la corsa nell'arte

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LA CORSA NELL’ARTE La corsa, per definizione, è quella disciplina sportiva in cui ci si pone come obiettivo quello di spostarsi da un punto di partenza ad un punto di arrivo attraverso percorsi e tempistiche stabiliti prima; così definita, però, viene molto sminuita e semplificata: infatti un vero atleta deve avere coscienza del proprio corpo, dei propri limiti, e deve saper entrare in quello stato mentale di pura concentrazione che gli consentirà di dare il meglio di sé. Proprio questa sintonia che si va a creare tra animo, mente e corpo permette molto spesso alla corsa di diventare oggetto e soggetto dell’arte, in quanto quest’ultima necessita di tanta dedizione quanta ne si dà alle discipline sportive, e soprattutto di quell’armonia essenziale propria anche della corsa. La corsa nella pittura Un quadro può avere infiniti soggetti, e può rappresentare infinite situazioni: un determinato periodo storico, una scena tratta dalla mitologia, un paesaggio ecc., ma nella maggior parte dei casi l’artista si serve della pittura per esprimere le proprie emozioni e sensazioni, oppure cerca di immedesimarsi in quelle degli altri. Un esempio palese di come la pittura si appropri della corsa è l’affresco di Raffaello Incendio di Borgo: il soggetto rappresentato è la cessazione dell’incendio

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I riscontri della corsa nelle principali forme d'arte, ovvero pittura e scultura.

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Page 1: La Corsa Nell'Arte

LA CORSA NELL’ARTE

La corsa, per definizione, è quella disciplina sportiva in cui ci si pone come obiettivo quello di spostarsi da un punto di partenza ad un punto di arrivo attraverso percorsi e tempistiche stabiliti prima; così definita, però, viene molto sminuita e semplificata: infatti un vero atleta deve avere coscienza del proprio corpo, dei propri limiti, e deve saper entrare in quello stato mentale di pura concentrazione che gli consentirà di dare il meglio di sé. Proprio questa sintonia che si va a creare tra animo, mente e corpo permette molto spesso alla corsa di diventare oggetto e soggetto dell’arte, in quanto quest’ultima necessita di tanta dedizione quanta ne si dà alle discipline sportive, e soprattutto di quell’armonia essenziale propria anche della corsa.

La corsa nella pittura

Un quadro può avere infiniti soggetti, e può rappresentare infinite situazioni: un determinato periodo storico, una scena tratta dalla mitologia, un paesaggio ecc., ma nella maggior parte dei casi l’artista si serve della pittura per esprimere le proprie emozioni e sensazioni, oppure cerca di immedesimarsi in quelle degli altri. Un esempio palese di come la pittura si appropri della corsa è l’affresco di Raffaello Incendio di Borgo: il soggetto rappresentato è la cessazione dell’incendio divampato nell’anno 847 a Borgo ( quartiere vicino la basilica vaticana ). Il dipinto, sebbene è impostato come in un teatro con un fondale, è ricco di movimento: infatti ci sono donne e uomini o impegnati a spegnere l’incendio oppure che fuggono dagli edifici in fiamme correndo. In questo caso la corsa prende la veste della salvezza, in quanto è l’unico mezzo che hanno gli astanti per riuscire a salvare la propria vita. La particolarità di questo dipinto è che più ci si avvicina al primo piano e più si può vedere la paura stampata nei volti delle persone che cercano di sconfiggerla correndo; quindi qui la corsa ha molto poco di quello che si è detto prima: non viene rappresentata come un qualcosa di nobile, ma come un qualcosa di necessario, dove comunque non ci si preoccupa dei limiti imposti dal fisico.

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Un altro esempio di come la corsa è oggetto della pittura è l’affresco di Giorgio Vasari I Fiorentini sconfiggono i Pisani alla Torre di San Vincenzo. Questo dipinto è stato creato per celebrare le glorie del granducato dei Medici, e rappresenta una battaglia tra due schieramenti ( appunto quello fiorentino e quello pisano ) svolta dalla cavalleria e dalla fanteria; viene immortalata una scena molto caotica, piena di movimento e nella quale si sovrappongono diverse emozioni: lo sgomento di chi, ancora vivo, giace a terra con il timore di essere ucciso; la freddezza con la quale vengono calpestati ed ignorati i morti e la crudeltà con la quale alcuni soldati si scagliano contro alcuni avversari disarmati. Tutte queste circostanze hanno in comune il fatto che sono realizzate tramite la corsa, che viene interpretata rispettivamente come ricerca della salvezza, superbia e insormontabile desiderio di vittoria. Infatti è evidente che chi è caduto dal cavallo o è inciampato si allontana dalla calca correndo, per evitare di essere ucciso; è molto interessante invece l’aspetto della superbia, che costringe gli uomini a correre sopra i cadaveri ( sia dei compagni che degli avversari ) come prova della loro forza e della loro superiorità, a dimostrazione del fatto che chi riesce a disporre la propria mente alla massima concentrazione e alla massima forza di volontà, riesce a vincere gli altri e a compiere con il corpo gesta lodevoli. Quando invece l’unica cosa a cui si punta è la vittoria, il soldato diventa un misto tra speranza, assenza di pietà e caparbietà, e l’unica cosa che riesce ad accompagnare fisicamente questa emozione così forte è la corsa.

La corsa nella scultura

Anche Gian Lorenzo Bernini si è appropriato della corsa per la realizzazione di un’opera davvero meravigliosa: Apollo e Dafne, che è una scultura che risale intorno al 1620, e riprende del periodo barocco tutta la magnificenza che lo caratterizza nell’accezione positiva del termine. Ciò che rende quest’opera degna di nota è il fatto che l’artista è riuscito a conferirle un senso di realtà mai visto prima, che supera anche quello avvistato nei quadri sopra descritti. La scena trae spunto dalla mitologia greca: il dio Apollo si innamora perdutamente della bellissima Dafne, la quale non prova niente per questo; allora Apollo rincorre la ninfa, che straziata ed estenuata per l’imponente sforzo fisico procuratole dalla fuga, chiede agli déi di essere trasformata in una pianta di alloro, così che Apollo non potrà più corteggiarla.

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Bernini raffigura proprio il momento iniziale di questa trasformazione, dove sia in Apollo sia in Dafne sono concentrate diverse emozioni. Ovviamente il motivo principale dell’opera è la corsa, che questa volta è sia il tramite grazie al quale i due protagonisti riescono a portare avanti i loro intenti, ma anche il soggetto, in quanto è proprio la corsa che caratterizza in maniera incisiva tutta l’opera. Per quanto riguarda Apollo, correre significa realizzare il proprio sogno: infatti, come si vede anche dall’espressione facciale, appena riesce ad afferrare Dafne la felicità lo invade quasi come fosse un premio per gli sforzi fatti. Per quanto riguarda Dafne, invece, correre significa riprendersi la vita: lei non vuole assolutamente cadere nell’amore di Apollo, e correndo tenta di fuggire a un destino che non le appartiene; ma alla fine, consapevole del fatto che la determinazione di Apollo è più forte rispetto alla sua, decide di arrendersi passando dalla corsa al suo esatto contrario, la stasi eterna. Sempre dal suo volto è evidente che questa cosa non le è per nulla gradita, tant’è che prima di abbandonarsi all’agire degli dei, si inarca in avanti, con un colpo di reni, in un ultimo anelito di libertà.

La corsa nella musica

In senso lato si può affermare che la musica è una corsa già di suo, nel senso che se facciamo riferimento all’armonia tra corpo e mente propria di questa disciplina sportiva la musica ne è un’ottima rappresentatrice: infatti in quest’ultima non sono ammesse libertà dal punto di vista strutturale; ci sono degli schemi ben precisi da rispettare senza i quali si perderebbe tutta la perfezione. La corsa è una tematica che si trova spesso nelle canzoni, sia per quello detto prima, ma anche perché entrambe sono sinonimi di espressione personale, e quindi, se accostati, producono un effetto magico.

Le canzoni strumentali

Le canzoni strumentali, ovvero quelle in cui non è presente una voce che canta o che narra, hanno generalmente un titolo che introduce l’ascoltatore nell’aspetto che il compositore vuole trattare, ma sono quelle che lasciano spazio solo all’inventiva. Tutte le volte che ascolto una qualsiasi canzone strumentale mi viene automatico pensare a qualcuno che corre. Prendiamo l’esempio di “ Atom Heart Mother” dei

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Pink Floyd ( in realtà questa non è una canzone strumentale, ma la presenza della voce è molto limitata, e per questo non prenderò in considerazione il testo ma solo la base musicale ): per le sonorità orchestrali e per il tempo utilizzati, immagino un uomo che corre per riscattarsi da una serie di fallimenti. Infatti la musica è triste, ma in alcuni punti aumenta di volume e di velocità, come se volesse annunciarci che, sebbene fossimo in una “perenne” condizione di spiacevolezza, la vita offre sempre le opportunità per migliorarci.

Un’altra canzone strumentale che associo alla corsa è “Orion” dei Metallica, ma in questo caso chi corre è perché è fiducioso nelle proprie possibilità: Orione è il nome di una costellazione che vanta alcune delle stelle più brillanti del cielo, quindi immagino che qualcuno, con la sua raggiante fiducia in se stesso tenti di raggiungerle. La canzone è formata dalla compresenza equilibrata di suoni alti e puliti, che indicano appunto la chiarezza delle stelle e la facilità nel raggiungerle se lo si crede ( in riferimento all’armonia tra corpo e mente ) e di suoni gravi e distorti, che indicano l’incessabile caparbietà.

I testi e i videoclip

Moltissimi testi di canzoni di tutti i generi fanno riferimento alla corsa, intesa come mezzo con il quale effettuare un cambiamento: correre via dal dolore, correre da te, correre per la libertà, correre insieme, sono solo alcune delle attinenze con la corsa, e come è ben visibile tutti quanti prevedono un miglioramento.

Un’altra questione da trattare sono i videoclip, fondamentali per interpretare al meglio una qualsiasi canzone, ed è proprio in questi che la musica trova al meglio la connessione con la corsa. I video riescono a puntare l’attenzione sull’aspetto della canzone che secondo il compositore è più importante, e anche se nel testo non si fa alcun riferimento alla corsa, questa compare quasi sempre. Correre è sinonimo di sfogo, di rabbia, di felicità, ed ecco il motivo per il quale nei videoclip è fondamentale la corsa.

Nella musica quindi la corsa non viene esaltata nel suo aspetto tangibile e formale, ma per i risultati che porta, e viene preso per lo più il suo significato metaforico.

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CONCLUSIONE

Credo che, per i motivi illustrati fino ad adesso, l’arte e la musica abbiano molto in comune, e quando l’una diventa parte dell’altra si arriva ad una bellezza molto elevata.