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Installazione ambientale e scultura abitabile “Pangea” è un social table a scala urbana che celebra i temi dell’accoglienza, dell’incontro, della partecipazione, del convivio.

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Installazione ambientale e scultura abitabile “Pangea” è un social table a scala urbana che

celebra i temi dell’accoglienza, dell’incontro, della partecipazione, del convivio.

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V E R O N I C A M O N T A N I N O

P A N G E A G E O G R A F I E D E L L ’ A L T R O V E

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seconda di copertina

VERONICA MONTANINO PANGEA a cura di Giorgio de Finis

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terza di copertina

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26 - 28 Settembre 2015 Casa dell’Architettura, Ex-Acquario Romano - Roma

26 Marzo - 26 Maggio 2016 Museo delle Arti Catanzaro (MARCA) - Catanzaro

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P A N G E A

Opera di Veronica MontaninoProgetto di Giorgio de FinisFotografie Giorgio Benni

Con il contributo di

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ORDINE DEGLI ARCHITETTI

PIANIFICATORI PAESAGGISTI E CONSERVATORI

DI ROMA E PROVINCIA

COMUNE DI FORMELLO

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V E R O N I C A M O N T A N I N O

P A N G E A G E O G R A F I E D E L L ’ A L T R O V E

A C U R A D I G I O R G I O D E F I N I S

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T O W E R O F P O W E Rassemblaggio dipinto, 2015

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Quindici anni fa, nell’ottobre del 2000, lo studio legale Hogan Lovells apriva due uffici, a Roma e Milano.

Il mondo era profondamente diverso.

Solo quindici anni, meno di una generazione, ma volgendo lo sguardo indietro è possibile vedere il cambiamento in termini di tecnologia, di evoluzione dell’economia ma soprattutto in termini sociali che il mondo e l’Italia hanno, consapevolmente o meno, compiuto.

Hogan Lovells ha scelto di celebrare il quindicesimo anniversario presso l’Acquario Romano, sede della Casa dell’Architettura, con amici, clienti, colleghi e collaboratori divenendo partner di un’installazione site – specific di Veronica Montanino intitolata Pangea.

Abbiamo aderito con entusiasmo all’idea di essere partner di questo progetto che vuole essere, ed è, un’installazione ambientale, una scultura abitabile che celebra i temi dell’accoglienza, dell’incontro, della partecipazione, del convivio.

Pangea s’inserisce in uno spazio più ampio, che va oltre l’Acquario Romano e si colloca sul colle Esquilino, il quartiere storico dell’immigrazione a Roma. Pangea s’inserisce in un tempo, in una storia planetaria che vede l’Italia, L’Europa e il mondo tutto muoversi, migrare, partire, riunirsi.

Siamo orgogliosi di essere fra i promotori di quest’opera che con i suoi colori, le sovrapposizioni, l’eterno movimento creativo invita a riflettere, a pensare e ad apprezzare la bellezza e l’armonia della molteplicità, della diversità e dell’integrazione.

Degli oltre trenta tavoli e delle quindici tele che costituiscono Pangea, la tela n. 15 rimarrà esposta permanentemente nella sede Hogan Lovells di Roma come ricordo e segno tangibile di questo momento.

Con altrettanta gioia e orgoglio siamo lieti di annunciare che Pangea, la cui prima fruizione e visione integrale è riservata ai nostri amici nella serata di celebrazione del 28 settembre 2015, intraprenderà un viaggio migrando, a sua volta, per essere ammirata e fruita presso il MARCA, Museo Arte Contemporanea di Catanzaro e presso la Fondazione Rocco Guglielmo di Catanzaro.

Pangea ci restituisce l’immagine di un mondo riunito e Hogan Lovells vuole contribuire a sostenere il diritto fondamentale, per tutti, a vivere in condizioni sicure, libere e di pace.

I soci, i collaboratori e lo staff dello Studio Legale Hogan Lovells

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I L L U O G O D E L L A M E N T E : S P A Z I A L T R I E A L T R E D E R I V E

Il legame che unisce il lavoro di Veronica Montanino e lo spazio architettonico è un dato che emerge in forma oggettiva dall’analisi degli interventi dell’artista: da quello di Palazzo dei Capitani fino alla ludoteca di Metropoliz, passando per tutto quello che c’è nel mezzo.Il tavolo della città-mondo, che Veronica Montanino ha pensato per l’Acquario Romano - sede della Casa dell’Architettura - non è, tuttavia, il primo intervento site specific realizzato per questa struttura, le cui pareti, nel 2013, sono state “invase” da un giardino deputato a “celebrare l’arte di fare cose e inutili e senza ragione”.Così lo definisce l’artista stessa in un’intervista pubblicata nel volume Le stanze delle meraviglie1, nato con lo scopo di raccogliere e presentare gli esiti di un biennio di sinergie tra la struttura della Casa dell’Architettura e una serie di artisti che sono intervenuti, con la loro opera, su spazi residuali, scartati o sottoutilizzati, proprio in quanto residuali.

Nel testo dell’intervista che accompagna la presentazione dell’opera di Veronica, intitolata “La bella stagione”, la stessa artista non fa mistero di come la dimensione “finita” del quadro non le risulti congeniale o, sicuramente, meno congeniale di qualsiasi altra superficie che non abbia recinti rigidi e netti. Lungo la parete dell’ingresso dove ha operato l’artista - che ospita due porte – è nato un mondo, costruito attraverso una dimensione che non è né astratta e né figurativa: un luogo della mente. Un nuovo mondo è anche (o forse sarebbe il caso di dire soprattutto) quello che vuole raccontare (o forse sarebbe il caso di dire auspicare, prefigurandolo) “Pangea”, questa installazione site specific che interessa, in questa circostanza, la grande sala centrale della Casa dell’Architettura. Pangea ovvero le geografie dell’Altrove, questo è il titolo dell’installazione.

Il termine Pangea, come noto a tutti sin da bambini, non è dissociabile dalla teoria della deriva dei continenti ovvero da quel processo dinamico che ha generato da un tutto una serie di parti, caratterizzate da una loro identità ma necessariamente riconducibili a un unicum, alla dimensione corale delle nostre origini, alla forma originaria.Per quelli che sono i più recenti ambiti di interesse nella disciplina della teoria dell’architettura, non sarebbe difficile identificare l’approccio di Veronica Montanino come esito di strategie di occupazione “parassita” dello spazio.

Così il lavoro di Veronica che, ne “La bella stagione”, si propone di superare la dimensione della superficie, alla quale offre - attraverso gli strumenti della visione e del camouflage - la terza dimensione, stabilisce, con Pangea, una vera e propria azione di occupazione di un vuoto, condotta attraverso la realizzazione di una serie di oggetti che offrono l’opportunità di vivere all’interno di una quarta dimensione, quella dello stare insieme: la dimensione corale.Un processo che aumenta di senso se misurato con il carattere multietnico del quartiere nel quale l’Acquario Romano si inserisce, il quartiere Esquilino.

La deriva che racconta Veronica Montanino attraverso i suoi oggetti non può, pertanto, assumere nessun senso e significato senza individui che la percorrano, la vivano, la abitino, più specificatamente la usino. Senza quegli individui per cui è stata pensata: gli unici che possono animarla.Riaffiora, ancora, il principio che lo spazio sia di proprietà di chi lo abita più che di chi lo

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progetta e in quest’ottica l’intervento dell’artista è un invito ad abitare uno spazio “altro”.

È possibile notare, in conclusione, come il lavoro di Veronica Montanino sia, in generale, debitore al tema e alla poetica dell’opera aperta, declinato in forma estremamente autonoma. L’opera è aperta se l’intenzione è aperta, scrive Umberto Eco, e, in questo caso al tema dell’apertura della forma si somma, nell’intervento per l’Acquario Romano, il tema dell’apertura all’uso, dell’invito all’uso, del trarre piacere e benessere dallo stare, in forma corale, in questo spazio.

Una volta, ma non tanto tempo fa, non ci si sarebbe scandalizzati di fronte all’affermazione che l’immagine del mondo (e quindi della società che lo abita) fosse sempre spettata all’arte, per il semplice fatto che questa affermazione risultava vera per definizione, una delle più inattaccabili tautologie. Riproporre quest’affermazione o, ancora, proporre azioni che ce la ricordino, per la Casa dell’Architettura è un atto dovuto. A maggior ragione oggi, in uno spazio che ospita la Casa della più politica delle arti, l’architettura.

Alfonso GiancottiPresidente della Casa dell’Architettura

1 Cfr. Giorgio de Finis (a cura di), -1 art gallery. Le stanze delle meraviglie, Insideart, Roma 2014.

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L ’ U N I F O R M I T À P R I M O R D I A L E

Sono molto orgoglioso di presentare la mostra di Veronica Montanino al MARCA di Catanzaro, un progetto che si inserisce in un percorso di crescita culturale ed educativa sul tema dell’aggregazione sociale che il museo ha avviato e che consente alla nostra città di godere di un grande evento di arte contemporanea, in linea con le mostre realizzate negli ultimi anni.L’idea si ispira e prende il nome da Pangea, il “supercontinente”, la grande massa dalla cui frammentazione hanno avuto origine i continenti nelle varie ere geologiche. L’installazione/scultura abitabile “Il tavolo del mondo” che l’artista romana realizzerà al MARCA di Catanzaro, si compone di svariati elementi, differenti nella forma e nei colori. Tavoli, sedie e oggetti diversi, che si intersecano tra di loro, andando a comporre un percorso sinuoso, continuo; “Il tavolo del mondo “ è un cammino collettivo a cui l’artista vuole invitarci a prendere parte per far riemergere l’uniformità primordiale. I visitatori sono compartecipi di un incontro avvolgente, in un’atmosfera calda e ospitale, quella ricreata nelle sale del MARCA, con l’armonia dei suoi spazi, la sua prestigiosa collezione d’arte permanente, il suo bookshop rinnovato, situato nel cuore di una città che sente fortemente il bisogno di promuovere la sua immagine.I singoli oggetti posti con cura dall’artista nella sala, abilmente assemblati tra di loro, diventano simboli di unione, di accoglienza; il museo da apparente e semplice spazio espositivo diviene luogo deputato a combinare passione per l’arte e condivisione di idee.Un ambiente abitabile e non solo un luogo di passaggio il museo, uno spazio animato dalla vitalità dell’installazione della Montanino, e a dare respiro alla sua opera sono gli uomini.Credo in questo progetto, credo nell’arte capace di stimolare il dialogo tra le persone e nella sua abilità di abituare al confronto, credo nell’arte a sostegno della tolleranza.Ho visto lavorare Veronica Montanino in più di un’occasione. Paziente e tenace, datele uno spazio e lentamente si concretizza il suo progetto, nasce un contesto, una situazione in cui sono le idee ad imporsi, un linguaggio quello della Montanino proiettato al di là dei confini del casuale e dell’apparente.Condivisione ma anche cambiamento, sono queste le chiavi di lettura attraverso cui il Museo MARCA legge l’arte contemporanea.Con grande gioia penso che l’evento che si terrà al MARCA sarà un successo di pubblico ma prima di tutto un successo culturale.

Rocco GuglielmoDirettore Artistico MARCA

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C H E I L M O N D O C E S S I D I E S S E R E S T R A N I E R O

Ho conosciuto Veronica Montanino a Formello, dove ha stabilito uno dei suoi laboratori, anche se avevo già visto i suoi lavori a Metropoliz. Quando mi ha detto che stava iniziando a lavorare al progetto Pangea e che le occorreva uno spazi ampio per preparare, dipingere e assemblare i 30 tavoli che compongono l’opera, ho aderito con entusiasmo alla richiesta di ospitarla presso i locali dell’ex lavatoio comunale, da oltre dieci anni suggestivo spazio riconvertito ad attività legate all’arte.Non si trattava solo di essere di supporto a un’artista, come si sarebbe detto con un’espressione un po retrò (che non credo le piacerebbe) “di chiara fama”; intercettare quell’ambiente della produzione artistica indipendente che ogni centro urbano vorrebbe ospitare per dare stimolo e dinamismo alla comunità. È soprattutto che Pangea è un’opera intimamente connessa agli eventi che, proprio nei mesi che l’hanno vista nascere, hanno schiaffeggiato le coscienze e le opinioni pubbliche dell’Europa e del mondo intero: le migrazioni, gli scambi, i flussi, le contaminazioni, le chiusure e le aperture, la paura e la curiosità, le rimozioni del passato che ha visto tutti essere stranieri, diversi, occupanti, invasori, portatori e/o ricettori.A Formello, alle porte di Roma, nella comunità che ha visto nascere e crescere Pangea – con bambini, donne anziane, vicini di casa, curiosi che si affacciavano al lavatoio per vedere, e magari per toccare e per partecipare - ci sarà un’anteprima, una preview. Pangea, prima di partire per la Casa dell’Architettura di Roma e per chissà quanti altri lidi, prenderà forma per la prima volta interagendo con gli spazi del nostro Palazzo Chigi.Sono certo che l’opera si animerà e diverrà viva come Veronica aveva immaginato; che diventerà il brulichio di movimenti e di curiosità che gli infiniti oggetti che la compongono susciteranno; e spero che più di qualcuno, abitandola e trovandola bella e anche divertente, girandoci intorno e dentro, sarà indotto a coglierne il messaggio più profondo. Ma per questo, ognuno dovrà metterci anche del proprio.È il bello del contemporaneo, no?

Sergio CelestinoSindaco di Formello

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A T L A N T E V M

Giorgio de Finis

Striato, iridato, multicolore, tigrato damascato, cangiante, zebrato, zigrinato, ocellato; e an-cora, eterogeneo, composito, mulatto, incrociato…: sono gli aggettivi usati da Michel Serres1 per descrivere il mantello di Arlecchino e il corpo di lui – tatuato, carta geografica, mappamondo anch’esso, perché Arlecchino ha molto viaggiato e porta sulla pelle le tracce del suo peregrinare – quelli che vorremmo prendere in prestito per provare a tradurre in parole il lavoro di un artista (e quello che qui si presenta in particolare, “Pangea”) per dichiarata scelta di campo del suo autore irriducibile al linguaggio verbale.Abbiamo altrove2 sottolineato la vocazione di Veronica Montanino – vocazione che si esercita per mezzo di un metodo che è al tempo stesso sperimentazione, per renderlo, quel metodo, una prassi libera e sempre rinnovata – a dipingere “alla maniera della natura”, per allontanare il pensiero cosciente come attività separata e antecedente a un fare che diviene, in tal modo, pensare esso stesso e mai eseguire. Tutto ciò che figura nella “tavolozza” di Veronica Montanino –il decorativo, il primitivo, il pop, il kitch, il remix, il bricolage, l’uso stesso del colore – serve a combatte-re la freddezza e l’aridità dell’opera-progetto, quella “pensata a tavolino”, come pure ad evadere le prigioni del pensiero funzionale, della ragione strumentale e del linguaggio propri del mondo “adulto”. Tra le caratteristiche di questo dipingere “alla maniera della natura” indicavamo il “di-spendio”, quello che la varietà delle ali della farfalla – a detta di Caillois3 – ci esemplifica, e che non sottostà alle sole regole della funzione o della evoluzione strictu sensu. È l’inutilità, la gratuità, la vitalità, l’esuberanza, l’abbondanza, l’eccedenza di colori e forme, colori che si fanno forme e forme che si fanno colore, che l’artista mette in campo. Ma è anche un dispendio che si esercita nella dimensione del tempo. La dépense si fa fatica, lavoro certosino, paziente, ripe-titivo, quasi trance; è ricamo, tessitura, trama (in questo senso all’elenco sopracitato si potrebbe aggiungere la categoria del “femminile”), che la Veronica-Penelope monta e smonta in un sommarsi di strati dove ogni nuovo leyer si aggiunge per cancellare, negare, nascondere, camuffare il “senso” e le storie di quello che lo precede, in un gioco potenzialmente infinito, dove tutto sempre si rimescola. Ha ragione Giancotti a parlare di “opera aperta4”. Non solo ogni parte è tutto, e vice-versa, ma niente è mai finito una volta per tutte. Pangea non avrà mai due volte la stessa forma come non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume. Installazione ricombinabile, estendibile e riducibile, Pangea può assumere mille e una configurazione, perfino tornare sulle pareti da cui è scesa e farsi nuovamente “tavola”, o smembrarsi, per divenire il punto di partenza di nuovi viaggi, installazioni, assemblaggi. Veronica Montanino cola il colore goccia a goccia (la tecnica di colare il colore tenendo la tela in orizzontale si chiama dripping); poi lascia che il questo asciughi, sedimenti, e ricomincia, in un ciclo che non prevede mai la propria fine e che vede l’alternarsi di secco e umido, vita e morte. Solo il mercato e il collezionismo possono interrompere questo processo decretando la compiutezza di un lavoro. Perché una cosa è certa: se un’opera rimane alla portata di questo artista ipertrofico, prima o poi, subirà delle mutazioni!

Installazione ambientale e scultura abitabile “Pangea” è un social table a scala urbana che celebra i temi dell’accoglienza, dell’incontro, della partecipazione, del convivio. L’opera guarda al con-tinente originario per restituirci l’immagine di un mondo riunito, un mondo che di fatto migrazioni e globalizzazione hanno già realizzato, ma pacificato e in festa. Un contromovimento, rispetto a quello della deriva dei continenti, che per Veronica Montanino, come per chi scrive, significa ab-

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battimento di confini e barriere culturali, linguistiche, religiose, politiche, e, dunque, arric-chimento per tutti. Non a caso per questo progetto si è scelta la Casa dell’Architettura nel cuore dell’Esquilino, il quartiere storico dell’immigrazione a Roma. Opera abitabile, e non sono ambientale, abbiamo detto, perché gli oltre trenta tavoli colorati che Veronica ha dipinto e assemblato per Pangea non nascono solo per essere contemplati, ma anche per essere usati. Hanno bisogno di essere animati per divenire quel grande ingranaggio chiassoso e brulicante che l’artista immagina che sia. E non si tratta solo di aprire la porta alla “relazione” (cosa che negli ultimi anni Veronica è comunque via via andata facendo, basti pensare ai lavori realizzati a Metropoliz). Ma ancora una volta, di superare un confine e di abbattere le barriere. Tra i cinque sensi, cinque come i continenti, che qui figurano tutti alla pari (imbandita la tavola alla vista e al tatto si aggiungono olfatto, e gusto come pure, chiamato in causa dalla conversa-zione, l’udito) e tra le stesse tipologie di produzione artistica (pittura, scultura, assemblaggio, installazione, performance). Affinché l’opera risulti completa, si richiede naturalmente un vociare babelico e un pranzo meticcio… e chi ancora sa cosa sia che indossi l’abito tradizionale dei giorni di festa.

1 Michel Serres, Le Tiers-Instruit, Éditions François Bourin, s.l., 1991; trad it. Il mantello di Arlecchino. «Il terzo-istruito»: l’educazione dell’era futura, Marsilio, Venezia, 1992.

2 Giorgio de Finis, Veronica Montanino. Mutatis mutandis: la pittura della natura e la natura della pittura, “Insideart”, gennaio 2015, pp.64-71.

3 Roger Caillois, Méduse et Cie, Èdition Gallimard, Paris, 1960, trad.it. L’occhio di Medusa. L’uomo, l’animale, la maschera, Raf-faello Cortina Editore, Milano, 1998.

4 Esempio di opera “aperta” è Into the Black, l’intervento ambientale realizzato nel 2011 per il caffè di Palazzo Collicola Arti Visive di Spoleto, nell’ambito del progetto COLLICOLA ONTHEWALL, e che ha già subito il suo primo “restauro germinativo”. Cfr. Gianluca Marziani (a cura di), COLLICOLA ONTHEWALL, Carlo Cambi editore, s.l., 2015, pp.22-27.

K U L A R I N G pittura su plexiglass e tavola, 2015

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O P E R E

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P L A T D U J O U R pittura su plexiglass, 2015

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F I S H T R A P pittura su plexiglass, 2015

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S E N Z A F R E N I . M A P P A P S I C O G E O G R A F I C A

tecnica mista su tavola, 2015

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T E M P U S F U G I T tecnica mista su tavola, 2015

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N O O D L E S P L A N E Ttecnica mista su tavola, 2015

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P I N K R A B B I T G L O B Eassemblaggio dipinto, 2015

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F O S T I N O N F U M M O P E R V I V E R C O M E B R U C H I

pittura su plexiglass e tavola, 2015

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U N A Z E B R A A P O I S pittura su tavola, 2015

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I T ’ S A W O N D E R F U L L W O R L D S pittura su plexiglass e tavola, 2015

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L A V I A D E L L A S E T A pittura su tavola, 2015

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M I S S S I S S I tecnica mista su tavola, 2015

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G I R O G I R O T O N D O pittura su plexiglass e tavola, 2015

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V A N I T A S M U N D I assemblaggio dipinto, 2015

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L ’ I S O L A D E L T E S O R O tecnica mista su tavola, 2015

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J U R A S S I C T A R T E tecnica mista, 2015

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P A S S A G G I O A N O R D - O V E S Ttecnica mista su tavola, 2015

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E S T U A - R I Otecnica mista su tavola, 2015

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R I E N V A P L U Stecnica mista su tavola, 2015

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T O D O B I E N pittura su tavola, 2015

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C A M P O D E I F I O R Itecnica mista su tavola, 2015

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I N T O T H E W I L D pittura su tavola, 2015

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M A C C H I N A S P R E M I A G R U M Iassemblaggio dipinto, 2015

R E S E R V E D S E A Tassemblaggio dipinto, 2015

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L E S J E U X S O N T F A I T tecnica mista su tavola, 2015

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D R I N D R E A Mtecnica mista su tavola, 2015

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S E R V E R tecnica mista su tavola, 2015

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I D O L O D O P P I Oassemblaggio dipinto, 2015

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D O U B L E F A C E tecnica mista su plexiglass e specchio, 2015

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V E R O N I C A M O N T A N I N O Veronica Montanino espone dal 2000 in numerose mostre personali e collettive. Artista dedita alla pratica del camouflage e del remix, corteggia la mimicry e l’ilinx, la maschera e la vertigine, invita al capogiro, all’allucinazione, al disorientamento, a smarrire il senso univoco della strada maestra. Alto e basso spariscono, figura e sfondo giocano a rimpiattino, labirinti dove perdersi alla ricerca di un filo rosso che sempre si rivela falsa indicazione, depistaggio, trappola, vicolo cieco. Ginnastica della visione che produce miraggi e al tempo stesso nasconde, spezzando la forma, maculando, zebrando, striando, tatuando ciò che ci appare familiare ma forse non lo è.

L’artista esprime al meglio la propria attitudine ambientale nelle installazioni site-specific, realizzate in palazzi storici come quello dei Capitani ad Ascoli Piceno (2006). Nel 2010 realizza un intervento su mobili, soffitto e pareti perimetrali del Collicola caffè presso Palazzo Collicola Arti Visive, entrando a far parte della collezione permanente del Museo Carandente.Nel 2011 partecipa alla 54° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia presso il Padiglione Italia all’Arsenale. Per il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, ha realizzato tre grandi interventi site specific. La Casa dell’Architettura – Ex Acquario Romano, la invita nel 2013 a realizzare un intervento permanente per la parete d’ingresso.

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Interventi personali:

2015 Geografia dell’Altrove. Pangea Preview. Palazzo Chigi, Formello (RM). A cura di Giorgio de Finis,

2015 Floating Garden, giardino galleggiante per il Chelsea Fringe Festival, realizzato a Regent’s Park, Londra, Gran Bretagna. In collaborazione con Michela Pasquali.

2015 Natura Pictrix, intervento site specific per la collezione privata Rocco Guglielmo, Simeri, Catanzaro.

2015 Action/reaction, Contemporary Concept art Gallery, Bologna. Personale nell’ambito

della rassegna Macrocosmi, Ordnungen anderer Art, dialogo tra Bologna e Berlino a cura di Martina Cavallarin e Pascual Jordan.

2014 Mutatis Mutandis. Mostra personale presso la Dorothy Circus Gallery, Roma. A cura di Giorgio de Finis.

2014 Ville Monde #step 1. Intervento site specific per la scala di Metropoliz. MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove, Roma. A cura di Giorgio de Finis.

2014 Fatima’s room, MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove, Roma. Intervento site specific. A cura di Giorgio de Finis.

2014 Aide-Mémoire (Penser la dépense) Intervento site specific. abitazione privata. A cura di Giorgio de Finis.

2013 Momirabilia, MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia, Roma. A cura di Giorgio de Finis. Intervento permanente.

2013 La bella stagione, Casa dell’Architettura – Ex Acquario Romano, Roma. A cura di Giorgio de Finis. Intervento permanente.

2013 No, set design e ambientazioni visive per

la pièce teatrale di Sarah Clifford e Denis Baronet, Teatro dell’Orologio, Roma.

2012-2013 La stanza dei giochi, MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia, Roma. A cura di Giorgio de Finis. Intervento permanente.

2010 Collicola Caffè + Collicola Ring, Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto (PG). Intervento permanente

2009 Al filòs, Chiesa Monumentale S. Francesco, Guastalla (RE). A cura di Gianluca Marziani.

2008 Overlook, Galleria Artsinergy - Ingresso Pericoloso, Roma. A cura di Gianluca Marziani.

2006 Uto’pia Galleria 091, Palermo

2006 Sottrazioni strategiche, intervento di arte pubblica in tre tempi, Galleria Insieme - Palazzo Petrucci - Palazzo dei Capitani, Ascoli Piceno. A cura di Gloria Gradassi.

2002-2003 I Colori del pensiero, Casale della Cervelletta, Roma.  A cura di Anna Maria Panzera (Iniziativa svolta nell’ambito del progetto europeo Comenius 3 – Neothemi).

Interventi collettivi:

2015 Ostrale ‘015, 9. Internazionale A u s s t e l l u n g Z e i t g e n ö s s i s c h e r Künste. Handle With Care. Dresda, Germania. A cura di Andrea Hilger.

XLVIII Premio Vasto d’Arte Contemporanea, L’arte Magica, a cura di Lorenzo Canova. Scuderie di Palazzo Aragona, Vasto.

2015 Insieme, intervento permanente del MAAM artista collettivo per cittadellarte – Fondazione Pistoletto, Biella. A cura d Giorgio de Finis.

2015 Close-up, Osservare. Ingrandire. Analizzare. Decodificare. Comprendere. Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto. A cura

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di Gianluca Marziani.

2014-2015 District 913, San Francesco della Scarpa, Lecce. A cura di Giorgio de Finis.

2014 MAAM_Museo sulla Luna, interno 14 Roma. A cura di Giorgio de Finis.

2014 SCOPE Art Fair for Art Basel Miami.

2014 Prato C o n t e m p o r a n e a . Progetto urbano a cura di Gianluca Marziani.

2014 Incontri ad Eèa, Casa delle Letterature, Roma. A cura di Eszter

Csillag e Maria Ida Gaeta,

2013/14 Censured, Visiva – La città dell’immagine, Roma. A cura di Giorgio de Finis, Ilaria Caravglio e Chris Fuzzy.

2013 Art Carpet. The First Art Hotel. A cura di Gianluca Marziani.

2013 Extra-ordinary day in occasione del Rebirth-day, MAAM – Museo dell’Altro e

dell’Altrove, Roma. A cura di Giorgio de Finis.

2013 Gaia e Urano, con Franco Losvizzero e Cristiano Petrucci, opera realizzata nell’ambito di Residenza in Comunione di Franco Losvizzero, a cura di Giorgio de Finis, MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_c i t t à m e t i c c i a , Roma. Opera in collezione permanente.

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Connessioni liquide, Mondrian Suite Contemporary, Roma. A cura di Klaus Mondrian e Raffaele Soligo.

2012 Errata Corrige, MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di M e t r o p o l i z _ c i t t à meticcia, Roma. A cura di Giorgio de Finis.

2012 L’Arte aiuta l’Arte (ma non solo), MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia, Roma. A cura di Giorgio de Finis.

2012 Rossmut Concept Store, Roma. a cura di Giuseppe Stagnitta.

2012 Abadir tra mito e arte, Interazioni Art Gallery, Roma.

2011 Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, Padiglione Italia. A cura di Vittorio Sgarbi.

2011 Smash Point, Piazza Barberini, Roma. A cura di Gianluca Marziani.

2011 La Costante Cosmologica, Fondazione Rocco Guglielmo, Complesso Monumentale di San Giovanni, Catanzaro. A cura di Gianluca Marziani.

2010 Asta di beneficenza -Christie’s, La Pelanda MACRO Testaccio Roma. A cura di Francesco Cascino e Rocco Orlacchio.

2010 Carta e Identità, Galleria Artsinergy San Benedetto del Tronto, Roma, Guastalla

2010 Incontri ravvicinati di altro tipo, Galleria Artsinergy San Benedetto del Tronto

(AP). A cura di Gianluca Marziani.

2008 Mini Design Award - Spazio Ex Gil Roma.

2008 TERNAIT 01 – Live Art Performance. Festival Internazionale del film, Auditorium Parco della Musica Roma. A cura di Francesco Cascino e Gianluca Marziani.

2008 Tina B. The Prague Contemporary Art Festival,

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Istituto di Cultura Italiano, Praga.

2008 Psyco, Il Laboratorio dell’Imperfetto –Gambettola (FC). A cura di Valerio Dehò.

2008 Donn(E=MC2), Galleria Yvonneartecontemporanea Vicenza. A cura di Gianluca Marziani.

2008 Around Biografilm Festival, Bologna.

2007 CameraConVista VolumeSei Veronica Montanino/Massimo Livadiotti Romberg artecontemporanea Roma a cura di Italo Bergantini e Gianluca Marziani.

2007 Superfici mai superficiali, Castello Dragonetti de Torres – Pizzoli. A cura di

G i a n l u c a Marziani.

2006  51° Premio Termoli - Trackerart 3° Convegno della Nuova Critica d’Arte Italiana, G a l l e r i a Civica di Arte Contemporanea Termoli.

2006 IMPERFECT REALITIES over the genre G a l l e r i a A r t s i n e r g y , Bologna. A cura

di Olivia Spatola-

2006 CQF...P come quando fuori...piove Palazzo Parissi, Monteprandone. A cura di Gloria Gradassi.

2005 Premio Celeste Magazzini del Sale, Siena. A cura di Gianluca Marziani.

2005 Galleria091 Palermo.

2005 Galleria Insieme Ascoli Piceno.

2005 Suono/Forma/Immagine Palazzina Azzurra, San Benedetto del Tronto. A cura di Gloria Gradassi.

2005 finalista con EilCgroup (Hana Jung e Alessandro Recchi) del Premio Targetti Light Art, categoria sculture di luce. A cura di Amnon Barzel.

2005 Stanze aperte Altidona 11° edizione. A cura di Nazareno Luciani e Silvia Piolo.

2005 Item. Cinque variazioni non modali Teatro del Lido e Biblioteca Comunale “Elsa Morante”, Ostia Lido-Roma. A cura di Paola Pallotta.

2003 Vincitrice del 1° premio I Concorso Nazionale per artisti e giovani creativi “La mia idea di campagna romana e laziale” Castello Baronale di Fondi, in collaborazione con il fotografo Gian Andrea Montanino.

2002 Mostra Premio presso la ex chiesa di S. Marta, Roma.

2002 Studi Aperti – Terza edizione, Roma.

2001 I Mostra Premio Pittura Accademia Nazionale di S. Luca, Roma.

2001 Studi Aperti – Seconda edizione, Roma

2001 Mostra Unicef Loft Vision Classico Village, Roma. A cura di Giuseppe Stagnitta.

2000 Altre figure Loft Vision Classico Village, Roma. A cura di Giuseppe Cannella.

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L A B E L L A S T A G I O N E

L’intervento site specific di Veronica Montanino all’Acquario Romano

“La bella stagione” è il titolo dell’intervento site specific che Veronica Montanino ha realizzato per l’Acquario Romano e che dal 17 aprile 2013 (data di presentazione del lavoro murario 4 x 4) si aggiunge alle cose preziose da visitare di questo edificio storico della capitale. Collocato all’entrata dell’odierna Casa dell’Architettura, questo ingresso della primavera, metafora dell’operare stesso dell’arte, dialoga con i soffitti e i muri affrescati della costruzione, che alla fine dell’Ottocento l’architetto Ettore Bernich progettò per dare forma al sogno dell’ittiologo comasco Pietro Carganico.

Veronica Montanino è un’artista che si è più volte cimentata con l’architettura. Le sue installazioni ambientali hanno trasformato palazzi storici e gallerie prestigiose in un mondo ipertrofico, onirico e fiabesco (proppianamente inteso), universi dove ci si muove in assenza di punti cardinali e al tempo stesso così pieni di indicazioni che ritrovare la strada di casa può risultare a volte difficile.

Una giovane donna si innaffia i piedi; la figura è collocata in un giardino, o in un bosco, che è evidentemente dissimile da quello che si trova al di là del muro, tutto interiore. Vicino, un albero-fungo-edera che è la somma di tutti gli alberi e nessuno allo stesso tempo, dai cui rami pendono frutti e fiori di ogni tipo, e delle sacche, pance, bolle da cui si generano altre storie, a cascata (se si potesse usare questo termine in assenza di gravità), come nei mille e un racconto di Sherazade. L’intervento di Veronica Montanino nasce come l’ideale porta d’accesso per la – 1 art gallery, lo spazio underground che dal 2012 al 2014 ha trasformato il corridoio che porta ai bagni aperti al pubblico in una stanza delle meraviglie, ospitando gli interventi di Lucamaleonte, Diamond, Mr. Klevra, omino71, AliCè, Gio Pistone, Nicola Alessandrini e Giorgio Bartocci. [GdF]

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finito di stampare nel mese di Settembre 2015