insegnare l’alimentazione per una relazione …

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MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE ANNO LXXIV - NN. 494-495-496 ott.-nov.-dic. 2011 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma I percorsi curricolari sull’alimentazione rappre- sentano una tappa fondamentale, una certezza, per tutti i livelli e curricoli scolastici; durante un recente corso di aggiornamento realizzato dal Comune di Roma per circa 400 insegnanti della scuola dell’infanzia, è risultato che l’alimentazione e i componenti alimentari vengono trattati già con bambini di tre anni. L’insegnamento dell’alimenta- zione umana viene giustamente considerato un punto fermo per la conoscenza di sé e la gestione della propria salute. L’approccio e l’impostazione nei corsi di Bio- logia sono generalmente orientati verso lo studio dell’anatomia e della fisiologia dell’apparato dige- rente, con approfondimenti e considerazioni sul- l’importanza di un’alimentazione “sana ed equili- brata”. Mentre è relativamente facile presentare le questioni anatomiche e fisiologiche dell’apparato digerente (anche se raramente vengono discusse in termini adattativi e comparativi) è decisamente più complesso e problematico insegnare cosa sia una alimentazione sana ed equilibrata. Questi aggettivi impongono alcune riflessioni, almeno per due moti- vi connessi tra loro. Il primo consiste nel fatto che diverse discipline si occupano di alimentazione: scienze biologiche e dell’alimentazione, antropologia, geografia, storia, economia, medicina ...; diversi professionisti sugge- riscono, interpretano, prescrivono cosa mangiare, propongono diete; anche non specialisti hanno le loro idee e le loro proposte, a riprova dell’interesse, ma anche della complessità del problema. Il secondo motivo consiste nell’evitare di ridur- re -in senso riduzionistico/lineare- le problematiche dell’alimentazione a visioni monolaterali, ai con- sueti percorsi sulla digestione, le necessità dieteti- che per età ed attività, ecc., trascurando una quan- tità di altri aspetti e la loro interconnessione. In particolare, possiamo ricordare che nella nostra società (impostata sulla produzione e il con- sumo) l’attenzione alimentare è concentrata sul valore calorico dei cibi: l’essenziale viene dato in calorie; sembra che la resa energetica sia il parame- tro più importante e meno attenzione viene data alla qualità della materia che immettiamo nell’organi- smo o questa viene vista generalmente in relazione alle calorie che produce. Il danno di questa strategia è notevole dal punto di vista culturale e formativo e quindi anche della cura e sanità personale. La bontà dei cibi non può prescindere dalla qualità della materia che li compo- ne e dalle modalità della loro produzione e consu- mazione: esistono in circolazione alimenti o bevande orribili qualitativamente, che tuttavia vengono cor- rentemente consumati perché più o meno calorici. UN NUOVO PARAMETRO PER INTRODURRE L ALIMENTAZIONE A SCUOLA: LA SOSTENIBILITÀ Una moderna e più trasversale visione biologi- ca-ecologica dell’alimentazione può offrire numero- INSEGNARE L’ALIMENTAZIONE PER UNA RELAZIONE SOSTENIBILE CON LA TERRA Nella nostra società l’attenzione ali- mentare è concentrata sul valore calori- co dei cibi e nessuna attenzione viene data loro qualità Diete Scienza dell’alimentazione Chimica Biochimica

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MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZEANNO LXXIV - NN. 494-495-496 ott.-nov.-dic. 2011 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

Ipercorsi curricolari sull’alimentazione rappre-sentano una tappa fondamentale, una certezza,per tutti i livelli e curricoli scolastici; durante

un recente corso di aggiornamento realizzato dalComune di Roma per circa 400 insegnanti dellascuola dell’infanzia, è risultato che l’alimentazionee i componenti alimentari vengono trattati già conbambini di tre anni. L’insegnamento dell’alimenta-zione umana viene giustamente considerato unpunto fermo per la conoscenza di sé e la gestione

della propria salute.L’approccio e l’impostazione nei corsi di Bio-

logia sono generalmente orientati verso lo studiodell’anatomia e della fisiologia dell’apparato dige-rente, con approfondimenti e considerazioni sul-l’importanza di un’alimentazione “sana ed equili-brata”. Mentre è relativamente facile presentare lequestioni anatomiche e fisiologiche dell’apparatodigerente (anche se raramente vengono discusse intermini adattativi e comparativi) è decisamente piùcomplesso e problematico insegnare cosa sia unaalimentazione sana ed equilibrata. Questi aggettiviimpongono alcune riflessioni, almeno per due moti-vi connessi tra loro.

Il primo consiste nel fatto che diverse disciplinesi occupano di alimentazione: scienze biologiche edell’alimentazione, antropologia, geografia, storia,

economia, medicina ...; diversi professionisti sugge-riscono, interpretano, prescrivono cosa mangiare,propongono diete; anche non specialisti hanno leloro idee e le loro proposte, a riprova dell’interesse,ma anche della complessità del problema.

Il secondo motivo consiste nell’evitare di ridur-re -in senso riduzionistico/lineare- le problematichedell’alimentazione a visioni monolaterali, ai con-sueti percorsi sulla digestione, le necessità dieteti-che per età ed attività, ecc., trascurando una quan-tità di altri aspetti e la loro interconnessione.

In particolare, possiamo ricordare che nellanostra società (impostata sulla produzione e il con-sumo) l’attenzione alimentare è concentrata sulvalore calorico dei cibi: l’essenziale viene dato incalorie; sembra che la resa energetica sia il parame-tro più importante e meno attenzione viene data allaqualità della materia che immettiamo nell’organi-smo o questa viene vista generalmente in relazionealle calorie che produce.

Il danno di questa strategia è notevole dal puntodi vista culturale e formativo e quindi anche della

cura e sanità personale. La bontà dei cibi non puòprescindere dalla qualità della materia che li compo-ne e dalle modalità della loro produzione e consu-mazione: esistono in circolazione alimenti o bevandeorribili qualitativamente, che tuttavia vengono cor-rentemente consumati perché più o meno calorici.

UN NUOVO PARAMETRO PER INTRODURRE

L’ALIMENTAZIONE A SCUOLA: LA SOSTENIBILITÀ

Una moderna e più trasversale visione biologi-ca-ecologica dell’alimentazione può offrire numero-

INSEGNARE L’ALIMENTAZIONE PER UNARELAZIONE SOSTENIBILE CON LA TERRA

Nella nostra società l’attenzione ali-mentare è concentrata sul valore calori-co dei cibi e nessuna attenzione vienedata loro qualità

Diete

Scienzadell’alimentazione

Chimica Biochimica

2 SCIENZA E TECNICA, NN. 494-495-496, 2011

se prospettive di alto valore formativo, non solo perla conoscenza delle strutture e della dieta umane,ma anche per affrontare le catastrofiche problemati-che che il nostro secolo ci riserva e per costruirecon gli studenti abilità tecniche e atteggiamentiresponsabili verso l’ambiente sociale e fisico.

Gli argomenti che abitualmente sono oggetto diinsegnamento scolastico restano validi se non tra-scurano altri percorsi possibili; se aiutano i ragazzia conoscere le molte sfaccettature connesse con l’a-limentazione e a costruirne una visione globale; seli abituano a ragionare criticamente e a interrogarsianche sui pressanti problemi ambientali che debbo-no e dovranno affrontare, tra i quali l’alimentazioneè preponderante.

Le numerose conferenze internazionali sullaconservazione dell’ambiente e delle risorse, tra lequali quella di Rio de Janeiro (1992) e quella diJohannesburg (2002), hanno esortato ad introdurreanche nell’educazione il concetto di Sviluppo Soste-nibile1. L’UNESCO, in particolare, ha indetto ilDecennio per l’Educazione allo Sviluppo Sostenibi-le (UN Decade 2005-2014) per richiamare l’atten-zione sulla necessità di preparare i cittadini, soprat-tutto i giovani, alle emergenze ambientali.

Come scienziati e come educatori, non sentia-mo nostro l’obiettivo dello Sviluppo Sostenibile, cheavrebbe dovuto rappresentare la Sfida del XXI Seco-lo: questo programma, infatti, non è mai stato con-vincente sul piano delle possibilità di realizzazione(è paradossale pensare ad una progressione dellosviluppo economico con incremento dei consumi eproduzione di merci, compatibile con le risorse dellaTerra, con l’equilibrio degli ecosistemi e con la

capacità della biosfera di assorbire gli effetti dell’a-zione umana), né tanto meno sul piano educativo.

Lo Sviluppo Sostenibile è sostanzialmente uncompromesso tra economia, politica ed ambiente.L’educazione allo Sviluppo Sostenibile non aiuta,quindi, le nuove generazioni e non accompagna latrasformazione sociale, non ha l’ampiezza sufficien-te a fondare un progetto di società, meno ancora diumanità (Sauvé, 2002). Al contrario, il concetto diSostenibilità2, supportato da scienziati, educatori,filosofi, sociologi, economisti, anche con nuovi pro-getti e movimenti come la “Decrescita felice”(Latouche, 2007) o la “Prosperità senza crescita”(Jackson, 2011) o la “Ecologia profonda” (Naess,

1994) sembra più adeguato a formare nuova culturae nuove società; già da anni, quindi, lo stiamo riem-piendo di obiettivi, significati e percorsi educativi(vedi ad es. Tilbury e Wortmann, 2004; Sterling,2006, ma anche tante altre esperienze e curricoli intutto il mondo).

Il progetto della Sostenibilità prevede compor-tamenti/cambiamenti sociali ed economici capaci diassicurare un futuro alla Terra, benessere a tutti iviventi, rispetto dell’ambiente a tutti i livelli; supe-ra, quindi, la prospettiva di crescita economica ePantropocentrismo dello Sviluppo Sostenibile. Le

Non è paradossale pensare aduno sviluppo economico compati-bile con le risorse della terra.

La Sostenibilità prevede cambiamentisociali ed economici capaci di assicura-re un futuro alla Terra, benessere a tuttii viventi, rispetto dell’ambiente a tutti ilivelli.

1 Sviluppo sostenibile è, secondo la definizione data nel 1987 dalla Commissione Mondiale sull’ambiente e lo Sviluppo (WCED), “Unosviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. LoSviluppo Sostenibile punta, quindi, alla crescita economica, compatibile tuttavia con un’equità sociale, un equilibrio con l’ambiente ed unmantenimento delle risorse terrestri.

2 Sostenibilità può essere vista come la capacità di un sistema di sostenere se stesso in relazione al suo ambiente interno ed esterno.Considerando che tutti i sistemi sono costituiti da sottosistemi e sono parte di più ampi meta-sistemi (Sterling, 2003).

implicazioni della Sostenibilità sull’alimentazione esui cambiamenti delle nostre società sono determi-nanti. Nella scuola si può costruire una nuova/diversa cultura dell’alimentazione per un oggi ed unfuturo sostenibili.

L’ultimo State of the World (2011), il documen-to che annualmente il Worldwatch Institute pubblicaper analizzare lo stato della Terra e suggerire pro-getti per la Sostenibilità, si intitola “Nutrire il Pia-neta” ed è dedicato proprio all’alimentazione ed allepratiche alimentari sostenibili. Vale la pena quindi,sperimentare percorsi curricolari capaci di attribuirenuove e più ampie dimensioni educative e valorialiai termini sano ed equilibrato, coerentemente con iprogetti della Sostenibilità a livello individuale,sociale, ambientale in senso lato.

Dai significati che daremo a questi termini puòdipendere la qualità della vita della specie umana, lasopravvivenza ed il benessere delle altre specieviventi, della Terra stessa. Insegnare quindi l’ali-mentazione, come conoscenza e gestione di sé ecome strumento e percorso per la Sostenibilità.

PAROLE CHIAVE PER INSEGNARE UN’ALIMENTAZIO-NE SOSTENIBILE

Un percorso educativo consapevole sull’alimen-tazione può partire dalla domanda (o da una rifles-sione personale degli insegnanti) su cosa riteniamobuono da mangiare o sano ed equilibrato per lanostra specie. Questa domanda stimola un’analisiconsapevole sulle diverse concezioni e visioni, suilimiti e sugli stereotipi che esistono sull’alimenta-zione. “Buono da mangiare”, ad esempio, è il titolodi un famoso libro di un altrettanto famoso antropo-logo, Marvin Harris (2006), che analizza con acutez-za la relazione tra qualità del cibo, abitudini di vita eclassi sociali. Quali parametri potremmo allora con-siderare attendibili per trovare una risposta? La bio-logia fornisce la base di conoscenza per trovare larisposta o le risposte coerenti con la Sostenibilità.

In una visione sostenibile dell’alimentazione iparametri biologici dovrebbero essere associati alleparole chiave della Sostenibilità stessa, ad esempio,benessere e salute per tutte le popolazioni delmondo (presenti anche in Agenda 21, il documentodell’ONU prodotto nel corso della Conferenza diRio de Janeiro, 1992). Queste implicano il conside-rare tra i parametri dell’alimentazione non solo

quantità ma anche qualità del cibo. Altre parole chiave sono ecologia, conservazio-

ne dell’ambiente e delle risorse e salvaguardia dellabiodiversità (United Nations, 1992); quindi, anche

le relazioni ecologiche, la conservazione degli eco-sistemi e delle altre forme di vita vanno presi inconsiderazione come parametri per un’alimentazio-ne umana sostenibile. Ma nella definizione diSostenibilità entrano anche elementi come giustizia,equità, diritti (United Nations, 1992); in un mondoin cui molte popolazioni sono affamate, in cui molticibi sono prodotti senza rispetto dei diritti umani edi quelli di altre specie, anche questi aspetti dovreb-bero essere presi in considerazione come ulteriori

SCIENZA E TECNICA, NN. 494-495-496, 2011 3

SOMMARIO

Insegnare l’alimentazione per una relazionesostenibile con la Terra pag. 1

La povertà degli italiani non interessaalla classe politica » 8

INSERTO - Spunti della ricerca sanitariadel Ministero della Salute » 9

Terapia ormonale post-menopausale e informazionealle donne. Risultati di un percorso di ricerca » 19

NOTIZIARIO

Arte e scienza in piazza » 22

Collaborazione Italia-Usa » 23

Alimentazione ed emozioni sono connesse: leemozioni influenzano la scelta dei cibi e ilcibo influenza le emozioni attraverso le suecaratteristiche organolettiche e la sua caricasimbolica

Nella definizione di Sostenibilità entra-no anche elementi come giustizia,equità, diritti

parametri. Il cibo, nella nostra specie, non agisce solo

come mezzo di sostentamento materiale, ma anchecome elemento della relazione sociale e di caratte-rizzazione di identità; quindi, l’alimentazione impli-ca anche aspetti socio-culturali ed etici. In un’otticadi Sostenibilità è altrettanto importante valutareanche l’impatto sociale dell’alimentazione. L’ali-mentazione sostenibile si presenta quindi come unfenomeno/problema da affrontare con un approcciosistemico3 e complesso4. D’altra parte, sistemicità ecomplessità sono parimenti considerate parole chia-ve della Sostenibilità ed in particolare dell’educa-zione alla Sostenibilità; il pensiero sistemico e com-plesso è ritenuto infatti indispensabile per attivare ilcambiamento culturale necessario per affrontare lesfide sociali ed ambientali del nostro secolo (Pal-chetti, 2004; Morin, 1993, 2000, 2001; Sterling,2003; Tilbury e Wortman, 2004).

PERCORSI EDUCATIVI SOSTENIBILI

SULL’ALIMENTAZIONE

Alcuni concetti chiave sui quali costruire unpercorso curricolare sistemico e complesso sull’ali-mentazione sostenibile potrebbero essere i seguenti.

L’alimentazione umana e la rete della vitaLa paleontologia e la genetica testimoniano che

siamo una specie nata nelle savane africane, prima-riamente raccoglitrice essenzialmente di vegetali,che ha imparato a procurarsi, prodursi e preparare ilcibo (Cavalli Sforza, 2000; Diamond, 2006; Eibl-Eibesfeldt, 1998). Il carattere biologico che mag-giormente ha inciso sull’evoluzione della specieumana è forse la cultura, che ha permesso allanostra specie di “addomesticare” la natura.

Tuttavia, i cambiamenti hanno allontanato laspecie umana dai ritmi naturali ed hanno profonda-mente alterato il rapporto, anche alimentare, con laTerra, oltre che aver inciso profondamente sugliecosistemi naturali (Nebbia, 2005). Restiamo

comunque esseri viventi, biologicamente equipara-bili agli altri, con i quali condividiamo le stesse pro-prietà emergenti. I fenomeni biologici di base sonoinfatti simili e condivisi dai batteri fino agli organi-smi più complessi.

Le più recenti visioni della biologia esaminanoe descrivono i viventi come sistemi aperti che scam-biano materia, energia e informazione con l’am-biente esterno (Buiatti, 2000; Campbell, 1995).Nella “materia vivente” (Buiatti, 2000) identifichia-mo molti livelli di organizzazione sistemica: ad es.bio-molecole, cellule, tessuti, organi, individui,popolazioni, comunità biotiche, Gaia (cioè la Terravista come supersistema o superindividuo, con unamolteplicità di sottosistemi, il cui funzionamentodipende dal coordinamento e dalla salute dei sotto-sistemi; Lovelock, 2011).

Le conseguenze di questa visione sono potenti,perché prospettano la nostra natura biologica comesottosistema del sistema Gaia; siamo in relazionecon tutti gli altri viventi della Terra, con i qualicostituiamo una “Rete della vita” (Capra, 1997) esiamo sottoposti alle stesse leggi che regolano l’uni-verso, leggi che oggi rivelano l’interdipendenza el’interrelazione di tutti i fenomeni. Non possiamoconcepirci quindi come unici o separati in nessunadelle nostre funzioni, tanto meno l’alimentazione,che costituisce proprio il primo e fondamentalescambio di energia e materia con il resto dell’am-biente.

Attraverso l’alimentazione (e la respirazione),infatti, noi assumiamo dal e restituiamo materiaall’universo. La materia alimentare costituisce tuttele nostre strutture e dalla stessa materia ricaviamoenergia chimica per la costruzione delle strutturestesse e per le altre attività vitali (autopoiesi, auto-organizzazione, auto-replicazione, omeostasi, ecc.).

L’alimentazione biologicamente adatta allaspecie umana e sostenibile prevede il rispetto di unaserie di caratteristiche chimiche/organolettiche emodi di trattare il cibo (produzione, preparazione,cottura, ecc.) che ci fanno escludere da subito i cibicon ingredienti chimici non corrispondenti allamateria del protoplasma o cibi artefatti, o artificial-mente conservati, prodotti o cotti con tecniche non-naturali. Ma non basta! Alimentazione ed emozioni

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3 La teoria generale dei sistemi (Von Bertalanffy, 2004) ci ha stimolato ad interpretare i fenomeni della Terra in chiave sistemica, cioè comeinsieme di elementi interrelati/interdipendenti, le cui proprietà non corrispondono alla somma delle proprietà dei singoli componenti, mapiuttosto a “particolari/specifiche” proprietà che derivano dal funzionamento coordinato e dalle interrelazioni tra i vari elementi delsistema. Per capire un sistema occorre quindi analizzare componenti, processi e relazioni interne ed esterne. I sistemi hannoorganizzazione gerarchica, ma ogni livello gerarchico è collegato a quello precedente e seguente.

4 Complessità viene intesa, sensu Morin (1993, 2000, 2001) come termine che deriva da complexus -tessuto insieme- e sta ad indicare lacoesistenza di molti aspetti, strutture, problemi, ecc. inseparabili, interrelazionati fortemente connessi tra loro, per cui un solo punto divista o prospettiva non descrive realmente la realtà.

La nostra natura biologica è un sottosistemadel sistema Gaia: siamo in relazione con tuttigli altri viventi della Terra

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sono connesse, nel senso che le emozioni influenza-no scelte e consumi dei cibi, ma questi influenzanole emozioni, attraverso le loro caratteristiche orga-nolettiche ed i loro significati e simboli culturali5.

Tutte le forme e le discipline di alimentazionenaturale e tradizionale conoscono gli effetti del cibosulle emozioni. Anche questo aspetto, quindi, vaconsiderato nella scelta di un’alimentazione sana edequilibrata. Ma nel concetto di salute vanno inseriteulteriori problematiche, ad esempio cibi animali ovegetali! cibi provenienti dalle nostre aree geografì-che-ecologiche o anche esotici! Le risposte vannocercate ancora nelle caratteristiche biologiche dellanostra specie e nelle parole chiave della sostenibilità.

Il ruolo ecologicoIl ciclo della materia -più ancora che i flussi di

energia- è una chiave per capire la relazione con ilcibo e dare ulteriori risposte per un’alimentazionesostenibile. Il ciclo della materia ci dice, infatti,qual è la nostra collocazione nei vari passaggi e tra-sformazioni della materia; ci dice anche qual è ilnostro ruolo ecologico -consumatori di primo ordi-ne-; ci permette di capire come la materia passa odovrebbe passare in noi; quindi anche quale mate-ria, cioè la qualità chimica e fisica del cibo chedovremmo consumare.

La materia, che circola nell’universo e checostituisce anche il cibo, è la stessa trasformata neivari passaggi (il Carbonio dei nostri costituenti cel-lulari si è formato nelle esplosioni delle stelle); ogni

individuo la riceve, la trasforma e la restituisce informa diversa. Così come avviene nel respiro. Nonsiamo sistemi isolati; siamo organizzati gerarchica-mente, siamo sottosistemi di Gaia, siamo in relazio-ne con tutti i sistemi dell’universo ed in particolarecon la “rete della vita”. Non è sana, equilibrata osostenibile, quindi, un’alimentazione che incidasugli ecosistemi terrestri, sull’economia della natu-ra (Ricklefs, 1999) e sulla biodiversità.

Un solo clamoroso esempio: per produrre ifamosi hamburger della catena di Fast Food McDo-nald’s ai prezzi correnti, è in corso da anni una siste-matica distruzione delle foreste del Sudamerica;queste vengono tagliate per far posto ai pascoli perle vacche McDonald’s. La desertificazione prodottaè stata chiamata tra gli ecologi “effetto McDonald’s”(Myers, 1984; “kitchen theory of deforestation”).

Insostenibile è qualsiasi forma di alimentazioneche si basi sulla produzione di cibi che distruggonola Terra; ricordiamo a proposito le desertificazioniprodotte dalle coltivazioni industriali, intensive odalle monoculture; l’alterazione dei terreni e dellefalde acquifere con diserbanti, anticrittogamici,concimi chimici; la distruzione di foreste per farposto a piantagioni come la palma da olio, ecc.;l’alterazione di ecosistemi naturali, come quellodelle mangrovie, sistematicamente distrutto per farposto all’allevamento di gamberi.

La biologia e la Sostenibilità ci aiutano a defi-nire quali siano i comportamenti alimentari ecologi-camente corretti, in equilibrio con l’ambiente e sti-molano all’uso di cibi locali. Non a caso, per secoli,il legame tra cibo ed area geografica/ecologica èstato forte (i cibi si riconoscono facilmente come“etnici”, “tradizionali”): si consuma infatti e siimpara ad utilizzare ciò che si trova/cresce nel pro-prio habitat o che con questo è compatibile.

L’Unesco sta dichiarando le tradizioni alimen-tari “Patrimonio dell’umanità”, non solo perchédeterminano particolari caratteristiche fisiche ed uncarattere forte di identità culturale, ma anche perchégeneralmente rappresentano un modello di alimen-tazione in equilibrio con il proprio ambiente.

5 Questo fenomeno è ormai riconosciuto da tutte le scienze mediche, nel bene... vedi effetto cioccolata e nel male ... vedi le sindromi damerendine che producono iperattività negli studenti. Ne è un esempio il consumo del triptofano, un amminoacido essenziale. Questo èprecursore della serotonina e della melatonina, per cui agisce sui cioccolato, nell’avena, nelle banane, nei datteri, nelle arachidi, nel latte enei latticini. Il consumo di questi cibi, quindi, influisce sulle emozioni, attraverso il triptofano.

L’Universo è il nostro cibo: il Carbonio deinostri costituenti cellulari si è formato nelleesplosioni delle stelle

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Alimentazione e socialitàLa specie umana è un sistema complesso: gli

aspetti fisici, chimici, biologici, culturali, sociali siintrecciano indissolubilmente, anche nell’alimenta-zione. Di conseguenza, buono da mangiare o sanoed equilibrato se riferito alla nostra specie, includealtri aspetti oltre a quelli nutrizionali, fisiologici edanche ecologici in senso stretto.

Siamo una specie fortemente sociale, irrinun-ciabilmente gregaria (De Waal, 2006). Il caratteresociale umano è connesso all’alimentazione. Lasocialità è un vantaggio evoluzionistico nella ricer-ca e nella produzione del cibo: raccolta, coltivazio-ni, allevamenti, caccia, ecc. sono lavori generalmen-te gregari. In un regime naturale -in apparenza oggidimenticato- tutti i membri di un gruppo, anche ipiù deboli possono averne un vantaggio, in quantogeneralmente non restano esclusi dal consumo delcibo procurato collettivamente.

D’altra parte, il vantaggio non è solo nellaricerca, bensì anche nel legame sociale che crea. Lasoddisfazione della fame è uno stimolo potentedella vita: offrire cibo ha un grande significatosociale e crea legami forti (madre-figlio, famiglia,gruppo, popolazione, ecc.). L’offerta del cibo è con-nessa alla sopravvivenza, ma nella nostra specie (enon solo) ha assunto presto anche carattere rituale

(il cibo si offre a chi si ama, chi si rispetta, chi siritiene amico; si usa per pacificare, ben disporre,celebrare, ecc..).

La condivisione ed il consumo conviviale delcibo sono elementi di coesione forti della nostraspecie. Il cibo condiviso e consumato insiemeaccompagna tutti gli eventi più o meno importantidella nostra vita (matrimoni, funerali, riunioni trafamiglie ed amici), come testimonia tutta l’antropo-logia culturale, ma anche la nostra quotidianità.

Il cibo ha avuto in quasi tutte le culture caratte-re sacro. Ricordiamo i riti della preparazione e lefigure speciali o specializzate dedicate alla prepara-zione del cibo e le simbologie ad esse associate.Ricorre in tutta la storia umana l’associazione tracibo e pace. Tuttavia l’alimentazione caratterizzaeconomicamente e culturalmente le classi sociali(esiste cibo da ricchi e da poveri...) ed ancor peggio

è carente in molte regioni della Terra. Benessere di tutti gli umani, stabilità/legame

sociale e Sostenibilità sono strettamente legati. Inuna specie sociale nessuno dovrebbe togliere ai con-specifici la possibilità di sopravvivenza e benessere,cioè esercitare violenza attraverso il cibo o, comun-que, dovrebbe agire perché questo non accada.

In una visione sistemica (ma anche etica) lasalute/la malattia, la felicità/l’infelicità, il benesse-re/il disagio del singolo sono collegati con quellidelle società, degli altri viventi e della Terra. L’ali-

Il legame tra cibo ed area geografica èforte: si consuma e si utilizza ciò che sitrova/cresce nel proprio habitat e checon questo è compatibilie

Ricorre in tutta la storia umanal’associazione tra cibo e pace

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mentazione sostenibile lo è, quindi, anche social-mente e prevede necessariamente cibo per tutti erispetto dei diritti umani.

Le conoscenze biologiche supportano che esi-stano “naturalmente” un’etica ed una morale nellespecie sociali (de Waal, 2006) e che queste sianoinseparabili anche dai comportamenti alimentari.L’etica che dovrebbe esistere nella nostra specie vaestesa a tutti i viventi della Terra. Questi vanno sal-vaguardati non solo in un’ottica di “garanzia di con-servazione” delle risorse terrestri.

L’alimentazione è sostenibile se nella produzio-ne e consumo di cibo si riconosce il valore intrinse-co di tutte le specie e se i viventi che sono oggettodi alimentazione non sono considerati esclusiva-mente come oggetto di consumo per la sopravviven-za umana.

Esistono progetti educativi che trattano lasostenibilità dell’alimentazione? Uno dei più famosial mondo è il Programma di Ecoliteracy sviluppatoa Berkley -California- da scienziati ed educatori

della fama di Fritjov Capra, che ha come obiettivieducativi l’alfabetizzazione ecologica e la compren-sione dei processi attraverso i quali la natura sostie-ne la vita (Ecoliteracy. Education for Sustainabi-lity), l’insegnamento e la pratica della Sostenibilitàattraverso lo studio, la coltivazione, la cura ecologi-ca e sociale del cibo a scuola.

Nel sito web del Programma c’è un’ampiasezione dedicata agli insegnanti, con indicazioni,consigli ed esperienze educative legate all’alimenta-zione (www.Ecoliteracy.org; teach): molte scuole“verdi”, nel mondo, hanno progetti simili. Anchenel nostro Paese, molti programmi educativi, a tuttii livelli scolastici, prevedono l’esperienza degli orti,con produzione naturale-ecologica di cibo e/o laconsumazione a scuola di soli cibi naturali, biologi-ci, equo-sostenibili ed anche la preparazione collet-tiva e rituale del cibo (in particolare in EmiliaRomagna).

I numerosi progetti delle Fattorie Scuola oanche le mense biologiche, ormai molto diffuse,possono costituire parte integrante dell’insegnamen-to e delle riflessioni curricolari. Anche l’osservazio-ne dei comportamenti alimentari di altre specie ani-mali può introdurre agli aspetti adattativi dell’ali-mentazione e fornire elementi per ridare senso allaparola “naturale”.

ELISABETTA PALCHETTI

Museo Civico di Zoologia - Roma

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L’alimentazione è sostenibile se i viventioggetto di alimentazione non vengonoconsiderati esclusivamente comeoggetto di consumo per la sopravviven-za umana

8 SCIENZA E TECNICA, NN. 494-495-496, 2011

Anche l’assise (una conferenza stampa al ver-tice del G-20) in cui l’ex capo del “Non èuna frase fatta né un luogo comune”. Forse

non per tutti –i politici- ma per quelli che contano,almeno in quel momento, sembra essere purtroppola verità. Chi non ricorda un Berlusconi prima nega-tore della crisi e poi dello stato di povertà dell’italicagente: “i ristoranti sono pieni”. Come per altre coseil buon Silvio non ha inventato nulla ha solo ripresoun atteggiamento di Bettino Craxi, confermando,però, la distanza fra la classe politica e i problemilegati alle condizioni di vita delle fasce più margina-li della popolazione con un atteggiamento di indiffe-renza che qualcuno ha definito “antico, radicato epersistente nella storia italiana”.

Governo ha pronunciato quella storica frase,non depone a favore della nostra classe politica. Lafrase oramai, consegnata alla storia della politicaitaliana, è la seguente: “Mi sembra che in Italia nonci sia una forte crisi. La vita in Italia è la vita di unpaese benestante, i consumi non sono diminuiti, pergli aerei con fatica si riesce a prenotare un posto, iristoranti sono pieni, i posti di vacanza nei pontisono iper-prenotati ...”.

Alcuni di noi hanno notato come Berlusconiabbia, appunto, quasi ripetuto a memoria la dichia-razione che un altro “storico” presidente del Consi-glio (Bettino Craxi) aveva pronunciato a commentodella pubblicazione del primo rapporto redatto dallaCommissione di indagine sui temi della povertà.Secondo i calcoli di quella Commissione, i poveri(adottando una misura di povertà relativa) nel 1983erano oltre 6 milioni (ovvero l’11,1 per cento dellapopolazione). Questa ricerca produsse un vivacedibattito nel Belpaese ed, a margine della presenta-zione ufficiale del rapporto, anche Craxi ridimen-sionò a parole l’entità del problema, arrivandoanche lui ad ironizzare sulle conclusioni della Com-missione: “Al presidente del Consiglio (Craxi) igiornalisti chiesero se riteneva possibile che ci

fosse ancora della povertà nella quinta potenzaindustriale del mondo. La risposta fu: quando vadoin giro vedo i negozi pieni di ogni ben di Dio, iristoranti affollati, la gente che fa le vacanze all’e-stero… Mah, non saprei” (ricostruzione di ErmannoGorrieri).

Atteggiamenti, questi, più subdoli -ma nonmeno indicativi- del classico “il popolo ha fame?Allora dategli delle brioches…”. I ristoranti sono unluogo di ritrovo ma non certo per i poveri: i poverinon frequentano i ristoranti e non viaggiano inaereo. Per ciò la frase rileva e rivela la distanza frala classe politica e la popolazione, tutta e non soloquella povera, perché la povertà, per molti, è unaprobabilità da evitare ma tutt’altro che remota.

Questo atteggiamento di disinteresse e di rifiu-to è antico e, forse, perciò duro a morire: nell’Italianon democratica, per un cinquantennio (1861-1911), la lotta alla povertà era materia di competen-za dei prefetti: i poveri interessavano in quantocausa di problemi di ordine pubblico1. Durante ilventennio, non quello berlusconiano ma quellofascista, l’orientamento fu comunque di dissimula-re, per ovvi motivi propagandistici, il fenomenodella povertà.

Solo nel secondo dopoguerra, con la democrazia,la povertà, pur rimanendo un tabù, cominciò a traspa-rire come un fenomeno socialmente rilevante degnodi studio, anche perché il fenomeno aveva raggiuntodimensioni tali da non poter essere assolutamente esemplicemente ignorato. Logicamente furono finan-ziate numerose indagini conoscitive, anche nellaforma di inchieste parlamentari: su queste la CaritasItaliana (rapporto 2011 sulla povertà) ha sentenziato“Non si può certo affermare che non ci siano stati

LA POVERTÀ DEGLI ITALIANI NONINTERESSA ALLA CLASSE POLITICA

La vita in Italia è la vita di un paese bene-stante, i consumi non sono diminuiti…, iristoranti sono pieni…

1 AMENDOLA N., SALSANO F. e VECCHI G. 2011. Povertà, in G. VECCHI, “In ricchezza e in povertà. Il benessere degli italiani dall’Unità aoggi”, Il Mulino, Bologna

segue a pagina 17

La ricerca, intesa quale attività finalizzata a produrre nuove conoscenze da divulgare con valore uni-versale, costituisce il principale strumento di evoluzione di un paese moderno. Essa, infatti, svoltain molteplici campi della conoscenza umana, permette di consolidare i risultati ottenuti e di rag-

giungerne altri, migliorando costantemente le condizioni della popolazione con l’elevazione del tenore divita in maniera stabile e duratura. Questa attività, inoltre, rappresenta il miglior investimento che uno statopossa realizzare per il proprio futuro.

Se si vuole ridurre la dipendenza dall’estero in alcuni settori, vi si deve investire di più incentivando-ne la specifica ricerca fino al conseguimento degli obiettivi sperati, necessari alla naturale evoluzionedella società. Essa costituisce, quindi, il mezzo che permette ad una nazione di progredire con le propriegambe realizzando ciò di cui ha bisogno, correlato alle proprie specifiche esigenze.

A questo proposito, in base al D.lgs. 5 giugno 1998, n 204, è istituito il Programma nazionale dellaricerca (PNR), che fornisce un quadro della situazione in cui si trova la ricerca scientifica e tecnologica eformula, in tale ambito, indirizzi e proposte del governo. Il documento, di durata triennale, aggiornatoannualmente, “…definisce gli obiettivi generali e le modalità di attuazione degli interventi alla cui realiz-zazione concorrono, con risorse disponibili sui loro stati di previsione o bilanci, le pubbliche amministra-zioni…”. Tuttavia, in Italia, la spesa per la ricerca scientifica ammonta attualmente a poco più di 18miliardi di euro, raggiungendo appena l’1,1% del PIL, percentuale molto bassa rispetto a quella ricono-sciuta agli stati più industrializzati del mondo.

Quanto ai ricercatori, il loro numero supera di poco i 71.000, con una incidenza di 3,3 ogni 1.000lavoratori, nettamente inferiore a quello che si registra, ad esempio, in Francia e Germania, dove se necontano, rispettivamente, 186.000 e 267.000. Inoltre, la percentuale dei nostri giovani laureati che si tra-sferisce all’estero è tripla di quella relativa alle maggiori nazioni europee, mentre lo stipendio medio di unneolaureato italiano è di poco superiore alla metà di quello percepito all’estero. Questa posizione di retro-guardia nel contesto internazionale comporta conseguenze negative nel campo scientifico e tecnologico,con immancabili riflessi sulla bilancia dei pagamenti, avendo necessità di importare ciò che potrebbeessere progettato e prodotto dal nostro paese.

Malgrado la conoscenza diffusa di questo stato di fatto e le evidenti ripercussioni che esso comporta,la situazione continua a rimanere critica e non vi sono, almeno per il momento, concreti segnali di prossi-mi miglioramenti. Alla base di tale posizione di stallo c’è, probabilmente, la mancanza di una vera cultu-ra della ricerca che, appannaggio di pochi, non è riuscita a penetrare là dove vengono prese le decisioni

importanti per il futurodella nazione e dovesono assegnate le risorseper le attività considera-te strategiche.

È certamente piùfacile acquistare all’oc-correnza il prodotto fini-to, senza attendere annie spendere ingentisomme per finanziare levarie fasi necessarie allaricerca. Ma così non siincentiva lo studio, nonsi creano ricercatori,non si impegnano risor-se utili a creare nuove

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SPUNTI SULLA RICERCA SANITARIADEL MINISTERO DELLA SALUTE

SPESA PER RICERCA E SVILUPPO (R&S) IN PERCENTUALE DEL PIL - ANNI 1963-2008

SPESA PER R&S IN PERCENTUALE DEL PIL

opportunità e preziosi posti di lavoro e, in ultimaanalisi, non si può programmare un avvenire autono-mo e sicuro. Senza un serio impegno per la ricerca,soprattutto quella scientifica e tecnologica, non c’èeffettivo progresso per un paese, tanto meno per l’I-talia.

Se questa tendenza non dovesse cambiare, sirischierebbe un progressivo impoverimento culturaledal quale, poi, difficilmente si potrebbe uscire.Eventuali cambiamenti di rotta avrebbero bisogno di tempi non certo brevi per potersi assestare su unanuova strada, con ulteriori, costosi ritardi prima di poter conseguire i primi utili risultati. Comunque, se lavolontà politica dovesse decidere per una serie di iniziative utili a dar vita ad una ricerca moderna, degnadi questo nome, la situazione scientifica italiana farebbe un decisivo passo in avanti, anche se non nell’im-mediato, con un vantaggio generalizzato in termini economici e culturali.

Ciò che viene investito in questo settore produce, a breve-medio termine, quale naturale conseguenza,risultati interessanti a condizione che si attui una valida attività di programmazione in base alle proprierisorse attuali ed alle necessità future, non trascurando la continua evoluzione che caratterizza il settorescientifico. Alla luce di questa difficile situazione, acquista valore l’obiettivo di portare l’investimentocomplessivo per la ricerca al 2% del PIL entro i prossimi anni, per consentire quel salto di qualità neces-sario all’Italia per operare in una situazione di sostanziale parità con gli altri paesi europei.

RICERCA SANITARIA

Con la legge 23 dicembre 1978, n. 833 è stato istituito il Servizio sanitario nazionale (SSN), che harappresentato un evento di eccezionale importanza per l’assistenza sanitaria italiana. L’impianto dell’inte-ro sistema si basa sulla centralità del cittadino destinatario delle cure che deve fornirgli il Servizio nellasua globalità, articolata nei momenti della prevenzione, della cura e della riabilitazione. Tali principi ispi-ratori riguardano anche la ricerca sanitaria, ossia l’attività tendente alla produzione di nuove conoscenzeattraverso l’uso di metodi scientifici per affrontare problemi relativi alla salute.

Applicata alla sanità pubblica, essa consiste nella produzione e diffusione delle innovazioni di cui habisogno la popolazione per tutelare, non solo nel presente ma anche nel futuro, il proprio stato di salute.Tutto ciò, con la caratteristica prioritaria di privilegiare la prevenzione delle malattie e la promozionedella salute, anziché potenziare semplicemente l’assistenza sanitaria. Ma la sua specifica finalità vieneindividuata dal D.lgs. 30 dicembre 1992, n. 502 che, all’art.12-bis, recita: “La ricerca sanitaria rispondeal fabbisogno conoscitivo e operativo del Servizio sanitario nazionale e ai suoi obiettivi di salute, indivi-duato con un apposito programma di ricerca previsto dal Piano sanitario nazionale.”

Gli obiettivi di salute derivano in gran parte dai risultati della ricerca, poiché il progresso scientificoconsiste essenzialmentenell’individuazione diterapie innovative enella proficua erogazio-ne di prestazioni sanita-rie ai cittadini. Non v’èdubbio che risultatiimportanti in questocampo si possono otte-nere solamente con l’ap-porto della ricerca, chenecessita di risorse con-sistenti e, soprattutto,continue. I maggioricosti affrontati per lepatologie complessesono in parte compensa-

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La percentuale di giovani laureati che sitrasferisce all'estero è il triplo di quelladelle maggiori nazioni europee: lo sti-pendio medio di un neolaureato italia-no è di poco superiore alla metà diquello percepito all'estero.

SPESA SOSTENUTA PER ATTIVITÀ DI RICERCAE SVILUPPO INTRA MUROS PER MACRO AREA

ANNO 2008

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ti da una diminuzione delle spese per alcune malattie, oggi meglio curabili di un tempo, grazie ad una effi-cace attività di prevenzione.

Tuttavia, poiché le considerazioni fatte precedentemente per la ricerca in generale valgono anche perquella sanitaria, quest’ultima si trova in uno stato di sensibile sofferenza a causa delle sempre più limitaterisorse cui fare affidamento, aggravata dal fatto che il suo campo di applicazione influisce direttamentesulla salute umana. Questo particolare ramo della ricerca ha, invece, bisogno di notevoli investimenti perassicurare al cittadino, adesso considerato paziente/cliente, una sanità al passo con i tempi, così comeavviene nei paesi più avanzati.

Pertanto, è necessario promuovere in campo sanitario, con ogni mezzo, la ricerca e l’innovazione tec-nologica; ciò può avvenire tramite finanziamenti pubblici e privati, di provenienza nazionale, comunitariaed internazionale. Per ognianno, il Piano sanitario nazio-nale (PSN) prevede il rag-giungimento di determinatiobiettivi; questi possono esse-re conseguiti concentrando tutti i mezzi di cui dispone il Servizio sanitario nazionale, al fine di favorireun’attività di ricerca di alto livello scientifico. A questo proposito il Ministero della salute, tramite fondiappositamente stanziati a carico del bilancio dello stato, dà il suo contributo ai soggetti che, a vario titolo,fanno ricerca nel settore sanitario.

Dette risorse, per evitare dannose dispersioni, vanno coordinate in un quadro unitario -in cui sonoindividuate tutte le componenti che caratterizzano la ricerca italiana in questo campo- che si concretizza-no nella predisposizione del Programma di ricerca sanitaria (PRS). Tale documento, previsto dall’art. 11,comma 3, del D.lgs. 19 giugno 1999, n. 229, individua, sostanzialmente, i principali obiettivi idonei amigliorare lo stato di salute della popolazione, favorendo la ricerca e la sperimentazione nei servizi sanita-ri di particolare rilevanza, anche con la verifica dei risultati conseguiti.

Il Programma, con validità triennale, è adottato dal Ministro competente, sentita la Commissionenazionale per la ricerca sanitaria (CNRS), d’intesa con la Conferenza stato-regioni. L’attività di ricercasostenuta dal suddetto Dicastero costituisce uno strumento di notevole rilevanza per la politica sanitariadel governo; la sua peculiare caratteristica è costituita dalla domanda, che viene formulata direttamentedal Ministero stesso, in qualità di principale responsabile degli obiettivi da conseguire. La ricerca sanita-ria, che risponde essenzialmente al fabbisogno del Servizio sanitario nazionale, nonché all’esigenza disperimentare l’organizzazione dei servizi al cittadino e di favorire l’attività delle professioni interessate, sidivide in corrente e finalizzata.

La prima è la ricerca scientifica diretta a sviluppare le conoscenze fondamentali in settori specificidella biomedicina e della sanità pubblica, che viene attuata attraverso la programmazione triennale deiprogetti istituzionalidegli organismi diricerca nazionali, daparte di soggetti pub-blici e privati, la cuiattività è stata ricono-sciuta dallo statocome diretta al perse-guimento di fini pub-blici. Tali soggettisono: l’Istituto supe-riore di sanità, l’Istitu-to superiore per laprevenzione e la sicu-rezza del lavoro, l’A-genzia per i servizisanitari regionali, gliIstituti di ricovero e

Il progresso scientifico consiste nell'individuazione di terapieinnovative e nell'erogazione di prestazioni sanitarie ai cittadini

SPESA PER RICERCA E SVILUPPO TOTALEE SOSTENUTA DALLE IMPRESE IN ALCUNI PAESI UE

ANNO 2008 (IN PERCENTUALE DEL PIL)

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cura a carattere scientifico, pub-blici e privati, gli Istituti zoopro-filattici sperimentali.

La ricerca finalizzata, inve-ce, attua gli obiettivi prioritari,

biomedici e sanitari, individuati dal Piano sanitario nazionale, e viene finanziata in base ad un bandoannuale, appositamente predisposto, contenente le modalità per la presentazione dei progetti, per la sele-zione delle proposte e per l’erogazione dei fondi. Detta attività, approvata dal Ministro della salute, diconcerto col Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, allo scopo di favorire il necessariocoordinamento scientifico, è svolta dai soggetti istituzionali sopra indicati, ai quali si aggiungono le regio-ni.

Alla realizzazione dei progetti possono concorrere, sulla base di specifici accordi, le università, ilConsiglio nazionale delle ricerche ed altri enti, ma è prevista anche la collaborazione di imprese che ope-rano nel settore. Il Dicastero della salute, nell’esercizio della funzione di vigilanza sullo sviluppo dei pro-getti di ricerca ed il conseguimento dei risultati previsti, si avvale della collaborazione tecnico-scientificadella Commissione nazionale per la ricerca sanitaria, precedentemente citata, che opera presso la Direzio-ne generale della ricerca scientifica e tecnologica del Dipartimento dell’innovazione.

Essa ha compiti consultivi ai fini della programmazione della ricerca corrente e finalizzata e, in parti-colare, svolge attività di consulenza e proposta in merito agli obiettivi della ricerca in materia sanitaria, alriconoscimento degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, alle linee guida di ricerca, alla sele-zione ed al monitoraggio dei progetti, alla valutazione e diffusione dei risultati nonché a tutte le questioniche le vengono sottoposte nel settore di competenza. La Commissione è presieduta dal Ministro dellasalute, è composta da rappresentanti delle università, del mondo scientifico e delle regioni, e dura in cari-ca cinque anni.

I contributi erogati dal Dicastero anzidetto hanno lo scopo di incentivare la ricerca sanitaria nei suoimolteplici aspetti tenendo sempre presente, comunque, l’andamento del governo clinico e l’organizzazio-ne dei servizi sanitari. Per il finanziamento dell’attività di ricerca, si adottano i principi ed i criteri conte-nuti nel D.P.R. 13 febbraio 2001, n. 213; le modalità di ripartizione, insieme alla valutazione complessivadello stato di avanzamento dei progetti presentati nella fase programmatoria, danno luogo al formale prov-vedimento di approvazione delle tabelle relative all’effettiva ripartizione dei fondi.

In particolare, i criteri posti a base per l’assegnazione del finanziamento destinato alla ricerca corren-te, la cui cadenza è annuale,sono stati modificati nelcorso degli anni per arrivare,attualmente, a porre in evi-denza, in modo particolare,il carattere scientifico dellaricerca. Tra i vari criteri pre-scelti, sono da ricordare ilvalore dell’impact factor1

degli articoli pubblicati suriviste scientifiche, la valuta-zione dei brevetti, nazionalied internazionali, la validitàed originalità dei progetti ela qualità dell’assistenza,misurata dal peso medio del-l’indice di case-mix2.

La ricerca corrente sviluppa le conoscenze fondamentali insettori specifici della biomedicina e della sanità pubblica

SPESA TOTALE PER RICERCA E SVILUPPO PER MACRO AREA

ANNI 1999-2008 (IN PERCENTUALE DEL PIL)

1 L’ impact factor (IF) o fattore d’impatto è un indice sintetico che misura il numero medio di citazioni ricevute in un particolareanno da articoli pubblicati in una rivista scientifica nei due anni precedenti.

2 L’indice di case-mix (ICM) esprime la complessità relativa dei casi trattati da una struttura sanitaria in rapporto alla complessitàmedia dell’insieme delle strutture sanitarie di un dato paese nel periodo considerato.

SCIENZA E TECNICA, NN. 494-495-496, 2011 13

Per la ricerca finalizzata, oltre ai fondi specifici, previsti dai bandi annuali e destinati alla realizzazio-ne dei progetti, è ammessa la possibilità del cofinanziamento da parte di soggetti privati, al fine di incre-mentare le risorse disponibili in un ambito di particolare interesse per lo sviluppo scientifico-sanitario delpaese. Nella tabella seguente vengono riportati gli importi che sono stati impiegati per finanziare, a variotitolo, il settore della ricerca sanitaria nel corso del 2010.

Come risulta evidente, i soggetti che maggiormente usufruiscono dei contributi messi a disposizionedal Ministero della salute sono i 43 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Queste strutture sani-tarie, in pratica ospedali e case di cura, che sostanzialmente si equivalgono dal punto di vista numerico trapubbliche e private, come è noto, svolgono, accanto alla tradizionale attività assistenziale, anche quellaspecifica di ricerca.

Per i compiti svolti e per i risultati conseguiti, essi costituiscono poli di eccellenza nelle disciplineoggetto del riconoscimento scientifico, caratteristica, questa, che, per competenza, viene puntualmenteverificata ogni tre anni dal citato Dicastero. Gli Istituti sono distribuiti su buona parte del territorio nazio-nale, prevalentemente nell’Italia centro-settentrionale, con una particolare concentrazione nella regioneLombardia. Con l’entrata in vigore del D.lgs.16 ottobre 2003, n. 288, ha avuto luogo il riordino degliIRCCS che, dopo anni di provvedimenti parziali e transitori, incapaci di definire l’intera materia, hannofinalmente una specifica ed organica disciplina che prevede, tra l’altro, per quelli pubblici, la possibilità diessere trasformati in Fondazioni.

Altro punto importante nelriordinamento degli Istituti diricovero e cura a carattere scien-tifico è quello relativo alla figu-ra del Direttore scientifico,responsabile della ricerca, nomi-nato dal Ministro della salute,

Tra i vari criteri prescelti il valore dell'impact factor degliarticoli pubblicati, la valutazione dei brevetti, la validitàed originalità dei progetti e la qualità dell'assistenza (indi-ce di case-mix).

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sentito il Presidente della regione interessata. La procedura di nomina è stata successivamente perfeziona-ta con l’emanazione del D.P.R. 26 febbraio 2007, n. 42, concernente il regolamento che reca disposizioniin materia di Direttori scientifici degli IRCCS pubblici.

Circa l’attività di ricerca che gli Istituti portano avanti, è da notare che la stessa è in prevalenza di tipotraslazionale, quella, cioè, che produce risultati immediatamente trasmissibili all’attività clinica e, quindi,al letto del malato; essa rappresenta, così, la migliore integrazione tra ricerca di base e pratica clinica nontralasciando, tuttavia, di perseguire l’efficacia degli interventi sanitari. La sintesi tra queste due attivitàporta, necessariamente, notevoli progressi nella tutela della salute e permette, quindi, di indirizzare i risul-tati ottenuti verso il Servizio sanitario nazionale. Tale impostazione comporta indiscussi miglioramenti neiprocedimenti di cura dei pazienti e, soprattutto per quel che concerne l’innovazione tecnologica, nell’edu-cazione continua in medicina (ECM), la cui importanza è stata confermata dai soddisfacenti traguardi rag-giunti nel giro di pochi anni.

In epoca recente sono stati finanziati i progetti più svariati, che hanno spaziato dall’oncologia allacardiologia, dalla riabilitazione agli anziani, dalla terapia del dolore alle malattie rare. Da una inizialedistribuzione pressoché indifferenziata delle risorse, si è passati alla predisposizione di proposte specifi-che contenenti obiettivi validi e concretamente realizzabili, allo scopo di verificarne l’impatto reale e diimpedire una dannosa parcellizzazione dei mezzi a disposizione.

Quanto all’esame dei progetti presentati, questi sono affidati alla valutazione di soggetti esterni,secondo la tecnica della “peer rewiew”, cioè di controllo alla pari, per cui i valutatori, in genere tre perogni singolo studio, non si conoscono fino al momento in cui vengono riuniti per attribuire il punteggio

di merito.

EVOLUZIONE E PROSPETTIVE

Il risultato di tale complessaattività porta necessariamenteall’individuazione di terapiemirate per i malati, dovute ad

una precisa identificazione delle patologie, anche quelle più difficili da scoprire, grazie all’impiego diapparecchiature sofisticate in grado di individuare, tra l’altro, lesioni piccolissime, con una precisione finoa pochi anni fa inimmaginabile.

La ricerca continua porterà, quindi, alla diagnosi precoce di malattie per le quali ancor oggi non esisteuna cura precisa, nonché alla preparazione di farmaci specifici per singoli pazienti, allo scopo di limitarnegli affetti negativi, senza dimenticare le possibilità offerte dalla medicina rigenerativa mediante l’utilizzodi cellule staminali i cui risultati, seppur iniziali, lasciano ben sperare per i futuri sviluppi della nuovametodica.

Il Dicastero della salute, nell’ambito delle sue competenze in materia di ricerca, ha sempre cercato diincentivare l’unione tra i soggetti appartenenti alla stessa area scientifica di attività con le altre istituzionipresenti in ambito nazionale. Esso, infatti, nel corso degli ultimi anni, ha favorito la formazione di aggre-gazioni per la realizzazione di importanti progetti, anche al fine di accedere ai diversi fondi esistenti adisposizione dei ricercatori.

Questa scelta è stata effettuata con il preciso obiettivo di fornire al cittadino un servizio che rispondain maniera adeguata alla domanda sempre più incal-zante di salute, inserita in un sistema capace di ero-gare una buona sanità. Per cercare di raggiungere taliobiettivi, considerate le risorse necessarie e quellerealmente a disposizione, ci si è progressivamenteorientati, con sempre maggiore convinzione, verso lacostituzione di reti strutturali di ricerca, a caratterenazionale, tra diversi soggetti, pubblici e privati,interessati ad ottenere risultati comuni, attraversouna concreta collaborazione che coinvolga uomini e mezzi, con sicuri risultati scientifici ed economie dispesa certamente non trascurabili.

L’iniziativa comporta un’oculata collocazione delle risorse, un coordinamento degli investimenti in

Sono stati finanziati progetti che hanno spaziato dall'onco-logia alla cardiologia, dalla riabilitazione agli anziani e dallaterapia del dolore alle malattie rare.

La salute collettiva trae vantaggio dairisultati della ricerca in campo pretta-mente umano ed anche da quell iottenuti nell'ambito degli animali edegli alimenti.

SCIENZA E TECNICA, NN. 494-495-496, 2011 15

tecnologia, un’esatta valutazione dei traguardi rag-giunti e, non ultima, un’attenta analisi delle ricadutedi tali azioni sul Servizio sanitario nazionale. Attual-mente, il problema della collaborazione scientifica èstato affrontato con la nascita dell’Alleanza contro ilcancro (ACC) e dell’Associazione per le neuroscien-ze cliniche e riabilitative (ANCR).

La prima è un’associazione costituitasi nel 2002 presso il suddetto Ministero che, al fine di raziona-lizzare l’attività di ricerca, ha dato vita a vari progetti comuni tra gli IRCCS oncologici, con lo scopo fon-damentale di promuovere lo scambio di informazioni e conoscenze, nonché di condividere i risultati rag-giunti utilizzando le specifiche competenze, da rendere immediatamente disponibili a tutti i componentidell’Alleanza. A questa ha fatto seguito, nel 2008, la rete delle neuroscienze che, sulla base del successoottenuto dalla precedente iniziativa, rappresenta un ulteriore esempio di collaborazione nella ricerca sani-taria promossa dal Dicastero della salute. La sua costituzione, pur non trascurando le malattie del binomiosistema nervoso-mente, è scaturita dallo studio sui danni causati dall’ictus che, nei paesi più industrializ-zati, rappresenta la prima causa di invalidità permanente, mentre in Italia questa patologia sta al terzoposto tra le cause di morte, dopo le malattie cardiovascolari ed i tumori.

Nell’ambito delle conoscenze in materia sanitaria, è ormai abbastanza diffuso il concetto che la salutecollettiva tragga vantaggio non solo dai risultati della ricerca in campo prettamente umano, ma anche daquelli ottenuti nell’ambito degli animali e degli alimenti. Infatti, il Dipartimento per la sanità pubblicaveterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti del Ministero di cui si tratta, tramite l’azione svoltadalle proprie Direzioni generali, coordina la ricerca degli Istituti zooprofilattici sperimentali (IZS), in col-laborazione con la Commissione nazionale per la ricerca sanitaria.

Tali Istituti, diffusi in varie regioni italiane, grazie alle numerose sedi periferiche, svolgono un’inten-sa attività nel settore specifico di competenza, mediante l’attuazione di progetti mirati di valenza ancheinternazionale. Il loro impegno spazia dallo studio di nuove tecniche diagnostiche a quello per uniformarei protocolli terapeutici, con il risultato finale di fornire le migliori prestazioni sanitarie possibili nel pro-prio campo di attività.

Ulteriore obiettivo di rilievo della sanità pubblica veterinaria è quello di definire gli indicatori dibenessere degli animali – di interesse zootecnico, di affezione e di quelli destinati alla sperimentazione –nonché di predisporre le necessarie linee guida di riferimento. Compito degli IZS è anche quello di forniresoluzioni urgenti in caso di malattie animali diffusive che possono costituire un pericolo per l’uomo. Intempi recenti si è avuta, infatti, la diffusione -tanto per citarne alcune- dell’influenza aviaria, della BSE edella brucellosi che, tra l’altro, hanno provocato gravissimi danni al patrimonio zootecnico nazionale.

In ambito comunitario, la sicurezza alimentare è tenuta nella massima considerazione attraverso lapredisposizione di norme che disciplinano l’intero ciclo della produzione degli alimenti, dove ogni singolafase viene individuata ed esaminata, al fine di evitare eventuali problemi che possano mettere a rischio lasalute dei consumatori.

Pertanto, la ricerca effettuata in questo settore tende essenzialmente alla prevenzione dei fattori dirischio ed al potenziamento del controllo di tutta la filiera, non trascurando l’immediata comunicazione aicittadini nel caso di emergenze che dovessero improvvisamente verificarsi. Le gravi conseguenze, incampo sociale ed economico, derivanti dalle malattie di origine veterinaria verificatesi nel continenteeuropeo negli ultimi trent’anni, hanno spinto la normativa comunitaria e, quindi, la ricerca ad indirizzarsiverso il miglioramento del controllo di tali patologie e l’incremento della difesa, sia per la popolazioneche per gli stessi animali.

Specifico impulso viene dato allo studio sulle malattie infettive delle specie domestiche nonché sullosviluppo di tecnologie che siano in grado di proteggere efficacemente l’industria zootecnica il cui destina-tario finale, comunque, rimane sempre il consumatore. In particolare, la ricerca sulle infezioni animalitende innanzitutto ad individuare la loro origine mediante un appropriato sistema di rilevamento, per poipassare al controllo ed alla gestione del prevedibile rischio, servendosi di un’adeguata attività diagnosticae dell’industria farmaceutica di settore.

Il finanziamento di tale ricerca non opera in maniera organica; infatti, a livello di stati, vari organismi,pubblici e privati, forniscono il loro contributo, ma solo in taluni casi sulla base di specifici piani naziona-

L'attività di ricerca sanitaria avrà inve-stimenti consistenti se gli obiettivisono occasioni di progresso scientificoe tecnologico.

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li. In Europa, il finanziamento è avvenuto a seguito di programmi quadro, istituiti allo scopo di incentivarela competitività e di favorire la collaborazione tra i ricercatori, nonché con la predisposizione di diverseiniziative tendenti alla creazione di apposite reti.

Considerato il notevole impegno economico destinato dai paesi dell’Unione europea alle attività diricerca nella sanità animale -impegno che ultimamente ha sfiorato i 500 milioni di euro- è quanto maiopportuno attuare un coordinamento tra le varie azioni al fine di garantire una certa competitività al nostrocontinente in questo settore, coinvolgendo opportunamente i governi, le istituzioni scientifiche e le indu-strie.

Le recenti emergenze -come l’influenza aviaria- hanno dimostrato la necessità degli sforzi sostenutima, al tempo stesso, la mancanza di un concreto coordinamento della ricerca tra tutti i principali soggetti,coinvolti a vario titolo. Tutto ciò ha portato, in quest’ultimo periodo, alla nascita di gruppi di lavoro euro-pei capaci di acquisire informazioni sulle varie attività di ricerca nazionali e sulle loro fonti di finanzia-mento, nonché di sviluppare metodologie per il controllo delle malattie animali di rilevanza globale chepossono costituire una reale minaccia per la salute umana.

Resta, comunque, il fatto che la ricerca in sanità deve essere in grado di influenzare la politica sanita-ria, al fine di consentire alle conquiste ottenute di trasformarsi in decisioni e, quindi, realizzazioni concre-te di interesse comune. L’opinione pubblica deve avvicinarsi con sempre maggiore convinzione al mondoscientifico e, tanto più, alla ricerca da cui derivano le applicazioni pratiche, con tutte le conseguenze posi-tive che comporta, necessariamente, una diffusa condivisione del fenomeno.

A tale scopo, è necessario ottenere il sostegno della collettività mediante una efficace comunicazionedei vantaggi derivanti dalla ricerca per la salute come degli eventuali rischi che, preventivamente affronta-ti, non devono più costituire motivo di incertezza e, meno che mai, di sospetto. Le varie componenti inte-ressate del paese, infatti, per la parte di propria competenza, dovrebbero adoperarsi al fine di incentivarela ricerca in questo settore semplificando, innanzitutto, i procedimenti burocratici e, poi, unendo risorsepubbliche e private, gratificare a vario titolo le innovazioni effettivamente realizzate.

Tutto ciò, sulla base di una cultura scientifica aperta alle novità e di una politica illuminata che faciliticoncretamente le iniziative meritevoli di sostegno, coordinando i relativi interventi e le potenzialità dispo-nibili al momento. L’attività di ricerca sanitaria potrà, comunque, contare su investimenti più consistentisolo se gli obiettivi indicati saranno considerati quali potenziali occasioni di progresso scientifico e tecno-logico. Pertanto, grazie anche ad una razionale concentrazione degli impegni programmatici e delle relati-ve risorse, tendente ad evitare l’attuale frammentazione delle iniziative, sarà possibile portare la ricercaitaliana in sanità a livelli di eccellenza tali da competere in ambito internazionale e conseguire quei risul-tati che già oggi possono riscontrarsi nelle iniziative di tutto rispetto intraprese grazie ai pur limitati con-tributi erogati dal Ministero della salute.

ANTONELLO SANÒ

BibliografiaBORGHI R., LO BALSAMO B., La ricerca nel servizio sanitarionazionale, in Università di Bologna, La ricerca nel ServizioSanitario Nazionale, Bononia University Press, Bologna, 2009,13-83.CASTELLO G., La logica della disuguaglianza, Cuzzolin Edito-re, Napoli, 2006, 277-325.GENSINI G.F., TRABUCCHI M., Trent’anni di ricerca clinica inItalia: un’evoluzione lineare?, in Fondazione Smith Kline,1978-2008: trent’anni di Servizio Sanitario Nazionale e di Fon-dazione Smith Kline, Società editrice il Mulino, Bologna, 2008,385-392.MINISTERO DEL LAVORO, DELLA SALUTE E DELLE POLITICHE

SOCIALI, Relazione sullo Stato Sanitario del Paese 2007-2008,Roma, 2009, 585-594.MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICER-CA, Programma Nazionale per la Ricerca (ai sensi del D.lgs. 5giugno 1998, n. 204, art.1, comma 2 ) – Allegato, Roma, 2005,37-38, 85-91.MUZZI A., PANÀ A., La ricerca in Sanità pubblica e l’XI Confe-renza di Sanità pubblica, in Igiene e Sanità Pubblica, VolumeLXV, N.5, Editore Iniziative Sanitarie, Roma, Settembre/Otto-bre 2009, 419-425.SANÒ A., Gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico(I.R.C.C.S.), in Atti della LXIX Riunione della Società italianaper il progresso delle scienze, Parma, 2007, 209-224.

SCIENZA E TECNICA, NN. 494-495-496, 2011 17

interventi a favore dei pove-ri, negli oltre sessant’annidi vita repubblicana, ma si ètrattato prevalentemente diinterventi locali, settoriali,occasionali, che di fatto sisono rivelati ininfluentinella riduzione dellapovertà nel nostro Paese”.Nulla di buono…

Non cambiò molteneppure nei famosi anniSettanta, anche se il temacominciò ad attrarre l’attenzione della comunitàscientifica italiana quale conseguenza della crisipetrolifera e del rallentamento dell’economia mon-diale. La prima stima istituzionale della povertà è,infatti, del 1979, anche se pubblicata tardivamentenel 1982, a cura di Giovanni Sarpellon. Da questa siarrivò all’istituzione della Commissione di indagine,tanto cara a Craxi, era il 1984.

Arriviamo a oggi: la crisi economica ha resoattuale il tema delle condizioni di vita degli italianie lo storico problema della povertà deve essereaffrontato utilizzando sostanzialmente treconcetti/indicatori: “povertà relativa”, “povertàassoluta” e “vulnerabilità alla povertà”.

La povertà relativa è la misura della povertàadottata come standard di riferimento dall’UnioneEuropea: per cui sono “relativamente poveri” gliindividui il cui reddito sia inferiore a una frazionedel reddito medio, o mediano, della popolazione diriferimento. Per capire secondo Eurostat sono pove-re tutte le famiglie il cui reddito (per adulto equiva-

lente) è inferiore al 60 per cento del reddito media-no. Per l’Istat, che adotta anche il criterio dell’inter-national standard of povertà, sono povere, invece,tutte le famiglie il cui reddito è inferiore al 50% delreddito medio nazionale.

60 o 50 che sia la percentuale è evidente che levariazioni della quota di individui poveri sul totaledella popolazione possono dipendere anche davariazioni del reddito medio nazionale, in assenzadi un eventuale peggioramento (o miglioramento)delle condizioni di vita delle famiglie prossime allasoglia di povertà. Inoltre qualora il reddito di tuttele famiglie italiane dovesse aumentare nella stessamisura, la povertà relativa rimarrà invariata.

La povertà relativa non rappresenta tanto unindicatore di povertà quanto di disuguaglianza.

La misura di povertà assoluta, adottata dallaBanca Mondiale, si basa su di una soglia non legataalla distribuzione del reddito ma identificata dalvalore di un paniere di beni e servizi ritenuti essen-ziali in un determinato contesto sociale. Per cui la

composizione e il valore del paniere muta-no ovviamente nel tempo ma non in ragionedella variazione del reddito medio naziona-le, quanto in ragione della variazioni deiprezzi, delle preferenze individuali e socialie della struttura socio-demografica di riferi-mento.

L’attuale soglia di povertà assoluta delBel Paese è chiaramente diversa dalla sogliadi povertà assoluta ai tempi di Cavour eGaribaldi, e non solo perché è variato ilvalore della moneta ma perché si è modifi-cato il paniere di beni e servizi ritenutiessenziali e sono anche mutate le esigenzenutrizionali degli italiani. L’incidenza dellapovertà assoluta sembra, perciò, rappresen-tare un buon indicatore di povertà, indipen-

Figura 1. Indice di diseguaglianza nella distribuzione dei redditi (GINI) in 30 paesi Ocse

Figura 2. Povertà relativa

segue da pagina 8 “La povertà degli italiani non interessa alla classe politica”

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dente dal concetto di disuguaglianza.Nell’ambito del 150mo dell’Unità Fino è stata

condotta una ricerca che ha prodotto una stima del-l’incidenza nazionale della povertà assoluta in Italiadal 1861 al 2008. Si tratta di un andamento decre-scente con fasi di accelerazione e stagnazione. Adesempio l’incidenza della povertà passa dal 45 percento di fine Ottocento all’attuale 4,4 per cento, mail “benessere” sembra concentrato negli anni Settan-ta del Novecento: difatti in un decennio (1970-1981)l’incidenza passa dal 20 per cento a meno del 5 percento. Di contro l’ultimo ventennio mostra unasostanziale stagnazione.

Il dato nazionale nasconde, però, ampie dispa-rità regionali (la famosa statistica dei due polli). Laprospettiva storica evidenzia un aumento, continuo,di rischio di povertà che incorre chi, per assurdo,emigri dal Nord verso il Sud del Bel Paese: anche inquesto caso siamo di fronte ad una “questione meri-dionale”.

Certo la povertà assoluta non può essere asso-ciata a una nozione di povertà estrema: la soglia dipovertà assoluta dipende dal valore di ciò che vieneritenuto essenziale per un’esistenza dignitosa, ade-guata al contesto sociale cui ci si riferisce. Pertantoe in teoria, la soglia di povertà assoluta potrebbe

essere maggiore della soglia di povertàrelativa. Per intendere: la dinamica diver-gente della povertà assoluta tra il Nord e ilSud del Belpaese testimonia solo il falli-mento del processo d’integrazione econo-mica tra le due aree.

Altro concetto interessante è quellocollegato alla vulnerabilità alla povertà:questo indicatore non misura la povertàattuale ma quella probabile. Sono vulnera-bili le famiglie che hanno una probabilitàsuperiore alla media nazionale di patire,nei dodici mesi successivi, un episodio dipovertà: si tratta, quindi, di famiglie giàpovere e che non hanno mezzi e possibilitàper uscire domani da questa condizione(povertà cronica) e di famiglie, non ancorapovere, che non hanno strumenti atti a far

fronte in maniera adeguata ad eventuali spese signi-ficative ma non eludibili.

La vulnerabilità è una misura prospettica che daindicazioni circa l’evoluzione del fenomeno povertà.Sebbene manchino, nel Bel Paese, analisi quantitati-ve sistematiche della vulnerabilità economica, alcu-ne stime preliminari hanno fornito che sembranosuggerire dimensioni non preventivabili del fenome-no. Dal 1985 al 2001 si stima che circa la metà dellapopolazione aveva un rischio elevato di cadere inpovertà: il gruppo dei vulnerabili è composto sia dafamiglie povere sia e soprattutto da famiglie “non”povere. Il 40 per cento circa delle famiglie “non”povere era ed è vulnerabile: lo studio evidenziacome, parallelamente ad una povertà assoluta stabi-le, anche in leggera flessione, emerga una fragilitàeconomica delle famiglie italiane.

L’Italia non è certo un paese povero: però negliultimi decenni abbiamo patito un sostanziale decli-no del reddito pro-capite con un notevole incremen-to delle disuguaglianze, tanto che oggi è uno deipaesi con maggiore disparità nella distribuzione deiredditi non solo in Europa ma in tutta la comunitàdei paesi Ocse. Nel Belpaese il 20% delle famigliepiù ricche detiene il 40% del reddito totale naziona-le, di contro il 20% delle famiglie più povere perce-

pisce redditi pari soloall’8% del reddito totale.

In Italia la povertà hacaratteristiche che la ren-dono particolarmente insi-diosa: in molti paesi lapovertà colpisce soprattut-to anziani e disoccupati,nel Belpaese colpisce le

Figura 3. Incidenza della povertà

Figura 4. Vulnerabilità economica delle famiglie italiane

SCIENZA E TECNICA, NN. 494-495-496, 2011 19

famiglie con figli, anche quelle in cui vi sia almenoun componente che lavora. Il 76% della povertàinfantile italiana riguarda bambini in famiglie conun genitore occupato (contro una media Ocse del47%). La situazione delle famiglie italiane appareparticolarmente penalizzata, soprattutto quelle configli piccoli. Come mostra un’approfondita ricercasulla povertà in Italia condotta dall’Istat, la presenzadi figli all’interno della famiglia si associa a undisagio economico superiore alla media. L’inciden-

za di povertà infatti risultapari al 14% tra le coppiecon due figli e al 22,8% traquelle con almeno tre, per-centuali che salgono rispet-tivamente al 15,5% e al

27,1% se i figli sono minori, contro una medianazionale dell’11%. Un dato allarmante anche con-frontato con gli altri paesi europei: il tasso medio dipovertà per le famiglie con figli è del 7% in Francia,9% in Inghilterra, per non parlare dei paesi del nordEuropa, dove oscilla tra il 2% della Danimarca e il4% di Svezia, Norvegia e Finlandia.

Però nel Belpaese, secondo due ex presidentidel consiglio, i ristoranti sono pieni….

LORENZO CAPASSO

Figura 5. Povertà infantile (%)in un campione di paesi europei(Fonte: Eurstat)

TERAPIA ORMONALE POST-MENOPAUSALEE INFORMAZIONE ALLE DONNE

RISULTATI DI UN PERCORSO DI RICERCA

Alla fine degli anni novanta il ricorso allaterapia ormonale sostitutiva ebbe un piccoin termini di prescrizioni e di consumi a

seguito della pubblicazione di alcuni studi osserva-zionali che ne indicavano i benefici sia per trattare isintomi della menopausa, sia per ridurre l’incidenzafutura delle malattie vascolari e dell’osteoporosi.Negli stessi anni, però, due ampi trial controllatirandomizzati -lo studio HERS (The Heart andEstrogen/progestinReplacement Study) e lo studioWHI (Women’s Health Initiative)- misero in discus-sione i dati precedenti, indicando un aumento delrischio di eventi vascolari e di carcinoma dellamammella nelle donne sane sottoposte a terapiaormonale.

Nel 2003 anche il Million Women Study rilevòla presenza di un’associazione tra l’assunzione della

terapia ormonale e l’aumento dell’incidenza di car-cinoma mammario. La diffusione dei dati di questistudi provocò una forte riduzione del consumo difarmaci per la terapia ormonale in menopausa intutti i paesi.

Per tutti questi motivi il progetto PartecipaSa-lute1 e il Sistema nazionale per le linee guida del-l’I.S.S.2 hanno promosso la Conferenza di Consen-so: “Quale informazione per la donna in menopau-sa sulla terapia ormonale sostitutiva?” allo scopodi fare chiarezza sulle prove disponibili riguardo

Quale informazione per la donna in menopau-sa sulla terapia ormonale sostitutiva? Una con-ferenza per fare chiarezza sulle prove disponi-bili riguardo all'uso della terapia ormonale

1 http://www.partecipasalute.it2 http://www.snlg-iss.it

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all’uso della terapia ormonale, conoscere i bisogniinformativi delle donne, valutare la qualità del-l’informazione rivolta sia ai medici, sia, soprattuttoalla popolazione femminile.

Infatti la pluriennale alternanza di posizioni eraccomandazioni sui rischi e benefici della terapiaormonale in menopausa, espresse dalle diverse isti-tuzioni e società scientifiche, ne ha penalizzato laqualità della comunicazione tra professionisti sani-tari e popolazione. Proprio per fare il punto delleevidence sulla terapia ormonale, per conoscere ibisogni informativi delle donne, per valutare la qua-lità dell’informazione rivolta ai professionisti sani-tari e, soprattutto, alla popolazione femminile, ilprogetto PartecipaSalute e l’Istituto Superiore diSanità avevano promosso, già nel 2007, una Confe-renza di Consenso sull’argomento.

Al fine, poi, di valutare l’impatto delle racco-mandazioni della Conferenza di Consenso, nel 2009partì il progetto “Con Me” (Conoscere la Menopau-sa), finanziato dall’AIFA, con l’obiettivo di imple-mentare e valutare un intervento multimodale di dis-seminazione attiva delle raccomandazioni conclusi-ve della Conferenza di Consenso in 4 regioni italia-ne. I risultati del progetto “Con Me” hanno permes-so di verificare l’efficacia dell’offerta multimodaledi disseminazione attiva delle raccomandazioni dellaConferenza di Consenso alle donne e di validare lametodologia adottata, che potrà, così, essere applica-ta anche in altre situazioni di controversie.

I due progetti sono andati ben oltre le loro fina-lità contingenti, essendo strutturati secondo criteridi qualità, quindi di oggettività e di interdisciplina-rità: hanno allestito un modello validato utilizzabileripetutamente in ogni settore. Tale modello ha insitala sua riproducibilità nella ricerca di multimodalitàdi disseminazione “a cascata” delle conoscenze,delle criticità, degli aspetti informativi e formativi,della lettura e analisi critica di messaggi e comuni-cazioni propinati all’opinione pubblica, con conti-

nua verifica dei risultati prodotti.La fenomenologia legata al periodo della

menopausa è composita e può indurre a trattarecome patologico quanto è preminentemente fisiolo-gico, con terapie che potrebbero rivelarsi inappro-priate, o dannose, come è appunto accaduto nelcaso della terapia ormonale in menopausa. Le inda-gini svolte a tal proposito hanno modificato profon-damente i criteri di valutazione sull’opportunità omeno di avvalersene, come e quando.

Di fatto, l’esperimento “terapia ormonale inmenopausa” è al limite tra la fase delle speranze diimpiego e quella che porta all’obsolescenza parzialeo totale del suo protocollo applicativo: averne rac-colto e opportunamente analizzato numerosi datirende ora disponibile una conoscenza idonea a valu-tare a priori o in itinere l’impiego o meno di terapiein stati fisiologici analoghi o affini (es. Osteoporosi).

Il modello generato per analizzare gli aspettidella terapia ormonale in menopausa può aiutare aidentificare correttamente altre problematiche affiniin una fase ancora di espansione e, quindi, offrireraccomandazioni opportune per la gestione di altrepotenziali patologie.

Ogni intervento farmacologico o terapeutico,

nelle incessanti interazioni biochimiche dell’organi-smo, può comportare tanto gli effetti sperati, quantouna miriade di variabili prevedibili e meno prevedi-bili, non sempre coerenti con gli effetti attesi. L’artemedica, scevra da elementi spuri, dovrebbe ridurrele incertezze, adattando al singolo soggetto e allasua storia ambientale eventuali percorsi di tipo far-macologico, avendo sempre presente la convenienzadel rischio-beneficio nel tentativo di eliminare oprevenire il sintomo o la patologia considerati.

A queste variabili vanno aggiunte la qualitàdell’informazione, tanto sulla realtà farmacologicaquanto su quella esperienziale relativa degli opera-tori specializzati e non, ma anche gli interessi eco-nomici di chi ha investito nella ricerca, nella produ-zione e distribuzione del farmaco o dei mezzi tera-peutici. Una maggiore consapevolezza porta a nuovistili di vita ma anche di comportamento di tutti glioperatori interssati.

Gli stessi parametri dovrebbero essere rappor-tati alle donne, a ogni singola donna, al suo ambien-te in senso lato, senza dimenticare che ogni infor-mazione ricade su un substrato consolidato di pre-

Una maggiore consapevolezza porta a nuovistili di vita ma anche di comportamento ditutti gli operatori interessati.

SCIENZA E TECNICA, NN. 494-495-496, 2011 21

gressa informazione e formazione, basato anche supregiudizi che vanno ad aggiungersi a loro voltaalla situazione cognitiva e ambientale, in senso lato,degli operatori sanitari con cui le donne hanno trat-tato, trattano e tratteranno il fenomeno.

Scopo del modello -basato su criteri, interagen-ti e convergenti, di qualità e multidisciplinarietà,applicabile a qualsiasi frattale ambientale, con coin-volgimento di customer interno e/o esterno, presen-tato in questo Convegno- è l’individuazione e l’usoconsapevolmente critico e autocritico di quantonoto e disponibile, tra cui:• Conoscenza il più possibile attendibile e oggetti-

va, ottenuta grazie alla disamina della letteraturainternazionale.

• Valutazione delle criticità come oggettive compo-nenti di ogni aspetto positivo del fenomeno, pre-ziose opportunità per porvi attenzione, prevenzio-ne ed eventualmente rimedio.

• Analisi critica della qualità della comunicazioneesistente da parte dei media più diffusi e dei for-matori di opinione pubblica finalizzata agli scopidel marketing.

• Scelta del linguaggio comunicativo più conve-niente da impiegare.

• Chiarezza espositiva in ogni opportuno registro.• Competenza nel portare le donne a formulare

domande piuttosto che a recepire passivamentepareri, prescrizioni o suggestioni.

• Liberare, per quanto possibile, il campo da frain-tendimenti, superficialità, approssimazioni, resti-tuendo alla donna la consapevole libertà di sce-gliere sulla base di corretta, realistica informazio-ne, tanto scientifica che umana.

• Spostare la donna dal ruolo di “paziente” a sogget-to centrale che si avvale di specialisti che, univoca-mente preparati, ne favoriscono scelte consapevolisulla base di ogni aspetto dello stadio fisiologicoche ogni donna si trova a vivere e sperimentare.

Il gruppo dei relatori ha rappresentato efficace-mente tanto la necessità, l’opportunità di attentapercezione dell’insieme del problema e della suaspecifica collocazione ambientale, quanto la neces-sità e l’opportunità di altrettanto attenta percezionedel dettaglio nelle dinamiche interattive di tutti i fat-tori nel tempo e nel vissuto delle persone.

Sono stati considerati anche i complessi, e avolte discutibili, aspetti dei conflitti d’interesse lega-

ti tanto al finanziamento quanto alla disponibilità diknow how in tema di ricerca e sperimentazione.

Per le suddette ragioni, la Conferenza di Con-senso proponeva un protocollo per stabilire parame-tri omogenei di rilevamento, la condivisione delleattività di applicazione e di monitoraggio che inte-ressano i gruppi di operatori composti da medici,ginecologi e di operatori misti.

E’ interessante l’aver usato l’immagine di“puzzle” per indicare la convergenza operativa dispecializzazioni e ruoli diversi, quali Ostetriche,Ginecologi, Medici di base, Farmacisti: il puzzle,sebbene formato da tessere diseguali, compone unae una sola immagine o forma.

La Conferenza si proponeva, quindi, una verifi-ca sulla qualità dell’informazione fornita sulla tera-pia ormonale in menopausa e in particolare:1. Quali aspetti della menopausa possono essere

divulgati come problemi di salute?2. Per quali scopi si può consigliare la TOS, a quali

donne, per quanto tempo?3. Su quali alternative, soprattutto non farmacolo-

giche, è utile maggiore informazione?4. Per quali quesiti è utile maggiore ricerca?5. Quali bisogni informativi hanno le donne?6. Come si può interpretare criticamente l’informa-

zione su questo tema? Quali rischi comporta unacattiva informazione rivolta al pubblico e aimedici? Come evitarli?

La ricerca continua, per il miglioramento conti-nuo, criterio scaturito storicamente dal Ciclo diDeming o ciclo PDCA: P – Plan = Pianificazione; D– Do = Esecuzione del programma, dapprima in con-testi circoscritti; C – Check = Prove e controllo, studioe raccolta dei risultati e dei feedbacks; A – Act = Azio-ne per rendere definitivo e/o migliorare il processo.

I quattro punti ripetuti in sequenza logica attua-no la ricerca di un miglioramento continuo nell’ap-plicazione del programma da contesti circoscritti acontesti sempre più ampi e generalizzati, valutandodi volta in volta e in ogni ambito a mezzo di tests dicontrollo, raccolta dati dei risultati, dei feedbacks,rapportando sempre il dettaglio all’insieme. Dopo le

Cambiare i l ruolo della donna da“paziente” passivo a soggetto attivoche compie scelte consapevoli

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azioni per rendere definitivo il sistema e i processi,il ciclo ricomincia, poiché “nulla perdura se non ilmutamento” (Eraclito) e il parametro operativoscelto deve verificare la sua efficacia al mutare delcontesto e dell’applicazione del processo.

Questo gruppo di ricercatori ha offerto una ric-chissima antologia di come sia possibile operarequando si coniugano determinazione sia nell’indivi-duare la realtà di un fenomeno, di un processo o di unprodotto sia nell’individuare criticità ed errori, tantonel proprio operato quanto in quello che viene propo-sto da altri. Il lavoro di analisi delle criticità e deglierrori, appunto, consente di individuare le idoneemisure di riduzione e mitigazione degli inconvenienti,

attuando di fatto il miglioramento della ricerca.Questo Convegno invita ad usare al meglio

l’autostima per muoversi nella realtà che non sem-pre è quella che appare, chiedendo di rimuovere latendenza a medicalizzare stati e fasi della vita pura-mente fisiologici. Colpisce, infatti, che tra gli ele-menti da analizzare oggettivamente nell’ambito diuna ricerca sulla gestione similpatologica di unafase fisiologicamente caratterizzata siano state con-template le varie forme di comunicazione all’opi-nione pubblica e il possibile impatto sulla stessa,secondo parametri definiti e stimabili.

Infine si è posto l’obiettivo di comunicare effi-cacemente i risultati della ricerca a tutte le fasce dipubblico interessate secondo linguaggi idonei adognuna, in modo che siano esse in grado di formu-lare domande, piuttosto che subire decisioni.

ANTONELLA LIBERATI

Arte e scienza in piazza™

Dopo il largo consenso di pubblicodello scorso anno con oltre 41.000presenze torna, dal 2 al 12 febbraio2012, Arte e Scienza in Piazza™,la manifestazione di diffusione dellacultura scientifica (organizzata dallaFondazione Marino Golinelli incollaborazione con il Comune diBologna) con otre 100 eventi tramostre, spettacoli, incontri conpersonalità del panorama scientificoe culturale, proiezioni di film,concerti, giochi in piazza elaboratori creativi tra arte e scienza.Il centro storico di Bologna, daPalazzo Re Enzo alla BibliotecaSala Borsa, da Palazzo D’Accursioa Piazza Nettuno, si trasformerà per11 giorni in un grande Art + ScienceCenter che coinvolgerà il pubblicodi ogni età.Dopo il successo di “Happy Tech.Macchine dal volto umano”, cuore

dell’edizione 2012 sarà la mostra diarte e scienza “Da 0 a 100, le nuoveetà della vita”, a cura di GiovanniCarrada e Cristiana Perrella. “Da 0a 100, le nuove età della vita” è unamostra d’arte contemporanea e discienza per capire come e perché ilnostro corpo e la nostra mente sianomolto diversi da quelli dellegenerazioni precedenti e comesvilupparne meglio le potenzialità. Nel corso dell’ultimo secolo, infatti,la condizione umana è cambiatacome mai era avvenuto prima: lanostra costituzione genetica èrimasta la stessa ma un ambientetrasformato dalla tecnologia ne hafatto emergere uomini e donnediversi. Siamo diventati più alti, più,forti e persino più intelligenti. Epoiché viviamo il doppio rispetto aprima, abbiamo avuto, per così dire,in regalo una vita in più. Nei sei ambienti espositivi, uno perogni età dell’esistenza umana, leintuizioni di alcuni grandi artisticontemporanei (Evan Baden, GuyBen-Ner, Martin Creed, Hans PeterFeldmann, Stefania Galegati, RyanMc Ginley, Ottonella Mocellin eNicola Pellegrini, Gabriel Orozco,Adrian Paci, John Pilson, CindySherman, Miwa Yanagi) sarannomesse a confronto con le attualiscoperte della scienza. Affiancano leopere, alcune delle quali realizzate

appositamente per l’esposizione,una serie di exhibit scientifici chemostrano come e perché la nostravita è cambiata.È, inoltre, previsto, un ciclo diincontri di approfondimento sulrapporto tra arte e scienza conimportanti ospiti del panoramaculturale e scientifico tra cui lostorico della medicina GilbertoCorbellini, il professore di fisiologiae biomeccanica Alberto EnricoMinetti, il genetista EdoardoBoncinelli e lo storico AlessandroBarberoMa anche la ricerca di frontiera avràil suo spazio, con Agorà. Ovverocon incontri con giovani ricercatorie innovatori che presenteranno alpubblico idee originali, progetti difrontiera e iniziative di respiroeuropeo. Sono previste anchequattro conferenze sugli eventiastronomici che influenzano lanascita, l’evoluzione e la fine dellavita. Inoltre, sono in calendarioattività e incontri animati: con loscienziato Giovanni Bignami siproverà a disegnare l’identikit di unextraterrestre, con l’autore econduttore Federico Taddia e ilfilosofo della scienza Telmo Pievaniscopriremo di essere parenti dellegalline, con l’astronauta PaoloNespoli e l’astrofisico RenoMandolesi faremo un viaggio tra

NOTIZIARIO

Bisogna comunicare efficacemente i risultatidella ricerca utilizzando linguaggi idonei inmodo da stimolare delle domande

SCIENZA E TECNICA, NN. 494-495-496, 2011 23

segreti e curiosità della vita nellospazio.Al Science Center si potrannoscoprire e sperimentare in primapersona molte meraviglie dellascienza: dalla mostra sulle nuovetecnologie delle immagini al grandeplanetario full dome per esplorarepaesaggi di stelle, pianeti, galassie;dall’avventura nello spazio, perprovare l’assenza di gravità e guidareun robot su Marte a caccia di formedi vita aliene, fino alla ricerca,attraverso lo studio e la ricostruzionedelle tracce fossili di piante bizzarreche dalle misteriose Isole del Tempo,sono arrivate fino a noi.In aggiunta, in un vero e propriolaboratorio di cosmetica s’impareràa produrre creme, lozioni, tonici etanti altri prodotti per la cura delcorpo. E ancora si affronterà unpercorso magico tra inganni dellavisione e della mente ispirati alleopere dell’artista svedese OscarReuterswärd, creatore di una serie di“figure impossibili”. Gliappassionati del mondo almicroscopio potranno sperimentareed esaminare cellule staminalivegetali e le caratteristichedell’emoglobina, una proteinaimportante per molte funzioni vitali.Non mancheranno laboratoricreativi, tra i quali DNArt: concolori, pipette, filtri, celleelettroforetiche si realizzeràun’istallazione collettiva utilizzandole tecniche genetiche. E ancora, saràmessa in scena la magia dellachimica con esplosioni, nuvole difumo e reazioni spettacolari.Per i più piccoli c’è START (unprogetto permanente del Comune diBologna e della Fondazione MarinoGolinelli) che proporrà iniziativededicate a bambini e ragazzi dai 2 ai13 anni. Una mostra laboratoriorealizzata in collaborazione con laCollezione Peggy Guggenheim conopere di Malevic, Sottsass.Baldessari, Galimberti, Nido e dialtri artisti contemporanei perraccontare ai ragazzi come l’arte sipossa sposare con la scienza e la

tecnologia. Lo spazio ospiterà il ChildrenCenter di Arte e Scienza in Piazzacon un laboratorio per giocareall’antropologo e al genetista allaricerca di origini e storie dellediverse popolazioni del mondo; areedove mescolare fluidi e soluzionicolorate per scoprire comefunzionano le cellule del nostrocorpo; dove far germogliare alberiin provetta; dove imparare a dareforma al nostro corpo con saltirotolamenti e tuffi, e dovetrasformare giocattoli elettronici insorprendenti strumenti musicali.

Collaborazione Italia - USA

La Provincia Autonoma di Trento el’Università del Maryland (StatiUniti d’America) collaborerannoin materia di ricerca scientifica; loprevede l’accordo approvato dallaGiunta provinciale su proposta delPresidente Lorenzo Dellai. Tresono le aree individuate:nanotecnologie, microsistemi ebiotecnologie. Sono campi ritenutiprioritari per il territorioprovinciale anche dal ProgrammaPluriennale della Ricerca per laXIV LegislaturaLa Giunta ha stabilito che ilfinanziamento provinciale per ilprimo anno dell’accordoammonterà complessivamente a340.000 Euro, di cuiindicativamente 40.000 dadedicare a borse di studio. Per glianni successivi la Provincia el’Università del Marylanddefiniranno il rispettivo apportofinanziario attraverso attiaggiuntivi da approvare consuccessivi provvedimenti. LaGiunta provinciale ha nominato,inoltre, quali membri del “Gruppodi Gestione” previsto dall’accordoMariano Anderle e Alberto Lui,entrambi dipendenti provincialicon responsabilità nel campo dellapromozione del sistema trentinodella ricerca nei circuitiinternazionali. In termini generali, lacollaborazione si attuerà attraversoprogetti di ricerca e borse di studioper scambi di studenti universitari.La Provincia autonoma di Trento el’Università del Maryland hannogià una lunga e collaudatatradizione di scambi percollaborazioni scientifiche incampi di comune interesse,attivate tramite i rispettivi enti,

istituzioni e laboratori,testimoniata da intese istituzionali,partecipazione a progetti comuni,scambi di ricercatori epubblicazioni congiunte. Sonoentrambe fortemente interessate apromuovere la reciprocacollaborazione internazionalecome strumento strategico dirafforzamento ed innovazionedelle rispettive attività di ricerca. A tale fine, nella primavera del2010, una delegazione trentina,guidata da Mariano Anderle,responsabile all’interno dellaProvincia per la promozione el’internazionalizzazione delsistema trentino dell’altaformazione e della ricerca, e daCarla Locatelli, pro-Rettore per iRapporti Internazionali dell’Università di Trento, si è recatapresso l’Università del Marylandper una ricognizione diaccreditamento, che ha trovato ilforte interessamento e l’ampiadisponibilità dell’università allacostruzione di un programma dicollaborazione, basato su una seriedi iniziative bilaterali, sia formaliche progettuali, attraverso le qualirafforzare e rendere piùsistematica la collaborazionescientifica. Nel mese di maggio 2011 questoprocesso ha portatoall’organizzazione a Trento di unworkshop bilaterale dal titolo“Costruire una CollaborazioneInternazionale nella RicercaScientifica”, al quale hannopartecipato l’Università di Trento,la Fondazione Bruno Kessler, leunità di ricerca del ConsiglioNazionale delle Ricerche operantisul territorio provinciale e unadelegazione dell’Università delMaryland. Dal dibattito avvenutodurante il workshop esuccessivamente attraverso icontributi raccolti anche tramite il“portale di lavoro”, appositamentecreato per dare prosieguo alladiscussione sui singoli temiscientifici, sono emerse tre aree diricerca che hanno suscitatoparticolare interesse per specifichecollaborazioni: nanotecnologie,microsistemi e biotecnologie. Da qui la scelta di ufficializzare lacollaborazione. Il Comitato tecnico-scientifico perla ricerca e l’innovazione haespresso parere favorevole alloschema di accordo che ha unadurata triennale. La Provincia

SCIENZA E TECNICAmensile a carattere politico-culturalee scientifico-tecnico

Dir. resp.: Lorenzo Capasso

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LA SIPS, SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE - ONLUS, trae le sue origini nella I Riunione degliscienziati italiani del 1839. Eretta in ente morale con R.D. 15 ottobre 1908, n. DXX (G.U. del 9 gennaio 1909, n. 6), svolge attività interdisciplinare e multidisciplinaredi promozione del progresso delle scienze e delle loro applicazioni organizzando studi ed incontri che concernono sia il rapporto della collettività con il patrimonioculturale, reso più stretto dalle nuove possibilità di fruizione attraverso le tecnologie multimediali, sia ricercando le cause e le conseguenze di lungo termine dell’evo-luzione dei fattori economici e sociali a livello mondiale: popolazione, produzione alimentare ed industriale, energia ed uso delle risorse, impatti ambientali, ecc.Allo statuto vigente, approvato con D.P.R. n. 434 del 18 giugno 1974 (G.U. 20 settembre 1974, n. 245), sono state apportate delle modifiche per adeguarlo al D.Lgs.460/97 sulle ONLUS; dette modifiche sono state iscritte nel Registro delle persone giuridiche di Roma al n. 253/1975, con provvedimento prefettizio del 31/3/2004.In passato l’attività della SIPS è stata regolata dagli statuti approvati con: R.D. 29 ottobre 1908, n. DXXII (G.U. 12 gennaio 1909, n. 8); R.D. 11 maggio 1931, n.640 (G.U. 17 giugno 1931, n. 138); R.D. 16 ottobre 1934-XII, n. 2206 (G.U. 28 gennaio 1935, n. 23); D.Lgt. 26 aprile 1946, n. 457 (G.U. - edizione speciale - 10 giu-gno 1946, n. 1339). Oltre a dibattere tematiche a carattere scientifico-tecnico e culturale, la SIPS pubblica e diffonde i volumi degli ATTI congressuali e SCIEN-ZA E TECNICA, palestra di divulgazione di articoli e scritti inerenti all’uomo tra natura e cultura. Gli articoli, salvo diversi accordi, devono essere contenuti inun testo di non oltre 4 cartelle dattiloscritte su una sola facciata di circa 30 righe di 80 battute ciascuna, comprensive di eventuali foto, grafici e tabelle.CONSIGLIO DI PRESIDENZA:Carlo Bernardini, presidente onorario; Maurizio Cumo, presidente; Francesco Balsano, vicepresidente; Alfredo Martini, amministratore;Enzo Casolino, segretario generale; Mario Alì, Vincenzo Barnaba, Vincenzo Cappelletti, Cosimo Damiano Fonseca, Salvatore Lorusso, ElvidioLupia Palmieri, Francesco Sicilia, Antonio Speranza, consiglieri.Revisori dei conti:Salvatore Guetta, Vincenzo Coppola, Antonello Sanò, effettivi; Giulio D’Orazio, Roberta Stornaiuolo, supplenti.COMITATO SCIENTIFICO:Michele Anaclerio, Piero Angela, Mario Barni, Carlo Bernardini, Carlo Blasi, Maria Simona Bonavita, Mario Cipolloni, Giacomo Elias, IreneoFerrari, Michele Lanzinger, Waldimaro Fiorentino, Gaetano Frajese, Gianfranco Ghirlanda, Mario Giacovazzo, Giorgio Gruppioni, AntonioMoroni, Gianni Orlandi, Renato Angelo Ricci, Mario Rusconi, Roberto Vacca, Bianca M. Zani.SOCI:Possono far parte della SIPS persone fisiche e giuridiche (università, istituti, scuole, società, associazioni ed in generale, enti) che risiedono in Italia e all’estero,interessate al progresso delle scienze e che si propongano di favorirne la diffusione (art. 7 dello statuto).

Reg. Trib. Roma, n. 613/90 del 22-10-1990 (già nn. 4026 dell’8-7-1954 e 13119 del 12-12-1969). Direzione, reda-zione ed amministrazione: Società Italiana per il Progresso delle Scienze (SIPS) Via San Martino della Batta-glia 44, 00185 Roma • tel/fax 06.4451628 • sito web: www.sipsinfo.it - e-mail: [email protected] • Cod. Fisc.02968990586 • C/C Post. 33577008 • UniCredit Banca di Roma • IBAN IT54U0300203371000400717627 Uni-versità di Roma «La Sapienza», Ple A. Moro 5, 00185 Roma.Stampa: Mura srl - Via Palestro, 34 - tel./fax 06.44.41.142 - 06.44.52.394 - e-mail: [email protected] e Tecnica print: ISSN 1590-4946 • Scienza e Tecnica on-line: ISSN 1825-9618

Autonoma di Trento, vi si legge,promuove una strategia disviluppo territoriale basata sullaconoscenza, riconoscendo nellapromozione, nella crescita e nelladiffusione della ricerca edell’innovazione uno strumentofondamentale per la crescita delcapitale umano, per lo sviluppodel sistema delle imprese e dellequalità e competitività dell’interoterritorio provinciale ed èimpegnata nel sostegno e nellapromozione internazionale delproprio “Sistema Trentino perl’Alta Formazione e la Ricerca”.L’Università del Marylandattraverso tutti i suoi dipartimenti,incluso l’Institute for Systems

Research (ISR), promuove unagamma completa di attività diricerca e formazione. L’ISR è sededi programmi interdisciplinari diricerca e di formazione nel campodella scienza ed ingegneria deisistemi ed è impegnata nellosviluppo di metodologie di base edi strumenti per la soluzione diproblemi relativi ai sistemi indiversi domini di applicazione.Questi includono: sistemi e reti dicomunicazione, sistemi emetodologie di controllo; bio-tecnologia e neuroscienze; micro enano dispositivi e micro e nanosistemi; robotica; progettazione,operazioni e supply chainmanagement; metodologie di

ingegneria dei sistemi; informatica,linguaggio, intelligenza artificiale,data mining.La gestione e l’attuazionedell’accordo è assicurata da un“Gruppo di Gestione” permanentee paritetico composto da quattromembri, due in rappresentanzadella Provincia Autonoma diTrento e due dell’Università delMaryland. I progetti di ricerca sisvolgeranno presso gli enti,istituzioni e laboratori, sia pubbliciche privati, operanti sul territoriodella Provincia Autonoma diTrento e quelli dell’Università delMaryland.

I membri del Consiglio di presidenza della Società Italiana

per il Progresso delle Scienze formulano ai Soci, alle Autorità, alle

Accademie, agli Istituti culturali, alle Società consorelle ed alla

Stampa cordiali voti augurali di buon Anno.