

1836Operette morali(ed. Napoli)

1842Paralipomeni dellaBatracomiomachia(postumo)

1845Pensieri (postumo)Opere di GiacomoLeopardi (postumo, acura di Antonio Ranieri)

1898-1900Pensieri di variafilosofia e di bellaletteratura diGiacomo Leopardi(postumo, a cura di GiosueCarducci, primapubblicazione dell’opera inseguito intitolata Zibaldone

di pensieri)

Alla luna, e il frammento XXXVII dei futuri Canti.La fase creativa prosegue nel biennio 1820-1821

con la composizione di canzoni e idilli (tra cui AdAngelo Mai, Bruto minore; La sera del dì di festa, Lavita solitaria) e l’abbozzo di «prosette satiriche»,primo spunto delle Operette morali, anche se l’im-pegno maggiore è destinato, nel 1821, alla stesuradi oltre 1800 pagine dello Zibaldone.

1822-1828: i soggiorni in varie città, le pubblica-

zioni per l’editore Stella, fra cui le Operette morali

Tra gennaio e luglio del 1822 scrive le canzoni AllaPrimavera, Ultimo canto di Saffo, Inno ai Patriarchi:nel novembre parte per Roma, dove soggiorneràpresso gli zii Antici fino all’aprile seguente, impe-gnandosi in importanti lavori filologici sul De republica di Cicerone e sulla Cronica di Eusebio. Pro-fondamente deluso dall’ambiente culturale roma-no e sfumate le speranze di trovare un impiego, fa

ritorno a Recanati il 3 maggio. Nei mesi seguenti,una intensa riflessione linguistica e filosofica sul-la scia del soggiorno romano – nel settembre del1823 compone la canzone Alla sua Donna – matu-rano il progetto e i temi delle prime venti Operettemorali, la cui composizione ininterrotta ha inizionel gennaio 1824 per concludersi in novembre. Aquesto anno di grande creatività, in cui si registraa fine agosto la stampa bolognese delle Canzoni, sifa risalire anche la stesura del Discorso sopra lo statopresente dei costumi degl’Italiani.

A partire dal luglio 1825 ha inizio un quadrien-nio di viaggi e soggiorni nei più importanti centriculturali della penisola: Bologna (luglio 1825; set-tembre 1825-novembre 1826; aprile-giugno 1827),Milano (luglio-settembre 1825), Firenze (giugno-ottobre 1827; giugno-novembre 1828), Pisa (no-vembre 1827-giugno 1828). In queste città entra inrapporto con gli ambienti della stampa letterariae del giornalismo politico-culturale, stabilendocontatti e relazioni amichevoli con letterati e ac-cademici, esuli politici ed esponenti del mondoscientifico. Nella «ospitalissima» Bologna classi-cista pubblica nel 1826 la raccolta dei Versi, con-tenente gli idilli, e lavora al commento alle Rime diPetrarca. A Milano, presso l’editore Stella, da cuiottiene un assegno mensile per varie pubblicazio-ni (fino al novembre 1828), esce la prima edizionedelle Operette morali (1827). A Firenze frequental’ambiente liberale del Gabinetto Vieusseux* edella rivista “Antologia”, dove conosce Manzoni,Gioberti e Stendhal. Sempre a Milano, presso loStella, escono il commento alle Rime di Petrarca(1826) e le due Crestomazie (antologie) della prosa edella poesia italiana (1827 e 1828). Nella primaveradel 1828, a Pisa, si riaccende intanto l’ispirazioneche dà vita alla nuova stagione pisana dei Canti(Scherzo, Il risorgimento, A Silvia).

1829-1837: gli anni a Firenze e Napoli, le due edi-

zioni dei Canti e le ultime opere

Il ritorno al «natio borgo selvaggio» nel novembredel 1828 – anche se registra una nuova fase dell’i-spirazione lirica tra agosto 1829 e aprile 1830 (Lericordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato delvillaggio, Canto notturno di un pastore errante dell’A-sia) – è avvertito dal poeta come una insopporta-bile prigionia e aggravato da pessime condizionifisiche, fino a convincerlo, «per uscire di questoTartaro, a deporre l’antica alterezza, ed abbracciarequalunque partito, accettare qualunque offerta»(lettera allo storico Pietro Colletta, 12 novembre1829). Il 9 febbraio 1830 l’Accademia della Cruscapremia con mille scudi lo storico Carlo Botta, men-tre le Operette morali di Leopardi ottengono un solovoto, forse di Gino Capponi, cui sarà dedicata laPalinodia (in seguito inclusa nell’edizione dei Cantidel 1835). Tuttavia, grazie al sostegno economicodel Colletta e degli amici fiorentini, alla fine diaprile del 1830 Leopardi lascia definitivamenteRecanati per Firenze, ove giunge il 10 maggio. Quihanno luogo importanti incontri: conosce, nel suofrequentato salotto, la «bellissima e gentilissima»Fanny Targioni Tozzetti e se ne innamora; incon-tra l’erudito Louis De Sinner, destinatario dei suoilavori filologici, mentre con Antonio Ranieri, già

* Gabinetto scientifico-letterario G.P. VieusseuxFondato a Firenze nel1819 dal mercanteginevrino Giovan PietroVieusseux, come gabinettodi lettura delle maggioririviste d’Europa, divenneun centro di scambio diidee tra letterati eintellettuali, frequentatodurante i suoi soggiornifiorentini anche daAlessandro Manzoni.

| 1. Giacomo Leopardi | La vita e le opere | 9

Page 5: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

10 | sezione 9 | Giacomo Leopardi |

conosciuto a Firenze nel 1827, stringe una solidaleamicizia che durerà fino alla morte.Nell’aprile del 1831 esce la prima edizione dei Can-ti, dedicata agli «Amici suoi di Toscana»; in novem-bre è con Ranieri a Roma, da cui farà ritorno nelmarzo. Nel maggio 1832 “Lo Spettatore Fioren-tino”, il settimanale «dilettevole» progettato daidue amici, non riceve l’approvazione delle autori-tà. Leopardi rivede Stendhal e compone i dialoghifinali delle Operette morali: il Dialogo d’un venditoredi almanacchi e di un passeggere e il Dialogo di Tri-stano e di un amico. Il 4 dicembre annota l’ultimopensiero dello Zibaldone: ha inizio probabilmenteda questo periodo la raccolta dei Pensieri «sul carat-tere degli uomini e sulla loro condotta nella socie-tà», conclusa nel 1836 ma edita postuma (1845).Nuovi canti, tra 1832 e 1833, prendono forma nelsegno della passione per Fanny, da Il pensiero domi-nante fino al doloroso epilogo del sentimento inA se stesso, e solo più tardi (a Napoli) con il “cantodel disinganno” (Aspasia). Il 2 ottobre del 1833, in

compagnia di Ranieri, giunge a Napoli, dove vivel’ultimo periodo creativo della sua esistenza, riu-scendo a comporre ancora, talvolta dettando, gliultimi canti – La ginestra, Il tramonto della luna – e iParalipomeni della Batracomiomachia. Nella capitaleborbonica, però, la censura è insuperabile, alimen-tata da ostilità ideologiche e religiose, e le edizioninapoletane dei Canti (1835) e poi delle Operettemorali (1836) vengono sequestrate. Frattanto lacittà è attraversata da una forte epidemia di cole-

ra che obbliga Leopardi e Ranieri a rifugiarsi perqualche tempo nella villa Ferrigni presso Torre

del Greco per evitare il contagio. Ma la salute delpoeta è agli estremi, l’anno seguente è ancora aNapoli e, gravemente malato, muore il 14 giugno1837. Il suo corpo, destinato al seppellimento inuna fossa comune per ragioni di pubblica sanità,grazie all’intervento tempestivo dell’amico Ranie-ri viene sepolto in una tomba della chiesa di SanVitale a Fuorigrotta. Dal 1939 il sepolcro del poetasi trova nel Parco virgiliano di Piedigrotta.

I Canti, “edizione corretta,accresciuta e sola approvatadall’autore” pubblicata pressoSaverio Starita a Napoli nel1835.

Lo scrittoio in casa Leopardi.

Oltre il libroScopri gli ambienti dovestudiava e scriveva Leo-pardi sul sito del museoCasa Leopardi a Recanati.La “Prima Sala” era la suapreferita, perché era solitoaccostare il suo tavolinodi studio alla finestra, dacui osservava la «piaz-zuola» antistante il palaz-zo citata dal poeta neIl sabato del villaggio.

Page 6: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

Fuga da RecanatiCome premessa all’epistolario leopar-diano, da cui sono estratte tutte le let-tere qui selezionate, va detto che que-sto straordinario documento della vitadell’autore è pure un grande esempiodi scrittura letteraria. In esso, per de-finirne le linee generali, sia lo scopoinformativo e colloquiale, tipico dellalettera, sia la situazione comunicativacontestuale e la diversa condizionedei destinatari, passano al filtro dello

scrittore mediante una sapiente diversificazione dei toni linguisti-ci e dello stile, per cui, anche nei momenti di maggiore coinvolgi-mento emotivo e sentimentale, è sempre riconoscibile il segno diuna lucida intenzione espressiva.I due testi che seguono mettono in luce il contrastato rapportoche il poeta, non più adolescente, stabilì con l’arretrato ambien-te recanatese, e il fortissimo desiderio di evasione maturato nelcorso degli anni. Il primo brano è estratto da una lettera del 1817inviata a Pietro Giordani, in cui si rivela l’estremo disagio fisicoe morale vissuto dal poeta, accompagnato da un fortissimo de-siderio di evasione e dall’analisi lucida dei mali che tormentanola sua vita senza distrazioni: la «salute debolissima», la «noia»,la «maliconia», lo studio come rimedio e come pena. Il secondobrano proviene da una lettera al padre Monaldo, che fu affidataal fratello Carlo e, dopo la scoperta del tentativo di fuga del luglio1819, non fu mai letta dal destinatario. In essa il poeta, rivolgen-dosi alla oppressiva figura paterna, scrive un risoluto messaggiodi denuncia della sua condizione di «uomo» ormai «padrone» dise stesso e della sua «sorte», consapevole della sua diversità edel suo desiderio di uscita dalla mediocrità a ogni costo, come«tutti gli uomini grandi». (Da G. Leopardi, Epistolario, vol. I, a curadi F. Brioschi e P. Landi, Bollati Boringhieri, Torino 1998.)

A Pietro GiordaniRecanati 30 aprile 1817

[...] Ora Iddio ha fatto tanto bello questo nostro mondo, tantecose belle ci hanno fatto gli uomini, tanti uomini ci sono che chinon è insensato arde di vedere e di conoscere, la terra è piena dimeraviglie, ed io di dieciott’anni potrò dire, in questa cavernavivrò e morrò dove sono nato? Le pare che questi desideri sipossano frenare? che siano ingiusti soverchi1 sterminati? chesia pazzia il non contentarsi di non veder nulla, il noncontentarsi di Recanati? L’aria di questa città l’è stato maldetto che sia salubre2. È mutabilissima, umida, salmastra,crudele ai nervi e per la sua sottigliezza niente buona a certecomplessioni3. A tutto questo aggiunga l’ostinata nera orrendabarbara malinconia che mi lima4 e mi divora, e collo studios’alimenta e senza studio s’accresce. So ben io qual è, e l’hoprovata, ma ora non la provo più, quella dolce malinconia chepartorisce le belle cose, più dolce dell’allegria, la quale, se m’èpermesso di dir così, è come il crepuscolo, dove questa è nottefittissima e orribile, è veleno, come Ella5 dice, che distrugge le

Della mia vita

forze del corpo e dello spirito. Ora come andarne libero nonfacendo altro che pensare e vivendo di pensieri senza unadistrazione al mondo? e come far che cessi l’effetto se dura lacausa? Che parla Ella di divertimenti? Unico divertimento inRecanati è lo studio: unico divertimento è quello che miammazza: tutto il resto è noia. So che la noia può farmi manco6

male che la fatica, e però spesso mi piglio la noia, ma questa micresce7, com’è naturale, la malinconia, e quando io ho avuto ladisgrazia di conversare con questa gente, che succede di raro,torno pieno di tristissimi pensieri agli studi miei, o mi vo8

covando in mente e ruminando9 quella nerissima materia10.Non m’è possibile rimediare a questo nè fare che la mia salutedebolissima non si rovini, senza uscire di un luogo che ha datoorigine al male e lo fomenta11 e l’accresce ogni dì più, e a chipensa non concede nessun ricreamento. Veggo ben io che perpoter continuare gli studi bisogna interromperli tratto tratto edarsi un poco a quelle cose che chiamano mondane12, ma per farquesto io voglio un mondo che m’alletti13 e mi sorrida, unmondo che splenda (sia pure di luce falsa) ed abbia tanta forzada farmi dimenticare per qualche momento quello chesoprattutto mi sta a cuore, non un mondo che mi faccia dareindietro a prima giunta14, e mi sconvolga lo stomaco e mimuova la rabbia e m’attristi e mi forzi di ricorrere perconsolarmi a quello da cui volea fuggire.

1. soverchi: eccessivi.2. salubre: che giova alla

salute.3. complessioni: costituzioni

del fisico, del corpo.4. mi lima: mi consuma, mi

tormenta.5. Ella: Lei.6. manco: meno.7. cresce: accresce, aumenta.8. vo: vado.

9. ruminando: ripensando,riconsiderando.

10. nerissima materia: l’umornero, la malinconia.

11. fomenta: stimola, alimenta.12. mondane: del mondo, della

vita reale.13. m’alletti: mi attiri, mi

attragga piacevolmente.14. a prima giunta: subito, al

primo incontro.

A Monaldo Leopardi[s.d. ma Recanati, fine di luglio 1819]

[…] Ella conosceva ancora la miserabilissima vita ch’iomenava1 per le orribili malinconie, ed i tormenti di nuovogenere che mi proccurava la mia strana immaginazione, e nonpoteva ignorare quello ch’era più ch’evidente, cioè che a questo,ed alla mia salute che ne soffriva visibilissimamente, e nesofferse sino da quando mi si formò questa miseracomplessione2, non v’era assolutamente altro rimedio chedistrazioni potenti, e tutto quello che in Recanati non si potevamai trovare. Contuttociò Ella lasciava per tanti anni un uomodel mio carattere, o a consumarsi affatto3 in istudi micidiali, oa seppellirsi nella più terribile noia, e per conseguenza,malinconia, derivata dalla necessaria solitudine, e dalla vitaaffatto disoccupata4, come massimamente negli ultimi mesi.Non tardai molto ad avvedermi che qualunque possibile eimmaginabile ragione era inutilissima a rimuoverla dal suoproposito, e che la fermezza straordinaria del suo carattere,

| 1. Giacomo Leopardi | Della mia vita | 11

Page 7: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

12 | sezione 9 | Giacomo Leopardi |

coperta da una costantissima dissimulazione5, e apparenza dicedere, era tale da non lasciar la minima ombra di speranza.Tutto questo, e le riflessioni fatte sulla natura degli uomini, mipersuasero, ch’io benchè sprovveduto di tutto, non doveaconfidare se non in me stesso. Ed ora che la legge mi ha già fattopadrone di me, non ho voluto più tardare a incaricarmi dellamia sorte. Io so che la felicità dell’uomo consiste nell’essercontento, e però più facilmente potrò esser felice mendicando6,che in mezzo a quanti agi corporali7 possa godere in questoluogo. Odio la vile prudenza che ci agghiaccia e lega e rendeincapaci d’ogni grande azione, riducendoci come animali cheattendono tranquillamente alla conservazione di questa infelicevita senz’altro pensiero. So che sarò stimato pazzo, come soancora che tutti gli uomini grandi hanno avuto questo nome.

sensitiva», «amor proprio», «ambizione», «sentimento». Questaterminologia filosofico-morale di derivazione sensistica ed em-piristica, che oggi si direbbe di sociologia o psicologia sociale, de-scrive quindi con finezza lo spaesamento dell’individuo nella cittàmoderna, fondata sull’egoismo e l’indifferenza nei rapporti uma-ni. Le osservazioni sull’indifferenza delle donne romane formanoinvece un esempio applicativo a parte, in cui la sincerità sbocca-ta delle osservazioni in materia di sesso non deve far sfuggire ilcommovente passaggio in cui Leopardi si mette in secondo piano,dietro la «compagnia di giovani belli e molto ben vestiti», per di-mostrare l’indifferenza femminile. (Da G. Leopardi, op. cit.)

A Carlo LeopardiRoma 6 Dicembre [1822]

Carlo mio. […]. Veramente per me non v’è maggior solitudineche la gran compagnia; e perchè questa solitudine mi rincresce,però desidero d’essere effettivamente solitario, per essere ineffettiva compagnia, cioè nella tua, ed in quella del mio cuore.Senti, mio caro fratello; non mi dare del misantropo1, nè delcodardo, nè del bigotto2; ma piuttosto assicurati che quello ch’iosono per dirti m’è dettato dall’esperienza, e dalla cognizione3

dell’animo tuo e mio. Dico, che in verità, se per qualche modo tupotessi procurarti costì4 un’esistenza meno dipendente e menopovera di quella d’oggi, tu non dovresti pensare e giudicare dicedere al destino, e rilasciargli la maggior parte della felicità;ma ti dovresti fermamente persuadere di essere, se non nelmigliore, certo in uno de’ migliori stati possibili all’uomo.Domandami se in due settimane da che sono in Roma, ioho mai goduto pure un momento di piacere fuggitivo,di piacere rubato, preveduto o improvviso, esteriore o interiore,turbolento o pacifico, o vestito sotto qualunque forma. Io tirisponderò in buona coscienza e ti giurerò, che da quando io

1. menava: conducevo.2. complessione: corporatura

(si riferisce ai danni fisici allacolonna vertebrale).

3. affatto: del tutto.4. disoccupata: priva di

occupazioni, senzadistrazioni.

5. dissimulazione: finzione.6. mendicando: chiedendo

l’elemosina.7. agi corporali: comodità

materiali (del corpo, nondello spirito).

Roma, l’indifferenza e le donne romaneLa lettera che nei primi giorni del suo arrivo a Roma Leopardiscrive al fratello Carlo (sono gli anni della maggior confidenza ecomplicità tra i due fratelli) rivela le reazioni negative di un ani-mo sensibilissimo, che sa tuttavia rielaborare le sue impressionisoggettive in termini di comprensione intellettuale. L’esperienzadi vita nella capitale, che delude le aspettative nutrite dal poe-ta, è descritta con le parole della riflessione usate nello Zibaldone

tra il 1820 e il 1823: «piacere», «città grande», «città piccola»,«grande sfera», «piccola sfera», «noia», «indifferenza», «facoltà

Monaldo Leopardi (Massimo Popolizio) eGiacomo Leopardi (Elio Germano) in unascena del film Il giovane favoloso (2014)diretto da Mario Martone.

Oltre il libro«Leopardi era essenzial-mente un ribelle, un uomonato alla fine del Sette-cento quasi per caso poi-ché il suo pensiero era unpensiero mobile, che nonapparteneva al suo tempo[...] Leopardi parla achiunque sia giovane, nonsolo anagraficamente,proprio per la spinta versola libertà che lo caratteriz-zava”. Così ha dichiaratoMario Martone, il registadel film Il giovane favolo-so (2014), aggiungendoche secondo lui GiacomoLeopardi è stato un “KurtCobain dell’epoca». Condi-vidi questa definizione?

Page 8: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

misi piede in questa città, mai una goccia di piacere non ècaduta sull’animo mio; eccetto in quei momenti ch’io ho letto letue lettere, i quali ti dico senz’alcuna esagerazione che sonostati i più bei momenti della mia dimora in Roma: e quellestesse poche righe che ponesti sotto la lettera di mia Madre,furono per me come un lampo di luce che rompessero le dense emute e deserte tenebre che mi circondavano. Dirai ch’io non sovivere; che per te, e per altri tuoi simili il caso non andrebbecosì. Ma senti i ragionamenti ed i fatti. L’uomo non puòassolutamente vivere in una grande sfera5, perchè la sua forza ofacoltà di rapporto è limitata. In una piccola città ci possiamoannoiare, ma alla fine i rapporti dell’uomo all’uomo e alle cose,esistono, perchè la sfera de’ medesimi rapporti è ristretta eproporzionata alla natura umana. In una grande città l’uomovive senza nessunissimo rapporto a quello che lo circonda,perchè la sfera è così grande, che l’individuo non la puòriempire, non la può sentire intorno a sè, e quindi non v’hanessun punto di contatto fra essa e lui. Da questo potetecongetturare6 quanto maggiore e più terribile sia la noia che siprova in una grande città, di quella che si prova nelle cittàpiccole: giacchè l’indifferenza, quell’orribile passione, anzispassione7, dell’uomo, ha veramente e necessariamente la suaprincipal sede nelle città grandi, cioè nelle società molto estese.La facoltà sensitiva dell’uomo, in questi luoghi, si limita al solovedere. Questa è l’unica sensazione degl’individui, che non siriflette in verun8 modo nell’interno. L’unica maniera di potervivere in una città grande, e che tutti, presto o tardi, sonoobbligati a tenere, è quella di farsi una piccola sfera di rapporti,rimanendo in piena indifferenza verso tutto il resto dellasocietà. Vale a dire fabbricarsi d’intorno come una piccola città,dentro la grande; rimanendo inutile e indifferente all’individuotutto il resto della medesima città. Per far questo, non è bisognouscire delle9 città piccole. Questo è veramente un ricadere nelpiccolo per forza di natura. Veniamo alle prove di fatto. Lasciostare ch’io vedo la noia dipinta sul viso di tutti i mondani10 diRoma. Dirò solamente questo. Voi sapete che l’unica fonte dipiaceri è l’amor proprio; e che questo amor proprio in ultimaanalisi si risolve o in ambizione o in sentimento. Quanto alsentimento, potete immaginare se una moltitudine dissipata11

che non pensa mai a se medesima, ne debba esser capace.Quanto all’ambizione, dovete persuadervi che in una cittàgrande è impossibilissimo di soddisfarla. Qualunque sia ilpregio a cui voi pretendiate, o bellezza, o dottrina, o nobiltà, oricchezza, o gioventù, in una città grande è tantasoprabbondanza di tutto questo, che non se ne fa caso veruno. Iovedo tuttogiorno uomini che riempirebbero Recanati di semedesimi, e di cui qui nessuno si cura. L’attirare gli occhi deglialtri in una grande città è impresa disperata; e veramentequeste tali città non son fatte se non per i monarchi, o per uominitali che possano smisuratamente soverchiare12 la massima partedel genere umano in qualche loro pregio per lo più di fortuna,come ricchezza immensa, dignità vicina a quella di principe, ocose simili. Fuori di questi casi, voi non potete godere di Roma, edelle altre città grandi, se non come puro spettatore: e lospettacolo del quale v’è impossibile di far parte, v’annoia al

secondo momento, per bellissimo che sia. Lasciando da parte lospirito13 e la letteratura, di cui vi parlerò altra volta (avendo giàconosciuto non pochi letterati di Roma), mi ristringerò solamentealle donne, e alla fortuna che voi forse credete che sia facile di farcon esse nelle città grandi. V’assicuro che è propriamente tutto ilcontrario. Al passeggio, in Chiesa, andando per le strade, nontrovate una befana che vi guardi. Io ho fatto e fo molti giri perRoma in compagnia di giovani molto belli e ben vestiti. Sonopassato spesse volte, con loro, vicinissimo a donne giovani: lequali non hanno mai alzato gli occhi; e si vedeva manifestamenteche ciò non era per modestia, ma per pienissima e abitualeindifferenza e noncuranza: e tutte le donne che qui s’incontranosono così. Trattando14, è così difficile il fermare una donna inRoma come in Recanati, anzi molto più, a cagione dell’eccessivafrivolezza e dissipatezza di queste bestie femminine, che oltre diciò non ispirano un interesse al mondo, sono piene d’ipocrisia,non amano altro che il girare e il divertirsi non si sa come, non ladanno (credetemi) se non con quelle infinite difficoltà che siprovano negli altri paesi. Il tutto si riduce alle donne pubbliche15,le quali trovo ora che sono molto più circospette d’una volta, e inogni modo sono così pericolose come sapete. La carta mi manca.Non finirei mai di discorrer con voi. Tutti dormono: io rubo questimomenti al sonno, perchè durante il giorno, non mi lasciano unmomento di libertà. Salutami tanto Paolina. Ti prego, caro Carlo,che per amor mio, quando tu mi scrivi, vogli16 prendere questafatica d’allargare un poco il carattere, e lasciare fra le righealquanto più d’intervallo a causa de’ miei poveri occhi.Marietta17 sta bene, e pare che attenda molto ogni volta che siparla di te. Puoi scrivermi liberamente sotto il mio nome, senzafar lettere ostensibili18 ec. perch’io non mostro nè le tue nè lealtrui, e questi di casa sono incapaci di violare19 le lettere che mivengono. Questa sera ho conosciuto alcuni dotti tedeschi20 chem’hanno alquanto confortato. Addio, ti bacio, stammi di buonanimo.

1. misantropo: che odia gli esseri umani, la loro compagnia.2. bigotto: che esagera, esibisce la propria religiosità; bacchettone.3. cognizione: conoscenza.4. costì: in codesto luogo.5. grande sfera: ambiente vasto, grande città.6. congetturare: supporre.7. spassione: mancanza di passione.8. verun: nessun.9. uscire delle: uscire dalle.10. i mondani: la gente comune, in opposizione ai religiosi.11. dissipata: sregolata, scioperata.12. soverchiare: superare, sopraffare.13. lo spirito: l’aspetto spirituale, l’ambiente culturale di Roma (che sarà

descritto in seguito nella lettera a Carlo del 16 dicembre).14. Trattando: entrando in contatto, incontrando.15. donne pubbliche: prostitute.16. vogli: tu voglia.17. Marietta: Marietta Antici, la cugina a cui Carlo era interessato.18. ostensibili: che possono esser mostrate o rese pubbliche.19. violare: aprire e leggere di nascosto.20. dotti tedeschi: tra cui il filologo grecista Friedrich Wilhelm Thiersch (1784-

1860).

| 1. Giacomo Leopardi | Della mia vita | 13

Page 9: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

14 | sezione 9 | Giacomo Leopardi |

Al sepolcro del TassoIl motivo del “piacere non trovato” a Roma, con-fessato a Carlo il 6 dicembre del 1822, si incontrain positivo, a distanza di pochi mesi dalla prece-dente lettera. È «il piacere delle lagrime», pergustare il quale «si potrebbe anche venire dall’A-merica». Progettata da tempo, la visita alla chie-sa di Sant’Onofrio sul Gianicolo rinnova l’emozio-ne simpatetica espressa dal poeta nelle strofededicate a Tasso nella canzone Ad Angelo Mai (vv.121-150). I “contrasti” suggeriti al fratello tra lalapide di «un palmo e mezzo» e l’«infinita ma-gnificenza» dei monumenti romani, tra la famaancora viva del grande poeta e l’oblio dei desti-natari di quei mausolei, provocano sentimenti diconsolazione e indignazione. Il tema dell’umiltà edel «vero» prosegue nella narrazione della salita verso la tomba:l’immagine della vita operosa delle officine, il canto delle donne edegli operai, i loro aspetti e modi, semplici e più aperti, danno unesempio della umile umanità che tante volte Leopardi preferiscerappresentare nei Canti, tenendosi lontano dalle false apparenzedei potenti. (Da G. Leopardi, op. cit.)

A Carlo LeopardiRoma 20 Febbraio 1823

[…] Venerdì 15 febbraio 1823 fui a visitare il sepolcro del Tasso eci piansi. Questo è il primo e l’unico piacere che ho provato inRoma. La strada per andarvi è lunga, e non si va a quel luogo senon per vedere questo sepolcro; ma non si potrebbe anche veniredall’America per gustare il piacere delle lagrime lo spazio di dueminuti? È pur certissimo che le immense spese che qui vedo farenon per altro che per proccurarsi uno o un altro piacere, sonotutte quante gettate all’aria, perchè in luogo del piacere nons’ottiene altro che noia. Molti provano un sentimentod’indignazione vedendo il cenere1 del Tasso, coperto e indicatonon da altro che da una pietra larga e lunga circa un palmo emezzo, e posta in un cantoncino d’una chiesuccia. Io non vorreiin nessun modo trovar questo cenere sotto un mausoleo2. Tucomprendi la gran folla di affetti che nasce dal considerare ilcontrasto fra la grandezza del Tasso e l’umiltà della suasepoltura. Ma tu non puoi avere idea d’un altro contrasto, cioèdi quello che prova un occhio avvezzo3 all’infinita magnificenzae vastità de’ monumenti romani, paragonandoli alla piccolezzae nudità di questo sepolcro. Si sente una trista e fremebonda4

consolazione pensando che questa povertà è pur sufficiente adinteressare e animar la posterità, laddove i superbissimimausolei, che Roma racchiude, si osservano con perfettaindifferenza per la persona a cui furono innalzati, della quale onon si domanda neppur il nome, o si domanda non come nomedella persona ma del monumento. Vicino al sepolcro del Tasso èquello del poeta Guidi5, che volle giacere prope magnos Torquaticineres6, come dice l’iscrizione. Fece molto male. Non mi restòper lui nemmeno un sospiro. Appena soffrii di guardare il suomonumento, temendo di soffocare le sensazioni che avevo

provate alla tomba del Tasso. Anche la strada che conduce aquel luogo prepara lo spirito alle impressioni del sentimento.È tutta costeggiata di case destinate alle manifatture, e risuonadello strepito de’ telai e d’altri tali istrumenti, e del canto delledonne e degli operai occupati al lavoro. In una città oziosa,dissipata, senza metodo, come sono le capitali, è pur bello ilconsiderare l’immagine della vita raccolta, ordinata e occupatain professioni utili. Anche le fisionomie e le maniere della genteche s’incontra per quella via, hanno un non so che di piùsemplice e di più umano che quelle degli altri; e dimostrano icostumi e il carattere di persone, la cui vita si fonda sul vero enon sul falso, cioè che vivono di travaglio7 e non d’intrigo,d’impostura8 e d’inganno, come la massima parte di questapopolazione. Lo spazio mi manca: t’abbraccio. Addio addio.

1. il cenere: i resti, le spoglie mortali.2. mausoleo: maestoso monumento funebre.3. avvezzo: abituato.4. fremebonda: che fa fremere, indignare.5. Guidi: Alessandro Guidi (1650-1712), poeta classicista, membro della

Accademia dell’Arcadia.6. prope... cineres: “vicino alle ceneri del grande Torquato”.7. travaglio: lavoro, fatica.8. impostura: falsità, menzogna.

Joseph Mallord William Turner,Roma vista dal Vaticano, 1819.Londra, Tate Gallery.

Page 10: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

Il “risorgimento” pisanoIl soggiorno pisano, dal 9 novembre 1827 fino ai primi di giugnodel 1828, segna uno dei momenti più felici nella vita di Leopardi.Nella lettera alla sorella Paolina il poeta riesce a trasmettere lesue impressioni e i propri pensieri nei minimi dettagli, certo chele saranno molto cari e apprezzati, anche come segni del suo ri-trovato benessere: il clima, l’ambiente cosmopolita, il passeggio,le lingue e la lingua locale, l’architettura, l’alloggio confortevole ela vista sull’orizzonte dalla stanza. In questo contesto pisano cosìaccogliente, intermedio tra città e cittadina, riprenderà pure neimesi successivi l’ispirazione della poesia, annunciata per gradi inaltre due lettere pisane, la prima del 25 febbraio: «ho qui in Pisauna certa strada deliziosa, che io chiamo Via delle Rimembranze: làvo a passeggiare quando voglio sognare a occhi aperti. Vi assicuroche in materia d’immaginazioni, mi pare di esser tornato al miobuon tempo antico». La seconda del 5 maggio 1828: «Io ho finitaoramai la Crestomazia poetica: e dopo due anni, ho fatto dei versiquest’aprile; ma versi veramente all’antica, e con quel mio cuored’una volta». (Da G. Leopardi, op. cit., vol. II).

A Paolina LeopardiPisa 12 Novembre 1827

Paolina mia. Ricevetti a Firenze la tua de’ 2, la quale puoifigurarti quanto mi fosse cara: io ti aveva scritto già pocoprima, stando in grande impazienza di aver le nuove di casa.Ti dissi che sarei andato a Massa, ma i miei amici di Firenze mihanno fatto determinare per Pisa, città tanto migliore, e diclima tanto accreditato1. Partii da Firenze la mattina dei 9 inposta2, e arrivai la sera a Pisa, viaggio di 50 miglia. Ieri notte,per la prima volta dopo più di sei mesi e mezzo, dormii fuori diLocanda3, in una casa dove mi sono collocato in pensione, apatti molto discreti4. Sono rimasto incantato di Pisa per ilclima: se dura così, sarà una beatitudine. Ho lasciato a Firenzeil freddo di un grado sopra gelo; qui ho trovato tanto caldo, cheho dovuto gittare il ferraiuolo5 e alleggerirmi di panni.L’aspetto di Pisa mi piace assai più di quel di Firenze. Questolung’Arno è uno spettacolo così bello, così ampio, cosìmagnifico, così gaio, così ridente, che innamora: non ho veduto

niente di simile nè a Firenze nè a Milano nè a Roma; everamente non so se in tutta l’Europa si trovino molte vedute diquesta sorta. Vi si passeggia poi nell’inverno con gran piacere,perchè v’è quasi sempre un’aria di primavera: sicchè in certe oredel giorno quella contrada è piena di mondo6, piena di carrozzee di pedoni: vi si sentono parlare dieci o venti lingue, vi brillaun sole bellissimo tra le dorature dei caffè, nelle botteghe pienedi galanterie7, e nelle invetriate dei palazzi e delle case, tutte inbella architettura. Nel resto poi, Pisa è un misto di città grandee di città piccola, di cittadino e di villereccio8, un misto cosìromantico, che non ho mai veduto altrettanto. A tutte le altrebellezze, si aggiunge la bella lingua. E poi vi si aggiunge che io,grazie a Dio, sto bene; che mangio con appetito; che ho unacamera a ponente, che guarda sopra un grand’orto, con unagrande apertura, tanto che si arriva a veder l’orizzonte, cosa dicui bisogna dimenticarsi in Firenze. La gente di casa è buona, iprezzi non grandi, cosa ottima per la mia borsa, la quale non èstata troppo contenta de’ Fiorentini: e non vorrei che credestech’io fossi venuto qua in posta, come vi ho detto, per fare losplendido9: ci sono venuto con una di queste piccole diligenzetoscane, che fanno pagar meno che le vetture.Salutami tutti; dammi le nuove di tutti: bacia le mani per me aBabbo e a Mamma: e scrivimi, ma scrivimi presto, e dammitutte le nuove che sai, prima di casa, poi di Recanati, poi dellaMarca10. Dì a Carlo, se mi vuol sempre bene. Aspetto qualchenotizia da Bunsen11 quando egli ripasserà per Bologna questoDecembre. Così siamo rimasti d’accordo. Egli passerà pure perRecanati. Addio.

1. accreditato: che gode credito, apprezzato.2. in posta: su una carrozza di posta.3. fuori di Locanda: non più in albergo.4. discreti: ragionevoli, moderati.5. ferraiuolo: mantello.6. mondo: gente.7. galanterie: oggetti di gusto, eleganti.8. villereccio: campagnolo.9. lo splendido: il munifico, lo spendaccione.10. Marca: denominazione del territorio dello Stato della Chiesa

corrispondente oggi approssimativamente alla regione Marche.11. Bunsen: il filologo tedesco Christian Karl Josias von Bunsen (1791-1860),

conosciuto da Leopardi a Roma nel 1822-1823.

Isabella Ragonese nei pannidi Paolina Leopardi inIl giovane favoloso (2014)di Mario Martone.

| 1. Giacomo Leopardi | Della mia vita | 15

Page 11: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

16 | sezione 9 | Giacomo Leopardi |

malheurs, qu’on a jugè à propos d’étaler et que peut-être on a unpeu exagérés dan ce journal, j’ai eu assez de courage pour ne paschercher à en diminuer le poid ni par de frivoles espérancesd’une prétendue félicité future et inconnue, ni par une lâcherésignation. Mes sentiments envers la destinée ont été et sonttoujours ceux que j’ai exprimés dans Bruto minore. Ç’a été parsuite de ce même courage, qu’étant amené par mes recherches àune philosophie désespérante, je n’ai pas hésité a l’embrassertoute entière; tandis que de l’autre côté ce n’a été que par effet dela lâcheté des hommes, qui ont besoin d’être persuadés dumérite de l’existence, que l’on a voulu considérer mes opinionsphilosophiques comme le résultat de mes souffrancesparticulières, et que l’on s’obstine à attribuer à mes circostancesmatérielles ce qu’on ne doit qu’à mon entendement. Avant demourir, je vais protester contre cette invention de la faiblesse etde la vulgarité, et prier mes lecteurs de s’attacher à détruire mesobservations et mes raisonnemens plutôt que d’accuser mesmaladies.(Traduzione: “Quali che siano le mie sventure, che si è pensatodi voler rivelare e che forse si sono anche un po’ esagerate inquesto giornale, io ho avuto abbastanza coraggio per noncercarne di diminuirne il peso, nè con frivole speranze in unapretesa felicità futura e sconosciuta, nè con una vilerassegnazione. I miei sentimenti di fronte al destino sono stati esono sempre quelli che io ho espresso nel Bruto minore. È statoin seguito a questo coraggio, che essendo condotto dalle miericerche ad una filosofia disperante, non ho esitato adabbracciarla tutta intera; mentre che, d’altra parte, non è statoche per effetto della viltà degli uomini, che hanno bisogno diessere persuasi del merito dell’esistenza, che si son voluteconsiderare le mie opinioni filosofiche come risultato delle miesofferenze particolari e che ci si ostina ad attribuire alle miecircostanze materiali ciò che non si deve se non al mio pensiero.Prima di morire protesterò contro questa invenzione delladebolezza e della volgarità e pregherò i miei lettori diimpegnarsi a distruggere le mie osservazioni e ragionamentipiuttosto che accusare le mie malattie”.)

La protesta di LeopardiIn questo brano di una lettera fiorentina del 1832 Leopardi rispon-de, basandosi sulle notizie fornitegli dall’amico svizzero Louis deSinner, agli erronei e deformanti giudizi presenti nel periodico“Der Hesperus” di Stoccarda riguardo alle sue convinzioni e allasua opera. Dopo aver dichiarato in accordo con de Sinner l’assur-dità di riconoscere una «tendenza religiosa» nei suoi scritti, im-provvisamente – come notò il critico francese Charles-Augustinde Sainte-Beuve, nel suo Portrait de Leopardi (1844) – lo scrittorepassava a esprimersi in francese come per rendere più esplicito ilsuo pensiero indirizzandolo a un pubblico più vasto e in una linguaa diffusione internazionale.Si trattava, infatti, della risposta a un’accusa più volte espressadai contemporanei del poeta e poi ripetuta fino al Novecento:quella di un forte condizionamento esercitato dalle sue disgra-zie fisiche sulle sue idee. Come nel romanzo di Thomas Mann,La montagna incantata (1924), in cui l’erudito Settembrini pronun-cia queste parole: «Conoscete Leopardi, ingegnere, o lei, tenente?Un infelice poeta del mio paese, un uomo gobbo, malaticcio conun’anima originariamente grande, ma di continuo umiliata dallamiseria del corpo e trascinata nelle bassure dell’ironia, un’anima icui lamenti straziano il cuore».La replica leopardiana era ferma e risoluta. Si richiamava diret-tamente al personaggio della canzone Bruto minore del dicembre1821 e da quel canto (che era stato seguito alcuni mesi dopo dal-la Comparazione delle sentenze di Bruto minore e Teofrasto vicini a

morte, inclusa nell’edizione delle Canzoni del 1824) estraeva alcunisignificati esemplari, propri delle sue scelte di vita e di pensiero.Anzitutto il coraggio eroico di non subire passivamente il destinoindividuale e storico (in assenza degli dèi, che al v. 19 della canzo-ne sono detti «marmorei numi», divinità indifferenti e impietose);quindi la scelta coraggiosa di un percorso di riflessione verso unafilosofia senza illusioni, che richiede infine legittimamente di es-sere discusso o confutato in un confronto dialettico, e non sullabase di insinuazioni volgari.Del resto accenti analoghi, e contemporanei, risuonavano conle stesse parole nella parte iniziale del Dialogo di Tristano e di un

amico (1832-1833), ultima delle Operette morali: «Se questi mieisentimenti nascano da malattia, non so: so che, malato o sano,calpesto la vigliaccheria degli uomini, rifiuto ogni consolazione eogn’inganno puerile, ed ho il coraggio di sostenere la privazionedi ogni speranza, mirare intrepidamente il deserto della vita, nondissimularmi nessuna parte dell’infelicità umana, ed accettaretutte le conseguenze di una filosofia dolorosa, ma vera». (Da G.Leopardi, op. cit., vol. II; trad. in W. Binni, Lezioni leopardiane, a curadi N. Bellucci con la collaborazione di M. Dondero, La Nuova Italia,Scandicci 1994; la citazione nel commento è tratta da N. Bellucci,Leopardi e i contemporanei, Ponte alle Grazie, Firenze 1996.)

A Louis de SinnerFirenze 24 maggio 1832

Ho ricevuto i fogli dell’Hesperus, dei quali vi ringraziocarissimamente. Voi dite benissimo ch’egli è assurdo l’attribuireai miei scritti una tendenza religiosa. Quels que soit mes

Sainte Beuve.

Page 12: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

I luoghi

Recanati Intorno alla città natia si può immaginare ilcelebre «ermo colle» della poesia L’infinito, seppure nonsia un colle precisato fisicamente e geograficamente daLeopardi, per il quale è soprattutto un luogo poetico.

Recanati

Roma

Milano

Bologna

Firenze

Pisa

Napoli

Torre del Greco

I luoghi

| 1. Giacomo Leopardi | I luoghi | 17

Bologna Dal luglio 1825 Leopardi intraprende unquadriennio di viaggi e soggiorni nei più importanticentri culturali della penisola. A Bologna giunge perla prima volta quell’anno su sollecitazione dell’amicoletterato Pietro Giordani e vi resta alcuni mesi,trovando occasioni per nuove amicizie, scambi,letture, incontri, scritti e idee. Il poeta vi farà ritornopiù volte negli anni successivi. Nella fotografia, lostorico palazzo Amorini Bolognini.

Recanati Palazzo Leopardi a Recanati, dove Giacomo nasceil 29 giugno del 1798. Ora sede della Casa Museo Leopardi,l’edificio si affaccia sulla «piazzuola» citata nella famosa liricaIl sabato del villaggio.

Firenze Leopardi soggiorna nellacittà toscana nel giugno-ottobredel 1827 e nel giugno-novembredel 1828. Qui frequenta l’ambienteliberale del Gabinetto Vieusseux edella rivista “Antologia”, dove conosceManzoni, Gioberti e Stendhal.

Torre del Greco Nel 1833 Leopardigiunge a Napoli in compagnia dell’amicoAntonio Ranieri. È un periodo intensa-mente creativo, che lo vede comporre leliriche La ginestra e Il tramonto della lunaper i suoi Canti, oltre ai Paralipomeni dellaBatracomiomachia. Un’epidemia di colerali costringe a soggiornare per un periodopresso villa Ferrigni a Torre del Greco(nella fotografia). Il poeta morirà a Napoliil 14 giugno 1837.

Page 13: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

18 | sezione 9 | Giacomo Leopardi |

La biblioteca

L’erudizionefilologica,letteraria,enciclopedicanella vastabibliotecapaterna diRecanati: dagliautori greci elatini ai classiciitaliani, aglistudi scientificie filosofici.

Nello Studio su Giacomo Leopardi (1875-1883, ma rimasto incompiuto), cosìFrancesco De Sanctis sintetizzava il rap-

porto strettissimo tra la formazione del giovanepoeta e i libri della biblioteca paterna nella casadi Recanati:

«E crebbe a immagine della biblioteca, suosecondo maestro. Cosa potesse essere allora unabiblioteca, si può congetturare facilmente. Era abase classica e biblica, con aggiunta di libri varidi valore e di materia, de’ tempi posteriori sino alsecolo decimo ottavo. E questa fu la base della suacoltura. I suoi primi studi furono di lingue. Studiòlatino, greco, ebraico, francese, spagnolo, inglese,tedesco, per far suo tutto quell’immenso sapereraccolto nella biblioteca. Lesse classici greci e latinie autori biblici e alessandrini sino ai Santi Padri, espronato dalle due forze di quell’età, la memoria ela curiosità, studiò autori di ogni tempo e di ognivalore, come portava il caso e il desiderio.»(Da F. De Sanctis, Leopardi, a cura di C. Muscetta eA. Perna, Einaudi, Torino 1983.)

Questo ritratto, piuttosto fedele (tranne per lo stu-dio del tedesco), documenta in modo approfondi-to la tipologia generale della biblioteca recanateseraccolta nel corso degli anni dal padre Monaldoattraverso acquisti e recuperi di biblioteche ec-clesiastiche. In essa erano disponibili, oltre a unagrande quantità di testi di materia religiosa e

devota, tra cui spicca la Biblia sacra polyglotta del1657, ovvero la Bibbia in più lingue antiche, tuttigli strumenti indispensabili alla formazione di unletterato completo, vale a dire anche un intellet-tuale moderno di cultura enciclopedica. Infatti,

se alla base degli studi leopardianivi erano le grammatiche, i vocabo-

lari e i testi letterari e culturali dellelingue studiate, gli interessi più vividel poeta si indirizzavano però allacollezione di autori greci e latini

(anche se in edizioni antiquate e nonsempre attendibili) e ai repertori filo-logici della Bibliotheca Graeca e Latinadi Johann Albert Fabricius, e si dedi-cavano con continuità allo studiodelle opere dei classici della lette-

ratura italiana da Dante ad Alfieri,a Foscolo e Monti. D’altra parte nonmancava la lettura accurata dei testi

scientifici di fisica, chimica, astrono-mia (e la Storia naturale di Buffon), e

specialmente dei filosofi del Sei-Settecento, daCartesio agli illuministi e ai filosofi del sensismo-empirismo, compresa l’Encyclopédie métodique diDiderot-D’Alembert, mentre erano tra i libri pre-feriti i romanzi e i saggi di Madame de Staël e leopere di Rousseau.Fuori di Recanati, altre biblioteche, pubblichee private, furono frequentate da Leopardi per isuoi lavori filologici o per tenersi aggiornato sul-le novità culturali: anzitutto a Roma, nel primosoggiorno romano del 1822-23, la Vaticana e laBarberiniana (e forse anche l’Angelica e la Casa-natense), nonché varie biblioteche di parenti econoscenti; poi, durante le residenze fiorentine

del 1827-28 e tra il 1830 e il 1833, la fornitissi-ma biblioteca di giornali e riviste del Gabinetto

Vieusseux > p. 9 |, fondato nel 1819 da GiovanPietro Vieusseux, direttore della “Antologia”. Tut-tavia, ancora nel 1826, dopo aver presentato ilprogetto della Crestomazia italiana della prosa all’e-ditore Stella, Leopardi dichiarava di preferire, percomodità di studio e per questo preciso motivo, dilavorare a quell’opera «a Recanati, in mezzo allamia libreria», dato che «il lavorar nelle bibliote-che pubbliche mi è assolutamente impossibile,perchè quando io sonoin presenza d’altri, nonson buono a studiare»(da G. Leopardi, Episto-lario, vol. II, a cura di F.Brioschi e P. Landi, Bol-lati Boringhieri, Torino1998).La “biblioteca reale” diLeopardi, cioè i libri dalui effettivamente lettie consultati, era dunqueenorme, come hanno mostrato i commentatori egli studiosi delle fonti delle sue opere, eppure lostesso poeta ha lasciato vari “elenchi di letture”,effettuate in vari anni, tra cui uno nel quale sonoregistrati, mese per mese, dal 1° giugno 1823 almarzo 1830, i titoli di 479 opere, a testimonianza,attraverso una specie di inventario, dei suoi viag-gi di straordinario lettore. Ne riportiamo qui unframmento:

«Settembre328) Monti Sulla mitologia sermone. Milano 1825.329) Aristotelis De virtutibus et vitiis. Tiguri 1543.[in Stobeo]330) Pigault-Lebrun Le Citateur. Paris 1811. tomes 2.331) Machiavelli Commedia senza titolo. opp. Italia1819. volume 6.

Le bibliotechedi Roma e diFirenze (fra cuiil GabinettoVieusseux)per le novitàculturali.Quella diRecanati per lacomposizione egli studi.

Il Libro Secondodell’Eneide tradottoda Giacomo Leopardi.Pirotta, Milano 1817.

Page 14: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

Ottobre332) Cebetis Tabula. Oxon. 18o4. ed. Simpson.333) Epicteti Enchiridion. ibidem.334) Théagés de Platon traduit par Cousin. oeuvresde Plat. Paris. 1822. tome 5.335) Le second Alcibiade traduit par le même.ibidem.336) Le Charmide par le même. ibidem.337) Le Lachès par le même. ibidem.338) Perticari Della necessità d’instituire in Romauna cattedra di letteratura classica italiana. opp.Lugo 1823. vol. 3·

Novembre339) Facciolati Ciceronis Vita literaria. Mediol.182o.340) Coray Notes sur les Caractères de Théophra-ste. Paris 1799.341) Theophrasti Charactères. ibidem.342) Monti Le nozze di Cadmo e di Ermione, Idillio.Bologna 1825.343) Foscolo Saggio sulla poesia del Petrarca. Mi-lano 1825.344) Plutarco Dell’aver moltitudine di amici, tra-dotto da M. Adriani. Mil. 1825.345) Maffei La Felicità coniugale, idillio. Mil. 1825.346) Gozzi L’Osservatore. opp. Padova 1818. vol. 1-3 ·347) Eratosthenis Catasterismi. Francof. ad Mo-enum 1816.348) Aeschinis Socratici Fragmenta cur. Fischer.Lipsiae 1766.349) Baretti’s A Grammar of the Italian tongue.Venice 1795.»(Da G. Leopardi, Zibaldone di pensieri, vol. III, ediz.critica e annotata a cura di G. Pacella, Garzanti,Milano 1991.)

Leopardi e i suoi libri

Direttamente dalle parole di Leopardi nelsuo epistolario abbiamo testimonianzadelle sue frequenti ricerche di libri a lui

cari o necessari, mancanti nella biblioteca pater-na e tutt’altro che facili da reperire sia quandoviveva a Recanati, sia durante il soggiorno napo-letano, anche per le misure sanitarie imposte perscongiurare la diffusione di epidemie.

A Pietro GiordaniRecanati 30 aprile 1817

«Io non sono certo una gran cosa: ma tuttaviaho qualche amico in Milano, fo venire i Giornali,ordino libri, fo stampare qualche mia cosa: tuttoquesto non ha fatto mai altro recanatese a recine-to condito1. Parrebbe che molti dovessero essermiintorno, domandarmi i giornali, voler leggere lemie coserelle chiedermi notizia dei letterati del-la età nostra. Per appunto. I Giornali come sonostati letti nella mia famiglia vanno a dormire nellescansie. Delle mie cose nessuno si cura e questova bene; degli altri libri molto meno: anzi le diròsenza superbia che la libreria nostra non ha egualenella provincia, e due sole inferiori. Sulla portaci sta scritto ch’ella è fatta anche per li cittadini esarebbe aperta a tutti. Ora quanti pensa Ella che lafrequentino? Nessuno mai. Oh veda Ella se questoè terreno da seminarci. Ma e gli studi, le pare chequi si possano far bene? Non dirò che con tuttala libreria io manco spessissimo di libri non pureche mi piacerebbe di leggere ma che mi sarebberonecessari; e però Ella non si meravigli se talvoltasi accorgerà che io sia senza qualche Classico. Se

1. a recineto condito: dallafondazione di Recanati.

L’Illiade di Omero recatapoeticamente in versosciolto italiano dall’Ab.Melchior Cesarotti.Padova, StamperiaPenada, 1768-1794.

Carlo Linneo,FundamentorumBotanicorum pars secunda,Coloniae-Allobrogum,Sumptibus Piestre etDelamolliere, 1787.

| 1. Giacomo Leopardi | La biblioteca | 19

Page 15: Indice della In digitale critica in digitalestatic.zanichelli.it/catalogo/assets/9788808336514_04... · 2017-01-25 · In digitale La critica N. Bellucci, Lettori d’oltralpe, in

20 | sezione 9 | Giacomo Leopardi |

che dilucidaz.e, tanto che io potessi leggere il testospeditam.e, senza fermarmi n.le difficoltà a cercarealtri libri.»(Da G. Leopardi, Epistolario, vol. I, cit.)

[A Monaldo Leopardi]Napoli 19 Febbr. 1836.

«Mio carissimo Papà. [...] Mi sarebbe carissimodi ricevere la copia che Ella mi esibisce completadella Voce della Ragione; e se volessi, com’Ella dice,disfarmene, potrei far piacere a molti, essendo ilsuo nome anche qui in molta stima. Ma non pos-so pregarla di eseguire la sua buona intenzione,perchè l’impresa di ricevere libri esteri a Napoliè disperata, non solo a causa del terribile dazio(3 carlini ogni minimo volume, e 6 se il volumeè grosso) il quale è difficilissimo di evitare, maper le interminabili misure sanitarie (ogni stampaestera, che sia legata con filo, sta 50 giorni in laz-zaretto) e di revisione, le quali sgomentano ognianimo più risoluto. Più volte mi è stata dimandatala sua Storia evangelica, di cui dovetti disfarmi aFirenze, e il libro sulle usure: scrivendone a Lei,facilmente avrei potuto procurarmi i volumi, e ilsoddisfarne i richiedenti mi avrebbe fatto moltopiacere: ma ho dovuto indicare alla meglio il modoche dovevano tenere per averli, senza incaricarmidel porto, come di cosa superiore alle forze ordi-narie degli uomini. E così alcuni de’ libri miei chemi sarebbero bisognati, e che qui non si trovano,non ho neppur pensato a farli venire di costì nèd’altronde, considerando il riceverli come cosavicina all’impossibile.»(Da G. Leopardi, Epistolario, vol. II, cit.)

si vuol leggere un libro che non si ha,se si vuol vederlo anche per un solo mo-mento bisogna procacciarselo col suodanaro, farlo venire di lontano, senzapotere scegliere nè conoscere prima dicomperare, con mille difficoltà per via.Qui niun altro fa venir libri, non si puòtorre in prestito, non si può andare da unlibraio, pigliare un libro, vedere quelloche fa al caso e posarlo: sì che la spesanon è divisa, ma è tutta sopra noi soli.Si spende continuamente in libri, ma laspesa è infinita, l’impresa di procacciarsitutto è disperata.»

(Da G. Leopardi, Epistolario, vol. I, cit.)

A Pietro GiordaniRecanati 27 ottobre 1817

«Quando sarete a Milano, avrei caro che micercaste un Senofonte che io potessi comperare,e trovatolo, me n’avvisaste, che io scriverei a chibisognasse p[er] averlo. Non iscrivo di presenteperchè mi manderebbero il primo che capitasse, ebisognerebbe tenerselo tale quale. Sopratutto nonvorrei che fosse in foglio, p[er] cagione d.la mia vi-sta, la quale mercè di Dio è forte e buona, ma corta,e non arriva a leggere più che tanto discosto, sìche mi bisogna incombere sulla carta quando la ètroppo lunga; e appunto q.to non posso fare. Se poifosse tale che si potesse portare in mano agevolm.e

e leggere passeggiando, omne ferret punctum1,purchè il greco non fosse asciutto asciutto senzaniente nè di versione nè di chiosa. Non mi curo chela stampa sia freschiss.a: già s’intende che mancovorrebbe essere del cinquecento o lì presso. Insomma me ne rimetto a voi; ma adogni modo vorrei un Senofonte, chèè vergogna che ancora non l’abbia.Se ci fosse vendibile qualcuna d.le

tante Collezioni di Classici grecistampati in Germania o altrove, latorrei più che volentieri, massime sefosse di forma piccola, e con qual-

1. omne ferret punctum: conquesta espressione inlatino Leopardi riprendeil verso 343 dell’Arspoetica di Orazio «omnetulit punctum», perriferirsi al fatto che, se illibro di Senofonte avessequelle caratteristiche diutilità (annotazioninecessarie) epiacevolezza (portarselodietro anche apasseggio), prenderebbe“tutto il suo consenso”.Leopardi sta alludendoalla parte più famosa enota dell’opera oraziana,che qui è sottintesa mache è diventata quasiuna massima: l’arte deveunire, «mescere», “utile”e “dilettevole”.

Andrea Divo, Homeri poetaeclarissimi Odyssea.

Francesco Saverio Clavigero,Storia antica del Messico, inCesena, per Gregorio Biasiniall’Insegna di Pallade, 1780.