informazione locale 2012

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C onsigli di quartiere. Da molto tempo il nostro Comune ha voluto adottare questi organi per capire le esigenze della gente e per coinvolgerla nelle decisioni amministrative. Nel territorio comunale sono presenti otto Consigli, quattro nel capoluogo e quattro in rappresentanza delle frazioni. Ogni assemblea ha una durata di cinque anni e, di conseguenza, viene rinnovata con l’elezione del nuovo Consiglio comunale, dato che i Consigli di quartiere non sono un organo elettivo, ma i membri che li compongono vengono nominati dai consiglieri comunali. Ciascuno dei Consigli di quartiere, ogni anno, dispone di una somma pari a 2mila euro elargita dal Comune. Questo denaro può essere speso per migliorare le condizioni nella propria zona di com- petenza o può essere restituito all’Am- ministrazione. L’intenzione espressa per l’esistenza dei Consigli di quartiere, quel- la di rendere partecipi i cittadini nel risol- vere i problemi esistenti, ricalcando così le orme della polis greca, sono ottime, ma nella realtà? Il ruolo di questi organi nel nostro cen- tro urbano, dov’è più vicina, anche fisi- camente, l’Amministrazione comunale, viene sentito pochissimo dalla popola- zione, dato che alle riunioni effettuate vi partecipano, il più delle volte, solo i componenti dei Consigli, la gente non co- glie appieno la possibilità d’interagire per rendersi protagonista del miglioramento e le assemblee non vengono pubblicizzate. Mensile gratuito di informazione Autorizzazione del Tribunale di Perugia n. 27 del 01/10/2008 Direttore responsabile Giovanni Codovini - Stampa Digital Editor S.r.l. Anno V - N. 11 Novembre 2012 PRIMARIE SOCIALNETWORK FRANTOIO BRUNI IL MALE OSCURO I QUARTIERI PARTECIPANO Bisogna comunque trovare le parole quando la realtà le travolge o le svuota, anche se essa è così smisurata, in tu i sensi, per essere da loro contenuta. E ciò è tanto più vero e necessario quanto più la realtà è violenta, violenza che ci squaderna in faccia il lato oscuro, senza fondo, dell’umanità. Morire dissangua, nell’innocenza di 9 e 12 anni, come Ahmed e Jihane, per mano assassina del padre che pur li ha genera con ao d’amore, o rimanere piegato dal peso di vendue anni di dura vita e di un amore deluso, troppo grande per essere vissuto da solo, come Crisan, lascia senza parole appunto, ci lascia come statue di sale, bloccate dalla nostra stessa incapacità di comprensione. Tuavia dobbiamo provare a dire e dirci un senso che ci sfugge, altrimen saremmo inghio nel nulla di quei ges, lasciandoli, gravemente, nell’indifferenza della normalità. No. La nostra comunità, colpita da ques recen even, deve sondare quel male oscuro che solo apparentemente non ha cause e spiegazioni. Farlo significa riprendere il filo che ci lega e ene uni, magari solo per riguardare ognuno dentro di noi e ricollocare i nostri significa più profondi, i valori che ci guidano, le azioni che compiamo quodianamente. Troppo facile sarebbe imputare il tuo ad una generica società violenta (che pur tuavia è) oppure ridurlo ad un dramma esclusivamente individuale. In questo modo connueremmo a cercare alibi, non spiegazioni, che sono invece quelle che ci fanno uomini e donne del nostro tempo. I ricorren abusi nei confron dei minori, i maltraamen in famiglia, le violenze sulle donne non possono essere derubricate a fa specifici e singoli. C’è un male oscuro; questo male oscuro trova le sue radici nell’abbondono della cultura della dignità dell’essere umano, in tue le sue manifestazioni. Soprauo oggi nel momento in cui s’incrociano nelle nostre strade, case e vite modelli culturali oppos e differen. Riportare al centro la dignità l’essere umano significa riappropriarsi prima di sé (rispeandosi), ma anche tornare a vedere nel tu l’io. Lo sforzo che tu dobbiamo produrre è uno solo, ma che coinvolge completamente la vita: dire sì alla persona umana. RECUPERO ROTTAMI FERROSI DEMOLIZIONE VEICOLI via dell’industria, fraz. calzolaro, umbertide (PG)

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Page 1: INFORMAZIONE LOCALE 2012

Consigli di quartiere. Da molto tempo il nostro Comune ha voluto adottare

questi organi per capire le esigenze della gente e per coinvolgerla nelle decisioni amministrative. Nel territorio comunale sono presenti otto Consigli, quattro nel

capoluogo e quattro in rappresentanza delle frazioni. Ogni assemblea ha una durata di cinque anni e, di conseguenza, viene rinnovata con l’elezione del nuovo Consiglio comunale, dato che i Consigli di quartiere non sono un organo elettivo, ma i membri che li compongono vengono nominati dai consiglieri comunali. Ciascuno dei Consigli di quartiere, ogni anno, dispone di una somma pari a 2mila euro elargita dal Comune. Questo denaro può essere speso per migliorare le condizioni nella propria zona di com-petenza o può essere restituito all’Am-ministrazione. L’intenzione espressa per l’esistenza dei Consigli di quartiere, quel-la di rendere partecipi i cittadini nel risol-vere i problemi esistenti, ricalcando così le orme della polis greca, sono ottime, ma nella realtà? Il ruolo di questi organi nel nostro cen-tro urbano, dov’è più vicina, anche fisi-camente, l’Amministrazione comunale, viene sentito pochissimo dalla popola-zione, dato che alle riunioni effettuate vi partecipano, il più delle volte, solo i componenti dei Consigli, la gente non co-glie appieno la possibilità d’interagire per rendersi protagonista del miglioramento e le assemblee non vengono pubblicizzate.

Mensile gratuito di informazioneAutorizzazione del Tribunale di Perugia n. 27 del 01/10/2008 Direttore responsabile Giovanni Codovini - Stampa Digital Editor S.r.l.

Anno V - N. 11 Novembre 2012

PRIMARIE SOCIALNETWORK FRANTOIO BRUNI

IL MALE OSCURO I QUARTIERI PARTECIPANOBisogna comunque trovare le parole quando la realtà le travolge o le svuota, anche se essa è così smisurata, in tutti i sensi, per essere da loro contenuta. E ciò è tanto più vero e necessario quanto più la realtà è violenta, violenza che ci squaderna in faccia il lato oscuro, senza fondo, dell’umanità. Morire dissanguati, nell’innocenza di 9 e 12 anni, come Ahmed e Jihane, per mano assassina del padre che pur li ha generati con atto d’amore, o rimanere piegato dal peso di ventidue anni di dura vita e di un amore deluso, troppo grande per essere vissuto da solo, come Cristian, lascia senza parole appunto, ci lascia come statue di sale, bloccate dalla nostra stessa incapacità di comprensione. Tuttavia dobbiamo provare a dire e dirci un senso che ci sfugge, altrimenti saremmo inghiottiti nel nulla di quei gesti, lasciandoli, gravemente, nell’indifferenza della normalità. No.La nostra comunità, colpita da questi recenti eventi, deve sondare quel male oscuro che solo apparentemente non ha cause e spiegazioni. Farlo significa riprendere il filo che ci lega e tiene uniti, magari solo per riguardare ognuno dentro di noi e ricollocare i nostri significati più profondi, i valori che ci guidano, le azioni che compiamo quotidianamente. Troppo facile sarebbe imputare il tutto ad una generica società violenta (che pur tuttavia è) oppure ridurlo ad un dramma esclusivamente individuale. In questo modo continueremmo a cercare alibi, non spiegazioni, che sono invece quelle che ci fanno uomini e donne del nostro tempo. I ricorrenti abusi nei confronti dei minori, i maltrattamenti in famiglia, le violenze sulle donne non possono essere derubricate a fatti specifici e singoli. C’è un male oscuro; questo male oscuro trova le sue radici nell’abbondono della cultura della dignità dell’essere umano, in tutte le sue manifestazioni. Soprattutto oggi nel momento in cui s’incrociano nelle nostre strade, case e vite modelli culturali opposti e differenti. Riportare al centro la dignità l’essere umano significa riappropriarsi prima di sé (rispettandosi), ma anche tornare a vedere nel tu l’io.Lo sforzo che tutti dobbiamo produrre è uno solo, ma che coinvolge completamente la vita: dire sì alla persona umana.

RECUPERO ROTTAMI FERROSIDEMOLIZIONE VEICOLI

via dell’industria, fraz. calzolaro, umbertide (PG)

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Nelle frazioni, d’altro canto, la presenza dei Consigli viene sentita di più, dato che alle riunioni intervengono pure i cittadini residenti in quelle zone, per partecipa-re alle discussioni e per intervenire sulle scelte volte a migliorare le condizioni del proprio territorio. Per capire meglio quali sono le decisioni prese, quello che propongono e il rapporto con la Giunta comunale di questi organi deputati alla partecipazione popolare, abbiamo inter-rogato i presidenti di alcuni di loro. Cominciamo con Angelica Alpini, pre-sidente del Consiglio di quartiere nu-mero 1 (la zona comprendente la pineta, via Boldrini, via Allende, via Moro, viale Gandhi e Pian d’Assino), che dichiara: «Il Consiglio di Quartiere è un organo con-sultivo e propositivo, nella mia esperien-za sono riuscita a venire incontro alle esi-genze della cittadinanza per quanto questo fosse possibile. Le riunioni (2 o 3 l’an-no) hanno messo in luce piccoli proble-mi subito risolti: la pensilina dei pulman, l’illuminazione del quartiere, i limitatori del traffico, sono alcuni esempi concreti. La zona di Pian d’ Assino, rurale ed indu-striale allo stesso tempo, è stata interes-sata da un’indagine accurata dell’ARPA, in merito alla esalazione di sostanze dalla azienda IRCE. Il resoconto dell’iniziativa di monitoraggio ambientale (pubblicata sul sito ARPA), alla quale hanno parteci-pato anche i cittadini con questionari, ha avuto risposte positive: non solo è stato appurato che la puzza non è dannosa per la salute, ma l’azienda si è impegnata in un processo di limitazioni delle esalazioni di fenoli. Il mio giudizio- conclude Alpini- in merito alla sensibilità della giunta, del sindaco e del presidente (del consiglio comunale, nda) , è sicuramente positivo,

in quanto ogni volta che mi sono rivolta a loro, sono stati collaborativi. Ringrazio in particolare Ass. Federico Ciarabelli ed il Vice Sindaco Chiara Ferrazzano, che hanno dimostrato interesse e rigore nelle questioni sopra esposte».Spostiamoci ora al centro della nostra cit-tà sentendo Filippo Rondoni, presidente del Consiglio di quartiere numero 4 (la parte della città che comprende Centro Storico, Madonna del Giglio, Fontanelle e Petrelle). Rondoni è chiaro al riguardo: «I Consigli di quartiere nel Capoluogo, contrariamente a quelli delle Frazioni, svolgono un ruolo secondario venendo solo marginalmente coinvolti dalla citta-dinanza che preferisce un rapporto diret-to con l’Amministrazione. D’altra parte questo è facilmente comprensibile per re-altà già strutturate con problematiche che sono spesso o individuali o di categoria e rispetto alle quali le scelte sono richia-mate in capo all’Amministrazione. I mar-gini - prosegue Rondoni - per indirizzare le poche risorse annuali disponibili sono inoltre minime e spesso non in linea con gli indirizzi di un governo locale che ha una visione certamente più completa delle problematiche urbane e si trova oggi per altro ad avere scarsissime risorse. Parti di tali economie gestibili da parte dei C. di Q. sono per lo più destinate a piccoli progetti presentati dalle associazioni locali che si occupano dei disabili, giovani o anziani, fatto che comunque sembrerebbe talora sovrapporsi con destinazioni previste ad hoc dal bilancio comunale. Ulteriore ma non secondario aspetto è da mettere in relazione al fatto che oggi, i C.di Q. del centro urbano, possono ritrovare un senso di operatività compiuta solo se in grado di poter costruire “il Pensiero della Città

Desiderata” che si confronta con l’ammi-nistrazione comunale, così come avvenu-to con molte manifestazioni organizzate nel corso dell’ultimo decennio fra le quali certamente emerge quella dell’Ottocento umbertidese. Sarebbe quindi in questo senso utile capire - conclude Rondoni - se ha senso mantenere la condizione attuale oppure far rivivere o far nascere nuovi strumenti di partecipazione, che potrebbero, attraverso un impegno allar-gato, portare nuovi contributi d’idee per i progetti in essere e per la città, magari an-che cercando in modo autonomo proprie risorse per migliorare tali attività».Passiamo a chi rappresenta le frazioni del nostro Comune, ascoltando Primo Rondini, presidente del Consiglio di quartiere numero 5 (Pierantonio) che afferma: «Le richieste a livello ammi-nistrativo da noi proposte ed effettuate dalla giunta sono state quelle di evolvere dei contributi con lo scopo di finanziare in parte alcune manifestazioni svolte per la collettività del paese concordate con l’amministrazione dei soldi stanziati per i consigli di quartiere. La cosa fatta dal no-stro consiglio - prosegue Rondini - è stata quella di tenere aperta la nostra sede l’ul-timo sabato di ogni mese dalle ore 9:00 alle ore 12:00, per ascoltare eventuali problematiche che la gente porta a nostra conoscenza. L’informazione - conclude Rondini parlando delle ultime decisioni della Giunta - da questo punto di vista è poco chiara, anche se comprendiamo che ultimamente con questa crisi finanziaria in corso le esigenze vengono soddisfat-te in maniera non molto soddisfacente e completa».

Alessandro Minestrini

L’Inchiestacontinua dalla pagina precedente

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l’IntervistaSTELLA PORROZZI: SCIENZA E CURA NELL'ONCOLOGIA

La Sua professione e la sua specializ-zazione nascono da lontano oppure

sono frutto di una maturazione o, ma-gari, di casualità?«Dopo la laurea in Medicina, nel 1993 ho cominciato a frequentare L'Oncologia Medica : da poco era stata istituita la scuola di specializzazione a Perugia e, ri-tenendo che fosse una specialità nuova, diversa e stimolante, l'ho frequentata e mi sono specializzata. Da quel momento è cominciato il mio lavoro in Oncologia, un settore in continua evoluzione scien-tifica e per questo molto appassionante». Lei svolge oltre al lavoro clinico anche ricerca? In quali campi? Attualmente quale ruolo svolge?«L'attività di dirigente medico in Oncologia Medica a Perugia si svolge in Day-Hospital, con la gestione dei pazien-ti che effettuano le terapie o gli esami diagnostici presso i nostri ambulatori, e in Degenza, con la gestione dei pazienti ricoverati. Ci occupiamo anche di molti protocolli di ricerca clinica per varie pato-logie (soprattutto polmone e mammella), con la guida del nostro primario, il dott. Crinò, un nome importante dell'Oncolo-gia internazionale».Quali sono le prestazioni e i servizi che il suo reparto svolge?« Oltre all'attività appena descritta, segna-lo anche l'attività multidisciplinare onco-logica: vari gruppi di specialisti (oltre a noi oncologi, anche radioterapisti, chirur-ghi, radiologi, ecc) si riuniscono periodi-camente per la discussione di varie pato-logie (mammaria, polmonare, dermato-logica, gastroenterica, ginecologica, ecc) e di casi clinici. Questo è un vantaggio per il paziente che è conosciuto e gestito collegialmente dagli specialisti che sono

necessari al suo caso».Quali sono le punte avanzate e le eccel-lenze del reparto? Avete protocolli an-che sperimentali?«Circa dieci anni fa con la scoperta del genoma umano, cioè del codice genetico delle cellule, sono state individuate nuove strade per la cura di molte malattie. In on-cologia, per esempio, sono state scoperte alcune delle vie molecolari (sono mol-tissime) che controllano la trasformazio-ne e la proliferazione incontrollata delle cellule, cioè alcuni dei meccanismi che trasformano la cellula normale in cellu-la tumorale: agendo su queste vie si può bloccare questo meccanismo. Oggi ab-biamo a disposizione nuovi farmaci che agiscono così (le ormai note "target-the-rapies", terapie bersaglio) , ma molte altre vie molecolari e molti altri farmaci sono in fase di studio. Nel nostro Centro sono stati effettuati e sono in corso molti studi clinici di ricerca e protocolli sperimentali : sulla ricerca di nuovi meccanismi di tra-sformazione neoplastica, sullo studio di nuovi farmaci e nuovi chemioterapici, in particolare per le neoplasie del polmone e della mammella».La professione dell'oncologo implica certamente capacità tecniche e scien-tifiche. Ma quanto conta, per un me-dico oncologo, il rapporto relazionale, la sensibilità psicologica e "l'umanità" per accendere il rapporto con il pa-ziente che prima di tutto è persona? Personalmente Lei come agisce?« La fiducia del paziente per il proprio medico è fondamentale e ancora di più lo è per l'oncologo, che seguirà il pazien-te per tutta la vita. La patologia tumora-le ancora oggi spaventa e destabilizza il paziente , la sua vita e la sua famiglia. Il

medico deve capire quali sono i bisogni del malato e , nei limiti del possibile, as-secondarli. Le malattie, tutte, sono un per-corso che deve essere affrontato insieme dal paziente e dal medico».Quali consigli si sente dare al fine della prevenzione dei tumori?« Abolizione completa del fumo. Attività fisica. Condurre una vita equilibrata, senza eccessi. Adesione ai programmi di screening (prevenzione secondaria per le neoplasie della mammella, della cervice uterina e del colon)».Qual è il ruolo dell'associazionismo e del volontariato in questo campo?«Importantissimo, sia per la gestione a domicilio del paziente, che spesso la fa-miglia non sa o non può fare, sia per il risparmio sanitario (dovrebbe essere evi-tato il ricovero in ospedale, per quanto è possibile). Perciò andrebbe potenziato». Quali consigli si sente dare ad una per-sona che sta affrontando questa pato-logia?« Il malato oncologico ha paura: del futu-ro, della sofferenza per i trattamenti e del dolore fisico.Oggi con la disponibilità di nuovi e più specifici farmaci, che vengono scelti in base alle caratteristiche genetico-mole-colari delle neoplasia e alle caratteristi-che cliniche del paziente, insieme con la chirurgia e la radioterapia, si ottengono percentuali elevate di guarigione. Gli ef-fetti collaterali dei trattamenti oggi sono molto ridotti, rispetto a 15-20 anni fa, sia perché i nuovi farmaci sono gravati da una minore tossicità, sia perché abbiamo a disposizione molti ed ottimi mezzi per tutelare la qualità della vita».

Francesca Scarponi

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La PiazzaGLI AMICI DI MONTECASTELLI

UN NUOVO INCONTRO, DOPO 50 ANNI

Si sono incontrati di nuovo, il 24 ago-sto scorso, intorno ad una buona ta-

vola, per vivere una serata in amicizia, con l’entusiasmo, anche se velato da una giusta dose di nostalgia, della rimpatriata. Avevano iniziato a radunarsi nel 2005, quasi spontaneamente, per iniziativa di chi aveva sentito forte l’esigenza di rive-dere vecchi amici persi di vista, sparpa-gliati da un’eternità nella penisola ed an-che oltre i suoi confini, dopo che assieme avevano goduto il tempo della spensiera-tezza, quando bastava poco per sentirsi appagati. Al primo raduno erano poco più di una dozzina, ma que-sti si resero immediatamen-te conto che la cosa doveva continuare. Ebbero anche la lungimiranza di stabilire da subito regole semplici, ma in grado di assicurare coesione ed armonia.

I requisiti di partecipazione: amici di gio-ventù e amici degli amici, appartenenti tutti ad una circoscritta fascia di età e solo uomini in quanto, all’epoca, le comitive difficilmente comprendevano la presenza femminile, non godendo, le ragazze, delle libertà di oggi.Gli argomenti rigorosamente esclusi: la politica, per prevenire ed evitare discus-sioni, e i percorsi di vita di ognuno, in modo da ricreare l’ambiente e l’atmosfera scanzonata del periodo della gioventù.

L’organizzazione: orizzontale, senza cari-che né gerarchie, per evitare capi e gre-gari. Il risultato ha determinato una continua crescita della compagnia, di anno in anno, fino ad arrivare, quest’anno, alla vetta di 80 amici ritrovati; considerata la limitata fascia di età e di genere, si può quindi rite-nere che la partecipazione sia stata totale.Questa può sembrare una notizia di poco valore, quasi privata, eppure in questi tempi di uno contro tutti, un gruppo di

amici ritrovati può evoca-re un segno di ottimismo e suggerire la ricetta per il rinsavimento del Paese. Arrivederci all’anno pros-simo, con l’aggiunta di altri posti a tavola.

Ex Alunni della Prima Media unificata "Francesco Mavarelli" di Umbertide

- anno scolastico 1961-1962.

Da sin.: Poggioni Elisa, Nigella Quinti-lio, Merli Giuliano, Cecchetti Luigi, Gi-nepro Bruna, Morelli Barbara, Medici Annunziata, Prof.ssa Ricci Casi, Salcia-rini Luciano, Poggioni Giuseppe, Orsini Isabella, Villarini Gino, Prof. Sebastiani Giuseppe, Prof.ssa Guardabassi Corne-lia, Monicchi Paolo, Burzigotti Alvaro, Bruni Slvatore, Trottolini Francesco, To-sti Ivo.

di Vera Tamburini

INAUGURAZIONE MOSTRA DI PITTURA

INTRATTENIMENTO DI PRESTIDIGITAZIONE con il

DJ MORENO CARLICCHI E DJ ZANGAGran Buffet di Terra e Mare

Acqua e vino compresi

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BIANCHI, ROSSI, ROSATISettembre è ormai alle spalle, la ven-

demmia è stata completata e i primi novelli sono già sulle tavole italiane. Per i viticoltori è stata un annata dura, date le caldissime temperature estive e la mancanza di pioggia. Non verrà certo ricordata come un annata storica, ma ne-anche cosi disastrosa come sembrava in estate. Per quanto riguarda i vitigni um-bri, le piogge settembrine hanno aiutato coloro che hanno rischiato una raccolta tardiva, soprattutto per quanto riguarda la provincia di Perugia. Tuttavia, in Umbria si produrrà il 20% in meno di vino rispet-to alla scorsa vendemmia; un pesante se-gno meno secondo solo al dato del Friuli (-21%) e ben superiore alla media italiana (-8%). Le previsioni emergono da un’in-dagine condotta da Ismea e Unione italia-na vini secondo la quale «il 2012 - è scrit-to - si preannuncia come l’anno più buio per la vendemmia: dopo i minimi storici toccati nel 2011, è atteso un ulteriore calo dell’8% che porterà la raccolta di uva a crollare sotto la soglia dei 40 milioni di ettolitri». Per quanto riguarda la situazio-ne dell’Umbria, le stime riportate nell’in-dagine parlano di una produzione di uva e mosto che passa dagli 860 mila ettolitri del 2011 ai 690 mila del 2012. Un forte calo, atteso, da imputare principalmente a siccità e caldo. Abbiamo chiesto informa-zioni a due esperti viticoltori umbertide-

si, Diego Donini e Lauretta Polidori, i quali sono cresciuti sin da piccoli con la passione per il vino, grazie alle rispettive famiglie da sempre attive nella viticoltu-ra. Era il 1921 quando Donini Domenico e suo fratello Ruggero decisero di aprire una rivendita di vino in località Verna, ri-vendita poi seguita anche dai figli Dino e Mario, sino ad arrivare a Diego. Nel 1938, Nello, nonno di Lauretta, im-piantò i primi 3 ettari di vigneto; fu poi la volta di suo figlio Carlo, sino ad arrivare a Lauretta, l’attuale proprietaria dell’azien-da. Abbiamo domandato ad entrambi, cosa dobbiamo aspettarci dalla vendem-mia effettuata, quando potremo degustare i vini con l’etichetta 2012 e soprattutto quale sia il punto di forza del loro prodot-to, che tanti clienti continua a soddisfare.Diego Donini, proprietario di Vini Donini afferma: «è stata un estate molto calda, con pochissima pioggia, possiamo dire che la vegetazione locale ci ha aiutato molto rispetto ad altre zone, a paragone con l’anno passato i vini bianchi saranno migliori, mentre per quanto riguarda i vini rossi sono in linea con gli anni precedenti. Quantitativamente la vendemmia è stata più povera di altri anni, ma la qualità è rimasta comunque su buoni livelli. Non è certo facile creare il prodotto che meglio si sposa con il gusto della clientela, i vini nascono come dei figli, ognuno di loro ha una storia particolare, legata alla tradizio-ne del nostro territorio. Per assaggiare un vino di questa annata bisognerà aspettare ancora un po’ dato che il vino dei nostri territori ha una maturazione più lunga, ed è proprio grazie a questa tempistica che una volta imbottigliato ha una freschezza e una gioventù più pronunciata».Lauretta Polidori, agronoma e proprie-taria dell’Azienda Agricola “Colle del Sole” concorda sul fatto che «in generale,

a livello quantitativo, si è perso qualcosa rispetto all’anno passato, ma per quanto riguarda la qualità sarà una buona annata. Avremo dei vini equilibrati e corposi. La forza del nostro prodotto sta nel fatto che puntiamo tutto sul prodotto biologico, utilizziamo solo uve nostre al 100% or-mai da diversi anni, siamo stati tra i primi ad intraprendere questa strada, l’esperien-za non ci manca. La nostra produzione comprende vini bianchi, vini rossi, rosati e passiti. Per poter assaporare un vino del 2012 dovremo ancora aspettare qualche mese, dopo che il vino sarà lasciato ripo-sare alle giuste temperature, per far si che prenda il giusto corpo e sapore».Aspettiamo di brindare ad una nuova an-nata con i migliori prodotti delle nostre terre.

Francesco Corbucci

Economia

Via Martiri della Libertà - 06019 UMBERTIDE (PG) tel: 075 9412070

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Armiamoci di ago e filo, Simona e Stefania ci aspettano!IMMAGINE: LA PASSIONE PER LA SARTORIA

Una passione trasformata in lavoro. Quella che da più di 20 anni spinge Simona Santilli e Stefa-nia Bartolini ad occuparsi di sartoria ed abbiglia-mento. Simona e Stefania raccontateci come è nata la vostra passione? «Dopo aver frequen-tato un corso di formazione professionale nella metà degli anni ‘80, insieme ad altre due socie, ab-biamo dato vita alla nostra prima attività “Poker di donna”. Una scommessa, per quel periodo, che ci ha permesso di proporci agli umbertidesi con le pri-me sfilate alla “Casa del popolo”. Purtroppo i tempi non erano maturi per una crescita così importante, quindi l’attività si è poi limitata alla confezione di abiti sartoriali per una clientela locale».E invece IMMAGINE quando è nato? «Nel corso degli anni poi, per scelte personali, siamo rimaste solo noi due e abbiamo deciso di formare una nuova società: IMMAGINE. Nella nostra impresa abbiamo continuanto l’attività sartoriale e siamo riuscite ad integrare la vendita di pronto moda, ac-cessori e tessuti». Insomma si può dire che vi siete occupate di moda a 360°. «Effettivamente questa attività ci ha regalato molte soddisfazioni: abbiamo col-laborato alla realizzazione di allestimenti teatrali presso il Teatro degli Illuminati di Città di Castello, ci siamo dedicate alla creazione di abiti da sposa e alla produzione di capi esclusivi per il negozio». Come descrivereste il vostro negozio IMMA-GINE oggi? «Purtroppo per diversi motivi, negli ultimi anni, abbiamo lasciato l’attività di sartoria per dare spazio soltanto al commercio di abbi-

gliamento ed accessori. Ma con qualcosa in più. Immagine non è un semplice negozio di abbi-gliamento, perchè grazie alla nostra esperienza professionale continuiamo ad offrire alla nostra clientela un servizio aggiunto di consulenza e personalizzazione dei capi per renderli più ap-propriati alle varie esigenze». Un servizio davvero completo. Ma sappiamo che quest’anno c’è un’interessante novità. «Si, visto il periodo di crisi che il nostro Paese sta vivendo, crediamo sia fondamentale recu-perare i veri valori e soprattutto riscoprire quei lavori e quegli hobby, che con il consumismo erano andati perduti. Per questo abbiamo pen-sato di organizzare dei corsi di cucito per princi-pianti. Un’idea che è stata accolta con notevole interesse da molte giovani, curiose di imparare a potersi aggiustare e cucire i propri indumenti da sole».Come si può fare per partecipare? «Un primo corso si è concluso da poco, con la soddisfa-zione di tutte le partecipanti e con il piacere da parte delle insegnanti nel riscontro dei pro-gressi delle allieve. Visto il positivo esito della prima esperienza sono già in programmazione nuovi corsi anche dietro richiesta delle prime partecipanti che vorrebbero perfezionare ed ampliare le loro conoscenze. Chi fosse interes-sato all’iniziativa può contattare direttamente il negozio “Immagine”. Per venire incontro a tutte le esigenze organizziamo corsi in più livelli, in vari giorni ed orari».

1962settembre settembre

2012

M O B I L I D ’ E P O C A

Page 8: INFORMAZIONE LOCALE 2012

I GIOVANI DI FRONTE ALLE PRIMARIELa Politica

E=mc2. Tutti (!) riconosceranno la celebre formula della relatività di

Einstein. Ebbene, probabilmente molti ragazzi conoscono meglio questa rela-zione che quello che succede attualmente nello scenario politico italiano. Questo per vari motivi, ma maggiormente per lo scarso interesse che l’argomento suscita o perché i giovani, a detta loro, non sono sollecitati abbastanza dal mondo politico: in Parlamento ci sono alcune persone che non lasciano la poltrona da più di 20 anni e questo sicuramente li scoraggia anche solo a prendere delle iniziative.È questa la fotografia di quanto emerso da un’indagine svolta all’ “Istituto superiore Leonardo da Vinci” di Umbertide, dove a un centinaio di studenti è stato proposto un questionario. Come primo dato, va rilevato che solamente un quinto del cam-pione ha risposto, esponendo le proprie idee. Idee divergenti, anche se non molto, già a partire dalla prima domanda “Come vedi Renzi e Bersani?”. La maggioranza ha risposto che ripone fiducia in Renzi, vedendolo come un innovatore e un’alter-nativa alla “vecchia guardia” che domina la scena politica; inoltre rimarca che è l’unico che ha avuto il coraggio di anda-re contro il sistema politico attuale. La minoranza, ossia coloro che appoggia-no Bersani, sostiene invece che serve un uomo con maggior esperienza per prende-re le redini del Paese. Tra queste due tesi se ne contrappone un’altra elaborata da uno studente che ha preferito restare ano-nimo. Lui afferma che un bravo politico si riconosce se con poche parole, semplici e dirette, riesce a far capire alla gente il suo programma elettorale e propone idee concrete. Appurato ciò, lui sostiene che Renzi ha parlato esclusivamente di “rot-

tamazione” e di argomenti demagogici, mancando così di proposte costruttive per risolvere i problemi del Paese. Stessa cosa ha detto di Bersani: servirebbe per-ciò qualcuno con idee concrete che sappia come agire per aiutare l’Italia.I giovani hanno pure detto che il metodo di elezione tramite le primarie è effica-ce anche se talvolta mantiene inalterati i vertici dei partiti “perché si candidano sempre le stesse persone”, anche se sono vecchie e sono alla guida dei partiti da parecchi anni. Inoltre sono viste come un fattore di democrazia, perché i segretari sono eletti a suffragio di tutti i cittadini

iscritti al partito stesso. Un’altra tesi an-cora è quella che sono i politici che do-vrebbero modellare le idee politiche a seconda del loro pensiero e non dovrebbe accadere il contrario, cioè che gli uomini si conformano alle idee solo per prendere dei voti in più.La spaccatura più netta si ha invece quando i ragazzi vengono messi di fronte alla scelta se estendere o meno il dirit-

to di voto ai 16enni: infatti sono divisi a metà. I primi, che sostengono il diritto di voto anche ai più giovani, affermano che si dovrebbe avere la possibilità di espri-mere la propria opinione anche se non si è maggiorenni per varie ragioni: innan-zitutto sarebbe un sistema indubbiamen-te efficace per interessare i ragazzi allo scenario e alla realtà politica. In secon-do luogo per fare in modo che i votanti si consapevolizzino del fatto che le loro scelte influenzeranno il loro stesso futuro. Dall’altra parte però si contrappongono coloro che ritengono che i 16enni non sia-no abbastanza maturi per compiere delle scelte così importanti: infatti, afferma-no, la gioventù d’oggi è tutto meno che interessata ed esperta di politica, quindi farli votare sarebbe solamente contropro-ducente. Inoltre dicono anche che spesso a quell’età non si è in grado di decidere con piena consapevolezza quale dei due o più candidati votare, perché non si hanno chiare le proprie idee politiche.In conclusione dal questionario è emerso che i giovani vedono la politica come un mondo parallelo e distante dalla loro visione, per fare in modo che queste due realtà si possano incontrare suggeriscono che se ne parli maggiormente sia a scuola con i docenti, che anche nelle singole fa-miglie. Inoltre affermano che sarebbe op-portuno cominciare a leggere i quotidiani, guardare i telegiornali e informarsi su in-ternet, in modo tale da non essere digiu-ni di politica come lo sono attualmente. Almeno nella maggior parte dei casi.

Simone Fedeli

viale Europa 1,  tel 075 941 05 44 Montecastelli, Umbertide

DEAARMI

di Guerri Michela e Bagiacchi Lorena

Tel. 075 941 79 11

Page 9: INFORMAZIONE LOCALE 2012

DAL REALE AL VIRTUALESocietà Civile

Si chiamano social network e sono l’essenza della nostra società con-

temporanea; ma realmente la interpretano questa realtà? Lo strumento è sicuramen-te potente, tuttavia riesce a contribuire alla funzione di allargare la nostra comu-nità e la società? Per rispondere alla domanda siamo partiti dal cuore del “sociale”, indagando come associazioni, società civile , ong, gruppi politici o associazioni sportive si pon-gono e partecipano all’interno del social network più famoso del mondo: facebo-ok. In questa rete di comunicazione usata da più di 100 milioni di persone anche Umbertide è presente, visto che molti sono i profili, i gruppi e le pagine che ri-mandano alla nostra realtà locale. Il no-stro Comune, come molti altri, ad esem-pio ha creato una pagina tutta sua che gli permette di pubblicare fatti di cronaca, or-dinanze comunali, progetti intrapresi o in via di sviluppo, tendendo così al corrente gli umbertidesi che sono nel mondo di fa-cebook. Fenomeno simile si è diffuso an-che tra i partiti locali che hanno fondato gruppi nei quali la gente è libera di espri-mere la propria opinione, chiedere infor-mazioni sui programmi o sulle riunioni di partito. Un modo questo per spargere voce, tra i giovani soprattutto, molto più rapidamente e capillarmente che con vo-lantini o cartelloni. Attualmente le pagine più cliccate sono quelle che riguardano il tema più bollente, ovvero le primarie del partito democratico. “Umbertide per Renzi” e “Con-Bersani Giovani Turchi Umbertide” sono le pagine che incarnano questo dibattito e lo portano sul mondo del virtuale, con la pubblicazione di vi-deo o esposizione dei manifesti politici dei due candidati. Ma altre ancora ce ne sono come ad esempio: “pdl- centro co-

ordinamento Umbertide”, “movimento 5 stelle Umbertide”o “ sel Umbertide”. Ma non solo questo tipo di gruppi è pre-sente su face book, perché anche dal mon-do della scuola si sono formate più d’una pagina. La pagina “gruppo degli stu-denti IISS Leonardo Da Vinci”, creata dai rappresentanti d’istituto della scuola umbertidese, permette appunto a tutti gli studenti di informarsi su vari progetti, manifestazioni o attività scolastiche, ma anche di denunciare problemi da far pre-sente a tutto il consiglio d’istituto. In tal modo gli studenti, che rappresentano una bella parte degli utenti dei social network, sono periodicamente aggiornati e possono contattarsi più velocemente e facilmente. Altra pagina legata alla realtà scolastica e a quella associazionistica è il gruppo “presidio “famo nobis” umbertide”- gruppo formato dagli ragazzi dell’IISS di Umbertide - che permette ai ragaz-zi iscritti al gruppo di scambiarsi idee e trovare soluzioni da proporre poi come attività di volontariato. Sempre sulla scia delle associazioni, non manca all’appello dei profili di facebook quello del Colibrì, che, per mezzo del grande vantaggio nel campo della comunicazione offerto dal social network, mostra a tutti le sue batta-glie e proposte , alternative rispetto al mo-delo consumistico esistente, riguardante lo sviluppo di un mercato equo solidale. Ma nelle rete non potevano mancare le società sportive umbertidesi più impor-tanti tra le quali “basket club fratta" , “pallacanestro femminile” , “kodokan judo fratta” e “polisportiva agape 2000- uniti per”, che di fatto riportano a tutto il popolo di facebook i propri eventi e le proprie attività, cercando di far coin-volgere più gente possibile. Insomma il social network non viene usa-

to più solo come una semplice chatroom, dove si parla gratuitamente tra amici, ma è oramai diventato il più economico, ve-loce e ramificato mezzo di comunicazione del mondo, tanto che la maggior parte delle vetrine e dei locali umbertidesi ha una pagina dove mette in mostra le pro-prie merci e le proprie offerte abbattendo completamente i costi della pubblicità. Questa tendenza ha colpito persino i gio-vani gruppi musicali locali che, visto le poche risorse economiche e la situazione attuale, usano facebook per pubblicizzare le loro serate. Oltre a questo uso, utilitaristico, del social network esiste, parallelamente, un utiliz-zo comunitario e associativo che, come nel caso del gruppo “sei di Umbertide se”, ha il suo focus nel recupero della me-moria e della tradizione locale. Ma questo recupero non avviene più per scambio di-retto, come nelle piazze - oramai deserte - , nei locali o di fronte alle edicole, ma nel mondo virtuale. Da qui una domanda parte spontanea. Se da un lato le nostre attività, rese virtuali, sono state aiutate, con l’abbattimento dei costi e del tempo di comunicazione, i nostri rapporti socia-li, saranno anch’essi abbattuti? Ps: Ah già, dimenticavo. Visti e consi-derati i vantaggi sul campo della diffu-sione della informazione anche noi di Informazione Locale abbiamo deciso di creare una pagina aperta a tutti dove si può vedere e commentare il numero del mese. Tutto ciò senza dimenticare la no-stra attività. Quella di un giornale, reale e non virtuale, per tutte le famiglie.

Andrea Levi Codovini

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Page 12: INFORMAZIONE LOCALE 2012

IN RICORDO DI AHMED E JIHANE

“Anche se ti conoscevamo da poco tempo

sei entrata nel profondo dei nostri cuori.

Il tuo entusiasmo per la vita era immenso,

eri gentile e allegra.

E soprattutto la tua voglia di vivere

resterà sempre nei nostri cuori.

Solo un tuo sguardo

solo un tuo pensiero ci fa riflettere.

Solo un istante per dirti che ti vogliamo bene

solo un respiro per dirti addio”.

L’hanno voluta ricordare così gli alunni della II E della scuola media Mavarelli- Pascoli la loro compagna Jihane, vittima della follia omicida del padre. Jihane era arrivata in quella classe soltanto da due settimane ma con la sua allegria e la sua gioia di vivere aveva subito stretto amicizia con i nuovi compagni.Appresa la notizia della sua morte, gli studenti hanno voluto ricordarla con una poesia, scritta su di un cartellone appeso all’in-gresso dell’aula. La stessa poesia l’hanno lasciata anche sul banco oramai vuoto della loro amica, dove sono stati posati anche un piccolo mazzo di fiori e i messaggi di saluto dei compagni.

Memoria

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Il Pungolo

Il 18 ottobre il nostro consiglio comu-nale è stato chiamato a deliberare sul

mantenimento o meno della provincia di Terni così come previsto dalla normativa. Riportiamo per intero quanto leggiamo nel sito del comune “Questa mattina il Consiglio Comunale di Umbertide ha ap-provato a maggioranza (con il voto con-trario dei consiglieri Molinari e Zurino e l’astensione del consigliere Orazi) il documento del Consiglio delle Autonomie Locali sul riordino delle Province umbre. “La proposta del Cal mira a sottolinea-re la specificità del territorio umbro ed evitare la sovrapposizione e la conflit-tualità istituzionale con la Regione che si verrebbe a creare con l’istituzione di un’unica Provincia. - ha dichiarato il sin-daco Giulietti nella sua relazione - E’ un documento di solidarietà nei confronti del territorio ternano e dei suo cittadini, che vivono un momento di profonda difficoltà economica e sociale. Oggi non discutiamo del mantenimento o meno delle Province, - ha aggiunto Giulietti - ma della salva-guardia della nostra regione, che deve restare unita ed evitare di essere ulterior-mente penalizzata”. Sull’argomento si è aperta un’articolata discussione che ha visto i consiglieri comunali concordare su un’urgente riorganizzazione dell’assetto istituzionale e su una necessaria riduzio-

ne dei costi della politica, punti che sono stati condensati in una premessa al docu-mento del Cal condivisa dal Consiglio co-munale. “Il Consiglio Comunale ritiene necessario completare il processo di rior-dino in atto prevedendo una riorganizza-zione profonda dell’assetto istituzionale dell’Umbria semplificandone i livelli. - recita la premessa - Ritiene urgente ab-battere i costi della politica, a cominciare dal Parlamento della Repubblica, e ritie-ne altresì urgente lavorare per garantire attenzione ai servizi e alla loro qualità, ponendo considerazione alle reali esigen-ze dei cittadini e salvaguardando rappre-sentanza, democrazia e solidarietà”.Da cittadini ignoranti e refrattari al “po-litichese” ci poniamo alcune domande: 1) quali sono le specificità, e perché si ver-rebbero a creare sovrapposizioni e conflit-tualità istituzionale con la Regione qualo-ra si abolisse la provincia di Terni? 2)- La solidarietà (spesso a parole) non costa niente e non si nega a nessuno, ma cosa c’entra la solidarietà con – addirittura - la salvaguardia della nostra Regione che, perbacco, “deve restare unita” mentre chi la rappresenta è liberissimo di scannarsi pur di conquistare visibilità (e non solo?). 3)-Come “completare il processo di rior-dino in atto” e “riorganizzare l’assetto istituzionale dell’Umbria semplificando-

ne i livelli” se ci opponiamo, (si ma per solidarietà), a qualunque iniziativa tocchi il nostro particolare? 4) Siamo pienamen-te d’accordo sull’urgenza dell’abbatti-mento dei costi della politica e comin-ciamo pure subito dal Parlamento. Ma visto che sulle decisioni del Parlamento non possiamo incidere, vogliamo intan-to cominciare dalle istituzioni più vicine a noi quali, per esempio, la Regione, le Province, i Comuni e via elencando? 5)- Nel nostro piccolo, per esempio, come ci siamo adeguati alla “spending review”? 6)- Infine, ma come direbbero quelli che conoscono le lingue, “Last but not least”: quando si “ritiene urgente lavorare per garantire attenzione e qualità ai servizi ponendo considerazione alle reali esi-genze dei cittadini ecc. ecc….”, significa forse che fino ad oggi nulla di ciò è stato fatto e, tanto meno, si è “salvaguardata la rappresentanza, la democrazia e la (ancora!?!) solidarietà”? L’ultimissima la facciamo a noi stessi: perché, poi, un semplice cittadino dovrebbe porse-ne così tante (di domande) quando c’è gente che è stata eletta affinché pensi al suo posto? Ma lasciamoli lavorare- per il nostro bene- in santa pace! (Potrebbe passare come proposta del CA…L?)

Alvaro Gragnoli

CAL (CONSIGLIO DELLE AUTONOMIE LOCALI)

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Comune di UmbertideRegione dell’Umbria

Premio Nazionale Inviato Speciale “Florido Borzicchi”PRIMA EDIZIONE 2012

PREMIAZIONEDomenica 9 dicembre 2012, alle ore 10.30, presso la Chiesa-Museo di Santa Croce, Umbertide

Ore 10.30 - 11.00: Premiazione vincitori. Motivazioni, lettura e video-proiezione delle opere premiate.Ore 11.00 - 12.00: Tavola rotonda sul tema Ruolo e trasformazione del giornalismo locale.

Partecipano: Giampiero Giulietti, Sindaco di Umbertide

Catiuscia Marini, Presidente della Regione UmbriaMarco Vinicio Guasticchi, Presidente della Provincia di Perugia

Dante Ciliani, Presidente Ordine dei Giornalisti dell’UmbriaPresente lo sponsor uciale

Dante Renzini, “Mastro Dante”

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FRANTOIO BRUNI: TRADIZIONE ED INNOVAZIONEInnovazione

La produzione dell’olio d’oliva è una tradizione antica, profondamente an-

corata al territorio ed insita nelle nostre consuetudini. Nessuno di noi, probabil-mente, potrebbe concepire una tavola senza questo nettare in grado di valoriz-zare ogni pietanza e che, come ci hanno insegnato le nonne, offre mille occasioni di utilizzo. Il Frantoio Bruni è un’azien-da di Monte Acuto che ha individuato nell’esperienza una risorsa per affinare le tecniche d’estrazione ed ottenere una produzione di olio extravergine qualitati-vamente eccellente. In una calda mattina d’inizio novembre abbiamo incontrato il sig. Francesco, titolare dell’azienda, che ci ha parlato della propria avventura fami-liare, che è al contempo parte importante della nostra storia: «Fino alla sua chiusura negli anni Sessanta, il frantoio di riferi-mento della zona era quello del Castello di Polgeto. Fu quindi nel 1963 che mio padre Quintilio iniziò la sua attività pro-ducendo olio con olive proprie o di terzi. Al tempo l’estrazione avveniva utiliz-zando presse tradizionali. Fino al 1995, anno in cui abbiamo adottato la centrifu-gazione, una metodologia che mantiene l’olio più ricco di polifenoli, sali minerali e vitamine perché avviene all’interno di contenitori chiusi di acciaio inox ed igie-nicamente più sicuri. Abbiamo sempre cercato di mantenerci al passo con i tem-pi». Nel 2010, in un’ottica di espansione, l’azienda ha vissuto un importante inter-vento di rinnovamento, con la costruzio-ne di un nuovo fabbricato, dove gli spazi sono stati ridisegnati secondo le esigenze di un’impresa moderna, e con l’acquisto di attrezzature dotate delle tecnologie più avanzate. Con l’adozione di questi im-pianti, detti a ciclo continuo, non viene più utilizzata la centrifuga verticale per la separazione dell’olio e si elimina un pas-saggio nella linea di produzione permet-tendo così di mantenerne elevate le pro-

prietà organolettiche. In tale ciclo produt-tivo spicca l’apparecchiatura Oliomatic 1500, decanter prodotto da Enoagricola Rossi di Calzolaro. «L’applicazione da parte della nostra azienda di questa tec-nologia innovativa, tra le più avanzate al mondo, è stata fonte d’interesse da par-te di delegazioni cinesi, sia universitarie che ministeriali, per stabilire rapporti di collaborazione nel campo dell’estrazio-ne dell’olio extravergine di oliva di alta qualità» - spiega il sig. Francesco. Oltre alle modalità adottate per la spremitura, la qualità dell’olio è determinata dalla bontà della materia prima. In questa zona l’oli-vicoltura è marginale, in altre parole - ri-corda il sig. Bruni - sebbene la produzione non sia quantitativamente garantita e ten-da a subire variazioni consistenti di anno in anno, gli ulivi sono esenti da malattie e parassiti, e ciò permette di evitare l’uti-lizzo di antiparassitari ed insetticidi e ren-de possibile un olio extravergine di oliva che, su richiesta, può fregiarsi come Dop (Denominazione di origine protetta, ndr), estratto a freddo, con certificazione biolo-gica. Nella proprietà, dove gli ulivi sono

ordinati e ben spaziati su una zona che, come sappiamo, soffre di sbalzi termici importanti, si interrompono infatti i cicli delle malattie parassitarie e fungine. Del resto può interrompersi la stessa produ-zione, come è avvenuto nell’inverno del 1984 e del 1997 a causa di gelate eccezio-nali. Nel 2011 sono stati raccolti 2mila quintali di olive da cui sono stati ricavati 300 quintali d’olio, mentre quest’anno il frantoio avrà una produzione meno ab-bondante a causa del prolungato periodo di siccità estivo, ma comunque eccel-lente, come abbiamo potuto constatare personalmente! Le caratteristiche della materia prima ed il metodo di estrazione dell’olio si traducono in un’elevata qua-lità che viene apprezzata non solo dagli abitanti del nostro territorio ma anche da una crescente clientela internaziona-le, con in vetta la Germania. Ogni anno, inoltre, estimatori dall’Inghilterra e dalla Francia si recano in azienda per acqui-stare i prodotti personalmente. Il franto-io è affiancato da un’azienda agraria anch’essa di proprietà di Francesco Bruni ma gestita dalla figlia Silvia con le mede-sime premure, e si distingue anche per il recupero dei residui di produzione come la conversione dei noccioli delle olive in pellet per stufe da riscaldamento. E l’am-biente, che permette al Frantoio Bruni di prosperare ormai da quasi mezzo secolo, non può che ringraziare.

Barbara Castelletti

TABACCHISALI E

VAL. BOLLATI

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Mente & CorpoL'INFANZIA: L'OPIFICIO DI DOMANI

I primi anni di vita sono determinanti nel percorso di un individuo: plasmano nel

bambino ciò che sarà l’adulto di domani. Il neonato è un soggetto in divenire, le sue cellule si moltiplicano continuamente e ciò le rende recettive a tutto quello che è ambiente. L’organismo, che cresce gior-no dopo giorno, immagazzina, attraverso una memoria “permanente”, ciò con cui esso viene a contatto, che sia “buono o cattivo”. La risposta a queste continue sollecitazioni esterne è mediata dalla mo-lecola principio della vita: il DNA, la cui struttura a spirale garantisce la quasi in-columità di questa molecola. Tuttavia una traccia di quella memoria rimane stampa-ta e si manifesterà in una diversa risposta nell’adulto di domani.Nella consapevolezza della complessità del problema esposto, nasce la necessità di attingere da diverse fonti del sapere le risorse necessarie al compimento del no-stro obiettivo, quello di dare sempre più ai nostri piccoli una solida fase iniziale e sicure basi per un equilibrato “sistema vita”. Proprio in questo contesto, mi tor-na in mente la favola dei tre porcellini: l’infanzia, quale metafora della vita da costruire, una solida casa di mattoni su sicure fondamenta.L’uomo di domani deve oggi affronta-re l’evoluzione tecnologica, il confronto multietnico e una serie di esperienze i cui confini geografici si espandono ogni gior-no e possono anche travolgerlo. I bambini sono esposti a maggiori e sempre piu’ di-versificati stimoli e devono essere prepa-rati a sostenere continui confronti compe-titivi. L’ampia scala di apprendimento legata all’infanzia si espande ed obbliga ad una costante verifica con se stessi ed il mondo che li circonda; non tutti sono pronti ad affrontare la sfida e si possono arrendere alle prime difficolta’...Tali in-sicurezze si manifestano anche con ma-

lesseri fisici, quali tosse stizzosa, mal di gola o di pancia, che potrebbero celare un disagio piu’ profondo, un’ incapacita’ di esprimere qualcosa, oppure un tentativo di rinuncia. La fitoterapia pediatrica va oltre il sin-tomo fisico e sostiene in modo totale l’or-ganismo, attraverso il consiglio di fialoi-di, fiori di Bach, estratti vegetali, tisane, sciroppi ed aromi profumati per il relax ed il massaggio. La dentizione, il ritmo sonno-veglia, la stitichezza...i crampi al “pancino” sono alcuni dei numerosi di-sagi che nel quotidiano si devono affron-tare e possono essere risolti con il contri-buto della natura. Il bimbo infatti ha un potenziale di recettivita’, emotivita’ e vitalita’ che rendono i rimedi naturali molto risolutivi. Scegliere quello giusto non è comunque semplice, sopratutto la sua forma ed il solvente adatto: bisogna conoscere bene le proprieta’ farmacolo-giche delle piante e le dinamiche dell’in-fanzia. L’acqua, solvente universale, è

utilizzata per tisane alla melissa, al tiglio ed al finocchio, per alleviare sintomi di blanda entità con effetti sedativi e digesti-vi. Le erbe vengono infuse (1 cucchiaino per tazza) per pochi minuti ed il preparato può essere addolcito con miele. Disturbi di maggiore entità e complessità sono affrontati con rimedi specifici: alcune aziende hanno sviluppato linee pedia-triche a base di derivati meristematici; si tratta di tessuti vegetali freschi raccolti allo stadio di gemma, germiglio o piccole radici. Esperienze cliniche ne confermano l’efficacia e la tollerabilità. Alle gemme sono spesso associate fiale di oligoele-menti catalitici, la cui origine minerale, li avvicina molto alla terapia omeopatica. Il parametro base per la somministra-zione sono 2 gocce per Kg di peso, da distribuire durante la giornata, a stomaco vuoto. Per le fiale di minerali, prima dei due anni di vita 1/3 nei primi mesi, 1/2 fiala fino a due anni e poi 1 fiala intera, preferibilmente a digiuno.Per proteggere le zone cutanee esposte ad irritazioni, arrossamenti o abrasioni di altra natura, le pomate alla calendula sono l’ideale; per i piccoli traumi invece è piu’ indicata l’arnica, possibilmente estratte da piante biologiche. Il progetto bimbi nasce dall’esigenza di vederli felici e liberi da allergie, intolle-ranze alimentari o altre intossicazioni. Consigliando rimedi salutistici per piccoli pazienti, il terapeuta cerca di ricreare le potenziali energetiche di autoguarigione e prepara il cammino affinchè il piccolo uomo diventi un grande uomo.

Dr.ssa Alpini Angelica

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Nero Fratta

Riprendiamo a far rivivere le “Persone caratteristiche ed allegre di

Umbertide”, risalenti agli anni ’30, pren-dendo spunto da un dattiloscritto inedito di Renato Codovini, delle quali è rimasta labile traccia nella memoria collettiva, se non altro per qualche aneddoto passato alla storia locale, che sarebbe un peccato disperdere.MICHELE MELGRADI Di mestiere faceva il rilegatore di libri in un fondo situato in via Cibo, adiacente ad una delle diverse botteghe di barbieri del Corso. Amava fare scherzi alla gente, so-prattutto a ignari malcapitati. Era allora il tempo in cui ci si riscaldava e si cucinava con il fuoco a legna, che i contadini portavano in paese, mettendone due grossi fasci sui fianchi di un mulo o di un asino, facendone una “soma”. Un giorno Michele si avvicinò ad un conta-dino che aveva con sé una bestia carica di legne per dirgli: “Quanto vuoi di questa legna ?”. “Cinque lire”, rispose il conta-dino. “Bene”, disse Michele, “ la prendo io; vieni a casa mia a scaricarla”. Lo fece camminare un po’ e poi, fermatosi davan-ti ad una casa qualsiasi, gli disse: “Ecco, scaricala davanti a questo portone.” Il contadino si mise a scaricare la legna, senza accorgersi che intanto Michele era sgattaiolato via. Naturalmente il contadi-no si mise a rintracciarlo per avere i soldi, domandando ai vicini se avevano visto il padrone di casa. Ma costoro, intuito di chi fosse stata l’alzata d’ingegno (il paese era piccolo, e tutti si conoscevano), gli fecero capire che era stato preso in giro; e così al contadino non rimase che ricaricare la legna ed andarsene, imprecando. Un’altra volta, in una sera d’inverno, si presentò a lui un uomo che voleva il pe-trolio per la propria lampada. Erano quelli tempi in cui non c’era ancora l’elettricità

in casa e la luce si faceva bruciando pe-trolio in apposite lampade, con stoppino regolabile. “Va bene”, gli disse Michele, ”te ce lo metto io”. Così prese la lampada e, approfittando del buio del proprio fon-do, riempì quasi il contenitore de1la lam-pada con acqua e solo sopra mise un po’ di petrolio.Fattosi pagare, pedinò a distanza il malca-pitato cliente fino la luogo in cui avrebbe cercato di accendere la lampada. Questa accennava a far luce, ma con una fiamma stenta, che dopo poco si metteva a sfrigo-lare e poi si spegneva. Il poveretto ancora la riaccendeva, ma di luce nulla, se non quella sugli occhi di Michele, lì vicino a godersi la scena assieme agli amici, ap-pagato delle maledizioni che il gabbato sciorinava. La più famosa è la beffa subita dal conta-dino che voleva far la barba nella botte-ga accanto al suo negozio, dalla quale il barbiere si era momentaneamente allon-tanato. “Sapete dove è andato? “ chiese a Michele. “E’qui vicino - rispose Michele - ma intanto, se volete, vi posso insapo-nare io”. Così entrarono nel negozio del barbiere. Michele lo fece mettere sedu-to, gli mise il tovagliolo al collo e poi gli disse che sarebbe andato a prendere il sa-pone, perché era finito. Uscito, entrò nel proprio negozio lì accanto per prendere il secchiello della colla tedesca che egli usava per rilegare i libri. Con questa ri-entrò nel negozio del barbiere e cominciò ad insaponare (o incollare?) lo sventurato. Dopo un po’ lo lasciò di nuovo, dicendo che sarebbe andato a cercare il barbiere, per la rasatura. Così il contadino aspettò un po’ di tempo, assalito dal dubbio cre-scente che qualcosa non andasse, mano amano che la colla cominciava a tirare. Al precipitare della situazione, conciato in quel modo, uscì in strada e ci volle tutta la

buona volontà dei passanti per togliergli la colla di dosso. Di Michele, naturalmen-te, nessuna traccia. Memorabile la scena di Michele, impe-gnato nell’ennesimo litigio con l’Esteri-na che abitava nella casa davanti al suo negozio. Quando questa si affacciò alla finestra, Michele, appoggiato alla porta di bottega, guardando in su, le disse: “E io l’ so che tu vò che te ‘l dico, ma io ‘n te’l dico!”. Al che questa rispose: “E che c’avrai mai da di’ …: che ho fatto ‘n fiolo ?”. “ E che volevi fa’”- rispose Michele - “ n’ somaro ? “ LEGNI Era il sagrestano della Collegiata e abita-va nella casetta aderente alla chiesa, poi distrutta dal bombardamento. Spirito al-legro, aveva l’abitudine di chiamare ogni mattina dalla finestra i proprietari della vicina trattoria Zurli, informandoli sui dettagli del giorno che si apriva, anticipa-tore del ruolo del giornale radio di là da venire: “Zurli!! È San Giuseppe – diceva – enno le sei, svegliative!! Una volta alcuni ragazzacci gli misero al portone di casa un grosso petardo che, scoppiando, lo svegliò. Il Legni allora si affacciò alla finestra e, invece di arrab-biarsi, fece finta di esserne felice, pro-ferendo a voce forte : “Mettetecene un altro, che m’è piaciuto”. In attesa della reazione, rientrato in casa a prendere resi-dui di cucina ed altro, si appostò dietro la finestra. E quando quei ragazzi tornarono, spalancata la finestra, buttò giù le muni-zioni appena schierate, senza far danno ma spaventando quei ragazzi, sorpresi dall’inaspettato attacco.Non è finita qui. Alle prossime puntate nel passato remoto.

Mario Tosti

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Page 18: INFORMAZIONE LOCALE 2012

L'URLO SENZA VOCENuova Generazione

La manifestazione, intesa come mo-bilitazione popolare, è un tema che

viene affrontato frequentemente all’inter-no dell’ambiente studentesco, spesso però con una certa superficialità. In un parti-colare periodo della storia in cui dilaga il malcontento e la delusione rispetto alle istituzioni, non può che assumere centra-lità il bisogno della massa di far sentire la propria voce, di rivendicare i diritti che vede offuscati da un presente oscuro, e un futuro incerto. Non fa eccezione la scuola, da sempre fulcro del movimento attivista. Infatti, i grandi moti dell’800 ebbero come protagonisti gli operai, la vera e propria massa, e gli studenti, os-sia gli appartenenti a quegli ambienti che sarebbero stati la camera di incubazione delle idee rivoluzionarie, alla base dei principi moderni di egualità e libertà. E avanti negli anni, è innegabile il contri-buto dello studente nelle mobilitazioni degli anni ’60 del Novecento. La società moderna deve a questi eventi della storia gran parte dei diritti che oggi riteniamo più che scontati, e questo fa della ma-nifestazione un fenomeno, o meglio uno strumento, molto importante. Risulta de-ludente, tuttavia, constatare come il pre-sente della manifestazione, da un punto di vista studentesco, sia ben meno nobile. L’ambiente di riferimento usato per que-sta osservazione è quello umbertidese, spesso definito da ben più organizzati movimenti scolastici, un “ambiente passi-vo”. A questa particolare osservazione si potrebbe replicare portando all’attenzione come “l’attivismo” di questi movimenti sia più frutto dell’influenza quasi ipnotica che i partiti esercitano sulla massa studen-tesca, strumentalizzando la “scapigliata” passione giovanile all’unico obiettivo di crearsi un ben vasto serbatoio di voti fa-

cilmente strappati. Ma sarebbe comunque impossibile negare che effettivamente l’Umbertide degli studenti sia passi-va, un terreno non fertile e inadatto alla maturazione di una consapevolezza cri-tica e attiva di ciò che ci circonda. Non sia intesa come una condanna, questa, in quanto non esiste un colpevole. Reo è per la maggior parte l’atteggiamento di forte distacco dalla realtà sociale dello studente medio, e il conseguente approc-cio superficiale a importanti tematiche

quali la manifestazione. Umbertide ha partecipato più volte a manifestazioni studentesche, ma con esiti quasi vergo-gnosi. La triste realtà, di cui saranno ben lieti i predecessori ottocenteschi e ses-santottini, è che la manifestazione viene banalizzata, svuotata di qualsiasi signifi-cato, e spesso ignorata. Individualmente, nulla si toglie alla capacità critica e alla solidità delle idee politiche degli studen-ti del Leonardo Da Vinci, ma quando si traspone la questione alla collettività, l’atmosfera è scoraggiante a qualsiasi ten-denza propositiva. Entrando nella realtà delle cose, non c’è alcun interesse alla manifestazione, e quando c’è, per la mag-gior parte è deviato da facili argomenti da bar (si noti un esempio dell’anno scorso, in cui la manifestazione di Perugia in occasione del ventennale della morte di Giovanni Falcone fu intesa dai più come protesta nei confronti di un tragico fatto di cronaca, che vide la morte di una ra-

gazza a scuola in seguito a un’esplosio-ne). Nei peggiori casi, la manifestazione viene acclamata solo come occasione per un’assenza gratuita. Per questo motivo la manifestazione studentesca umbertide-se risulta essere un “urlo senza voce”, un evento importantissimo nella vita so-ciale di una collettività, deprivato della sua essenza fino alla totale neutralizza-zione. E i pochi in grado di maturare individualmente in questa situazione vengono soverchiati dalla banalità e dal

qualunquismo, finché la frustrazione non rende le loro idee altrettanto silenziose e prive di significato. Ne consegue che que-sto uso improprio della manifestazione non è solamente uno “spreco di risorse sociali”, ma un vero e proprio morbo no-civo alla crescita collettiva. E’ chiaro che un’acquisizione di maggiore consapevo-lezza sia la prima contromisura per scon-giurare questa grave minaccia alla dignità dell’ambiente studentesco, ma è altrettan-to chiaro che questa tensione deve avere origine nell’individualità dello studente. Ed è ruolo della famiglia creare un ter-reno fecondo e stimolare la nascita di un pensiero autonomo, qualsiasi sia l’ambito di questo. Sarà così resa migliore l’indivi-dualità e la collettività dello studente, che non sarà più membro di un gregge passi-vo e immobile, ma neanche di un gregge mandato al pascolo da pastori con ben al-tri interessi.

Paolo Zucchini

C.C. “Fratta” - Via Morandi UMBERTIDE (PG) - Tel. 075.941.75.70

consumazione + buffet €3,00

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Il Cittadino ParlanteCOMITATO UMBERTIDE "RIFORMISTI-PER RENZI"

Riceviamo e pubblichiamo.Siamo donne e uomini di cultura riformi-sta, non iscritti al PD, che hanno scelto di appoggiare in piena autonomia il progetto politico proposto da Matteo Renzi, per la sua carica di rinnovamento ed i suoi con-tenuti profondamente riformatori. - Equità, innovazione, onestà, lavoro, merito, solidarietà, riforma istituziona-le, semplificazione burocratica, Europa, sono i temi centrali di un programma ne-cessario per cambiare l’Italia in meglio e realizzare le condizioni di un nuovo svi-luppo. - Il rinnovamento della classe dirigente, non solo politica, è la precondizione per-ché ciò si realizzi. - La politica intesa come servizio alla co-munità, e non come carriera personale, l'impegno di chi dovrà rappresentarci. Sostenendo la candidatura di Renzi in oc-casione delle primarie per la leaderschip della coalizione di centro sinistra noi vo-gliamo dare forza a queste idee, avanzate con coraggio, altra caratteristica del pro-getto, e fuori da ogni vecchio apparato di partito, in un contesto di grande parteci-pazione popolare. Un esempio di azione politica, contro

l’antipolitica, necessario per riconquistare la fiducia dei cittadini verso ogni forma di istituzione democratica. Abbiamo ritenuto opportuno promuove-re il comitato “Riformisti per Renzi” per dare voce ai tanti cittadini elettori che non intendono arrendersi e pensano, come noi, che il presupposto del cambiamento sia nella “rottamazione” di un intero si-stema politico e di una “cultura”, non solo politica, dominata, a tutti i livelli di go-verno, da clientele, furbizie, raccomanda-zioni, interessi particolari.Una "rottamazione" che non può prescin-dere dal rinnovamento della classe politi-ca, ma che non dovrà riguardare solo essa.È una cultura nuova che deve emergere. In particolare tra i giovani ed attraverso i giovani.Una cultura fondata sull’impegno e su un sistema sociale che offra la possibilità concreta di raggiungere i propri obiettivi, che intenda premiare il merito e realizzare innovazione, garantendo al tempo stesso una risposta positiva ai bisogni, ai diritti, alle difficoltà. Anche sviluppando una azione solidale della comunità.Sono questi i tratti di una "rivoluzione

calma" che l"iniziativa di Matteo Renzi può stimolare, e forse realizzare. Il “forse” dipende da noi. Dalla nostra ca-pacità di superare le delusioni (più volte vissute), con una rinnovata forza ideale (che non è illusione, ma responsabilità).È dunque il momento di impegnarsi in prima persona, ognuno nel suo "picco-lo", per contribuire a rimettere in piedi un Paese che rischia di essere vittima della sfiducia dei più e della solita arroganza di pochi.L’iniziativa di Matteo Renzi offre uno spiraglio nuovo, una alternativa al non voto, alla protesta fine a se stessa, alle po-sizioni ideologiche, alle vecchie logiche di partito.Ma non vive e non vince da sola. Può re-alizzare il cambiamento che propone sol-tanto con il nostro sostegno alle primarie e soprattutto la nostra costante partecipa-zione alla ricostruzione culturale, etica, politica, economica, civile del Paese, ad ogni livello.Puoi contribuire anche tu al rinnovamen-to della politica e dell’Italia, aderendo al comitato, registrandoti alle primarie, vo-tando Matteo Renzi. Adesso!

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