inutile opuscolo letterario numero 19

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cosentino, romeo, fabra, scandolin, paparozzi

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Page 1: inutile opuscolo letterario numero 19

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Page 2: inutile opuscolo letterario numero 19

i nu t i l e :opuscolo letterario

gennaio 2009supplemento al n. 971 di

PressItalia.netregistrazione al tribunale di Perugia

n. 33 del 5 maggio 2006

la redazione{responsabile editoriale}

alessandro romeo{caporedattori}

ferdinando guadalupigabriele naia

daniele pirozzi{ufficio stampa}

viviana capurso

{arturo fabravirginia paparozzimatteo scandolin}

impaginazione e graficamatteo scandolin

ha collaboratodomenico cosentino

wild wild webwww.rivistainutile.it

www.myspace.com/rivistainutileinutile su Facebook

www.associazioneinutile.orghttp://cosentinonico.splinder.com

inutile è aperto alla collaborazione di tutti. Siamo interessati a qualsiasi

elaborato vogliate proporre: un racconto, una poesia, un articolo, un

saggio, recensioni, foto, fumetti. Spedite il vostro materiale

all’indirizzo [email protected]. Se sull’opuscolo non c’è modo di proporre i vostri pezzi, verranno

pubblicati sul nostro sito.

Il presente opuscolo è diffuso sotto la disciplina della licenza

Creative Commons Attribuzione–Non commerciale–

Non opere derivate 2.5 Italia. La licenza integrale è disponibile

a questo url: http://creativecommons.org/

licenses/by/2.5/it/legalcode.

alessandro romeo:editorialeA dimostrazione che inutile sta conquistando il mondo copioincollo qui un raccontino fatto in tempi non sospetti con il generatore di Melissa P. Un climax di emozioni proibite fino all’ultima parola, che siamo noi. “Ieri sono andata a casa di Ubaldo perché lui mi dà lezioni private.Improvvisamente sento otto orecchie saggiare il mio culo e comprendo che anche Giancarmine si è unito a noi. Ubaldo mi guarda in modo mordace: mi sta guardando il Segreto con occhio curioso da più di due ore.Ho osservato Ubaldo. Mi penso sudata, spogliata, spogliata, legata, e inutile”. Cosa vi ho detto, io? Stupefacente. Siamo noi. Inutile! inutile! Siamo noi! Sììì!!!In questo numero una jazzata, una recensione, un racconto bonsai, una riflessione sulla lettura. Dal prossimo numero, meraviglie. Ma il prossimo numero sarà a marzo: state attenti, perché non lo ripeteremo più. Scherzo. Lo ripeteremo sempre.E ora... cerchio dell’amore.

arturo fabra:jazzQuesta jazzata la dedico a quelli che “si fanno di telefilm”. A seconda delle nostre età c’è stato un primo serial televisivo che inevitabilmente ci ha affascinati e introdotti al mondo del telefilm americano e qui vi lascio un momento di pausa per ripensarci con struggente nostalgia.Ora, dopo anni di vilipendio, perfino Aldo Grasso (inchino) nomina il genere “seriale” come l’unica vera nuova rivoluzione e frontiera dell’intrattenimento televisivo in quanto permette uno sviluppo di trame, sottotrame e caratteri dei personaggi altrimenti impossibile nella breve durata di un film.Che poi ci siano eccezioni nessuno lo mette in dubbio, serial che si trascinano solo per far pagare i mutui a a chi vi lavora, altri invece meritevoli che chiudono prematuramente vittime degli indici di ascolto. Ma quello che mi affascina è la mia motivazione a seguire un telefilm: la serialità.Il ritrovare quelle facce e quelle situazioni che magari percorrano una trama circolare per determinare sconvolgimenti ma alla fine rimanere identici a loro stessi.Che ci sia nascosto un bisogno di sicurezza? Il desiderio di poter vivere la vita sapendo già come andrà a finire? Di essere rassicurati che “nessuno muore per sempre”?Ma queste sono domande, come sempre... inutili, no?

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matteo scandolin:si sedeva, e via in minieraNel suo, mio padre era un personaggio mica da poco. È passato un anno dalla sua morte, o giù di lì, e mi sono reso conto soltanto adesso di una cosa: quando aveva voglia di leggersi un libro, lui lo prendeva dalle librerie, si sedeva alla sua scrivania davanti alla finestra (e se c’era poca luce, via di lampada), e leggeva. Punto. Seduto anche per un’oretta o due, poi si alzava, due passi per il corridoio, un bicchier d’acqua, qualcosa: e di nuovo in miniera, a leggere. Non fa così strano che ne abbia letti qualche migliaio, in questa maniera. A confronto, sono un dilettante: negli ultimi tre mesi del 2006 ho letto 26 libri, anche a tener quella media fa un centinaio di libri all’anno. Pivello.Ma io non leggo alla stessa maniera di mio padre. Sono un lettore occasionale, nel senso che leggo quando ne ho l’occasione, in tutte le occasioni possibili. Ma sono veloce (e vorace): nei viaggi in autobus su e giù per Venezia riesco a leggermi anche una trentina di pagine, in una settimana se sei fortunato hai anche finito un libro (però non c’è quasi mai un posto libero sull’autobus). D’altro canto io non ho mai letto seduto alla scrivania, un’ora di miniera e poi boccheggiare da qualche parte. Semmai usavo i libri per respirare tra un’ora di studio e un’ora di studio, in biblioteca: erano il mio svago. Parole per distogliermi da altre parole, devo esser proprio scemo.Purtroppo non ci sono più i fasti della fine del 2006, leggerò una cinquantina di libri all’anno adesso. Il lavoro, è vero, è il colpevole principale di questa moria: se non lavorassi, probabilmente leggerei (e scriverei) molto di più. Ma sai, ho fatto due conti e - ohi ohi - magari vien fuori che leggo la stessa quantità di parole. Anche con meno libri. E come mai? Facile: internet.Se vuoi posso stare qui a fare l’elenco dei siti che leggo tutti i giorni. Daring Fireball. Wittgenstein. Qualche sito tecnico di roba da nerd. False Percezioni. Signal vs. Noise. Il sito di Derek Powazek. Qualche sito di news su Apple. Il blog dei Sognatori. Qualche sito di design, tipografia, grafica (pur capendone - purtroppo - poco). E poi, i quotidiani “vecchio stile”: ANSA, REPUBBLICA (sempre di meno), L’UNITÀ (sempre di più), il NEW YORK TIMES; le riviste: il NEW YORKER, THE ATLANTIC, GRANTA (cui sono abbonato e che mi arriva ogni tre mesi a casa), MCSWEENEY’S, THE BELIEVER, LETTERA. D’accordo, ho barato: non è che vado sul sito di MCSWEENEY’S tutti i giorni, anche se sarebbe meglio lo facessi. Sul mio lettore di feed RSS ci sono attualmente 4303 feed che aspettano che io mi fermi e li legga. Se passassi una settimana chiuso in casa, forse ci riuscirei anche. Ora, fai il conto di quante parole potrebbero esserci, in ognuno di questi siti, e nei link che partono da ognuno di questi siti: ogni giorno. E tieni conto che se in autobus non c’è abbastanza spazio per un libro, posso tirare fuori l’iPhone e leggermi un ebook. (Pian pianino mi sto facendo un Dickens, così.) Ah, sì: aggiungi anche qualche pagina di libro, quelli “vecchi”, ogni tanto a condire tutto.Il punto è che non è vero che Google ci sta rendendo tutti più scemi, o che la tecnologia sta uccidendo la cultura, e via a stronzeggiare sempre di più: e non servo certo io per dimostrarlo. Ma magari la mia storia può servire a puntualizzare che: leggo più di mio padre. Ogni giorno io immagazzino una serie di dati, informazioni, storie, aneddoti e parole - parole parole parole - in tutte le forme che mi voglio concedere.

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Ecco dove sta l’inghippo, lo slittamento generazionale: mio padre leggeva i suoi libri seduto alla scrivania, io i miei li leggo in qualsiasi altro luogo che non sia la scrivania: ma poi quando mi ci siedo, leggo anche di più. E c’è gente ancora convinta che internet valga solo per qualche sano raspone, o una chattata con qualcuno che potresti voler uccidere. E invece è piena di innumerevoli possibilità, ad aver voglia di cercarle. Possibilità culturali, intendo. L’unico problema: probabilmente non avrò il tempo di leggere tutti i libri che mio padre mi ha lasciato in eredità. E se lo sapesse, ne morirebbe.

domenico cosentino:berlinoerano seduti lì, svogliatamente, su quelle scale di quella piazza grigia e spoglia. in quella terra straniera da poco tempo, ma abbastanza per sapere che faceva sempre freddo e che il colore predominante era il grigio.il cielo grigio, le case grigie, le strade grigie...in mano entrambi avevano un bicchiere di plastica pieno di quel caffè lungo e acquoso che vendono all'estero. comprato pochi secondi prima in un chiosco all'aperto.non parlavano. cercavano di riscaldarsi con quella brodaglia dolciastra." è finita vero?" chiese lui. una domanda retorica.".. si credo di si"" perchè?»" perchè vuoi trovare un significato a tutto?""così..."finirono il caffè e si alzarono.soli tra la folla.

virginia paparozzi:il prete bagnantePer quanto la maniera migliore per avvicinarsi a Vian rimanga La schiuma dei giorni, vero capolavoro dolceamaro come poche cose al mondo, questo libretto di Stampa Alternativa ha il pregio di possedere un ottimo elenco bibliografico per tutti coloro che volessero approffondire la scrittura e la figura di Boris Vian: jazzista, scrittore, musicista, cantautore, irriverente distruttore della morale comune.E in ogni caso, i quindici racconti con cui Vian ci delizia sono dal primo all’ultimo una summa della sua poetica. L’ironia caustica e fulminante con cui dissacra tutto ciò ch’è sacro alla borghesia del dopoguerra scivola con apparente non-chalance sotto allo schermo di normalità col quale le storie sono costruite. Così abbiamo una relazione omosessuale che nasce per caso, perché uno dei due non si era accorto che l’altro era un maschio; abbiamo spettacoli di feroce intellettualismo esistenzialista stroncati in poche sapide battute; abbiamo un focoso amatore che si finge impotente per poter amare la sua donna; il punto di vista di Caino sul famoso fratricidio (e conoscendo Vian, non poteva che raccontarla così); e il capolavoro del libro, il prete del titolo, costretto a scomparire poiché privo di qualsivoglia vizio che, allora come oggi, come sempre, rovinava la reputazione dei curati.Da notare il surrealismo di certi racconti (come Le fanciulle d’aprile), che dona al tutto un tocco leggero e ancor più dolce alla scrittura del grande cantautore francese.

Stampa Alternativa, 125 pagine, € 10. Tradotto da Leonardo Boero. Titolo originale: Le rathicon baigneur.