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Anoressia Nervosa e Iperattività fisica in un adolescente maschio Istituto Specchidacqua - Montecatini Terme (Pistoia)
A. Vincenti, L. Guidi, S. Lucchesi, S. Danti
Materiali e metodi
Il presente lavoro è lo studio di un caso clinico di Anoressia Nervosa (AN) di tipo
Restrittivo con iperattività fisica in un maschio adolescente, in cura medico-psichiatrica
e nutrizionale, con il supporto del diario alimentare, dell’analisi bioimpedenziometrica
(BIA 101-Akern), della terapia alimentare e di colloqui psichiatrici.
Caso Clinico: Andrea (A.), 15 anni, studente di liceo, vive con i genitori e un fratello
minore. Ogni giorno si allena alla corsa di mezzo fondo, che svolge a livello agonistico.
Anamnesi familiare positiva per DCA e per Disturbi dell’Umore. I primi sintomi
compaiono all’età di dieci anni: restrizione alimentare, sensi di colpa relativi
all’assunzione del cibo, eccessiva preoccupazione per il peso e l’immagine corporea,
iperattività come meccanismo di scarico dell’ansia e dell’angoscia relative
all’assunzione del cibo. La diagnosi di AN viene fatta l’anno seguente durante un
periodo di ricovero residenziale di tre settimane, per un arresto della crescita; oltre la
terapia farmacologica e la consulenza psicopedagogica, accetta di seguire una
terapia alimentare con la condizione di poter svolgere giornalmente due ore di
camminata. L’alimentazione non è basata su un preciso schema ma è concordata di
volta in volta e include due integratori al giorno. Alla dimissione A. ha recuperato 1,5
Kg di peso corporeo nonostante la permanenza di marcati tratti ossessivi, relativi
all’iperattività e alla scelta degli alimenti. In seguito è stato preso in carico dai servizi
territoriali per quattro anni durante i quali la crescita in percentili di statura e di peso
ha subito un notevole ritardo finché è stato deciso un nuovo ricovero presso un’altra
struttura di degenza, di breve durata, a causa di scarsa empatia con i curanti e di un
difficile adattamento ai metodi di cura utilizzati. La famiglia quindi decide di rivolgersi
al nostro Istituto nel Settembre 2011, in accordo con i servizi territoriali. Alla prima
visita A. presenta un BMI di 16,5 (5° percentile), è seguito settimanalmente dalla
psichiatra per il monitoraggio clinico-farmacologico e psicoterapico e dalla
nutrizionista per la riabilitazione nutrizionale, con l’ausilio del diario alimentare per
la registrazione dell’aderenza alla dieta consigliata e dell’analisi impedenziometrica
per il controllo dello stato nutrizionale. A. si è dimostrato subito compliante: ha iniziato
terapia farmacologica con olanzapina e un programma alimentare di circa 2600-
2700 kcal/die con una ripartizione di nutrienti pari al 18% di proteine, 25% di lipidi
e 57% di carboidrati, con attenzione particolare ai giorni e agli orari di allenamento
e, al bisogno, supportato da integratori (Fortimel-Nutricia e/o Aminotrofic-Errekappa).
Non ha mai interrotto l’attività fisica, essendo monitorato e seguito sia dall’allenatore
che dal pediatra, con i quali abbiamo creato una rete di cura. Gli obiettivi terapeutici
sono il raggiungimento di un BMI compreso tra 21 e 22, un miglioramento delle
capacità relazionali e del tono dell’umore, minore resistenza ai cambiamenti.
Razionale
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono meno frequenti nei maschi che nelle
femmine; negli studi su campioni non clinici i maschi costituiscono il 5-10% dei pazienti
anoressici anche se esiste una sottostima a causa della maggiore difficoltà diagnostica
(aspetti socio-culturali, sintomatologia, negazione e egosintonia). L’esordio è nella fase
adolescenziale ma in età maggiore che nelle femmine e la diagnosi viene fatta dopo 2-
3 anni; si assiste ad una maggiore perdita di peso e a un maggior utilizzo dell’attività
fisica per il controllo del peso e del tono muscolare. Spesso è presente comorbilità
psichiatrica. In letteratura emerge come quella degli atleti sia una categoria a rischio
per l’insorgenza dei DCA.
Conclusioni
Per A. la pratica sportiva è un modo per emergere e per definire la propria
identità; l’attenzione al cibo è finalizzata a ottenere un’idonea forma fisica per lui
rappresentata da un corpo con notevole sviluppo di massa muscolare, finalizzata a
una maggiore performance. L’attività fisica compulsiva è molto comune in caso di
AN di tipo restrittivo ma di difficile diagnosi soprattutto nei maschi. E’ di
fondamentale importanza quindi la collaborazione tra ambito sanitario e ambito
sportivo per un riconoscimento tempestivo dei primi segnali di disagio.
Risultati
A. ha aumentato
progressivamente le
porzioni di cibo per
soddisfare al fabbisogno
energetico crescente,
considerando la crescita e
la pratica sportiva. Dopo
otto mesi dalla nostra
presa in carico, il BMI è
17,7 (>5°) e dopo un anno
18,7 (>10°), l’aumento del
peso è stato
complessivamente di 7 Kg
e la BIA ha evidenziato
miglioramenti dell’angolo
di fase e della massa
cellulare. Sono ridotti i sensi
di colpa riguardo al cibo,
nonostante la resistenza a
introdurre alcuni cibi per lui
fobici, è maggiormente
consapevole delle proprie
difficoltà e più
collaborante nel tentativo
di superarle.
Z. Music, Uomo seduto, 1991
L. Fontana, Campione olimpionico,
1932
Riabilitazione psiconutrizionale in una paziente con bulimia nervosa
sottoposta a bendaggio gastrico Istituto Specchidacqua - Montecatini Terme (Pistoia)
A. Vincenti, L. Guidi, S. Lucchesi, S. Danti
Materiali e metodi
L’approccio di cura si basa sulla Riabilitazione Psico-Nutrizionale (RPN) che prevede l’integrazione medico-nutrizionale e
psichiatrico-psicoterapica. Nel nostro Istituto, ambulatoriale, l’equipe è costituita dal medico psichiatra, da psicologi-
psicoterapeuti e dal biologo nutrizionista e si avvale inoltre di altri specialisti. Nella fase diagnostica (assessment) è valutato
lo stato di nutrizione, il quadro clinico, lo stato psichico e quello psicologico. Nella fase di trattamento (management) è attivato
il percorso di cura interdisciplinare. Il management ha lo scopo di eliminare i principali fattori di mantenimento del disturbo
quindi interrompere il ciclo binge-vomiting, recuperare il peso accettabile, trattare complicanze fisiche e disturbi psichici,
correggere pensieri e comportamenti disfunzionali, aumentare la motivazione al trattamento, migliorando il rapporto cibo-
corpo-peso. Il primo step è rappresentato dalla visita psichiatrica e sono valutate sia la situazione clinica complessiva sia la
necessità di un’eventuale terapia farmacologica; la terapia psicologica si basa sull’approccio teorico di riferimento umanistico-
bioenergetico. Il trattamento nutrizionale ha lo scopo di affrontare e superare i problemi riguardanti l’alimentazione, le fobie
e le idee disfunzionali sul cibo e sul corpo. Il nutrizionista deve avere qualità di counselor che permettano di instaurare una
relazione terapeutica efficace col paziente, basata sull’accoglienza, l’ascolto attivo, l’empatia, la capacità di evitare giudizi,
confronti e conflitti inutili. Lo scopo non è tanto prescrivere una dieta quanto aiutare il paziente a trovare il “comportamento
alimentare accettabile”, a superare le paure, ad affrontare cibi fobici e a confrontarsi con gli imprevisti. La compilazione del
diario alimentare (DA) rappresenta un valido strumento diagnostico e terapeutico: registrare e annotare la composizione dei
pasti, la modalità di consumo, il luogo, l’ora e le circostanze dell’assunzione di cibo facilita il cambiamento dell’atteggiamento
nei confronti della malattia.
Caso Clinico: Monica (M.), 42 anni. Anamnesi familiare positiva per DCA e per Disturbi dell’Umore. M. nasce alla 36
settimana, Kg 2,750; dall’età di 8 mesi presenta un peso superiore al 97° percentile per età e per sesso. A 13 anni iniziano a
comparire i primi sintomi di DCA. A 20 anni, si sottopone a una dieta con anfetamine e compaiono i primi attacchi di panico.
Seguono altri tentativi di dimagrimento che si dimostrano inefficaci finché a 30 anni, 126 Kg, esegue intervento di Bendaggio
Gastrico (BG), senza supporto nutrizionale-psichiatrico-psicologico. M. inizia così a vomitare, dapprima per motivi di
adattamento gastrico e quindi di sazietà precoce; poi, per mancanza di controllo, comincia a autoindursi il vomito, più volte al
giorno. Vive relazioni familiari difficoltose, ha la fobia di mangiare, fa calcoli delle calorie ingerite, alterna giorni in cui fa
abbuffate, a giorni in cui introduce solo acqua. M. per alcuni anni non vuole riconoscere il suo disagio, accettando come
normale il suo comportamento alimentare. A Ottobre del 2011, M. prende contatto con il nostro Istituto.
E. Begani, Guscio-2007
Razionale
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) rappresentano una
delle patologie più diffuse della società occidentale dell’ultimo
ventennio. Secondo le Linee Guida l’intervento si basa su un approccio
interdisciplinare e multiprofessionale integrato, in setting di cura
specializzati. I DCA sono di particolare interesse in ambito bariatrico.
Nello specifico, la bulimia nervosa (BN) è considerata una
controindicazione alla chirurgia bariatrica a causa del vomito
ripetuto, fattore limitante sia per le possibili complicanze a livello
gastrico ed esofageo, sia per la possibile induzione di quadri
carenziali e condizioni di squilibrio elettrolitico.
Conclusioni
M. adesso ha eliminato il
vomito, sta seguendo una
dieta equilibrata
leggermente ipocalorica
e dal punto di vista
psicologico ha accettato
l’idea di cambiamento,
sta prendendo contatto
con le proprie emozioni
e con il proprio corpo. La
RPN si è rivelata una
metodica efficace nel
raggiungimento degli
obiettivi proposti.
Risultati
Dopo la prima fase di assessment, M. inizia una
terapia farmacologica con citalopram; in seguito
incontra la psicoterapeuta con la quale
intraprende una serie di colloqui, che avranno
frequenza settimanale, accompagnati dalla
compilazione del DA e infine la nutrizionista con la
quale si confronta circa il suo comportamento
alimentare. L’obiettivo stabilito dall’equipe per la
prima fase di management riguarda l’interruzione
del ciclo binge-vomiting, seguiranno la
normalizzazione dell’alimentazione, soprattutto in
rapporto al BG, il miglioramento delle condizioni
psichiche associate, infine il mantenimento del
cambiamento e la prevenzione delle ricadute..
E. Begani, Senza Titolo-2010