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Zuccheriera Egittomania DI PIERLUIGI PANZA EI F ARAONI INVASERO L’ E UROPA La spedizione napoleonica ispirò l’immaginariodi pittura e architettura. Ma la moda all’Orientale si ritrova anche in orologi, mobili, pettinature N ell’Ottocento la moda all’Orientale e, in particolare, all’egiziana, rappresentò il vertice del «fashion» per la tarda aristocrazia. Vennero realizzati mobili, orologi a pen- dolo, candelabri, orecchini, zuccheriere a forma di sfingi e faraoni, specie dai raffinati decoratori parigini come Galle. E persino le pettinature più alla moda si ispirarono alla pri- ma giraffa vista in Europa e chiamata Zarafa che, catturata nelle pianure intorno all’alto Nilo, era stata imbarcata ad Alessandria d’Egitto, sbarcata a Marsiglia e accompagnata dal maggior naturalista dell’epoca, Bernardin de Saint Pierre, fino ai giardini delle Tuileries. Questa moda, che investì anche il mondo del- l’opera lirica, aveva avuto più di un secolo per mettere a punto il suo lessico iconografico. Già nel suo Cours d’Architecture , edito a Pari- gi tra il 1675 e il 1683, il direttore dell’Acca- demia Reale e maresciallo del re, Nico- las-François Blondel (1617-1686), faceva risalire le origini della civiltà e del gusto eu- ropeo all’Egitto, come fino ad allora si era cre- duto. Ne erano testimonianza gli studi rinasci- mentali dei piramidografi, la decifrazione dei geroglifici tentata da Valeriano e dal gesuita Athanasius Kircher sino al Pantheon Aegyptio- rum di Jablonski del 1750, con una descrizione dei colossi di Memnone e le raffigurazioni del fa- raone Amenhotep III. I primi rilievi di monumenti e antichità egizia- ne risalgono però al 1743-45 e vennero pubblica- ti in A Description of the East and Some other Countries dell’inglese Richard Pococke (1704-1765), che visitò Alessandria, Dendera, Te- be, l’Alto Egitto e il Cairo con al seguito disegna- tori. Questo testo divenne matrice di una lunga serie di spedizioni finanziate per disegnare in loco monumenti, che esaltarono ora aspetti magici, ora fornirono il supporto ai successivi interventi milita- ri. Con la spedizione in Egitto intrapresa da Napoleo- ne il 19 maggio 1798, che aveva al seguito 167 erudi- ti, artisti e scienziati, l’Egitto s’impose decisamente come soggetto ricorrente dell’estetica del sublime (quella che tendeva a stupire e commuovere l’osservatore) in ag- giunta al già diffuso «gusto turchesco» (presente, ad esem- pio, in Mozart). Fu facile infatti per gli artisti «saccheggia- re» il materiale figurativo che faceva da corredo ai libri di viaggio di questi eruditi, come le Lettres écrites d’Egypte di Etienne Geoffroy Saint-Hilaire, il resoconto che Ludwig Mayer pubblicò nel 1801 (Views in Egypt ) con 48 splendide acquetinte, la pubblicazione del Voyage dans la Basse et la Haute Egypte di Dominique Vivant Denon (al quale è dedi- cata un’ala del Louvre), autore anche del più celebre ro- manzo libertino di quegli anni , Senza domani . Il «libro-ma- stro» dell’egittomania, tuttavia, fu la Description de L’Égyp- te, resoconto ufficiale dell’impresa napoleonica, opera di 43 autori divisa in tre grandi parti (Antichità, Egitto moder- no e Storia naturale), pubblicata a Parigi a partire dal 1809 per ordine di Napoleone composta da 10 tomi contenenti 837 incisioni su rame per circa tremila immagini. Il mobi- letto-leggìo che poteva contenere tutta l’opera (alla moda egizia) costava un migliaio di franchi e venne esposto al Louvre già nel 1827. L’interesse per il Paese dei faraoni scatenò una corsa a romanzi di gusto egizio, come testi- moniano i testi letterari di Chateau- briand, Lamartine, Flaubert, a scrit- ti scientifici e una rincorsa alle im- prese archeologiche. Tra le quali la storica spedizione tosco-francese di Ippolito Rosellini e Champol- lion, il decifratore dei geroglifici, sulla cui avventura è appena stata pubblicata una fantasiosa ricostru- zione da Jean-Michel Riou Il segre- to di Champollion (Sonzogno). Sca- tenò anche una caccia ai reperti (molti i falsi e le ricostruzioni), nel- la quale si segnalarono due italiani: il gigantesco circense e idraulico pa- dovano Giovanni Belzoni che si mi- se al servizio del console inglese Henry Salt, e Bernardino Drovetti, al servizio dei francesi. Il primo pe- netrò la piramide di Chefren; al se- condo si deve l’origine del museo egizio di Torino. La conoscenza di reperti e monumenti egizi condizionò la cultura architettonica italiana, in particolare con Pelagio Pelagi, anche grazie a un nobile «precursore»: l’«architetto scellerato» Giovan Battista Piranesi che fin dal 1769 aveva pubblicato una raccolta di camini di gusto egiziano e deco- rato il caffè degli inglesi di piazza di Spagna con faraoni, piramidi, il toro Apis, la barca del dio Amon Ra, la chiave di Iside, il dio falco Horus... Nacquero così il Caffè Pedrocchi di Padova dello Jappelli e piazza del popolo di Valadier, en- trambi con sfoggio di sfingi ispirate al tempio di Karnak. Anche la pittura venne investita dalla moda egizia. Hora- ce Vernet (1789-1863) affrontò con barche, cavalli, cammel- li, muli viaggi in Egitto, Siria, Palestina e Turchia e ne tras- se una produzione di 500 dipinti. Ancor maggior fascino troviamo in Jean-Léon Gerome (1824-1904): nel 1856 visitò l’Egitto navigando sul Nilo per quattro mesi e alloggiando per altri quattro al Cairo. Da questi viaggi trasse ispirazio- ne per molti dipinti di vita egiziana che vennero esposti ai Salon. Quanto agli sceneggiatori d’opera si distinsero Pao- lo Landriani, che lavorò dal 1792 al 1800 al balletto I france- si in Egitto e al Cesare in Egitto di Gaetano Gioja e il rifacito- re degli interni della Scala, Alessandro Sanquirico, con la messa in scena del Crociato in Egitto di Meyerbeer del 1826. Gioiello realizzato alla fine dell’800 da Lalique in oro e perla. Appartenne alla marchesa Arconati-Visconti La scena della morte rappresenta- ta da Jean-André Rixens (1874) Pezzo di un servizio da dessert egizio composto da 108 oggetti Il disegno di una decorazione in stile egizio opera dell’architetto Giovan Battista Piranesi (1720-1778) Striking Clock di Cartier (1927) Per le scene dell’«Aida» del 1827 Sacco a tracolla «alla nuotatrice» realizzato in Francia nel 1922 in seta, avorio, smeraldi e oro Spilla Cleopatra Figurino di Attilio Comelli per l’«Aida» andata in scena alla Scala nel 1904 Camino Scoperta a Rosetta nel 1799, fu decifrata nel 1822 da Champollion Lo scrittore, disegnatore, archeologo e diplomatico francese Dominique Vi- vant-Denon (1747-1825) partecipò alla spedizione napoleonica in Egitto del 1798. È un testimone eccezionale dello stupore europeo di fronte alla cultura egizia. Nel brano che segue (tratto dal suo «Voyage en Egypte», pubblicato nel 2001 da manifestolibri con il titolo «Na- poleone in Egitto») racconta l’arrivo al tempio di Dendera. Non avevo un’espressione adeguata, per rendere tutto ciò che provavo quando fui sot- to il portico di Dendera; credetti d’essere re- almente nel santuario delle arti e delle scien- ze. Quante epoche si presentarono alla mia immaginazione, alla vista di un tale edifi- cio! Mai tanto spazio nello stesso punto; mai i passi del tempo più evidenti e meglio seguiti. Quale duratura potenza, quale ric- chezza, quale abbondanza, quale ecceden- za di mezzi deve possedere il governo che può fare innalzare un tale edificio, e che tro- va nella nazione degli uomini capaci di con- cepirlo, di eseguirlo, di decorarlo, di arric- chirlo di tutto ciò che parla agli occhi e allo spirito! Mai il lavoro degli uomini mi aveva presentato questi mezzi in maniera così rav- vicinata, così antichi e così grandi. Nelle ro- vine di Dendera gli egiziani mi parvero dei giganti. [...] Questi monumenti, che imponevano il rispetto dovuto al santuario della divini- tà, erano i libri aperti nei quali la scienza era stata sviluppata, nei quali la morale era stata dettata, nei quali le arti utili erano sta- te praticate; tutto parlava, tutto era anima- to, e sempre nello stesso spirito. I vani delle porte, gli angoli presentavano ancora un le- zione, un precetto, e tutto ciò con un’armo- nia ammirevole; l’ornamento più leggero sull’elemento architettonico più pesante spiegavano in modo vivo ciò che l’astrono- mia aveva di più astratto da esprimere. La pittura aggiungeva ulteriore fascino alla scultura e all’architettura, e congiuntamen- te producevano una ricchezza gradevole, che non nuoceva né alla semplicità né alla gravità dell’insieme [...] Quanto al carattere delle figure umane, senza prenderlo in prestito da altre nazioni, hanno imitato la loro propria natura, più graziosa che bella. Quelle femminili somi- gliano ancora alla figura delle graziose don- ne d’oggi: rotondità, voluttà; il naso piccolo; gli occhi allungati, socchiusi, e all’insù, co- me in tutti i popoli in cui quest’organo è af- faticato dal bruciore del sole o dal candore della neve; gli zigomi pronunciati, le labbra prominenti, la bocca grande, ma ridente e graziosa: in tutto ciò, il carattere africano, di cui il negro è l’estremo, e forse il princi- pio. Ho ritrovato a Dendera rappresentazio- ni di peristili di tempi con cariatidi, eseguite in pittura nel bagno di Tito, copiate da Raf- faello, e che noi scimmiottavamo nei salotti, senza immaginare che gli egiziani ce ne han- no dato i primi modelli. La matita in mano, passavo di oggetto in oggetto . Avevo vergo- gna dei disegni insufficienti che facevo di co- se così sublimi; ma volevo dei ricordi delle sensazioni che avevo provato; temevo che Dendera mi sfuggisse per sempre, e i miei rimpianti eguagliavano le mie gioie. Borsa LE MOSTRE Costume La stele Il TEMPIO «In queste rovine vedo un popolo di giganti» L’ E STETICA IL DIARIO L’ARCHEOLOGO VIVANT-DENON, AL SEGUITO DI BONAPARTE, GIUNGE A D ENDERA Fino al 14 gennaio il Museo teatrale della Scala ospita la mostra interattiva «Celeste Ai- da», curata da Vittoria Crespi Morbio e Maria Pia Ferrari. Tra le chicche, la partitura au- tografa del 1870, esposta al pubblico per la prima volta. Sempre a Milano, dal 21 di- cembre al 14 aprile, Palazzo Reale presenta la mostra «Igie- ne e bellezza nell’antico Egit- to» che descrive il culto per il corpo attraverso ricette cosme- tiche tratte da antichi papiri. Orologio Il disegno di Dendera realiz- zato da Vivant-Denon (sotto) Oggetti 6 Eventi Scala Giovedì 7 Dicembre 2006 Corriere della Sera

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Zuccheriera

Egittomania

D I P I E R L U I G I P A N Z A

E I FARAONI INVASERO L’EUROPALa spedizione napoleonica ispirò

l’immaginario di pittura e architettura.Ma la moda all’Orientale si ritrovaanche in orologi, mobili, pettinature

N ell’Ottocento la moda all’Orientale e, in particolare,all’egiziana, rappresentò il vertice del «fashion» per la

tarda aristocrazia. Vennero realizzati mobili, orologi a pen-dolo, candelabri, orecchini, zuccheriere a forma di sfingi efaraoni, specie dai raffinati decoratori parigini come Galle.E persino le pettinature più alla moda si ispirarono alla pri-ma giraffa vista in Europa e chiamata Zarafa che, catturatanelle pianure intorno all’alto Nilo, era stata imbarcata adAlessandria d’Egitto, sbarcata a Marsiglia e accompagnatadal maggior naturalista dell’epoca, Bernardin de SaintPierre, fino ai giardini delle Tuileries.

Questa moda, che investì anche il mondo del-l’opera lirica, aveva avuto più di un secolo permettere a punto il suo lessico iconografico.Già nel suo Cours d’Architecture , edito a Pari-gi tra il 1675 e il 1683, il direttore dell’Acca-demia Reale e maresciallo del re, Nico-las-François Blondel (1617-1686), facevarisalire le origini della civiltà e del gusto eu-ropeo all’Egitto, come fino ad allora si era cre-duto. Ne erano testimonianza gli studi rinasci-mentali dei piramidografi, la decifrazione deigeroglifici tentata da Valeriano e dal gesuitaAthanasius Kircher sino al Pantheon Aegyptio-rum di Jablonski del 1750, con una descrizionedei colossi di Memnone e le raffigurazioni del fa-raone Amenhotep III.

I primi rilievi di monumenti e antichità egizia-ne risalgono però al 1743-45 e vennero pubblica-ti in A Description of the East and Some otherCountries dell ’ inglese Richard Pococke(1704-1765), che visitò Alessandria, Dendera, Te-be, l’Alto Egitto e il Cairo con al seguito disegna-tori. Questo testo divenne matrice di una lungaserie di spedizioni finanziate per disegnare in locomonumenti, che esaltarono ora aspetti magici, orafornirono il supporto ai successivi interventi milita-ri.

Con la spedizione in Egitto intrapresa da Napoleo-ne il 19 maggio 1798, che aveva al seguito 167 erudi-ti, artisti e scienziati, l’Egitto s’impose decisamente

come soggetto ricorrente dell’estetica del sublime (quellache tendeva a stupire e commuovere l’osservatore) in ag-giunta al già diffuso «gusto turchesco» (presente, ad esem-pio, in Mozart). Fu facile infatti per gli artisti «saccheggia-re» il materiale figurativo che faceva da corredo ai libri diviaggio di questi eruditi, come le Lettres écrites d’Egypte di

Etienne Geoffroy Saint-Hilaire, il resoconto che LudwigMayer pubblicò nel 1801 (Views in Egypt ) con 48 splendideacquetinte, la pubblicazione del Voyage dans la Basse et laHaute Egypte di Dominique Vivant Denon (al quale è dedi-cata un’ala del Louvre), autore anche del più celebre ro-manzo libertino di quegli anni , Senza domani . Il «libro-ma-

stro» dell’egittomania, tuttavia, fu la Description de L’Égyp-te, resoconto ufficiale dell’impresa napoleonica, opera di43 autori divisa in tre grandi parti (Antichità, Egitto moder-no e Storia naturale), pubblicata a Parigi a partire dal 1809per ordine di Napoleone composta da 10 tomi contenenti837 incisioni su rame per circa tremila immagini. Il mobi-letto-leggìo che poteva contenere tutta l’opera (alla modaegizia) costava un migliaio di franchi e venne esposto alLouvre già nel 1827.

L’interesse per il Paese dei faraoni scatenò una corsa aromanzi di gusto egizio, come testi-moniano i testi letterari di Chateau-briand, Lamartine, Flaubert, a scrit-ti scientifici e una rincorsa alle im-prese archeologiche. Tra le quali lastorica spedizione tosco-francesedi Ippolito Rosellini e Champol-lion, il decifratore dei geroglifici,sulla cui avventura è appena statapubblicata una fantasiosa ricostru-zione da Jean-Michel Riou Il segre-to di Champollion (Sonzogno). Sca-tenò anche una caccia ai reperti(molti i falsi e le ricostruzioni), nel-la quale si segnalarono due italiani:il gigantesco circense e idraulico pa-dovano Giovanni Belzoni che si mi-se al servizio del console ingleseHenry Salt, e Bernardino Drovetti,al servizio dei francesi. Il primo pe-netrò la piramide di Chefren; al se-condo si deve l’origine del museo

egizio di Torino.La conoscenza di reperti e monumenti egizi condizionò

la cultura architettonica italiana, in particolare con PelagioPelagi, anche grazie a un nobile «precursore»: l’«architettoscellerato» Giovan Battista Piranesi che fin dal 1769 avevapubblicato una raccolta di camini di gusto egiziano e deco-rato il caffè degli inglesi di piazza di Spagna con faraoni,piramidi, il toro Apis, la barca del dio Amon Ra, la chiave diIside, il dio falco Horus... Nacquero così il Caffè Pedrocchidi Padova dello Jappelli e piazza del popolo di Valadier, en-trambi con sfoggio di sfingi ispirate al tempio di Karnak.

Anche la pittura venne investita dalla moda egizia. Hora-ce Vernet (1789-1863) affrontò con barche, cavalli, cammel-li, muli viaggi in Egitto, Siria, Palestina e Turchia e ne tras-se una produzione di 500 dipinti. Ancor maggior fascinotroviamo in Jean-Léon Gerome (1824-1904): nel 1856 visitòl’Egitto navigando sul Nilo per quattro mesi e alloggiandoper altri quattro al Cairo. Da questi viaggi trasse ispirazio-ne per molti dipinti di vita egiziana che vennero esposti aiSalon. Quanto agli sceneggiatori d’opera si distinsero Pao-lo Landriani, che lavorò dal 1792 al 1800 al balletto I france-si in Egitto e al Cesare in Egitto di Gaetano Gioja e il rifacito-re degli interni della Scala, Alessandro Sanquirico, con lamessa in scena del Crociato in Egitto di Meyerbeer del1826.

Gioiello realizzato allafine dell’800 da Laliquein oro e perla.Appartennealla marchesaArconati-Visconti

La scenadella morterappresenta-ta daJean-AndréRixens (1874)

Pezzo diun servizioda dessertegiziocompostoda 108oggetti

Il disegno diunadecorazione instile egiziooperadell’architettoGiovan BattistaPiranesi(1720-1778)

Striking Clock di Cartier (1927)

Per le scene dell’«Aida» del 1827

Sacco a tracolla«allanuotatrice»realizzato inFrancia nel1922in seta, avorio,smeraldi e oro

Spilla

Cleopatra

Figurinodi AttilioComelli perl’«Aida»andata inscena allaScala nel 1904

Camino

Scoperta aRosettanel 1799,fu decifrata nel1822 daChampollion

Lo scrittore, disegnatore, archeologoe diplomatico francese Dominique Vi-vant-Denon (1747-1825) partecipò allaspedizione napoleonica in Egitto del1798. È un testimone eccezionale dellostupore europeo di fronte alla culturaegizia. Nel brano che segue (tratto dalsuo «Voyage en Egypte», pubblicato nel2001 da manifestolibri con il titolo «Na-poleone in Egitto») racconta l’arrivo altempio di Dendera.

Non avevo un’espressione adeguata, perrendere tutto ciò che provavo quando fui sot-to il portico di Dendera; credetti d’essere re-almente nel santuario delle arti e delle scien-ze. Quante epoche si presentarono alla miaimmaginazione, alla vista di un tale edifi-cio! Mai tanto spazio nello stesso punto;mai i passi del tempo più evidenti e meglioseguiti. Quale duratura potenza, quale ric-chezza, quale abbondanza, quale ecceden-za di mezzi deve possedere il governo chepuò fare innalzare un tale edificio, e che tro-

va nella nazione degli uomini capaci di con-cepirlo, di eseguirlo, di decorarlo, di arric-chirlo di tutto ciò che parla agli occhi e allospirito! Mai il lavoro degli uomini mi avevapresentato questi mezzi in maniera così rav-vicinata, così antichi e così grandi. Nelle ro-vine di Dendera gli egiziani mi parvero deigiganti.

[...] Questi monumenti, che imponevano

il rispetto dovuto al santuario della divini-tà, erano i libri aperti nei quali la scienzaera stata sviluppata, nei quali la morale erastata dettata, nei quali le arti utili erano sta-te praticate; tutto parlava, tutto era anima-to, e sempre nello stesso spirito. I vani delleporte, gli angoli presentavano ancora un le-zione, un precetto, e tutto ciò con un’armo-nia ammirevole; l’ornamento più leggero

sull’elemento architettonico più pesantespiegavano in modo vivo ciò che l’astrono-mia aveva di più astratto da esprimere. Lapittura aggiungeva ulteriore fascino allascultura e all’architettura, e congiuntamen-te producevano una ricchezza gradevole,che non nuoceva né alla semplicità né allagravità dell’insieme [...]

Quanto al carattere delle figure umane,

senza prenderlo in prestito da altre nazioni,hanno imitato la loro propria natura, piùgraziosa che bella. Quelle femminili somi-gliano ancora alla figura delle graziose don-ne d’oggi: rotondità, voluttà; il naso piccolo;gli occhi allungati, socchiusi, e all’insù, co-me in tutti i popoli in cui quest’organo è af-faticato dal bruciore del sole o dal candoredella neve; gli zigomi pronunciati, le labbraprominenti, la bocca grande, ma ridente egraziosa: in tutto ciò, il carattere africano,di cui il negro è l’estremo, e forse il princi-pio. Ho ritrovato a Dendera rappresentazio-ni di peristili di tempi con cariatidi, eseguitein pittura nel bagno di Tito, copiate da Raf-faello, e che noi scimmiottavamo nei salotti,senza immaginare che gli egiziani ce ne han-no dato i primi modelli. La matita in mano,passavo di oggetto in oggetto . Avevo vergo-gna dei disegni insufficienti che facevo di co-se così sublimi; ma volevo dei ricordi dellesensazioni che avevo provato; temevo cheDendera mi sfuggisse per sempre, e i mieirimpianti eguagliavano le mie gioie.

Borsa

LE MOSTRE

Costume

La stele

Il TEMPIO

«In queste rovine vedo un popolo di giganti»

L ’ E S T E T I C A

IL DIARIO L’ARCHEOLOGO VIVANT-DENON, AL SEGUITO DI BONAPARTE, GIUNGE A DENDERA

Fino al 14 gennaio il Museoteatrale della Scala ospita lamostra interattiva «Celeste Ai-da», curata da Vittoria CrespiMorbio e Maria Pia Ferrari.

Tra le chicche, la partitura au-tografa del 1870, esposta alpubblico per la prima volta.

Sempre a Milano, dal 21 di-cembre al 14 aprile, Palazzo

Reale presenta la mostra «Igie-ne e bellezza nell’antico Egit-to» che descrive il culto per ilcorpo attraverso ricette cosme-tiche tratte da antichi papiri.

Orologio

Il disegno di Dendera realiz-zato da Vivant-Denon (sotto)

Oggetti

6 Eventi Scala Giovedì 7 Dicembre 2006 Corriere della Sera