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Page 1: Indice La Parola Siccome io vi ho amati · poche cose. Disegno di Nani Tedeschi – 2003, ... Con queste parole mi accoglie Giacomo le volte in cui entro al Circolo. E così, volentieri,

don Daniele

Siccome io vi ho amati

La Parola

Indice

Siccome io vi ho amati

don Daniele p 1

Grazie per esserci stato

AA.VV. p 2

Adorare Dio

papa Francesco p 3

Le rose blu

Roberto Vecchioni p 4

Quando ti portano via anche

la stima

Ivan p 4

Il Vangelo spiegato dai piccoli

AA.VV. p 6

Seminaristi in OPG

Licia p 8

Ma tu ci credi nella vita dopo il

parto?

a cura della redazione p 9

Erborinare ..andar per erbe

Licia p 10

La morte di Eniest

L.B. p 11

Pasqua 2013

Massimo Toschi p 11

Riflessioni p 12

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n. 46) art.1, comma 2, DCB - Reggio EmiliaProprietario: Ass. Diaconia - direttore responsabile: Antonio Burani - stampato in proprio: via Leuratti, 8 - Reggio Emilia

N. 5 maggio 2013

(segue in ultima pagina)

Gv. 1331-33.34-35

31Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse:«Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio èstato glorificato in lui. 32Se Dio è stato glorificato inlui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e loglorificherà subito.33Figlioli, ancora per poco sono con voi. 34Vi do uncomandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli unigli altri.35Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli:se avete amore gli uni per gli altri».

La Parola del vangelo di domenica 21 aprile è la Parola checi chiama a prendere in considerazione la possibilità di amare.

Tema ormai usato e riusato�credo però che, nella fedeltàalla Parola, possiamo cogliere la novità sempre� nuova di unbrano come questo.

Innanzitutto di come Gesù parli di "gloria" facendo riferimentoa due contesti: il primo è quello della lavanda dei piedi.Questo vuol dire che la gloria, quella cioè che Gesù lascia cheil Padre mostri di sé, avviene nel segno principe del servizio:la lavanda dei piedi.

Quest'ultima non è una mansione, né un'attività preferita adaltre, ma è l'essere stesso del Cristo: servo e schiavo peramore.

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Redazione

don Daniele Simonazzi

Gianni Salvarani

Ivan Farioli

Licia Gasparini

Lorella Giansoldati

Lorena Iotti

Lucilla Cabrini

Stefania Ferrari

2

Grazie per esserci stato...AA.VV.

Adorare Dio

Sono Maria,Giacomo se n'èandato in cielo

questa mattina.

Volevo ringraziarti perché a un nostro minimo gesto tu eri lì per noi.Bastava suonarti il campanello e tu, anche se eri scocciato o eratardi, scendevi per noi, per far sì che la nostra serata potesse iniziare.

Grazie per averci trattato come dei figli, quando sbagliavamo riuscivia farci ragionare, senza urlarci addosso, cercavi di venire incontroa dei ragazzi come noi e mettendoti anche nei nostri panni, a voltedicevi che non avevamo poi così tanto torto e lo facevi solo per noi,per aiutarci a capire certe cose.

Grazie perché pur di vederci felici e non sempre sul solito muretto,hai concesso noi una stanza del circolo e noi vi potevamo entrarequando volevamo.

Grazie per le carezze che, non avendole mai ricevute, mi risultavanopaterne.

In questo pensiero a volte parlo al plurale, perché anche se le parolele ho scritte io, sono sicura che i miei amici pensino lo stesso.

Grazie ancora per esserci stato, Giacomo.Ti ricorderemo sempre. Il mio non è un addio.Andrea

A capo,così noi lo

chiamavamo.

Adesso penso

sarebbe scontato

scrivere la

persona

fantastica che

eri, in queste

righe ti dirò

poche cose.

Disegno di Nani Tedeschi � 2003,

inaugurazione della nuova sede del Circolo

Arci �La Fontana�

.......Che cosa vuol dire alloraadorare Dio? Significa imparare astare con Lui, a fermarci a dialogarecon Lui, sentendo che la sua presenzaè la più vera, la più buona, la piùimportante di tutte.

Ognuno di noi, nella propria vita, inmodo consapevole e forse a voltesenza rendersene conto, ha un benpreciso ordine delle cose ritenute piùo meno importanti.

Adorare il Signore vuol dire dare aLui il posto che deve avere; adorareil Signore vuol dire affermare,credere, non però semplicemente aparole, che Lui solo guida veramentela nostra vita; adorare il Signorevuol dire che siamo convinti davantia Lui che è il solo Dio, il Dio dellanostra vita, il Dio della nostra storia.14 aprile 2013 - Papa Francesco

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UN BREVE RICORDO DI UN COLLEGA E AMICO

Con Giacomo, assieme a molti colleghi di lavoro oggi presenti, ho trascorso oltre trent� anni dilavoro nel Corpo della Polizia Municipale.Nel lungo percorso che egli ha fatto, da prima nella 7° e 8° Circoscrizione, poi nel Reparto Motociclisti,e infine all�Ufficio Traffico, è sempre riuscito ad avere un rapporto propositivo e di collaborazione con icolleghi e di dialogo con i cittadini nella ricerca delle soluzioni ai problemi che giornalmente si presentavanosul territorio.

Schivo al protocollo e all�ufficialità, non amava delegare le problematiche che si potevano presentaree preferiva , in prima persona, ricercarne le soluzioni.Nel servizio svolto all�Ufficio Traffico del Comando era riuscito ad intavolare un proficuo rapporto di lavorosia con i colleghi del Corpo, che con gli Uffici preposti dell�Amministrazione Comunale, nel tentativo dirisolvere i tanti problemi legati al la viabi l ità che giornalmente si presentavano.

A noi piace ricordarlo, anche in occasione degli innumerevoli eventi di varia natura (musicali,sportivi, politici) che si sono svolti nella nostra città e anche in circostanze (tragiche) come alluvioni eterremoti, dove è sempre stato in prima linea nell�organizzazione dei servizi, di tali manifestazioni,mettendo a disposizione la sua esperienza.

Infine, penso d�interpretare il pensiero di tanti cittadini di Pratofontana nel ringraziarti per il grandelavoro che hai svolto per il Circolo Arci "La Fontana�.

Alla moglie, ai figli e parenti tutti , posso dirvi che vi siamo vicini nell�immenso dolore che ha toccato ilvostro cuore.Un abbraccio.Ciao Giacomo.

Pratofontana (RE), 30/03/2013Marata Loris

"A ghe'l don!".Con queste parole mi accoglie Giacomo le volte in cui entro al Circolo. E così, volentieri, abbiamo riunito questi

suoi scritti pubblicati sul giornalino Diaconia parrocchia.La sua capacità di accorgersi di chi c'è o non c'è, l'ha portato a scrivere e condividere alcune sue preoccupazioni

riguardanti temi che sono nella vita quotidiana di ciascuno di noi.Giacomo ci dice come, in alcuni momenti della vita, ci si può fermare a riflettere su cose che diamo per scontate mache invece richiedono una vigilanza continua. E la volontà di condividerle dice anche la disponibilità al confronto,

ad una idea diversa dalla tua e al desiderio di accoglierla come una ricchezza. Le proprie convinzioni sono tantopiù radicate quanto più si sa valorizzare la ricchezza di quelle degli altri.

Mi pare, inoltre, che questo piccolo e semplice segno di amicizia sia un invito a vivere una dimensione della nostravita che noi, a Pratofontana, non coltiviamo abbastanza. È la partecipazione alla vita della frazione.

Se c'è una cosa che mette Giacomo a disagio è la scarsa partecipazione alle attività e alle iniziative del Circolo (chelui considera come la sua seconda casa...).

La partecipazione strettamente legata alla libertà dice la volontà di mettersi al servizio, di pensare che la vita, lamia vita, può trovare il suo senso nella disponibilità al bene di tutti.

Grazie, quindi, caro amico Giacomo, soprattutto in questo momento di prova grazie al quale ci hai dato di condividerei tuoi pensieri e le tue preoccupazioni, facendoci però cogliere di essere chiamati a Libertà, quella vera, quella in Lui,

quella che si vive nell'Amore.Il don.

dall'introduzione alla raccolta di alcune testi di Giacomo - agosto 2012

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Roberto Vecchioni

Quando ti portano via anche la stima...morire di vergogna

Ivan

Le rose blu

Vedi,darti la vita in cambiosarebbe troppo facile,tanto la vita è tuae quando ti girala puoi riprendere;io,posso darti chi sono,sono stato o chi sarò,per quello che sai,e quello che io so.

Io ti daròtutto quello che ho sognato,tutto quello che ho cantato,tutto quello che ho perduto,tutto quello che ho vissuto,tutto quello che vivrò,�Io ti daròtutti i giorni che ho alzatoi pugni al cieloe ti ho pregato, Signore,bestemmiandoti perché non ti vedevo,

�Vedi,darti solo la vitasarebbe troppo facileperché la vita è nientesenza quello che hai da vivere;e allora,fa che non l'abbia vissutaneanche un po',per quello che tu sai,e quello che io so.

perché questa vita adesso, quella vitanon è più la mia.

Morire di disperazione, morire d'abbandono, morire di vergogna,morire di lavoro, morire nel silenzio, senza fragore � togliersi lavita.

Morire dopo una vita trascorsa a combattere, finire per crollaresotto il peso di problemi senza più risposte, senza più vie d�uscita,schiacciati dal senso di impotenza, dalla sensazione di non poterpiù vivere con dignità.

Una uscita di scena tragica, drammatica, soprattutto quando avvienea 60 o 70 anni, e nell�indifferenza più totale, e accomuna tutti:lavoratori senza più lavoro e imprenditori senza più impresa, di ogniparte del paese.

Il lavoro è immagine di certezza economica e della possibilità di unuomo di avere un futuro. Che è proprio ciò che viene a mancare achi questo futuro se lo vede portare via, a chi si vede costretto a uneterno presente fatto di sofferenze, umiliazioni e difficoltà di cuinon si vede la fine. Chi entra in questa spirale sente di non averepiù nessuna speranza e di non farcela più.

Togliersi la vita, è un paradosso ma è un po� come riprendersi ladecisione del proprio futuro che si sono visti portare via dalla societào dalla crisi economica, fenomeno che stiamo osservando conparticolare intensità in questi giorni.

Ma è sconvolgente quando si pensa, come è avvenuto a CivitanovaMarche, l�ultima tragedia, che Remo e Annamaria, quella vita se

la sono tolta insieme, si sono impiccati insieme, come insieme

l�avevano vissuta fino a quel momento, fino all�età di oltre 60 anni.Poi, come tutti gli altri suicidi, con un immenso pudore, nel loroultimo messaggio, chiedono �scusa per quello che hanno fatto�,

chiedono compassionevolmente �perdono�.

Pablo Picasso (1881-

1973), giovane scultore

al lavoro, piastra 46

della Suite Vollard.

Acquaforte,

23 marzo 1933.

Presentato dalla

Hamish Parker

Charitable Trust in

memoria del maggiore

Orazio Parker.

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In chiesa il vescovo di Fermo, monsignor Luigi Conti, durante l�omelia non usa parole tenere: «Non poteteimmaginare quante persone mi chiedono aiuto, ma ultimamente sono spaventato. Non sono solo gli operaia rivolgersi a me, ma anche gli imprenditori», dice il vescovo appellandosi a «coloro che ci governano perchéfacciano presto e si rendano conto che non ce la facciamo più». Poi ai defunti: «Siete voi che dovete

perdonarci».

E la chiesa? La Chiesa forse, per dirla con le parole di Francesco Moraglia, il nuovo patriarca di Venezia,«non sempre ha capito il dramma di chi è senza lavoro o di chi pensava fosse un soggetto robusto delmercato». Ma è una Chiesa che di fronte a queste tragedie umane mostra la sua faccia migliore: quella deipastori che vivono sul territorio e che sono vicini al gregge. Religiosi che sono pronti ad aprire le braccia eil portone della chiesa anche a chi ha commesso un atto come il suicidio, condannato dal cattolicesimo.

Leggevo di Don Massimo Facchin, 56 anni, metà dei quali passati da sacerdote, che, a dicembre dell�annoscorso ha accolto nella sua parrocchia padovana oltre 300 persone riunite attorno alla salma di Giovanni

Schiavon, imprenditore edile che non riusciva a riscuotere crediti per oltre 200 mila euro. Nell�omelia donMassimo ha parlato di un uomo schiacciato da un sistema bloccato in cui le regole sono evaporate sotto icolpi della crisi: «Ci vuole più umanità, bisogna imparare ad avere più attenzione verso le persone, piùrispetto delle buone regole della vita sociale. Noi siamo per aprire le porte della chiesa e della preghiera,lui ha trovato solo porte chiuse».

E sono ormai tanti quelli che hanno deciso di farla finita, perché sull�orlo del fallimento e schiacciati daidebiti: 86 uomini, 3 donne nel 2012 e già 14 nel 2013. Quasi equamente distribuiti tra il Nord, il Centro eil Sud. Si tratta di imprenditori, artigiani, disoccupati, pensionati; e le cause sono sempre le stesse: precariasituazione economica personale, perdita del posto di lavoro, difficoltà a saldare i debiti con l�erario,l�impossibilità a pagare i contributi dell'Inps, ritardo dei pagamenti, e così via �

Si tratta in genere di persone umili, dignitose e riservate; i loro nomi si potrebbero elencare, sono tanti, eogni nome racconta una storia, ma tutti hanno qualcosa in comune, sono i nomi di uomini e donne che sisono prese porte in faccia dappertutto, hanno girato a vuoto fra associazioni di categoria, sportelli comunalie sindacali, parrocchie, Caritas, sindaci, banche e finanziarie: per chiedere un aiuto, la riscossione di uncredito, un margine di tempo, un prestito, una parola di conforto � ma senza concludere nulla, e allora �troppa la vergogna, troppo il disonore!

Allora iniziamo a vergognarci anche noi, di vivere in un paese che lascia morire i suoi cittadini nell'indifferenzae nell'abbandono, che specula sulle pandemie presunte e sui terremoti, che decide scientemente di noncurare più la gente né di tutelare l'istruzione e i regali che la natura, ha fatto a questo paese. Vergogniamocidi vivere in una nazione che ha al centro dei suoi interessi i gratta e vinci e i videopoker �, che poi non sonoaltro che l'altra faccia della disperazione.

La crisi, potrebbe essere un'occasione per tutti, a livello sia individuale sia sociale, per un cambiamento,un ripensamento e per rivedere le priorità; per rifuggire le logiche consumistiche e abbracciare una nuovavisione della vita basata sull'essenziale, attraverso un cambiamento radicale dei nostri stili di vita.

Pensando a tutta questa povera gente che si toglie la vita per disperazione, mi sono venute in mente leparole di Roberto Vecchioni, che parlando in una intervista, di una sua stupenda canzone, �Le rose blu�diceva: « � in un momento di grande sofferenza nella vita � Te ne stai lì � ti chiudi ... e allora mandi una

preghiera che sembra una bestemmia ... o una bestemmia che sembra una preghiera ... all�unica cosa

che pensi che ti possa ascoltare � che poi si chiama Dio ... e devi dare a Dio tantissimo per avere in cambio

qualcosa ... non gli puoi dare in cambio solo la vita ... è troppo facile ... e allora gli dai in cambio tuttoquello che hai vissuto ... che è differente ... »

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AA.VV.

Il Vangelo spiegato dai piccoli

Caro Oreste,con grande emozione ho letto la tua lettera e un consiglio

ti voglio dare, è questo che non devi arrenderti e devi andareper mano al Signore e se tu lo seguirai grazie al tuo cuoreche ti farà da guida vedrai che non farai più un passo errato.Io ti ritengo fortunato perché non tutte le persone che vannoin carcere si accorgono che stanno percorrendo la stradasbagliata e quindi ti ritengo una persona fortunata perchéil Signore ti ha dato un'altra possibilità e se tu lasfrutterai sarai fiero di te e anche il Signore.Oreste, proprio sabato scorso abbiamo letto il vangelodi Giovanni 8,1-11 la parte che mi ha colpito è stataquando Gesù dice: " chi di voi è senza peccato, getto perprimo la pietra contro di lei". Perché quando si è perdonati è come se ti alzassi da terra quando ti fai malee quando ti penti e come se il dolore se poco doloroso riesci ad alzarti facilmente e se più doloroso fai piùfatica.

E poi mi ha colpito quando dice allora Gesù .. si alzò e le disse: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?"ed ella rispose "Nessuno, Signore".E Gesù disse: "Neanch'io ti condanno; va e d'ora in poi non peccare più".

Mi ha colpito perché il Signore sta facendo così con te e per me è come se tu fossi il personaggio del Vangelo.Io spero al più presto che possa uscire dal carcere e ritornare alla libertà.Nessuno è perfetto, tutti tranne il Signore perché tutti abbiamo peccato.È vero tu sarai più grande di me e avrai più peccato, però anch'io ho qualcosa da farmi perdonare dal Signore.Ti prometto una cosa che io pregherò sempre il Signore per te quando prego perché io è vero non ti conoscoma io so che in fondo hai qualcosa di buono. Anche le persone che noi le rappresentiamo cattive qualcosadi buono ce l'avranno anche loro, ma a volte è come se fossimo ciechi.Da D. un abbraccio

Caro don Daniele,anche quest'anno grazie a Dio e grazie ai

volontari della catechesi che vengono qui a pregarecon noi, ho avuto la possibilità di vivere e parteciparecon cuore umile, con cuore di fede alla via crucismeditata e celebrata che fanno qui all'interno delcarcere di Secondigliano.

Ho letto la seconda stazione e per alcune stazioniho anche portato - insieme ad altri due carcerati -sulla mia spalla una grossa croce: con la mia mente,con il mio cuore, con tutto me stesso ero con lacroce; ci sono stati attimi in cui ho sentito che erosolo con i miei pensieri di fede, solo con la croce,solo con il Signore, anche se c'era tanta genteattorno.

È stata un'emozione di fede molto significativa perme misero peccatore.

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E poi tutto il resto: un' emozione continua. Vedere, sentire le voci, i saluti dei carcerati che dalle finestredelle celle allungavano le loro braccia e le loro mani, quelle braccia, quelle mani verso la croce, verso ilnostro amato Gesù. Che storia don, che emozione quella giornata!

Ma con cuore sincero vi devo dire che questa quaresima è diversa, più sentita, più profonda nel mio cuore:c'è il nostro dialogo spirituale, serio, sincero e costruttivo; c'è il bellissimo comunicare in fede con i ragazzidel catechismo della parrocchia di Pratofontana che sento vicino al mio cuore con i loro pensierini, con ldeloro frasi, con il loro cammino di fede; c'è con sincerità e con fede questa forte emozione che ho e stovivendo per la nuova figura del Papa di Roma, papa Francesco; dalla sua prima apparizione dal balconequella sera del 13 marzo - che ho visto e sentito per televisione qui in cella - subito ho sentito le sue parolenel mio cuore.

Uomo semplice, uomo umile, come il suo nome che ha scelto, papa Francesco.

Sto seguendo con cuore di fede per televisione come anche oggi domenica delle palme ho sentito la messa,ho sentito il suo invito a portare e amare la croce di Gesù nostro salvatore. E le emozioni sono continuatequando ci hanno comunicato che il reparto "Adriatico" era stato scelto per partecipare alla santa messa conil cardinale Sepe�..

Commento alla via crucis del venerdì santo nel carcere di Secondigliano

2° stazione - Gesù è caricato della croceGesù Cristo incomincia il Suo Calvario per piantare in ogni persona il seme dell'amore.Quando l'amore chiama rispondi prontamente, non scappare, affidati a LUi. Potrebbe ferirti ma non più diquanto tu lo sia già stato dalla vita; accogli il richiamo del Padre perché attraverso la cosapevolezza deldolore che ti metterà di fronte, imparerai ad apprezzare la gioia del ritorno alla vita.Ricorda che il vero Amore non dice "non cambiare, rimani come sei", il vero Amore ti chiede di crescere epotrai farlo solo cambiando.

I tre crocifissi, Vincenzo Foppa (1427 ca. - 1516 ca.) - AccademiaCarrara di Bergamo.

La tavola è considerata una delle opere più importanti di VincenzoFoppa, agli esordi del suo percorso. In una cornice prospetticaclassica che chiude la scena fra il primo piano e lo sfondo deipaesaggi boschivi, valli e città, l'autore crea uno spazio fisico dovelo spettatore può sederci e meditare.

Ci si immedesima nei tre crocifissi, misurando la serena accettazionedel dolore da parte di Cristo e lo spasimo del condannato di destratormentato da demoni che si annidano tra i suoi capelli. Il ladropentito, a sinistra di chi guarda, è senza vita ma irradia luce: è ilbuon ladrone, che ha rubato il paradiso a Gesù chiedendogli perdonocon l'ultimo suo fiato.

Lo spettatore può immergersi nella prospettiva fatta di orti e digiardini fino alla città degli uomini, portando la luce che viene dallacroce.

Opera in esposizione fino al 2 giugno al Museo Diocesano di Milano

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Seminaristi in Opg.

Giovanni Borghi

segue a pag. 9

Quest�anno come esperienza caritativa comunitaria del Seminario di Reggio Emilia, noi seminaristi abbiamodeciso di varcare i nostri preconcetti e pregiudizi e siamo arrivati alla porta dell� Ospedale PsichiatricoGiudiziario di via Settembrini.

Abbiamo deciso di partecipare alla liturgia della parola di don Daniele Simonazzi e di meditare ogni venerdìil Vangelo della domenica. L�esperienza è partita a fine novembre dello scorso anno con l�inizio dell�Avventoe tuttora sta andando avanti settimanalmente, ogni venerdì, alternandoci in piccoli gruppetti.Personalmente devo dire che entrare in carcere è sempre un pugno nello stomaco. Mi sono reso conto chela realtà esterna al carcere vede questo luogo come una delle case circondariali più funzionali italiane,mentre, varcando le porte dell�Opg, ci si accorge che ci sono molte carenze, sia sul piano strutturale(infiltrazioni di acqua e umidità) che di personale (sovraffollamento e mancanza di agenti).L�Opg è composto da sette sezioni che paradossalmente hanno tutte quante nomi di costellazioni. Il settoredove noi ci dirigiamo per la Diaconia si chiama Cassiopea: è il settore dove si svolgono le attività educativee ricreative dove quindi c�è anche una cappella per le celebrazioni liturgiche.

Al suono della campana che si affaccia sul cortile interno, i ragazzi sanno che è arrivato don Daniele e devonoaffrettarsi perché sta incominciando l�ora della riflessione e della preghiera. Prendono il foglietto dellamessa, il libretto dei canti, si siedono in semicerchio sulle panche attorno all�altare. Ecco, sono pronti perincominciare. Ci dividiamo assieme a loro le letture, il salmo, e il Vangelo, mentre don Daniele intonal�invocazione allo Spirito Santo.

Con grande paternità, don Daniele guida la diaconia sul significato delle parole che hanno appena ascoltatointerpellando tutti, chiedendo cosa non hanno capito, rispondendo a tante domande esegetiche e di curiosità.La preghiera termina con il padre nostro e il canto finale.La società civile percepisce i malati detenuti come �matti�: questo mi fa venire in mente l�episodio delposseduto di Gerasa, che troviamo nel vangelo di Marco, recluso a vivere in un cimitero. L�infermità mentalelo fa vagare in una valle di morte, ma Cristo scende dalla barca, cambia la vita di questo �malato� e loguarisce.

�Giunsero da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dallaLegione, ed ebbero paura (Mc 5,16-17)

Il sentimento generale delle persone cosiddette normali è ancora avvolto dal timore, dalla paura dell�incontrocon questo genere di realtà che viene alimentato dai fatti criminosi divulgati dai media.Queste strutture penitenziarie dovrebbero recuperare per convertire una vita all�apparenza persa, perchémacchiata di un crimine, in una testimonianza preziosa per tutti. Un�apertura alla parte potenzialmenteoscura di noi stessi che dimora in noi e che allontaniamo ghettizzandola in un luogo lontano dalla normalità,dalla luce. Un�apertura che diviene possibile solo se c�è accoglienza del diverso.Ma ciò comporterebbe una presa di posizione nella nostra vita e quindi molte volte invitiamo Gesù a nondisturbarci perché chi sbaglia non ha possibilità di riscatto.

Mi ha affascinato molto il loro stare davanti alla Parola di Dio, la loro semplicità nel farsi condurre. Certo,ci sono gli psicofarmaci, le loro patologie, ma entrando nella loro vita, volta per volta, diaconia dopo diaconia,si capisce che il Signore è misericordioso e il loro bisogno di essere perdonati, guariti, liberati dalle lorocolpe tutto sommato ricorda anche il nostro bisogno.

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segue da pag. 8Ma tu ci credi alla vita dopo il parto?

a cura della redazione

Due bebè si trovano nel seno di una donna incinta. Uno domandaall�altro: Tu credi nella vita dopo il parto?

- Si, certamente.

- Qualcosa deve esistere dopo il parto. Forse siamo qui perché abbiamobisogno di prepararci per ciò che saremo più avanti.

- Sciocchezze! Non c�è una vita dopo il parto. Come dovrebbe esserequesta vita?

- Non lo so con sicurezza� ci sarà più luce di qui. Magari cammineremocon i nostri piedi e ci alimenteremo con la bocca.

- Che assurdità! Camminare è impossibile. E mangiare con la bocca?E� semplicemente ridicolo. Il cordone ombelicale è da dove cialimentiamo. Io ti dico una cosa: la vita dopo il parto non è concepibile.Il cordone ombelicale è troppo corto.

- Eppure io credo che deve esserci qualcosa, anche se un po� diversodalle cose a cui qui siamo abituati.

- Ma nessuno è tornato dall�aldilà, dopo il parto. Il parto è la finedella vita. E in fin dei conti la vita non è altro che una triste esistenzanell�oscurità che non porta a nulla.

- Bene, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sono certoche vedremo la mamma e lei si prenderà cura di noi.

- Mamma? tu credi nella mamma? e dove pensi che si trovi?

- Dove? E� tutto intorno a noi! Noi viviamo in lei e attraverso di lei.Senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe.

- Mah! Non riesco a crederci! Non ho mai visto una mamma, epertanto è logico che non esista.

- Bene, però a volte, quando stiamo in silenzio, tu puoi sentirla checanta o avvertire come accarezza il nostro mondo. Sai che ti dico?�Io penso che c�è una vita reale che ci aspetta e che adesso ci stiamosolo preparando per quella�

Quando il primo dei gemelli venne partorito, l�altro fu assalito dalterrore per ciò che sarebbe successo al fratello e, prima o poi, a luistesso.

Vivere all�Opg significa attendere,c a m m i n a n d o n e l d e s e r t o ,sperimentando l'abbraccio dellaCroce: non quella comoda egratificante ma quella della sequeladi Cristo.

Mi stanno insegnando che bisognaportare la propria croce: e solo cosìpotremo credere veramente, dircidavvero cristiani infatti comescriveva San Antonio da Padova:�In nessun altro luogo l�uomo puòmeglio rendersi conto di quanto eglivalga, che guardandosi nellospecchio della croce�.

Ringraziamo il Signore per questaesperienza di accompagnamentospirituale e di condivisione che ci facapire che il prete è chiamato adessere di tutti è soprattutto dove c�èpiù bisogno.

«Ero in carcere e siete venuti atrovarmi» (Mt 25,36).

Visitare i carcerati non è soltantoun�opera di misericordia corporaleche ogni cristiano dovrebbe compierema è Cristo stesso che ci aspettadietro a quelle sbarre.

Questo servizio sta facendo cresceremolto la nostra comunità, staallenando il nostro cuore alla carità,lasciandoci interrogare. Tutte le volteche sono andato alla diaconia, sonotornato diverso, cambiato nel cuorecon un gran senso di pace, mi hafatto rileggere diversamente ilvangelo domenicale.

Cambiando il mio cuore, vivendo inCristo, posso liberamente amare.

Quando poi toccò a lui,la paura fu tremenda,fino a che non vide lal u c e e , ved e n d oquanto era bello ciòche era là fuori, piansedi gioia�

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Erborinare... andar per erbe.Licia

Le erbe della Bibbia

Giuseppe Bertelli Motta

�Il Signore ha creato medicamenti dalla terra,l�uomo assennato non li disprezza�.

Siracide 38

C�è un �Erborinare�� nella Parola del Signore, un andar per erbe portato dai versetti del Primo e SecondoTestamento�Con tenerezza e stupore ci si ferma ad osservare come coloro che sono stati la mano di Dio abbiano passatoa noi la sua Voce attraverso il quotidiano andare, portando lo sguardo intorno - nei loro campi, nel lorotempo - su essenze d�erbe, alberi e fiori.

Attraverso colori e profumi, nel germogliare della bella stagione, ha parlato il Signore con il �come� dellasimilitudine � ora severa, ora innamorata - con l�imperativo del rimprovero, con la condivisione della fragilità,con lo stupore della meraviglia, con il calore della promessa, sempre con il �dai, su� che invita a vedere conocchio chiaro quanto il Suo dito ha disegnato attorno a noi.

Passeggiando tra le righe, l�autore ci accompagna attraverso un paesaggio che si snoda dal deserto al marefino alle rive del Giordano, dove un Popolo ha vissuto il cammino di fede e di infedeltà con il suo Dio, maanche ci aiuta a seguire lo sguardo di Gesù che abbraccia i campi e coglie - nel fico, nella vite, nelle siliquedelle carrube, nelle spine e nei rovi, nel vestirsi dei fiori - disegni per annunciare la sua Buona Novella.

Il testo segue i canoni d�ogni buon manuale d�Erboristeria: introduce in ordine alfabetico le singole essenze,richiama, con rigore professionale, le esperienze terapeutiche che, nei secoli, si sono consolidate attornoa ciascuna e ne dà una chiara iconografia.Non racconta tutto, così basta un versetto del Salmo, �Di mirra, aloe e cassia profumano tutte le tue vesti��(45,9) per stuzzicare la curiosità di sapere se un delizioso grappolo di Cassia potrebbe fiorire anche accantoa noi o andare a cercare l�incontro con un passo della Parola che non avevamo ancora accolto�

Unico, dunque, in questo lavoro, è il supporto alla preziosità d�ogni erba: la Parola di Dio. Così i versetti dellaBibbia ci rendono più caro l�Issopo, ospite del giardino di casa, ci fanno guardare con occhi nuovi al tralciodella Vite ancora addormentata dentro la fragranza dei suoi fiori, ai biondi �gattini� del Salice, alla succosafoglia d�Aloe o al ramo del Fico che sulla punta delle braccia a candelabro ha appena sbocciato un buffociuffetto verde smeraldo�

E, per congedarci da questo piacevole ed insolito manuale, come nonal profumo dei più rari alberi aromatici offerti dal tenerogiardino del Cantico dei Cantici?

I tuoi germogli sono un paradiso di melagrane,con i frutti più squisiti,alberi di cipro e nardo,nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo,con ogni specie di alberi d�incensomirra e àloe�4,13

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La morte di Eniest Pasqua 2013L.B. Massimo Toschi

La morte di Eniest mi ha lasciato un po' senza parole e mi ha fattoarrabbiare.

Soprattutto due cose mi vengono in mente.Una, che non tutto è in nostro potere e che ci sono cose che fannoparte di un Mistero che va oltre l'uomo e le sue possibilità. E questaè la parte positiva che schiude la porte a un Invisibile a cui spessovolto le spalle e che mi serve ad alzare lo sguardo oltre me stessa.

L'altra è che ci si dimentica di chi tace, presi da inutili scartoffie e dase stessi ci si dimentica che un solo giorno in più nella solitudinedell'OPG o nella solitudine, anche se tutto è apparentementetranquillo, è un giorno di sofferenza di fronte alla quale bisogna esserepresenti, non per spirito caritatevole, ma per umana condivisione,per curiosità, in senso buono, dell'altro.

La vita mi ha messo sulla strada dell'Africa, terra che amo e che tantevolte ho odiato nella difficoltà di capire e di stare nella differenza.L'unica cosa che mi viene da dire è questa: un giorno per strada aConakry sono stata caricata senza alcun motivo dalla polizia sua unacamionetta. C'era anche D., molto impaurito anche lui. Non è duratopiù di 20 minuti, forse mezz'ora, questa sorta di sequestro arbitrarioma io ero terrorizzata da una lingua che non conoscevo, dalle armie da atteggiamenti violenti e di derisione che non comprendevo emi sentivo senza appiglio, nessun riferimento. È durato mezz'ora, poidi nuovo libera.

Cosa può significare essere in un contesto di reclusione, soli, per anni,senza amici o parenti e forse senza comprendere nulla veramente eintimamente di ciò che ti accade? E magari senza aver fatto nulla?Non so perchè ti scrivo, forse per chiarire a me stessa.

�Convertitevi e credete al vangelo�.È il grande grido di Gesù all�iniziodel tempo di quaresima. Un tempodi penitenza e di purificazione. Aquesto tutti sono e siamo chiamati.Il vangelo del Signore si ponenuovamente al centro delle nostrepovere vite.

Il vangelo ci viene incontro nellechiese crocifisse del medio oriente,nel martirio di molti discepoli intanti luoghi del mondo: un martiriodi carità, di condivisione e diannuncio. La verità crocifissa è resavisibile nella vita di molti credenti.

Al cuore della quaresima l'elezionedel vescovo di Roma. Sonosessantacinque anni, che questo nonaccadeva. Avvenne nel marzo 1939e poi fu la guerra. Non fu ascoltatol�appello alla conversione e allapenitenza, e la chiesa si smarrì e cifu uno scialo di vittime.

Anche oggi questo può accadere senon torneremo al vangelo, se nonguarderemo ai popoli con lo sguardodi Dio e non con i nostri occhi, velatidi ideologia e di paura. E lo sguardodi Dio verso i popoli della Cina,dell�India, della America latina, hail segno della compassione e dellatenerezza, non quello del conflitto edella condanna.

L�ebraismo e l�islam chiamano icristiani ad una nuova comprensionedel mistero di Gesù, che rendavisibile a tutti il volto della grandemisericordia di Dio, nel latestimonianza dei martiri, nellafedeltà dei discepoli. Diceva papaGiovanni: non è il vangelo checambia, ma siamo noi checominciamo a comprenderlomeglio�..

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dalla prima pagina

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Riflessioni

Quando ci rivestiamo con la nostraumile casula può farci bene sentiresopra le spalle e nel cuore il peso eil volto del nostro popolo fedele, deinostri santi e dei nostri martiri, chein questo tempo sono tanti

Il buon sacerdote si riconosce dacome viene unto il suo popolo; questaè una prova chiara. Quando la nostragente viene unta con olio di gioia losi nota: per esempio, quando escedalla Messa con il volto di chi haricevuto una buona notizia.

La nostra gente gradisce il Vangelopredicato con l�unzione, gradiscequando il Vangelo che predichiamogiunge alla sua vita quotidiana,quando scende come l�olio di Aronnefino ai bordi della realtà, quandoillumina le situazioni limite, �leperiferie� dove il popolo fedele è piùesposto all�invasione di quantivogliono saccheggiare la sua fede.

La gente ci ringrazia perché senteche abbiamo pregato con le realtàdella sua vita di ogni giorno, le suepene e le sue gioie, le sue angustie ele sue speranze

(giovedì santo 28 marzo 2013

Messa crismale, papa Francesco)

Queste parole che per noi sono faticose dicono la disponibilità alservizio e il compierlo umilmente.Non è una condizione senza un'altra.Mi pare che sia questa la novità più grande ed è altresì quello checiascuno di noi è riconosciuto capace di fare.

La Roberta una nostra amica carissima, malata di Sla, diceva: "Noimalati non siamo in grado di parlare ma possiamo essere amati eamare".

In questo ambito ci sta anche che Gesù parli di gloria facendoriferimento a Giuda: "..quando Giuda fu uscito..".Da una parte l'amore regge la prova del tradimento.La parola indica anche la consegna: il Consegnato è colui cheappartiene a chi lo consegna.

In realtà non è Giuda il primo consegnante ma il Padre. Ognitradimento, ogni venir meno ad un patto o ad un'alleanza, in realtà,è compresa da una consegna che è un atto d'amore: quella delPadre che ci ha fatto di suo Figlio.

È a questo che Gesù fa riferimento quando dice: "Siccome il Padremi ha amato, e siccome io vi ho amato, amatevi anche voi gli uni glialtri".

L'amore è di Dio in Gesù nella consegna di sé: prima di ogni chiamataad amare c'è da corrispondere ad una chiamata ad essere amati�per amare.Nel Signore Risorto.

Domenico Ghirlandaio - la visitazione, Museo del Louvre