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ius canonicum.it la newsletter - n. 4/2011 il sito web del diritto canonico da un’idea di Alessio Sarais ius canonicum.it - la newsletter n. 4/2011 1 on la Lettera apostolica in forma di Motu Proprio Quaerit semper Benedetto XVI amplia le competenze riservate al tribunale della Rota Romana. Il documento pontificio entrato in vigore lo scorso 1° ottobre modifica alcuni articoli della Cost. Ap. Pastor Bonus del 1988 sulla Curia Romana. Le competenze in materia di dispensa per matrimonio rato e non consumato e di dichiarazione di nullità dell’ordinazione passano quindi in via esclusiva dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti alla Rota. Il motivo del trasferimento di competenze alla Rota va cercato – come scrive il Pontefice – nell’adeguamento della struttura di governo della Santa Sede alle necessità pastorali che emergono nella vita della Chiesa attraverso la modifica dell’organizzazione e della competenza dei Dicasteri della Curia Romana. Con questo intedimento, nelle attuali circostanze è sembrato opportuno che la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti si dedichi princi- palmente a dare nuovo impulso alla promozione della liturgia nella Chiesa, secondo quanto voluto dal Concilio Vaticano II, a partire dalla Costituzione Sacro- sanctum Concilium. Pertanto Benedetto XVI ha voluto trasferire ad un nuovo ufficio costituito presso il Tribunale della Rota Romana la competenza che fino ad oggi era della Congrega- zione di trattare i procedimenti per la concessione della dispensa dal matrimonio rato e non consumato e le cause di nullità dell’ordinazione. Il Motu Proprio Quaerit semper in particolare dispone l’abrogazione degli articoli 67 e 68 della Pastor Bonus, che attribuivano le competenze in materia di dispen- sa super rato e di nullità dell’ordinazione alla Congrega- zione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Viene quindi modificato di conseguenza l’art. 126 della Pastor Bonus, relativo alle competenza della Rota a cui vengono trasferite, con gli adattamenti del caso le suddette competenze. Il Decano della Rota, Mons. Antoni Stankiewicz, in suo articolo apparso sull’Osservatore Romano ha commentato il Motu Proprio del Papa come “una innovazione di portata storica nell’ambito della Curia Romana” In vigore il Motu Proprio Quaerit semper di Benedetto XVI Passa all tribunale della Rota la competenza esclusiva per le cause in materia di matrimonio rato e non consumato e di nullità della sacra ordinazione C 2 Cassazione, Sent. 17465 Sì alla delibazione di nullità per esclusione dei bona matrimonii 3 Focus speciale Laurea honoris causa dell’Università di Varsavia al Card. Peter Erdo 4 Novità in libreria M. Riondino: Giustizia riparativa e mediazione nel diritto canonico Lettera apostolica in forma di Motu Proprio Quaerit semper di Benedetto XVI Tutte le novità in vigore a partire dal 1° ottobre 2011 > Per i procedimenti di dispensa dal matrimonio rato e non consumato e le cause di nullità della sacra ordinazione si trasferiscono le competenze dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ad un nuovo ufficio costituito presso il tribunale della Rota Romana. > Cost. Pastor Bonus: sono aboliti gli artt. 67 e 68, viene novellato l’art. 126 Il nuovo testo dell’art. 126 della Cost. Pastor Bonus § 1. [La Rota Romana] funge ordinariamente da istanza superiore nel grado di appello presso la Sede Apostolica per tutelare i diritti della Chiesa, provvede all’unità della giuris- prudenza e, attraverso le proprie sentenze, è di aiuto ai tribunali di grado inferiore. § 2. Presso questo tribunale è costituito un ufficio al quale compete giudicare circa il fatto della non consumazione del matrimonio e circa l’esistenza di una giusta causa per concedere la dispensa. Perciò esso riceve tutti gli atti insieme col voto del Vescovo e con le osservazioni del Difensore del vincolo, pon- dera attentamente, secondo la speciale procedura, la supplica volta ad ottenere la dispensa e, se del caso, la sottopone al Sommo Pontefice. §. 3. Tale ufficio è anche compe- tente a trattare le cause di nulli- tà della sacra ordinazione, a norma del diritto universale proprio.

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ius canonicum.it la newsletter - n. 4/2011 il sito web del diritto canonico da un’idea di Alessio Sarais

ius canonicum.it - la newsletter n. 4/2011 1

on la Lettera apostolica in forma di Motu Proprio Quaerit semper Benedetto

XVI amplia le competenze riservate al tribunale della Rota Romana. Il documento pontificio entrato in vigore lo scorso 1° ottobre modifica alcuni articoli della Cost. Ap. Pastor Bonus del 1988 sulla Curia Romana. Le competenze in materia di dispensa per matrimonio rato e non consumato e di dichiarazione di nullità dell’ordinazione passano quindi in via esclusiva dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti alla Rota. Il motivo del trasferimento di competenze alla Rota va cercato – come scrive il Pontefice – nell’adeguamento della struttura di governo della Santa Sede alle necessità pastorali che emergono nella vita della Chiesa attraverso la modifica dell’organizzazione e della competenza dei Dicasteri della Curia Romana. Con questo intedimento, nelle attuali circostanze è sembrato opportuno che la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti si dedichi princi-palmente a dare nuovo impulso alla promozione della liturgia nella Chiesa, secondo quanto voluto dal Concilio Vaticano II, a partire dalla Costituzione Sacro-sanctum Concilium. Pertanto Benedetto XVI ha voluto trasferire ad un nuovo ufficio costituito presso il Tribunale della

Rota Romana la competenza che fino ad oggi era della Congrega-zione di trattare i procedimenti per la concessione della dispensa dal matrimonio rato e non consumato e le cause di nullità dell’ordinazione. Il Motu Proprio Quaerit semper in particolare dispone l’abrogazione degli articoli 67 e 68 della Pastor Bonus, che attribuivano le competenze in materia di dispen-sa super rato e di nullità dell’ordinazione alla Congrega-zione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Viene quindi modificato di conseguenza l’art. 126 della Pastor Bonus, relativo alle competenza della Rota a cui vengono trasferite, con gli adattamenti del caso le suddette competenze. Il Decano della Rota, Mons. Antoni Stankiewicz, in suo articolo apparso sull’Osservatore Romano ha commentato il Motu Proprio del Papa come “una innovazione di portata storica nell’ambito della Curia Romana”

In vigore il Motu Proprio Quaerit semper di Benedetto XVI Passa all tribunale della Rota la competenza esclusiva per le cause in materia di matrimonio rato e non consumato e di nullità della sacra ordinazione

C

2 Cassazione, Sent. 17465 Sì alla delibazione di nullità per esclusione dei bona matrimonii

3 Focus speciale Laurea honoris causa dell’Università di Varsavia al Card. Peter Erdo

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Novità in libreria M. Riondino: Giustizia riparativa e mediazione nel diritto canonico

Lettera apostolica in forma di Motu Proprio Quaerit semper di Benedetto XVI

Tutte le novità in vigore a partire dal 1° ottobre 2011 > Per i procedimenti di dispensa dal matrimonio rato e non consumato e le cause di nullità della sacra ordinazione si trasferiscono le competenze dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ad un nuovo

ufficio costituito presso il tribunale della Rota Romana.

> Cost. Pastor Bonus: sono aboliti gli artt. 67 e 68, viene novellato l’art. 126

Il nuovo testo dell’art. 126 della Cost. Pastor Bonus

§ 1. [La Rota Romana] funge ordinariamente da istanza superiore nel grado di appello presso la Sede Apostolica per tutelare i diritti della Chiesa, provvede all’unità della giuris-prudenza e, attraverso le proprie sentenze, è di aiuto ai tribunali di grado inferiore.

§ 2. Presso questo tribunale è costituito un ufficio al quale compete giudicare circa il fatto della non consumazione del matrimonio e circa l’esistenza di una giusta causa per concedere la dispensa. Perciò esso riceve tutti gli atti insieme col voto del Vescovo e con le osservazioni del Difensore del vincolo, pon-dera attentamente, secondo la speciale procedura, la supplica volta ad ottenere la dispensa e, se del caso, la sottopone al Sommo Pontefice.

§. 3. Tale ufficio è anche compe-tente a trattare le cause di nulli-tà della sacra ordinazione, a norma del diritto universale proprio.

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2 ius canonicum.it - la newsletter n. 4/2011

Nel giudizio deciso con la sentenza in esame, la parte ricorrente invocava l’impossibilità di delibazione nell’ordinamento italiano di una sentenza eccle-siastica che dichiarava la nullità del matrimonio per esclusione di uno dei bona matrimonii od opera dell’altro coniuge. In particolare si sosteneva nel ricorso che una tale delibazione sarebbe stata da respingere in quanto contraria all’ordine pubblico e alla tutela della buona fede e dell’affida-mento incolpevole.

I giudici della Prima Sezione civile della Suprema Corte in questa sentenza dichiarano del tutto infondata la pretesa della parte ricorrente e con estrema chiarezza ribadiscono un princi-pio di diritto, applicato da un orientamento ormai consolidato della giurisprudenza della Cassa-zione, secondo cui non vi sono ostacoli alla delibazione di una sentenza ecclesiastica che abbia pronunciato la nullità del matrimo-

monio per esclusione, da parte di uno dei coniugi, dei bona matrimonii, purchè tale divergen-za tra volontà e dichiarazione sia stata manifestata all’altro coniuge o da questo conosciuta o comunque conoscibile con ordi-naria diligenza. Il criterio della conoscibilità secondo l’ordinaria diligenza, a cui si richiama la sentenza, fa sì che nella controparte non possa venirsi a determinare un affidamento incolpevole, tutelato dal diritto: pertanto, anche quando uno dei coniugi non sia al corrente della effettiva voluntas escludendi dell’altro, tuttavia è sufficiente che un tale atteg-giamento sia comunque cono-scibile perchè la sentenza eccle-siastica di nullità che ne accerta l’esistenza possa essere delibata e produrre quindi i suoi effetti anche nell’ordinamento italiano. La valutazione del giudice italiano chiamato alla delibazione deve restare estranea all’oggetto del giudizio canonico. Per questo la Cassazione rileva la legittimità del comportamento del giudice a quo che ha ritenuto irrilevante, perchè estranea al thema decidendum del giudizio canoni-co, l’affermazione, contenuta nella sentenza ecclesiastica, circa la mancata conoscenza della parte dell’eslusione dell’in-dissolubilità del vincolo, inerente all’altro coniuge.

Nonostante l’affermazione, conte-nuta nella sentenza ecclesiastica, circa la non conoscenza nel ricor-rente dell’esclusione del bonum fidei posta ad opera dall’altro co-niuge, il giudice a quo, dopo una valutazione articolata ed appro-fondita del materiale probatorio raccolto, conclude per la cono-scibilità, con l’ordinaria diligenza, di tale esclusione: ne deriva che non ci può essere nessun affida-mento incolpevole della contro-parte e pertanto non vi è alcun ostacolo per la delibazione della relativa sentenza ecclesiastica.

Cassazione, I Sezione civile, Sent. 17465 del 2011 Sì alla delibazione della sentenza di nullità del matrimonio per esclusione dei bona matrimonii se la divergenza è conoscibile dalla controparte

Segnalazione in libreria

Alessio Sarais LE FONTI DEL DIRITTO VATICANO

pp. 230, Lateran University Press (2011) Prefazione di S.E. Mons. Giorgio Corbellini

Il testo è aggiornato con la nuova legge vaticana contro gli illeciti finanziari

(legge 30 dicembre 2010, n. CXXVII) e la recente normativa in materia di

cittadinanza, residenza e accesso (legge 22 febbraio 2011, n. CXXXI)

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La massima della sentenza Va delibata la sentenza ecclesiastica che abbia pronunciato la nullità del matrimonio per esclusione da parte di uno dei coniugi dei bona matrimonii, purchè tale divergenza tra volontà e dichiarazione sia stata mani-festata dall’altro coniuge o da questa conosciuta o comunque conoscibile con il criterio dell’ ordinaria diligenza. Il giudice italiano, dovendo esprimere una valutazione estranea all’oggetto del giudi-zio canonico, di garanzia dell’affidamento negoziale in-colpevole da parte del coniuge, può provvedere ad un’auto-noma valutazione delle prove secondo le regole del processo civile.

Leggi tutta la sentenza su www.iuscanonicum.it

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ius canonicum.it - la newsletter n. 4/2011 3

La facoltà di diritto canonico dell’Università “Card. Stefan Wyszynski” di Varsavia, nell’ ambito dei lavori del XIV Congresso internazionale di dirit-to canonico, ha conferito la laurea honoris causa al Card. Peter Erdo, Arcivescovo di Budapest e Primate d’Ungheria. Di seguito pubblicamo uno stralcio della sua lectio magis-tralis, tenuta a Varsavia nel corso della cerimonia di conferimento della laurea. ******** Diritti fondamentali nella Chiesa? La nozione dei diritti fondamentali viene usata negli ordinamenti giuridici statali. Sorge però la domanda se essa può essere applicata, almeno in senso analogo, anche nel diritto della Chiesa. La risposta è stata formulata con chiarezza già da Eugenio Corec-co: “Penso che la categoria espressa dall’aggettivo fonda-mentale non sia trascendente, ma specifica del diritto pubblico costituzionale dello Stato moder-no. Infatti non esiste identità, nep-pure sotto il profilo del diritto statuale, tra i diritti dell’uomo in quanto tali e i diritti fondamentali. Il concetto di fondamentalità è correlativo alla funzione che i diritti dell’uomo acquistano all’interno del sistema costitu-zionale dello Stato moderno. In campo ecclesiale potrebbe essere più corretto perciò non definire i diritti del cristiano come diritti fondamentali”. Il carattere fondamentale si riferisce a quella funzione che alcuni diritti umani rivestono nel sistema del diritto costituzionale dello Stato. Per questo la Chiesa non può adottare la nozione di carattere fondamentale nel proprio ordinamento. Il diritto canonico non si chiama diritto in un senso secondario e dedotto,

non è la regolamentazione di un certo campo particolare all’interno di un altro ordinamento giuridico, bensì un sistema normativo originale e indipendente. Invece dei diritti fondamentali, della divisione dei poteri e dell’eser-cizio del potere è tipico per la Chiesa che essa si nutra della Parola di Dio, dei sacramenti e dei carismi. Queste realtà hanno anche degli effetti giuridici. Nella Chiesa infatti, per la sua stessa natura teologica, tutto il complesso di questioni collegato con i diritti fondamentali e con l’amministrazione pubblica deve essere considerato in altro modo. I compiti e tutti i diritti specifica-

mente ecclesiali degli Apostoli e di tutta la Chiesa scaturiscono dalla missione ricevuta da Cristo. Il governo gerarchico non è espressione della volontà pubbli-ca. La funzione della struttura di diritto pubblico della Chiesa non si deduce dai diritti soggettivi, chamati a volte anche fondamen-tali, che competono ai fedeli come individui.

Considerare la struttura gerar-chica come apparato di puibblica amministrazione sarebbe una grave riduzione della realtà teolo-gica e potrebbe avere per effetto una burocratizzazione del minis-tero della Chiesa.

Speciale: cerimonia organizzata dalla facoltà di diritto canonico dell’Università di Varsavia

Coferimento della laurea honoris causa al Card. Peter Erdo, primate di Ungheria

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4 ius canonicum.it - la newsletter n. 4/2011

La giustizia riparativa è definita come una possibile risposta al reato che coinvolge il reo e - direttamente o indirettamente - la comunità e/o la vittima, nella ricerca di possibili soluzioni agli effetti dell’illecito e nell’impegno fattivo per la riparazione delle sue conseguenze. Il fenomeno crimi-noso viene letto in tale ottica non solo come trasgressione di una norma e lesione o messa in pericolo di un bene giuridico, ma come evento che provoca la rottura di aspettative e legami sociali simbolicamente condivisi, che richiede l’adoperarsi per la ricomposizione del conflitto ed il rafforzamento del senso di sicurezza collettivo. La rilevanza culturale, giruidica e operativa del

tema è di tutta evidenza alla luce di recenti documenti internazio-nali, in cui si definisce giustizia riparativa quel procedimento in cui "la vittima e il reo, e se appropriato, ogni altro individuo o membro della comunità lesi da un reato, partecipano insieme attiva-mente alla risoluzione delle ques-tioni sorte dall’illecito penale, generalmente con l’aiuto di un facilitatore". ********** Di fronte al mistero del male e del peccato, la cui presenza nella vita dei fedeli e della comunità interpella con dolorose urgenze la coscienza personale e comuni-taria, la Chiesa sente un rinno-vato desiderio di dare risposte

ogni volta più adeguate. La teoria penalistica extracanonica, che si riconosce negli ideali della giustizia riparativa e della mediazione, può offrire al diritto penale canonico un valido supporto.

Nella collana Corona Lateranensis della L.U.P. Michele Riondino Giustizia riparativa e mediazione nel diritto penale canonico pp. 212 - Lateran University Press (2011)

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