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Irene Petruccelli - Introduzione alla disciplina
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da
copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e
per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).
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Indice
1. INTRODUZIONE ......................................................................................................................................... 3
2. DEFINIZIONI .............................................................................................................................................. 6
3. CONCETTI CHIAVE ................................................................................................................................... 9
BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................................................. 12
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1. Introduzione
Nel 1897 prende l’avvio la psicologia sociale sperimentale moderna, da un’osservazione di
Norman Triplett sulla prestazione degli atleti a seconda della situazione sociale: aveva notato che
la prestazione era migliore in sede di gara, piuttosto che durante gli allenamenti. Fece esperimenti
su dei bambini e delle bambine che avvolgevano delle lenze: uno in cui i bambini e le bambine
erano soli/e e l’altro in cui invece si trovavano insieme ai/lle loro compagni/e; risultò che la
prestazione era migliore nel secondo caso. Questo episodio fu denominato “facilitazione sociale”
o social labouring.
Max Ringelmann nel 1880 era invece giunto a risultati opposti: aveva notato che quando
una corda era tirata da un gruppo di persone la forza impiegata da ciascuno era minore di
quando veniva tirata singolarmente. In questo caso la conclusione di Ringelmann fu la seguente:
la presenza delle altre persone facilita la prestazione quando è possibile rintracciare il contributo
del singolo individuo, mentre il sentirsi parte anonima di un gruppo porta ad una riduzione di
qualità e dell’impegno.
La Psicologia sociale dei gruppi studia l’articolazione tra il mondo psichico e quello sociale.
Ricordiamo che i primi due manuali di psicologia sociale appaiono entrambi nel 1908:
1. Introduction to Social Psychology di W. McDougall che ha per oggetto la persona e come
questa si pone nei confronti del mondo esterno;
2. Social Psychology di E. A. Ross che ha per oggetto l’influenza del mondo sociale sul
comportamento delle persone.
Nel corso della storia della psicologia sociale dei gruppi, i modelli di riferimento per l’analisi
della folla, invece, possono essere considerati due ed entrambi partono dal concetto di
“malattia”:
• L’influenza sociale alla pari della suggestione: due psichiatri francesi Charcot e Bernheim,
che influenzarono Freud, vedono l’influenza sociale come un meccanismo che, al pari
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della suggestione, fa saltare i freni inibitori (la suggestione veniva usata come modalità
diagnostica e terapeutica delle malattie mentali);
• Il contagio mentale, l’intensità emotiva e l’agitazione della folla viene in questo caso
interpretata come una malattia infettiva.
Certo è che le persone sono esseri sociali e di gruppo poiché:
• Viviamo in gruppi
• Impariamo in gruppi
• Lavoriamo in gruppi
• Giochiamo in gruppi
• Prendiamo decisioni in gruppi
• Combattiamo in gruppi
Possiamo, inoltre, affermare che i gruppi sociali rappresentano una fonte di identità sociale
per le persone.
Nello specifico, secondo Turner, il concetto di sé è formato da 2 elementi:
• identità personale (autodescrizioni sulla base delle caratteristiche individuali),
• identità sociale (descrizioni in termini di appartenenze a categorie sociali).
Tuttavia ci sentiamo di condividere pienamente la seguente frase di Allport (1924) il quale
afferma che: “Non esiste una psicologia dei gruppi che non sia fondamentalmente ed
interamente una psicologia degli individui”.
Nei gruppi le persone sono interessate alla realizzazione di un compito (orientamento verso
il compito).
Le altre persone servono da punto di riferimento essenziale per la valutazione delle nostre
capacità e per la conferma delle nostre opinioni (processi di confronto sociale).
In sintesi, si possono distinguere diversi livelli di analisi in psicologia sociale:
• il livello intrapsichico che studia le modalità con cui la persona analizza la realtà e
costruisce un’immagine del mondo sociale che lo/a circonda (cognizione sociale);
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• il livello intragruppo che analizza le dinamiche interpersonali tra più persone che fanno
parte di un medesimo gruppo;
• il livello intergruppo che studia le relazioni esistenti tra gruppi sociali differenti (contatto,
conflitto, ecc.);
• il livello collettivo che prende considerazione i processi sociali legati al contesto culturale e
storico in cui le persone si trovano ad operare.
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2. Definizioni
Il concetto di gruppo sociale si articola in una serie di costrutti e di elementi che
analizzeremo di seguito.
Il “destino comune” ad esempio per gli ebrei nell’Europa nazista costituivano un gruppo
sociale per via del loro destino comune tragico di stigmatizzazione, persecuzione e sterminio
(Brown, 2005).
Il concetto di “struttura sociale” formale o implicita, che si manifesta di solito sotto forma di
relazioni di status e di ruolo; ad esempio la famiglia.
Inoltre, nei gruppi sociali le persone sono prevalentemente in interazione tra loro faccia-a-
faccia, anche se nella società attuale esistono diverse forme di gruppi sociali “virtuali”.
Spesso la definizione di gruppo sociale viene riferita al concetto di “autocategorizzazione”
o self-categorization, grazie al quale un gruppo sociale esiste quando due o più persone
percepiscono se stesse come membri della medesima categoria sociale.
Infine sarà necessario considerare i gruppi sociali in relazione ad altri gruppi, dal momento
che un gruppo esiste quando due o più persone definiscono se stesse come membri e quando la
sua esistenza è riconosciuta da almeno un’altra persona.
Secondo M. Sherif (1967), infatti: “Non si rende giustizia alle cose passando indebitamente
dal comportamento, dai sentimenti e dagli atteggiamenti espressi da una persona isolata alla sua
condotta in qualità di membro di un gruppo. L’essere membro di un gruppo e comportarsi come
tale ha conseguenze psicologiche che sussistono anche quando gli altri membri non sono
immediatamente presenti”.
Si definisce gruppo sociale l’insieme di due o più persone che interagiscono e comunicano
tra loro (Shaw, 1976).
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Kurt Lewin (1948, trad. it. 1979: 184), considerato uno dei padri della psicologia sociale,
afferma che “non è la somiglianza o la diversità che decide se due individui appartengono allo
stesso gruppo o a due gruppi diversi, ma l’interazione sociale o altri tipi di interdipendenza. Un
gruppo è definito al meglio come una totalità dinamica basata sull’interdipendenza invece che
sulla somiglianza”. È stato proprio K. Lewin a definire lo statuto sociopsicologico dei gruppi sociali,
riprendendo il concetto della psicologia della Gestalt di totalità dinamica e affermando, quindi,
che un gruppo di persone è dato dalla totalità dinamica dei suoi membri basata sulla loro
interdipendenza. Pertanto, secondo questa affermazione, un gruppo sociale non è dato
semplicemente dalla somma dei singoli individui che lo compongono, ma assume proprietà e
caratteristiche proprie, diverse. Inoltre, il concetto di interdipendenza dei membri di un gruppo
introduce un’altra precisazione importante, e cioè che un gruppo sociale non può essere definito
esclusivamente sulla base del criterio di somiglianza tra i suoi membri, bensì è necessario che questi
condividano uno scopo comune, anche se si tratta di individui diversi tra loro o con funzioni diverse
all’interno del gruppo.
In quest'ottica, le determinanti del comportamento di un gruppo vanno ricercate
analizzando le caratteristiche del campo psicologico del gruppo stesso (spazio sociale) in quel
dato momento. Lo spazio sociale va inteso come rappresentazione che il gruppo si crea sia dei
processi e delle strutture interne al gruppo stesso, che dei processi e delle strutture dell'ambiente
esterno.
Il prof. De Grada (1999), contemporaneo studioso esperto di gruppi sociali, invece, definisce
un gruppo sociale come caratterizzato da un’elevata gruppalità se:
• il gruppo interagisce in maniera integrata e se ha uno scopo comune;
• le persone che ne fanno parte si percepiscono come membri di uno stesso gruppo,
distinguendosi da quelli che non ne fanno parte;
• i componenti del gruppo nutrono sentimenti positivi nei confronti degli altri membri;
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• i membri sono consapevoli che il loro insieme costituisce il mezzo necessario per il
raggiungimento degli obiettivi comuni;
• esiste tra i membri un’identificazione tale da permettere anche un’influenza reciproca;
• esiste tra i membri una struttura organizzata tale da permettere agli individui una divisione
dei compiti distinti per importanza;
• il gruppo condivide un sistema di norme, implicite o esplicite.
E ancora De Grada (1999) tiene conto non solo delle categorie e dei bisogni individuali, ma
anche delle caratteristiche che deve avere il gruppo sociale per soddisfarle.
• Bisogni che qualsiasi gruppo, in quanto situazione sociale può soddisfare
• Bisogni soddisfatti da gruppi composti da membri con determinate caratteristiche (il gruppo
attira i suoi membri per l’attrazione esercitata dagli stessi membri del gruppo)
• Bisogni che un gruppo può soddisfare in quanto svolge determinate attività
• Bisogni che un gruppo soddisfa in quanto persegue determinati scopi (gli scopi
dell’individuo coincidono con gli scopi del gruppo)
• Bisogni personali ed egoistici soddisfatti strumentalizzando il gruppo (il gruppo non viene
scelto per le sue caratteristiche, ma solo come strumento per il raggiungimento degli scopi
personali).
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3. Concetti chiave
Nello specifico, il concetto di status si riferisce alla posizione che una persona occupa in un
gruppo sociale e alla valutazione di tale posizione in una scala di prestigio (Scilligo, 1973).
Mentre si parla di ruoli sociali in riferimento alle aspettative condivise sul modo in cui una
particolare persona dovrebbe comportarsi in un gruppo (Levine, Moreland, 1998).
Per la classificazione del gruppo sociale si possono identificare tanti tipi di gruppi lungo un
continuum che va dal piccolo gruppo, caratterizzato dalla presenza di tutte le caratteristiche, fino
a situazioni collettive basate solo sulla vicinanza spaziale tra le persone.
Nella classificazione dei gruppi una prima distinzione viene fatta tenendo conto della
numerosità dei membri che li compongono. Si parla, pertanto, di gruppi estesi e di gruppi ristretti.
• Per gruppi estesi ci si riferisce a collettività organizzate, organizzazioni sociali come partiti
politici, sette religiose, imprese, sindacati e gruppi nei quali si ha una strutturazione
orizzontale e verticale.
• I piccoli gruppi sono quei gruppi dove ogni singolo membro conosce personalmente gli altri
e interagisce frequentemente con loro, ad esempio la famiglia, una classe scolastica, un
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gruppo di amici. Questi gruppi posseggono una certa strutturazione normativa, più o meno
debole, a seconda che si tratti di un gruppo di familiari o di un gruppo di amici.
Un’ulteriore distinzione tra tipologie di gruppi può essere fatta se si tiene conto delle
caratteristiche delle relazioni tra i membri.
A questo proposito Cooley (1902) parla di:
• gruppi primari, intendendo quei gruppi che svolgono una funzione fondamentale nella
formazione della natura sociale e degli ideali degli individui che ne fatto parte. In questa
ottica i gruppi primari sono costituiti da un insieme di persone che interagiscono
direttamente tra loro e che sono legate da vincoli di natura emotiva; sono gruppi nei quali
le relazioni si svolgono faccia a faccia, in maniera intima, con una reciproca valutazione
affettiva più che razionale. Il loro scopo è quello di soddisfare i bisogni individuali di ogni
membro, accettato come persona e al di là delle sue competenze. All’interno di questi
gruppi esiste un’atmosfera ricca di calore e sostegno affettivo e un forte sentimento del
“noi”;
• nei gruppi secondari, invece, i membri sono tenuti insieme da uno scopo, da un fine, e per
questo ogni membro è valorizzato per il contributo che dà al gruppo; pertanto si hanno
ruoli specifici e le relazioni sono limitate proprio a ciò che i rispettivi ruoli prevedono o
riguardano gli scopi del gruppo. I rapporti tra i membri sono quindi più o meno frequenti,
ma sempre riconducibili a scopi pratici ed avvengono prevalentemente in maniera
impersonale.
Secondo Levine e Moreland (1990), i ruoli principali in un gruppo sociale sono: il nuovo
arrivato, il capro espiatorio e il leader.
Dal nuovo arrivato il gruppo si aspetta che sia ansioso, dipendente, conformista e passivo e,
quanto più verranno confermate queste aspettative, tanto più il nuovo membro verrà accettato
dal gruppo già esistente.
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Il capro espiatorio rappresenta per il gruppo una figura necessaria, oltre che funzionale,
perché permette ai suoi membri di liberarsi di parti negative dell’immagine di sé e proiettandole,
per l’appunto, su chi detiene questo ruolo.
Il leader è la persona che all’interno del gruppo assume un ruolo di maggiore
responsabilità, che più degli altri si occupa di prendere iniziative e che ha un maggior potere di
influenza sui membri.
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