iniziativa di informazione per la prevenzione...
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COMITATI PARI OPPORTUNITÀ
Gruppo Ferrovie dello Stato,Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro,
Istituto Superiore di Sanità, Automobile Club d'Italia,Società Nazionale per l'Assistenza al Volo,
Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
INIZIATIVA DI INFORMAZIONEPER LA PREVENZIONE ONCOLOGICA
Iniziativa a cura di:
Comitato Pari OpportunitàGruppo Ferrovie dello StatoPiazza Croce Rossa, 1 – 00161 [email protected]
Comitato Pari Opportunità – Regione LazioGruppo Ferrovie dello StatoVia Marsala, 51 – 00185 [email protected]
Comitato Pari OpportunitàIstituto Nazionale contro gli Infortuni sul LavoroPiazzale Giulio Pastore, 6 – 00144 [email protected]
Comitato Pari OpportunitàIstituto Superiore di SanitàViale Regina Elena, 299 – 00161 [email protected]
Comitato Pari OpportunitàAutomobile Club d’ItaliaVia Marsala, 8 – 00185 [email protected]
Comitato Pari OpportunitàSocietà Nazionale per l’Assistenza al VoloVia Salaria, 716 – 00199 [email protected]
Comitato Pari OpportunitàIstituto Nazionale di Fisica NuclearePiazza dei Caprettari, 70 – 00187 [email protected]
In collaborazione con
Ringraziamo in particolare
Roberta De Angelis e Arduino Verdecchia - Istituto Superiore di Sanità Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute -per l’articolo “I tumori in Italia: tra variabilità e tendenze positive”
Grazia Grazzini - Centro per lo Studio e la Prevenzione Oncologica (CSPO) -Istituto scientifico della regione Toscana - per le schede informative sui pro-grammi di screening
Maria Stella Agnoli - Professore Straordinario di Metodologia e Tecnica dellaRicerca Sociale - per la direzione e il coordinamento dell’indagine sociologica
II Cattedra di Metodologia e Tecnica della Ricerca Sociale - Università degli Studi di Roma “La Sapienza” -Facoltà di Sociologia - Dipartimento di Ricerca Sociale eMetodologia Sociologica “Gianni Statera”
I test diagnostici sono offerti da
Opportunità salute
Iniziativa di informazione per la prevenzione oncologicaa cura dei Comitati Pari Opportunità
Gruppo Ferrovie dello Stato (FS)
Istituto Nazionale per l’Assicurazionecontro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL)
Istituto Superiore di Sanità (ISS)
Automobile Club d’Italia (ACI)
Società Nazionale per l’Assistenza al Volo (ENAV)
Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN)
La pubblicazione di questo opuscolo è stata resa possibile grazie al Comitato PariOpportunità dell’INAIL aderente alla rete dei Comitati Pari Opportunità che hannopromosso l’iniziativa “Opportunità Salute”, finalizzata alla promozione e allaprevenzione della salute, attraverso azioni mirate rivolte ai propri dipendenti,secondo un’ottica di genere.
GRUPPO DI LAVORO DEI COMITATI PARI OPPORTUNITÀ:
Daniela BELOTTI (Coordinamento, FS)
Nadia CERVONI (FS)
Maria Antonietta GIORGI (ENAV)
Maria Linda MONTECCHIA (ISS)
Brunella MONTINARI (ACI)
Serena RISICA (ISS)
Irene ROMALLI (INFN)
Silvia SESTAN (INAIL)
PROGETTO GRAFICO:
INAIL - Direzione Centrale ComunicazioneTiziana Rizzi
Fotocomposizione e Stampa:Tipolitografia INAIL - Milano - Marzo 2005
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La salute è un fatto privato? pag. 5
I tumori in Italia tra variabilità e tendenze positive » 9
Cosa devo sapere sul cancro? » 15
... del colon-retto » 16
... della cervice uterina » 20
... della mammella » 23
La nostra proposta » 27
Le parole per dire...Glossario minimo dei termini » 29
I partner della iniziativa » 35
Dove lo screeningIndirizzario » 37
Indice
Fino a qualche anno fa parlare di donne e salute nel nostro Paese signi-ficava parlare essenzialmente del sistema riproduttivo femminile, sia intermini strettamente biologico-sanitari, sia valoriali e del diritto, con rife-rimento quasi esclusivo alla maternità quale “essenziale funzione fami-liare”, secondo la ancora attuale definizione data dalla Costituzione ita-liana. Ciò anche se, all’art. 32, la stessa Carta statuisce che “laRepubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo einteresse della collettività” e, a livello internazionale, sono delineate lenorme programmatiche tra gli Stati “per promuovere la salute di tutti ipopoli del mondo”1.Oggi, si va affermando, invece, un concetto più vasto di salute che, oltre allaspecificità di genere legata alla funzione riproduttiva, femminile e maschile,viene a ricomprendere stili e abitudini di vita, fattori di rischio individuabiliin base al genere, diverso utilizzo dei servizi sanitari da parte delle donne edegli uomini, accesso alle informazioni sui farmaci e sui programmi di pre-venzione destinati ai cittadini, anche in base al sesso di appartenenza.Per questa ragione negli ultimi anni sia le istituzioni centrali (Ministerodella Salute, Ministero per le Pari Opportunità), oltre quelle locali, sia leassociazioni e le reti delle donne hanno promosso - a partire dalle donne- numerose iniziative al fine di raccogliere dati, differenziati per genere,e realizzare interventi mirati2.Una strategia efficace di pari opportunità in questo campo non puòbasarsi se non su un sistema informativo che, partendo dalla conoscen-za dei fenomeni in base al sesso, promuova la valenza di genere nellaricerca fino a diffondere capillarmente i risultati3, in termini di prodotti eservizi sanitari offerti sul territorio ai diversi soggetti.
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La salute è un fatto privato?
1 Costituzione artt. 32 e 37 e Dichiarazione di Alma-Ata del 12 settembre 1978.2 Si veda da ultimo D.M. 28 febbraio 2002 con cui il Ministero delle Pari Opportunità ha
decretato l’istituzione del gruppo di studio “Pari opportunità, salute e tutela dei cittadi-ni”, con gli obiettivi specifici di approfondire le tematiche relative alla tutela della salutedella donna, con particolare riferimento alla gravidanza e al parto, alle sintomatologie epatologie depressive, alle cure estetiche e all’assistenza degli anziani all’interno delnucleo familiare.
3 A questo proposito, il progetto “Salute a misura di donna” ha previsto l’organizzazionedi una task-force di rete al fine di far fronte alle attuali carenze nei sistemi di informa-zione sanitaria nella ricerca e nella programmazione del settore.
Partendo dall’assunto che la salute è un bene sociale e non un fatto pri-vato, la Conferenza Mondiale sulle Donne di Pechino del 1995 affermava,nel Quarto programma di azione, che la salute di uomini e donne, intesacome complessivo benessere psicofisico dei cittadini, va tutelata attra-verso iniziative mirate e differenziate in base ai destinatari.Nel nostro Paese, tale principio, nell’ottica di mainstreaming - parolad’ordine coniata a Pechino - come recepito nell’ordinamento con laDirettiva Prodi4 e i due ultimi Piani Sanitari Nazionali, informa di sé l’in-tero sistema di prevenzione e tutela sanitaria.
PERCHÉ FARE PREVENZIONE ONCOLOGICA
Secondo gli esperti europei le cause di insorgenza delle forme tumoralipiù diffuse (in particolare alla cervice uterina, alla mammella e al colon-retto), risiedono nel 50% dei casi in abitudini non corrette di vita.Come infatti evidenzia una recentissima ricerca su base regionale5, laparità uomini-donne è stata finalmente raggiunta in questo ambito, nelsenso che le donne si ammalano quanto gli uomini (!) e i fattori di rischio,quali stress, fumo e alcool, non sono più appannaggio esclusivo del gene-re maschile.Già dal 1986, i paesi della Comunità Europea hanno stilato un codice, notocome il “Codice europeo contro il cancro”, poi riformulato nel 1994, con-sistente in 10 semplici regole che consentono, se applicate, di combatte-re efficacemente le varie patologie fino a ridurre del 15% la mortalità6. Il cosiddetto Decalogo della salute include 6 norme di prevenzione pri-maria - buone abitudini che fanno bene -, volte all’adozione di uno stiledi vita più sano e alla rimozione delle cattive pratiche quotidiane, e 4norme di prevenzione secondaria - una collaborazione attiva da partedegli utenti con il Sistema Sanitario dei singoli paesi - atte alla diagnosiprecoce e all’identificazione tempestiva dei tumori, di cui le ultime 2 spe-cificatamente rivolte alle donne.
1. Non fumare. Se fumi, smetti al più presto possibile e non fumarein presenza di altri. Se non fumi, non provare a farlo.
2. Se bevi alcolici, birra vino o liquori, moderane il consumo.
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4 Direttiva P.C.M. 27 maggio 1997, nota come Direttiva Prodi (G.U. 21 Maggio 1997, n. 116).
5 9° Rapporto FADOI 2004 “L’Italia dice 33”, presentato al Congresso dei medici interni-sti tenutosi a Roma il 18.05.2004, ricevendo un’ampia eco sulla stampa.
6 Su incarico della Commissione Europea, un gruppo di oncologi riformulò a Bonn il pro-getto iniziale unitario che entrò in vigore nel 1995. Il decalogo è stato inoltre promos-so dalla Scuola Europea di Oncologia e dalla Divisione di Epidemiologia dell’IstitutoEuropeo di Oncologia.
3. Aumenta il consumo quotidiano di verdura e frutta fresca. Mangiaspesso cereali ad alto contenuto di fibre.
4. Evita l’eccesso di peso, aumenta l’attività fisica e limita il consumodi grassi.
5. Evita l’esposizione eccessiva al sole ed evita le scottature, soprat-tutto nell’infanzia.
6. Attieniti strettamente alle norme che invitano a non esporsi allesostanze conosciute come cancerogene. Rispetta tutte le istruzionidi igiene e di sicurezza per le sostanze cancerogene.
7. Consulta un medico se noti un rigonfiamento, una lesione che nonguarisce (anche in bocca), un neo che cambia forma, dimensioni ocolore, o qualunque emorragia anormale.
8. Consulta un medico se presenti continui problemi, quali tosse oraucedine persistente, un mutamento delle abitudini intestinali ourinarie o una perdita inspiegabile di peso.
9. Effettuate regolarmente uno striscio vaginale. Partecipate ai pro-grammi organizzati di screening del cancro del collo dell’utero.
10. Sorvegliate regolarmente il vostro seno. Partecipate ai programmiorganizzati di screening mammografico se avete più di cinquan-t’anni.
(tratto da www.ministerosalute.it )
Per molte delle malattie socialmente rilevanti, infatti, sono rinvenibili fat-tori di rischio a livello genetico (solo in piccola parte), ma soprattutto(oltre il 40%, secondo oncologi della Comunità europea) fattori legati allecondizioni socio-economiche e dell’ambiente, quali la qualità dell’aria,dell’acqua, il rumore, le radiazioni, la qualità del cibo, le caratteristichedelle abitazioni, l’organizzazione delle città e gli ambienti di lavoro.
UNA PROPOSTA CONCRETA
Di fronte a questa realtà i Comitati Pari Opportunità aziendali di: GruppoFerrovie dello Stato (FS Spa), Istituto Nazionale per l’Assicurazione controgli Infortuni sul Lavoro (INAIL), Istituto Superiore di Sanità (ISS),Automobile Club d’Italia (ACI), Società Nazionale per l’Assistenza al Volo(ENAV), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) - che per legge7 hannoil compito di promuovere iniziative a tutela delle lavoratrici, chiamate azio-ni positive, anche nel campo della salute, e favorire le pari opportunità tradonne e uomini nel lavoro - propongono una campagna di sensibilizzazio-ne ed informazione sulla prevenzione delle principali neoplasie.
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7 Legge 20 aprile 1991, n. 125.
Tale campagna è svolta in collaborazione con L’Agenzia di Sanità Pubblicadel Lazio e l’Osservatorio Nazionale per la Prevenzione dei TumoriFemminili e mira a far conoscere i tumori maggiormente diffusi e che pre-sentano tassi di più alta mortalità per le donne (38% per il carcinoma allamammella e 11% per il tumore alla cervice uterina) o per entrambi igeneri (30% di mortalità nelle donne per carcinoma al colon-retto e 33%negli uomini per lo stesso tumore).Primo passo di questa iniziativa è stata la preparazione del presente opu-scolo, una vera e propria guida ai programmi di prevenzione effettuatinelle diverse regioni per i tre tipi di tumore indicati, che verrà distribuitonegli ambienti di lavoro. Successivamente, a partire dal territorio delLazio, si prevede di offrire alle lavoratrici e ai lavoratori ultraquarantenni- che, su base volontaria, aderiranno - la possibilità di effettuare unoscreening gratuito, con la collaborazione della Alfa Wassermann Italianaattraverso la donazione dei test per la ricerca del sangue occulto fecale.Lo screening avverrà a cura del personale della Croce Rossa Italiana, uti-lizzando personale volontario, specificamente addestrato, che avrà laresponsabilità, nel totale rispetto della privacy, di accogliere i lavoratorie le lavoratrici che intendono sottoporsi al test, fornire attivamente infor-mazioni sul test, sul tumore del colon e sulle azioni conseguenti agli esitidel test.Inoltre, sarà cura dei volontari della CRI ritirare in un secondo momentoi campioni di coloro che hanno aderito all’iniziativa e di informarli suc-cessivamente del risultato, garantendo l’assoluto rispetto della privacy8.Al momento dello screening i lavoratori e le lavoratrici compileranno unquestionario predisposto in collaborazione con Docenti della Facoltà diSociologia - Dipartimento di Ricerca Sociale e Metodologia sociologica“Gianni Statera” - dell’Università di Roma “La Sapienza”, per lo svolgi-mento di una indagine sulle motivazioni e le aspettative riferite alle pra-tiche di prevenzione. I risultati saranno presentati a cura dei CPO proponenti e pubblicizzatidalle Aziende/Enti e dai Sindacati di categoria.
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8 D Lgs. 30.6.2003, n. 196.
I tumori in Italia, come nella maggior parte dei paesi europei, rappre-sentano la seconda causa di morte dopo le malattie cardio-vascolari. Nel1999 si sono verificati circa 130.000 decessi complessivi per tumore,mentre nello stesso anno si stimano 230.000 nuovi casi e circa1.300.000 persone con pregressa diagnosi di tumore. Il carico sanitario connesso a questa patologia è destinato ad aumenta-re nei prossimi anni per effetto del parallelo progressivo invecchiamentodella popolazione.
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I tumori in Italia:tra variabilità e tendenze positive
Indicatori, fonti informative e copertura geografica
Lo studio dell’impatto dei tumori nella popolazione non puòprescindere dalla disponibilità di indicatori comparabili e rap-presentativi. Gli indicatori epidemiologici più rilevanti sono:mortalità, incidenza, sopravvivenza e prevalenza.
La mortalità per sede tumorale è nota a livello nazionale ed èpubblicata dall’Istituto Nazionale di Statistica (Rilevazione delleCause di Morte).
La copertura geografica è invece locale per l’incidenza e lasopravvivenza, la cui fonte informativa è costituita dai RegistriTumori su base di popolazione (RT). I Registri, impiantati inItalia a partire dalla fine degli anni ’70, hanno il compito di rile-vare tutte le nuove diagnosi di tumore che si verificano tra iresidenti dell’area di riferimento, tipicamente le province, e diseguirne periodicamente lo stato in vita.
La percentuale di popolazione italiana coperta dai RT è attual-mente pari al 23%, con una maggiore concentrazione nelCentro-Nord Italia dove la copertura raggiunge circa il 30%contro il 7% di Sud e Isole.
La prevalenza, ovvero la proporzione di persone con una pre-gressa diagnosi di tumore in una data popolazione, è notaanch’essa solo a livello locale, in quanto si ricostruisce a parti-re da incidenza e sopravvivenza.
Questo pesante bilancio può essere ridotto soltanto in due modi: ridu-cendo il numero di nuove diagnosi e aumentando le possibilità di soprav-vivenza per coloro che hanno già contratto la malattia. Prevenzione pri-maria - per ridurre l’esposizione a fattori di rischio noti ed evitabili - ediagnosi precoce - per aumentare l’efficacia delle cure disponibili - sonoquindi le due strategie centrali nella lotta ai tumori.La mortalità per tutti i tumori presenta livelli e tendenze differenti negliuomini e nelle donne a causa della diversa composizione per sede tumo-rale. Negli uomini i decessi per tumore del polmone, colon-retto, stoma-co, vescica e prostata rappresentano da soli il 60% della mortalità com-plessiva. Nelle donne invece i tumori della mammella, colon-retto, sto-maco e polmone sono la causa di decesso nel 50% dei casi. Negli ultimi trent’anni si osservano delle tendenze incoraggianti in rela-zione alla mortalità per tumore, soprattutto per gli uomini e nel Centro-Nord Italia. Il tasso di mortalità, aggiustato per età usando la distribu-zione mondiale, è infatti in progressiva diminuzione negli uomini già dallametà degli anni ‘80 ed ha raggiunto nel 1999 gli stessi livelli del 1970(150 per 100.000). La diminuzione ha però interessato maggiormente ilNord e il Centro Italia, mentre nel Sud si è osservato un aumento (da 110nel 1970 a 150 nel 1999). I risultati per il complesso di tutti i tumoririflettono da vicino l’andamento geografico e temporale dei decessi pertumore del polmone, che da soli rappresentano circa un terzo della mor-talità complessiva per tumore e che sono in continua e significativa ridu-zione. Questo è uno straordinario risultato delle campagne antifumo e deirelativi interventi legislativi introdotti in Italia già a partire dagli anni ’70. La mortalità nelle donne, che invece è dominata dal tumore della mam-mella, è sostanzialmente stabile dal 1970 (100 per 100.000) e in leggeradiminuzione dal 1990 (80 per 100.000 nel 1999). La mortalità per tumo-re della mammella presenta un andamento molto simile, con dei segnalidi flessione nella seconda metà degli anni ’90 parallelamente alla diffusio-ne sul territorio dello screening mammografico. Da segnalare è l’ascesadei decessi per tumore del polmone nelle donne il cui tasso, intorno al 4,5per 100.000 nel 1970, è quasi raddoppiato nel 1999 (8 per 100.000). Il quadro della mortalità per tumore sta cambiando per effetto di modi-ficazioni sia dei profili di incidenza che della sopravvivenza, i due deter-minanti della mortalità.L’incidenza per tumore è piuttosto variabile sul territorio nazionale, inparticolare i dati osservati dai Registri Tumori indicano che i livelli dirischio sono inferiori al Sud rispetto al Centro-Nord per la quasi totalitàdelle patologie tumorali. Tale disomogeneità, legata in buona misura astili di vita differenti e a una diversa esposizione a fattori di rischioambientale e lavorativo, rende ancora più problematico il divario dicopertura della registrazione tra Meridione e resto d’Italia. Per questomotivo è utile affiancare ai dati di incidenza dei Registri, le stime nazio-
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nali e regionali costruite con metodi statistici che permettano di supera-re le lacune conoscitive al Sud. Per tutti i tumori in Italia il tasso di incidenza crudo, ossia non aggiusta-to per età, si stima stabile nel prossimo futuro (circa 500 per 100.000 dal2000 al 2010) per gli uomini e ancora in aumento nelle donne (da 380nel 2000 a 450 per 100.000 nel 2010). Queste tendenze sono date primadi tutto dal progressivo invecchiamento della popolazione che genera unaumento di casi anche a parità di rischio e in secondo luogo dalle ten-denze per le quattro sedi di maggiore impatto: polmone, mammella,colon-retto, stomaco. Il tumore del polmone è caratterizzato da dinami-che opposte nei due sessi (in discesa negli uomini e in ascesa nelledonne). L’aumento di diagnosi per tumore della mammella è legato vero-similmente anche all’effetto delle campagne di screening. Per i tumoridello stomaco si stima una generalizzata diminuzione di incidenza (gra-zie ai progressi nella conservazione alimentare), bilanciata dall’aumentodi diagnosi per i tumori del colon-retto.Se il quadro per l’incidenza è piuttosto articolato, alternando tendenzepositive ad altre più preoccupanti, l’andamento della sopravvivenza pertumore è senz’altro incoraggiante. I livelli di sopravvivenza per tumoresono in netto miglioramento sia in Italia che nel resto d’Europa. Questoè uno dei risultati salienti emersi dallo studio EUROCARE, il più vasto stu-dio comparativo europeo di sopravvivenza per tumore su base di popo-lazione, che ha analizzato i dati di oltre 6 milioni di pazienti diagnostica-ti in 20 paesi europei nel periodo 1978-1994 e seguiti fino al 1999. Lo studio mostra una grande variabilità per sede tumorale dei livelli disopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, con un massimo del 93% per itumori del testicolo ed un minimo del 4% per quelli del pancreas. I tumo-ri a più alta sopravvivenza, ovvero superiore all’ 80% (testicolo, tiroide,melanoma e linfomi di Hodgkin) costituiscono tuttavia solo il 4% delcomplesso delle diagnosi di tumore. Un quinto dei casi negli adulti riguar-da invece sedi a prognosi molto sfavorevole, quali polmone, colecisti,esofago, fegato e pancreas, con sopravvivenze inferiori al 15%. Le neo-plasie più frequenti mostrano sopravvivenze molto diversificate: 11% peril tumore del polmone, 77% per il tumore della mammella, 51% e 48%rispettivamente per colon e retto, 67% per il tumore della prostata e23% per lo stomaco. Lo studio EUROCARE ha permesso di valutare comparativamente l’anda-mento della sopravvivenza dall’inizio degli anni ‘80 alla metà degli anni‘90. I risultati in Europa per le neoplasie più frequenti sono illustrati inFigura 1. In generale si osserva un miglioramento della prognosi, in par-ticolare per i tumori della mammella, del colon-retto e della prostata,maggiormente sensibili ai mezzi di diagnosi precoce oggi disponibili.Incrementi rilevanti sono stati anche osservati per i tumori dell’ovaio eper i melanomi. In Italia l’andamento è simile al resto d’Europa, con
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miglioramenti più rilevanti per i tumori della mammella (+12 punti per-centuali), della prostata (+25) e del colon-retto (+10). Più contenuti,invece, gli incrementi di sopravvivenza per le leucemie (+4) e per il can-cro del polmone (+1) che rimane una sede ad altissima letalità.
In Italia i livelli di sopravvivenza, per il complesso dei pazienti adulti eper i bambini, sono in linea o superiori alla media europea, anche se per-siste una certa variabilità interna, con livelli al Sud generalmente inferio-ri rispetto al Centro-Nord. La sopravvivenza a 5 anni nelle aree italianeper il complesso dei tumori è del 41% per gli uomini e del 56% nelledonne, e si colloca su livelli leggermente superiori al valor medio euro-peo (rispettivamente 40% e 55%). La percentuale di sopravvivenza deipazienti italiani è maggiore della media europea per i tumori della larin-ge, mammella, cervice uterina, stomaco, rene e testicolo. Dal confronto tra dati italiani ed europei emergono anche aspetti proble-matici che meritano ulteriori approfondimenti. In particolare si osserva-no livelli di sopravvivenza significativamente inferiori alla media europeaper le leucemie, per il melanoma e per i tumori prostatici. Inoltre in Italiala sopravvivenza dei pazienti anziani (oltre i 65 anni) è inferiore allamedia europea per molte neoplasie. L’altro elemento critico che caratterizza i dati italiani è la variabilità geo-grafica nei livelli di sopravvivenza tra le diverse ripartizioni, specialmen-te per le neoplasie il cui trattamento è più sensibile allo stadio di pre-
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1983-1985 1986-1988 1989-1991 1992-1994
Periodo di diagnosi
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ColonRetto
Prostata
MammellaMelanoma
Ovaio
StomacoPolmone
Figura 1: Andamento temporale della sopravvivenza relativa a 5 anni dalla diagnosi per leprincipali sedi tumorali in Europa. Periodo di diagnosi 1983-1994, età 15-99 anni.
sentazione alla diagnosi. In particolare per il periodo di diagnosi 1990-94si osservano livelli di sopravvivenza a 5 anni che variano tra aree delNord (particolarmente l’Emilia Romagna) e Sud (Ragusa o Sassari) da unminimo del 70% fino ad un massimo di 88% per il tumore della mam-mella, da 50% a 75% per il tumore della prostata, da 43% a 56% per iltumore del colon. Si tratta di disparità non trascurabili, la cui rappresen-tatività è probabilmente limitata dalla bassa copertura della registrazio-ne nel Sud, ma che è comunque indice di disuguaglianze nell’accesso daparte dei pazienti a protocolli di cura ottimali e aggiornati. Del resto l’analisi della distribuzione sul territorio italiano delle struttureoncologiche evidenzia delle carenze strutturali (numero di posti letto,accesso a strutture di radioterapia, livello delle attrezzature diagnostiche,etc..) nelle aree a bassa sopravvivenza. Mentre il divario di coperturadegli screening oncologici tra Centro-Nord e Sud Italia è ancora elevatis-simo. I dati ISTAT (database Health For All) relativi all’anno 1999 riportano cheil 47% delle donne italiane al di sopra dei 40 anni si è sottoposta a con-trollo mammografico in assenza di sintomi, ma tale proporzione è pari al60-65% nelle aree del Centro-Nord e soltanto al 25-33% al Sud. La pro-porzione di donne di 25 anni e più che si sono sottoposte a pap-test inassenza di sintomi è invece pari al 61% in Italia, rispettivamente 70-80%nel Centro-Nord e 30-50% nel Sud.
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È possibile ridurre il numero di morti per tumore: a volte prevenendonel’insorgenza, a volte anticipando in modo utile la diagnosi.Agli inizi del terzo millennio questa prospettiva diventa sempre più occa-sione concreta per le donne e per gli uomini; diventa obiettivo di ampiprogrammi di screening. La legislazione italiana, in questo all’avanguardia in Europa, ha recepitole evidenze della ricerca scientifica e ha definito programmi di preven-zione di massa per tre tumori, quelli della mammella, della cervice ute-rina e del colon-retto.Ha fatto di più: ha definito questi programmi di prevenzione mediantescreening della popolazione, Livelli Essenziali di Assistenza. Un diritto deicittadini di questo Paese, pertanto, da realizzare secondo linee-guidachiare e condivise dalla comunità scientifica.Quindi, “screening” significa cose precise: significa offrire, mediante uninvito attivo, a tutti coloro che ne hanno diritto non solo un singolo testma un intero processo di presa in carico, fino all’intervento chirurgico, senecessario; è la struttura sanitaria che prende l’iniziativa garantendo l’e-quità, l’accessibilità, la qualità e la gratuità.È chiaro che questi interventi di screening possono funzionare solo attra-verso la più ampia integrazione di tutti i professionisti competenti emediante l’impiego di risorse ingenti.L’iniziativa di questo opuscolo (primo atto di un programma più ambizioso)affianca una delle più avanzate forme di partecipazione sociale, i ComitatiPari Opportunità, ad organismi tecnici e Istituzioni della sanità pubblica.L’Osservatorio Nazionale per la Prevenzione dei Tumori Femminili è statopromosso dalla Lega Italiana per la Lotta ai Tumori e collabora con ilcoordinamento degli assessori alla sanità delle Regioni e delle ProvincieAutonome.L’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio è organo tecnico-scien-tifico della Giunta regionale ed ha compiti di coordinamento dei pro-grammi di screening di tutta la Regione.Insieme si sta realizzando un’ alleanza sociale per promuovere e soste-nere i programmi di screening e la dedizione dei tanti professionisti impe-gnati.
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Cosa devo sapere sul cancro?
La complessità di questi programmi, le necessità di migliorarne sempree comunque la qualità e l’umanizzazione, la necessità di mantenere vigi-le e disponibile l’autorità politica e amministrativa sono insieme le ragio-ni e gli obiettivi di questa alleanza. Un punto cruciale di questa alleanza è la disponibilità di informazionichiare; per questo abbiamo predisposto tre schede informative - sottoforma di vere e proprie domande - per gli screening che sono giustifica-ti da sufficienti evidenze scientifiche e individuati dalla legislazione vigen-te come compito dei sistemi sanitari regionali.Secondo il programma nazionale di screening per le patologie che rien-trano in questa iniziativa la popolazione cosiddetta “a rischio” è laseguente:
• Carcinoma del colon-retto: uomini e donne comprese tra i 50 ed i70/74 anni.
• Carcinoma della cervice uterina: donne comprese tra i 25 ed i 64anni.
• Carcinoma della mammella: donne comprese tra i 50 ed i 69 anni.
CARCINOMA DEL COLON-RETTO
Cos’è il carcinoma del colon-retto?
È un tumore che colpisce l’ultima parte dell’intestino (colon-retto). È alsecondo posto come frequenza tra le malattie tumorali in Italia ed inEuropa (in Italia ogni anno 35.000 persone si ammalano di cancro colo-rettale e 19.000 muoiono per questa malattia che colpisce in egualemisura uomini e donne). È più frequente nei paesi ad alto sviluppo eco-nomico, perciò si ritiene che il rischio di sviluppare la malattia sia asso-ciato ad una dieta ricca di grassi animali e povera di fibre (verdura efrutta).
Può lo stile di vita influenzare lo sviluppo del carcinoma delcolon-retto?
Numerosi studi suggeriscono alcune regole da seguire:
• ridurre il consumo di grassi di origine animale• aumentare il consumo di vegetali e di frutta• mantenere un adeguato peso corporeo• fare regolarmente attività fisica
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Come si forma?
Il tumore si sviluppa quasi sempre da piccole formazioni benigne, chia-mate polipi o più precisamente adenomi, che si formano nell’intestinocon una frequenza che aumenta con l’età. Solo una piccola percentualedi questi adenomi può subire delle trasformazioni che conducono allo svi-luppo del tumore vero e proprio. Il processo di trasformazione è comun-que molto lento e stimato intorno ai 10-15 anni.
Può essere curato?
In caso di diagnosi precoce si può guarire in un’altissima percentuale dicasi.
Cosa si può fare per diagnosticare precocemente il carcinoma delcolon-retto?
Oggi disponiamo di prove certe che l’esecuzione periodica di un esame(ricerca del sangue occulto fecale) può consentire di salvare molte vite,mediante la diagnosi precoce di tumori allo stadio iniziale e quindi guari-bili in un’alta percentuale di casi.
Cos’è l’esame per la ricerca del sangue occulto fecale?
L’esame consiste nel verificare la presenza o meno di sangue nelle feciche non si riesce a vedere a occhio nudo (occulto) ed è rivolto a perso-ne che non hanno apparenti disturbi intestinali.
L’esame per la ricerca del sangue occulto fecale va fatto anche inassenza di disturbi?
I tumori del colon-retto spesso non danno alcun disturbo per anni. Unodei segni più precoci di un tumore o di un polipo intestinale è però pro-prio il sanguinamento, non visibile ad occhio nudo, che può precedereanche di diversi anni la comparsa di qualsiasi altro sintomo. Per questoè estremamente utile eseguire il test per la ricerca del sangue occulto,anche se si sta bene.
Dov’è possibile rivolgersi per effettuare l’esame per la ricerca delsangue occulto fecale?
In alcune regioni italiane sono in corso o in fase di realizzazione pro-grammi di screening mediante ricerca del sangue occulto fecale. In que-sti programmi, le persone tra i 50 e i 70-74 anni vengono invitate dalla
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ASL mediante una lettera a ritirare il materiale per effettuare l’esame. Èconsigliabile che tutte le persone dopo i 50 anni effettuino questa inda-gine, semplice e del tutto gratuita se svolta nell’ambito di un invito discreening.
Come si esegue l’esame per la ricerca del sangue occulto fecale?
Per eseguire l’esame, è necessario raccogliere un campione di fecimediante un apposito flacone, senza dover osservare alcuna particolaredieta. La raccolta deve essere effettuata a casa ed il campione deve poiessere riconsegnato al laboratorio del programma di screening.
Se l’esame risulta negativo?
Le persone che risultano negative al test sono invitate a ripeterlo ogni 2anni, perché la prevenzione sia realmente efficace. Come tutti gli esamidi screening, anche la ricerca del sangue occulto fecale non è un esameinfallibile, in quanto l’esito negativo non esclude al 100% la presenza dipolipi o tumori. È quindi opportuno rivolgersi al proprio medico curantein presenza dei seguenti disturbi:
• modificazioni persistenti delle abitudini intestinali • presenza di sangue evidente ad occhio nudo nelle feci• sensazione di ingombro rettale persistente dopo l’evacuazione
E se l’esame risulta positivo?
L’esame risulta positivo per la presenza di sangue occulto fecale in 4-5persone su 100. Questo non significa però che tutti coloro che hannoun esito positivo del test siano affetti da tumori o polipi intestinali, inquanto un sanguinamento nelle feci può verificarsi anche per causebanali, quali emorroidi, ragadi o diverticoli. In un certo numero di casi,però, il sanguinamento può essere il primo segnale della presenza dipolipi che possono venire asportati, impedendone la possibile trasfor-mazione in tumore maligno. In una percentuale ancora più bassa, trale persone che hanno un esito positivo a questo esame, si riscontra untumore, generalmente in fase assai precoce e quindi curabile con mag-giore facilità. In tutti i casi di positività a questo esame è comunque necessario unaccertamento con colonscopia.
Cos’è la colonscopia?
È un esame che serve a controllare le pareti interne del colon-retto. L’esame
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si esegue con il colonscopio che è uno strumento flessibile, grosso più omeno come un mignolo. È munito di una telecamera che, illuminando lepareti interne dell’intestino, permette di individuare eventuali alterazioni.L’esame consente inoltre di asportare ambulatorialmente la maggiorparte dei polipi eventualmente rilevati.A seguito della colonscopia possono verificarsi in rarissimi casi (1 ogni1000 esami) complicanze che richiedono un ricovero ospedaliero.
Oltre alla ricerca del sangue occulto nelle feci, esistono altri pos-sibili metodi di diagnosi precoce del cancro del colon-retto?
Sì, oggi sappiamo che mediante un particolare esame, chiamato sigmoi-doscopia, è possibile vedere se vi sono polipi o tumori nell’ultima partedell’intestino. È infatti in questa parte dell’intestino che si localizzano nel60-70% dei casi i tumori o i polipi che eventualmente possono trasfor-marsi in tumore. Con questo tipo di diagnosi precoce è possibile quinditrovare tumori in una fase iniziale e perciò più facilmente curabili, masoprattutto eliminando i polipi è possibile impedire la loro eventuale evo-luzione verso il cancro.
Come si esegue la sigmoidoscopia?
L’esame si esegue con un endoscopio, uno strumento flessibile del dia-metro di 1 cm, munito di una fonte di luce, introdotto dall’ano, con cui èpossibile esaminare la superficie interna dell’ultima parte dell’intestino edasportare eventuali polipi. La durata dell’esame è di circa 10 minuti. Perla buona riuscita dell’esame, è necessaria una pulizia intestinale effet-tuabile con una semplice peretta due ore prima.
L’esame provoca dei disturbi?
La sigmoidoscopia è di solito ben tollerata e solo raramente provoca dolo-re, di breve durata. In genere non è necessario somministrare farmaciper ridurre i disturbi. Dopo l’esame si può riprendere la normale attivitàquotidiana. L’asportazione dei polipi o l’effettuazione di prelievi durante la sigmoido-scopia può in qualche caso provocare lievi perdite di sangue, quasi sem-pre controllabili nel corso dell’esame. Solo in pochissimi casi (1 su 10.000esami) sono state osservate delle complicanze che hanno richiesto unricovero ospedaliero.
Dopo la sigmoidoscopia sono necessari altri esami?
Se si riscontrano polipi di grosse dimensioni o con particolari caratteristi-
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che (nel 6% dei casi) è necessario effettuare anche una colonscopia (vedisopra), per poter escludere alterazioni negli altri tratti dell’intestino.
Dov’è possibile rivolgersi per la sigmoidoscopia?
In alcune regioni ed aree italiane sono in corso o in fase di progetta-zione programmi di screening di popolazione in cui uomini e donnesaranno invitati ad effettuare una sigmoidoscopia. L’esame svolto all’in-terno di questi programmi è del tutto gratuito e non necessita di richie-sta medica.
CARCINOMA DELLA CERVICE UTERINA
Cos’è il carcinoma della cervice uterina?
È un tumore che colpisce il collo dell’utero (parte più bassa dell’utero chesporge in vagina). Nel mondo vengono diagnosticati ogni anno circa400.000 nuovi casi di tumore della cervice uterina: tra i tumori femmini-li è al secondo posto, insieme al tumore del colon-retto, dopo quello dellamammella. È molto più diffuso nei Paesi in via di sviluppo, mentre neiPaesi industrializzati è relativamente raro, grazie alla diffusione del pap-test.Nel 1995 nei paesi dell’Unione Europea sono stati diagnosticati circa27.000 tumori invasivi della cervice uterina, pari a circa il 4% di tutti itumori. In Italia si sono verificati 3.955 casi, con valori intermedi traquelli più bassi della Svezia e dell’Irlanda e quelli più elevati dellaGermania e del Portogallo.
Come si forma?
Il tumore è preceduto da alterazioni del tessuto che riveste il collo del-l’utero chiamate displasie o anche dette lesioni squamose intraepiteliali(SIL). Le displasie possono avere diversi livelli di gravità: quelle di gradopiù lieve possono regredire spontaneamente o rimanere invariate senzaprovocare danni all’organismo. Una piccola percentuale delle displasiepuò evolvere attraverso vari gradi fino a diventare un tumore vero e pro-prio in circa 10 - 15 anni.
Cosa si può fare per diagnosticare precocemente il carcinomadella cervice uterina?
L’esecuzione periodica del pap-test consente l’identificazione delle di-
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splasie, la cui terapia impedisce la comparsa del tumore. È stato infattistimato che se tutte le donne tra i 25 e i 64 anni effettuassero un pap-test ogni 3 anni si avrebbe una diminuzione del 90% circa dei casi ditumore del collo dell’utero.
Cos’è il pap-test?
Il pap-test è un esame semplice e non doloroso al quale dovrebberosottoporsi, ogni tre anni, tutte le donne tra i 25 e i 64 anni di età,anche in assenza di disturbi. Si esegue prelevando con una spatola euno spazzolino il materiale presente sul collo dell’utero che viene “stri-sciato” e fissato su un vetrino e quindi inviato al laboratorio per la let-tura
Il pap-test e lo striscio sono la stessa cosa?
Esistono due tipi di “strisci vaginali”:
• lo striscio oncologico o pap-test che serve a scoprire eventuali lesioniche possono trasformarsi in tumore (da effettuarsi una volta ogni treanni)
• lo striscio batterioscopico o batteriologico che serve a scoprire lecause di un’infezione vaginale e quindi a trovare la cura più adatta (daeffettuarsi soltanto quando il medico lo ritiene necessario).
Il pap-test va fatto anche in assenza di disturbi?
Si, è consigliabile fare il pap-test anche in assenza di disturbi perché ledisplasie che precedono la comparsa del tumore in genere non dannoalcun segno di sé.
Dov’è possibile rivolgersi per effettuare il pap-test?
La lettera di invito dell’Azienda USL indica dove effettuare il pap-test. Se effettuato in seguito a questo invito, l’esame è gratuito e non occor-re la richiesta del medico. Un’ostetrica effettuerà l’esame generalmente presso il consultorio dizona. Per la buona riuscita del pap-test è opportuno:
• evitare l’uso di lavande o ovuli vaginali nei tre giorni precedenti;• astenersi da rapporti sessuali il giorno precedente il prelievo;• effettuare il prelievo almeno 5 giorni dopo la fine della mestruazione
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Se il pap-test risulta normale?
In questo caso, il Centro di screening invia una lettera contenente larisposta ed il consiglio di ripeterlo dopo tre anni.
È bene sapere che
Come tutti gli esami medici, il pap-test non è infallibile ed è quindi pos-sibile che in una piccola percentuale di casi non individui lesioni in realtàpresenti. A questo proposito è importante sapere che:
• l’attendibilità del pap-test dipende soprattutto dalla qualità dell’e-same. È quindi consigliabile effettuarlo in centri, come quelli discreening, dove la qualità dell’esame è sottoposta a controllo con-tinuo
• le displasie possono rimanere per anni senza modificarsi a livello delcollo dell’utero, quindi ripetendo ogni 3 anni regolarmente il pap-testsi possono identificare le lesioni non diagnosticate in precedenza,senza che ciò comporti rischi per la salute.
E se l’esame mostra qualche alterazione?
In questo caso, un operatore del Centro di screening contatterà ladonna e le comunicherà la necessità di sottoporsi ad ulteriori appro-fondimenti (colposcopia). In questi casi, non bisogna allarmarsi, per-ché non sempre l’esito degli accertamenti indica la presenza di alte-razioni del collo dell’utero. Nei casi in cui con la colposcopia si rilevi-no delle displasie, queste possono essere curate quasi sempre ambu-latorialmente.
Cos’è la colposcopia?
È un esame ambulatoriale che serve a controllare la cervice uterina.L’esame si esegue con il colposcopio, uno strumento munito di una sor-gente luminosa e di un sistema di ingrandimento che permette di verifi-care, con lo sguardo diretto del medico, la presenza o meno di eventua-li alterazioni. In qualche caso, l’esame viene completato dall’effettuazio-ne di una biopsia, cioè dal prelievo di una piccola quantità di tessuto dalcollo dell’utero. La colposcopia può comportare al massimo un leggerofastidio.
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IL CARCINOMA DELLA MAMMELLA
Cos’è il carcinoma della mammella?
Il carcinoma della mammella (o cancro della mammella) è il tumore piùdiffuso fra le donne nei Paesi occidentali. Si calcola che nei Paesidell’Unione Europea nel 1995 a circa 200.000 donne sia stato diagnosti-cato un tumore al seno, mentre in Italia vi sono stati nello stesso annocirca 31.000 casi (27% di tutti i tumori tra le donne). In generale è statocalcolato che una donna su 10 svilupperà il cancro della mammella nelcorso della sua vita. È quindi il più frequente tra i tumori che colpisconole donne ma è anche fra quelli che possono essere scoperti precocemen-te, grazie alla mammografia.
Cosa si può fare per diagnosticare precocemente il carcinomadella mammella?
Per il carcinoma della mammella, non esiste la possibilità di impedire lacomparsa del tumore mediante un’opera di prevenzione primaria (cioèintervenendo sulle cause che lo provocano, come ad esempio per il tumo-re al polmone che, nella maggioranza dei casi, è dovuto al fumo di siga-retta). È però possibile mediante la mammografia individuare il tumore in unafase molto iniziale in cui può essere curato efficacemente. La mammo-grafia deve essere eseguita regolarmente (ogni due anni) a partire dal50° anno. L’80-90% delle donne con un tumore di piccole dimensioni esenza linfonodi colpiti può guarire definitivamente.
Cos’è la mammografia?
È una radiografia delle mammelle. L’esame si esegue con il mammogra-fo che è uno strumento che esamina le mammelle per mezzo di raggi X.Le mammelle vengono appoggiate, una per volta, su un piano dove ven-gono radiografate in senso orizzontale e in senso verticale, mediantecompressione. La manovra di compressione dura pochi secondi, ma puòper alcune donne essere un po’ fastidiosa. Un’adeguata compressione èperò necessaria per la buona riuscita dell’esame. I moderni mammogra-fi emettono dosi molto basse di radiazioni che comportano rischi quasinulli per la salute.
La mammografia va fatta anche in assenza di disturbi?
Naturalmente sì, in quanto l’esame è in grado di individuare alterazionianche piccolissime delle mammelle, che non sarebbero individuabili in
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altro modo e che non danno alcun disturbo o segnale all’esame svolto dalmedico.
Dov’è possibile effettuare la mammografia?
In quasi tutte le regioni italiane sono attivi programmi di screening perla diagnosi del carcinoma della mammella.Tutte le donne residenti tra i 50 e i 69 anni riceveranno la lettera di invi-to dell’Azienda USL che indica la data, l’orario e la sede dell’appunta-mento per effettuare la mammografia. Se effettuato in seguito a questo invito, l’esame è gratuito e non occor-re la richiesta del medico. L’invito avrà cadenza periodica, più precisa-mente ogni due anni.
Se la mammografia risulta normale?
In questo caso, il Centro di screening invia una lettera contenente larisposta ed il consiglio di ripetere l’esame dopo due anni.
E se la mammografia mostra qualche alterazione?
In questo caso, un operatore del Centro di screening contatterà la donnae le comunicherà la necessità di sottoporsi ad ulteriori approfondimenti(visita, ecografia ecc). In tale situazione, non bisogna allarmarsi, perchénon sempre l’esito degli accertamenti indica la presenza di alterazioni alivello del seno. Uno dei motivi più comuni per cui la donna viene con-tattata in seguito ad una mammografia è che l’esame non sia interpre-tabile per motivi tecnici. In questo caso, la donna viene richiamata tele-fonicamente per eseguire una nuova lastra. Quando vi sono dubbi o si evidenziano alterazioni anche minime, ladonna viene richiamata telefonicamente per eseguire altri accertamentiche servono a confermare o escludere la presenza di tali alterazioni.In questi casi potranno essere eseguite:
• lastre aggiuntive• una visita senologica• una ecografia mammaria.
Anche questi accertamenti e approfondimenti sono gratuiti.
È bene sapere che
La mammografia è un esame medico molto accurato che permette divedere alterazioni anche di piccole dimensioni.
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Anche se la mammografia è risultata normale, è possibile la comparsa diun tumore in fase iniziale, prima del controllo successivo. Pertanto, èconsigliabile controllare da soli il proprio seno, in attesa di ripetere l’esa-me dopo due anni, facendo attenzione ad eventuali cambiamenti quali lacomparsa di:
• modificazioni della grandezza o della forma dei seni o presenza diarrossamento
• retrazione della cute o del capezzolo• secrezione di liquido dal capezzolo• noduli o aumento di consistenza di una parte del seno.
La presenza di uno o più di questi segni può anche non avere alcun signi-ficato, ma è sempre comunque opportuno consultare il proprio medicocurante o rivolgersi al Centro di screening.La presenza del solo dolore ad uno o ad entrambi i seni non rappresen-ta di solito un sintomo importante e non deve quindi allarmare.
Come si esegue l’autoesame del seno?
1. Porsi in piedi davanti allo specchio. 2. Osservare ogni singolo seno allo specchio, tenendo le braccia abbas-
sate. 3. Controllare se ci sono eventuali cambiamenti di grandezza e di forma
e/o alterazioni della cute e del capezzolo.4. Alzare le braccia e portarle dietro la testa. Osservare se ci sono even-
tuali retrazioni della cute o del capezzolo.5. Sdraiarsi, meglio se su un piano rigido. Portare il braccio sotto la testa
dalla parte del seno da esaminare. Scorrere dolcemente le dita bentese e la mano piatta sul seno con piccoli movimenti dall’esternoverso l’interno.
6. Eseguire gli stessi movimenti per l’altro seno.
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La nostra proposta
I TEST SARANNO DISTRIBUITI A PARTIRE DAL TERRITORIO DEL LAZIO
Sono invitati a partecipare
i lavoratori e le lavoratrici over 40
- anziché gli over 50 come previsto
dai programmi di screening
gestiti dalle Regioni - appartenenti alle
Aziende/Enti promotori
AZIENDE/ENTI PROMOTORI
Gruppo Ferrovie dello Stato (FS) Istituto Nazionale per l’Assicurazionecontro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL)Istituto Superiore di Sanità (ISS) Automobile Club d’Italia (ACI) Società Nazionale per l’Assistenza al Volo (ENAV) Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN)
Consiste
nell’offerta gratuita di test
per eseguire la ricerca
del sangue occulto nelle feci,
per la prevenzione del cancro
del colon-retto
Adenoma: tumore benigno di derivazione epiteliale caratterizzato dallapresenza di strutture ghiandolari ben riconoscibili e differenziate. Sottoquesta denominazione si raccolgono forme realmente benigne, come gliadenomi dell’ipofisi o della tiroide, e forme realmente più pericolose, per-ché più soggette a deviazione in senso maligno, se non asportate (alcu-ni adenomi bronchiali e l’adenoma villoso del colon).
Carcinoma: tumore maligno di origine epiteliale. Può derivare da qua-lunque tessuto epiteliale, sia esso di rivestimento (mucose, pelle) oghiandolare. Dagli epiteli di rivestimento di tipo malpighiano (epidermi-de, mucose della bocca, faringe, esofago, vagina) prendono origine l’epi-telioma spinocellulare (o squamoso), costituito da cellule simili a quelledello strato spinoso dell’epidermide normale, e l’epitelioma basocellulareo basalioma, tipico della cute, formato da cellule simili a quelle dello stra-to basale.
Comitati Pari Opportunità (CPO): sono gli organismi individuati perrispondere alla raccomandazione CEE del 1984 che invitava tutti gli Statimembri della Comunità Europea “... a promuovere azioni positive finaliz-zate a rimuovere, in tutti i campi della vita sociale, le discriminanti cheimpediscono una reale parità tra uomo e donna”. La previsione e la costituzione di Comitati/Commissioni per le pari oppor-tunità nel mondo del lavoro diventano un impegno all’interno dei con-tratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) a partire dagli anni 1986/1987.La CEE individua gli obiettivi generali di pari opportunità, derivanti dalriconoscimento di una condizione sociale non paritaria segnata dalla divi-sione dei ruoli e dalla doppia presenza per la donna che lavora. Gli obiettivi riguardano:
• lo sviluppo sostenibile • i servizi sociali• il sistema territoriale degli orari• l’accesso al lavoro e le politiche economiche che sostengano il lavoro
delle donne.
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Le parole per dire...Glossario minimo dei termini
Gli obiettivi di pari opportunità individuati nel mondo del lavoro sono, inparticolare:
• rimuovere eventuali discriminazioni nei confronti delle donne lavora-trici occupate in mansioni con scarso riconoscimento professionale
• favorire una maggiore presenza femminile nel mondo del lavoro• attuare l’inserimento delle donne in ogni mansione, anche in quelle
tradizionalmente maschili• promuovere lo sviluppo professionale delle donne favorendo le possi-
bilità di accesso a tutte le posizioni ed i livelli organizzativi.
In tutte le realtà lavorative i CPO hanno carattere bilaterale e paritetico; sonocioè composti da un egual numero di rappresentanti dei sindacati firmatari iCCNL e di rappresentanti indicati dalle realtà aziendali di riferimento.
Conferenza Mondiale delle Donne Pechino 1995: IV Conferenzamondiale organizzata dalle Nazioni Unite. Rappresenta il testo politico piùrilevante dove si afferma il principio che “i diritti delle donne sono dirittiumani” e la rilevanza dell’agire politico delle donne nella società tutta ein tutti gli ambiti: politico, sociale, culturale.
Diagnosi: processo logico con cui in medicina si definiscono sia l’esi-stenza sia la natura della malattia, nonché le condizioni del/dellapaziente.
Diagnosi precoce (oncologica): dove non è ancora possibile preveni-re, è fondamentale la diagnosi precoce.Individuare un tumore in fase iniziale offre maggiori possibilità di cura,interventi più conservativi ed una migliore qualità della vita.Una diagnosi precoce di tumore nella popolazione è ottenibile attraversol’offerta di partecipazione a programmi di screening. Questi ultimi posso-no essere definiti come l’applicazione sistematica di un test al fine diidentificare soggetti che sono sufficientemente a rischio per una specifi-ca malattia da meritare ulteriori indagini di approfondimento. In sostan-za, le assunzioni che stanno alla base dell’offerta di un test di screeningoncologico a una popolazione sono:
a) che sia possibile identificare la neoplasia, se presente, quando ancoraasintomatica;
b) che questa anticipazione della diagnosi si traduca in un concreto bene-ficio, prima di tutto in termini di prolungamento della sopravvivenza.
Displasia: anomalia dello sviluppo; alterazione della grandezza, dellaforma, della organizzazione delle cellule adulte.Rappresenta la lesione che istologicamente precede nell’evoluzione di un
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carcinoma; rispetto a quest’ultimo, pur considerando molte analogie conl’aspetto istologico, si ammette come differenza sostanziale la possibilitàdi regressione della lesione.
Diverticoli: cavità a fondo cieco formate dall’erniazione di mucosa e sot-tomucosa di un viscere, che fuoriescono attraverso una lacuna dellatonaca muscolare. I diverticoli sono comuni nel tubo digerente (esofago,tenue e colon), ma anche nelle vie urinarie (vescica) e nelle vie biliari.Sono in genere causati da esagerata pressione all’interno del viscere(diverticoli da pulsione), oppure da aderenza infiammatoria tra un orga-no cavo e linfonodi vicini (diverticoli da trazione), ma possono ancheessere congeniti.
Fattori di rischio: caratteristiche che aumentano o diminuiscono (fatto-ri protettivi) la probabilità che si verifichi una determinata malattia sianell’individuo che in una popolazione. Ci sono fattori non modificabili, adesempio la familiarità, l’età, il sesso. Ma esistono anche fattori importantidefiniti modificabili per sottolineare che con degli interventi esterni è pos-sibile attenuarne la gravità, riducendo così la probabilità di ammalarsi. Inquesta categoria rientrano le abitudini comportamentali collegabili allostile di vita come il fumo, una scarsa attività fisica e un’alimentazionescorretta. Il monitoraggio dei livelli di prevalenza dei principali fattori dirischio nella popolazione, ai fini di un progressivo contenimento deglistessi, costituisce uno strumento di controllo fondamentale per la ridu-zione dei danni sulla salute.
Incidenza di malattia (tasso): numero di nuovi casi di malattia in undeterminato periodo di tempo (mese, anno, ecc.) rapportato al numerodi soggetti a rischio presenti in quel determinato periodo di tempo nel-l’area dello studio.
Intraepiteliale: posto nello spessore dell’epitelio. Epitelioma intraepite-liale, neoplasia che se di natura maligna rimane circoscritta all’epitelio,spesso a carico dei grossi bronchi, della prostata, della cervice uterina,della vagina e del pene.
Mainstreaming9: integrazione sistematica delle condizioni, delle priori-tà e dei bisogni specifici delle donne e degli uomini attraverso la mobili-tazione di tutte le politiche e le misure generali con l’unico obiettivo direalizzare la parità.
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9 Da “100 mots pour l’egalitè” - Commissione Occupazione e Affari Sociali - ISFOL 1999.
Mortalità: numero di decessi che si verificano in un determinato perio-do e in una data popolazione.
Neoplasia: neoformazione patologica (v. Tumore).
Pari Opportunità (per uomini e donne)10: eliminazione degli ostaco-li alla partecipazione economica, politica e sociale dovuti all’appartenen-za ad un sesso.
Prevenzione: l’insieme dei provvedimenti sanitari che hanno lo scopo diprevenire le malattie, studiandone cause e dinamiche ma, soprattutto,sistemi atti a impedirne l’evoluzione, o a limitarne l’insorgenza, nelle col-lettività umane. La prevenzione si rivolge sia alle patologie infettive, siaa quelle non infettive. Fondamentalmente si distinguono tre tipi di prevenzione: primaria,secondaria e terziaria. La primaria comporta una prevenzione a livello delle cause (eziologico) emira principalmente ad impedire l’ingresso e l’impianto delle cause pato-gene nell’organismo, con ciò evitando la comparsa di malattie, deficit edinfortuni. Tale prevenzione opera sui soggetti sani o sull’ambiente, attraverso duetipi di interventi:
- il potenziamento di fattori utili alla salute (es.: attività fisica, profilas-si immunitaria)
- l’allontanamento delle cause patogene (es.: droghe, abuso di alcool,risanamento delle acque).
Quando la causa morbosa si è già insediata nell’organismo si intervienecon la prevenzione secondaria. Tra gli strumenti operativi della prevenzione secondaria ci sono i pro-grammi di screening (v.). Una prevenzione secondaria è efficace se è capace di incidere sulla sto-ria naturale della malattia nell’ambito di una popolazione, andandooltre i vantaggi di cui beneficia il singolo individuo grazie alla diagnosiprecoce. Qualora la malattia si sia chiaramente manifestata, si opera con la pre-venzione terziaria, ovvero con interventi che evitano la progressioneverso l’infermità. A tal fine si tenta di recuperare le funzioni residue e se non è possibile,si provvede a preservarle.
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10 Da “100 mots pour l’egalitè” - Commissione Occupazione e Affari Sociale - ISFOL1999.
Screening: termine inglese che significa setacciare, definisce, inambito epidemiologico, un test di rapida esecuzione atto ad identifica-re, seppur in modo presunto, una patologia o una anomalia funziona-le non riconosciute in un determinato soggetto sino a quel momento.Il test di screening non essendo una procedura diagnostica, si prefig-ge solamente lo scopo di distinguere i soggetti apparentemente sanida quelli probabilmente malati o con alterazioni in una specifica fun-zione biochimica. Lo screening rappresenta quindi una forma di pre-venzione (secondaria), nel senso che offre l’opportunità di evidenzia-re sia eventuali segnali precoci di una malattia già presente ma nonancora sintomatica, sia la presenza di fattori di rischio relativi a unaspecifica patologia.Nel primo caso lo scopo è quello di effettuare una terapia precoce versouna patologia che non ha ancora manifestato i segni clinici. Il secondoobiettivo raggiungibile consiste nella possibilità di agire sui fattori dirischio individuati dai test di screening, riducendo la probabilità di insor-genza della patologia.Programma di screening: è un programma organizzato in cui viene siste-maticamente invitata tutta la popolazione in età giudicata a rischio. Isoggetti destinatari aderiscono volontariamente. È la struttura sanitariache inizia il contatto e prende in carico il destinatario dell’intervento,assicurando, se necessario, la continuità degli approfondimenti. Il pro-gramma è controllato per la qualità.
Sigmoidoscopia: è un esame interno del retto, dei due punti distali disigmoide e dell’intestino crasso usando un tipo di piccola macchina foto-grafica (sigmoidoscopio flessibile).La retto-sigmoidoscopia con endoscopio flessibile lungo 60 cm rappre-senta la seconda tecnica più utilizzata nella diagnosi delle neoplasie delsigma-retto.Nel 1997 l’American Cancer Society ha proposto un programma di pre-venzione che prevede l’esecuzione della ricerca del sangue occulto feca-le annualmente ed una retto-sigmoidoscopia ogni 3-5 anni. Il limite dellaretto-sigmoidoscopia è dovuto alla scarsa lunghezza dello strumento, chenon permette il riconoscimento del 50% delle neoplasie dell’intestinocrasso.La sensibilità di questa indagine nella diagnosi di adenomi e di carcinomidel sigma-retto è risultata essere del 92%.
Sopravvivenza: tasso di sopravvivenza è la percentuale di superstiti inun gruppo di pazienti, per una determinata patologia, studiati e seguitiin un determinato periodo (vivi all’inizio dell’intervallo di tempo e chesopravvivono alla conclusione dell’intervallo). In oncologia la sopravvi-venza è il periodo di permanenza in vita dopo la prima diagnosi.
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Specificità di genere: individuazione di caratteristiche specifiche di cia-scun sesso che determinano differenze riscontrabili in tutti gli ambiti dellasfera pubblica e privata.
Tumore: neoformazione di tessuto costituito da cellule atipiche modifi-cate rispetto alle normali. La malattia tumorale presenta almeno quattrocaratteristiche che la definiscono: clonatilità (nella maggior parte deicasi, il tumore prende origine da una singola cellula mutata, che prolife-ra fino a formare un clone di cellule neoplastiche); anaplasia (mancanzadella normale differenziazione cellulare); autonomia (la crescita è com-pletamente svincolata dai meccanismi di regolazione che operano nel-l’organismo normale); diffusione di metastasi (le cellule neoplastiche svi-luppano la capacità di proliferare in modo selvaggio, invadendo i tessuticircostanti e diffondendosi a distanza). I tumori vengono distinti in beni-gni e maligni: è benigno ogni tumore che non mette in pericolo la vita,che si accresce lentamente per espansione (e non per invasione e infil-trazione dei tessuti circostanti), che è delimitato da una capsula fibrosa;che non dà metastasi e resta nella sede di origine; che può essere aspor-tato chirurgicamente, con guarigione completa del paziente. Mentre iltumore maligno ha una rapida proliferazione di cellule, con grado dimaturità variabile (talora molto immature), la mancanza di una capsulafibrosa, l’accrescimento invasivo con infiltrazione progressiva dei tessutie degli organi circostanti, la capacità di dare origine a localizzazionisecondarie (metastasi) lontane dalla sede primitiva d’insorgenza deltumore.
Valenza di genere: affermazione in tutti gli ambiti della sfera pubblicae privata di soluzioni, a partire da bisogni ed esigenze differenti, che nongenerino discriminazioni di sesso.
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Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio (ASP)
Istituita con Legge regionale 16/99 è l’organo strumentale della Regionein materia sanitaria. Essa fornisce informazioni e conoscenze scientificheutili per il governo e la gestione del Servizio Sanitario Regionale, attra-verso le funzioni di: a) sistema informativo sanitario della Regione Lazio b) epidemiologia c) supporto tecnico-scientifico all’ Assessorato alla Sanità. L’ASP, il cui funzionamento è disciplinato dallo Statuto e dal Regolamento,è suddivisa in sei servizi le cui aree di attività sono disciplinate da un pro-gramma pluriennale.
L’Osservatorio Nazionale per la Prevenzione dei Tumori Femminili
L’Osservatorio Nazionale per la Prevenzione dei Tumori Femminili è statopromosso dalla Lega Italiana per la Lotta ai Tumori (LILT) e collabora conil Coordinamento Tecnico degli Assessori alla Sanità delle Regioni e delleProvince Autonome. All’Osservatorio hanno aderito fin dall’inizio ilGruppo Italiano per lo screening mammografico (GISMa) e il gruppoItaliano per il Cervico Carcinoma (GISCi). Un comitato tecnico-scientificone indirizza le linee di azione. Compiti dell’Osservatorio sono:1. promuovere e valutare lo stato dell’avanzamento dei programmi di
screening nelle singole Regioni Italiane, e i livelli di risposta dellapopolazione invitata.
2. valutare e sviluppare la qualità dei programmi tramite raccolta siste-matica e valutazione di indicatori di performance e di impatto; a talescopo sono state aiutate finanziariamente le survey annuali del GISMae del GISCi, queste survey oramai raccolgono informazioni su pro-grammi organizzati che coprono oltre il 50% delle donne italiane resi-denti. Le survey sono strutturate in modo da ottenere un grande det-taglio su tutto il processo organizzativo diagnostico terapeutico. Laquantità di indicatori che si definiscono sulla base dei dati raccolti per-mettono una valutazione approfondita dei singoli programmi.
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I partner della iniziativa
3. studiare i diversi modelli organizzativi a livello regionale. 4. cercare di valutare le attività non programmate di diagnosi precoce. 5. sviluppare la qualità dell’informazione e della comunicazione all’inter-
no dei programmi fra operatori e utenti, e complessivamente fra i pro-grammi di screening e l’insieme del mondo sanitario.
6. ricercare nuove forme per coinvolgere interlocutori esterni allo scree-ning e, possibilmente, esterni alla Sanità, nonché modalità per ascol-tare la voce delle utenti.
Croce Rossa Italiana (C.R.I.)
La Croce Rossa Italiana è un’Associazione riconosciuta come ente di dirit-to pubblico dalla legge n° 70 del 1975. Ausiliaria dei poteri pubblici, par-tecipa a tutti gli sforzi di prevenzione, di educazione, di protezione sani-taria e medico-sociale su tutto il territorio nazionale.Questo contributo all’evoluzione della società si traduce per mezzo dellapreoccupazione permanente di migliorare le condizioni generali della vitaed il benessere collettivo.A tal proposito, essa lavora su soluzioni innovatrici da portare nei dominidella casa, dell’impiego, dell’educazione, della salute e dell’integrazione.In partenariato con differenti attori sociali - imprese, associazioni, collet-tività locali e territoriali, Stato, Unione Europea e organismi dell’ONU - laC.R.I. si pone al cuore del dispositivo dell’azione sociale per tutto quelloche concerne i suoi campi di intervento: salute, solidarietà, soccorsi inItalia e nel mondo.L’insieme delle particolarità della Croce Rossa Italiana ne fa uno dei prin-cipali attori dell’azione sociale in Italia in quanto promotrice di progetti edi programmi al servizio dei più vulnerabili.La C.R.I. interviene soprattutto dove la necessità si fa sentire, secondo isuoi mezzi e le sue competenze. I valori che questa diffonde e le risorsedi cui dispone ne fanno una forza di azioni e di proposizioni di fonda-mentale importanza.
Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Facoltà di Sociologia - Dipartimento RiSMeS (Ricerca Sociale e Metodologia Sociologica “Gianni Statera”)
Il dipartimento RiSmes è una struttura universitaria che ha le finalità dipromuovere e realizzare la ricerca scientifico-sociale, di base e applica-ta, e di contribuire, in particolare, allo sviluppo della metodologia socio-logica.
36
La rubrica dei centri di screening attivi in Italia
Numeri e indirizzi per ottenere informazioni più dettagliate su chi, dove, come
Per l’aggiornamento di queste pagine può essere consultato il sitohttp://prevenzionetumori.asplazio.it
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