karpuradi stotra

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 INN A KĀLĪ  KARPŪRĀDI STTRA ARTHUR AVALON (Sir John Woodroffe) Con Introduzione E Commento Di VIMALĀNANDA-ŚVĀMĪ (Tantrik Text Serie, N.ro IX) - Londra, Luzac & Co. [1922] INDICE 1. Nota dell'Editore 2. Prefazione di Sir John Woodroffe 3.Intduzine e Cmment di Vimalānandadāyini preghiera Verso 1 Verso 2 Verso 3 Verso 4 Verso 5 Verso 6 Verso 7 Verso 8 Verso 9 Verso 10 Verso 11 Verso 12 Verso 13 Verso 14 Verso 15 Verso 16 Verso 17 Verso 18 Verso 19 Verso 20 Verso 21 Verso 22  Arthur Avalon Sir John Woodroffe KARPŪRĀDI STOTRA

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INN A KĀLĪ  KARPŪRĀDI STTRA ARTHUR AVALON (Sir John Woodroffe)Con Introduzione E Commento Di VIMALĀNANDA-ŚVĀMĪ (Tantrik Text Serie, N.ro IX) - Londra, Luzac & Co. [1922]

INDICE

1. Nota dell'Editore 2. Prefazione di Sir John Woodroffe 

3.Intduzine e Cmment di Vimalānandadāyini

preghiera 

 

Verso 1 Verso 2 

Verso 3 Verso 4 Verso 5 Verso 6 Verso 7 

Verso 8 Verso 9 Verso 10 Verso 11 Verso 12 

Verso 13 Verso 14 

Verso 15 Verso 16 Verso 17 Verso 18 Verso 19 Verso 20 

Verso 21 Verso 22 

 Arthur Avalon

Sir John Woodroffe

KARPŪRĀDI STOTRA

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NOTE: Scannerizzato dal sito www.sacred-texts.com, giugno 2007. Questo testo è di dominio pubblico negli Stati Unitiperché fu pubblicato prima del 1 gennaio 1923. Questi archivi possono essere usati solo per scopo non-commerciale,

purché sia pubblicata intatta ed in tutte le copie, questa informazione sulla loro provenienza. La legge Italiana sui diritti d'autore prevede che un'opera sia di libera pubblicazione settant'anni dopo la morte del suo autore . Sir JohnWoodroffe, stando a quel che c'è scritto sull'edizione inglese di wikipedia,dovrebbe essere morto nel 1936. Pertantonon penso che alcuno possa reclamare legalmente alcun vincolo sulla pubblicazione on-line della traduzione diquest'opera in lingua italiana.

NOTA DEL TRADUTTORE: la traslitterazione delle lettere sanscrite di questo lavoro è la seguente:Vocali: a – â – i –  ī – u – ū – e – o – ai – au - ŗ - ŗŗ - ļ – ļļ - м –  ĥ Kavarna [gutturali] Ka – Kha – Ga – Gha – oa (O) Cavarna [palatali] Ca – Cha – Ja – Jha – pa (P) Ţavana *aicali+ Ţa (ţ) – Ţha – Đa (đ) – Đha – ŋa (Ņ) Tavana *alvelai+ Ta – Tha – Da – Dha - NaPavarna [dentali] Pa – Pha – Ba – Bha - MaSemivocali Ya – La – Ra - VaSibilanti Şa - Śa - Sa – Ha – Ļa Per una più corretta lettura dei termini sanscriti traslitterati si rimanda comunque all'edizione inglese 

PREFAZIONE (Sir John Woodroffe) Questa è la prima traduzione dal sanscrito celebre Kaula Stotra la cui stesua è stata attibuita all stess Mahākāla. IlTesto usato è quello dell'edizione pubblicata a Calcutta nel 1899 per il Sanskrit Press Deposit, con un commento inSanscit dell'anzian Mahāmahādhyāya Kŗşhŋanâtha Nyāya-aocānana, um mlt dotto nel Tantra-Śāsta

quanto fedele al suo Dharma. Infatti, rifiutò l'offerta di un buon posto statale fattagli personalmente dal Lieutenant-governatore della città dicendo che non avrebbe accettato soldi per impartire conoscenza.Alcune varianti nella lettura del testo sono dovute al suo commento. Sono indebitato con lui per le note, o per lasostanza di quelle siglate K.B. A queste ne sono state aggiunte altre, sia in inglese che in Sanscrito per spiegare lamateria e le allusioni che sono familiari ed al di là da ogni dubbio per coloro a cui l'originale era destinato, ma che nonsono tali per gli occidentali o per lo stesso lettore indiano comune. Mi sono basato anche sull'edizione dello Stotra

ubblicata da Gaŋeŝa-Candra-Ghşa a Calcutta nel 1891, cn una taduzine in bengali di Guunātha Vidyānidhi, ed uncmment di Dugāāma-Siddhāntavāgīśa Bhattācāya. ubblic ui, e la ima vlta, il Cmment di Vimalānanda-Svāmī al uale faò ifeiment in seguit. Quand in uest'Intduzine nel Cmment non menziono questi duelavi è echè cit i Tanta lavi sul Tāntism e le infmazini che h ttenut da uelli che h cnsultat e miappoggio alla loro autorità.

Una delle caratteristiche principali di questo Stotra è che spiega

il mantrddhāra di Dakşiŋa-Kālikā.

Spiega pure il Dhyāna (immagine su cui meditare),lo Yantra (schema geometrico su cui impostare il processo di meditazione),

la Sādhana (disciplina )e Svarūpa-varnanā (la forma di Devi in lettere) di Mahādevī,e contiene i Manta inciali di Dakşiŋakālikā. Fa i vai Manta di Dakşiŋā Kālikā il iù gande è il "Vidyā-rājoī"  che consiste di 22 sillabe (Dvāvisākarī ).

Quest manta dà il ien e ve simbl di Devī (Svarūpa) ed è contenuto nei primi cinque versi:Il 1° verso contiene Kriм, Kriм, Krīм (3 sillabe)" 2° " " Hūм, Hūм (2sillabe)" 3° " " Hriм, Hrīм (2 sillabe) 

" 4° " " Dakşine Kālike (6 sillabe)" 5° " " Krīм, Krīм, Krīм, Hrīм, Hūм, Hūм, , Krīм, Svāhā (9 sillabe) Quindi i primi cinque versi ci danno insieme

22 sillabe (akşara) e l'intero Vidyārājñī  (conoscenza della regina ); 

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  dal 6 Ślka in i sn dati vai alti Manta men imtanti e significativi che vann da una sla sillabaa nove sillabe, a 15 sillabe, 21 sillabe e così via.

Questo Mantrddhāra (metodo di formazione del mantra) è stato posto sotto l'autorità della Kālikā-śuti, NiuttaaTanta ed alti Tanta. Mente iesaminava il su Vyākhyā  (commento all'Inno) , Vimalānanda-Svāmī ha nei imi seiversi dato buone ragioni per provare che questo Stotra non solo contiene il Mantrddhāra e la Sādhana di Śī -Śī -Dakşina-Kālikā ma anche il Mantra e il Rahasyapûjâ (fma devzinale) di Śi-Śi-Tāā e Śī -Śī -Tripura-sundaī. 

Oltre al Mantrddhāra, altre materie sono contenute nello Stotra (Inno ).   Dhyāna (immagine mentale su cui meditare) nei versi: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 11 

  Yantra (disegno geometrico su cui meditare) nei versi 18

  Sādhana (disciplina) nei versi 10, 11, 15, 16, 17, 18, 19, 20

  Madya, nei versi 13

  Māмsa, nei versi 19

  Maithuna, nei versi 10

  Phala-Śuti, nei versi 21, 22I versi 9, 12 14 contengono solamente stuti (elogio, adulazione)

I versi 10, 15-18 e 20 si riferiscono al vīrācārasādhana , tāntic. Quest Vīrācāra è per la classe dei sādhaka che sonovīrabhāva ed abhişikta A quelli che seguono il  paśvācāra, questo rituale è  vietato severamente. La natura delrahasyapūjā è  indicata nel testo al quale ho aggiunto un commento chiarificatore in inglese e Sanscrito.

Al Paśu, è proibita la Sadhana di notte, costui, come indica la Śākta-sādhana , adori col Pañcatattva. Il Paśu è legato dai pāśa (vincoli) del desiderio ecc., per questo non è adatto per l'adhikârî . Questa sadhana se è intrapresa da chi non èqualificato, renderà solamente i suoi legami iù fti. e il aśu ci sn estizini sevee in uesta mateia, cme diceil Śāktakama citat dal cmmentate:(Il aśu dvebbe evitae i maithuna, la cnvesazinesu uest sggett ed ilpiacere.)Il Paśu dovrebbe evitare le otto forme di maithuna note come aştâŋga maithuna: 

11..  smaranaм = pensare al coito,

22..  kīrtanam= non parlarne,

33..  kelih = scherzare con persone con cui c'è o ci può essere intesa sessuale

44..   prekşaŋam = guardare queste persone.55..  guhyabhāşaŋam = parlare di nascosto con queste persone.

66..  sakalpah = desiderare o risolversi per il maithuna 

77..  adhyavasāyah = essere determinati nel volerlo fare,

88..  kriyānşipattih = attuarlo.Il Nityā Tanta già citat, dice: -"Il aśu non dvebbe mai adae Devī duante la secnda ate del gin, di sea di notte." A questo, fra le molte altre autorità posso aggiungere lo Svatantra che dice che il aśubhāva Sādhakadovrebbe fare un lakh (milione) di  japa duante il gin e che un Vīa Sādhaka  dedit al su Ācāa dvebbe fae unlakh di japa di notte.La citazione, che senza dubbio è presa proprio dallo Svatantra-Tantra, sembra avvalorare la tesi che la prima parte delves 20 ( vedi cmment al ves) si ifeisca ai aśu, ma Vimalânanda l smentisce e ui l segu accettandpienamente la correzione che lui e gli alti seguaci del Śāsta fece. Il significat che l intendevan ea uest:Mantrī  indica il vīrasādhaka; i mantrī dovrebbero compiere lakşa-japa durante il giorno seguente l'âcâra del  paśu (il paśu-bhāvaratah). I vīra-sādhaka dovrebbero  compiere laşka-japa nella sera seguente il proprio ācāra (lo svācāra-

niratah). La parola "svācāra" (il proprio ācāra) mostra che la sua interpretazione è quella giusta. A sostegno del suount di vista l Svāmī cita i Vesi in nta i uali dicn tutti la stessa cosa cioè che l'iniziato dovrebbe essere

Bahmacāī duante il gin e di ntte dvebbe adae secnd il Kulācāa.La ragione per cui il vīrasādhaka è  istruito per adottare l'âcâra di brahmacārī  durante il giorno è la necessità dinascondere il vīrācāra al ubblic, su uest insiste sess il Tanta. Dice Śiva che i vīrācāra non 

possono essere capiti correttamente dalle persone comuni e perciò devono vivere celati, così come un uomodovrebbe celare il peccato di sua madre Inoltre l'adorazione di Kālī  è impedita totalmente ai " paśvācāra"   dall stess Śiva. Al Paśu è precluso dai Tantral'adazine di Kālī. . L'adazine di Kālī fatta da un Paśubhāva, che non può essere qualificato per il Divyabhāva od ilVīrabhāva fa soffrire all'adoratore pene ad ogni passo e lo conduce all'Inferno di Raurava fino a quando avverrà ladissoluzione finale all'inferno. Secnd Vimalānanda-Śvāmi l'adazine di Kālī senza l'us del vin, sebbene si veda in mlti lughi, è sancita daiPuāna ma nn dai Tānta. I versi 1-8, e 11 e la prima parte dei versi 20 e 21 (eccetto che a mezzanotte) danno lo japa  del manta, e il dhyāna 

della Devī che, chiaamente, uò essee fatt dal aśu . I versi 9, 12, 13, e 14 sono stuti, ed il 22 è il solito  phala-ślka che attesta la ricompensa che si è guadagnata con la lettura dello Stotra(Inno). I versi 10, 15-18, e la seconda parte del verso 20 danno le prescrizioni con il Latāsādhana. La śakti di questo sādhana (pratica, disciplina) ordinariamente è la moglie del sâdhaka  (colui che pratica la  disciplina), sposata secondo le

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ingiunzioni del Veda; nei Tantra è tecnicamente definita la svaśaktī (propria-śakti) ādyāśaktī (prima-śakti). La iamglie è l'Ādyā-Śaktī e la Sādhana dovrebbe essere fatta col suo aiuto. Lo scopo della śaktīsādhana, è l'acquisizione diautocontrollo che, verificando l'uscita dalla corrente delle forme, porta il sādhaka sul percorso di nivŗtti  (senzamodificazioni). Effettivamente, il Kaulikācanadīikā dice, "Senza l'adazine dell'ādyā śakti  il suo adorare è cattivamagia.". E' solamente al Siddha, il termine è usato qui nel senso speciale per uno che ha ottenuto il controllo completodelle sue passioni, quello a cui è permessa un'altra śakti ( paraśakti ). Quindi āŋatşinī cita, "un um tteà siddhi 

con la sua śakti , e dopo (ovvero, quando lui è siddha) dovrebbe fare  japa con  paraśakti" . Similmente il NiruttaraTantra dice, che i sādhaka che sono siddha in Kulācāa ssn adae "un'alta" dnna. In entrambi questi casi la parola " paraśakti" può essere tradotta in due modi diversi, "un'altra donna" cioè un' altradonna in senso fisico, corporale, o "Donna Suprema" cioè la Donna Suprema, che nel corpo è Kuŋdalinî-Śakti. Questoduplice significato sembra essere il senso dell'annotazione di cui parla il siddhamantrī. E' stato anche detto, come nelMahānivāŋa Tanta che le  paraśakti  devn (se nn ssate) ssasi cn it Vaidika cn i iti Śaiva, (sesposate ed il mait è mt) secnd il it Śaiva. Inlte ciò che detemina il caattee male di un att èl'intenzine cn la uale è fatt. Cme dice il Kaulāvalīya, uand l'intenzine di un um è cattiva il su att è csì,non c'è altrimenti colpa. Un esempio molto adatto di uno stesso atto fatto con intenzioni diverse può essere: "Una moglie è baciata con un tipodi trasporto e una figlia con un altro.". Un Mantrin che è si è dato alla concupiscenza, per il soggiogamento del quale èprescritta la sādhana va, cme è stat dett nel Tantasāa, l'Infen chiamat Rauava.  

Si uò essee un Vāmācāī sl se si uò adae Vāmā che  è una donna. Questo per il principio per cui ad unadoratore dovrebbe sempre piacere l'oggetto della sua adorazione. La Donna stessa è Devatā, è l'incarnazione dellaŚakti Suema, e cme tale è nata ed adata e, duante il  pūjyā śakti, non è mai soggetto di godimento. I versi 15 e 16, come sufficientemente appare dal loro contesto, si riferiscono ai sādhana che non sono siddha. I versi 10, 17, e 18 si applicano ad entrambi: sādhaka e siddha, come nel verso 20, veda pp. 4, 5 di questa prefazione.Con questa sādhana si cerca di distruggere le ultime vestigia del più potente dei vincoli, e con tale distruzione sielimina il seme del karma e della rinascita. Il sādhaka, cme Śiva diviene distutte di Smara, e Śiva Stess.I versi 4, 18, e 20 si riferiscono direttamente a questo frutto della sādhana. Gli altri versi indicano la grandezzamateiale ed intellettuale che il sādhaka ttiene sulla tea, uell che devtamente ada la Devī. A lui è datdominio su tutte le persone e cose del mondo e sulla morte, se è un siddha, raggiunge l'abitazione dei Piedi Supremi(ves 17), Nivāŋa. Cme l stess Śiva dice nel Kālīvilāsa-Tantra: "gli ho detto, o mia adorata, tutto sui cinqueTattva, sulla Sādhana nell'aa della cemazine e cn la ia funebe a asclta la dttina del Siddha-vīa. 

È la sādhana dell'ara crematoria sulla quale viene bruciata via ogni passione.  Ci sono due generi d'ara crematoria: la prima è la pira funebre (il citā), e l'altra è la ynirūpā mahākālī. Lo affermail primo Capitolo del Niruttara-Tantra che ci sono due terreni per la cremazione. La pira funebre è quellogrossolano, dove vengono cremati i cadaveri, e la yoni che, nel suo senso sottile (sūkşma), è la Devī stessa, avendśmasāna sia il significato di decomposizione che di pralaya (riassorbimento nel divino). 

Anche nel senso grossolano (sthūla) il sādhaka  deve  essere susādhaka , l'unione senza giusta disposizione, japacorretto, il dhyāna ecc. - è il maithuna animale di un paśu. Il ves 19 (ślka) si ifeisce ad un sacifici animale ed uman a Kālī. Una citazine di uest sacifici è fatta anchenel Kālikā-uāŋa ed il Tantasāa ala di un sacifici eseguit cl sstitut della figua di un um fatta cn asta dicereali. Il secondo testo dice anche che dal sacrificio di un uomo si acquisisce grande prosperità, e le otto siddhi..Aggiunge che uest nn è e tutti, il Bāhmaŋa nn uò fae tale sacifici. ( (Brāhmaŋānāм narabalidānenādhikārah), e se lo fa, va all'Inferno, secnd K. B. ,che cita cme autità l Yāmala citat nel Kālīkalalatā, sl un

Re può fare questo sacrificio. 

Tutte queste precisazioni inducono a segnalare che l'Inno ha altri significati oltre al senso grossolano ( Sthūla). NelBāhamanesim tutt ha tre aspetti:

aa))  Supremo o informale (Parâ),bb))  Sottile (Sūkşma) ecc))  Grossolano (Sthūla).

Nel diciannvesim Ślka si parla del sacrificio di vari animali o di un uomo stesso, questo verso và inteso in sensosottile:

L’UOMO E GLI ANIMALI IN QUESTIONE, SONO SIMBOLI i SEI GRANDI PECCATI, che variano dalla Concupiscenza (la capra)all'Orgoglio (l'uomo).

Sono questi che devono essere sacrificati dal saggio che adora la Madre; l'età del sacrificio fisico, che peraltro è statauniversale in tutto il mondo, è oramai passata.

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  La stessa ala aaśakti uò essere riferirita alla Śakti Suema come uò essee usata nel sens di una Śakti(donna) che non sia la svaśakti  la mglie del Sādhaka. In uest cas l’adhikāī, è una donna competente a luiassociata nell'adorazione,

seguend il incii affemat nel Guhyakālīkhaŋda del Mahākāla-Samhitā. «La cmetenza del Sādhaka (ascetamaschio) deve essee ai a uella della Sādhikā (asceta femmina). Solamente così si raggiunge il successo e non

altrimenti, neanche ci si dovesse provare in dieci milioni d'anni.» Questo principio si basa sul fatto che un uomo e una donna formano insieme un intero e possono cooperaresolamente nei riti dove ognuno persegue le stesse finalità o  Adhikāra. Questo non significa necessariamente chetale cooperazione debba esere il Maithuna nel suo senso sessuale; anzi è completamente il contrario.

Nello stesso modo nel rituale Vaidik la moglie è Sahadharmiŋî. Tale rituale ha valore solamente per il competenteed all'inten dei cnfini delle ingiunzini dei Śāsta, cme dice il Śaktisaŋgama Tanta (ate IV): -"Anche se unuomo fosse un saggio dei tre tempi, passato, presente e futuro, anche se avesse il potere di controllare i tremondi; non dovrebbe mai trasgredire alle regole di condotta per gli uomini nel mondo, fosse soltanto colpensiero." 

Per Paraśakti non si deve intendee un'alta dnna, ma la Śakti Suema la Made Stessa della uale tutte le dnnesono una forma.

In uest sens l'unine del Sādhaka è cn la "dnna" all'inten di se stess -Kuŋdalinī Śakti- che con lo Yoga si

unisce all Su Suem Mait aamaśiva. (si veda il "tee del Seente" di A. Avaln). Il cntest deve esseenoto come nel detto molto incompreso "Maithunena mahāygī mama tuly na saмśayah," che non significa,come suggerisce un recente lavoro inglese sull'Induismo, che con un rapporto sessuale (Maithuna) il Mahāygī diviene senza dubbio uguale a Śiva a Dio. Questa è un'evidene assurdità e se non fosse stato per una criticaannebbiata dai pregiudizi, sarebbe stata riconosciuta per tale. Come può un rapporto sessuale far diventare unqualsiasi Yogi, un Dio o un Suo uguale? La persona di cui si parla è un Mahāygī che, come tale, non ha rapportifisici o altro con donne.

Maithuna significa "azione e reazione" oltre ad "accoppiamento". I rapporti sessuali sono solamente una forma ditale accoppiamento. In questo senso si afferma che recitando il Mantra ci sia un accoppiamento o Maithuna dellelabbra.

Nello Yoga c'è un accoppiamento (Maithuna) dei Principi attivi e immutabili dell'Universo. Il detto significa che ilMayāygī che unisce Kuŋdalî -Śakti nel su c cn aamaśiva si unisce a Śiva. 

Un alt ves visibilmente eccuante è citat da Takālakāa, nel su cmment al Mahānivaŋa.  

Questo verso nel suo senso letterale significa che se qualcuno commette incesto con sua madre e con sua sorellae dopo poggia il piede sulla testa del Guru è liberato e non rinasce mai più. Chiaramente non è quello il significato.La prima metà del verso si riferisce al mettere lo  Jīvātmā nel triangolo situato nel centro del Mūlādhāra con loSvayambhuliŋga al suo interno, questo triangolo è chiamato Mātŗ -yoni  Il Liŋga è il  Jīvātmā. Da questo punto lo Jīvātmā sarà cndtt ves l'alt, d l'unine cn Kuŋdalinî. L'unine di jīvātmā cn Kuŋdalinî è descitta nellaseconda metà della prima linea. Kuŋdalinī è la sella dell  Jīvātmā essendo entrambi nello stesso corpo. Ilsignificat dell'ultima linea è cme segue: "d l'unine di Kuŋdalinî cn  Jīvātmā, la coppia unita è condotta alSahasrāra o loto dei mille-petali nella parte superiore della testa. Nel pericarpo di questo Loto è situato un altroLt, uell cn ddici etali che è dett essee la dima del Guu. Quand l Ygī è sul lt dai ddici etali, isuoi piedi possono essere descritti come se fossero sulla testa del Guru. Inoltre è a questo punto che la relazionetra Guru e discepolo finisce." 

Mātŗ -yoni è anche il termine dato a quelle parte dei polpastrelli tra le giunture delle dita su cui si contano le ripetizionidello Japa o la recitazione del mantra non potrà essere fatta. Se - Matŗ -yniм suggerisce incesto, questo verso è unaproibizione del mantra. 

Ci sono i molti altri termini tecnici nel Tantra-Śāsta che è cnsigliabile cnscee ima di citicali. Una delleprove che possono essere fatte ad un discepolo che intende intraprendere questa disciplina consistenell'interrogarlo su tali passaggi. Se è un uomo grossolano o stupido la sua risposta segnalerà la sua vera natura 

Perchè l'Inno possa essere capito nei suoi vari aspetti ho dato dei chiarimenti nelle note rispettando anche ilsignificato grossolano o Sthūla. Queste note sono però seguite dal commento prezioso che mi diede, anni faVimalānanda-Svāmī, e che viene a ubblicat e la ima vlta.

Questo commento è chiamato Svarūpavyākhyā

1

;perchè, dà il significato sottile (Sūkşma) o, come si dice nelle lingue occidentali,

1 Svarūpavyākhy ā = «Voce della sua propria forma» 

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  il sens inten significat esteic, secnd l'insegnament icevut dal su Guu Mahāmahādhyāya -Rāmānanda svāmī -Siddhāntaaocānana.

Testo prefazione e Commento sono preceduti da una iccla cmsizine ammiabile di Svāmī Vimalānanda cheforma l'Introduzione al Vimalānandadāyinī svarūpa-vyakhyā sul "Dio degli Inni" che è comunemente noto comeKaūādi Stta e che è salmdiat da Mahākāla a, ed in ne di Dakşiŋā-Kālikā. Questo ed il Commento sul sensointen, sn stati scitti e uei Sādhaka che cecan la libeazine e che, cn l'adazine di Śīvidyā, nn meditansulla forma grossolana (Sthūlamūrti ) ma sullo Svarūpa-tattva  di Brahmavidyā  Kālikā. Spero che molti ne sarannocontenti, come lo ero io, di leggerlo e trarne del beneficio. Annoto qui che mentre l Svāmī ivedeva il Vyākhyā, ha dat ad un'inteetazine nuva della linea " te bhavanti" di 

vāma-rūpāh di Lakşmî -lâsya-lîlâ-kamala-dala-dúah nel 5° Ślka e di "rati-rasa-mahānanda-niratām" nel 13° Ślka. Cnl'ottenimento dello stato di siddhi , i riti terminano. Non ci sono più sacrifici, adorazione, né yoga, puraścaraŋa, vrata, japa, o altro karma. Per tutti la sādhana finisce quando è nato il suo frutto nel Siddhi. Il Siddha-Kaula è oltre tutte leregole. Per il significato di questi e di tutti gli altri termini, il lettore si riferisca ai "Principi del Tantra, (Tantra-tattva)", "Śakti eŚākta", il " tee del Seente " e " La Ghilanda delle Lettee" che è un studio sul Mantra-Śāsta; e e alti Inni allaDevī, "Inni di alla Dea", che Ellen Avaln tadusse dal Sanscit dai Tanta, dai uāŋa, e dal Devī -stotra diŚaмkaācāya che dann un'idea degli Inni indù. Quell che a è ubblicat ui, è un di uesti inni ma di un generespeciale.

ARTHUR AVALONPuri,30, maggio 1922.

INVOCAZIONELO SCOPO DI QUEST'INNO

Mi inchino al Dio Guru,l'Albero che accorda i desideri agli Sura,

La Coscienza eterna e la Beatitudine Stessapiù alta del più alto Brahman,

Śiva Stess. M'inchino a Lei

che cn le Śakti dei te Guŋa 

crea, mantiene, ed alla fine del Kalpa ritrae, ilmondo

e dopo è Lei sola.Devotamente richiamo l'attenzione,

alla Madre dell'universo intero,Śivā Stessa. 

OMM'inchin alla Suema Devatā. 

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INTRODUZIONE E COMMENTO DI VIMALĀNANDADĀYINI AL SIGNORE TRA GLI INNI,

DEDICATO A ŚRIMAD DAKŞIŊA –  KĀLIKĀ,

KARPŪRĀDI-STOTRA. aameśvaa miseicdis ed nnitente è senza inizi e fine. Sebbene sia Niguŋa è l'Ādhāa dei te Guŋa. Sebbene sia senza forma crea, conserva e poi richiama a se il mondo, fatto di materia estesa (Prapañca). E' per mezzodelle Śakti Āvaaŋa e Vikşea e della Sua stessa Māyā che uò fae diventae ssibile uel che semba im possibile.

La Śvetāśvataa-Uanişad dice che cn la meditazine si vede la Sva -śakti del Deva, dima di tutte le causeassociate a Kālatattva. 

Nel Niruttara-Tanta, Śiva ala di un cadavee cn te cchi cme dell'Unic Niguŋa, seggi dei Guŋa assci ati aŚakti. Sebbene sia senza inizi, mezz fine,  uell'Unic Niguŋa è colui che crea ed è la Causa materiale delmnd che ha un inizi, un mezz ed una fine. e uesta agine i Tanta e gli alti Śāsta l chiaman Ādinātha,Mahākāla aamaśiva e Paramabrahman. Mahākāla è illimitato, senza parti, senza inizio, e senza fine. È Lui chedivide il Tempo in parti, e quando è considerato come Vyaşti (ate del Tutt) l si immagina cme limitat dalSole, dalla Luna e dai Pianeti, allora è chiamato coi nmi di Kāla, Kāşţhā, Muhūta, Yāma, Gin, Ntte, akşa,Mese, Stagione, Semestre, Anno, Yuga, Kalpa e così via. Mentre crea, preserva e ritira milioni di mondi èaamaśiva Mahākāla. Al di là di uel che ssn esee i nmi individuali e le fme, esiste cme Samaşti ( ilTutto), è tutto questo ed è Gandezza Suema e Senza fine (aammahān). 

Svela il Vişŋu-uāŋa che il Bhagavān Kāla nn ha inizi né fine ma manifesta il limitat cn la ceazine.

Dice l'Athavaveda che uel Kāla cea gli essei (ajā) echè è ajāati. Da Kāla stess nacue Kaśyaa eTaas. Mahākāla è nnisciente echè è nni-pervadente, e non dipende da nulla, è l 'Ātmā di gni anima. 

Dice anche il Kūma-uāŋa che lui è il Suem, eten, senza inizi fine, che nnievadente, è l'indipendenteĀtmā di tutt, che affascina (Manhaa) tutte le menti cn la Sua gandezza. 

Kālamādhava cita una fase di Vişŋu-dhamttaa dve si dice che Śiva Mahākala è chiamat sia Kāla, a causa delsu disslvesi (Kalanāt) in tutti gli essei, che aameśvaa, eché è senza inizi fine. Mahākala è Niguŋa eNişkiya, ma la sua Śakti manifesta il Sle e gni sgee celestiale della luce che esta in ciel e islende.  

È e il tee della Śakti di Kāla che gli umini e gli alti Jīva sn cnceiti nell'ute maten, i nascn,raggiungono l'infanzia, la gioventù e la maturità e lasciano il mondo alla morte.

Nel Śāntiava del Mahābhāata, Vedavyāsa dice che è e meit di Kāla che le dnne atiscn, la nascita emorte si susseguono, così come si susseguono l'inverno e l'estate e vengono le piogge ed il seme germina. AncheBahmā, Viuşŋu e Ruda aain, esistn e scmain in vitù della Śakti di Kāla. Nessun uò sfuggie allaSua azione.

Vişŋu-Sahitā dice che anche uegli Dei che manifestan e itian il mnd, sn l stessi itiati da Kāla. 

KĀLA TEMP È CERTAMENTE IL PIÙ FORTE.

Mahākāla è stat chiamat Mahākālī (al femminile) eché Lui è una stessa csa, nn è dives, dalla Sua Śakti etena.E' Lei che è Mahāvidyā, Mahādevī, Mahāmāyā, e aabahmaūiŋī. Cme Ādinātha Mahākāla è il im ceate delmnd, csì la Śakti di Mahākāla, Mahākālī la miseicdisa, è l'Ādiguru del mondo.

Dice l Yginī Tanta che Mahākālī è la Made del mnd, ed è una cn Mahākāla, cme msta l'AdhanāiśvaaMūti. 

Ea uesta Bahmavidyā che (Yginī -Tanta, 10 atala) all'inizi di uest Kala fu udita da Bahmā, Vişŋu, eMaheśvaa, cme una vce senza c  nel ciel. A l fu dett di cmiee Taasyā e acuisizine della Śakticeativa e e le alte Śakti. Ea Lei, Aniruddha-saraśvatī che nel Satyayuga apparve nei Cieli, di fronte ad Indra ed aglialti Devatā gglisi, cn la fma di un Yakşa billante. Schiacciand l'ggli dei Deva Agni e Vāyu, nella fmadella bellissima Umā, insegnò ad Inda, il Re dei Deva, il Brahmatattva (Kenanişad 11, 12). Inlte, Kālī è uella aameştiguu che concede Kaivalya. Commiserando la vita breve e vincolata dai cinque sensi,che è stata cncessa ai Jīva duante il teibile Kaliyuga, ella ivelò la Śāmbhavī -Vidyā.

Questa-Vidyāfu insegnata nella fma di cnvesazini ta Devī e Īśvaa ed ea stata, duante le te ee ecedentitenuta celata, così come si cela una signora di buona famiglia allo sguardo del pubblico. Contiene tre serie disessantauatt Āgama, gnuna ivela un ecs della Libeazine e i Jīva del Kalī Yuga.

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  Sebbene Kālī sia etena, Saccidānandaūiŋī, duante le eche, e ame ves i Sādhaka, ensa fme divesedi se stessa, che vadan bene alla l Sādhanā.

Analgamente il Veda, gli Āgama e tutte le scittue, sebbene zini etene dell Śabdabahmaūinī, snivelate divesamente ai Sādhaka duante i divesi eidi degli Yuga.  

Quand Mahādevī che è Cscienza (Cinmayī) all'inizi del Kala, fu sddisfatta dal Taasyā del Deva Rudra,

galleggiand sulle Acue Causali assunse l'asett di Viāt, e diventò visibile. e tutt il tem che Mahādevī itennenecessario, Deva Rudra potè vedere nella SUŞUMNĀ  milini di univesi (Bahmāŋđa) e milini di Bahmā, Vişŋu eMaheśvaa in l. Il Deva, gandemente meravigliato vide la MŪRTI DI ŚABDABRAHMAN nel Cue di Lt di Mahādevī,uesti sn gli Āgama, i Nigama e gli alti Śāsta (Yginī -Tanta, 9 atala). Vide ue che di uelle Mūti,  Āgama ea il aamātmā,  i uatt Veda ci l Anga ean il Jīvātmā,  i sei sistemi della filsfia (Daśana) ean i sensi,  i Mahāuāŋa ed le Uauāŋa ean il c gsslan,  le Smŗti ean le mani e gli alti lembi,  e cme gli alti Śāsta fsse i caelli di uel gande C.  Vide anche le cinquanta Mātŗkā (lettee) islendee cn Tejas, sugli li de i petali nel Suo Cuore di Loto.   All'inten del eica del Lt di Viādūiŋī, Lui vide gli Āgama, billanti cme milini di sli e lune iene

cn gni Dhama e Bahmajoāna, cl tee di distuggee gni Māyā, ieni d'gni Siddhi e Bahmanivāŋa. Cn la gazia di Mahākālī , Rudra cmese ed imaò ienamente Veda, Vedānta, uāŋa, Smŗiti ed gni alt Śāsta.iù tadi, Bahmā e Vişŋu icevette uesta cnscenza degli Āgama e dei Nigama da Lui.  

Nel Satyayuga (età dell’), Bahmā ivelò la Smŗti, i uāŋa e gli alti Śāsta ai Devaŗşi. Csì gni Bahmavidyâ fupromulgato nel mondo. Questa è perciò l'autorità da esibire, perchè come il Brahman è eterno, così lo sono gli Agamaed i Nigama che parlano del Brahman. Nel momento in cui nel Satya e negli altri Yuga, solamente le tre caste dei duevlte nati, uelli che tan il fil sac e nn i Śūda e le alte caste basse ebbe i titli e adae secnd il Veda ,così in quei tre Yuga solamente Devaŗşi, Bahmaŗşi e Rājaŗşi che avevan cnuistat le l assini e checnscevan la dttina Advaita ed il Bahman, ten cnscee gli Āgama Śāsta che distuggn gni sens delladifferenza, causa dall'ignoranza ed ebbero la conoscenza di ciò che è concesso dal'Advaitatattva.e dine di Śiva li tenne segeti nel cue cme se avesse saut di un ame illecit della l made. Cn

l'Uāsanā fun libeati mente anca vivevan (Jīvanmukta) e aggiunse il Bahmanivāŋa. A uel teml'Uāsanā dell'Āgama ea ignt ai Sādhaka dediti al Kama. Mlte esne ggi ensan che il Tanta -śāsta sia diecente igine i e uesta agine. babilmente tutti sann che nei imi te Yuga i givani bāhmini, dl'investitura col filo sac, usavan imaae almente il Kamakāda e l Jqânakânda del Veda dai l istituti.Allora il Veda non era ripartito e ridotto a scrittura.Ves la fine del Dvāaayuga (età del bronzo), Śī -kŗşŋa-dvaiāyana Mahaşi Vedavyāsa divise il Veda in uattro partie lo ridusse a scritture. Questo non dimostra che i Veda siano una produzione recente. La Scienza Suprema (Paravidyā) cm'è cntenuta negli Āgama, fu assata anche di geneazine in geneazine dai Guu nei imi te Yuga cmeora similmente accade. Ves la fine del Dvāaayuga, ed all'inizi dell'età di Kali, Śiva miseicdis, mss dacompassione per l'umanità limitata dai faticosi lavori dell'ignoranza, divise il Tantra-śāsta che è cnscenza illimitata  in tre serie di sessantaquattro parti ognuna,

secnd la necessità dei divesi Adhikāī e i li enunciò a Gaŋaati e Kātikeya, i due adati figli di āvatī. L

ivelan uesti Tanta ai Ŗşi di Siddhāśama, e uesti alla fine, li tasmise a l vlta ai l i disceli. Tra iŖşi che aese gli Āgama il ca ea Dattāteya, un'incanazine di Vişŋu. 

All'inizio del Kalpa, l'antic Bahmavidyā cntenut negli Āgama fu es manifest dal aameştiguu che èMahābahmavidyā ed esiste nel cue di gni essee uman in md illimitat ed imeitu. Se la Sādhanā è fattasecondo le istruzioni di un Sadguru, aameştiguu diviene visibile nel cue del Sādhaka.

L'uāsanā, nella fma Vaidik edminò nel Satyayuga (età dell’). 

In uei gini i Bāhmaŋa, e le alte caste dei due vlte nati, mssi dal desidei della icchezza, e avediscendenza d alt slevan adae Inda, Agni, Vāyu, Sūya, Sma, Vauŋa ed alti Deva che esiedn aparticolari Śakti di aameśvaa in cui isiede gni Śakti.

ma i Bahmaŗşi e Mahaŗşi, libei dai desidei face la Sādhanā di Bahmavidyā, la iena e efetta Śakti.

Così ni vediam nel decim Maŋdala ( – inno 125) del Ṛ gveda-Samhitâ che Mahādevī si mstò nel cuedella figlia di Mahaŗşi Āmbhŗŋī e ivelò la vea natua della Bahmavidyā ai Ŗşi. Quest è la iena Devīsūkta diAdvaitatattva, l'Inno che enuncia la vera natura del Brahma-vidyā nel Veda. 

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Nel Tetā  (Età dell’agent)  e negli alti Yuga, i Bāhmaŋa e gli alti nati due vlte, devti al Kamakāŋda usavanocompiere Yajña e altri riti, in osservanza agli Smritiśāstra di Manu  ed alti śâsta, ma il Bahmaŗşi Vaşişţha (inCīnācāa), Rājaŗşi Viśvāmita (cif. Gandhava-Tantra, ima atala), Videhaāja Janaka, Bhguāma il figli diJamadagni (cif. Kālīkulasavasva), Śī Rāmacanda ed alti umini dall'anim elevat (del Tretā Yuga) erano adoratoridi Bahmavidyā, la iena e efetta Śakti. Di nuv nel Dvāaayuga, nnstante l'esistenza dei culti Vaidik e Smāta,gli Agnihta Yajoa e gli alti iti ean cmiut secnd i Purâŋa. Ma il nbile Śī -kişna, figli di Vasudeva (cif.

Rādhā-Tanta, Devī Bhāgavata e Mahābhāata, Anuśāsana ava, Ch. 14), i cinue āndava, Yudhişthia e gli alti(Viāta ava, Ch. 6) il nbile Rājaŗşi Bhīshma, il gande Muni Vedavyāsa, il nbile Śukadeva, Asita, Devala e Bahmaŗşicme Duvāsā ean adati di Mahāvidyā la Śakti efetta.  Di uest i Mahābhāata e alti libi ffn aticlari prove.

Nell'epoca attuale, il Kaliyuga anche

i dieci Śamskāa dei due vlte nati, e le ceimnie di sseui cme gli Śāddha sn cmiute secnd il itualeVedico.

La Smŗti gvena i Cāndāyana e le alte uestini elative all' Āśama ed agli affai legali cme le eedità.

Il Dugāūjā d'autunn e gli alti Vrata sn cmiuti secnd i uāŋa.Ma l'iniziazine, l'Uāsanā del Bahman cn Śakti e le vaie atiche dello Yoga sono fatte secondo il ritualedell'Āgama Śāsta. 

Questi Āgama Śāsta sn di te genei secnd la evalenza dei Guŋa:  Tantra,  Yāmala e  Dāmaa.

Ci sn in gni cente 192 Āgama, vale a die 64 gnun in  Aśvakāntā,  Rathakāntā,  e Vişŋukāntā.

Mlti Tanta fun esi duante i eidi buddista e musulman ed i chi che anca imangn ess i Sādhakain parti diverse del paese non sono mostrati a nessuno se non ai pochi discepoli, così che anche questi ultimi stannoquasi per essere persi. L'anziano  Rasika-Mohana-Chattādhyāya, cn gande sfz e gavi csti salvò alcuni diquesti. L'inglese Arthur Avalon ha fatto la stessa cosa e spero che ancora altri Tantra possano essere salvati in futuro.

Nell Yginī -Tanta, Īśvaa dice a Devī che  la diffeenza ta i Veda e gli Agama è cme uella ta il Jīva e l'Ātmā, uella che c'è ta i Jīva immesi

nell'Avidyā e Īśvaa che è la ienezza di Vidyā. 

  Inda ed gli alti Deva, che ean adati cme Īśvaa negli Yajoa tenuti duante il Kamakâŋda SamhitâVeda sono, nel Tantra-śāsta, adati cme le Devatā che esiedn al Dikālinī Śakti di Lei che è tutte leŚakti (Savaśakti-svaūiŋī).

  I te Īśvaa dei Veda e dei uāŋa: Bahmā, Vişŋu e Ruda sn nel Tanta-śāsta le Devatā che presiedonoalle te Śakti di Mahādevī: ceativa, cnsevatice e disslutice.

  L sn adate cme sut al cult di Mahādevī. Questa stessa Mahādevī, nella Devīgītā annuncia che'Bahmā, Vişŋu, Īśvaa Sadāśiva e i cinue Mahāeta (sn) ai miei Piedi. Loro sono costituiti dai cinqueBhūta e aesentan i cinue elementi divesi della mateia.  

  "Io in ogni modo" Lei dice, "sono la coscienza del non manifestato (Chit) ed in ogni modo sono oltre a loro". 

Il Veda dice ancora "Tutto questo è veamente il Bahman.". Malgad uesta Mahāvākya (grande parola/grandeverità), sono state fatte varie diversificazioni, come quelle di casta, Adhikāa tra uomini e donne e così via. Quindi unBāhmaŋa maschi uò ecitae un Vaidik Manta, ma nn le dnne Bāhmaŋa. Fu fatta una distinzione anche traoggetti, come tra l'acqua del Gange ed un bene. Tutte queste distinzioni sono opposte completamente allo Spiritodella Gran Parola (Mahāvākya). Dice il Tantra-śāsta che il suem bahman è sttile e gsslano. In rispetto allaveità di uest Mahāvākya Tāntik, i Sādhaka uifican cl vin che nn deve "essee es e bevut" secnd ilVeda. Cnsideand che ess sia sant cme il nettae, l l'ffn nella bcca di Kulakuŋdalinī che è Cscienzastessa (Citsvaūinī).In concordanza con Veda, il Tantra considera il cibo come sacro e sapendo che tutto il cibo è il brahman ne ordinal'ffeta a Mahādevī. Quest ffeta di cib si chiama Mahāasāda ed è mlt santa e aa anche e i Deva, sia chevenga fatta da un Caŋdāla, caduta dalla bcca di un cane. Dicn i Veda e la Smŗti che i Caŋdâla e le alte caste basse

sono intoccabili. Se uno li tocca deve poi lavarsi, fare Aghamarshana e altro.  Ma il Tantra-Śāsta dice anche un Caŋdālā che ha la cnscenza della dottrina di Kula e del brahman, è

sueie ad un Bāhmaŋa che nn cnsce il bahman. Il Tanta-Śāsta dice anca che duante il Caka

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tutte le caste sono uguali. Siccome tutti sono figli dell'unica Madre del Mondo, non dovrebbe essere fattanessuna distinzione, mentre la si adora.

È su quest'autorità del Tântra che non si osserva nessuna distinzione di casta in materia di mangiare o altro durantecerti riti. Il Veda proibisce anche l'adempimento di Yajña o adorazioni dopo l'assunzione di cibo. Il Tantra-Śāsta peròdice che nn si dvebbe adae Kālika uand si sffe la fame la se te, altrimenti Lei si arrabbia.

Dat che Śiva e Jīva sn un ealmente un, è futile adae aamātmā dicend "i ff il mi digiun (Naivedya)",il Jīva che ffe il digiun è un cn Lui ed ha bisgn di cib e bevanda. La Smŗti che siega il Veda dina che laieta Shālagama che aesenta Nāāyaŋa, nn dvebbe essee tccat ne dvebbe essee adata da alcuneccett i Bāhmaŋa. D'alta ate il Tantra-Śāsta dina che la aesentazine del bahman cme Bānaliŋga ssaessee tccata ed anche adata nn sl dai Bāhmaŋa ma anche dagli Śūda, dai Caŋdāla e dalle dnne. Infatti il Kamakāŋda del Veda cntiene mlte di ueste escizini che sn opposte alla conoscenza del Brahman.e uesta agine che Bhagavân Śīkŗşŋa ha dett nella Gītā che i Veda si ifeiscn a ggetti cstituiti dai te Guŋa(Tiguŋavişaya) ed invita Ajuna a libeasi dai Guŋa. Kŗşŋa affema che il Veda cntiene il Kamakāŋda ma che cluiche ceca l stat del Bahman al di sa dei Guŋa dvebbe abbandnae il Kamakāŋda e cmiee la Sādhanāsecnd l Śāsta cl uale si guadagna la Libeazine. In dispetto tuttavia delle differenze d'adorazione e pratica, Veda e Tanta Śāsta sn univci nell'indicae che nn cipuò essere Liberazione senza Tattvajoāna. Nel Nivāŋa-Tanta, Śiva dice "h Devī, nn c'è Libeazine senza

Tattvajoāna." Secnd i Veda, un Sādhaka e divenie adatt al Nivāŋa, deve ima tae a termine la quadrupliceSādhanā 

11..  Deve acquisire la fede nel brahman, unico ed eterno e non deve desiderare la felicità in terra od in cielo.

22..  Deve ssedee le sei vitù: Śama, Dama e le alte, e deve desideae adentemente la Libeazine.33..  Poi deve discutere (Vicāa) e ndeae sul Mahāvākya "tu sei quello" (Tat tvam asi),44..  endendsi cnt csì dell'unità di aamātmā e Jīvātmā, uò aggiungee la cnscenza "i sn Lui"

(So'ham).

Nell'Uāsanā Tāntic il Joānakāŋda è unit al Kamakāŋda. L'Agama insegna al aśu ignorante, immerso nella dualità,la Vīabhāva Sādhanā (ascesi di ti eic) nel uale sn unite dualità e la nn -dualità. Esso così si sforza perelevarsi allo stato divino di Jivanmukta, lo stato del Monismo puro. Dice Manu "Sappiano i dualisti di e ssee aśu. Inon-dualisti sn Bāhmaŋa." Rudayāmala dice che il Vīabhāva viene svelat cn l svilu di Jqâna. D avee

efezinat Joāna e cnseguit le Bahmasiddhi, il Sādhaka diviene Devatā in un stat di u Sattva. Il Vedanta e lafilosofia degli Śāsta sn ien di istuzini ed agmenti tccanti sulla nn-dualità. Ma non indicano il percorso concui può essere attuato una pratica non-dualistica. Per questa ragione i Pandit del Veda ritiengono impuro avere a chefare con uomini di bassa casta cme gli Śūda, e ssevan distinzini senza limiti cme uelle su ciò che deve nndvebbe essee mangiat, e uell che deve e nn dvebbe essee ffet ad un Devatā. Nel Tanta -Śāsta vieneinsegnato che un Bhāva non-dualistic (Bhāvādvaita) dvebbe essee cmunue accmagnat da un azine nn -dualistica (Kiyādvaita). L Yga-vāşistha (Rāmāyaŋa) siega che al Muni che ealizza la nn -dualità (Advaita) nelBhāva, in Kiyā e negli ggetti (Davya) in tutti uesti tre casi il mondo sembra come un sogno.Secondo l'istruzione delTantra-Śāsta il Sādhaka si alza nelle ime e del mattin, e sedend sul su lett, medita cme segue: "I sn laDevī e nient'alt. I sn il bahman che nn cnsce dle. I sn un a forma dell'Essere-coscienza-beatitudine laCui la vea natua è la Libeazine etena". A mezzgin siede all'adazine a aamātmā e fa di nuvBhutaśuddhi unend inteimente i 24 Tattva cminciand cn la tea intant ensa a aamātmā ed a Jīvātmā

come una cosa sola e medita: "Io son quello". Dice il Gandharva-Tanta che, d il dvut inchin al Guu, il saggi Sādhaka dvebbe ensae, "I sn uell" ecsì unisce Jīvātmā e aamātmā. gni Sthūla-Dhyāna di Mahāvidyā fma una ate dell'adazione quotidiana, ilTantra-Śāsta escive daetutt meditazini su Mahādevī meditata nn cme divesa da se, ma unita all'Ātmā delSādhaka. Dice il Kālī -Tanta che, d avee meditat cme disst, il Sādhaka dvebbe adae Devī cme Ātmā. "Io son uell" (S'ham). Dice il Kubjikā-Tanta che il Sādhaka dvebbe meditae sul su Ātmā cme unit a Lei. IlNīla-Tanta, nel Dhyāna di Tāā, icda che uella meditazine dvebbe essee fatta unend il i Ātmā alla deaSalvatice (Tāinī). Nel Gandharva-Tanta, Mahādevī dice, aland del Dhyāna di Tiuasundaī, che l'Um chemedita sull'indiendente, senza attibuti, e u Ātmā cl uale Tiuā è una csa sla, e nn divesa, l'Ātmā diquell'uomo diventa Lei stessa (Tanmaya). Pensando " io son Lei " (Sā'ham) si uò diventae Lei. Nel Kālī -kula-sarvasvaŚiva affema che chiunue mediti sul Guu, ecitand a memia l'Inn della ssa di Śiva e ensand all'Ātmā diKālikā cme unit al i Ātmā, cstui è Śī Sadāsiva. Similmente nel Kulāŋava Tantra è scritto "Il corpo è il tempio

della Devatā ed il Jiva è Deva Sadāsiva." Lasci che il Sādhaka abbandni la sua ignanza cme l'ffeta (Nimālya che ègettata via) ed adori col pensiero e riconoscendo "io sono Lui". Non è solo durante l'adorazi ne che al Sādhaka èdinat di meditae su Lei che è aamātmā cme unita al i Ātmā. Śiva insegna che il nst ensie e sentiedovrebbe essere non-dualistico in ogni cosa che facciamo: nel mangiare, nel camminare ed in tutto il resto. Nel

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Gandharva-Tanta Śiva dice "i sn il Deva ed il cib che gli viene ffet, il fie ed il fum del fie, e tuttquanto il resto. Io sono il Deva. Non c'è nient'altro che me. Ci sono io che adoro il Deva, io che sono il Deva di tutti iDeva.". E' escitt che si assume Kāaŋa (il vin) ed il est ecitand il Manta, uesti dvebbe essee ffeti al Fucdella Coscienza nel proprio cuore pensando a Kula-Kuŋdalinî che si allunga sulla unta della lingua, mente il Sādhakarecita: "Il liquido slende. I sn la Luce. I sn il Bahman. I sn Lei. I ff Āhuti al mi Stess Svāhā." Clui che

fa la Sādhanā di Mahāvidyā in Vīāchāa cn uesta Advaitabhāva aggiunge la Sua Gazia a Divyabhāva, e ensand"io sono il Brahman" è liberato mentre vive, e alla sua mte è un cn Mahādevī. Nel Devigitā, Śī Śī Devī dice "Eglidiventa me stessa eché entambi siam un." Anche il Mahānivāŋa -Tantra prescrizione un simile sentimento non-dualistico nel Mantra pronunciato quando si prende il Dravya (il vino). "Il mestolo è Brahman, l'offerta è Brahman, ilfuoco è Brahman, l'offerta è fatta dal Brahman ed al Brahman va chi rimette tutte le sue azioni nel Brahman."  Saccidānanda Mahāvidyā, l'unine indistinguibile di Śiva e Śakti uò essee adata cn una tale non-dualità dasentila cme una csa sla. Anche se gli adati dei Tānta sn divisi nelle cinue cmunità Śākta, Śaiva Vaişŋava,Gāŋaatya e Saua i imi sltant sn tutti Dvija da uand tutti gli adati di Sāvitī (Gāyatī) la Made del Veda,aatengn alla cmunità degli Śākta. Dice il Mātŗkābheda-Tanta "Sāvitī, che è la Made del Veda, è nata delsude del c di Kālī. Quella Devī accda futti nei te mndi ed è la Śakti del Bahman." I sādhaka cheappartengono alle altre uatt cmunità adan i l isettivi Devatā maschi che asscian alle l Śakti. Csì iŚaiva adan Śiva stt i nmi Umā-Maheśvaa, Śiva-Dugā, Kālī Śaмkaa, Addhanāīśvaa e csì via. I Vaişŋava

adan Vişŋu cn i nmi, Rādhā-Kŗşŋa Lakşmî -Nârâyaŋa, Sītā-Rāma Śī -Hai e alti. Nel Nivāna-Tanta Śi Kŗşŋa dice"A uelli a che fann Jaa cn Rādhā ima e i Kŗşŋa, a l, i, cn cetezza, addiittua a e ui, accd undestin felice." Emettend il nme Sītā-Rama (cn Sītā nunciat e im) si nuncia il Tāa di Mahādevī, chee uesta agine è chiamat anche Tāaka-Bahma. I Saua cmin la l adazine cl Manta " M'inchin a Śī Sūya accmagnat dalla Śakti che ivela." Inlte il Māyā Bīja (Hīm) che è il aŋava di Devī  è aggiunto alMūlamanta da gni gu. Quest msta chiaamente che tutte ueste cinue sette sn diettamente indiettamente adatici del bahman cme Śiva-Śakti (Śivaśaktyātmaka) nei sui asetti Niguŋa e Saguŋa. Dice laKaivalyanişad "Cn la meditazione sul Dio dai tre-cchi, seen e cn la gla blu (abhu), aameśvaa, senza inizi,metà fine, che è un e che evade tutte le cse che sn meaviglise, che è Cidānanda Stess, accmagnat daUmā, il Muni va alla Fnte di gni essee (Bhūtayni) al Testimne di tutt che è lte gni scuità." Alla, nelTantra-Śāsta, Śiva ha dett che il Śiva-śakti-Tattva è la causa di Tattvajoāna e eciò il Jaa dvebbe essee fatt daun Mantra nel quale loro sono uniti. 

Colui che raggiunge il Tattvajoāna, che è la libeazine, l fa adand il bahman cme Made e ade.gni Manta è cmst di Śiva e Śakti, si dvebbe meditae su Śiva -Śakti cme su di un essee unic.Nel Tanta Śāsta, Śiva ha dett che nn c'è diffeenza ta lui e Śakti perchè sono uniti inseparabilmente(Avinābhāvasabandhaм). Clui che è Śiva è anche Śakti e clei che è Śakti è anche Śiva. atenità e Matenità snsltant distinzini di nme e ciò che è una stessa csa. Il Tanta Śāsta dice di nuv che

  Śakti, Maheśvaa ed il Bahman sn ale che dentan l stess Essee.  Maschio, femmina e neutro sono distinzioni verbali, non hanno senso davanti all'eterno.  Śakti, Maheśvaa, il Bahman; tutti e te dentan l'unica ed etena Mahāvidyā che è Saccidānanda.  

Anche se Mahāvidyā è, in verità, Nirguŋa ed eterna,

e mezz di Māya assume varie forme e cambia a secnd dei Guŋa, e sddisfae i desidei dei Sādhaka. 

E' detto in Candi che Lei non sembra mai realizzare i propositi dei Deva, e nello stesso tempo, Lei che è la Veritàetena, è cmunemente detta essee geneata. Nel Devyāgama è dett: "Mahāmāyā che è Citūā eaabahmasvaūinī, immagina, cn la Sua gazia ves i Sādhaka, varie forme.

"Ni ssiam meditae su Mahādevī cme femmina cme maschi, uesti temini ssn essee attibuiti adun c gsslan ma nn ssn cmunue essee attibuiti a Lei in uant Saccidānanda.

I sādhaka di Śakti adan il Bahman come Madre, ovunque nel mondo l'aspetto della madre soltanto, di Lei cheè il Bahman è manifestat ienamente. Nell Yāmala, Śiva dice: - Devī uò, Mia Adata, essee ensata siacme dnna che cme maschi, e Saccidānandaūiŋī uò essee ensat di cme Nşikala-Brahman.

ma in verità Lei non è né donna, né maschio, né neutro non essendo una cosa inanimata. Come il termineKalavallī (una ala di genee femminile che denta un albe) temini femminili sn attibuiti a Lei."  

Infatti la causa principale della nascita e del nutrimento di uomini ed animali sono le loro madri. I loro padri sono

sltant aiutanti (Sahakāī).  gni Jīva è uscit dall'ute di sua made ed è vissut gazie al su latte,    e iceve la sua ima iniziazine al linguaggi cl Manta 'Mā' (Made).

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  Il im istitute (Adiguu) di gni um è sua made. Lei è la sua Devatā visibile. Le sue ime lezini leimpara da lei.

  Ĕ anche il simbl della Tea che genea e nute gni Jiva, come una madre, perchè produce ogni genere difrutta e grano e tutti sostiene sul suo grembo.

  Non esageriamo molto, nel dire che il mondo è pieno della Madre. 

In matematica l ze nn ha nessun vale ed è sltant una csa vuta ed amfa (Niākāa), finché nn sicongiunge con un numero intero è indicativo dell'infinito. Congiunto alla figura del numero 1 lo converte in 10.

  Similmente quando Lei che è l'amorfo Brahman è congiunta alla Sua stessa Prakŗti,cnsiste nei te Guŋa, di cui si ala nella Śuti cme "dell'un (Bindu) nn nat, ss ne e bianc".

  Ddiché Lei assume, e il gdiment dei desidei del Sādhaka,

dieci fme divese (Daśamahāvidyā) la cui varietà è dovuta alla differenza nelle proporzioni dei tre Guna. 

Ci sn dieci Mahāvidyā che sn Śiva e Śakti (Śivaśaktimayī). Queste dieci fme sn 1.  Kālī  2.  Tāā 3.  Mahāvidyā Ṣdaśī, 

4.  " Bhuvaneśvaī, 5.  " Bhaiavī, 6.  " Chinnamastā, 7.  " Dhūmāvatī, 8.  Vidyā Bagalā, 9.  Siddhavidyā Mātagī, 10.  Kamalā. 

Alcuni Tanta menzinan dicitt Mahāvidyā, ma ueste sn fme delle dieci cn icclissime vaiazini.

Delle dieci Mahāvidyā, Kālī è   Śuddha-sattva-guŋa-adhānā, (costituita di puro sattva)  Nivikāā, (non creata)  Niguŋa-brahma-svaūaakāśikā. (fatta nello stesso modo del Brahman non determinato) 

È questa forma primordiale la sola che dà direttamente Kaivalya2.Nell Yginī -Tanta Devī dice "Guada a la mia fma, (Rūa),che è il suem Bahmānanda. Asclta. Questa fmaè l stat suem (aamadhāma) nell'asett di Kālī. Nn c'è asett del Bahman iù alt di uest".Nel Kamadhenu-Tanta, Śiva dice "Nel vut c'è Kālī che accda Ka ivalya". 

Tara è Sattva-guŋātmikā e Tattvavidyādāyini ;

Şdaśi (Mahātiua-sundaī), Bhuvaneśvaī e Chinnamastā sn Rajah-adhānā e Sattva-guŋātmikā e da adessol accdan Gauŋamukti nella fma di Ciel (Svaga) Aiśvaya e csì via. 

Le fme di Dhūmāvatī, Bagalā, Mātagī e Kamalā sn Tamah-adhāna e la l Sādhanā è fatta in Şatkama,come provocare la morte ad altri o altro.  In beve tutte le dieci fme di Mahādevī dann diettamente indiettamente Gdiment e

Liberazione.Le fme della Mahāvidyā sn divise in due gui 

Kālīkula *famiglia dinastia di Kâlī+ Śikula. *famiglia dinastia di Śi+ 

Ĕ scitt nel Niuttaa-Tantra cheKālī, Tara,Raktakālī, Bhuvanā, Madinī, Tiutā, Tvaitā, Dugā eVidyā atyagīā 

appartengono al Kālīkula. Ed al Śīkula Sundaī aatengn, 

2 Kaivalya = distaccamento da tutto 

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11..  Bhaiavī, 

22..  Bālā, 

33..  Bagalā, 

44..  Kamalā, 

55..  Dhūmāvatī, 

66..  Mātagī, 

77..  Vidyā, 88..  Svanāvatī e 

99..  Mahāvidyā 

1100..  Madhumatī. " mi adat, Dakinā è la Causa (akŗti) di tutte le Siddhavidyā.  

Kālī -kula è per l'adorazione degli Joānī in Divya e Vīrabhāva,

e Śrī -kula è per l'adorazione dei Karmin in Divya, Vīra e Paśu-Bhāva.Il Tantra-Śāsta dà una siegazine di Manta, Yanta maniea dell'adazine e csì via e tutte le dieci dicittMahāvidyā. Ma esscché tutte le scittue del  Tānta inneggian alla gandezza di Kālikā, e le dann il st iù alt,le ime Mahāvidyā e alti sn sl fme divese di Brahmarūpiŋī Kālikā. Dice il Nigama-Kalatau "Di tutte le caste uella dei Bāhmaŋa è la iù alta. Fa gni Sādhaka l Śākta è il più elevato.

Ta gli Śākta il ca è chi fa l Jaa del Kālīmanta." Nel icchilā-Tantra è scritto "tra tutti i Mantra dei Deva quello diKālikā è il miglie. Anche i iù vili ssn divenie Jīvanmukta semlicemente, gazie a uest Manta."  Nello Yginī -Tanta, Śiva dice, "Questa Vidyā Kālikā è Mahā-Mahā-Bahma Vidyā, gazie al uale anche i eggiissn aggiungee il Nivāŋa. Anche Bahmā, Vişŋu, e Maheśvaa sn sui adati. Lei che è Kālī, la Vidyāsuema, è anche Tāā. La idea che sa esserci una differenza tra loro ha generato vari Mantra." Di nuovo ilKāmākhyā-Tantra ribadisce "h aameśvai, sette lakh di Mahāvidyā imangn ignte. Di tutte ueste Şdaśi si diceche Ella sia la iù sublime. h Devī,

ma la Made del mnd, Kālikā è anche Sua madre."Niruttara-Tanta: "Senza cnscenza di Śakti, h Devī, nn c'è nivāŋa. Quella Śakti è Dakşiŋa Kālī che è la fmastessa di tutte le Vidyā (Savavidyāūiŋī)." L Yāmala: "Cme è

1.  Kāl ī  

2.   T ārā 

3.  Chinnā 

4.  Kullukā.

h Devī, tu sei la suema Kālikā, sei anche il Marti3 che è composto da queste quattro.

Nei Veda, cn il Sagnika (manteniment del fuc) i Bāhmaŋa ealizzan i l sci ffend sacifici alle settelingue che dondolano nel fuoco, queste sono chiamate (1 Saptaka, 2 Khaŋda 4 Sūtra).

1.  Kāl ī ,

2.  Karāl ī ,3.  Manojavā 4.  Sulohitā,

5.  Sudhūmravarā 

6.  Sphuligin ī e

7.  Dev ī ViśvaruciRimane da menzionare un'altra importante caratteristica dei Tantra-Śāsta. Queste Sace scittue sn mlt libealiin materia di pratica, e l'adorazione non conosce distinzioni di casta anche se ha più e più volte, ripetutamente,cmandat ai Sādhaka di tenee uest Ācāa nascst ai aśu ignanti. Dei Kaula è dett che "l hann il cue degli Śākta, esteimente sn Śaiva e nelle adunate Vaişŋava." Cntieneanche ingiunzioni come quella che l'insegnamento dovrebbe essere tenuto segreto come uno fà con la conoscenza diun'ame illecit della made, e che se è es nt l sc del Sādhaka è fustat e csì via.  Nel Gandharva-Tanta, Śiva dice che slamente gli umini senza dualità, che cntllan le l assini e si dedicanal brahman, hanno le ualità e uest Śāsta. "Son qualificati solo i credenti puri, temperante, senza dualità chevivono nel Brahman, parlano del Brahman, si dedicano al Brahman, si rifugiano nel Brahman che è libero da ognisentimento d'inimicizia verso gli altri e che sono impegnati nel fare bene a tutti gli esseri. Alti nn sn vei Sādhaka (Bahmasādhaka). Nn dvebbe essee siegat ai aśu, a uelli che sn insincei ad

uomini di conoscenza poco profonda."

3da una √ mŗ da cui mṛ tāṇḍ a = morte; mār tāṇḍ a = sole; mūti = fma 

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e uesta agine Śiva ha usat simbli nell'insegnament di gni Dhyāna, Manta, Yanta, e nei mdi della Sādhanādei Deva e delle Devī.Il significato di questi simboli non è conosciuto da altri se non il Sadguru. I misteri segreti sono inintelligibili al dottosenza la gazia del Guu. Nel Kulāava-Tanta, Śiva dice, "ci sn mlti Guu che cnscn il Veda, gli Śāsta e altanca. Ma, h Devī, è a il Guu che cnsce il significat del Tattva suem. e saee il ve significat deiDhyāna e di tutt il est, nessun alt mezz che ifugiarsi dal Guru che conosce il significato di ogni Agama. 

Ĕ per l'ignanza della vea natua della Devatā che Bahmavidyā , più sottile di ciò che è più sottile, e Coscienza Stessa,sembra addirittura essere una cosa grossolana. Anche gli uomini dotti non si esitano nel dire che a questaBahmamayī, dei cui desidei si sn ienamente esi cnt (ūakāmā), iaccin le ffete di sangue, cane e altancora. Nel Jñânasakalinî-Tanta, Śiva dice, "Agni è il Deva dei due vlte nati. La Devatā dei Muni (saggi) è nei lorocuori.

  Gli uomini di poca intelligenza adorano le immagini.   e il saggi, la Devatā è daetutt.

"I Kamin Bāhmaŋa adan Agni cme Īśvaa,

gli Yghi vedn la Devatā nei l i cui,gli umini cn ca intelligenza (se li si aagna cn gli alti) adan la Devatā nelle immagini,

e le anime veggenti del Tattva vedono dappertutto il brahman.Nello stesso modo in cui un insegnante mostra ai suoi giovani studenti, mappamondi e mappe per far loro capire la

natua della gande tea, csì i Guu cnsiglian ai Sādhaka di nn gande intelligenza e cn Adhikāa infeie dimeditae su fme Sthūla (gsslane)

con immagini e ritratti in modo che le loro menti erranti possano essere fissate, e loro possano imparare i veriasetti della Devatā.

Sftunatamente cmunue, gli umini ignanti cnsidean uesti suti gsslani (Sthūla) cme sefsse il ve asett della Devatā. 

Nel Kulāŋava-Tanta, Śiva dice, che alcuni meditano sull’asett  Sthūla (grossolano) fino a quando la mente, cosìfissata, può fissarsi sull’asett Sūkşma (sottile). Il Sādhaka dvebbe ima imaae dal Guu

  QUALI QUALITÀ O AZIONE RAPPRESENTI OGNI PICCOLA PARTE DELL'IMMAGINE,  e dovrebbe poi praticare la meditazione sul sottile, altrimenti la forma grossolana stessa (l'immagine), diverrà per

lui cme la mea tea ieta. Nel Kubjikā-Tanta Śiva dice 'h Compagna di Maheśa. Un dvebbe meditae

sull'Informale e sulla forma insieme. Ĕ cn una atica cntinua, h Devī, che un si ende cnt dell'informale.' Questo perchè

  i Sâdhaka che desidean la Libeazine dvebbe ensae seme alla Svaūatattva di Bahmavidyā-Kālikā. Diuesta Svaūa la Devī dice nel Mahābhāgavata: "Quelli che desiderano ardentemente la Liberazione devono perguadagnare la libertà dalle obbligazioni del corpo,

  meditae su uell'asett (Rūa) di Me che è la Luce suema (Jytih), Sūkşma, Nikala, Niguŋa, l'incnscibileche tutto-pervade, non-duplice e sla Causa che è Saccidānanda Stess. Quest è la Svaūa di Devī che è lteogni mente e discorso.' 

Dice il Mākaŋdeya-uāŋa, "Mahāmāyā è Nikalā, Nigurā, senza fine, immortale, impensabile, senza forma è eterna(Nityā) ed anche transitoria (Anityā)", vve, Mahāmāyā Kālikā è libea da Kalā (Māyā) e libea dai Guŋa, senza fine,imperitura, eterna e non transitoria come il mondo (Jagat), senza forma, così come non è oggetto di meditazione. NelKūma-uāra, Vişru in forma di Testuggine dice, che la Devī Suema è Nigurā, ua, bianca e senza macchia ed è

libea da gni dualism e ealizzabile slamente dall'Ātmā. Quest Su stat è aggiungibile slamente cn Joāna. Nella Kāmadā-Tanta Śiva dice 'Quella Kālī etena che è ilsupremo brahman è uno senza un secnd ne maschi ne femmina. Lei nn ha fma, Ādhāa, Uādhi. Lei èSacchidānanda semlice ed etena, è il Gande Bahman." Lei che è l'eten bahman nn ha nessun asett (Āvibhāva), né mai scmae (Tibhāva), ed è nnievadente,non può essee descitta cme gli alti Deva e Devī, ne isiedee in ualche aticlae Lka. Csì Bahmā isiede nelBahmalka, Vişŋu nel Vişŋulka, Ruda in Kailāsa e Śī Kŗşŋa in Glka, ma Mahādevī è seme e daetuttugualmente presente; sebbene, per ademiee i desidei dei Sādhaka, Lei aaia in aticlai fme nelle l mentie cui. Ĕ eciò chia che il su asett Sthūla è fatt di Māyā (Māyāmaya) ed è tansiti (Anitya). e uestaagine Śiva, nel Gandhava-Tantra dice, "Quell'aspetto (Rūa) della Devī che è la Suema Beatitudine e la GanCausa dei mondi non appare né scompare." Nel Kulāava-Tanta, Śiva dice, 'Ess mai sge né tamnta, né cesce né decade; slende e fa islendee il est,

senza alcun aiuto. Questo aspetto è senza cndizini (Anavasthā) slamente esiste (Sattāmātā) ed è incnscibile aisensi (Agocara). "vve, l'asett Svaūa di Māhādevī che è Beatitudine Suema è causa e adice di uest mnd dei te Guŋa.Questo aspetto non ha nessun esteriorità o scomparsa, nessuna cescita decadiment. Ĕ la manifestazine stessa e

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manifesta tutti gli alti ggetti. Ĕ lte gli stati di veglia, sgn e snn fnd, è iaggiungibile dalle ale e dall amente ed esiste di per se stesso." 

Proprio come il fuoco che, pur pervadendo tutti gli oggetti, non mostra il suo potere di bruciare ed accendersie non può essere usato per cucinare o altro, fino a quando non è generato dall'attrito di due oggetti, cosìanche se Cinmay ī  (Cit-may ī ) è onnipervadente, non diviene visibile né accorda desideri senza l'azione della

Sādhanā.

Proprio nel modo in cui il Sole stesso, immobile nei Cieli distanti, con i suoi raggi asciuga l'umidità dalla terra cosìMahādevī che è la dima di gni Śakti sebbene sia immutabile (Nivikāā) cea (e le iace) il mnd cn le tt Śakti: 

11..  Bahmāŋī, 

22..  Vaişŋavi, 

33..  Māheśvaī  

44..  Indrani, o Aindr ī  

55..  Kaumari,66..  Varahi

77..  Chamunda

88..  Narasimhi.

esiedend alla ceatività alt delle Śakti. e uesta agine nell Yanta di Mahādevī Kālikā (si veda laKālikanişad) il Sādhaka ada le uindici Śakti di Kālī ed il est nei uindici angli, le tt Śakti Bāhmī ed il estsugli otto petali, le tt Bhaiava e Vatuka Asitānga ed il est negli li degli tt etali, le uatt Devatā, Vişŋu edalti, ai uatt angli dell Yanta ed i dieci Dikāla, Inda e gli alti, nelle dieci diezini cme se fsse i aggi di  Kālikā che è una massa di luce ua (Tejghana). Mahādevī è adata cme Marti  che cnsiste di Śiva-Śakti(Śivaśaktimaya) nel Bindu al cent dell Yanta. Anche se l'Āgama-Śāsta che accda Advaitabhāva ed educa al Tattvajoāna è stat ivelat da Śī Śī Bhaiava tutt  misericordioso a Bhaiavī, è anca ignt ad una gande uantità di esne. Mlti infatti ggigin disezzan ilTantra perché contiene Viācāa e Kulācāa, ed alcuni addiritura rifiutano di ammettere che è un legittimoDhamaśāsta. Se loro avessero letto con criterio il Tantra-Śāsta ed imaat i sui incii da Sādhaka veamentecompetenti, avrebbero compreso, quanto siano sbagliati i loro pregiudizi e, invece di disprezzarlo, certamenteammetterebbero che uest Śāsta è l'unic mezzi di Libeazione per l'indisciplinato, e per chi ha una mente poco

resistente e che dispone di una breve vita. Vedendo consumare il vino, la carne ed il pesce e praticare rapporti sessualiin gran parte del grande mondo, non riesco a capire perché molte persone debbano rabbrividire nel trovare laSādhanā del aoca-makāa nel Tanta-Śāsta.Possono questi atti diventare biasimevoli solamente se fann ate dell'adazine (Uāsanā)? Tutti sanno che il Ghee nutre e promuove la longevità ma anche che provoca una malattia dello stomaco seria espesso mortale se è preso in quantità eccessiva; il veleno del serpente che uccide, curerà ed ancora allungherà la vitadi un uomo delirante e morente, se è purificato e somministrato alle condizioni appropriate cioè un bagno freddo eduna dieta di siero. Potrebbero essre portati molti altri esempi ancora. Infatti il Gan Medic (Vaidyanâtha) ha escitt il Manta di Ādyāśakti e gli invasati ed il aoca -makāa cmeftificante e una Sādhanā aiata alla cua della malattia dell'Esistenza (Bhavaroga) dei Jiva peccaminosi diquesto oscuro Kali Yuga, e come un mezzo con cui loro possono raggiungere lo stato supremo della piena beatitudineeterna, imperitura ed immortale. Tutti i medici prescrivono l'uso di vino, pesce e carne in quantità misurate per

l'acquisizione di forza in pazienti che sono deboli ed hanno una bassa vitalità. Sotto questo aspetto la scienza medicanon merita di essere odiata. Similmente il Tantra-Śāsta nn meita di essee biasimat echè escivee il aoca-makāa e la Libeazine del Jiva che atisce la malattia dell'esistenza mndana.In nessun luogo, Śiva ha dett che i Sādhaka di Śakti dvebbe seme bee vin, seme macellae animali emangiare la loro carne e sempre godere delle donne, e che così loro raggiungeranno la Liberazione. Al contrario, varievolte ha consigliato di controllare gli eccessi in questo campo, anzi ha posto particolari restrizioni alla liceità di questiatti e gli adati di Īśvaa. È la condotta degradata di un grande nume di aśu che finge di essee Sādhaka lacausa dell'antipatia pubblica, e dell'odio per il Tantra-Śāsta. Nel Mahānivāŋa-Tanta Śī Sadāśiva dice "Il vin è Taa SALVATRICE in fma liuida (Davamayī). Salva i Jiva edistrugge pericoli e malattie, accorda Godimento e Liberazione. Lo stesso vino se bevuto senza moderazione (Vidhi),distugge l'intelligenza, la eutazine, la icchezza e la vita degli umini. Anche un Kaula che ha icevut Abhişekacent vlte saà itenut un aśu senza mba di Kuladhama se si è assuefatt al bee eccessiv." Nel Kulāava, Śiva

dice, 'h Mia Adata, clui che uccide animali e il i iacee in vilazine alle egle alimentai (Avidhānena)indulgerà in un Inferno terribile tanti giorni quanti peli ci sono sul c dell'animale." Queste esessini di Śivamostrano chiaramente che Lui non ha in nessun luogo ordinato l'uso libero del aoca-makāa alle persone in generale.Lui ha dinat i Viācāa i Kulācāa slamente ai Sādhaka sul ecs di Nivŗtti che desidean ardentemente la

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Libeazine. Questi Sādhaka, sn libei dalla dualità (Nivikala) e desidean vedee l'asett Saccidānanda diMahādevī, Śiva ha escitt il aoca-makāa e aiutali nel endesi cnt dell'asett di Ānanda. Come succede adun uomo che non conosce la dolcezza dello zucchero o del miele quando li assapora per la prima volta,  csì al Sādhaka è fatta assaggiae in md fugace (Vīşaya) la beatitudine (Ānanda) cn il aoca -makāa csì che,

durante questo rito può controllare i suoi sei nemici, e può avere una nozione della beatitudine eterna delBahman (Bahmānanda):

  Il gust mmentane della beatitudine etena fa il Sādhaka che desidea la Libeazine ansis ed industis diguadagnarsela.

  Dopo il conseguiment della beatitudine natuale del Bahman (Sahaja) nessun Sādhaka desidea piùadentemente i cinue Makāa e gadualmente si dedicata al Divyācāa.

Un Sādhaka dvebbe ende il vin in un md ecis, d una uificazine che indeblisce l'att enzione dei suoisensi e della mente sens inten e che l calma in md che è ben nt e il Sūkşma -Dhyāna. e uestaagine il vin è stat chiamat causa (Kāaŋa). Nel Kulāava-Tantra, Shiva dice,

"Ānanda è il Sé (Rūa) del bahman ed esiste in ogni corpo ( Anandamayakşa).Il vino è il suo rivelatore ed è bevuto dagli Yoghi attuali. Vino e carne sono prese con Brahmajñâna 4 per lasoddisfazione di ogni Deva, e chiunque partecipa di loro per la propria gratificazione è un peccatore."

Così i Sādhaka fann Sādhanā cn il aoca-makāa e la sddisfazine delle Devatā che adan e e l svilu di

Bahmajoāna nei l cui; ma chiunue li enda sltant e il su i iacee è cndannat ad un infenterribile come un grande peccatore. Śiva ha dett anche nel Kulāŋava, "Si uò andae in ciel cn le stese cse chessn cndue un alt all'Infen." Il uint Makāa, vve, il at sessuale, è la adice e la causa dellacreazione del mondo dei Jiva (Viventi). Tutti i Jiva, ch e sian Devatā, umini, bestie, uccelli, esci, insetti mschesono prodotti dall'unione sessuale dei loro rispettivi genitori. In questo mondo ogni maschio è un aspettoindividualizzat (Vyaştîbhûta) di Shiva, L'Ādiuuşa, e il Caŋdī dicn: "tutte le dnne in tutti i mndi sn ate di Mahāśakti." Dice il Kūma-uāŋa,

"Mahādevī è Una,

esente in mlte ati fazini (Anekavibhāgasthā),

ma lte Māyā è asslutamente ua, Mahāmāyā,Iśvaī etena e senza macchia (Niaojana),

antica, coscienza (Cinmayî),il im uuşa (Ādiuuşa) di gni uuşa."

dice Il Gandharva-Tantra,

'La fma del maschi (uмs RŪAM) la forma della femmina, ed ogni altra buona forma, tutto questa èindubbiamente la Sua forma suprema (Paramam ūam)." 

L'unic Bahman, divenend dulice, semba Śiva e Śakti, e uell'asett in cui c'è l'unine di Śiva e Śakti è il veasett di Saccidānanda Bahman.

È da uest asett di Unine Beata (Ānandamaya) che il mnd è ceat, e e uesta agine gli uomini e tuttele altre creature cercano la felicità. La Beatitudine del potere riproduttivo si manifesta nei corpi dei maschi e dellefemmine solamente durante l'unione sessuale.

A questo punto agli uomini ignoranti rimane solamente l'intenzione di gatificae la l assine, ma i Sādhaka, chessiedn la cnscenza di Kula, meditan sull'Unine Beata (Ygānanda) e sulla fma (Mūti) di Śiva e Śakti

presente nei cuori maschili e femminili, richiamando alla mente il significato (Artha) del Mantra della l Iştadevatâ efanno Japa con questo. Nel Kālīkulasavasva, Śī Sadāśiva dice, "facend Jaa del Manta e cn l'adazine di Bhagavatī, la cnste di Śiva,duante l'unine sessuale un um diviene, cme Śuka, libe da tutti i eccati." In un altro punto Lui dice,

"La cnste di Śiva dvebbe essee adata divenentand Śiva La vea Śakti-sādhanā cnsiste nel cnsideae tutte le agazze e le dnne, vecchie e givani e di tutte le caste, cmefme visibili della ia Iştadevatā e (secnd i propri mezzi) adorandole con vestiti, ornamenti o altro; oinchinandsi a l cme madi cn l'Iştamanta in mente e senza tattale mai cn negligenza disezz in nessunacicstanza. Nel Kaulāvalī -Tanta, Śiva dice, Un dvebbe inchinasi uand vede una giovane di famiglia Kaula. Unodovrebbe inchinarsi davanti qualsiasi femmina, sia lei una giovane donna, o dalla gioventù appena sbocciata, ovecchia, sia lei bella o brutta, buona, o cattiva. Non si dovrebbe mai ingannare, o parlare male, o far del male ad unadonna ed uno non dovrebbe colpirla mai. Tutti questi atti impediscono il conseguimento di Siddhi." 

4conoscenza del Principio

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 Al giorno d'oggi un uso misurato di vino, carne ed il resto (pesce e grano) ed un rispetto completo per la donna come

 per una Devatā sn particlarmente sservati nella scietà civilizzata dell'Ovest. Sddisfatta di quest, Mahādevī cheè la Regina delle Regine ha accordato alle persone dell'Ovest la luce della scienza e la sovranità sul mondo intero .

Śīmat Ādinātha Mahākāla ha, nel 'Kaūādi Stta descitt l Svaūa-Stotra, spiegandone brevemente Mantra,Yanta, Dhyāna e Sādhanā di Śīmatī Dakşiŋa-Kālikā che è aabahman (aabahmaūiŋī). Quest Tattva Suem è

difficile da aggiungee anche da uegli Īśvaa cme Bahmā, Vişŋu e Ruda. Dice Mahākāla Stessa, "né Dhātā né Īśa néHari conosce Quel Tattva Supremo."  Comunque, in concordanza con gli insegnamenti del mio Paramaguru,Mahāmahādhyāya ed in iù cn il veneabile Rāmānanda Svāmī Siddhāntaaocānana, la gemma sul ca deiTānta, a acclta ai iedi di Śiva, i sciv uest cmment Svaūa stt il nme di 'Vimalānandadāyinī', diuest Kaūādi Stta, in amnia cn le settive dei Tanta e degli alti Śāsta. 

PREGHIERA

AI PIEDI DI ŚRĪ ŚRĪ KĀLIKĀ 

Mahā-Devī è chiamata Kālikā, perché è senza inizio o fine,immaginiamo che il suo Corpo sia blu, perché pervade il Mondo, come il cielo blu.

Lei è Cidghanā Sattvaguŋamayī, che immaginiam nea,  ma Lei è senza colore, perché superiore ai clanti Guŋa. 

I sui caelli sn auffati (Muktakeśī), eché sebbene sia immutabile, lega infiniti Jiva cn i vincli di Māyā, simbleggiati dai Sui caelli auffati. 

Lei ende libei (Mukta) Bahmā, Vişŋu e Maheśvaa, che sn Keśa. 

La immaginiamo con tre occhi, Sole, Luna e Fuoco,Perché come Virad, testimone del passato del mondo, del presente e del futuro, Lei vede tutto.

La dipingiamo come se portasse i corpi morti di due ragazzi come ornamento per le orecchie,perché com'è detto negli Āgama e Nigama il fanciullesc ed imetubat (Nivikāa) Sādhaka Le è mlt ca. 

Essendo la sola Creatrice, Preservatrice e Distrutrice di milioni infiniti di Mondi,ha sul Suo Corpo il marchio della Yoni che significa creazione;i seni alti e pieni, che denotano conservazione;il suo viso è terribile simbolo della distruzione di tutte le cose.

Si dice che abbia grandi denti, e la lingua penzoloni.Tiene nella Sua mano una tazza ricavata da un cranio umano,Cinmayī Mahādevī beve il vin dell'illusine che sge dal Tamas Guŋa del Su Sādhaka, ci mezzi del ajguŋa di Sattva-adhāna5,

La si diinge adna d'una ghilanda di teste mzzate, eché Lei è l Śabdabahman (Śabdabahmaūiŋī) e le teste sono le cinquanta lettere.

5  pradhāna  pradhanaMaterial nature in its primordial undifferentiated state.

  principale, preponderante, parte principale o essenziale; persona principale, capo | phil. (sāṃkhya) la natura primordiale(mūlaprak ṛti) sotto la forma di principio inerte, preliminare al suo sviluppo (pariṇāma) nei fenomeni del mondo materiale; appoggioe causa di l' universo | gram. (sostantivo) oggetto principale d' una frase; opp. gauṇa | gram. componente primario o principale di una

parola composta; opp. upasarjana - il più importante, meglio, il principale di - che consiste in. 

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Le sue mani destre: la superiore e la più bassa mostrano l'Abhaya ed il Vara Mudrā, eché Lei distugge i eicli, e cncede i desidei agli Sakāma-Sādhakā. La mano sinistra superiore è dipinta come se maneggiasse una spada,Perché spezza i vincoli dell'illusione per il Nikâma-SâdhakaLa sua mano sinistra più bassa, si dica che tenga una testa umana,

perché Lei l'accorda Tattvajñâna.

Ĕ stata chiamata Digambaī (vestita di sazi), eché essend il bahman (Bahmaūiŋī )Lei è libea dai vincli di Māyā ed indiffeente (Nivikāa). La dipingono come se portasse una cintura di mani umane: le mani sono il principale strumento del lavoro(Karma).Alla chiusura di un Kalpatutti i Jīva cn i l Kamasn fusi nell'Avidyā Śakti di Mahāmāyā, che è detta eretta sul ett del cadavee di Śiva,perché lo Stato Supremo (Paramapada) 

e Svaūāvasthā  Mahādevī (una cn Śiva)è Niguŋa ed immutabile (Nivikāa), 

Csì è vista nel Viaīta-maithuna cn Mahākāla. Perché all'inizio di un Kalpa Lei non è mai felice (Nityānandamayī), ma essend unita a Śiva, tva iacee nel lav della ceazine, che effettua tand l'immutabile aaśiva, stt il Su dmini (Vaśībhūta). 

Si dice che viva nell'ara crematoria,perché quando, alla fine di un Kalpa tutte le cose nell'unives da Bahmā ad un fil di eba sn disslte in Mahākāla, Lei è csa sla cn uel Mahākāla, aagnat all'aa cematia 

e echè alla mte dei Jīva esiste cme il Jīvātmā individuale (Vyaşti) nella tea che ade. 

Il suo Yantra per l'adazine è cmst da un cechi che simbleggia Māyā, e da un lt cn tt etali che denta le tt ati di akŗti, tre Pentagoni che rappresentano le sue quindici parti (Avayava) e da un Bindu che denta Śiva-Śakti 

eché Lei, cme aamātmā,esiste nei corpi grossolani e sottilicstituiti dai te Guŋa e dai ventiuatt Tattva, Il su Bīja 'Kīm', Regina di tutti i Manta, è u Sattva Guŋa, è cscienza (Caitanyamayī), e accda Gdiment e Libeazine, 

Lei è adata cme Dakşiŋâ eché sl Lei accorda il pieno frutto di tutte le fme di Uāsanā e Yajoa. 

Lei, uesta Mahādevī che è Saccidānandaūiŋī ed il perdono stesso perdona tutte le offese che ho commesso nel chiarire questo il Suo Inno. Śaмbhu con le Sue cinque bocche non è capace di riferire le Sue qualità. Perdoni tutta la mia puerilità. Sia fausta e protegga la mia vita, protegga la mia reputazione mia moglie, i figli e la salute. Ed alla morte mi accordi la Liberazione. O Madre del Mondo, a te m'inchino. 

ŚRÎ VIMALĀNANDA-ŚVĀMĪ  

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INN A KĀLĪ  (KARPŪRĀDI-STOTRA) 

VERSO 1O Madre e Sposa del Conquistatore delle tre città,

quelli che ecitan te vlte il Tu Bīja, fmat tgliend da Kaūa,le ultime consonanti,

quelle medie e le vocali, con l'aggiunta di Vāmākī e Bindu, il loro discorso, sia in poesia che in prosa,

è quello degli uomini che hanno raggiunto tutti i poteri:emesso con sicurezza e facilmente dal cavo della loro bocca,O Tu che sei bella con la bellezza di una nube di pioggia scura

COMMENTO (SENSO INTERNO)inchinandomi rispettoso ai bei iedi di Svāmī Ramānanda i sciv uest Svaūa-vyākyā chiamato Garante della

Beatitudine ua. (Vimalānandadāyini). 'h Madre' (Mātah) La adice Mā = misuae a cui è aggiunt il suffiss tŗch = Mātŗ: vve,

Colei che misura e concede, Colei che accorda godimento e Liberazione

accdand, nel mment in cui il Sādhaka dmina i desidei, la libetà dai desidei.  "Sposa del Conquistatore delle tre città" 

Le tre città sono i tre corpi, grossolano, sottile, causale.Lei è la Śakti di Clui che accda la Libeazine da uesti ci. Nel mment in cui il ssesse del tee(Śaktimān) ed il Su tee (Śakti) sn una stessa csa, è Lei che concede tale Liberazione. 

Dice la Kaivalya-Uanişad,"Dall'Ātmā, adice e beatitudine, simile ad un testimne di tutt ciò che accade all'inten delle te città, è nat ilmondo moltiplice e vario ed in Lui queste tre città si uniscono." 

"Loro che recitano" 

Chi medita sul Sé che è unit all'Ātmā del Sādhaka. Dice la Kālikā-Śuti:

"Si dvebbe seme ensae ad Ātmā cme a Kālī. Quelli che l fann, aggiungn il Puruşārtha quadruplice siache lo desiderino direttamente o no." Il Todala-Tantra (Ch. vi) dice,

"h Devī, K accda Dhama, R accda Kama, I accda Atha e M accda Mkşa. h Adata, il jaa di uestisuni cmbinati dà Nivŋāna Mkşa. 

"Questo (Etat)" 

Sattva saccidānanda asett dentat dal Bīja "Kīм." "Triplo (Trihkritang)" 

Quest è l'asett tilice: Sāttvik, Rājasik, Tāmasik. 'Bīja' 

Denota l'aspetto in cui Tu sei la Causa o il Mondo. Anche se,

cme Saccidānandaūiŋī Tu sei Niguŋa, libea dalla Māyā che caatteizza il Kama dei Jīva e di Kāla,Tu diventi il seme della ceazine del mnd, nel tem in cui i Jīva devn gdee i futti del l Kama.

Nella Devīgītā, Devī dice: "Alla i che sn Ātmā, Cit aabahman chiamata "l'Unica"

assumo l'asett di Bīja (seme) attaves l'unine cn la Mia stessa Śakti. Il cui corpo causale come ho dettoima è Avyakta nel uale il mnd esiste cme un seme (Bīja) dal uale è emess il c sttile." 

'Karpūram' 

Saguŋa-brahman, il Kalpaka o colui che foggia il Mondo. "Omettendo da" Omettendo da Mūlaprakŗti,

cmsta da Sattva, Rajas, e Tamas Guŋa, il Rajas Guŋa medi che è Ū ed il Tamas Guŋa finale che è M. Csì ècmst sl da Sattvaguŋa. Dice il Jqânasakalinî -Tanta, 'A è Sāttvika, U è Rājasa, M è Tāmasica. akŗti è tutt e

tre.''Aggiungendo' Il tee di dae Nivāŋa Mkşa (liberazione) e cn Māyā di accdae i desidei dei Sādhaka; ed in ciò il Sattvaguŋapuro predomina. Dice il Tantra Kalpadruma:

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  'K SPIEGA IL SUO SPLENDORE È IL CITKALĀ, JOĀNA.

"ASSOCIATA CON LA LETTERA ARDENTE (R) LEI È DI LIETO AUSPICIO E PIENA DI OGNI TEJAS. 

COME "I" LEI ACCORDA I DESIDERI DEI SĀDHAKA. 

COME BINDU LEI ACCORDA KAIVALYA.'La bellezza di nubi scure 

Tu dovresti essere meditata come se fossi di cole scu (Nīla) eché Tu sei Cidākāśa e dai ssess del TejasŚuddhasattvaguŋa cmatt. Nel Nivāna akaaŋa di Ygavāśişţa è dett: 

"ichè Śivā è Vyoma Lei è considerata nera."Il Tiuāsāasamuccaya dice: "Essend la Libeazine, Lei che è raggiunta dalla devozione (Bhakti) dovrebbe esseremeditata su come se fosse il cielo stesso libero dalle nubi."

VERSO 2

MAHEŚI, se uno di mente povera 

dovesse in qualunque momento recitare, ma tutto in una volta, 

un altro Tu Bīja di asett dulice, cmst da Īśāna, e Vāmaśavaŋa, e Bindu; 

allora Tu, che hai grandi e formidabili anelli a forma di freccia, alle orecchie 

e che reggi sul capo la mezzaluna, fai diventare quel tale del tutto potente,

da poter conquistare anche il Dio del Discorsoe l'elargitore di Ricchezze,

ed incantare innumerevoli giovani donnedagli occhi come fiori di loto

COMMENTO'Maheśi' Grande Signora, dall'immenso potere di creare, preservare e trasformare."in qualunque mment" (Kadācit) Dugāāma-Siddhāntavāgīśa è dell'opinione che usando Kadācit (kadā cid va. kadāi ,avverbio: a volte; una volta, ungiorno) si è voluto precisare che, diversamente dagli altri Karma religiosi che possono essere fatti solamente in unostat di uezza (Śuci), l Jaa del Manta di Kālī uò essee fatt in ualunue mment sia se un si tvi men inun stat di uezza (Śaucāśauca-kāla). Secificand che nn si dvebbe inunciae all'adazine nemmen se cisono nascite o morti in casa. Dice il Tantra-Śāsta che bisgnebbe fae Jaa del Manta, sia che ci si tvi in stat dipurezza che non, e camminando, stando in piedi o dormendo. ''Reciti'' (Japati) Mediti su. ''Di aspetto duplice'' (Dvandvam) Avend l'asett dulice di Śiva-Śakti. Il Tantra-Śāsta ala del Re dei Manta che è geneat dall'unine di Śiva eŚakti ''Un altr Bīja'' (Bījamanyat) Il Tu asett causale (Kāaŋa) che è il Bīja Hūм. Nell Yāmala è dett, ''è cl Śabdabīja dulice (uale è Hūм ) che Leisveglia la massa di Śabda.'' ''Īśāna'' È Īśvaa. Dice la Kathanişad,

  'uuşa ha la taglia di un llice sltant.  Lui è come un fuoco senza fumo, l'Ishāna di quello che è stato e sarà. Lui è ''fino ad oggi (to-day)'' e Lui è

''da-domani (to-morrow)''. Questo è Così. ' Indu è l'immortalità. Vāmaśavaŋa è il tee di accdae la ala e di attiae fme (Rūa). Dice il Tantābhidāna,

  ''Ū è Bhaiava, sttile Saasvatī. . . attae le fme.''   Che accda la libeazine nel Nivāŋa.

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Dice il Mahānivāa-Tantra, 'La fronte di Lei chi è Nityā, Kālaūā, Aūā e Śiva Stess è macata cn la luna simbldell'immortalità.' 'Tu che prti la mezzaluna' (Chandrārddhacūde) 'recchini' I cui ecchini (ggetti mlt cai) sn fmati da due Sādhaka che sn cme Maheśvaa e semlici come ragazzi;uei Sādhaka che sn semlici cme bambini hann la vea cnscenza e Le sn cai. Nel Vivekacūdāmaŋi è dett,  ''Proprio come un bambino che gioca coi giocattoli senza pensare alla fame e a tutte le altre pene così l'uomo saggio

gioca felice, slegat ed altuista.'' Un tale Sādhaka aggiunge tutte le fme di cnscenza e di icchezza e puòincantare il mondo intero.(Mahāghrabālāvataмse) Ĕ data cmunue un'alta inteetazine da Dugāāma-Siddhāntavāgīśa Mahāghābalāvataмse che è uella diecchini fmati da fecce saventse (Bāna). 

VERSO 3 KĀLIKĀ, Kālikā di lieto auspicio con i capelli arruffati, 

ed agli angoli della bocca due rivoli di sangue,che sgocciolano chi recita un alt Tu Bīja raddoppiato cmst di Īśa, Vaiśvānaa, Vāmaneta, ed i Bindu lucenti, 

distrugge tutti i suoi nemici, e porta i tre mondi sotto la sua soggezione.

COMMENTO'Kālikā' Ka è Bahmā, A è Ananta, La è l'Ātmā dell'unives, I è sttile, Ka è Bahmā, A è Ananta. (Tantābhidāna). Csì si dice che Mahādevī sia il sttile, senza inizi e senza fine, Ātmā dell'unives. ''Tu che sei il brahman senza inizio o fine.''Nell'Asitāstta nell'Adbhutaāmāyaŋa Śī Rama dice, ''m'inchin a uel Tu asett che è uuşa senza inizio o fine, ilnon manifesto superiore Kūtastha  (al Tu asett) cme akŗti, l'Ātmā dell'unives che aae in mltelici edifferenti forme.' *Dugāāma-Siddhāntavāgīśa deduce la ala Kālikā cme segue:—Lui che dissolve (Kalayati) il mondo è (Kāla Śiva).E Lei che slende (Dīvyati) che cea (Kīdati) cn Lui è Kālika. Kāla ikan ā = Kālikā.+  'Con capelli arruffati' (Vigalitacikure) Quello è uno che è libero da ogni Vikāa come la passione per sistemarsi i capelli o altro. 'Ruscelli di sangue' (Asradhūrā) Quest sangue indica (il ss) Rajas Guŋa. Mahādevī è senza echè Lei è Śuddha -sattva-guŋa. 'Reciti' (Japati) Mediti. Di aspett duplice (Dvandvaм) Il Bījā Hīм è Śiva e Śakti. Nel Devīgītā Mahādevī dice: "H è il c gsslan, R il corpo sottile, I è il corpo causale. Iosn Hīм il Tuīya." 'Īśa' Che è l'asett del Bīja sttile. 'Vaiŝvânara' Che è pieno di Tejas. 

'Vāmanetra' vve, cn Māyā che cnsiste di u Sattva-Guŋa. 'Indu' Questa è, la Śakti che dà l'immtalità. Le tre sillabe di Dakşiŋâ Dakşiŋe è Dakşiŋâ al vcativ, cstei è l'asett di Saccidānanda che accda Kaivalya cme è indicat dal Manta dite sillabe. Dice il Nivāŋa-Tanta,'il figli del Sle (la Mte) è situat al sud (Dakşiŋa). Il nme di Kālī l fa f uggire intutte le diezini cn aua. e uest Lei è chiamata Dakşiŋa nei te mndi.' Nel Kāmākhyā-Tanta: "i cme un guadian (Dakşīŋa), dat alla fine di un it, è causa efficace e laLibeazine, csì uesta Devī accda il futt di gni Kama, e uest è stata chiamata Dakşiŋa -Kālī." L stessTanta dice anche: "uuşa è sulla desta (Dakşiŋa) e Śakti sulla sinista. La sinista cnuista la desta e cncede lagande Libeazine. Da adess Lei è chiamata Dakşiŋakâlî nei te mndi".  

[Dugāāma cstuisce ueste ale cme segue: --Dakşiŋe tryakşare ati (by Saмdhi tryakşare'ti) that is Dakşiŋe ati tryakşare.- Come Upasarga può spostare la loro posizione 'ati' è stato messo nel verso dopo Tryakshare. Atitryakshareè il vocativo di Atitryakşaâ. Atityakşaā intende Atikāntah (Adhahkŗtah mess stt) Tyakşaah (Śiva) yayā (da

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chi) Lei: vve, Lei che ha mess Śiva stt Se Stessa. Il tutt significa 'h Dakşiŋa che stai su Śiva.' Tyakşaa significaletteralmente le tre lettere del Praŋava (м - auм) ed è usat cme sinnim di Śiva. Il Mahiмnastta (si veda 'laGandezza di Śiva di A. Avaln) chiama Śiva "м" ed un alt Stta l chiama Tyakşaamaya.  Dice i l stess cmmentate che c'è una lettua divesa e Daksşiŋe tyakşaeti, vale a die Dakşiŋe Kāliketi chelui spiega in due modi 

11..  Dakşiŋe Kālike'ti = Dakşiŋe Kālike ati = Dakşiŋe atikālike. L'ultima ala è il vcativ d'Atikālikā che intende

Atikāntā (Sadśīkitā, fatt simile a) Kālikā (Meghajālaм; un banc di nubi) yayā (da cui) Lei che è, Lei chesemba un banc di nubi. Il tutt significa: 'h Dakşiŋâ che hai l'aspetto di un banco di nubi.

22..  Dakşiŋe Kāliketi = Dakşiŋe Kālike iti = che significa "h Dakşiŋā Kālikā". La ala 'iti' è Svaūāthaka che èindica semlicemente che ci si ivlge a Lei cme a Dakşiŋā Kālikā. Esemi d'elisine di 'I' d 'E' nel Saмdhisn Śakuntaleti e Meghajāle'i Kāliketi. 

VERSO 4 DISTRUTTRICE 

sei dei peccati in tutti e tre i mondi,  Kālikā di liet auspicio. 

Seduta sul Tuo loto con la mano sinistra superiore, reggi una spada. 

la mano sinistra più bassa regge una testa troncata; Tu mostri, con la mano destra più in alto, 

il gesto che disperde la paura, e con la mano destra più bassa, accordi vantaggi; 

O Madre, quelli che recitano il Tuo nome, con la bocca aperta, 

meditando sulla grandezza del Tuo mantra, mettono gli otto grandi poteridi colui che ha il Terzo occhio 

nel palmo delle loro mani.

COMMENTO 'La spada' (Kŗpâŋam) La spada è conoscenza (Jñâna) cn cui, il Sādhaka che desidea la libeazine, tnca i vincli dell'ignanza. Si veda ilŚivadhamttaa. "testa troncata (Chinna-muŋdaм) La testa umana è il st di Tattvajqâŋa libea da legami. 'Espressione terribile' (Prakatita-radane) I suoi denti bianchi indicano il morso di Sattva-Guŋa che manifesta se stess cl bianc, il ss della lingua enzniindica il Rajas Guŋa sess cn Tamas, da Sattva. 'I mantrā prezisi (Manu-vi-bhavaм) I te 'Kīм' Bīja aesentan l'asett Cidghana di Devī, i due Hūm Bīja l'asett Sattva-Guŋa ed i due 'Hīm' Bīja

l'aspetto Rajah-adhāna-sattva-Guŋa. *Dugāāma-Siddhāntavāgīśa siega uest ass nei divesi mdi seguenti: 1.  Manuvibhava = Vibhava Saмatti (ssess ezis) dei Manu dei Manta. Questo possesso prezioso è ilnme nel cas vcativ 'Dakşiŋe Kālike'. Il significat del assaggi è che uelli che Ti invcan chiaman DakşiŋeKālike che è il'ssess ezis' dei Manta e meditand su uest Tu asett ttengn i tei e csì via. 2.  Manuvibhava è il Vibhava di Manu che sn le sillabe dei ventidue Manta di Kālī. Quest ssess è il nmeDakşiŋā Kālikā. 3.  Manuvibhava = Manu (Mantra) vibhava (Ghataka) il Mantra è il generatore del corpo di colei (il corpo dellaDevī). I ci delle Devatā sn dtti dai l Manta. Il assaggi vule die csì che, cl che T'invcanecitand il Manta, e chiamand Dakşiŋā Kālikā e meditand su uest Tu asett geneat dal Manta ssiedonole virtù menzionate sopra.]Si veda l'ultimo Verso. 

Kālikā (Kālike) Clui che ha tre cchi (Tryaмbaka) ' *L stess cmmentate (Dugāāma) ffe te chiaimenti del temine Tyaмbaka usat cme sinnim di Śiva 1.  colui che ha te Aмbaka d cchi è Tyaмbaka, 

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2.  clui che ha te Madi Aмbâs è Tyaмbaka. Dice il Kālikāuāŋa: 'ichè Haa è nat da te Madi è nt,anche fra Devas con il titolo di Tyaмbaka'. 3.  dice il Todala-Tanta 'Vidyā Bhuvaneśvaī è in Ciel, Tea, e nel mnd Infeie (ātāla). Clui che si deliziain Devī cme tilice nei te lughi è stat chiamat Tyaмbaka. Lui è cn Śakti ed è adat in gni Tantas.'+  

VERSO 5 O Madre, chiunue eciti e te vlte il Tu Bīja affascinante, 

composto dalla prima di tutte le lettere seguita da Vahni e da Rati ed abbellito con Vidhu,,  

e i cntinui cn il Küca Bīja due vlte, e di seguito, Signora del sorriso, aggiunga il Lajjā Bīja due vlte, 

seguito dai due Thas costoro, 

O Sposa di Colui che annientò il Deva del Desiderio, sono quelli che contemplano la Tua vera forma, 

diventano essi stessi il Deva dell'Amore i cui occhi sono belli come i petali del loto 

che Lakşmî tiene nel Su ball alleg. COMMENTO 'Chiunque' (Ye, ye)Anche il eggi eccate. Dice il Kālīkulaahasya, 'Chiunue icdi Dugā cn senza devzine è liberato dallacattiveria e raggiunge il fine supremo.' 'Reciti' (Japanti)Mediti su, (faccia Japa). il Tu Bīja *Dugāāma Siddhāntavāgīśa l chiama il Bīja di nve sillabe.+.  la prima lettera (Vargādyaм) 

L'asett della Cscienza (Cinmayaūa) cme iniz io della creazione. Seguita da Vahni (Vahni-sasthaм) Simbolo del Tejas. 'Associato ' (Vidhu-rati-lalitaм)*assciat a Rati+ Che rinfresca ed è bella. 'Tre vlte' (Trayaм) 'Questi sono i tre aspetti Sattva, Rajas, Tamas. 'Kürca' È l Śabdabahman. 'Lajjā' È il bahman assciat a Māyā. Due Thas' Ĕ Svāhā Śakti, la ivelatice del Fuc. 'Faccia srridente' (Smitamukhi) *şignra del srris+ Perché Lei è felice sempre. 'Sposa del Distruttore (Smara-hara-mahile) La Śakti di Śiva, il distutte del Desidei passionale; Lei rimuove la concupiscenza, la rabbia e tutte le passioni deiSui Sādhaka. La Tua vera frma' (Śvarūpaм) Che (in essenza) nn è distinta da uella dell Jīvātmā. Śvaūa è siegat ui cme 'Rūa di Śva' che è Ātmā edintende l'Unicità di Paamātmā e Jīvātmā. Dice la Kālikā-Śuti, Si dvebbe ensae seme ad Ātmā cme a Kālī. Dicel Kālīkulasavasva, 'clui che ada la ssa di Śiva ensand che il su Ātmā sia l'Ātmā di Kālikā e mediti su Śivacme al Guu è Sadāśiva Stess.' dice l Yginī -Tantra, 'colui che pensa, anche solo per un momento, "io sono ilbahman" a lui Devī dà futti senza fine. Si dvebbe seme ensae al i c, cme al c dell'Iştadevatā. Ecosì il mondo intero dovrebbe essere considerato come il corpo di Kalī.' *Dugāāma siega Svaūa nei mdi seguenti: 

La vera forma è quell'indicata nei versi precedenti o seguenti.è quello del Mantra di nove sillabe.

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  è quell'indicato dalle lettere che compongono il Mantra. Per esempio il Vaadā-Tantra dice che in 'Kīм', K è Kālī, R è Bahmā, 

 Î è Mahāmāyā, 

Nāda è la Matrice dell'universo eBindu è Colui che distrugge il Dolore.

In 'Hūм, 

H è Śiva, Ū è Bhaiava, Nāda intende il Supremo e

Bindu è Colui che affranca dal Dolore.In Hī, 

H è Śiva, R è akŗti, 

 Î è Mahāmāyā, Nāda la Creatrice dell'Universo e

Bindu è Colui che affranca dal Dolore.

La contemplazione dei Mantra costituiti da queste lettere rivela la loro Caitanya. Lo Japa del Mantra senza sapere lasua Caitanya è inutile. 'diventan' (Kāmarūpā bhavanti) acquisiscono il potere di prendere qualsiasi forma desiderino e di incantare il mondo intero con la loro bellezza.

VERSO 6  DEVĪ dai seni ieni, 

il tuo collo è ornato da una ghirlanda di crani. Quelli che meditando fanno japa con uno o due o tre 

dei Tui mlt segeti ed insieme eccellenti Bīja e con questi 

Ti invocano, hann nel vlt la Devī del Discs 

come luna mai più vagabonda, e dal loro loto, gli occhi di Kamalâsempre li cercano

COMMENTO

'Devī' Ciò che si manifesta da se stesso. 'seni pieni' (Pīnastanādhyā) ieni di latte,il cib cl uale Lei nute il mnd e la bevanda dell'immtalità cn cui Lei libea i Sui Sādhaka.  'Il Tuo collo' (Muda-sragatiœaya-lasat-kaiṭ) Lei è l Śabdabahman che si cmne di 50 Lettere. Dice il Niruttara-Tantra, 'Lei è ornata con una ghirlanda di testeche aesentan le 50 lettee.' Dice il Kāmadhenu-Tanta, 'Nella Mia gla c'è il Bīja meaviglis di 50 lettee.' Eancora "io adoro la Madre, la fonte dell'universo, lo stess Śabdabahman felice." dice Viśvasāa, "Il bahman felice ènat cn l Śabdabahman e, nell'inten del c, è aesentat da tutti i Manta. 'Bīja' Mūti (aaenza) nell'asett individuale cme ājoa, Taijasa, e Viśva e nell'univesale cme Īśa, Sūta e Viād. Diceil Devīgītā 'la causa stessa è ājoa, il c sttile è Taijasa ed il c ld è Viśva.' Similmente si ala di Īśa cme di

  Īśa, Sūta e Viād. Il im è l'asett individuale (Vyaşti) *miccsm+ed il secnd l'asettuniversale(Samaşti)*maccsm+. Occhi (Netra) 

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Essee visti da uesti cchi dna icchezza. Nel Bhaiava Tanta si affema che Kamalā e la Devī del discs nnabbandonano i loro protetti per tre generazioni.

VERSO 7 Madre,anche un individuo ottuso diventa poeta 

meditando su di Te abbigliata con lo spazio. Chi medita sui tre occhi, 

della Creatrice dei tre mondi che ha la vita addobbata da una cintura 

fatta con numerose braccia di uomini morti, chi medita su colei che balla sul seno di un cadavere, 

come Tu fai, nell'ara crematoria, costui gde di Mahākāla. 

COMMENTO 

'L'individu ttus' (Jadacetāh) Uno la cui mente è tormentata con la passione per il mondo.  'Un peta' (Kavīh) Un grande Jñânî. 'Medita' (Dhyāyan) Chi nella visione mentale vede Te che sei Saccidânandaûiŋî. 'Dai cui lmbi (Bāhuprakaraktakāocīparilasannitabām) Alla fine di gni Kala tutti i Jīva abbandnan i l ci gsslani, ed esistn nei ci sttili ai ualiappartengono i loro rispettivi Karma. Il Karma è una fma aticlae dell'Avidyā (nn-conoscenza) che è nel corpocausale di Bahmaūiŋī se la si cnsidea assciata cn i Sui stessi Gūŋā (Svaguŋa). I Jiva cntinueann a sussisteecon i loro Karma fino a quando saranno liberati in un qualche tempo futuro dopo l'inizio del Kalpa successivo. Lacintua che adna i lmbi, la ate iù bassa della ancia e l'gan genitale di Mahādevī viādūiŋī, caace di

ceae figli è fggiata cn le baccia e le mani dei Jīva mti, echè ueste baccia e mani erano gli strumentiinciali e il lav (Kama). Dice il Śāktānandataagiī, 'Cn il Kama il Jīva nasce, cn il Kama mue, e nelssim c uel Kama è di nuv legat a lui.' dice la Devīgītā: 'In Lei alla fine i Jīva ed i l Kama sn riuniticme una massa indiffeenziata, i cme uand fun ceati (Vyavahāā) uniti in un snn senza sgni(Suşuti).' Anca Devī dice, 'Sn I che ce il mnd inte e che da dent l ssteng cn il āŋa, Māyā, Kamaed il resto.' 'Rivestita cn l spazi' (Digvastrām) Rivestie è l'ea di Māyā. Devi nn è alteata da Māyā echè le è al di sa. 'Tre occhi' (Triayanâm) Devi ha la conoscenza delle tre divisioni del tempo, passato, presente e futuro.  'Creatrice' (Vidhātrī) Lei che all'inizi di un nuv Kala dà nascita e gdiment ai Jīva secnd il l isettiv Saмcita Kama. 'Sul sen di un cadavere' (Śavahîdi) Il cadavee è il bahman Niguŋa Il giacigli è il sut (Ādhāa). Sul Niguŋa-bahman cme Tu Ādhāa. uell èstabilit nel Tu stess stat (ada) cme Niguŋa-bahman. Dice il Gāyatī -Tantra, 'Con la parola cadavere è indicatoil bahman cme c mt (eta). ' dice il Gandhava Tanta: Sadāśiva è il giacigli su cui giace Tiuasundaī sottile. 'Nell'ara di cremazine' (Śaúânasthâ) La tea di cemazine (Śmaśāna) è il gande Etee (Mahākāśa) dve tutte le ceatue sn unite cme i cadavei nelladissluzine finale (Mahāalaya). Nella dissluzine ci sn anche le iù gandi ceatue ma cme cadavei ed allaquesta è una terra di cremazione. 'Fai gdere Mahāhāla (Mahāhāla-surata-prayuktām) Alla fine di un Kalpa, non c'è più creazione, Lei è inattiva, e non essendoci nient'altro che il brahman supremo, Lei chenn è seaabile da aaśiva, eseimenta se stessa cme Beatitudine illimitata (Akhaŋda). 

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VERSO 8 Quelli che veramente meditano su Te, 

Sposa di Hara Che aleggi sopra l'ara crematoria 

tra pire funebri, cadaveri, crani, ed ossa, 

dove bazzicano solo sciacalli femmina che ululano paurosamente; Tu che sei molto giovane, 

e sei nel pieno godimento sul Tuo Sposo, che è riverito da tutti ed in tutti i luoghi.

COMMENTO

'Mediti su' (Dhyāyanti) vedere con mente imperturbata. 'spsa di Hara (Haravadhūṁ) 

Hara è colui che rimuove (Harati) il tilice dle dei Jiva (Ādhyātmika, Ādhibhautika Ādhidaivika). La sua ssa èŚakti, è Lei che accda la Libeazine ai Jīva ed è Saccidānandaūiŋī.' 'Eri dentr' (Praviştâм) Sei stabilita. ' La pira fiammeggiante' (Prakatitacitāyāм) Cit-śakti, simbolo di se stessa che si auto-manifesta. Cadî parla di 'Lei chi pervade l'universo intero come coscienza(Cit). ' 'Terribile' (Ghrābhih) Che è molto potente. 'Sciacalli (Śivābhih) Sn i Mahābhūta che sn izi (Śiva) ima di diventae uintulici (aqcīkŗta). 'I crani e le ossa (Mudâsthi-nikaraih) 

Il colore bianco dei crani e delle ossa indica il Sattva-guŋa bianc. Qui Śakti è assciata cn i Guŋa, (Sativa, Rajas,Tamas) dei Jīva disslti nel Mahāalaya. 'Sempre givane' (Atiyuvatī ṁ) Lei è così, è sempre la stessa, fresca ed immutabile, mai sciupata.. 'Sddisfatta dal piacere ' (Santushtāmuparisuratena) Lei, d avee iegat aama Śiva alla Sua vlntà, tva sddisfazine nel lav della ceazine, cnsevazine edistruzione delle forme. Dice il Nivāŋa-Tanta, 'Vāmā (uella che è sulla sinista), d avee cnuistat il Dakşiŋa(Śiva, che è sulla desta),.è Clei che Cncede la Gan Libeazine'. Dice il Gandhava-Tantra, 'Lei che è il Sole, la Luna,ed il Fuc e la metà di Ha (Śiva) mette stt il uuşa e si diletta da sa.' Dice il Niuttaa-Tanta, 'Quand NiguŋâKālī diviene Saguŋā Lei ende ate al Viaītaati.' Lo Yoga-vāşiştha nel Nivāŋa-akaaŋa dice, 'la Natuale unità èŚiva. La ceazine è (cmaandla cn lui) innatuale.' Mahādevī è il Bahman Niguŋa nel Su asett Svaūa e lasvvesine del su stat Svaūa è la causa della ceazine. 

'In nessun luogo' (Kvacidapi na)In nessuna nascita.'Umiliata' (Paribhavah) Quelli che non sono soggetti a nascita, morte, e inascita ttengn il Nivāŋa. 

VERSO 9Cosa, davvero o Madre,

possiamo noi, con la mente così ottusa, dire di Te 

il cui Ve Essee Dhātā, Īśa, Hai addirittura non conoscono? 

Nonostante la nostra ottusità e l 'ignoranza, 

la nostra devozione ci fa ancora, parlare di Te. eciò, Devī Scua, edna la nsta fllia. 

Irritarsi con creature ignoranti come noi, 

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non Ti si addice. 

COMMENTO 'La madre' Di tutti ni inclusi Bahmā, Vişŋu, e Ruda. Nel Devi -Sūkta, Vişŋu dice: 'Una, sottile ed immutabile ed ancora molti, Tuatisci milini di mndi. Chi sn I,Vişŋu, e chi alt è Śiva e chi sn i Deva che ni e l ssiam sl (e

ienamente) cantae le Tue ldi? ' Nel Mākaŋdeya-uāŋa, Bahmā dice, 'Vişŋu, Īśvaa ed i dbbiamo il nostroasett a Te, e chi ta ni, ha il tee (aiatamente) di ldaTi?' Nel Vişŋuyāmala,Vişŋu dice a Devī 'h Made,nessun cnsce il Tu asett suem. I divini eciò adan la Tua fma gsslana (Sthūla) nella figua di Kālī ele alte.' Il Mahākāla-saмhitā dice: 'Quand Dhātā nn c'ea, né Vişŋu, né Kāla, uand i cinue Bhūta nn c'ean,allora Tu eri la Causa sola come Supremo brahman, l'Essere di tutti quelli che esistono.' (Asite) 'Illimitata' Lei nn è limitata dai Guŋa ed è Niguŋâ.

Verso 10 Se di notte, 

un Tuo devoto, svestito e con i capelli arruffati, fa japa e medita su Te e ripetendo il Tuo mantra 

uand sta cn la sua Śakti, giovane, popputa e coi fianchi larghi, a lui tutti i poteri sono assoggettati, 

e vive sulla terra senza eccezione come un veggente.

COMMENTO 'Laya Yoga' È descitt in uest e nei vesi seguenti. Dice la Gheaŋda-Saмhitâ, Un uò diventae Śaktimaya facend YniMuda. Uniti a aamātmā ci saebbe dlce Śŗngāaasa (sentiment di ame) ed essend Felici (Ānandamaya) ci si

dovrebbe unire con il Brahman.' Il Goraka-Sahitā dice, 'Elevand Śakti cl Jīva al Lt nella testa si dvebbe diventaeŚaktimaya ed unendsi cn Śiva si dvebbe vae tutte le fme della felicità e godimento.' I l Tantra-Kalpadrumadice, - bisgneebbe meditae su Kuŋdalinī Devī cme all'Iştadevatā, mai givane, dell'età di sedici, uta, scua,sottile, che appare come creazione e nella forma della creazione, conservazione e dissoluzione (Şŗşti-sthiti-layātmikā).' Tuo devoto ' (Bkaktah) Qui il Divya Sādhaka che è un Ygin. 'Di notte (Naktam) ' vve, svegliandsi al Bahmavidyā che (sebbene Luce) è l'scuità e tutte le ceatue dinaie. Dice laBhagavadgītā, 'L'um che cntlla il Sè si sveglia in quello che è notte per tutte le creature.'  'Nud' (Vivāsāh) sgliat dal vel di Māyā: uell è esee svegli. 'Capelli arruffati' (Galitacikurah) Ovvero, con mente libera da ogni inquietudine. La parola Cikura intende capelli e turbamento. 'Meditand' (Dhyāyan) Su Te cme nel iacee della beatitudine di Sāmaasya cn aamaśiva. 'Gdend' (Ratāsaktām) 

Facend Laya (unend) il Jīvātmā in Kuŋdaliŋī -Śakti, la seme-giovane, onni-pervadente Genitrice e Preservatrice digni Jīva. La funzine ceativa e nutiente di Kuŋdaliŋī sn indicate dagli eiteti 'fianchi gssi' e 'uta'.  

Verso 11 

O Sposa di Hara, se (un Sādhaka) ecitasse il Tu manta 

ogni giorno per un anno meditando nel frattempo 

con consapevolezza, sul suo significato, e con l'intento fisso su di Te 

sulla Tua unine cl gande Mahākāla, 

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e soprattutto su chi sei Tu, allora questo saggio 

avrebbe ogni piacere che vuole sulla terra, e terrebbe tutti i grandi poteri 

nel palmo delle sue mani di loto.

COMMENTO "sposa di Hara" (Haravadhū) Ammaliatice di Mahākāla. 'Mentalmente reciti (Vicintya japati) Dice il Kaulāvalī che il Jaa mentale (Mānasā) è cent vlte iù efficace del Jaa vebale (Vācika). Secnd Dugāāma ueste ale ssn anche significae "fae jaa" icdand l'Artha o intendere il significatodel Mantra. Per questo è detto che colui che non sa l'Artha del Mantra che ripete, o il Caitanya (coscienza) di questoMantra e lo Yoni-mudā nn ttiene isultati (Siddhi) anche se fa Jaa del Manta un miline vlte. 'Mente imperturbata' (Susthībhūya) Il Kulāŋava-Tantra ingiunge questo: 'Mia adorata quando si fa il Japa di un Mantra si dovrebbe essere calmi, puri,moderati nel cibo, reverenti, continenti, non soggetti all'influenza degli opposti (Dvandva), solidi di mente, silenziosi ed esser molto autodisciplinati. 

'Meditand su Te (Vicintyatvām) Dice il Kaulāvalī -Tanta: "Un dvebbe meditae sulla Ssa di Śiva facend Jaa e d la meditazine dvebbefae di nuv Jaa." Il Sādhaka che fa insieme Jaa e meditazine raggiunge il successo. 'Su Lui' (Vipāritām) L'iginale è 'Viaītah' al nminativ eciò Dugāāma l cmmenta cme un aggettiv al Sādhaka intes cme unitalla sua Śakti nel Viaīta Maithuna. Vimalānanda l legge cme Viāitām nel secnd cas e lo commenta come unaggettiv di 'Te' (Devī) che è l'ggett della meditazine. "Gran Pteri" (Mahāsiddhinivahāh) Come quelli con cui sono ottenute Sālkya, Sāūya, Sāyujya e Nivāŋa forme di Liberazione. 

- - ayam. i quattro tipi i, che cosa da parlare disāyujya); SB 9.4.67]

VERSO 12 O Madre, 

Tu partorisci e proteggi il mondo, e nello stesso tempo richiami a Te la terra ed ogni cosa; perciò Tu sei Bahmā, ed il Signe dei te mndi, 

l Ss di Śī, e Maheśa, e tutti gli alti essei e cse. Ah! cme tò i ldae, la Tua gandezza ? 

COMMENTO 'richiami' (Saмharati) È uell che fai: il mnd si ede nel Tu c Causale (Kāaŋa). 'Dhātā' Lei è la Śakti ceativa di Bahmā. 'Il marit di Śrī (Śrīpatih) Lei è la Śakti tutelae di Viśŋu la cui ssa è Śī Laksmī. 'Maheśa' Lei è la Śakti disslutice di Ruda. 'Tutte le cse (Samastaм) Tu sei la causa materiale e strumentale del mondo. Dice il Tiutā-Stta, 'Tu sei la Tea, Bahmā, e la Ceatice delmnd. Tu sei anche l'Acua, Vişŋu, e Clei che tutela e cnseva il mnd. Tu sei il Fuc, Ruda ed il Distutte delmnd. Cme l'Aia del mnd tu sei Aiśvaya.' dice Un alt Stta, 'Lei assume tre forme di corpo con lo scopo dellaceazine, manutenzine e dissluzine. Il mnd che è cstituit dei te Guŋas, Bahmā, Vişŋu e Ruda sn i SuiVikŗtis.' 

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VERSO 13 O Madre, 

ci sono persone che adorano altri Deva e non Te. loro sono molto ignoranti, 

e non sanno niente della verità suprema, 

(ma io) per il mio stesso desiderio incontrollabile per Te mi avvicino a Te, il Potere Primordiale 

chi fai godere profondamente della grande Beatitudine che sorge dall'unine (cn Śiva), 

e che sei adata da Hai, Haa, Viioci, e dagli altri Deva.

COMMENTO 'Deluso' (Vimūdhāh) Ovvero, privi della discriminazione. 'Illuminato' (Vibudhaih) Dice il Bagalā-Stotra, 

'h veneabile aameśvai dalle uattro braccia e quattro teste,h Devi Aмbikâ che sei seme adata cn devzine da Kŗşŋa, h aameśvai che sei adata dal Signe della figlia dell'Himālaya,  

garantisci bellezza e concedi vittoria e così via.'Ādyā' Che esisti prima del mondo e sei il suo inizio. 'L'unione' (Rati) Cme uale Viaīta è su descitta. 'Il vino' è il Rasa. 

VERSO 14  KĀLĪ, ssa di Giiśa Tu sei Terra, Acqua, Fuoco, Aria ed Etere. 

tu sei tutti. Tu sei una e benefica. cosa può essere detto in Tua lode di, O Madre? 

Della Tua misericordia mostra il Tuo favore verso me, indifeso come io sono. per grazia Tua possa io non rinascere.

COMMENTO 'Kālī' Disensatice della ausa Kāla Mte. 'Tu sei Terra' (Dharitrī kīlālangshachirapi samīrpi gaganam) Dice il Guptāava-Tantra: 'Tu sei la Terra, sei l'Acqua, il Fuoco e l'Aria del mondo, Tu sei l'Etere.  Tu sei la Mente cme Manas, Ahaмkâa, Mahat (Buddhi) e akŗti. Tu sei anche, h Made, l'Ātmā. Tu sei il Suem.Nulla è iù gande di Te. h Devī dalla fma teibile mostrando i Tuoi denti possano i miei peccati essere perdonati.'Il Tiutā-Stta dice anca: 'Tu sei l'Ādhāa-Śakti e l'Ādhāa. Tu evadi il mnd ed il mnd è in Te.' Una (Ekā) Senza un secondo. 'Benefica' (Kalyānī) Perché Lei accorda la Liberazine del Nivāŋa ai Jīva. 'La spsa di Girisha (Giriśaramanī) Ssa di Śiva. di clui che è nel Gii Kūta ed è Giiśa che è il Kūtastha-bahman; la Sua ssa la sua Śakti.Sebbene immutabile (Nivikāā) Tu sembi i ventiuatt Tattvas, ciè la Tea  ed il est attaves la Tua Māyā. IlDevīsūkta del Ŗg-Veda dice, 'Tu sei una e mlte, sei sttile ma sei anche i Vikāa (ggetti gsslani) e dai la nascita amilioni di universi.' 'Tutti' (Sakalaм) Dice la Śuti, 'In veità tutt uest è il bahman'.  

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'Indifeso' (Agatikam) Stt gni asett, e la edissizine alla inascita nnstante la Sādhana. 

VERSO 15 Lui, Mahākālī  

quello che, sul terreno dove si cremano i morti, nudo, e con i capelli disordinati, 

medita intensamente su Te, Japa il Tuo mantra, e con ogni ripetizione 

Ti ffe mille fii di Ākaŋda con il seme (bija),diventa senza alcuno sforzo 

un Dio della terra.

COMMENTO 'E' (Tu) Il Divya Sādhaka. 'Mahākālī' 

aabahmaūiŋī. "Ara crematoria" (Śmaśānasthah) L'aa cematia è il aabahman a cui tutti gli essei vann nella Dissluzine finale (Mahāalaya) cme se fssecadaveri. 'Nella terra di cremazione' perciò, significa devoto a Parabrahman. 'Nudo' (Dikpatadharah) Ovvero, libero dai veli di Māyā; la cui Cscienza è inctta.  'Medita su Te (Dhyānaniratah) vve, sul Tu asett di Saccidānanda. Dice il Rudayāmala: "clui che segue il ecs di Kula dvebbe fae Jaacn il Manta che ceca la tezine di Devī. Lei è Cscienza, B eatitudine e Fonte di conoscenza, è ogni Tattva ed ilSuo splendore è quello di milioni di bagliori del lampo.' 'Girasli (Arkānāм) I fiori del sentimento come la compassione ed il perdono sono funzioni della Mente (manas) che è detta il Sole nel

Brahmarandhra. Dice lo Jñânasakalinî-Tantra: "Oh Adorata, la mente è assisa sulla faccia del sole e la vita su quelladella luna.' Dice l Yājoavalkya-Sahitā: "Si sà che la Luna sce cn Idā ed il sle cn iŋgalâ (Nādī). "Il bīja che si prduce da se stess (Nijagalitavīryena)" Cn Bīja (seme) ui s'intende il nettae che fluisce dal Lt dai mille etali. Dice il Mahānivāŋa -Tantra, 'Il Loto delCue dvebbe essee ffet cme un sedile, il nettae (Amŗta) che cla dal Sahasāa cme l'acua e lavae ipiedi, la mente è l'offerta (Arghya) del sacrificio, la Memoria (Citta) è come se ci fossero fiori sull'altare dove si celebrail it, mente l'aia vitale, il aŋa, è l'incens.' Dice l Jqânasakalinî -Tantra: "la Libagione (Tarpana) alla SupremaLiberatrice dovrebbe essere fatto dal vaso della Luna mntre Arghya (l'offerta) dovrebbe uscire dal vaso del Sole. Lacmassine, la saggezza, ed il edn sn fiicsì cme il cntll dei sensied anche la caità (Dayā) ed il meitreligioso.Non recare offesa (Ahisā) ad alcun essee è un fie eccellente. La beatitudine è un fie ed anchel'adazine del Sādhaka. Chiunue ffe uesti dieci fii aggiunge i iedi della Libeatice.  In questo verso è indicat l Savikalasamādhiyga. 

VERSO 16  KĀLĪ, chiunue un matedì a mezzantte, 

dopo aver fatto Japa del Tuo mantra, nell'ara crematoria, 

fa, anche una volta sola, un'offerta a Te con devozione 

di un caell della sua Śakti diventa un grande poeta, un Dio della terra 

e sempre va in groppa ad un elefante. COMMENTO

'Kālī' Che scaccia la aua di Kāla (tem) della Mte.  'Chiunque

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Qui un Divya Sādhaka. 'Mezzgirn' (Madhyāhne) A mezzogiorno. 'La devzine' (Premnā) Parabhakti, devozione suprema. Offerte (Vitarati) 

Si fonde in Te, ovvero, raggiunge uno stato di contemplazione dove non ci sono più distinzioni (Nirvikalpa- Samādhi).Dice il ātanjala-Sūta che il Nivikala-Samādhi si aggiunge cn la sessine delle Vŗtti (mdificazini) mentali. 'Nella ara- crematria (Citāyām) In te come Coscienza (Cit). 'Bīja' È il nettare che stilla dal piacere dell'unione di Kula-kundalinī cn aamaśiva. Dice il Gandhavamālikā-Tantra, 'Ohadata, Regina dei Deva in un mment ti unisci a aaśiva, h Devī aameśvai, immediatamente sgga i l nettare.Quel nettae, h Devī, è cme il succ di lac. Cn lui, h, adna dei Deva, la libagine (Taaŋa) dvebbe esseest al Devatā suem.' 'A casa' (Gŗhe) Nel Lt dei mille etali (Sahasāa). 'Dei capelli cn la lr radice' (Cikuraм samūlaм) 

La mente cn le sue funzini. È uesta la Sādhaka che guadagna gdiment e la Libeazine. 

VERSO 17 Il devoto che, ti pone prima di se stesso 

e medita e ancora medita sopra la dimora, spargendo i fiori di quel Deva con l'arco di fiori, 

e recita il Tuo Mantra, Ah! lui diviene sulla terra il Signore dei Gandharva, 

è un oceano di nettare il flusso della sua poesia, e dopo la morte va nella Tua suprema dimora.

COMMENTO 'Il devoto' (Bhaktah) Il Sādhaka che è un Yghi su di un percorso Divya (eroico). 'La Dimra' (Kusuмadhanush mandiram) La Yni Mandala tianglae nel Mūlādhāa. Dice il Nivāŋa-Tanta: 'Nel tiangl, la dima di Kāma, il Liŋga èMaheśvaa.' 'Con i fiori di quel Deva' Adnat cn l Svayaмbhu-liga, paragonato ad un fiore. Dice la Goraka-Samhitâ, 'È veramente saggio chi conosce ilTejas suem chiamat Svayaмbhu-liŋga, che è nella Yni. Tutti gli alti sn animali da sma.'  'Il Signore dei Gandharva (Gandharva-śreîpatih) Un grande cantante. È detto 'non c'è niente di meglio che una canzone', 'Pesia' (Kavitvāmŗta-nadi-nadinah) Diventa cme il gande eta Kālidāsa. 'È grande' (Prabhavati) Lui ttiene il Nivāŋa essend unit cn Te che sei Saccidānandaūā. Dice il Kūma-uāŋa, Bahmavādīs ha imaatoda gni Veda e Vedānta uell, nniesente, sttile (Kūtastha), immbile, asslut, senza fine, undecaying bahman,il sl suem Nişkala-Tattva, iù alt del iù alt, eten, di liet ausici, meaviglis.' Dice la Devīgītā 'LaMontagna, dove Parabhakti è così generata è unita alla Coscienza Pura.'

VERSO 18 Clui che di ntte, mente è unit alla sua Śakti,  

con mente concentrata, medita Te, 

O Madre con la faccia dolcemente sorridente e come se fosse sul seno del cadavere di Śiva, 

giacesse su uno yantra con quindici angoli, 

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aulat nel damma ams e dlce cn Mahākāla, lui diverrebbe come il Distruttore del Dio dell'Amore.

COMMENTO 'La madre' (Jananī) La Progenitrice. 

'Di ntte' (Naktaм) Mezzanotte. Dice il Bihannīla-Tantra, 'colui che è intento alla meditazione a mezzanotte, prima dell'alba vedel'asett estemamente beat di Devī.' 'Medita' (Dhyāyet) 'Su Te nn divesa dall'Ātmā dell stess Sādhaka, Tu che sei Cidābhāsa nel suo corpo come uno Yantra.' dice ilGandharva-Tanta, 'clui che è in Advaitabhāva, e ensa al i Sè cme alla Devatā nelle te fme del censa a Lei ed al su Ātmā cme ad una stessa csa. Dvebbe adae Devī cme si ada Ātmā, cn gli aticliprescritti. Lo Yantra che è nel proprio corpo dovrebbe essere considerato meglio di ogni Yantra.' Di nuovo 'colui chemedita sul Niguŋa, l'Ātmā u e slegat di Tiua cme nn dives di su stess Ātmā diviene un cn Lei.' 'Te' (Tvāм) vve, Bahmamayī. 'Faccia sorridente' (Smera-vadanāм) 

Perché Lei mai è felice, poichè è la Beatitudine stessa. 'Sul sen' (Mahākālenccāih) Sul sen di Śiva, che è inattiv cme un cadavee, Ella divide se sessa in due ati, cme se fsse un geme di gan,ueste ati sn dette Śiva e Śakti cl significat di Maya assciata cn Iccā, Kiyā, Joāna mente nell stess temElla imane immta, nel Su stat di Bamhan Niguŋa. ' Sedile cn quindici angli ' (Tripancāre pithe) Quest è l stess c del Sādhaka cnceit cme un Yanta nel quale 

l'Avidyā è il cechi che include, 

le tt ati di akŗti, che cnsistn nella Tea e gli alti, sn il lt ad tt etali,  cinque Jñânendriya, 

cinue Kamendiyā, cinque Pāŋa sn i cinue Tiangli ed 

il Bindu che è la Coscienza riflessa in Māyā cmsta di Sattvaguŋa u, è il Bīja che li adna. Dice il Gandharva-Tanta, 'Il Cakamantamaya è il C Suem della Devatā che è Śiva -śakti.' Dice la Bhagavadgītā: 

'Terra,AcquaFuoco,

AriaEtere,

Manas

Buddhi,Ahaмkâa 

questi Tattva costituiscono la mia akŗti dalle tt ati.' Dice il Gandharva-Tantra:Il c sttile è cmst di Bhūta nn mischiati (Aaqcîkŗta – non fatti in cinque) efnit di cinue āŋa, Manas, Buddhi e i dieci Indriya sono il veicolo del Godimento.

Senza inizi e senza fine (Anivācyā) l'Avidyā è l'Uādhi causale. Sia chia che Ātma è dives dalla tiliceUādhi.' 'Prfndamente dispst'(Madanarasalāvayaniratāм) Il Saguŋabahman è seme unit in md cntai (Viaīta) cn aamaśiva. Dice il Gandhava-Tantra, 'Quando laŚakti Suema duce il uuşa, e la Sua vlntà aae l'unives e Lei diventa aassinata. E diventand leistessa attiva, Devī sge su Bhairava e migliora la Sua stessa beatitudine con onde di naturale piacere.' 'Lui che gde anche' (Svayam api ratānandaniratah) Gdend la beatitudine dell'unine in Laya cn aamātmā e mezz dell Yni-mudā e diventand la stessaŚaktimaya. Dice la Gherada-Sahitā: 'Lui dvebbe fae l Yni-mudā e d diventae Śaktimaya. Dvebbe muvesiin aamātmā cn bun Śŗngāaasa. Essend Ānandamaya lui dvebbe essee un cn il bahman.' 'Il distruttre di Kāma (Smarahara) L'Advaita-sādhaka aggiunge Kaivalya essend unit in Te che seiaamātmā.  

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VERSO 19 O l'Oscura, meravigliosa ed eccellente in ogni modo, diventi la meta, di quegli adoratori 

che vivendo in questo mondo, nell'adorazione, fanno liberamente offerta a Te e con grande soddisfazione, delle spoglie insieme ai capelli ed alle ossa, di gatti,

cammelli, pecore, bufali, capre, ed uomini.

COMMENTO 'h L'scura (Asītā) *la Nera+ Asitā vule die libea dalla sevitù. Sitā * lett. zlla, di tea nea+ significa cnfine.  Asitā è eciò 'senza cnfini' etenamente libeata. La adice √S significa 'legae.' Amaakśa dà il significat a Sita di 'cnfine.' 'Meraviglisa' (Apūrvā) La migliore. 'Ad ogni passo' (Pratipadam) In successione, passo dopo passo. 'Tutti i Poteri (Sarvasiddhi) Le cinue Siddhi che sn le cinue fme della Libeazine. Dice il Śivagītā: 'Sālkya, Sāūya, Sāşti, Sāyujya eKaivalya. Conosci queste come le cinque forme della liberazione. 

'La carne di' (Palalaм) Questi animali rappresentano i Sei Nemici (Ripu) o i Vizi che sono caratteristica speciali di questi animali:  1.  La caa simblizza la Lussuia ( cncuiscenza) (Kāma) 'cncuiscente ( lusui oso) come una capra(Chhāga), ' 2.  il bufalo, la Rabbia (Krodha) 'adiat cme un bufal (Mahişa), ' 3.  il gatto, l'Avidità (Lobha) 'avid cme un gatt' (Mājāa), 4.  la eca, l'Illusine (Mha), 'stuid cme una eca' (Meşa)5.  il cammell, l'Invidia (Mātsaya) 'invidis cme un cammell' (Uşta), 6.  l'uomo, l'Orgoglio (Mada) 'l'Orgoglio e l'arroganza dell'uomo' (Nara).Dice il Ānandākala, 'l'Adazine dvebbe essee fatta facend ffeta della lussuia cme caa, e csì via '.L'ffeta è fatta a Te che sei Cidūā *la Matice, la Fma+ della lussuia e degli alti vizi cme ggetti dell'offerta(Uacāa) nell'adazine cn l'bbiettiv di libeasi di l. È dett nel Bhannīla -Tanta, 'Nel fuc di Ātmā che

fiammeggia cl ghee (Havih) del Dhama e dell'Adhama, i seme ff in Hma sul ecs di Suşuмnā, cn lamente come un mestolo tutte le funzioni dei sensi - Svāhā. ' 'In adrazine' (Pūjāyām) Nell'adorazione mentale secondo la maniera prescritta. 'Con capelli ed osso' (Loma, asthi) 

e inte, senza mettee alcuna ate. Tali Sādhaka aggiungn Sālkya e le alte fme di liberazione.

VERSO 20 O Madre, 

colui che, controllando le sue passioni mangia haviyânnaм,e, 

essendo abile nella meditazione sui Tuoi piedi, 

esattamente recita il Tuo mantra centomila volte al giorno,e colui che dopo, nudo di notte,

nel damma ams cn la sua Śakti recita esattamente il Tuo grande mantra 

così per altre centomila volte, diviene sulla terra come il Distruttore di Smara. 

COMMENTO 'Nudo' (Nagnah) libe dal vel di Māyā; Nivikāa. 'Dramma amoroso' (Nidhuvana-vinodena) Chi gde della beatitudine dell'unine ta Ātmā e aaśakti. Dice il Kulāŋava-Tantra, 'Quello è il coito (Maithuna) in

cui c'è la beatitudine che sge dall'unine ta Ātmā e aaśakti. Tutti gli alti sn Fuiti delle dnne.'  'Diviene' (Syāt) È csì, essend libeat mente anca è in vita (Jīvanmukta) è cme Śiva 

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Nelle nte al ves 20 si sstiene che la ima la metà del ves si ivlge ai aśu sādhaka , mentre la seconda partes'indiizza ai "vīa sādhaka" , questo perchénel commento la parola " paràм"(dopo) è riferirita al momento, in cui il"aśu", d ave icevut abhişeka , diventa vīrācāra ed è adhikārī  per il  puraścaraŋa di mezzantte. Vimalānandasostiene che questo è sbagliato e che nessuna parte è rivolta al Paśu-sādhaka. La citazione, che senza dubbio è presa proprio dallo Svatantra-Tantra, sembra avvalorare la tesi che la prima parte delves si ifeisca ai aśu, ma Vimalânanda l smentisce e ui l segu accettand ienamente la cezine che lui e

gli altri seguaci del Śāsta fece u saend che il assaggi aveva un significat cnsn al su asett. Il significatche loro intendevano era questo: Mantrī   indica il vīrasādhaka; i mantrī dovrebbero compiere lakşa-japa durante ilgiorno seguente l'âcâra del  paśu (il  paśu-bhāvaratah). I vīra-sādhaka dovrebbero  compiere laşka-japa nella seraseguente il proprio ācāra (lo svācāra-niratah). La parola "svācāra" (il proprio ācāra) mostra che la sua interpretazioneè uella giusta.A sstegn del su unt di vista l Svāmī cita i Vesi seguenti i uali dicn tutti la stessa csa ciè che l'iniziat dvebbe essee Bahmacāī duante il gin e di ntte dvebbe adae secnd il   Kulācāa.

VERSO 21 O Madre , 

questo Tuo Inno è la fonte 

donde scaturisce il Tuo mantra Canta della vera Te stessa, 

e racchiude prescrizioni per adorare i Tuoi Piedi di loto. 

Il discorso casuale di chi lo legge a mezzanotte 

o durante l'adorazione diventa l'essenza ed il nettare della poesia. 

COMMENTO 'della vera Te stessa' (Svarūpākhyaм) ala del Dhyāna di entambi i Tui asetti gsslan e sttile. 

'lo legge' (Patati) L ecita ad alta vce. Dice il Viśuddheśvaa-Tantra, 'h Devī, la lettua mentale di un Inn (Stta), la ecitazine delMantra ad alta voce è inefficace come l'acqua in un vaso rotto.' 'Il nettare della pesia' (Prasarati kavitvāmŗtarasah) Diventa ien della dlcezza della esia. Dice il Kālīkulasavasva, Tutte le difficoltà ed i pericoli sono distrutti da unasola lettura, come lo sono le mosche in una fiamma. Il suo discorso fluisce come il Gange: pieno di prosa e poesia.

VERSO 22 Innumerevoli donne 

con occhi grandi, come quelli delle antilopi impaziente per il suo amore, sempre lo seguono. 

Anche il Re diviene soggetto al suo controllo. 

Lui diviene come Kuvera stesso. Un nemico lo teme come se fosse una prigione. 

Vivendo nella beatitudine continua il devoto è liberato mentre ancora vive, 

e mai più rinasce. Qui finisce l'Inn di Śī Mahākāla, Kaûâdistta intitlat. 

COMMENTO 'Liberò' (Jīvanmukta) E sulla morte Videhamukti ottiene. 'Nessuna rinascita' (pratijanuh di Muktah) Lui tva Nivāa ṇin bramano. Dice ṇil Mahākāla-sahitā, 'Chiunue cntinuamente e cn lettue di devzine uest

Inn che igina da Mahākāla, è libe da eicolo, malattia e morte e nella fine la liberazione di Kaivalya raggiunge.' Qui le fini l'Inn chiamat Svarūpasttra di Śrīmatī  Dakia-Kâlikâ di Śrīmān Mahākāla. 

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Qui anche le fini la sua anntazine e Svaūavyākhyā Vimalānandadāyini intitlat.  __________ INCHINO A Kālī la ssa di Kāla che distugge gni eccat ed è Kāla lei che è Tāā il Salvate il Bahmavidyā Suem che èadorato dal Deva Lotus-nato. 

Lei chi è Śīvidyā, bams del welfae di Sādhakas, sul ecs della Libeazine a chi Hai e Haa fann inchin. Quel Devī la Made che aae nella fma di tutte le cse duca benefici e tutti come canti i Suoi encomi.

COLOPHON Di uest Re di Inni dve Mahākāla ha descitt il ve stess di Kālikā, il Kaūādya Hymn inctt da desidei

mondano che dà beatitudine ad Affezionati l'Annotazione suddetta che contiene la sua semplice interpretazione, cosìcme l Svaūavyākhyā (il Cmmentai) uale dà la giia ua fu eaata da me Vimalānanda Svāmī e il

migliament intellettuale di Sādhakas nel Saka ann 1837. Mayest Tu isieda nella gla di lui chi l legge. 

OṀ, TAT SAT, OṀ