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Un viaggio nella creatività del Paese Foto di Maurizio Turchet | Samuele Marazzita Con un’intervista di Stefano Magni

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a journaey in Israel creativity

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Un viaggio nella creatività del Paese Foto di Maurizio Turchet | Samuele MarazzitaCon un’intervista di Stefano Magni

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Il 13 Giugno si è conclusa la ricerca del team Israele Oggi nel mondo della creatività in Israele iniziata il 30 Maggio. La ricerca non pretende di essere esaustiva rispetto alla poliedrica scena attuale ma ne ha colto alcuni tratti essenziali: dagli aspetti rivolti ai linguaggi più internazionali,

espressi dal design al limite con l'arte e i gruppi teatrali che più si ispirano alla cultura visiva, agli istituti d'arte che hanno visto questi stessi rappre-sentanti della nuova tendenza frequentarle come allievi, fino alla ricerca filologica legata in modo più evidente alla tradizione come in Alta Galilea dove gli artisti esprimono uno stile antecedente ma non estraneo alla divertita laicità che caratterizza l'attualità a Tel Aviv e a Gerusalemme.

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Il progetto nasce in Europa, che ha profondi legami storici e culturali con Israele e si rivolge in prevalenza al pubblico europeo con l’intento di creare un ponte, tramite la conoscenza diretta, con questo Paese vicino ma poco conosciuto.

Israele Oggi è una banca immagini in continua evoluzione e costante aggiornmen-to. Presenta una serie di mostre fotografiche ed eventi multimediali che documen-tano la straordinaria poliedricità di questo Paese nella contemporaneità e nei suoi molteplici aspetti di Terra e di Nazione.

Israele Oggi si sviluppa tra le attività dell’Associazione Amici d’Israele e si propo-ne in relazione con le istituzioni a enti, musei, gallerie d’arte e associazioni. Durante le esposizioni sono previsti incontri, concerti, letture, eventi visivi e approfondimenti con artisti e personalità della cultura ebraica e Israeliana invitati a dialogare con il pubblico a proposito di argomenti socioculturali, turistici, tecnologici ed economici di Israele.

il progetto Israele Oggi Intende documentare lo svolgersi delprocesso creativo e delle espressioni della vita più autentica del Paese.

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la nuova ricerca segue ai viaggi sulla realtà generale del Paese: in occasione del 60° dell’Indipendenza, del Centenario della Fondazione di Tel Aviv e nel particolare ecosistema dei Deserti.Con l’episodio IsraeLAB, Israele laboratorio creativo, entra nel vivo del programma.

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Il team di Israele Oggi ha visitato Bezalel Accademy, a Gerusalemme nel campus universitario, la più antica accademia di arti visive e design, fondata 42 anni prima dello Stato d’Israele e Avni Accademy, di qualche anno più recente ma altrettanto rinomata, costituita da edifici decentrati a Jaffo, alle spalle della stazione restaurata.

Ha visitato il piccolo ma prezioso Bauhaus Museum, nella città che conta il mag-gior numero di esempi di architettura del movimento fondato da Walter Gropius e Paradigma Design Gallery, nel cuore di Tel Aviv, che presenta i lavori dei più interessanti designer-artisti.

Il team ha incontrato Ami Drach e Dov Ganshrow nel loro studio a Jaffo e Oded Ezer, grafico e art director, tra i più significativi artisti tipografi, Miki Avni, costumi-sta internazionale di danza e performance, i gruppi teatrali Clipa, fondato nel 1995 da Idit Herman e Dmitry Tyulpanov, e Orto-da Theatre, fondato nel 1996 da Yinon Tzafrir e Gibson Bar-El, rappresentanti del teatro israeliano più autentico e innovativo, frutto di interazioni culturali multidisciplinari dalla forte carica visuale.

israele laboratorio creativo

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sono inclusi nel report gli arredi urbani, le tracce sui muri, i luoghi di ritrovo e alcune manifestazioni pubbliche.

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L’antica città di Tzfat, in Alta Galilea, è stata scelta come dimora da artisti, mistici e cabalisti fin dai tempi della cacciata dalla Spagna durante l‘inquisizione. Si sta-bilirono qui Rabbi Yitzhak Luria, Rabbi Shlomo Alkabetz, autore di Lecha Dodi e Rabbi Yosef Karo, cui si deve il Shulchan Aruch. Nel ‘48 fu teatro di uno degli episodi più cruenti della guerra di liberazione ed è stata bersaglio dell’artiglieria du-rante l’ultima guerra con il Libano.

Israele Oggi ha visitato le botteghe e le gallerie del quartiere vecchio, dove ha incontrato, tra gli altri, Sheva Chaya, Morris Dahan e David Friedman, artista concettuale e studioso della Tradizione di chiara fama.

A Rosh Pina Israele Oggi ha visitato il Museo Sionista. Situata a pochi chilometri da Tzfat, fondata nel 1875 a seguito dell’acquisto della metà dei terreni dell’inse-diamento arabo Giauna, anche Rosh Pinna è abitata per tradizione da colonie di artisti e intellettuali.

il materiale,oltre ad arricchire l’image bank di Israele Oggi, in continuo aggiornamento, sarà elemento dei prossimi appuntamenti espositivi.

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L’Accademia Bezalel si trova a Gerusalemme sul Monte Scopus, all’interno del campus universitario. Fu fondata dall’artista Boris Schatz come Bezalel School of Art and Craft nel 1906, quando ancora lo Stato d’Israele, fondato 42 anni dopo, non era che un vago sogno.

È sinonimo di arte, innovazione e qualità da oltre 100 anni. Insegnanti e studenti, mossi da grande passione, operano con serenità in profonda concentrazione, in Bezalel si possono seguire corsi di pittura, scultura, tecniche vetrarie, ceramica, design, gioielleria, moda, fotografia, video, animazione, visual communication e arte tecnologica.

Oltre alle materie artistiche, gli studenti ricevono un’educazione ai massimi livelli nelle materie storiche, filosofiche, sociologiche e le nozioni fondamentali in campo scientifico e tecnologico.

Bezalel Accademy: www.bezalel.ac.il

l’Accademia Bezalel deve il suo nome al primo artista che si incontra nella Torah, la Bibbia. Per la sua eccellenza nel realizzare artefatti fu incaricato da Dio di realizzare l’Arca dell’Alleanza, checonteneva le Tavole.

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Fondato nel 1936, 12 anni prima dell’Indipendenza, da un gruppo di artisti, tra cui Aron Avni, primo direttore, l’Istituto fu rinominato Avni Institute alla sua morte.

È costituito da varie sedi separate lungo la Eilat Rd. a Jaffo sul confine con Tel Aviv, alle spalle della vecchia stazione appena restaurata, oggi sede di musei, gallerie, luogo di eventi e concerti. Le sezioni sono decentrate, le palazzine basse, in alcuni casi al livello della strada, ospitano diverse discipline tra cui varie sezioni di design, moda, pittura, comunicazione visiva, la biblioteca che raccoglie rari volumi d’arte. L’ambiente è particolarmente accogliente, le relazioni sono personali e improntate sulla collaborazione.

Il team di Israele Oggi è stato invitato da da Villy Mizraki, Galit Shvo, Tamar Dekel e dagli studenti della Sezione Design a visitare l’Accademia e a seguire la relazione sui lavori di fine anno.

Avni Institute of Art and Design: www.avni.org.il

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tel aviv old station 14tel aviv old station Èconclusoil restauro della vecchia stazione ferroviaria che risale alla dominazione turca, precedente al protettorato britannico. Si trova alle spalle della sede centrale di Avni Accademy,sul confine tra Jaffo e Tel Aviv.Il complesso è luogo di eventi, concerti,ospita librerie,gallerie d’arte,boutiques, bar e un museo dell’IDF, Israel Defense Army.

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la galleria si propone di presentare le proposte più significative del design al limi-te con l’arte. Tra i designer rappresentati: Yaakov Kaufman, Haim Parnas, Ami Drach & Dov Ganchrow, Yael Mer & Shay Alkalay, Chanan de Lange.

Nella collettiva Seating Arrangements sono presenti opere di: Tal Gur, Eilon Armon, Galit Shvo, Villy Mizrahi, Gad Charny, Safi Hefetz, Elish Tal, Naama Steinbock, Idan Friedman.

Nella foto: Anat Benvenisti, Villy Mizrahi e in primo piano Galit Shvo.

Paradigma Design Gallery: www.paradigmagallery.com

paradigma gallery 16paradigma design gallery paradigma

Design Gallery, nel cuore di Tel Aviv, fondata da Anat Benvenisti nel Marzo 2010, è una piattaforma espositiva per designer israeliani e internazionali. Co-curatore è il Prof. Ezri Tarazi, a capo del Master Program di Industrial Design all’Accademia Bezalel.

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Gli edifici sono stati progettati da architetti del movimento fondato da Walter Gro-pius formatisi in Europa ed emigrati in Palestina, come si chiamava ancora Israele al tempo del protettorato Britannico, i quali hanno saputo adattare lo stile moderno alla cultura e al clima di Tel Aviv Tel Aviv, fondata da poco, nel 1909. Presto lo stile essenziale e moderno sostituì l’eclettismo orientalista che aveva dominato fino a quel momento.

Israele Oggi ha visitato il piccolo ma prezioso Tel Aviv Bauhaus Museum, al 21 di Bialik St. nella strada dove visse il poeta, di fronte al vecchio municipio.

Tel Aviv Bauhaus Museum Phone: 03/620-4664

bauhaus TEL AVIV 18tel aviv bauhaus museum tel Aviv è il più grande museo Bauhaus a cielo aperto, con oltre 4000 edifici costruiti tra il 1931 e il 1956. Nel 2004 è statadichiarata patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

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Come la serie di attrezzi in selce, realizzati con le pietre raccolte sul Monte Moriah, considerato dagli studiosi sede probabile del vero Monte Sinai, scavate manual-mente, ridisegnate al computer e perfezionate attualizzandole con i manici di pla-stica, oppure il ridisegno di oggetti rituali, come il piatto elettrico per lo Shabat e la brocca per la netillat, il lavaggio rituale delle mani.

Altrettanto interessanti sono i progetti mossi da un forte impegno sociale, come la rivisitazione in chiave di archeologia contemporanea dei fari di automobile, oppure il riutilizzo ecologico dei cassonetti dell’immondizia trasformati in poltrone.

Ma poi si accorgono che nessuno ama sedersi su un cassonetto con le tracce la-sciate dall’immondizia, seppur lavato, e così Ami e Dov decidono di modificare i cassonetti nuovi e in questo modo sottraggono l’oggetto dall’ideologia della funzio-ne insieme a quella del riciclaggio.

Ami Drach + Dov Ganshrow: www.amidov.com

ami drach + dov ganshrow 22Ami Drach + Dov Ganshrow la semplice genialità di Ami Drach e Dov Ganshrow, sorprende e seduce per l’ironia leggera che sprigiona dai loro oggetti, calembour e referenti di tradizioni che si perdono nella preistoria.

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oded ezer 28oded ezer

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oded Ezer, grafico tipografo e art director, attualizza la tradizione con stile e humor. La profonda conoscenza degli alfabeti gli permette di intervenire sulle lettere con sorprendenti licenze poetiche. Espone nei maggiori musei e I suoi libri sono pubblicati in tutto il mondo.

Oded Ezer: www.odedezer.com

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bialik Streetè un riferimento a Tel Aviv. Qui visse il poeta, editore Haim Nachman Bialik.Nato in Ucraina,nel 1903 venne incaricato dalla Commissione Storica Ebraica di stilare un rapporto sul pogrom di Kishinev.Nel 1924 si trasferisce a Tel Aviv. Ha presieduto alla fondazione dell’Università Ebraica di Gerusalemme, e ha fatto parte del Comitato per la Lingua Ebraica.

casa bialik 34la casa museo di haim nachman bialik

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miki avni

abbiamo incontrato Miki Avni al Café Bialik, uno dei locali più frequentati da artisti e intellettuali. Israeliana da 7 generazioni, ha lavorato nel mondo della moda e come art director. Disegna e realizza costumi di danza contemporanea per artisti della scena internazionale come Brian Eno, Maria Kong, Batsheva.

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Nella magica cornice del Café Bialik, dopo le presentazioni, Miki Avni ha iniziato a mostrare le sue carte e come da un mazzo di Tarocchi sono apparsi i personaggi della straordinaria collezione di corpi e stratificazioni di “anime”.

Ed ecco uno dopo l’altro la teoria di cyborg, demoni, angeli metallici, vagabondi pronipoti di Makie Messer, robot eredi di Frtz Lang, messia di Dune e infine, grazie alla connessione wireless che non manca mai nei locali di Tel Aviv, con il calore e l’umiltà che distingue i veri grandi artisti, ci ha mostrato alcuni video da YouTube delle coreografie realizzate per i maggiori compositori di musica contemporanea ed elettronica con cui collabora, tra questi Brian Eno, Maria Kong, Batsheva.

Miki Avni: www.facebook.com/MikiAvni

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orto-da theatre 39il teatro in lingua ebraica non esisteva nell’antica cultura ebraica, né si è sviluppato come continuazione del Teatro Yiddish. E’ nato a Mosca nel 1917, con la fondazione del teatro in lingua ebraica Habima, il palcoscenico, diretto da Constantin Stanislavky. Dal 1931 la compagnia ha lasciato Mosca e si è trasferita a Tel Aviv.Il teatro in Israele è composto da elementi contemporanei e classici, sperimentali e tradizionali con protagonisti di provenienza diversa, che uniscono tutti questi elementi per formare un particolare tipo di teatro israeliano.

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Orto-da, parola composta da or luce, toda grazie, ma anche come orto-dox e da-da.

Orto-da Theatre, Fondato nel 1996, lavora su una ricerca personale di linguaggio internazionale realizzando scene di forte intensità visuale. Uno dei gruppi teatrali più avanzati ed interessanti in Israele.

Yinon Tzafrir e Gibson Bar-El mostrano il DVD, i barili di fanghi del Mar Morto con cui sono coperti gli attori, i costumi di scena di Stones, sugli eroi del Ghetto di Varsavia, spettacolo visivo in movimento che traghetta gli incubi passati nei sogni, presentato in Israele e in vari festival e teatri in Europa.

Orto-da: www.orto-da.com

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clipa Theatre, fondato nel 1995 da Idit Herman e Dmitry Tyulpanov. L’incontro ha generato un’espressione teatrale unica in cui interagiscono arti visive, design, danza, musica in una ricerca multidisciplinare e alle radici di ogni cultura. Il gruppo realizza da due a quattro nuovi spettacoli all’anno. La maggior parte di questi vengono eseguiti solo per brevi periodi, anche una volta sola e sono creati su misura del luogo. Molte delle pieces sono senza parole.

Clipa: www.clipa.co.il

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la creativitàa Tel Aviv è un fenomeno diffuso.Le case, i muri, le strade, la città stessa è una superficie su cui scrivere poesie, inviare messaggi, esprimere desideri, provocare relazioni inattese tra le cose e le persone.

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tel Aviv è famosa per la sua vita sociale: per i bar sulla spiaggia, i clubs aperti 24/24 dove si esibiscono dj internazionali di techno trance e per i locali come Mike’s Place, noto per le qualità delle jam sessionblues rock. Mike’s Place Si trova sul boulevard di fronte alla spiaggia, accanto all’Ambasciata Americana. Nel 2003 fu distrutto da un attentato suicida. Rimasero uccisi venti giovani. Oggi è rinato.

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Qui si stabilirono mistici ed artisti sfuggiti agli orrori dell’inquisizione. Tra questi Rabbi Yitzhak Luria, Rabbi Shlomo Alkabetz, autore di Lecha Dodi e Rabbi Yo-sef Karo, cui si deve il Shulchan Aruch. Nel ‘48 fu teatro di uno degli episodi più cruenti della guerra di liberazione e fu bombardato durante le guerre con il Libano.

Camminando nel quartiere degli artisti, tra le botteghe di souvenir e gli studiosi dagli occhi azzurro cielo immersi nei calcoli dell’infinito si possono trovare veri gioielli.

A Tzfat Abbiamo incontrato, tra gli altri, David Friedman, Sheva Chaya, Morris Dahan.

tzfat 51l’antica città di Tzfat si trova a mezz’ora di strada dalla frontiera con il Libano, a 900 metri sul Kineret, il lago di Tiberiade. La fondazione, secondo la leggenda, risale ai figli di Noé ma vide la fioritura nel 16° secolo, a seguito dell’espulsione degli ebrei dalla Spagna.

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David Friedman è nato a Denver, Colorado, si stabilì a Safed nel ‘79, dove si applicò a studi approfonditi del Talmud e della meditazione ebraica. Stimato conferenziere di Ka-bala, combina i principi espressi nello Sefer Yetzirah, il Libro della Creazione, con l’arte concettuale contemporanea in una forma originale e personale.

David Friedman : www.kosmic-kabbalah.com

Anche Sheva Chaya è cresciuta a Denver. È emigrata in Israele nel 1997. Considerata una delle migliori artiste vetrarie del Nord Galilea, ama lavorare con il fuoco e dare forma al vetro è per lei una meditazione.

Sheva Chaya: www.shevachaya.com

Morris Dahan è nato a Tzfat da una famiglia originaria del Marocco. La tecnica tridimensionale alla base del suo lavoro, ha iniziato a diventare popolare nell’area verso la metà degli anni 70.

“di Kabala si fa un gran parlare...è la cosa più semplice del mondo, ma è anche la più complicata, è ovvia ma è anche misteriosa. Ma alla fine in ebraico kabala è la ricevuta, quella che chiedi al bar quando paghi il caffé”. Morris Dahan

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rosh pinna 53Rosh Pinna significa Pietra Angolare, si trova a pochi chilometri da Tzfat, fondata nel 1875, negli anni ‘70 si stabilì una colonia di artisti e gli ‘80 videro un nuovo arrivo di intellettuali. Madonna acquistò qui una casa. Si dice che da Rosh Pina verrà il Messia ma come tutto quello che riguarda l’emblematico personaggio, anche questa profeziaseppure veritiera, forse non è da prendere alla lettera.Nelle foto: il Museo Sionista di Rosh Pinna.

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intervista di stefano magni 54LA FOTOGRAFIA DI TURCHET RACCONTA ISRAELE

Intervista di Stefano MagniOpinione 04 Settembre 2010

Israele terra di religioni. Israele terra di guerre continue. Ma dell’ar-te non parla nessuno, o quasi. Maurizio Turchet, milanese, foto-grafo, si è preso questo impegno: mantenere un occhio fisso sullo Stato ebraico, fotografandolo prima di tutto, ma anche creando un legame con un esplosivo ambiente artistico e del design vera-mente poco conosciuto qui in Europa.

Con tre libri fotografici, IsraeleOggi, usciti in tre successive annate dal 2008 ad oggi, con rassegne fotografiche periodiche e itineran-ti, Turchet dà un volto e un significato a deserti e città sfuggendo ai luoghi comuni dei media. Il suo nuovo progetto, IsraelLab, di prossima uscita (sarà accompagnato anch’esso da una mostra itinerante in Italia) parte dal presupposto che tutta Israele sia un gigantesco laboratorio di idee, parole, immagini. “Il progetto è nato nel 2008, in occasione del 60° anniversario della nascita del-lo Stato di Israele” - spiega Maurizio Turchet a L’Opinione.

Come è nata l’idea di IsraeleOggi?

L’idea era quella di iniziare un percorso fotografico da proseguire nella quotidianità. La prima puntata, del 2008, è un viaggio sull’e-

steriorità del Paese, aveva come tema la scrittura, tanto significa-tiva nella cultura ebraica. Parliamo di scrittura pubblicitaria, grafica e, all’origine, religiosa. E prima ancora: la natura, l’idea che le ta-vole del Monte Sinai contenessero già l’iscrizione che lo scalpello ha poi rivelato. Il secondo viaggio è stato a Tel Aviv, in occasione dei 100 anni della sua fondazione. E anche questo è stato un per-corso esteriore, sull’architettura della città. Il terzo viaggio è il de-serto e l’ecologia tutta particolare di Israele, dove anche il deserto vive: solo a vedere sulle mappe di Google il deserto israeliano è verde, contrariamente a quelli color sabbia d’Egitto e Giordania. Infine, quest’anno segna l’incontro con gli artisti e le scuole d’arte, i gruppi teatrali, ai designer ai confini con l’arte, con i musei e con la vita creativa urbana, soprattutto a Gerusalemme e a Tel Aviv. E poi la Galilea, il regno dei cabalisti, l’area in cui si sono stabiliti nel XVI Secolo, artisti, visionari e religiosi. La religione è presente in tutta Israele, ma l’arte contemporanea è quanto di più laico e sperimentale si trovi nell’area.

Ma qual è il rapporto fra tradizione e arte contemporanea?

L’arte, se non è legata al trascendente, non è interessante. Ac-

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quisisce una marcia in più quando trascende dal materiale, dal quotidiano, per aggiungere una dimensione spirituale. Israele è particolarmente ricca da questo punto di vista. E deve fare i conti, in continuazione, con il principio di non farsi immagini o idoli di ciò che è in cielo, in terra e sotto le acque. Principio che è stato subito trasgredito nella stessa Bibbia, quando Dio ordina di realiz-zare l’Arca dell’Alleanza, con due cherubini, due raffigurazioni di angeli. Mosè costruisce anche un simulacro di serpente di rame per salvare il popolo di Israele dalla pestilenza. Non c’è, dunque, il rispetto rigido di iconoclastia, non c’è alcuna proibizione di gio-care con le immagini. Ma quello di non crearsi idoli. L’arte contem-poranea è intrisa di tradizione, ma in un modo segreto e ironico, assolutamente non ortodosso. E nessuno lo proibisce.

Oltre alla religione, l’altra dimensione di Israele più nota è la guer-ra. Come viene vissuta dall’ambiente artistico?

Proprio mentre stavo conducendo ricerche a Tel Aviv è scoppiato il caso della Mavi Marmara, l’abbordaggio della nave turca con gli aiuti per Gaza da parte di un commando israeliano. Anche da parte di amici stretti in Europa, che fanno parte del mondo artisti-

co, non c’è stata alcuna lettura cosciente di quegli avvenimenti. Tutti si sono scagliati contro Israele senza chiedersi cosa fosse successo. A Tel Aviv ho visto una profonda tristezza in tutti gli artisti, ma anche nella gente comune. Tristezza per non essere compresi dal Vecchio Continente. Il discorso dominante era: “Noi amiamo l’Europa, che per noi è una terra di cultura e di diritti civili, un esempio da seguire. Noi ci sentiamo parte dell’Europa, ma gli europei non capiscono che noi vogliamo solo continuare ad esi-stere, a sopravvivere”. In Israele l’atmosfera è molto diversa da quel che si può immaginare. Tutti hanno continuato a frequentare locali arabi, anche nel pieno della crisi della Freedom Flotilla. E i ragazzi arabi iscritti nelle accademie artistiche sono numerosi, continuano ad esserlo. Il conflitto non c’era: il conflitto era tra eu-ropei, che non sanno leggere il Medio Oriente.

Stefano Magni

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è un progetto di comunicazione sviluppato tra le attività dell’Associazione Amici d’Israele.

Curato da Maurizio Turchet e realizzato con il contributo di: Samuele Marazzita, Emma Treves, Elena Zinni, Ronit Vitkon-Barkay, Nirit Barkay, Lorenzo De Luca, Studio veneziano+team, Fabrizio Bellavista,i volontari dell’Associazione Amici d’Israele e di Eyal Mizraki, presidente ADI.

Comitato d’onore: Vered Zaykovsky, Miro Silvera, Yoram Ortona, Ugo Volli, Martina Corgnati, Eyal Lerner.

Israele Oggi è presente on line con il sito israeleoggi.eu su Facebook, Blogspot, Flickr, Calaméo.

WWW.AMICIDISRAELE.ORG

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