la cooperazione allo sviluppo e la criminalità organizzata nel sud del mondo

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0 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PALERMO F A C O L T A’ D I E C O N O M I A CORSO DI LAUREA IN SVILUPPO ECONOMICO E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA NEL SUD DEL MONDO ____________________________________________________________________ Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Alessandra Dino Tesi di laurea di: Vincenzo Monaco A.A. 2008/2009

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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PALERMO F A C O L T A DI ECONOMIA

CORSO DI LAUREA IN SVILUPPO ECONOMICO E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E LA CRIMINALITA ORGANIZZATA NEL SUD DEL MONDO

____________________________________________________________________

Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Alessandra Dino Tesi di laurea di:

Vincenzo Monaco

A.A. 2008/20090

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Indice

Introduzione .......................................................................................... 04 CAPITOLO 1 SUD DEL MONDO: CENNI STORICI DALLA COLONIZZAZIONE AD OGGI .............................................................................................. 06 1.1 1.2 1.3 1.4 Africa ............................................................................................ 08 America Latina e Caraibi .............................................................. 12 Asia e Oceania ............................................................................ 16 Dati sulla povert nel mondo ........................................................ 21

CAPITOLO 2 COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO ............................................... 25 2.1 2.2 2.3 2.4 Origini e motivazioni .................................................................... 26 Attori della cooperazione .............................................................. 29 I flussi e le modalit ..................................................................... 31 Evoluzione delle politiche ............................................................. 33

CAPITOLO 3 SISTEMA ITALIA NELLA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO .. 41 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6 Base giuridica e Dgcs ................................................................ 43 Obiettivi generali e linee guida .................................................... 44 Settori prioritari dintervento ........................................................ 47 Partner ........................................................................................... 49 Strumenti dintervento .................................................................. 52 Iniziative ....................................................................................... 552

CAPITOLO 4 ERRORI ED ILLUSIONI DI UN MITO .............................................. 59 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 4.6 4.7 4.8 4.9 Rivedere la Dgcs ........................................................................... 61 Pochi soldi e tante parole .............................................................. 63 Lo Structural Adjustment Program ............................................... 66 Linstitution building nei Balcani ................................................. 67 Gli aiuti umanitari ........................................................................ 68 Gli interventi umanitari delle Ong italiane in Africa ..................... 70 La crisi alimentare globale ............................................................. 71 La cooperazione allo sviluppo delle imprese ........................... 74 La cooperazione di facciata .......................................................... 77

CAPITOLO 5 STATI-MAFIA ................................................................................. 82 5.1 5.2 5.3 5.4 Teoria e definizione ...................................................................... 84 Quali sono gli Stati-mafia ............................................................. 86 Effetti perversi: la cooperazione allo sviluppo negli Stati-mafia .. 99 Stato colluso in sostegno di Stati-mafia: lItalia ......................... 101

CAPITOLO 6 LA CRIMINALITA ORGANIZZATA NEL SUD DEL MONDO .. 104 6.1 America Latina e Caraibi ........................................................... 106 6.2 Africa ........................................................................................... 114 Conclusioni ......................................................................................... 127 Bibliografia ........................................................................................ 130 Sitografia ............................................................................................ 137 Ringraziamenti .................................................................................. 146

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Introduzione

Questo lavoro mira ad analizzare il contesto socioeconomico e politico nel quale opera la criminalit organizzata, presso i Paesi del Sud del mondo, cercando di mostrare, da un lato, come sia necessaria una vera lotta alla criminalit organizzata ed alla corruzione, per registrare dei risultati concreti di sviluppo ed eliminare laccrescimento di potere delle lite politico-criminali, che rappresentano un grande ostacolo alle reali prospettive di sviluppo delle popolazioni locali; dallaltro, mediante lausilio di inchieste giornalistiche, si produce una dura critica nei confronti della Cooperazione Italiana allo Sviluppo: errori, falsit, scandali e responsabilit di un mondo nato per generare sviluppo, ma che pu facilmente cadere, com gi accaduto in passato, nelle mani di pochi altri soggetti, con interessi differenti. Le conclusioni cui si arrivati sono, pi che altro, considerazioni e proposte di riforme che riguardano la Cooperazione Italiana allo Sviluppo. Le prospettive, dellintero lavoro, non sono di certo rosee. La ricerca inizia con una sintetica panoramica sulle vicende storiche dei Paesi del Sud del mondo, dalla decolonizzazione ad oggi. Le differenti fasi storiche dellindipendenza formale, dalla colonizzazione europea, in Africa, in America Latina e nei Caraibi, ed in molti altri paesi dellAsia e dellOceania, per poi giungere ai nostri giorni. Un excursus storico per comprendere, partendo da un recente passato, le attuali realt del Sud del mondo. Il secondo capitolo analizza la nascita, laffermazione e levoluzione delle Politiche di Cooperazione allo Sviluppo a livello generale. Linsieme di politiche attuate da un governo, o da unistituzione multilaterale, che mirano a creare le condizioni necessarie per lo sviluppo economico e sociale, duraturo e sostenibile, in un altro paese, mediante il lavoro di organizzazioni governative, nazionali o internazionali, o di organizzazioni non governative.4

Il terzo capitolo si concentra sulla Cooperazione allo Sviluppo del Sistema Italia. Lanalisi della struttura e del funzionamento della Cooperazione italiana allo Sviluppo, attraverso fonti e dati governativi. Gli errori e le illusioni della Cooperazione italiana allo Sviluppo, invece, sono oggetto del quarto capitolo. In esso viene illustrata la cooperazione italiana allo sviluppo, con problemi sulla gestione della propria struttura; finanze sempre pi ridotte e mal gestite, a dispetto di promesse enunciate; inadeguatezze legate alla gestione di programmi ed aiuti; responsabilit nei confronti della crisi alimentare globale; ed infine, non certo per importanza, un passato per nulla edificante. Nel quinto capitolo si passa allanalisi degli Stati-mafia: Stati dotati di propri ordinamenti giuridici e politici, dove il controllo reale del territorio, tramite il monopolio della forza e limposizione di determinate norme, non condotto dagli organi e dalle istituzioni legittime, ma in mano a potenti organizzazioni criminali (o network) capaci di coordinare e coinvolgere altri soggetti e/o gruppi (politici, governativi, comuni cittadini) nel loro vasto intreccio di azioni. Un fenomeno che, forse, desta poco interesse tra i decisori politici preposti alla formulazione delle politiche di aiuto e cooperazione in favore delle popolazioni di tali Paesi. Si conclude con lanalisi della criminalit organizzata nel Sud del mondo, nel sesto capitolo. Il contesto ed i traffici nei quali operano le organizzazioni o gruppi criminali dei suddetti paesi; un fenomeno che attraversa tutti i continenti, da Nord a Sud, perpetrando violenza e criminalit, senza risparmiare nessuno. I Paesi del sud del mondo, se pur economicamente poveri in termini monetari, non sono per nulla fuori dalla portata dei tentacoli criminali, perch le condizioni sociali, politiche, culturali ed ambientali, creano un habitat confortevole alle organizzazioni ed ai gruppi criminali (locali ed esteri).

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CAPITOLO I

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Sud del Mondo: cenni storici dalla colonizzazione ad oggi

Le Nazioni Unite 1 (Onu) considerano come facenti parte del Sud del mondo, lintera lAfrica, lAmerica Latina e i Caraibi, e molti paesi dellAsia ed Oceania. La maggior parte dei paesi appartenenti a tali aree geografiche hanno subto lenorme peso della colonizzazione europea. Dopo la seconda guerra mondiale le potenze europee, che avevano costituito i loro imperi coloniali in Africa e Asia, non furono pi in grado di mantenerne il controllo. Cominciarono a prendere forza i primi movimenti o partiti indipendenti, che favorirono la diffusione del sentimento nazionale e del desiderio di indipendenza. In America Latina, a differenza di quanto accadeva in Africa ed Asia, la decolonizzazione 2 fu compiuta in tempi precedenti (nel XIX secolo) al termine del secondo conflitto mondiale; nello stesso periodo storico, lAmerica Latina sub feroci governi dittatoriali. Di seguito un brevissimo riassunto, senza la presunzione dellesaustivit, sulle vicende storiche del sud del mondo dalla decolonizzazione ad oggi.

Organizzazione delle Nazioni Unite, Onu (24 ottobre 1945), la pi importante organizzazione internazionale, con 192 Stati membri, che si occupa di cooperazione internazionale in ambito di sviluppo economico, progresso socioculturale, diritti umani e sicurezza internazionale. 2 Decolonizzazione, processo, quasi mai pacifico, attraverso il quale un paese occupato stabilmente da un altro ed espropriato delle proprie risorse e della propria cultura, si sottrae al dominio delloccupante e riconquista autonomia e libert, oppure processo attraverso cui il paese occupante procede per un pi o meno breve ritiro dalloccupazione stessa.

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1.1 Africa

"I popoli dell'Africa sono come un mendicante seduto su una montagna d'oro" Jean Ziegler3

Sebbene alcuni territori africani fossero stati occupati dagli europei da tempi pi antichi, dalla seconda met dellOttocento che possiamo parlare di una vera e propria Spartizione dellAfrica.4 I paesi che ebbero il ruolo di gran lunga pi importante nella conquista dellAfrica furono Gran Bretagna e Francia. Con esse cerc di competere per un breve periodo la Germania, mentre il Portogallo si sforzava di mantenere i suoi antichi possedimenti e lItalia cercava di creare il proprio impero coloniale con scarso successo. Una vicenda storica complessa port anche il Belgio a entrare in possesso di un vasto territorio africano. Le nazioni europee giustificarono le loro pretese sul continente africano in nome di una presunta missione civilizzatrice. In definitiva, tuttavia, leffetto maggiore della dominazione europea fu quello di destabilizzare il continente. Lazione degli europei si limit al saccheggio delle risorse naturali e non vennero create strutture utili ad uneconomia moderna. Nei paesi in cui si stabilirono comunit di origine europea si crearono tensioni con la popolazione locale, discriminata politicamente ed economicamente.5

Jean Ziegler (19 aprile 1934), un sociologo e politico svizzero. autore di numerosi saggi sui temi della povert e sugli abusi e le storture dei sistemi finanziari internazionali. Oggi ricopre la carica di Relatore speciale sul diritto allalimentazione per la Commissione sui diritti delluomo delle Nazioni Unite. Cesareo V., Magatti M. (2000), La dimensione della globalizzazione, Milano, FrancoAngeli, p. 95. 4 Spartizione dellAfrica (1880 - 1914), meglio nota in inglese come Scramble for Africa, traducibile in lo sgomitare per lAfrica; fu il proliferare delle rivendicazioni europee sui territori africani tra il 1880 e linizio della prima guerra mondiale nel 1914. La Conferenza di Berlino (1884 - 1885), a cui parteciparono le maggiori potenze europee, fu uno dei tentativi di mediare la situazione in Congo e contestualmente fu loccasione per regolare tale corsa allAfrica. 5 Fage J. (1995), Storia dellAfrica, Torino, SEI.

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La fine del colonialismo europeo in Africa fu un processo relativamente rapido che, fra la fine della seconda guerra mondiale (1945) e linizio degli anni 60, condusse allindipendenza gran parte del continente, dando vita a Stati per lo pi coincidenti con i territori delle precedenti colonie. Le istanze di liberazione legate alla lotta contro il nazifascismo, cui molti africani parteciparono come membri delle armate delle rispettive potenze coloniali, e in seguito, i principi della Carta atlantica,6 ebbero un forte impatto sul nazionalismo anticoloniale e spesso fornirono lo sfondo ideale a insurrezioni e movimenti di protesta come quelli dellAlgeria (1945), del Madagascar (1947-49), della Costa doro odierno Ghana (1948).7 Inoltre, lapparire sulla scena politica mondiale delle due nuove superpotenze (Usa e Urss), estranee reciprocamente per storia e per ideologia alle forme del colonialismo europeo, favor linstaurarsi di un nuovo tipo di supremazia basato sullinfluenza nella politica interna dei nuovi stati e sulla loro sudditanza economica, in cambio dellappoggio finanziario e militare ai nuovi capi per il mantenimento dei delicati equilibri interni. Negli anni 50 matur un movimento anticoloniale ormai orientato verso lautogoverno o lindipendenza vera e propria, condotto da una nuova generazione di intellettuali e politici sovente formatisi in Europa o negli Stati uniti e fortemente influenzati dalle dottrine di liberazione e autodeterminazione emerse specialmente nelle lotte antimperialistiche dellIndia e dellAsia orientale.8

Carta atlantica (14 agosto 1941), dichiarazione dintenti congiunta di W. Churchill e F. D. Roosevelt che rappresent il programma su cui raccogliere il consenso internazionale nella guerra contro il nazifascismo: rinuncia a guadagni territoriali, modifica dei confini solo dintesa con i paesi interessati, diritto allautodeterminazione di tutti i popoli e rinuncia alla forza per la regolazione dei rapporti tra gli stati. 7 Il Movimento per il Trionfo della Libert e della Democrazia, Mtld (1946), fondato da Messali Hadj in Algeria. Cfr. Rizzi Franco (2004), Un mediterraneo di conflitti. Storia di un dialogo mancato, Roma, Meltemi, p. 184. Il Movimento Democratico e Rivoluzionario del Madagascar, Mdrm (1947), organizza una rivolta che viene violentemente soffocata: si conteranno pi di 80.000 vittime. Micillo Loredana (1998), Un fenomeno poco conosciuto: il Tromba del Madascar, Appendice I, Tesi di laurea: Facolt di scienze politiche, Istituto Universitario Orientale di Napoli. Il Convention Peoples Party, Cpp (1949), fondato da Kwame Nkrumah in Costa doro (oggi Ghana), divenne la forza politica predominante nel paese, guidandolo verso lindipendenza: il loro motto era Self Government Now (Autogoverno adesso). GhanaWeb.com. (http://www.ghanaweb.com/GhanaHomePage/republic/cpp.php). 8 Tra gli intellettuali europei di quel tempo, particolare importanza assunse loperato di Frantz Fanon (psichiatra, scrittore e filosofo francese). La sua opera pi conosciuta I dannati della terra, venne concepita come un manifesto per la lotta anticoloniale ed un classico degli anni della indipendenza

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Lindipendenza di vari paesi dellAfrica settentrionale (Libia, Sudan, Marocco e Tunisia) fra il 1952 e il 1956 apr la via allemancipazione dellAfrica nera. Nel 1960 ottennero la piena indipendenza i seguenti territori: Burkina Faso, Camerun, Centrafrica, Ciad, Congo, Costa davorio, Benin, Gabon, Madagascar, Mauritania, Niger, Senegal, Mali, Togo. Nello stesso anno raggiunsero lindipendenza anche la Rep. Democratica del Congo, la Somalia e la Nigeria; seguite dalle altre colonie britanniche: Sierra Leone e Tanzania nel 1961, Uganda nel 1962, Zanzibar (poi federatosi alla Tanzania) e Kenya nel 1963, Malawi e Zambia nel 1964, lo Zimbabwe nel 1965 (sotto il controllo della locale minoranza bianca), Gambia, Botswana e Lesotho nel 1965-1966. Ruanda e Burundi, gi belgi, divennero indipendenti nel 1962 e nel 1968 fu la volta della Guinea equatoriale (spagnola), Mauritius e Swaziland (britannici). Verso la met degli anni 70 si ebbe la conclusione della lotta di liberazione nelle colonie portoghesi: la Guinea Bissau nel 1974, Angola e Mozambico nel 1975. Nel 1977 la Francia concesse lindipendenza a Gibuti. Lultimo paese africano, nel 1990, ad acquistare la propria indipendenza fu la Namibia. Listituzione di nuovi stati africani sulla base dei confini dei vecchi domini coloniali, conteneva in s innumerevoli contraddizioni, legate fra laltro alla mancata corrispondenza tra formazioni storiche ed etno-linguistiche e i confini delle nuove entit statali. Questo fattore con pi generali problemi di dipendenza e vulnerabilit politica ed economica dei nuovi stati, fu fra le cause principali di numerose crisi interne e internazionali.9 Secondo Jean Lonard Touadi, giornalista del Congo Brazaville (collaboratore della redazione esteri del Tg3 e redattore della rivista Nigrizia), le cause principali dellattuale situazione africana sono attribuibili a: - uno smarrimento culturale, dovuto ad una modernit imposta che gli africani hanno adottato senza assumerla e senza la volont o la capacit di imprimerle una fisionomia conforme alle aspirazioni dei suoi popoli;africana; linfluenza dellopera di Fanon si estese ai movimenti di liberazione palestinese, ai tamil, agli irlandesi, alle Pantere Nere e ad altri movimenti che lottavano per la autodeterminazione. Cfr. Fanon Frantz (2007), I dannati della terra, Torino, Einaudi. 9 Valsecchi Pierluigi, Decolonizzazione dellAfrica, Dizionario di storia. (http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/a/a016.htm).

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- lappartenenza etnica, utilizzata come uno strumento di potere politico aizzato contro altri gruppi etnici rivali nella corsa per la conquista violenta del potere e della ricchezza; - la geopolitica del petrolio, dei diamanti ed il controllo di aree economicamente strategiche che le potenze occidentali sono pronte a difendere attraverso il mantenimento di governi corrotti, repressivi o di poteri basati sullegemonia etnica.10 Per quel che riguarda le guerre del continente africano, per capirne meglio le cause, possiamo distinguerle in: Conflitti inter-statali, scoppiati per lo pi sino alla fine degli anni 80, che si limitavano a rivendicazioni di rettifica delle frontiere;11 Conflitti di natura secessionista, dove le frontiere coloniali sono contestate dallinterno di una stessa nazione oppure ribellioni interne;12 Conflitti intra-nazionali, aggravati con la fine della guerra fredda e guidati da gruppi etnici, non di rado marginalizzati dai poteri politici, che si ribellano in nome di una identit etnica a torto o a ragione giudicata minacciata.13 Si assiste sempre di pi ad una miscela esplosiva di tutti questi fattori che non agiscono pi singolarmente, ma che si concatenano e si alimentano reciprocamente. Non di rado, un conflitto iniziato con una motivazione politica (per esempio la contestazione di un risultato elettorale) pu degenerare in conflitto etnico con risvolti economici.

Touadi Jean Lonard (1999), Dossier: Guerre dAfrica, www.arpnet.it. (http://www.arpnet.it/volosvi/1999_2/99_2_04.htm). 11 Benin-Niger per la frontiera lungo il fiume; Egitto-Sudan con il primo che reclama il cuneo di Wadi Halfa e il triangolo Jabel-Bartaziga-Korosko; Somalia-Etiopia per la regione di Hawd e dellOgaden; Mozambico-Malawi, che si contendono la riva paludosa est del lago Chilwa e moltissimi altri. Ibidem. 12 Katanga nellex CongoBelga; Biafra in Nigeria; Casamance in Senegal, ribellione dei tuareg nel Mali e nel Niger, Comore in Anjouan; la regione del Kivu nel conflitto congolese. Ibidem. 13 Ruanda e Burundi con il conflitto tra tutsi e hutu; la guerra nellEst del Congo-Democratico; la Liberia e la Sierra Leone. Ibidem.

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1.2 America Latina e Caraibi

"LAmerica Latina lesempio pi lampante del fallimento del capitalismo. Che in America Latina ha fatto pi vittime che lo stalinismo nei paesi comunisti" Gianni Min14

La colonizzazione dellAmerica Latina fu compiuta, a partire dal 1492, da parte di Spagna e Portogallo; marginalmente vi furono anche le dominazioni di Francia (su Haiti), Regno Unito (su Belize, Guyana e Giamaica) ed Olanda (su Suriname). La divisione del Nuovo Mondo riconducibile alla bolla pontificia Inter Caetera,15 in un primo momento, e al Trattato di Tordesillas16 in seguito. Anche se le motivazioni, di facciata, erano quelle di civilizzare e propagare la fede cattolica, questi territori furono ben presto mete di avventurieri europei alla ricerca di oro o di facili occasioni di arricchimento, attraverso il deliberato furto e lasservimento delle popolazioni indigene. Visto per che i caraibici si adattavano male al lavoro servile delle miniere e delle piantagioni morendo in gran numero, a partire dal 1500 fu praticata la tratta degli schiavi neri dallAfrica.17Min Gianni (17 maggio 1938), uno dei giornalisti italiani pi conosciuti allestero per i suoi reportages e documentari spesso realizzati in collaborazione con network internazionali; Bekar Maurizio (1998), Gianni Min: Storie di uninformazione critica, www.bekar.net. (www.bekar.net/bekar/docs/bekar_mina.rtf). 15 Inter Coetera (4 maggio 1493), bolla papale emessa da Papa Alessandro VI per regolare la contesa di Spagna e Portogallo in merito ai territori del Nuovo Mondo. Il documento fiss che il meridiano passante 100 leghe ad Est dellisola di Capo Verde costituisse la separazione tra le terre appartenenti alla Spagna, ad Ovest del meridiano, e quelle appartenenti al Portogallo, ad Est del meridiano; Galavotti Enrico, Inter Coetera di Alessandro VI, Homolaicus.com. (http://www.homolaicus.com/storia/moderna/colombo/inter_coetera.htm). 16 Trattato di Tordesillas (7 giugno 1494), divise le terre dellAmerica Latina in un duopolio esclusivo tra lImpero spagnolo e lImpero portoghese lungo un meridiano nord-sud (46 37' O). Le terre ad Est di questa linea sarebbero appartenute al Portogallo e quelle ad Ovest alla Spagna. Pbmstoria.it,Trattato di Tordesillas, Dizionario di Storia. (http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/t/t063.htm). 17 Tratta degli schiavi (1500 - 1888), stata una delle pi grandi migrazioni della storia e certamente la pi grande migrazione forzata; circa 12 milioni di schiavi furono deportati in Sudamerica; Cfr. David Eltis (1987), Economic Growth and the Ending of the Transatlantic Slave Trade, New York, Oxford University Press, pp. 164-184.14

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Dopo circa trecento anni, le due classi sociali che spinsero fortemente per lindipendenza in America Latina furono i creoli e gli indios. I creoli erano i discendenti dei colonizzatori europei, che avevano assunto nel tempo un ruolo dominante nella societ ed erano determinati a porre fine allo sfruttamento da parte della madrepatria, per poter usufruire in prima persona di guadagni e potere. Gli indios erano gli eredi dei popoli autoctoni, relegati al gradino pi basso nella scala sociale; costituirono il motore e la principale risorsa per lemancipazione del Sudamerica. Loccasione per liberarsi dalla dominazione europea s present quando le truppe napoleoniche simpossessarono nel 1808 della Spagna; cos, in America latina, si crearono i primi governi locali, ma esclusivamente per ovviare ad un vuoto di potere lasciato dallamministrazione spagnola. La grande ondata di liberazione dal colonialismo part in Cile nel 1810, a cui seguirono Paraguay e Venezuela nel 1811, Argentina nel 1816. Un caso a parte fu Haiti, che nel 1804 ottenne lindipendenza dalla Francia. Dal 1819 al 1827, ottennero lindipendenza: Colombia (1819); Guatemala, El Salvador, Honduras, Costa Rica, Per, Brasile (1821); Ecuador nel 1822; Bolivia e Uruguay nel 1825; Messico nel 1827. Seguono, in differenti date, le conquiste dindipendenza di: Rep. Dominicana nel 1844, Nicaragua nel 1850, Cuba nel 1902, Panama 1903, Giamaica nel 1962, Guyana nel 1966, Suriname nel 1975 ed infine Belize nel 1981.18 Nel corso del ventesimo secolo, nellAmerica del Sud si insediarono diverse dittature e salirono al potere molti uomini forti. Verso la fine del secolo, la maggior parte del continente di fatto era retto da governi eletti democraticamente, anche se non in tutti i casi si vennero a stabilire istituzioni di carattere duraturo. La guerra fredda ebbe conseguenze significative sul suolo americano. Nel 1960 la rivoluzione comunista a Cuba, guidata da Fidel Castro e Che Guevara diresse la politica del paese verso lUnione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS),

Graham Richard (1994), Independence in Latin America: A Comparative Approach, Columbus, McGraw-Hill College.

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divenendo un alleato incondizionato a scapito degli interessi geopolitici degli Stati Uniti. Si pose un ferreo blocco economico allisola. Fra gli anni sessanta e settanta, alcuni governi furono allontanati o rovesciati da una serie di dittature non allineate. In Argentina, dopo una serie di presidenti appoggiati dallesercito, nel 1973 si tennero le elezioni e vinse Juan D. Pern. Lanno successivo, con la morte di Pern, la moglie gli successe al potere, ma una dittatura militare destitu il suo governo. Dal 1976 al 1983, govern il Processo di Riorganizzazione Generale: nome con cui si defin la dittatura delle quattro giunte militari che si susseguirono negli anni. Trentamila persone (tra i quali operai, studenti, professori universitari, sindacalisti, giornalisti, attivisti politici, operatori umanitari, religiosi e madri alla ricerca dei figli scomparsi) furono rapiti, torturati ed assassinati dopo sommari processi (molti furono gettati vivi nelloceano durante i cosiddetti voli della morte e la maggior parte di essi sono tuttora scomparsi e conosciuti col nome di desaparecidos); mentre altri 50.000 trascorsero anni nei centri di detenzione illegale della dittatura, subendo torture, sevizie ed umiliazioni.19 In Brasile il regime militare, del golpe del 1964, dur ventanni. Tutti i partiti politici allora esistenti furono sciolti, ad eccezione di due: la divisione tra i due partiti non era ideologica, ma era basata sugli antagonismi delle oligarchie locali. Furono stabilite elezioni indirette per il Presidente; nel 1968, attraverso lAtto Istituzionale n. 5 del 13 dicembre, venne chiuso il parlamento, negati i diritti politici e soppresso il diritto di Habeas corpus.20 In Cile, otto mesi dopo il colpo di stato dell11 settembre 1973, Augusto Pinochet fu nominato Capo Supremo della Nazione: cos inizi una dittatura, che vide la propria fine nellanno 1990. Secondo il Rapporto19

Guarini Giovanni (2001), Dossier: I desaparecidos argentini, Pubblicazioni Centro italiano Studi per la pace. (http://files.studiperlapace.it/spp_zfiles/docs/desaparecidos.pdf). 20 Habeas corpus (traduzione latina: che tu abbia il corpo), fa riferimento allatto legale o al diritto, in base al quale una persona pu ricorrere per difendersi dal proprio arresto illegittimo o da quello di unaltra persona. Cfr. Couto Ronaldo Costa (1999), Historia indiscreta da ditadura e da abertura. Brasil 1964-1984, Rio de Janeiro, Editora Record, pp. 16-35.

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Rettig 21 ed il Rapporto Valech 22 le persone uccise, giustiziate o fatte sparire furono 2.279 e almeno 29.000 quelle arrestate e torturate, vi sono tuttavia stime pi elevate. solo a partire dal 1976 che i crimini commessi dal regime sono ben documentati, questa una delle cause delle difficolt nel quantificare in maniera precisa le vittime del regime; ai morti si aggiungo circa 20.000 persone fuggite allestero solo nel 1973. Complessivamente, nel periodo della dittatura, circa 1 milione di cileni abbandonarono il paese.23 In Uruguay, nel 1973, Juan Maria Bordaberry guid un colpo di stato militare. Sciolto il parlamento e ottenuto il supporto di una giunta militare, il dittatore represse le proteste, fomentate soprattutto da sindacati e studenti, e mise fuori legge i partiti di sinistra. Nel 1976 Bordaberry fu destituito a sua volta da un golpe dei militari, che presero il potere occupando incarichi politici e conservando il regime. Egli fu sostituito da Alberto Demicheli prima e Aparicio Mndez poi, questultimo scelto dalla giunta militare al potere. Ma il clima interno non cambi. Nel 1985 vinse le elezioni nazionali Julio Mara Sanguinetti, il presidente fece approvare lamnistia per le violazioni dei diritti umani perpetrate dai militari durante la dittatura.24 Con la fine della Guerra Fredda, e con la caduta del muro di Berlino, il continente vide affacciarsi il neoliberismo, un insieme di proposte politiche ed economiche con laccento sulla libera circolazione dei capitali e la privatizzazione delle imprese pubbliche. A questi processi hanno contribuito la Banca Mondiale, lOrganizzazione Mondiale del Commercio (Wto) e il Fondo Monetario Internazionale (Fmi).Rapporto Rettig (25 aprile 1990), ufficialmente Rapporto della Commissione Nazionale per la Verit e la Riconciliazione (Informe de la Comisin Nacional de Verdad y Reconciliacin), il rapporto redatto dalla Commissione allo scopo di investigare sugli abusi dei diritti umani risultanti nella morte o sparizione delle vittime, commessi in Cile durante gli anni della dittatura militare di Augusto Pinochet. 22 Il rapporto Valech (29 novembre 2004), ufficialmente Rapporto della Commissione Nazionale sulla Prigionia Politica e la Tortura (Comisin Nacional sobre Prisin Poltica y Tortura), il rapporto redatto dalla Commissione nel quale sono contenute le testimonianze di 35.000 persone che subirono tortura durante la dittatura militare di Augusto Pinochet. 23 Cfr. Collier Simon, Sater William F. (1996), A History of Chile: 1808-1994, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 359-390. 24 Meditz Sandra W., Hudson Rex A. (1990), Uruguay: A Country Study, ed. Washington, D.C.: Dept. of the Army. (http://countrystudies.us/uruguay/22.htm; http://countrystudies.us/uruguay/25.htm).21

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1.3 Asia e Oceania

"In India, lapprovvigionamento alimentare tornato a essere il nostro problema numero uno, le scorte a disposizione non sono mai state cos basse" Kamal Nath25

LAsia un territorio vastissimo che, con i suoi 50 Stati, viene generalmente suddiviso in sette regioni: Asia Mediterranea, Asia Arabica, Asia Iranica, Asia Indiana, Asia Centrale, Sud-Est asiatico ed Estremo Oriente. La ripartizione tradizionale dellOceania, utilizzata anche dalle Nazioni Unite per individuare le macroregioni, divide il continente in: Australia e Nuova Zelanda, Micronesia, Melanesia e Polinesia, per un totale di 25 Stati. Non tutti i paesi appartenenti a questa area geografica sono stati toccati dalla colonizzazione dei principali Stati europei. Le ragioni di tale fenomeno furono molteplici: innanzitutto, lorganizzazione militare di molti stati asiatici era debole rispetto a quella delle potenze europee; i governi locali erano dispotici e poco rappresentativi; la sopravvivenza di odi interetnici, intertribali e il diffuso analfabetismo rendevano impossibile creare societ locali coese che fossero supportate da un buon sistema amministrativo; infine, la presenza di molte materie prime e di manodopera a basso costo rendevano queste terre particolarmente appetibili. Le Nazioni che si spartirono lAsia e lOceania, sebbene in tempi e situazioni differenti, furono Gran Bretagna (India, Sri Lanka, Malesia, Australia, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Brunei, Arcipelaghi Polinesiani, Hong Kong), Francia (India, Nuova Caledonia, Tahiti, Indocina: Laos, Cambogia, Vietnam), Portogallo (India, Timor, Macao), Paesi Bassi (Indonesia), Spagna (Filippine).26Nath Kamal (18 novembre 1946), politico e membro del Congresso Nazionale Indiano. Rampini Federico (2008), Il cibo la nuova emergenza, Mentelocale.it, 27 giugno 2008. (http://www.mentelocale.it/societa/contenuti/index_html/id_contenuti_varint_21198). 26 Balzani R., Colonialismo in Asia, Dizionario di storia. (http://www.pbmstoria.it/dizionari/storia_mod/c/c202.htm).25

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Il processo di decolonizzazione in Asia, come nel resto del mondo, fu molto violento e doloroso. Nonostante la lotta non violenta di Gandhi, molti paesi entrano in conflitto, e continuano a farlo anche oggi, provocando morti su morti. Riporto in breve, gli eventi che hanno colpito alcuni tra i maggiori Stati asiatici, dopo la loro proclamata indipendenza. Nel 1947 il parlamento inglese, attraverso una legge (n. 546 del 16 maggio 1947), decise di trasmettere il potere alle autorit indiane e lIndia proclam la propria indipendenza. Si costituirono due stati: lUnione Indiana, sede della maggioranza della popolazione ind, e il Pakistan, formato da due regioni lontane tra loro, a maggioranza mussulmana. Alla fine del 1947, scoppi la prima guerra tra India e Pakistan per lannessione del Kashmir. Le forze politiche che si alternarono nel corso degli anni, cercarono di promuovere lo sviluppo agricolo e industriale, ma lenorme aumento demografico e le divisioni etniche allinterno dellIndia rimasero problemi irrisolti. LIndia, nel 1971, si avvicin allUrss per avere un sostegno nella guerra per il controllo del Pakistan Orientale; alla fine della guerra, il Pakistan Orientale si trasform in uno Stato indipendente col nome di Bangladesh, un luogo di fame e miseria indicibile. Le tensioni tra India e Pakistan continuano ancora oggi.27 Dopo la dominazione olandese e britannica, nel 1948, lo Sri Lanka ricevette lo status di dominion britannico. Nel 1957 le basi militari britanniche vennero smantellate e il paese divent ufficialmente indipendente e non-allineato. Nel 1983 inizi una violentissima guerra civile, che vide contrapposti i Tamil (18 per cento della popolazione), ai Singalesi. La storia degli anni seguenti fu una sequela di agguati, spedizioni punitive, attentati ed azioni suicide che provocarono, nel complesso, la morte di 70 mila persone. Cui bisogna aggiungere i 30 mila uccisi dallo tsunami del 26 dicembre 2004: tragedia nella tragedia.28

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Corriere Asia, Storia dellIndia. (http://www.corriereasia.com/india/storia_india.shtml). Salom Paolo (2009), Sri Lanka, la guerra dimenticata, Corrieredellasera.it, 3 febbraio 2009. (http://www.corriere.it/esteri/09_febbraio_03/Sri_Lanka_la_guerra_dimenticata%20_paolo_salom_e7 2926f4-f1c1-11dd-9d2c-00144f02aabc.shtml).

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Le Filippine combatterono la loro Rivoluzione contro la Spagna per due anni, e nel 1898 proclamarono lindipendenza. Tuttavia con il Trattato di Parigi,29 dello stesso anno, il controllo delle Filippine pass agli Usa. Laccordo non venne riconosciuto dal governo filippino che, il 2 giugno 1899, dichiar guerra contro gli Stati Uniti. La Guerra caus ingenti perdite umane ai filippini; le ostilit continuarono fino al 1913, e soltanto nel 1946 venne concessa lindipendenza. Sul finire degli anni Sessanta e linizio degli anni Settanta, aument lattivismo studentesco e i disordini civili contro la dittatura. La rivoluzione del 1986 riport la democrazia nel paese.30 Timor Est, colonia portoghese, dichiar lindipendenza nel 1975. Pochi giorni dopo lesercito indonesiano assunse il controllo del paese; stragi civili si susseguirono per mano dellesercito indonesiano e delle squadre della morte (gruppi anti-indipendentisti). Il Massacro di Dili 31 (1991), compiuto dalle truppe indonesiane, port al referendum per lindipendenza (1999); il 78,5% della popolazione chiese lindipendenza, ma nel paese si scaten unondata di violenza che richiese lintervento di peacekeeping coordinato dallOnu. Solo nel 2002 Timor Est divenne uno Stato indipendente a tutti gli effetti. Nel 2006, con lassunzione del comando dellesercito da parte dei soldati ribelli, si scaten la guerra civile. Lultimo tentativo di golpe, per mano dei soldati ribelli, fu dell11 febbraio 2008.32 LIndonesia, colonia olandese, con lappoggio del Giappone costitu il Comitato Nazionale e dichiar lindipendenza nel 1945. Per quattro anniIl Trattato di Parigi (10 dicembre 1898), fu laccordo che pose fine alla guerra ispano-americana; esso fu ratificato dal Senato degli Stati Uniti il 6 febbraio 1899, ed entr in vigore l11 aprile dello stesso anno. Gli effetti del trattato furono principalmente due: lindipendenza di Cuba e la cessione, da parte della Spagna, delle Filippine, di Guam e Porto Rico agli Stati Uniti dAmerica per la somma di 20 milioni di dollari. Alle trattative parteciparono i cubani, in qualit di osservatori. 30 Cfr. Dolan Ronald E. (1991), Philippines: A Country Study, ed. Washington, D.C.: Dept. of the Army. (http://countrystudies.us/philippines/13.htm; http://countrystudies.us/philippines/29.htm). 31 Il Massacro di Dili (12 novembre 1991), noto anche come massacro di Santa Cruz, fu la repressione violenta delle dimostrazioni indipendentiste di Timor Est che avvenne nel cimitero di Santa Cruz dellodierna capitale, Dili, durante loccupazione indonesiana di Timor-Est. Le truppe indonesiane erano state presenti durante tutta la manifestazione, successivamente comparve un nuovo gruppo di 200 soldati indonesiani che apr il fuoco sulla folla. 32 Lusomondo-Italia.it, Timor Est: Cammino verso lindipendenza. (http://www.lusomondoitalia.it/TIMOREST/STORIA.htm).29

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gli olandesi cercarono di rioccupare militarmente lIndonesia, ma di fronte alle pressioni internazionali furono costretti a riconoscere il paese nel 1949. Tra il 1965-67 si verificarono un colpo di stato ed un controcolpo di stato che provocarono centinai di migliaia di morti. Il 1999 fu segnato dalle rivolte a Timor Est. LIndonesia, ancora oggi, continua ad essere vittima di numerose ribellioni nella provincia di Aceh, una zona ricca di gas e petrolio, che reclama una propria indipendenza.33 Il Vietnam proclam la propria indipendenza nel 1945; il tentativo francese di riprendere il controllo sui territori fall. Il Vietnam venne diviso in due repubbliche lungo il 17 parallelo: Vietnam del Nord, comunista, con sede ad Hanoi; Vietnam del Sud, guidato da una feroce dittatura cattolica e filo-occidentale, con capitale a Saigon. Nel 1964 inizi una guerra che si prolung fino al 1975, e che vide vincitrice il Vietnam del Nord ed unificato lintero territorio. Rimasto isolato dalla comunit internazionale per quasi quindici anni, con la caduta dellUnione Sovietica e la fine della guerra fredda il Vietnam e le nazioni occidentali cercarono di trovare una via per riavvicinarsi. Nel 1990 si apr agli investimenti stranieri. Negli anni recenti il paese riuscito a sviluppare il settore del commercio, ad attirare investimenti esteri ed a guadagnarsi lentrata nel Wto.34 Nel 1953 la Cambogia ottenne la propria indipendenza. Nel 1970 venne abolita la monarchia ed istituita la Repubblica dei Khmer.35 Nel 1976, il primo ministro Pol Pot, tent di riportare la societ cambogiana ad un egualitarismo rurale attraverso: deportazioni di massa ed eliminazione sistematica di ogni opposizione. Nel 1979 venne destituito il regime dei Khmer Rossi. Nel 2003 le prime elezioni amministrative fecero registrare la vittoria del Partito del Popolo Cambogiano in gran parteCorriere Asia, Storia dellIndonesia. (http://www.corriereasia.com/indonesia/storia_indonesia.shtml). 34 Corriere Asia, Storia del Vietnam. (http://www.corriereasia.com/vietnam/storia_vietnam.shtml). 35 Khmer Rossi, dalloriginale in lingua francese Khmer Rouge, fu coniato dal sovrano Norodom Sihanouk. Il loro nome ufficiale fu Partito Comunista della Cambogia, pi tardi Partito della Kampuchea Democratica. Furono anche conosciuti come Partito Comunista di Kmapuchea, Partito Comunista Khmer e Armata Nazionale della Kampuchea democratica. Il regime dei Khmer Rossi stato ricordato soprattutto per aver causato la morte di 1,7 milioni di persone attraverso carestia, lavoro forzato ed esecuzioni.33

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delle province del martoriato paese. Nello stesso anno la Cambogia entr nel Wto; le condizioni per lingresso furono tuttavia pesantissime: tagli delle tariffe doganali, apertura totale del loro mercato interno, rinuncia immediata allutilizzo dei farmaci generici prodotti nel paese.36

Cfr. Ross Russell R. (1987), Cambodia: A Country Study, ed. Washington, D.C.: Dept. of the Army. (http://countrystudies.us/cambodia/14.htm; http://countrystudies.us/cambodia/23.htm; http://countrystudies.us/cambodia/25.htm). Peace Reporter (2009), Cambogia, festeggiamenti per i trentanni dalla caduta del regime degli Khmer Rossi, 7 gennaio 2009. (http://it.peacereporter.net/articolo/13526/Cambogia,+festeggiamenti+per+i+trent%27anni+dalla+cad uta+del+regime+degli+Khmer+Rossi). Onori Andrea (2009), Sgomberi forzati in Cambogia in nome del commercio mondiale, Periodico Italiano Web Megazine, 3 giugno 2009. (http://periodicoitaliano.info/2009/06/03/sgomberi-forzati-in-cambogia-in-nome-del-commerciomondiale/).

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1.4 Dati sulla povert nel mondo

Nulla scandaloso quanto gli stracci e nessun crimine vergognoso quanto la povert George Farquhar37

Secondo le Nazioni Unite, che esprimono il loro parere attraverso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, le principali problematiche che affliggono i paesi poveri del nostro mondo sono:

La povert estrema Un terzo dei morti dovuto a cause collegate alla povert: si tratta di 50.000 persone al giorno e 18 milioni di persone allanno. Dal 1990 la povert ha ucciso 270 milioni di persone, per lo pi donne e bambini: approssimativamente un numero uguale alla popolazione degli Usa. Ogni anno pi di 10 milioni di bambini muoiono di fame o di malattie che si possono prevenire e curare; sono pi di 30.000 al giorno e uno ogni tre secondi.38

Leducazione scolastica Secondo il Rapporto curato dallUnesco (Education for All Global Monitoring Report 2008), che monitorizza la situazione mondiale e incentiva politiche di scolarizzazione nei paesi pi colpiti dallanalfabetismo, i problemi sono ancora numerosi per garantire leducazione primaria universale entro il 2015. Sono sempre di pi i bambini di et inferiore ai 3 anni che non ricevono alcun tipo di educazione: molti Stati dellAfrica sub Sahariana e arabi sottovalutano, ancora, limportanza di unistruzione pre-primaria, spesso inesistente. Laccesso alla scuola primaria praticamente impossibile negli Stati pi poveri e svantaggiati, nonostante questi paesi, devastati dalle guerre eGeorge Farquhar (1677 29 aprile 1707) drammatista Irlandese. Campagna del Millennio, No Excuse 2015. (http://www.campagnadelmillennio.it/mc_08/ob_1_sapeviche.php).38 37

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dalla fame, siano maggiormente bisognosi di sviluppo. La disparit di genere ancora molto forte, specie nelle scuole secondarie; secondo le stime del Rapporto solo 18 paesi su 113 potranno arrivare a raggiungere nel 2015 la parit di genere in termini di frequenza scolastica. In pi, la crescita del tasso di alfabetizzazione non va sempre di pari passo con la qualit dellistruzione. Dal 1999 al 2004 il livello migliorato solo in alcune scuole, ma rimane basso in molti paesi africani e asiatici. Labbandono scolastico un fenomeno in allarmante crescita: dal 1999 al 2005 il numero di bambini che ha smesso di andare a scuola aumentato, passando da 24 a 72 milioni.39 Altri dati evidenziano che: un adulto su quattro nel mondo (872 milioni di persone) analfabeta; pi di 100 milioni di bambini sono esclusi dalle istituzioni scolastiche; il 46% delle bambine nei paesi pi poveri del mondo non ha accesso alleducazione primaria; pi di un adulto su quattro non sa n leggere n scrivere, di questi pi della met sono donne; uneducazione primaria universale costerebbe 10 miliardi di dollari lanno, la met di quanto gli americani spendono in gelati; i giovani che hanno portato a termine i corsi di educazione primaria hanno meno della met di probabilit di contrarre lHIV, rispetto a quelli che non hanno ricevuto unistruzione; luniversalizzazione delleducazione primaria avrebbe evitato 700.000 casi di HIV ogni anno, circa il 30% delle nuove infezioni contratte in questo gruppo di et.40

La disparit tra uomo e donna Degli 1,3 miliardi di persone che vivono in povert nel mondo, il 70% costituito da donne. Nei paesi poveri del mondo quasi il doppio delle donne, rispetto agli uomini, di et superiore ai 15 anni analfabeta. Due terzi dei bambini a cui negata listruzione primaria sono femmine, e il 75% degli 872 milioni di adulti analfabeti nel mondo costituito da donne. Le donne lavorano i due terzi delle ore lavorative totali, producono met del cibo, guadagnano appena il 10% dei ricavi totali e possiedono meno dell1% delle propriet globali.41

Unesco (2007), Education for all by 2015:Will we make it? - EFA global monitoring report 2008. Paris, Unesco, pp. 4-7. 40 Campagna del Millennio, No Excuse 2015. (http://www.campagnadelmillennio.it/mc_08/ob_2_sapeviche.php). 41 Campagna del Millennio, No Excuse 2015. (http://www.campagnadelmillennio.it/mc_08/ob_3_sapeviche.php).

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La mortalit infantile Degli oltre 10 milioni di decessi infantili che avvengono ogni anno nel mondo, la maggior parte dovuta a infezioni respiratorie acute, dissenteria, morbillo e malaria. Tutte malattie che possono essere prevenute tramite vaccini, zanzariere, misure igieniche e altre semplici forme di profilassi, che per spesso rimangono ignote o troppo costose, nei paesi economicamente arretrati, per larghi strati della popolazione. Lo stesso pu dirsi per le medicine che possono curare queste malattie, comodamente accessibili per qualsiasi cittadino occidentale, ma inarrivabili per quei 3 miliardi di abitanti del pianeta che vivono con meno di 2 dollari al giorno.42

La salute materna Ogni anno pi di mezzo milione di donne muore durante la gravidanza o proprio nel momento del parto: circa una donna ogni minuto. Di queste morti, il 99% accadono nei paesi in via di sviluppo. In alcune zone dellAfrica, la percentuale di mortalit maternale di 1 su 16. Nei paesi a basso sviluppo solo 28 donne su 100 in attesa del parto sono assistite da personale medico competente.43

LHiv/Aids e le altre Malattie La malaria, insieme allHiv/Aids e alla tubercolosi, una delle maggiori sfide della salute pubblica che mina lo sviluppo nei paesi pi poveri del mondo. La malaria uccide un bambino africano ogni 30 secondi. Molti bambini, che sopravvivono ad un caso di malaria grave, possono riportare indebolimento nellapprendimento o danni cerebrali. Inoltre, le donne incinte ed i nascituri sono particolarmente vulnerabili alla malaria, che una delle maggiori cause della mortalit prenatale, del sottopeso e dellanemia materna.44 Senza dimenticare che: attualmente pi di 11 milioni di bambini in Africa hanno perso almeno un genitore a causa dellHiv/Aids; si stima che questo numero arriver a 20 milioni entro ilUnicef (2007), Mortalit infantile: cause banali, effetti letali, 13 settembre 2007. (http://www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1068). 43 Campagna del Millennio. No Excuse 2015. (http://www.campagnadelmillennio.it/mc_08/ob_5_sapeviche.php). 44 Campagna del Millennio. No Excuse 2015. (http://www.campagnadelmillennio.it/mc_08/obiettivi_6.php).42

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2010. Sono 42 milioni le persone che vivono con Hiv e AIDS nel mondo. Si tratta di unemergenza globale che colpisce approssimativamente circa 8 mila vite ogni anno in alcune delle nazioni pi povere. Nel mondo, una persona su 100 Hiv positiva; un terzo di queste persone hanno tra i 15 e i 24 anni. Circa il 40% della popolazione mondiale (quasi tutta concentrata nei paesi pi poveri) a rischio di contrarre la malaria. La malaria genera pi di 300 milioni di malattie gravi e alla fine 1 milione di morti.45

Laccesso allacqua Secondo il Rapporto 2006 dellUndp, Global partnership for development, oggi nel mondo 1,1 miliardi di persone non hanno la possibilit di accedere, in modo regolare, ad acqua pulita e 2,6 miliardi non hanno accesso a servizi igienico-sanitari adeguati. Il risultato che ogni anno muoiono di diarrea 1,8 milioni di bambini, una cifra che fa di questa malattia la seconda maggiore causa di mortalit infantile a livello globale: nel 2004 la diarrea ha fatto sei volte pi vittime di tutte le guerre e i conflitti in atto nel mondo. Inoltre, la raccolta dellacqua da pozzi spesso lontani dai villaggi toglie 4 ore alle giornate delle donne africane. Quasi il 50% di tutte le persone che vivono nei paesi in via di sviluppo soffre di un problema sanitario causato da carenze idriche e igienicosanitarie. Oltre ai drammatici costi umani, la crisi idrica e igienicosanitaria frena la crescita economica: lAfrica sub Sahariana perde ogni anno il 5% del Prodotto interno lordo, cifra di gran lunga superiore a quello che la regione riceve in aiuti.46

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Campagna del Millennio: No Excuse 2015. (http://www.campagnadelmillennio.it/mc_08/ob_6_sapeviche.php). 46 Undp (2006), Annual Report 2006: Global partnership for development, Denmark, Undp, pp. 1-35.

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CAPITOLO II

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Cooperazione allo sviluppo

"Il nostro sogno un mondo senza povert" Frase posta allingresso della Banca Mondiale

2.1 Origini e motivazioni La politica di cooperazione allo sviluppo (Pcs) 47 linsieme di politiche attuate da un governo, o da unistituzione multilaterale, che mira a creare le condizioni necessarie per lo sviluppo economico e sociale, duraturo e sostenibile, in un altro paese. Lattuazione di tali politiche pu essere realizzata da organizzazioni governative, nazionali o internazionali, o da organizzazioni non governative (Ong). Un elemento fondamentale della politica di cooperazione allo sviluppo il trasferimento di risorse verso i paesi bisognosi: lAiuto pubblico allo sviluppo (Aps). In base alla definizione adottata dal Comitato di assistenza allo sviluppo (Development assistance committee, Dac), il foro di discussione che coordina i principali paesi donatori, lAps costituito da risorse finanziarie pubbliche, sotto forma di doni o prestiti a tasso agevolato e da assistenza tecnica; non sono considerati tali i prestiti o lassistenza a carattere militare. LAps non la sola fonte finanziaria per lo sviluppo. La necessit di sopperire alla scarsit di risorse finanziarie nei paesi meno sviluppati stata la principale giustificazione per la creazione della Pcs. Se vero che gi allinizio del XX secolo alcuni paesi elargivano aiuti finanziari alle rispettive colonie, e che durante gli stessi anni si assisteva a un aumento sensibile delle donazioni private a fini umanitari, lorigine della Pcs viene generalmente fatta coincidere con i piani diLa politica di cooperazione allo sviluppo (Pcs), un insieme di azioni ed obiettivi economicosociali che gli Stati, attraverso la propria volont politica, intendono realizzare. Gli obiettivi di tali politiche sono vari: lo sviluppo economico e lo sradicamento della povert nei Paesi in Via di Sviluppo (Pvs); lintegrazione dei Pvs nelleconomia globale; il rafforzamento della Democrazia e dello Stato di Diritto; il Rispetto dei Diritti Umani e delle Libert Fondamentali. evidente come gli obiettivi della Pcs non siano unicamente umanitari. Bonaglia F., De Luca V. (2006), La cooperazione internazionale allo sviluppo, Bologna, Il Mulino.47

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ricostruzione postbellica e la creazione del sistema delle Nazioni Unite. Gran parte delle istituzioni e degli strumenti che caratterizzano il panorama odierno della cooperazione allo sviluppo sono stati creati negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale, in particolare: la Banca per la ricostruzione e lo sviluppo (parte del gruppo della Banca Mondiale), il Fondo monetario internazionale (Fmi) e lOrganizzazione per la cooperazione economica europea: responsabile della gestione del Piano Marshall per la ricostruzione dellEuropa. Questultima stata trasformata nel 1961 nellOrganizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), cui fa capo il Dac. Il Piano Marshall stato il modello su cui nata lassistenza bilaterale da paese a paese. La cooperazione allo sviluppo parte integrante della politica estera di un paese, come dimostra il fatto che spesso, il caso dellItalia ad esempio, essa fa capo al Ministero degli Affari Esteri (Mae). Ci si domanda allora perch i paesi industrializzati abbiano creato un sistema che, bench rappresenti in termini di risorse solo una minima parte dei loro redditi nazionali, costituisce per alcuni paesi beneficiari pi del 10% dellintero reddito nazionale e d lavoro a migliaia di persone nel mondo. Altruismo? Tutela degli interessi nazionali? Giustificazione economica? Secondo alcuni, esisterebbe un obbligo morale per i paesi ricchi di aiutare i paesi poveri.48 Tale obbligo nascerebbe da considerazioni di solidariet umana. Secondo il politologo David Lumsdaine, la creazione dei programmi di cooperazione allo sviluppo sarebbe la naturale proiezione verso lesterno del meccanismo di ridistribuzione del reddito esistente allinterno dei paesi sviluppati.49 C anche chi sostiene che non solo non esiste alcun obbligo morale per lAps, ma elargirlo sarebbe moralmente sbagliato in quanto ci favorirebbe una cultura di

In occasione di un mini-vertice informale dellOrganizzazione Mondiale del Commercio (Wto) tenutosi nel 2002 a Sidney (Australia), il tema centrale fu lautorizzazione, dei paesi ricchi a quelli poveri, a produrre medicinali generici e non, ad un prezzo inferiore, per esportarli in altri paesi che ne avevano di bisogno. Mark Valle, ministro australiano del commercio, alla domanda quali paesi potranno importare? rispondeva: Non un problema economico, un obbligo morale che va realizzato dal mondo sviluppato. Swissinfo.ch (2002), Medicamenti generici per i paesi poveri, 15 novembre 2002. (http://www.swissinfo.ch/ger/startseite/Medicamenti_generici_per_i_paesi_poveri.html?siteSect=105 &sid=1458823&cKey=1037391000000&ty=st). 49 Cfr. Bonaglia F., De Luca V. (2006), op. cit., p. 12.

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dipendenza del recettore.50 Secondo altri, la giustificazione dellAps starebbe nella volont del paese donatore di promuovere i propri interessi nazionali,51 siano questi ideologici (ad esempio favorire o contrastare il comunismo durante gli anni della guerra fredda), di politica estera (sostenere le ex colonie o mantenere la stabilit in aree geografiche vicine), o commerciali (promuovere le esportazioni attraverso il c.d. aiuto legato). Gli economisti tendono a concordare che, a prescindere da considerazioni umanitarie, economicamente sensato trasferire risorse ai paesi meno sviluppati e promuovere lo sviluppo. Lo sviluppo di questi paesi contribuirebbe a far crescere la domanda mondiale, con effetti benefici anche per le economie dei paesi donatori. Infine, in virt della crescente interdipendenza mondiale, sarebbe nellinteresse dei donatori aiutare i paesi meno sviluppati a prevenire, o risolvere, conflitti armati e crisi, siano esse finanziarie, sanitarie o ambientali, che potrebbero diffondersi e avere ripercussioni su scala globale. La Pcs viene generalmente confusa con lassistenza umanitaria, che una parte importante, ma pur sempre solo una parte degli aiuti. Mentre lassistenza umanitaria si prefigge di rispondere a situazioni di emergenza e di alleviare le sofferenze di popolazioni colpite da catastrofi naturali o da guerre, lo scopo della Pcs di favorire lo sviluppo duraturo di un paese dunque la fuoriuscita della popolazione dalle condizioni di povert.

Paul Kagame, Presidente del Rwanda, sottolinea limportanza per il suo Paese e per il continente di sollevarsi da una generale cultura della mediocrit, che individua negli aiuti allo sviluppo lunica possibilit di promozione umanitaria. In breve, basta con la dipendenza dallestero; le parole del presidente sono state riportate in un editoriale del quotidiano locale New Vision (2009), che ha anche ribadito , a chiare lettere, che sarebbe ora dinterrogarsi invece sul costo reale di questa dipendenza, che genera assuefazione e produce paralisi. Il contrario esatto degli effetti sperati. 51 Marianne Gronemeyer, sociologa tedesca, scrive: La metamorfosi da un colonialismo che prende ad uno che almeno allapparenza d si completata sotto la protezione di questa parola melodiosa, laiuto. Cfr. Sachs Wolfgang et al. (2004), Dizionario dello sviluppo, Torino, Ega, p. 16.

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2.2 Attori della cooperazione Numerosi sono gli attori che partecipano alla discussione delle politiche di cooperazione, al loro finanziamento e realizzazione. A grandi linee possiamo distinguere gli attori pubblici dai privati. I primi includono i governi e le istituzioni internazionali. I secondi includono le imprese e il cosiddetto no-profit. Donatori bilaterali. Tutti i governi dei paesi sviluppati, e un numero crescente di paesi emergenti, attuano in qualche misura una politica di cooperazione allo sviluppo. I principali paesi donatori sono i 22 membri del Dac, che rappresentano complessivamente il 98% (circa 119 mld e 759 mln di dollari) di tutti i flussi di Aps. I principali paesi non-Dac sono i paesi arabi, in particolare lArabia Saudita. A seconda del paese, la responsabilit dellattuazione della Pcs pu essere attribuita a un ministero della Cooperazione ( il caso del Department for International Development, Dfid, Regno Unito), ad una agenzia specializzata, pi o meno autonoma dal governo ( il caso della Gesellschaft fr Technische Zusammenarbeit, Gtz, in Germania, organizzata come unimpresa privata, ma facente capo al governo, o dellAgence Franaise du Developpement, in Francia), oppure a un dipartimento allinterno del Ministero Affari Esteri, Mae (come la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, Dgcs, in Italia). La Pcs di ciascun paese membro viene periodicamente esaminata ad opera di altri due paesi (peer review). Donatori multilaterali. Accanto ai governi, numerosi organismi multilaterali operano nellambito della cooperazione allo sviluppo. Questi includono le istituzioni finanziarie internazionali, le agenzie delle Nazioni Unite e la Commissione Europea. Tra le istituzioni finanziarie internazionali, le Banche regionali di sviluppo 52 e le Istituzioni di Bretton Woods 53 sono sicuramente gli attori principali. In particolare, la52

Le banche multilaterali di sviluppo regionale, oggi, sono: la Banca Asiatica di Sviluppo, la Banca Interamericana di Sviluppo, la Banca Africana di Sviluppo, la Banca Europea degli Investimenti. 53 La conferenza di Bretton Woods, che si tenne dal 1 al 22 luglio 1944 nellomonima cittadina appartenente alla giurisdizione della citt di Carroll (New Hampshire, USA), stabil regole per le relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo. Il piano istitu sia il Fondo monetario internazionale (Fmi) che la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo

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Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Ibrd) e lAssociazione internazionale per lo sviluppo (Ida), entrambe facenti parte del gruppo della Banca Mondiale, sono tra i maggiori donatori. LIda un fondo che eroga prestiti a interessi zero ai paesi pi poveri, che non hanno la capacit finanziaria di contrarre prestiti a termini di mercato; la Ibrd estende invece prestiti ai governi dei paesi con redditi pro-capite relativamente elevati. Il Programma per lo sviluppo (Undp), una delle principali agenzie Onu, ha come missione la condivisione delle conoscenze, delle esperienze e il rafforzamento delle capacit dei Pvs, per contribuire allaffermazione di governi democratici, alla lotta contro la povert, alla prevenzione e ricostruzione delle crisi umanitarie. Attori non governativi: la societ civile e il settore privato. Le Ong rappresentano la realt pi importante e variegata fra gli attori della societ civile coinvolti nella cooperazione allo sviluppo. Luniverso Ong copre unampia gamma di attivit, che vanno dallintervento umanitario in zone di crisi alla promozione del commercio equo e solidale, passando per leducazione e la sensibilizzazione ai problemi dello sviluppo. Semplificando, possiamo distinguere due tipi di organizzazioni: quelle di opinione, che promuovono a vari livelli una determinata causa o movimento di opinione, e quelle operative, il cui scopo primario la progettazione ed esecuzione di progetti di cooperazione. Sebbene la dimensione esatta delluniverso Ong sia sconosciuta, la Banca Mondiale ha stimato che vi sarebbero fino a 30.000 Ong nei Pvs. Nel 2002 le Ong ufficialmente riconosciute dal Comitato sulle Ong delle Nazioni Unite erano 2.236, di cui 131 di grandi dimensioni e attive su pi temi.

(detta anche Banca mondiale). Queste istituzioni sarebbero diventate operative solo quando un numero sufficiente di paesi avesse ratificato laccordo. Ci avvenne nel 1946.

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2.3 I flussi e le modalit La cooperazione pu essere: finanziaria, realizzata essenzialmente con doni e crediti daiuto; materiale, con linvio di beni (ad esempio aiuti alimentari); tecnica, con il trasferimento di capacit operative per mezzo di esperti ed attrezzature. opportuno notare che i donatori riportano due tipi di grandezze: gli impegni e gli esborsi. Nel primo caso un donatore si impegna a trasferire a un beneficiario una certa prestazione. Lesborso, invece, rappresenta la somma effettivamente trasferita dal donatore al beneficiario. Tra la registrazione dellimpegno e lattuale esborso dei fondi pu intercorrere un lasso di tempo pi o meno lungo. In molti casi, le somme effettivamente sborsate sono inferiori a quelle impegnate. Per essere classificato Aps (in inglese Official development assistance, Oda), un trasferimento (in moneta o in natura) deve soddisfare quattro requisiti: il donatore deve essere pubblico, il destinatario deve essere un Pvs, la finalit principale del trasferimento deve essere la promozione dello sviluppo, il finanziamento deve essere un dono o un prestito erogato a condizione privilegiate. escluso dallAps qualsiasi dono o credito teso a finanziare spese militare. I crediti di aiuto inclusi nellAps sono prestiti a condizioni agevolate, ossia contengono un elemento dono, che li differenzia dai finanziamenti di carattere commerciale. Accanto ai flussi finanziari, lAps include anche la fornitura di cooperazione tecnica. Questa si prefigge di rafforzare le capacit umane ed istituzionali nei Pvs, includendo tutti i doni ai cittadini perch ricevano una educazione o formazione, nonch i pagamenti a consulenti, esperti, amministratori e insegnanti, che prestino servizio nel Pvs beneficiario degli aiuti. Nel calcolo degli aiuti sono inclusi anche i costi accessori di trasferimento di macchinari ed equipaggiamento. La cooperazione tecnica rappresenta oltre un terzo del totale degli aiuti erogati ogni anno. Unulteriore distinzione riguarda il canale attraverso cui la cooperazione effettuata. Distinguiamo la cooperazione bilaterale (dal paese donatore direttamente al paese beneficiario), da quella multilaterale (dal paese donatore a un organismo multilaterale che decide come utilizzare le risorse in uno o pi paesi beneficiari) e multibilaterale (lintervento deciso e finanziato a31

livello bilaterale, ma lesecuzione affidata ad unagenzia specializzata). Per quanto riguarda le modalit di erogazione degli aiuti, queste sono numerose e presentano diverse caratteristiche gestionali e condizionalit. Una distinzione importante tra aiuto progetto e aiuto programma. Laiuto progetto finalizzato alla realizzazione di un particolare intervento e prevede pertanto una specificazione assai dettagliata delle spese e delle attivit finanziarie. Laiuto programma, invece, prevede il trasferimento di risorse finanziarie al paese beneficiario per sostenere il funzionamento delle attivit di governo, e non specifiche attivit. Tra i vari strumenti dellaiuto programma, opportuno ricordare i programmi di sostegno alla bilancia dei pagamenti, quelli di sostegno al bilancio, quelli settoriali e quelli di riduzione del debito. Il sostegno alla bilancia dei pagamenti implica il trasferimento di risorse al paese, affinch questo possa importare i beni e servizi di cui ha bisogno o fare fronte a problemi di debito estero. I programmi di sostegno al bilancio servono a finanziare il bilancio pubblico. Il sostegno settoriale un tipo di sostegno al bilancio, che serve a finanziare specifici programmi settoriali. I programmi di cancellazione del debito sono utilizzati per cancellare in parte o totalmente il debito, che il governo del paese beneficiario ha nei confronti del governo del paese donatore. Nellambito delliniziativa principale di cancellazione del debito, quella per i paesi poveri fortemente indebitati (Heavily indebted poor countries, Hipc), il paese beneficiario si impegna ad utilizzare le risorse liberate in spese tese a ridurre la povert.

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2.4 Evoluzione delle politiche Si possono distinguere cinque fasi nella storia della cooperazione allo sviluppo, coincidenti pi o meno con i decenni che hanno portato al nuovo secolo. Gli anni 1950-60 In questa prima fase, lobiettivo di sviluppo coincide con la crescita del reddito. Il modello economico prevalente, elaborato dagli economisti americani Roy Harrod e Evsey Domar, prevede che la crescita del reddito sia proporzionale allinvestimento (e quindi al risparmio). Con una concezione quasi automatica, ci si attende che laumento dellinvestimento alimenti la crescita del reddito dei paesi arretrati e conseguentemente abbia risvolti positivi sulla popolazione. La strategia, per raggiungere questo obiettivo, consiste nel promuovere lindustrializzazione. Il processo di sviluppo e modernizzazione procede in modo lineare, secondo fasi o stadi dello sviluppo come li definisce leconomista Walt Rostow.54 Questo processo, per poter funzionare ed autosostenersi, necessita una massa critica di risorse (soprattutto di infrastrutture) e di una quota costante di investimenti che mancano nei Pvs. Il trasferimento di risorse da parte dei donatori d ai Pvs quella spinta che permetta loro, nellarco di 10-15 anni, di recuperare il ritardo di sviluppo e di non avere pi bisogno di aiuti.55 Negli anni Sessanta, da un modello in cui lo sviluppo trainato da un solo settore (lindustria) e il principale vincolo la carenza di risparmio, si passa a un modello in cui si riconosce limportanza dei legami intersettoriali e dellaccesso ai mercati internazionali. LeconomistaWalt Whitman Rostow (7 ottobre 1916 13 febbraio 2003), stato un economista e sociologo statunitense. La teoria degli stadi una teoria socio-economica concepita nel corso degli Anni 60; secondo questa teoria, i processi di sviluppo economico e modernizzazione di una societ si verificano in ogni Paese attraverso diversi stadi di sviluppo: societ tradizionali, le premesse del decollo, il decollo, la maturazione e let dei consumi di massa. Cfr. Rostow W.W. (1960), The stages of economic growth: A Non-Communist Manifesto, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 4-16. 55 Cfr. Volpi Franco (1994), Introduzione alleconomia dello sviluppo, Milano, FrancoAngeli, pp. 183-188.54

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Hollis Chenery dimostra come, anche laddove la carenza di risorse umane e finanziarie (il c.d. vincolo interno) viene alleviata, la crescita pu ancora essere ostacolata dal mancato accesso a mercati, beni e tecnologie non disponibili internamente (il c.d. vincolo esterno). Il settore agricolo viene rivalutato. Laumento della produttivit e della produzione agricola necessario per creare un surplus che finanzi il settore moderno e sostenga lo sviluppo. Il fenomeno della decolonizzazione favorisce la nascita e il rafforzamento dei programmi di aiuto bilaterali. Le potenze coloniali sostituiscono i programmi di assistenza economica verso le ex colonie ai precedenti rapporti di sfruttamento (in particolare in Africa). Nel 1961 nasce il Dac per coordinare e monitorare i donatori bilaterali. Programmi di cooperazione sono avviati anche da istituzioni internazionali (donatori multilaterali). Il sistema delle Nazioni Unite d voce ai nuovi Stati indipendenti che reclamano indipendenza politica e aiuti per conseguire lo sviluppo. LOnu dichiara gli anni Sessanta la Decade dello sviluppo. Lobiettivo di raggiungere al pi presto possibile un livello di aiuti globale pari a circa l1% del reddito combinato dei paesi avanzati. Nel 1960 nasce anche lAssociazione Internazionale per lo Sviluppo (International Development Association, Ida), affiliata alla Banca Mondiale. La sua finalit di finanziare, attraverso prestiti a lungo termine ed erogati a condizioni particolarmente vantaggiose, lo sviluppo dei paesi meno sviluppati tra i Pvs. A tal proposito vengono create le Banche regionali di sviluppo in Africa, America Latina e Asia. Se la motivazione economica degli aiuti chiara (favorire laccumulazione capitalistica nei Pvs e lindustrializzazione attraverso la protezione e il sovvenzionamento dei settori nascenti), lobiettivo politico-ideologico altrettanto evidente. In questa fase gli Usa rappresentano, da soli, circa i due terzi del totale degli aiuti che, in gran parte sotto forma di aiuti alimentari e militari, sono esplicitamente considerati come uno strumento per contenere il diffondersi del comunismo. Ingenti flussi di Aps vengono ininterrottamente erogati, principalmente dalle due superpotenze (Usa e Urss), ai paesi amici, a prescindere dalleffettivo stato di bisogno e, soprattutto, dalluso cui i loro governanti, non sempre esempi di buon governo, destinano tali fondi.34

Gli anni 70 La fine degli anni Sessanta vide il progressivo affermarsi di un nuovo paradigma: il cosiddetto approccio dei bisogni essenziali (basic human needs).56 La dimensione umana era stata generalmente trascurata negli anni precedenti, perch si riteneva che sarebbe stata automaticamente migliorata attraverso la crescita del reddito nazionale, il cosiddetto effetto di trascinamento. Dopo quasi venti anni, il sistema internazionale della cooperazione allo sviluppo si interrog sui risultati conseguiti. La riflessione venne alimentata dal Rapporto Pearson (Partners in development, 1969),57 commissionato dalla Banca Mondiale, che conteneva unanalisi impietosa della politica di cooperazione allo sviluppo e ne proponeva una trasformazione improntata su principi ancora oggi largamente condivisibili. Gli studi dellIlo (Organizzazione Internazionale del Lavoro) mettono in risalto la necessit di porre lobiettivo dellaumento delloccupazione nei Pvs al centro delle strategie di sviluppo.58 Si riconobbe, inoltre, il fatto che la crescita del reddito non era sufficiente a ridurre la povert. Gli aiuti dovevano allora focalizzarsi su azioni e risultati concreti, di cui avrebbero beneficiato direttamente i poveri: vaccinazioni, accesso allacqua, costruzione di scuole, case e infrastrutture rurali, fornitura di assistenza tecnica e cos via. Si riconobbe che limpatto degli aiuti dipendeva anche dallefficienza con cui il paese recettore utilizzava le sue stesse risorse oltre alla sua politica economica e sociale. Nuovi attori rappresentanti della societ civile, quali le Ong, emersero o si affermarono sulla scena della cooperazione internazionale. Tradizionalmente impegnate in un ruolo di difesa degli interessi dei Pvs e in azioni di soccorso in caso di emergenze umanitarie, queste

Lapproccio dei bisogni essenziali, identifica la povert con la mancata soddisfazione di alcuni bisogni essenziali: nutrizione, istruzione, salute, abitazione, sicurezza, eccetera. 57 Nel 1969 venne pubblicato il Rapporto Pearson (Partners in development) che, sulla base dei risultati del primo decennio dello sviluppo, indicava tra gli obiettivi da perseguire nel futuro, laumento del volume di assistenza. Pearson Lester B. (1969), Partners in development: Report, New York, Praeger. 58 International Labour Organization (2001), The World Employment Report 2001: Life at work in the information economy, Geneva, ILO.

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organizzazioni cominciarono a finanziare e ad assumere responsabilit dirette nellattuazione di programmi di aiuto allo sviluppo. Il decennio 1970-80 fu per caratterizzato dal deterioramento delle condizioni economiche di molti Pvs. La crisi petrolifera del 1973, sebbene favorisse le nazioni produttrici, era un fardello per i paesi importatori. I prezzi delle materie prime e di molti beni esportati dai Pvs continuavano a calare, contribuendo allo squilibrio della bilancia dei pagamenti. Molti Pvs si trovarono a dover ricorrere in misura sempre pi massiccia allindebitamento, ponendo le basi per la crisi del debito dei primi anni Ottanta. Allinterno della comunit dei donatori, si inizi a riflettere su come fosse possibile che una regione ricevente aiuti da decenni, ritenuta avviata sulla strada dello sviluppo, non riuscisse a risollevarsi dalla crisi.

Gli anni 80 Il concomitante scoppio della crisi del debito in molti Pvs, il persistente divario tra Nord e Sud del mondo, la crescente disillusione circa lefficacia degli aiuti e larrivo al vertice della Banca Mondiale e del Fmi (le c.d. istituzioni finanziarie internazionali) di una nuova generazione di economisti liberisti, aprirono la strada allera dellaggiustamento strutturale.59 Economisti, quali Anne Krueger e Jagdish Bhagwati,60 rispondevano mostrando come i fallimenti dello Stato potevano essere assai pi gravi delle carenze cui volevano sopperire. Le contraddizioni delle strategie liberiste e i suoi effetti perversi (la creazione di rendite e lincitamento della corruzione) vennero messi a nudo da due studi pubblicati nel 1981 sullesperienza post-coloniale africana: il Rapporto Berg (sulle politicheLe politiche di aggiustamento strutturale sono interventi sui bilanci e sulle economie dei paesi fortemente indebitati allo scopo di ridurre il peso del deficit. Sono politiche imposte a tali paesi dal Fondo Monetario Internazionale come conditio sine qua non per avere accesso ai prestiti elargiti da tale istituzione; esse consistono essenzialmente: in forti tagli alla spesa pubblica, nell'abolizione delle barriere doganali, nella privatizzazione dei settori produttivi e dei servizi, nell'eliminazione dei sussidi e delle sovvenzioni statali allo scopo di favorire la liberalizzazione dei mercati locali di lavoro e capitale. 60 Cfr. Krueger Anne Osborn (1990), Government Failures in Development, Journal of economic perspective, Vol. 4, n. 3, pp. 9-23. Jagdish Bhagwati (1978), Foreign Trade Regimes and Economic Development: Anatomy and Consequences of Exchange Control Regimes, Cambridge, Ballinger.59

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di industrializzazione) e il Rapporto Bates (sulle politiche agrarie), dal nome dei due curatori.61 Questultimo offriva un esempio illuminante degli effetti perversi del sistema di vendita dei prodotti agricoli, istituito in molti paesi per stabilizzare i redditi dei contadini contro le fluttuazioni dei prezzi mondiali. In pratica, si fissano prezzi di acquisto dei beni al di sotto dei prezzi a cui questi vengono poi venduti sul mercato internazionale, sottraendo quindi reddito alla popolazione rurale per sussidiare le lites urbane. Lo scoppio della crisi del debito, con lannuncio il 20 agosto 1982 dellimpossibilit da parte del governo messicano di fare fronte al pagamento degli interessi sul debito contratto, gener il panico. In risposta, i paesi creditori proposero a quelli debitori un piano per la ristrutturazione del debito, accompagnato da maggiori aiuti, dietro ladesione del paese debitore a un Programma di aggiustamento strutturale (Sap). Questo programma si prefiggeva di favorire la stabilizzazione macroeconomica (riducendo la spesa pubblica) e una serie di riforme strutturali (riduzione dellintervento pubblico e rafforzamento del funzionamento dei mercati). Il menu di riforme, che il paese doveva accettare per accedere ai fondi di aggiustamento strutturale forniti dal Fmi, dalla Banca Mondiale e dai donatori bilaterali, riassumibile in: rigore macroeconomico, apertura al commercio e allinvestimento estero, svalutazione del tasso di cambio e privatizzazioni. I programmi di aggiustamento strutturale erano dolorosi, ma promettevano ai paesi un futuro pi roseo. Alla fine degli anni Ottanta, laggiustamento strutturale, oggetto fino ad allora alquanto oscuro, riservato a discussioni tra addetti ai lavori, diventava il bersaglio di una campagna di protesta globale contro il modello neoliberista adottato dalla comunit dei donatori. Con la pubblicazione del rapporto Our common future o Rapporto Brundtland 62 (1987), il tema della sostenibilit ambientale e sociale dei processi di sviluppo entr a pienoIl rapporto di Elliot Berg identifica le cause del declino che inizi in Africa con le politiche di industrializzazione, in particolare con il ruolo del meccanismo dei prezzi e degli incentivi. Berg Elliot (1981), Accelerated Development in Sub-Saharan Africa: an agenda for action, Washington, World Bank. Bates Robert H. (1981), Markets and States in Tropical Africa: The Political Basis of Agricultural Policies, Berkeley, University of California Press. 62 Il rapporto Brundtland (Our Common Future) un documento rilasciato nel 1987 dalla Commissione mondiale sullambiente e lo sviluppo (WCED) dove per la prima volta, viene introdotto il concetto di sviluppo sostenibile.61

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titolo nel dibattito sulla cooperazione. Linnovazione di questo rapporto, rispetto alle riflessioni precedenti, che spesso teorizzavano la necessit di rallentare la crescita (decrescita), fu quello di individuare un nesso specifico tra ambiente e sviluppo. La sostenibilit ecologica non pu essere garantita senza una sostanziale riduzione della povert, poich la povert e liniqua distribuzione delle risorse sono tra le principali cause di degrado ambientale. Da qui la necessit di integrare gli approcci di tutela ambientale e la lotta alla povert, per promuovere uno sviluppo sostenibile. La stessa Banca Mondiale fece parzialmente marcia indietro e, con il World development report del 1990, riport la riduzione della povert al centro del dibattito e della politica della cooperazione allo sviluppo. La comunit dei donatori pose la promozione dello sviluppo sostenibile al centro delle strategie di sviluppo nel summit di Rio de Janeiro del 1992. In questa sede venne adottata lAgenda 21,63 un documento programmatico che delineava una partnership globale per lo sviluppo sostenibile e fissava obiettivi ambiziosi in termini di tutela dellambiente ed eliminazione della povert.

Gli anni 90 Gli anni Novanta sono densi di avvenimenti politici ed economici, che hanno grandemente influenzato la politica di cooperazione allo sviluppo. Il decennio si apre con la caduta del Muro di Berlino e il collasso dellUnione Sovietica, ma si chiude con una crisi finanziaria internazionale di enormi proporzioni. La comunit internazionale deve confrontarsi con la difficile transizione al mercato delle economie pianificate, oltre che col perdurante e crescente ritardo di sviluppo dellAmerica Latina e, soprattutto, dellAfrica. Lesperienza dellaggiustamento strutturale, la trasformazione delle economie socialiste e le crisi finanziarie hanno dolorosamente messo in evidenza un fattore imprescindibile nellelaborazione delle strategie di sviluppo: la qualit delle istituzioni e della governace. Un corollario a questaAgenda 21 un programma delle Nazioni Unite dedicato allo sviluppo sostenibile: consiste in una pianificazione completa delle azioni da intraprendere, a livello mondiale, nazionale e locale dalle organizzazioni delle Nazioni Unite, dai governi e dalle amministrazioni in ogni area in cui la presenza umana ha impatti sullambiente.63

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riscoperta delle istituzioni la consapevolezza che anche riforme tecnicamente ineccepibili e in grado di beneficiare la maggioranza dei cittadini non vengono spesso realizzate. Leconomia politica delle riforme dimostra precisamente come una minoranza interessata al mantenimento dello status quo riesca a mobilitarsi per difendere il proprio interesse particolare e bloccare la riforma. La realizzazione e la sostenibilit delle riforme richiedono allora di essere discusse preventivamente con coloro che le devono sopportare: occorre individuarne i costi e, nel caso, compensare i gruppi che li subiscono. Riconoscendo queste necessit, la parola chiave della politica di cooperazione allo sviluppo negli anni Novanta diventa ownership, a indicare lappropriazione del processo decisionale da parte degli attori locali, da realizzarsi attraverso il coinvolgimento in questo processo di tutti coloro che hanno un interesse nel processo di sviluppo, i c.d. stakeholders. In seno alle Nazioni Unite si avvia un nuovo dibattito sulle prospettive economiche e sociali del pianeta attraverso numerosi eventi internazionali, dalla Conferenza di Pechino sulla condizione delle donne, a quella di Copenaghen sullo sviluppo sociale, svoltesi nel 1995, fino alla Dichiarazione del Millennio approvata dallAssemblea generale delle Nazioni Unite nel 2000.

Il nuovo millennio Le mutate condizioni geopolitiche, il persistere di grandi divari economici, ma anche la consapevolezza che laiuto pu fare la differenza, quando fornito in maniera appropriata e accompagnato da uno sforzo congiunto dei donatori e dei paesi recettori ad attuare politiche virtuose, aprono nuove impegnative sfide per la comunit internazionale. Lobiettivo condiviso di donatori e paesi beneficiari la promozione di una crescita economica sostenibile e lo sradicamento della povert; il quadro di riferimento rappresentato dagli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e dal Consenso di Monterrey (2002). A partire da questa conferenza, donatori e Pvs hanno sottoscritto un impegno reciproco alla coerenza delle politiche per la riduzione della povert.39

Questo impegno implica per i donatori non solo laumento delle risorse destinate alla cooperazione, ma anche un loro impiego pi efficace e il contemporaneo allineamento delle altre politiche agli obiettivi dello sviluppo.

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CAPITOLO III

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Il Sistema Italia nella cooperazione allo sviluppo

"Come Italia intendiamo promuovere una strategia globale che svuoti gli arsenali, combattendo davvero la povert" Franco Frattini64

Nel sito web della Cooperazione italiana allo sviluppo, del Ministero degli Affari Esteri, si legge che la linea direttrice della Cooperazione italiana quella dellintensificazione, della collaborazione e delle sinergie con il Sistema Italia, con riferimento a quattro pilastri fondamentali: la cooperazione orizzontale (il ruolo delle Ong); la cooperazione decentrata (il ruolo delle Regioni e degli Enti Locali); le associazioni economiche di categoria;65 il sistema formativo (il ruolo delle Universit e dei centri di eccellenza).66 Di seguito analizzeremo la struttura e il funzionamento della Cooperazione italiana allo sviluppo.

Franco Frattini, un politico italiano. Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana dall8 maggio 2008. Chiara Alberto, Disarmo e sviluppo, ecco il nostro G8, Famiglia Cristiana, n. 02, 11 gennaio 2009. 65 La Cooperazione italiana attribuisce particolare importanza ai programmi di sviluppo delle piccole e medie imprese (Pmi) e delle micro-imprese, al fine dintensificare i contatti e la collaborazione con le associazioni di categoria della piccola industria, del commercio e dellartigianato. Altrettanto rilevanti sono i contatti con la Confindustria e con il settore bancario e finanziario, che risultano determinanti per il trasferimento di know-how e per il successo, ad esempio, delle iniziative congiunte tra i settori pubblico e privato. La Cooperazione italiana pu deliberare, in attuazione dellArt. 7 della legge n. 49/87, il finanziamento parziale del capitale di rischio delle imprese miste; per il finanziamento di questi progetti sono disponibili fondi a valere sul Fondo Rotativo costituito presso Artigiancassa S.p.A. La stabile collaborazione con le associazioni di categoria importante per affinare questo strumento di cooperazione presso le aziende, specie le Pmi, potenzialmente interessate ad intervenire nei Pvs. 66 Cooperazioneallosviluppo.esteri.it, Il sistema Italia nella cooperazione allo sviluppo. (http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/cooperazione/SistemaItalia.html).

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3.1 Base giuridica e la Dgcs Larticolo n. 1 (comma 1) della legge n. 49/1987, che regolamenta la disciplina e la natura della cooperazione italiana allo sviluppo, recita: La cooperazione allo sviluppo parte integrante della politica estera dellItalia e persegue obiettivi di solidariet tra i popoli e di piena realizzazione dei diritti fondamentali delluomo, ispirandosi ai princpi sanciti dalle Nazioni Unite e dalle convenzioni Cee - Acp. Nellambito del Ministero degli Affari Esteri (Mae), la legge del 26 febbraio 1987 (n. 49/1987), istituisce il Comitato Direzionale per la Cooperazione allo Sviluppo e la Direzione Generale per la Cooperazione e lo Sviluppo (Dgcs). Il Comitato direzionale presieduto dal Ministro o dal Sottosegretario per gli affari esteri ed composto da: i Direttori generali del Mae, il Segretario generale per la programmazione economica del Ministero del Bilancio, il Direttore generale del tesoro, il Direttore generale delle valute del Ministero del Commercio estero e quello del Mediocredito centrale. La Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo articolata in 13 Uffici, una Unit Tecnica Centrale (Utc) e una Unit di Valutazione (Nvt). Sinteticamente, gli uffici si occupano di: curare le linee della cooperazione e delle politiche di settore, le statistiche, gli studi, la bancadati, formare il bilancio e la programmazione finanziaria, regolamentare la cooperazione decentrata (ufficio I); curare i rapporti con le organizzazioni internazionali non finanziarie (ufficio II); elaborare le iniziative nei paesi e per le popolazioni in via di sviluppo in accordo con le competenti Direzioni generali geografiche (uffici III, IV e V); gestire gli interventi umanitari di emergenza e gli aiuti alimentari (ufficio VI); verificare lidoneit e concedere i contributi a favore delle organizzazioni non governative (ufficio VII); curare la cooperazione finanziaria e il sostegno allimprenditoria privata e alla bilancia dei pagamenti dei paesi in via di sviluppo, ivi compresi i crediti daiuto ai fini dellalleggerimento del debito, e la cooperazione allo sviluppo nellambito dellUnione europea (ufficio VIII); curare la formazione in Italia ed allestero mediante corsi e concessioni di borse di studio, gestire i rapporti con gli enti di formazione, ivi compresi i centri di ricerca e le universit italiane e straniere (ufficio IX); dare consulenza giuridica (ufficio X); controllare gli acquisti e le spese di funzionamento della Direzione generale, la manutenzione degli immobili, delle attrezzature ed il loro inventario (ufficio XI); verificare il fabbisogno e43

laccreditamento dei fondi alle rappresentanze allestero per il funzionamento delle Unit tecniche locali, verificare la rendicontazione; pagare i rimborsi, le indennit e gli straordinari del personale in servizio presso la Direzione generale (ufficio XII); elaborare studi e proposte per la promozione del ruolo della donna nei paesi in via di sviluppo, e della tutela dei minori e dei portatori di handicap (ufficio XIII). LUnit tecnica centrale cura il supporto tecnico alle attivit della Direzione generale nelle fasi di individuazione, istruttoria, formulazione, gestione e controllo dei programmi, ed esegue attivit di studio e ricerca nel campo della cooperazione allo sviluppo. Infine, lUnit di valutazione esegue le valutazioni in itinere ed ex post delle iniziative di cooperazione e la retroazione dei risultati).67

3.2 Obiettivi generali e linee guida Gli obiettivi generali della cooperazione italiana allo sviluppo e i principi guida, a cui essa si ispira, sono quelli fissati nel quadro di accordi, decisioni e dichiarazioni assunte a livello internazionale e comunitario. La Dichiarazione del Millennio, approvata nel 2000 a New York da 186 Capi di Stato e di Governo nel corso della Sessione Speciale dellAssemblea Generale delle Nazioni Unite, il principale documento dispirazione ed azione che esplicita il ruolo dei paesi economicamente sviluppati nei confronti dei paesi pi poveri; nella dichiarazione stabilito, come obiettivo centrale, il dimezzamento della povert assoluta entro il 2015. Per la prima volta, la finalit dello sviluppo stata tradotta in obiettivi quantitativi; la dichiarazione si articola in 8 obiettivi (i c.d. Obiettivi del Millennio) ed in 18 sotto-obiettivi (traguardi), concatenati fra loro ed ordinati secondo criterio. Gli obiettivi (ed i rispettivi traguardi) sono: 1) eliminare la povert estrema e la fame (dimezzando, tra il 1990 e il 2015, il numero di persone che vivono con meno di 1 dollaro al giorno e il numero di persone che soffrono la fame); 2) assicurare listruzione elementare universale (garantendo, entro il 2015, che le bambine ed i bambini di tutto il mondo abbiano accesso alle scuole elementari);67

Cooperazioneallosviluppo.esteri.it, Ggcs: Uffici. (http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/DGCS/uffici/intro.html).

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3) promuovere luguaglianza delle donne e la loro posizione sociale (eliminando le disuguaglianze tra sessi nellaccesso allistruzione elementare e media, entro il 2005 e per tutti i livelli distruzione entro il 2015); 4) ridurre la mortalit infantile (riducendo di 2/3, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalit dei bimbi al di sotto dei 5 anni); 5) migliorare la salute materna (riducendo di 3/4, tra il 1990 e il 2015, il tasso di mortalit materna); 6) combattere lHiv/Aids e le a