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143 Gaia ROSSETTI L’oratorio di Sant’Angelo della Pace nei secoli Nel 1904 l’oratorio “Angelo della Pace” di Perugia veniva descritto così: «Fra i limiti della parrocchia di S. Severo esiste una chiesa dedicata all’Angelo della Pace fatta fabbricare da Paolo III nel disegno dell’Alessi, sicché può considerarsi un gioiello d’arte». Ad esprimer- si in questi termini è don Giuseppe de Angelis, parroco di San Severo, in risposta ad una vertenza tra la Curia, il conte Francesco Conestabile della Staffa e il Comune di Perugia 1 . Appena tre anni dopo Raniero Gigliarelli, nel suo libro sulla storia di Perugia, annota che l’edificio «è quasi sempre serrato; ma poco o nulla presenta internamente d’artistico, nep- pure i grossi pilastri e il cornicione, che si reputò bello intonacare» 2 . Quasi sempre chiu- sa, vuota, intonaca e - aggiungerei - silenziosa, appare dunque la chiesetta ai primi del Novecento. Lì davanti, lo scorcio di Perugia è tranquillo e arioso, per il vento che scuote le fronde degli alberi secolari della strada antistante e per il panorama che scopre verso nord, un paesaggio pieno di promontori, centri abitati e case sparse, vivace e articolato 3 , ma la presenza dell’oratorio in un simile contesto rimane - o almeno è rimasta, a lungo - solo potenziale. Ora siamo all’inizio della seconda decade del XXI secolo e l’oratorio, liberato dall’ingen- te quantità di periodici antichi della Biblioteca Augusta 4 , si presenta, ancora o di nuovo, intonacato di chiaro, con tracce del decoro marmorizzato alle pareti e la volta affrescata a grottesche nella decorazione originaria. Recuperato all’uso pubblico nel 2009 come sala intitolata a Walter Binni, l’oratorio “Angelo della Pace” di Perugia è tornato ad essere luogo aperto e praticabile, per conferenze, incontri ed eventi promossi dalla biblioteca. Quali usi abbia avuto l’edificio nel volgere del tempo, quanto e come sia stato frequen- tato, come sia stato percepito e considerato, è argomento ancora poco noto, ma si presta per offrire uno spaccato sociale e culturale di un angolo di città prestigioso, seppur appartato e poco frequentato. Costruito in forma di loggia aperta nel 1548, secondo quanto recita l’iscrizione lungo la trabeazione ester- na 5 , l’edificio fu presto chiuso e trasformato in orato- rio e dedicato all’Angelo della pace, per esprimere la volontà di conciliazione dell’autorità pontificia con la cittadinanza dopo la Guerra del sale 6 . Delle vicende costruttive e della storia cinquecentesca del monu- mento ha trattato ampiamente l’architetto Carmela Frate 7 . Personalmente cercherò di ripercorrere i secoli successivi assemblando tasselli in grado di Fig. 1 - Chiesa di Sant’Angelo della Pace, ASp (Archivio di San Pietro) CM 74 tav. CXXXVIII, pubblicato da O. Gurrieri, Perugia del passato in centosessantadue disegni dei primi del secolo decimonono, Perugia, Volumnia, 1982, pag. 152. 1 Vertenza sorta tra detto parroco, l’Ill.mo Sig. Conte Francesco Conestabile relativamente al possesso della chiesina di S. Angelo della Pace in Porta Sole. Giovanni de Angelis, Lettera a Sua ecc. Rev. Mons. Arcivescovo Diocesi di Perugia, Archivio Diocesano di Perugia (d’ora in poi ADPg), Carteggi della Segreteria Vescovile, b I, Rioni Porta S. Pietro e Porta Sole 23 agosto 1904. 2 Gigliarelli 1907, p. 344. 3 Sulle descrizioni di questa veduta cfr. il saggio di Frate, ibidem. 4 I periodici, che erano ordinati in file ser- rate su scaffali metallici, sono stati ripor- tati nella sede centrale, in palazzo Conestabile della Staffa, grazie ad una redistribuzione degli spazi adibiti a magazzino. Contestualmente è stato effettuato uno scarto di quanto già pos- seduto in forma digitale o consultabile in remoto secondo le indicazioni di dedupli- cazione della biblioteconomia corrente. 5 PAULUM III PONT. MAX. PUB. COM- MODITATI PORTICUM EXTRUEN- DAM VIAMQUE FACIUNDAM CURA- VIT TIBERIO CRISPO CARD. LEGATO AN D. MDXLVIII. 6 Sulla percezione della Guerra del Sale e delle sue conseguenze per la città di Perugia, cfr. Rossetti 1992, pp. 48-63. 7 Cfr. Frate, ibidem. Inoltre un recente convegno su Perugia e le origini dell’Accademia del disegno, secoli XVI e XVII , svoltosi a Perugia il 19 maggio 2011 ha trattato dell’oratorio in quan- to sede dell’Accademia nei suoi primi decenni di attività. 12-ROSSETTI p 143-154.qxd:Layout 1 06/06/12 09:42 Pagina 143

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Gaia ROSSETTI

L’oratorio di Sant’Angelo della Pace nei secoli

Nel 1904 l’oratorio “Angelo della Pace” di Perugia veniva descritto così: «Fra i limiti dellaparrocchia di S. Severo esiste una chiesa dedicata all’Angelo della Pace fatta fabbricare daPaolo III nel disegno dell’Alessi, sicché può considerarsi un gioiello d’arte». Ad esprimer-si in questi termini è don Giuseppe de Angelis, parroco di San Severo, in risposta ad unavertenza tra la Curia, il conte Francesco Conestabile della Staffa e il Comune di Perugia1.Appena tre anni dopo Raniero Gigliarelli, nel suo libro sulla storia di Perugia, annota chel’edificio «è quasi sempre serrato; ma poco o nulla presenta internamente d’artistico, nep-pure i grossi pilastri e il cornicione, che si reputò bello intonacare»2. Quasi sempre chiu-sa, vuota, intonaca e - aggiungerei - silenziosa, appare dunque la chiesetta ai primi delNovecento. Lì davanti, lo scorcio di Perugia è tranquillo e arioso, per il vento che scuotele fronde degli alberi secolari della strada antistante e per il panorama che scopre versonord, un paesaggio pieno di promontori, centri abitati e case sparse, vivace e articolato3,ma la presenza dell’oratorio in un simile contesto rimane - o almeno è rimasta, a lungo -solo potenziale. Ora siamo all’inizio della seconda decade del XXI secolo e l’oratorio, liberato dall’ingen-te quantità di periodici antichi della Biblioteca Augusta4, si presenta, ancora o di nuovo,intonacato di chiaro, con tracce del decoro marmorizzato alle pareti e la volta affrescataa grottesche nella decorazione originaria. Recuperato all’uso pubblico nel 2009 come salaintitolata a Walter Binni, l’oratorio “Angelo della Pace” di Perugia è tornato ad essereluogo aperto e praticabile, per conferenze, incontri ed eventi promossi dalla biblioteca.Quali usi abbia avuto l’edificio nel volgere del tempo, quanto e come sia stato frequen-tato, come sia stato percepito e considerato, è argomento ancora poco noto, ma si prestaper offrire uno spaccato sociale e culturale di un angolo di città prestigioso, seppurappartato e poco frequentato. Costruito in forma di loggia aperta nel 1548, secondoquanto recita l’iscrizione lungo la trabeazione ester-na5, l’edificio fu presto chiuso e trasformato in orato-rio e dedicato all’Angelo della pace, per esprimere lavolontà di conciliazione dell’autorità pontificia con lacittadinanza dopo la Guerra del sale6. Delle vicendecostruttive e della storia cinquecentesca del monu-mento ha trattato ampiamente l’architetto CarmelaFrate7. Personalmente cercherò di ripercorrere isecoli successivi assemblando tasselli in grado di

Fig. 1 - Chiesa di Sant’Angelo della Pace,ASp (Archivio di San Pietro) CM 74 tav.CXXXVIII, pubblicato da O. Gurrieri,Perugia del passato in centosessantaduedisegni dei primi del secolo decimonono,Perugia, Volumnia, 1982, pag. 152.

1 Vertenza sorta tra detto parroco,l’Ill.mo Sig. Conte Francesco Conestabilerelativamente al possesso della chiesinadi S. Angelo della Pace in Porta Sole.Giovanni de Angelis, Lettera a Sua ecc.Rev. Mons. Arcivescovo Diocesi diPerugia, Archivio Diocesano di Perugia(d’ora in poi ADPg), Carteggi dellaSegreteria Vescovile, b I, Rioni Porta S.Pietro e Porta Sole 23 agosto 1904. 2 Gigliarelli 1907, p. 344.3 Sulle descrizioni di questa veduta cfr.il saggio di Frate, ibidem.4 I periodici, che erano ordinati in file ser-rate su scaffali metallici, sono stati ripor-tati nella sede centrale, in palazzoConestabile della Staffa, grazie ad unaredistribuzione degli spazi adibiti amagazzino. Contestualmente è statoeffettuato uno scarto di quanto già pos-seduto in forma digitale o consultabile inremoto secondo le indicazioni di dedupli-cazione della biblioteconomia corrente.5 PAULUM III PONT. MAX. PUB. COM-MODITATI PORTICUM EXTRUEN-DAM VIAMQUE FACIUNDAM CURA-VIT TIBERIO CRISPO CARD. LEGATOAN D. MDXLVIII. 6 Sulla percezione della Guerra del Salee delle sue conseguenze per la città diPerugia, cfr. Rossetti 1992, pp. 48-63.7 Cfr. Frate, ibidem. Inoltre un recenteconvegno su Perugia e le originidell’Accademia del disegno, secoli XVIe XVII , svoltosi a Perugia il 19 maggio2011 ha trattato dell’oratorio in quan-to sede dell’Accademia nei suoi primidecenni di attività.

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rievocare un modo di vivere e vedere questo «gioiello di architettura».All’inizio del XVII secolo l’oratorio “Angelo della Pace” serviva da luogo diriunioni per la compagnia dei Muratori8. Le confraternite religiose del cin-quecento sono una tipica espressione dell’ambiente controriformato.Secondo la rinnovata sensibilità religiosa laica dell’età moderna, le confra-ternite o compagnie procuravano «di ritrarre dal sentiero del vizio e dellacolpa molti giovani specialmente del ceto ordinario, e di richiamarli allapenitenza e all’esercizio di pratiche devote»9. Gruppi di laici si riunivano inproprie sedi, o cappelle, per riti religiosi, canti, sacre rappresentazioni,messe, processioni e forme di assistenza degli infermi e dei poveri, non-ché iniziative dedicate alla promozione della fede cristiana10. Nell’ultimo quarto del sec.XVI nascono a Perugia le confraternite o compagnie dei Fornari, Tessitori, Falegnami(Compagnia di San Giuseppe) e Battilana (compagnia Assunta dei Lanari)11. Nel 1603viene anche fondata la compagnia della SS. Croce che nell’Ottocento subentrerà nellatitolarità della chiesina di Sant’Angelo della Pace. Sono confraternite legate ai mestieri, mail loro ambito di intervento è morale e assistenziale, non politico. All’Angelo della Pace si succedono tre confraternite. La compagnia de’ Muratori si trasfe-risce nel 1606 presso la chiesa di S. Maria del popolo e nell’Oratorio di Sant’Angelo dellaPace prende ad incontrarsi la Fraternita Assunta dei Lanari12 che «la ritennero e la offizia-rono» a partire dal 19 febbraio 161113. I Battilana si estinguono ai primi dell’800 e dal 1819la compagnia della Croce, che utilizzava la cappella sin dal 1805, diviene proprietaria del-l’oratorio e del patrimonio della confraternita dei Lanari, mantenendone la titolarità finoai primi del Novecento14, dopodiché la cappella diventa pertinenza del PalazzoConestabile della Staffa e, dopo la seconda guerra mondiale, viene impiegata dai proprie-tari per scopi sociali. Nel 1964, seguendo il destino del palazzo, di cui è ormai parte, lacappella viene ceduta al Comune di Perugia, che vi trasferisce la biblioteca Augusta.Quale spazio a disposizione di quest’istituzione, l’oratorio è destinato prima ad ospitaremostre e in seguito come deposito fino a quando, nel 2009, viene liberato e riportato ad anti-co splendore, per una nuova stagione di incontri ed eventi di carattere culturale. Per tratteg-giare la storia di questo edificio possiamo dunque riferirci a questa partizione di massima.

Dall’oratorio Angelus Pacis alla chiesa di Sant’ Angelo della PaceNei quasi due secoli in cui nell’oratorio si riunisce la confraternita dei Battilana, il localeviene arricchito con altari e quadri. L’oratorio viene sempre più indicato come chiesadell’Angelo della Pace o ancora di Sant’Angelo della Pace in Porta Sole (per non confon-derlo con Sant’Angelo di Porta Sant’Angelo) ed acquisisce i connotati e gli arredi specifi-ci del luogo di culto: un altare maggiore sul fondo e due altari laterali sotto le arcate inter-medie. E quadri, tanti quadri: uno per ogni intradosso.

Fig. 2 - Interno dell’oratorio fotografa-to nel 1974, in Galeazzo Alessi e l’archi-tettura del Cinquecento 1975, pag. 194.

8 L’oratorio era stato concesso aiMuratori «per orarvi e pregarvi» nel1557, Fabretti 1921, p. 476.9 Le osservazioni in corsivo sono leannotazioni storiche che Siepi apposemanoscritte alla Descrizione topologi-co-istorica della città di Perugia, quiconcernenti la confraternita Assuntade Lanari e risalenti al 1826, Siepi1994b, t. 1, pp. 93-98. 10 Cfr. Bianchi 2010.11 La congregazione Assunta dei Lanariera stata istituita nella chiesa di SanDomenico nel 1602. Cfr. Siepi 1994b, t.1 pp. 93-94; Rotelli 1890; Marinelli1965-1968. 12 Marinelli 1965-1968, II, pp. 491-494.13 Secondo formale atto «per mano diLuca Cicci procuratore deputato» dalgenerale dell’ordine dei Minori, p. F.Arcangelo da Messina», Siepi 1994b, t.1, p. 94.14 In quell’anno più volte la confraternitadei lanari e quelli della croce officiaronoinsieme. Cfr. Siepi 1994b, t. 1, p. 95.

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Morelli, descrivendo i monumenti del rione di Porta Sole, annota nel 1683: «Nell’istessomonte dalla parte che volta verso Tramontana, in una chiesa intitolata S. Angelo, vedon-si due buone tavole, una nell’altar maggiore con S. Michele Arcangelo, l’Assunzione diMaria e altri santi di Benedetto Bandiera, e l’altra in un altro altare con la Nunziata diGiovanni Basotti»15. Morelli però non si propone di essere analitico, vuole indicare solole «più nomate Pitture esposte al pubblico, le opere che mi son parse degne di qualcheriflessione» e di autori certi16. Benedetto Bandiera e Giovan Francesco Bassotti sono due pittori perugini del primoSeicento, molto attivi specialmente a Perugia, presso chiese, conventi e oratori. I due arti-sti mostrano chiaramente di ispirarsi al Barocci anche se non innovano radicalmente l’im-pianto peruginesco dei dipinti. Entrambi partecipano alla decorazione della chiesa aba-ziale di San Pietro, completamente ristrutturata dal 1591 al 1611, impresa che per l’am-biente artistico locale costituisce un momento significativo per il fatto di realizzare unaproduzione pittorica allineata alle direttive della controriforma17.Bassotti mostra di aver visto e studiato i bolognesi contemporanei, specie il Guercino e ilReni, e proprio l’Annunciazione della chiesa di Sant’Angelo della Pace, datata 1634,costituisce una delle sue opere migliori18. Per guardare l’Angelo, la Vergine si sollevaappena dall’inginocchiatotio dove appoggia la mano sinistra intenta a mantenere apertele pagine di un piccolo libro, con una torsione che permette di inquadrare bene il volto,anche se con qualche incertezza nella postura. La luce con taglio radente esalta il gestodell’angelo e illumina il volto della Madonna. L’opera di Bandiera invece presenta una rigi-da divisione in due campi: nella parte superiore l’Incoronazione della Vergine tra schieredi angeli, isolata da una cupa coltre di nuvole; nella parte inferiore sta San Michele arcan-gelo, con spada e bilancia, affiancato dai Santi Francesco e Biagio, inginocchiati19.Una descrizione di tutti i quadri presenti nell’oratorio ci perviene da Siepi che nel 1822descrive minuziosamente l’interno della chiesetta. Nella parete di fondo, sopra l’altaremaggiore era posizionato, come già detto, il quadro «fatto dipingere a BenedettoBandiera dalla Comp. de’ Battilani nel 161120»; lateralmente, negli intradossi, c’eranorispettivamente un quadro con San Francesco e San Domenico che si abbracciano e unatavola con Vergine con Bambino e sant’Antonio da Padova. Sotto la campata mediana sipotevano ammirare, sopra due altari minori, a destra un’Annunciazione del Bassotti del1634, e a sinistra una Vergine con Bambino con i santi Orsola, Giacomo e Venanzio.Sulla volta, c’era uno stemma in stucco del cardinale Crispo tuttora presente. Infine - pro-segue Siepi - sotto le ultime due arcate furono alloggiati nel 1818 tre quadri: Abramo cheaccoglie gli angeli a convito; Ingresso di Abramo a Canaan e infine Nascita di Gesù,«dono del sig. Cesare Lazi perugino come fratello della Comp. della Croce»21.Due di queste tavole sono attualmente conservate nella cappella del nuovo OspedaleSanta Maria della Misericordia, a Sant’Andrea delle Fratte a Perugia, e vi confluirono per

15 Morelli 1683, p. 90. Descrivendo unaltar maggiore e uno laterale è facilesupporre che di fronte a quest’ultimove ne fosse un altro, opposto e simme-trico, così come poi descritto da Siepi1822.16 Morelli 1683, p. 14: «Né vorrei dataluno esser ripreso, come di pocoavveduto, se incontrasse alcune dellePitture di questa città da me conside-rata, e poiché non è altrimenti proce-duto da poca avvertenza, ma solo, oda non aver potuto penetrar e l’Autoredi quelle, o pure da non auerle veduteaplaudire da ogn’uno». 17 Cfr. Mariotti Puerini 1981. 18 Santi 1965, p. 154.19 Biganti 2006, pp. 122-123. Bandieradipinge opere «sempre identiche a sestesse, nelle iconografie costanti, neisemplici schemi, nei volti ovali dalcolorito grigio-rosa e dallo sguardosognante, nei putti da primoCinquecento, e gli spunti barocceschisi congelano in un codice che nonapproda alla riforma seicentesca … inun isolazionismo culturale quasi com-pleto (da non dimenticare però che hasuccesso e riceve le commissioni piùimportanti a Perugia)», Teodori 1981,p. 286.20 «Dopochè questi dalla chiesa vec-chia di san Domenico qui trasferissi»,Siepi 1822, t. 1, p. 388. 21 Siepi 1822, t. 1, p. 388

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legge, come beni di soppresse corporazioni religiose conseguenti alla nascita del Regnod’Italia22. Invece i quadri anonimi sono ancora da identificare e la presente ricerca puòoffrire un primo contributo in tal senso: è infatti probabile che nelle raccolte pubbliche eprivate del territorio si possano rintracciare buona parte delle tele. Certo la genericità o lafortuna iconografica di soggetti quali la Vergine con bambino, uniti alla mancanza di sot-toscrizioni autografe delle tele, e di una datazione, rendono difficile il lavoro, tuttaviaalmeno in un caso si è fatto forse un passo avanti. La tela raffigurante Abramo con gli angeli sviluppa infatti un tema poco ricorrente nellaiconografia sacra locale e la sua singolarità consente di risalire con una certa approssima-zione dalla descrizione ad una prima identificazione grazie ai cataloghi pubblicati. Devoa Simonetta Innamorati l’indicazione di un dipinto nella raccolta dell’Accademia di BelleArti di Perugia23. La tela di pittore umbro, ripropone l’episodio della Genesi (Gen. 18, 2-5)in cui Abramo invita gli angeli che sono venuti a fargli visita, a riposarsi sotto l’albero e amangiare qualcosa prima di riprendere il cammino. La scena, con i personaggi attorno aduna grande tavola rotonda apparecchiata, è ambientata in uno spazio aperto, a destra diuna facciata in stile classico. Dietro la mensa, secondo il dettato biblico, c’è un albero esullo sfondo, uno spazio aperto con delicati profili montuosi che procede da un punto divista piuttosto alto sull’orizzonte. Tale inquadratura può corrispondere alla veduta del-l’oratorio e del belvedere che si ha procedendo per via delle Prome da piazza Danti. Unavolta riconosciuta, l’immagine appare consueta per chi abiti a Perugia. Il luogo è infattiuno dei punti più alti della città, meta di passeggiate e momento di sosta per ammirare ilpanorama e respirare l’aria ventilata, è uno scorcio romantico e panoramico e viene rego-larmente indicato nelle guide turistiche della città. Anche la presenza dell’albero, pur noncorrispondendo alla situazione attuale, è plausibile, in quanto folte chiome di alberi seco-lari ondeggiano al vento sui sostegni murari trecenteschi.Ambientando la scena in città e proprio davanti all’oratorio, l’episodio biblico trovavaun’attualizzazione che doveva interpellare quanti lo guardavano. Se quest’ipotesi venis-se confermata da altre evidenze documentarie, si tratterebbe del quadro descritto daSiepi, concepito appositamente per quello spazio. Sui motivi per cui l’opera faccia oraparte della raccolta dell’Accademia, merita ricordare che l’Accademia del Disegno, fon-data nel 1573, ebbe la sua prima sede nell’oratorio e successivamente nelle sue immedia-te adiacenze, con scambi fra le due realtà che possono essere stati molteplici e frequentinel corso del tempo. Non deve insomma meravigliare se alcune opere siano state poiricondotte alla raccolta dell’Accademia24.Per quasi due secoli, dunque, i Battilana svolsero nell’oratorio Sant’Angelo della Pace leattività della confraternita, riunendovisi più o meno regolarmente. In qualche occasionesappiamo di messe e di funzioni religiose come per esempio nel 1643, nel 1645 e nel1657. Nel 1675 Sant’Angelo della Pace è inserito nell’elenco delle chiese destinate all’ac-

22 Nel 2006 arricchivano la direzionedel Policlinico di Perugia a Monteluce(Biganti 2006, p. 121). Sul passaggio diquesti beni alla Congregazione di cari-tà si parlerà più avanti. 23 Simonetta Innamorati mi ha con-sentito, in particolare, di rintracciarela tela nella scheda di Cristina Galassiin Zappia 1995b, p. 81.24 Sulla storia dell’Accademia del disegnocfr. Cecchini 1954, Zappia 1995a, pp. 17-22e il recente convegno sul tema: Perugia ele origini dell’Accademia del disegno,secoli XVI e XVII, svoltosi a Perugia il 19maggio 2011.

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quisto delle indulgenze dell’anno santo, mentre nel 1725 c’è l’esposizione del sacramen-to, che si ripete in occasione dell’elezione del vescovo o di un nuovo papa25. A cavallotra Settecento e Ottocento avviene poi probabilmente la decorazione marmorea dellepareti secondo un gusto moderno che ritroviamo anche nei lavori eseguiti nella cattedra-le di San Lorenzo di Perugia26. La decorazione a fresco è affiorata nei recenti lavori diripristino, ma non è documentata né descritta nelle antiche guide. Alla fine del Settecento Perugia vive l’esperienza giacobina prima e la dominazione fran-cese poi. La compagnia della Santissima Croce, che, nel 1797, all’arrivo dei francesi,aveva perso la propria sede di incontro, presso la sacrestia vecchia di San Domenico, epoi di nuovo nel 1798 con le truppe di Napoleone, viene autorizzata ad utilizzarel’Oratorio insieme a quella dei Lanari. Tra i Battilana non c’è ricambio generazionale e inpochi anni la confraternita cessa di esistere per sopraggiunta morte dei membri. Dopopochi anni di compresenza a Sant’Angelo della Pace, la Compagnia della Santa Crocediventa unica proprietaria dell’oratorio e dei beni patrimoniali ad esso correlati27. Nelfrattempo, per poter sopravvivere alla normativa francese, la nuova confraternita titolareassume il nome di Compagnia della Santa Croce e del Santissimo Sacramento, con l’impe-gno di coadiuvare il parroco di San Severo nelle attività liturgiche e pastorali. Senza un lega-me diretto con la liturgia e la vita della parrocchia, la confraternita infatti non poteva conti-nuare ad esistere28. In questo periodo, probabilmente nell’anno 1800, nell’oratorio ha luogo una pubblicaesecuzione della Passione di Gesù Cristo di Metastasio e Paisiello, dopo altri concerti informa privata presso qualche salotto perugino. Il melodramma è in programma pressol’Accademia del Disegno, ma si può supporre che sia stato utilizzato lo spazio dell’orato-

rio perché ritenuto più adatto a concerti e incontripubblici29.

L’oratorio Sant’Angelo della Pace nel secolodella nazione Dopo la ‘meteora’ francese gli oratori attraversanoun lungo periodo di crisi e la loro funzione socialesi viene sfaldando. A metà secolo il vescovoGioacchino Pecci chiede di vederne gli statuti e iresoconti finanziari. Le compagnie si mostranoinsofferenti del controllo ecclesiastico e si oppon-gono a quella che considerano un’intromissione:rivendicano la propria autonomia e rifiutano dimostrare bilanci ed inventari patrimoniali. Sganciatedal circuito ecclesiastico della chiesa, ma pur sem-

Fig. 3 - Otario S. angelo della Pace inuna foto dei primi del Novecento(Biblioteca Augusta)

25 L’esposizione del sacramento furipetuta nelle medesime circostanzeanche nel 1762 e nel 1775.26 Lunghi 1994.27 Siepi 1994b, t. 1, p. 97.28 Siepi 1994b, t. 1, p. 98.29 Cfr. il frontespizio dell’oratorio ese-guito a Perugia l’8 aprile 1800 inBrumana 1986, p. 38.

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pre estranee alla sfera statuale che si viene formando, la lorosorte sembra lentamente ma inesorabilmente segnata30. Nel 1861, intanto, in una Perugia ‘liberata’ e in festa per l’annes-sione finalmente realizzata, la chiesina di Sant’Angelo dellaPace diviene teatro di uno degli avvenimenti mondani più sen-titi e seguiti, il matrimonio tra Luciana Valentini e ZeffirinoFaina, celebrato il 4 aprile. Dopo la sconfitta dell’esercito ponti-ficio da parte delle truppe regie, nell’autunno 1860, Perugiaaveva aperto le porte ai fuoriusciti e numerosi esuli erano rien-trati in città. Il loro ritorno, insieme all’arrivo di molti romani,espatriati dalla capitale pontificia per motivi politici, aveva con-tribuito a rendere vivace l’ambiente culturale della città.Entrambi gli sposi appartenevano a quella fascia di famiglieabbienti, liberali e intellettuali che con l’annessione al Regnod’Italia ambivano a guidare politicamente l’intero territorioumbro31. Tra i personaggi di spicco figura il conte ZeffirinoFaina che, dopo aver partecipato alla prima guerra d’indipen-denza, aveva assunto, insieme a Mariano Guardabassi, NicolaDanzetta, Carlo Bruschi e Tiberio Berardi, il governo provviso-rio della città di Perugia il 14 giugno 1859, con l’intento di con-segnare la città al re Vittorio Emanuele II. Quell’esperienza,come noto, si concluse il 20 giugno con la presa di Perugia daparte delle truppe mercenarie svizzere guidate dal generaleSmith. Faina e gli altri presero la via del Granducato e daFirenze appresero della condanna a morte loro comminata dal-l’autorità pontificia. Tuttavia la loro attività politica a favore diPerugia proseguì nel capoluogo toscano ed ebbe, come luogodi incontro e di confronto privilegiato, la casa di MariaBonaparte Valentini, «che aveva costantemente incoraggiato e protetto i patrioti, soprat-tutto nei loro momenti più difficili»32. Rientrato a Perugia, Faina fu subito eletto consiglie-re provinciale e venne incaricato di sviluppare un piano di riforma e di sviluppo dell’agri-coltura e dell’industria umbre33. Luciana Valentini a sua volta, apparteneva ad una famiglia piuttosto in vista a Perugia. Lamadre Maria, infatti, era figlia di Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone, e aveva spo-sato Vincenzo Valentini, deputato alla Costituente e poi Ministro del Tesoro durante laRepubblica Romana. Sostenitrice fervida della causa italiana durante tutta la sua vita,Maria Bonaparte Valentini dopo i fatti del 20 giugno 1859, essendo ormai vedova, avevapreferito stabilirsi con i suoi figli a Firenze, in palazzo Cerretani.

Fig. 4 - Facciata dell’oratorio. FotoComune di Perugia.

30 Si sviluppano per contro le Pie unio-ni con fini rivolti alla pietà e alla caritàe con una religiosità più intimistica echiaramente devozionale. Cfr. ProiettiPedetta 1986, p. 193.31 Bracco–Irace 1990, p. 306. 32 Marinelli 1959, p. 46.33 Marinelli 1959, p. 45.

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Fu proprio durante il soggiorno fiorentino che Zeffirino Faina, vedovo da 10 anni diFrancesca Baldini, dovette conoscere Luciana Valentini, primogenita della principessaMaria. Ne abbiamo una testimonianza dal racconto di Louise Colet che, insieme a suafiglia, fu ricevuta a palazzo Cerretani da Maria Bonaparte Valentini e dalle sue due char-mantes filles34. In quell’occasione Colet conobbe Zeffirino Faina, Francesco Guardabassie Tiberio Berardi, che la principessa presenta in questo modo: «Voilà pourtant (…) troishommes condamneés a mort par le pape (…) trois têtes coupés, repartis-je, qui, heureu-sement sont restées sur les épaules et que Pérouse saluera aux jours de sa delivrance»35.La ragazza, molto più giovane di lui, era rimasta affascinata dalla forte personalità delconte Faina, e il matrimonio fu deciso in pochi mesi e si celebrò a Perugia36.La famiglia Valentini risiedeva nel palazzo omonimo oggi conosciuto come palazzoConestabile della Staffa, attualmente sede della Biblioteca Augusta. Nella casa di portaSole «magnifiche feste vennero organizzate per ogni occasione, specie nelle ricorrenze divittorie nazionali, anche se la festa più bella fu quella dell’aprile 1861 per le nozze dellaprimogenita, contessa Luciana, con uno di personaggi più significativi del Risorgimentoumbro: il conte Zeffirino Faina»37. La chiesa di Sant’Angelo della Pace situata - ricordia-molo - proprio di fronte all’abitazione di famiglia, e si presentava completamente affre-scata: a grottesche nella volta cinquecentesca e con decorazioni marmorizzate nelle pare-ti; ricca di altari e di quadri38, e con un’eleganza di forme che era percepita ed apprezza-ta39. Sembrò così naturale scegliere quel luogo per celebrare le nozze. La cerimonia fucelebrata da don Raffaele Marchesi, «furono testimoni Filippo Gualterio e Carlo Bruschi»40

e costituì un avvenimento di particolare risonanza in città. Non è escluso che nella stes-sa chiesa sia stato celebrato anche il matrimonio della sorella Fortunata sette anni dopo.Frattanto, si dipanava l’annosa questione del passaggio di proprietà dei beni delle corpo-razioni religiose allo Stato. Con l’annessione al Regno d’Italia, il commissario straordina-rio Gioacchino Pepoli istituì la Congregazione di carità dove dovevano confluire gli isti-tuti che si occupavano di beneficenza e di soccorso ai poveri e agli ammalati, ma le con-fraternite religiose addussero che le attività caritatevoli costituivano solo un aspetto dellaloro attività e ragion d’essere, per cui riuscirono a sottrarsi al provvedimento, e resistette-ro all’ingiunzione di cedere i loro beni alla laica Congregazione di Carità: tra questeappunto la compagnia della Croce e del Santissimo Sacramento in Sant’Angelo della Pacedi Porta Sole41. Anni dopo, nel 1890, la legge Crispi chiarì che anche i beni delle confra-ternite dovevano confluire nella Congregazione di carità, «indipendentemente dal loroparziale od esclusivo scopo di culto»42. Si arrivò così ai primi del ‘900, quando il Consigliocomunale decise il «concentramento nella Congregazione di Carità della Confraternitadella Croce in Sant’Angelo della Pace in Perugia»43. Con decreto 2 giugno 1904 il patrimo-nio di questa confraternita, e di altre, fu devoluto per due terzi a favore dell’Ospedalestesso e per un terzo a favore dell’orfanotrofio maschile di Sant’Anna di Perugia44.

34 Fatti 200435 Colet 1862, p. 4836 Marinelli 1959, p. 46.37 Braconi 1993, p. 16.38 Le due tele erano presenti nellachiesa ancora nel giugno 1890 comerisulta dall’inventario analitico allega-to alla scheda di rilevamento del patri-monio della confraternita della Crocecfr. Biganti 2006, p. 123. 39 «La cella corrisponde del pariall’esterno, rapporto alla sua semplici-tà. … La proporzione del tutto, e delleparti è elegante. Le sacome (sic) riten-gono gentilezza. E siccome tutte leparti di questa piccola chiesa corri-spondono a dovere fra esse, ed al tuttoinsieme, così l’occhio di chi la rimiradee rimaner contento», Orsini 1784, p.253.40 Marinelli 1959, p. 46.41 Squadroni 1990, p. 13.42 Squadroni 1990, p. 22.43 Cronaca 1902.44 Patrimoni 1904.

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Le secolarizzazione dell’oratorio nel NovecentoGiunse così il momento in cui si dovevano consegnare lechiavi. I quadri furono trasferiti. Due di essi, i più impor-tanti, finirono all’Ospedale Santa Maria della Misericordiaper conferire prestigio agli uffici della direzione delPoliclinico nella sede di Monteluce. Nel nuovo polo ospe-daliero a San Sisto, essi furono collocati nella cappella del-l’ospedale. Per quanto riguarda invece l’edificio, si feceavanti il conte Francesco Conestabile della Staffa, proprie-tario del palazzo antistante l’oratorio, già BonaparteValentini. Dalle carte da lui stesso prodotte si evince cheesistevano già regolari accordi in tal senso con la confra-ternita e con la Congregazione di carità. Chi si opponevaa questo stato di cose è il parroco di San Severo DonGiuseppe de Angelis, che affermava che «la chiesa è fuoridi commercio e perciò non è capace di affitto (…) Per que-ste ragioni faccio viva istanza (…) perché il detto gioiellod’arte, fatto per il pubblico, non divenga patrimonio priva-to (…) perché non sia ironica l’iscrizione che trovasi nelcornicione della chiesa: pubblicae commoditatis = a pubblica comodità»45. Ma il passaggioda bene ‘pubblico’ a bene privato come annesso del palazzo signorile antistante, fu inevi-tabile. Come già detto, in Perugia antica e Perugia moderna, Raniero Gigliarelli descrivequesto luogo come quasi sempre chiuso e vuoto. Siamo nel 1907.Passando alla disposizione diretta e personale dei Conestabile della Staffa, possiamo pen-sare che nella cappella di famiglia vi siano officiati battesimi e forse altri sacramenti.Senonché nel 1945 viene indetta una visita pastorale e i parroci rispondono ad un detta-gliato questionario su vari aspetti della vita religiosa nel territorio ad essi affidato.Dovendo dar conto dell’oratorio quale edificio chiesastico, don Giuseppe Cirenei descri-ve la chiesina dichiarando di ignorare a chi essa appartenga46, e quanto all’attività scrive:«Nulla vi è. Alcuni anni indietro il Parroco protempore, pagava un tenue affitto per tenerein detto oratorio delle feste di fanciulli. Ora è adibito a mensa e dormitorio del povero»47. Furono i figli di Francesco, Giancarlo e Alessio Conestabile della Staffa, che, per la loro per-sonale sensibilità cristiano-sociale, destinarono l’utilizzo dell’oratorio a funzioni di assisten-za gratuita e quindi in un certo senso pubblica48. Questa famiglia aveva una tradizione diimpegno cristiano e rapporti di profonda amicizia e stretta collaborazione con mons. LuigiPiastrelli49, animatore infaticabile della gioventù studentesca, che aveva creato negli anni’20 il Circolo Toniolo50. Nel 1944, a seguito dell’occupazione, i locali di via del Verzaro, cheservivano da luogo di riunione per il circolo, furono requisiti e gli incontri si interruppero.

Fig. 5 - Giovan Francesco Bassotti, Annunciazionedella Vergine 1634 (Ospedale Santa Maria dellaMisericordia, Perugia). Foto Comune di Perugia.

45 Giuseppe de Angelis, lettera a MonsArcivescovo e comm. C. Cherubini, 23agosto 1904, ADPg, Carteggi dellaSegreteria Vescovile, b I, Rioni Porta S.Pietro e Porta Sole.46 Scrive infatti: «Non esistendo piùdetta compagnia (Fratelli della Croce),pare che il suddetto edificio sia passa-to all’attuale congregazione di carità(Comune di Perugia)».47 Giuseppe Cirenei, Questionario perla prima sacra visita pastorale 7 giugno1945, ADPg, Visite pastorali, b L, fasc.S. Severo Porta Sole.48 Giancarlo Conestabile «istituì aPerugia e le presiedette lungo tempole Conferenze di San Vincenzo de’Paoli ed il Comitato AntitubercolarePerugino» (Giancarlo Conestabiledella Staffa Necrologio 1954, pag.174), ed era in stretto rapporto di col-laborazione con mons. Piastrelli. 49 Per il rinnovamento cattolico. Latestimonianza di Luigi Piastrelli 1981;Giuntella 1989, pp.10-19; Giuntella2004.50 Giuntella 1989, p. 12.

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Finito il conflitto, le difficili condizioni dei soldati rientrati dai campi di battaglia o prigio-nia, e la situazione di miseria generale, spinsero alcuni cristiani abbienti e aperti cultural-mente alle istanze sociali, a coinvolgersi in attività private di sostegno ai bisognosi e poiagli studenti fuori sede. I Conestabile utilizzano l’oratorio come dormitorio e, con proba-bilità, alcuni locali a piano terra del loro palazzo per la mensa. Negli stessi locali l’attivi-tà della FUCI, interrotta durante il conflitto, riprende nel 194651. Nello stesso anno nascela mensa fucina, «sorta quando la nostra università era assolutamente sprovvista di attrez-zature ricettive, quando il diritto allo studio era un insospettato futuribile, anche se labase studentesca cominciava già ad allargarsi a più ampi a meno agiati strati sociali. (…)“Funziona tipo famiglia e non vuole essere una trattoria”, si scrisse alla sua ripresa nelmarzo 1946, dopo un decennio di forzata interruzione. (…) Nella nuova sede di PortaSole molti fucini, reduci dalla guerra, dalla prigionia o dalla lotta partigiana, ritrovaronouna casa accogliente e la mensa fucina fu per loro una concreta possibilità per la ripresa

degli studi interrotti»52. Quale fosse l’utilizzazione specifica dell’oratorio in questa desti-nazione sociale della proprietà Conestabile a Porta Sole non èpossibile distinguere pienamente, ma non è nemmeno essen-ziale, in quanto era tutto lì, in un’osmosi proficua e feconda diattività e funzioni fra casa e cappella. A riprova della stretta col-laborazione di famiglia con l’attività di mons. Piastrelli, l’annodopo la morte del conte Giancarlo, nel 1955, nacque l’IstitutoGiancarlo Conestabile della Staffa, sbocco naturale e compi-mento di quello che era stato il circolo universitario G.Toniolo53. Contestualmente si perfezionò il dono all’istitutodella ricca biblioteca accumulata da Giancarlo. La biblioteca aperta nei primi anni ’20 e tuttora conservata nelsuo nucleo originale, «rivela» nelle sue raccolte «lo scambio cul-turale tra Piastrelli, ovvero la biblioteca del Circolo Toniolo, equella, appunto di Casa Conestabile. In quest’ultima infatti,accanto ad opere per molti versi tradizionali della cultura otto-centesca vi si trovavano libri di cultura filosofica a politica»54.Ricorda Don Decio Sensi: «Erano i momenti difficili del dopoguerra. C’era la biblioteca ed io stesso vorrei sottolineare cosavolesse dire in quegli anni: gli studenti erano chiamati a guar-darsi intorno, a non limitarsi al sapere scientifico della propriafacoltà, attraverso questi libri avevano la possibilità di averecontatti anche con altri campi del sapere, dalla letteratura, all’ar-te, alla filosofia, alla teologia. Si trattava quindi di un atteggia-

Fig. 6 - Benedetto Bandiera, Incoronazione della Vergine, 1611(Ospedale S. Maria della Misericordia, Perugia). Foto Comune diPerugia.

51 Di queste attività si conservano testi-monianze fotografiche presso laBiblioteca Toniolo di Perugia. Tuttavia lasede abituale era all’interno di palazzoConestabile della Staffa a piano terracome ricorda il nipote di Alessio, dott.Alessio Conestabile della Staffa, che rin-grazio per la disponibilità con cui ha volu-to rispondere alle mie domande. 52 Meloni 1981, pp. 137-138. 53 Mons. Piastrelli «con la costituzione,nell’estate del 1955, di questo IstitutoGiancarlo Conestabile della Staffa perl’assistenza agli universitari e laureati cat-tolici» poté realizzare il suo desiderio,“lungamente accarezzato”, di dare perso-nalità giuridica all’opera svolta ormai pertrentacinque anni» (Meloni 1981, p. 144).54 Giuntella 1989, p. 14.

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mento in cui, di fronte al sapere, non c’era prevenzione»55. Durante la presidenza diAlessio Conestabile, dal 1959 al 1970, si compì il trasferimento dell’Istituto56. «Nel novem-bre 1964, dovendo lasciare la sede di Porta Sole destinata alla Biblioteca comunaleAugusta, l’Istituto si trasferì al Palazzo Sorbello (Piazza Piccinino 9), dove fu nuovamen-te ospitata la FUCI»57, mentre l’attuale sede di piazza Mariotti 1 fu inaugurata dopo l’esta-te del 197258.Nel 1964 il Palazzo Conestabile della Staffa e il suo annesso oratorio viene ceduto alComune di Perugia per farne la nuova sede della biblioteca Augusta. Il problema dellasede della biblioteca storica perugina nel secolo scorso è stato ben tratteggiato da MarioRoncetti, che della biblioteca Augusta è stato direttore dal 1974 al 1994. Basti ricordareche su suggerimento di Ottorino Gurrieri, «la scelta dell’amministrazione cadde suPalazzo Conestabile della Staffa, in via delle Prome, un nobile edificio del sec. XVII, cheper la sua dignità formale, per la sua ampiezza e felice ubicazione poteva bene prestarsiad accogliere la storica istituzione perugina. E grazie alla generosa disponibilità del conteAlessio, autorevole esponente della celebre famiglia, l’atto di acquisto venne stipulato il31 gennaio 1963, per una somma veramente modesta di 93.000.000 di lire»59. La nuova sede della biblioteca venne inaugurata il 19 gennaio 1969. In quanto proprietàdella biblioteca, l’oratorio fu sede di esposizioni60 e successivamente utilizzatodall’Ufficio regionale del catalogo unico delle biblioteche umbre, per realizzare il

Fig. 7 - Abramo accoglie gli angeli aconvito (Accademia di Belle Arti P.Vannucci, Perugia). Foto Comune diPerugia.

55 Sensi 1989, p. 20. 56 La FUCI, «con il nuovo assistenteecclesiastico, nel 1957, era passata alPalazzo del Seminario in piazza IVnovembre» Meloni 1981, p. 145.57 Meloni 1981, p. 145.58 Attualmente l’istituto è denominatoIstituto Gianrcalo Conestabile dellaStaffa e Luigi Piastrelli, e per la suaattività e storia si rinvia al sitowww.conestabile.org, mentre laBiblioteca Giuseppe Toniolo è da annidiretta dal dott. Gabriele de Veris.59 Roncetti 1985, p. 211.60 Così appare nella foto pubblicata nelvolume Galeazzo Alessi 1975, p. 248.

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CaReBeBi (Catalogo Regionale Beni Bibliografici). Nel 1978 vilavoravano circa cinque persone che raccoglievano fisicamen-te insieme le schede dattiloscritte prodotte dalle bibliotechedella regione, relative al patrimonio dei periodici, la cui attivi-tà di riordino portò alla pubblicazione del catalogo collettivo IPeriodici delle biblioteche umbre61. Successivamente l’oratorioha svolto funzioni di deposito, prima provvisorio, di donazio-ni in attesa di riordino e catalogazione, quale il FondoGuerrieri, e poi in forma più organizzata ed efficiente per iperiodici antichi della Biblioteca Augusta62.

Il recupero all’uso pubblico come Sala Walter Binni Nel 2009, a seguito di un’operazione di scarto effettuata suigiornali e i periodici consultabili in altra forma (microfilm, cdrom, on line), l’oratorio è tornato libero e praticabile ed harecuperato la sua funzione sociale per incontri ed iniziativeculturali della biblioteca. In questa nuova veste è stato rinomi-nato Sala Walter Binni63.La dedica di questo spazio all’italianista umbro, non è casualese lo stesso Binni ebbe a scrivere che «Perugia rimane pur sem-pre il luogo ideale della mia vicenda di uomo e di scrittore ead essa si legano - o così mi piace pensare - le mie vocazioni

più vere»64. Il critico letterario considerava Porta sole il «panorama perugino più autenti-co (…) ricco di scoscese forre e burroni, di selve, di colli, di monti in cui l’occhio troval’offerta di un paesaggio più movimentato, meno educato, più vigoroso», e il vento di tra-montana, che impetuoso scuote la città, il suo «personaggio più illustre ed eterno»65. Allabalaustra vicino all’oratorio (a sua volta concepito come loggia aperta sul vuoto), Binniriferisce che da ragazzo correva ad affacciarsi nei giorni di tramontana e vi scopriva mes-saggi e significati: «mi afferrava un senso di gioia quasi rabbiosa, un impeto di volontà,una tensione di tutto l’essere che in quella situazione naturale estrema intuiva il piaceredei sentimenti assoluti, degli impegni senza riserva, della parola nuda, essenziale, anti-ornamentale»66. In questo spazio, a lui intitolato e recentemente riaperto al pubblico, è stata allestita nel2009 l’esposizione della Tabula Peutingeriana, nell’edizione di Franz Christoph deScheyb (Vienna 1753)67. Si sono poi susseguite le conferenze dedicate a VanniScheiwiller editore europeo68 (2010), il seminario di studi e la mostra Vittoria Anganoore Guido Pompili a cento anni dalla morte69 (2010), i cicli di “Letture in Augusta”Pensando a Pasolini (2010) e Futuro (2011), il ciclo di conferenze Un’idea della Storia

Fig. 9 - Momento di incontro della FUCI nell’oratorio Angelo dellaPace (Biblioteca G. Toniolo, Perugia).

61 Catalogo dei periodici delle bibliote-che umbre 1980, poi I Periodici dellebiblioteche umbre 1992, 2° ed. rivista eaggiornata.62 Tale trasferimento fu reso necessa-rio dall’acquisizione del fondo Binnicui fu fatto spazio liberando il pianodella torre libraria dedicato appuntoalle riviste chiuse. Questo trasferimen-to comportò anche una variazionenella modalità del prelievo, limitato adue momenti della giornata e quindiper prenotazione. 63 La biblioteca Augusta conserva egestisce il patrimonio bibliograficodello studioso perugino, donato nel1997 alla Regione dell’Umbria secondola sua espressa volontà cfr. www.fondowalterbinni.it.64 Binni 2007, p. 31. 65 Binni 2007, p. 27.66 Binni 2007, p. 22, cfr. ancheFrancescaglia 2010, pp. 207-221

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d’Italia (2010-2011), numerose presentazioni di libri, tavole rotonde, spettacoli teatrali edaltri eventi minori70. Nella sua favorevole posizione panoramica l’oratorio viene ora uti-lizzato anche per matrimoni civili. Alla fine di questa carrellata mi preme sottolineare come il rapporto con un monumento,un edificio architettonico, sia sempre preciso, denso di significati e non occasionale,nonostante i periodi di splendore o di decadenza cui vada soggetto nel tempo, e come sileghi in modo intrinseco alla percezione del tessuto urbano. Con il suo profilo definito,l’oratorio occupa lo spazio, lo organizza, e - proprio nell’ottica urbana e ‘urbanistica’ checostituisce il contributo specifico e innovativo di Galeazzo Alessi - orienta con la sua pre-senza lo sviluppo dell’abitato circostante. Tanto che le costruzioni successive si misura-no con questo corpo di fabbrica, con un rispetto, una distanza e una ragion d’essere cherecepiscono l’ordine spaziale di cui è portatore. Dal momento della costruzione della log-gia, presto trasformata in oratorio Angelus pacis, questo edificio, sito nel punto più altodella città, al limitare del pianoro delimitato dai contrafforti della rocca di Monmaggiore,e in posizione dominante sul versante settentrionale del territorio extraurbano, si inseri-sce armoniosamente nel contesto urbano e insieme alla balaustra affacciata sul panora-ma e alla fila di alberi secolari che la costeggiano ed animano, ottiene di esprimere almeglio la sua peculiare suggestione.

Fig. 10 - Programma del 25 anniversa-rio di costituzione del Circolo univer-sitario G. Toniolo presso l’oratorioAngelo della Pace. Anche l’indirizzosociale è quello di via delle Prome(Biblioteca G. Toniolo, Perugia).

67 Scheyb 1753.68 Pulsoni 2011.69 Cfr. Rossetti 2010, pp.199-206.70 Cfr. l’archivio degli eventi dellaBiblioteca nel sitohttp://biblioteche.comune.perugia.it.

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