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La dimensione ambientale: conservare e migliorare la qualità delle risorse naturali

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La dimensione ambientale: conservare e migliorare la qualità delle risorse naturali

Descrizione

I consumi energetici totali in provincia di Firenze nel 2006risultano pari a 2,67 milioni di tep (espressi in energia fina-le). Nel periodo 2001-2006 i consumi presentano un anda-mento oscillante, con un calo significativo nel 2002, unaprogressiva crescita fino al 2005 (+12,1% rispetto al 2002,+1,4% rispetto al 2001) e una contrazione nell’ultimo anno.Tale tendenza è determinata sostanzialmente dall’anda-mento dei consumi di gas naturale, che al 2005 rappre-sentano il vettore energetico più utilizzato in provincia(39,5% del totale), seguito da energia elettrica (32,6% deltotale), gasolio (15,3%) e benzina (9,4%). Sempre poco rile-vante, e in contrazione, continua ad essere nel complessoil contributo di GPL (1,5%) e olio combustibile (1,7%).Sempre nel periodo 2001-2006, la ripartizione per tipologiadi vettore energetico mostra un progressivo spostamentodal consumo di benzine (che dal 2001 è diminuito del 29%)al consumo di gasolio, che dal 2001 è cresciuto del 16%.In aumento anche i consumi elettrici (+14%).Analizzando, nello stesso periodo, la ripartizione per usifinali, si osserva un andamento sostanzialmente stabile perl’industria e i trasporti e un andamento molto irregolare peril residenziale e terziario. Nel 20051 il settore del residen-ziale e terziario continua ad essere il più energivoro della

ENERGIA: CONSUMI ENERGETICI (AC10)Consumi per settore e per vettore, totali e procapite

realtà provinciale, con una quota parte dei consumi totalipari al 44,2% (in contrazione nell’ultimo triennio), seguitodai trasporti (23,7%) e dall’industria (16,7%). Poco signifi-cativo risulta il peso dell’agricoltura (0,7%). Il peso del set-tore industriale potrebbe tuttavia essere sottostimato, inquanto non comprende la quota di gas naturale immessonelle reti cittadine ed erogato ad utenze industriali.Considerando i consumi pro capite, rispetto al 2001 si regi-stra un andamento sostanzialmente stabile dei consumicomplessivi, con una flessione significativa nel 2006 (-13,3% rispetto al 2001), ed una progressiva crescita dei con-sumi elettrici (+9,9% dal 2001 al 2006). I livelli pro capite diconsumi elettrici risultano inferiori al dato nazionale (4,6MWh/ab, rispetto al 5,3 nazionale) e regionale (5,8 MWh/ab).

Metodologia

L’indicatore rappresenta i consumi di energia primaria (con-sumo interno lordo). I dati sono tratti dai bollettini dellaDirezione Generale dell’Energia e delle Risorse Minerarie,pubblicati sul sito http://dgerm.attivitaproduttive.gov.it e dallestatistiche Terna per l’energia elettrica. I dati sui consumi digas naturale immessi in rete sono forniti dall’AgenziaFiorentina per l’Energia (il dato relativo al consumo di gasnaturale per il 2006 potrebbe essere sottostimato). I consu-mi energetico sono convertiti in Tep secondo i fattori di con-versione impiegati nel Bilancio energetico nazionale. Per l’e-nergia elettrica, la conversione in energia primaria considera

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4 FATTORI ANTROPICI

4.1 ENERGIA

Tavola di valutazione sintetica energia

1. Si fa riferimento al 2005 anziché al 2006 in quanto, per quest’ulti-mo anno, il dato relativo al gas naturale non è ancora un dato defini-tivo e potrebbe essere sottostimato.

Descrizione

L’intensità energetica – cioè il consumo di energia in rap-porto al reddito generato (in questo caso misurato comevalore aggiunto) – della provincia di Firenze risulta infe-riore alla media nazionale (139 tep/milioni di euro, controil 189 della media nazionale) e sostanzialmente in lineacon il dato toscano. Decisamente inferiore al dato mediotoscano risulta l’intensità energetica del settore industria-le (tuttavia si deve tenere presente che il consumo ener-getico del settore industriale per la provincia di Firenze èsottostimato, in quanto non include la quota di gas natu-rale distribuito in rete utilizzato dall’industria).Nel periodo 2001-2006 l’intensità energetica provincialetotale si mantiene pressoché stabile (-3%), quella indu-striale aumenta del 6%.

Metodologia

L’indicatore “Intensità energetica” si basa sui dati dei con-sumi energetici e sulle stime del valore aggiunto provin-ciale. L’indicatore è espresso in Tep/Milioni di euro, nor-malizzando i dati del valore aggiunto provinciale su unanno base 1995 (coefficiente deflativo Istat della RegioneToscana per il PIL). I dati sul valore aggiunto provincialesono forniti da IRPET.L’intensità energetica esprime la quantità di energiaimpiegata per la generazione di una data quantità di red-dito.

ENERGIA: INTENSITÀ ENERGETICA (AC10)Intensità energetica, totale e industriale

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i rendimenti di trasformazione medi nazionali (convenzional-mente 1 GWh = 220 Tep). Non sono disponibili dati relativi aiconsumi di fonti energetiche rinnovabili (solare termico, bio-masse etc.) e al consumo di carbone.Nella ripartizione dei consumi energetici per usi finali, lavoce “residenziale e terziario” comprende i volumi di gas

naturale riconsegnati alle reti di distribuzione cittadine,che includono anche una quota di consumi per usi indu-striali, che tuttavia non è stato possibile scorporare daldato complessivo. Risultano pertanto sovrastimati i con-sumi per uso residenziale e terziario e sovrastimati quelliper usi industriali.

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4.2 TRASPORTI

Tavola di valutazione sintetica trasporti

Descrizione

La qualità ambientale del parco circolante nella provinciadi Firenze è significativamente migliore rispetto alla medianazionale (come già evidenziato nel precedenteRapporto), infatti, nel 2006 il 91% delle autovetture circo-lanti in Provincia appartiene alla categoria Euro, mentre alivello nazionale tali autovetture costituiscono l’82%.Negli ultimi anni è continuato il rinnovo del parco auto,infatti, nel periodo 2002 – 2006 il numero delle auto EuroIII (immatricolate tra il 1.1.2001 e il 31.12.2005) èaumentato del 60%, mentre le auto non catalizzate sisono ridotte addirittura dell’82%. Le auto Euro 4, le menoinquinanti,nel 2006 rappresentano ben il 26% delle autocircolanti, contro un dato nazionale pari al 16%. Il rinno-vamento ha comunque coinvolto tutte le categorie dei vei-coli circolanti. Nel 2006, infatti, i motocicli appartenentialla tipologia Euro sono il 60% delle moto circolanti ecomplessivamente il loro numero è aumentato dal 2002 dicirca il 72% (77.791 moto nel 2006 contro le 45.103 nel2002), mentre i veicoli industriali appartenenti alla tipolo-gia Euro rappresentano l’86% (nel 2002 erano il 50%).

Metodologia

La qualità ambientale del parco autoveicoli è bastata sullaclassificazione Copert elaborata da Aci. I dati elaborati siriferiscono alla sola quota di veicoli a benzina e diesel. Peril 1995 il dato riportato è una nostra stima, che assumecome auto conformi alla norma Euro 1 tutte le autovettu-re immatricolate dopo il 1993 (data da cui divenne obbli-gatoria la vendita di auto Euro 1) e per gli anni preceden-ti una stima pari al 5% delle immatricolazione 1990, il 6%per il 1991 e il 12% per il 1992, in accordo con i consumidi benzina verde sulla sola rete stradale ordinaria.Per quanto riguarda le autovetture, nella categoriaPre–Euro sono comprese le auto non catalizzate, PreEce,ECE 15/00-01, ECE 15/02, ECE 15/03, ECE 15/04 e le autodiesel non convenzionali (immatricolate fino al 1992),nella categoria Euro invece sono comprese le auto Euro I,Euro II, Euro III, Euro IV (immatricolate dal 1.1.1993 a31.12.2007). Nel caso dei motocicli, appartengono allacategoria Pre-Euro quelli immatricolati prima del 30.7.99,mentre i veicoli industriali Pre-Euro sono quelli immatri-colati prima del settembre 1993.

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TRASPORTI: QUALITÀ AMBIENTALE DEL PARCO AUTO (AC6)Quota di autovetture, benzina e diesel, per classe Euro, sul parco circolante

Descrizione

La motorizzazione privata in provincia di Firenze (escluden-do i ciclomotori) ha raggiunto nel 2006 la soglia di 92 vei-coli ogni 100 abitanti (in Toscana l’indice è pari a 87). Inparticolare nel 2006, ogni 100 abitanti si contano 65 auto-vetture (63 a livello regionale, 60 a livello nazionale), 11 vei-coli industriali e 14 moto.Anche per il periodo 2002 – 2006,si conferma il trend evidenziato nel precedente Rapporto,con un moderato incremento delle autovetture circolanti

(5%), mentre è decisamente più elevato l’aumento di moto-cicli (+26%) e di autoveicoli industriali (+30%).Rispetto al precedente Rapporto, non è stato possibileaggiornare l’indicatore con il dato inerente i ciclomotoricircolanti.

Metodologia

I dati relativi al parco circolante sono forniti da ACI.

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TRASPORTI: MOTORIZZAZIONE PRIVATA (AC6)Dimensioni, densità e caratteristiche ambientali del parco circolante (autovetture, veicoli industriali, moto e ciclomotori)

Descrizione

Il numero annuo di passeggeri nell’aeroporto fiorentino èin continuo aumento, tuttavia, se nel periodo 1995 – 2001(considerato nel precedente Rapporto) si è registrato unincremento di passeggeri dell’87%, negli ultimi sei annitale incremento è stato solo del 39%. Anche per gli aero-mobili in transito si registra un comportamento simile, ilnumero di aerei cresce costantemente fino al 2004, quan-do si raggiunge il valore massimo (35.374 aerei), per poidiminuire, solo nel 2007 si giunge nuovamente alla sogliadei 35.000 aeromobili (il 66% dei quali ha volato su trat-te internazionali) con un aumento rispetto all’anno prece-dente del 28%. L’aumento consistente degli aeromobili intransito, e quindi dei decolli e degli atterraggi che ne deri-vano comporta un effetto considerevole sull’inquinamen-to acustico nelle aree soggette alle rotte.Il trasporto merci ha mostrato negli anni un comporta-mento variabile, dopo aver registrato un flusso massimonel 2005 di oltre 3.500.000 tonnellate, nel 2007 ha vistoridurre il trasporto a poco più di 1.300.000 ton, con unariduzione in 2 anni del 62%.Per quanto riguarda i dati del 2006, bisogna ricordare chel’aeroporto è rimasto chiuso per due mesi (dal 2.02 al8.04).

Metodologia

I dati elaborati sono stati forniti dalla società di gestionedell’aeroporto di Firenze Amerigo Vespucci.

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TRASPORTI: TRAFFICO AEREO (AC6)Passeggeri e movimenti di aeromobili all’aeroporto di Firenze - Peretola

Descrizione

Nel periodo 2002 – 2006 si assiste ad un aumento medioannuo del numero di incidenti rispetto al periodo 1995 -2001 (analizzato nel Rapporto 2005) di circa il 5%, tutta-via il numero di morti è in netta diminuzione (-18%).Infatti, sebbene l’indice di incidentalità (incidenti ogni1000 autovetture), pari a 11,2, sia ben superiore al valorenazionale (pari a 6,7), l’indice di mortalità, pari a 0,1morto ogni 1000 abitanti, è in linea con il dato nazionale,mentre l’indice di lesività, che misura il numero di feriti inrapporto alla popolazione è pari a 9,5 e ben superiore alvalore nazionale (5,6 feriti ogni 1000 abitanti). In valoreassoluto nel 2006 si sono registrati 7.058 incidenti, 74morti e 9.173 feriti.

Metodologia

Le elaborazioni derivano dai dati Istat, che fanno riferi-mento al rilevamento degli incidenti stradali da parte delleforze di polizia.

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TRASPORTI: INCIDENTALITÀ STRADALE (AC6)Numero di incidenti, morti e feriti

Descrizione

La maggior parte degli spostamenti in provincia avvienenell’Area Fiorentina, dove si concentra il 61% dei trasferi-menti giornalieri per studio e lavoro. Analizzando il rap-porto tra origine e destinazione degli spostamenti si notache nella città di Firenze si muovono giornalmente perraggiungere il luogo di lavoro o di studio oltre 70.000 per-sone in più rispetto ai residenti, provenienti dalle zonelimitrofe, mentre per altri ambiti territoriali (soprattuttoquelli della Val di Sieve), il bilancio evidenzia un maggiorspostamento in uscita dal proprio ambito territoriale diresidenza. A livello provinciale il mezzo più utilizzato èl’auto (51% dei casi), seguito dai mezzi pubblici (16%) edalla bicicletta (15%). A livello territoriale, gli ambiti cheusano maggiormente i mezzi pubblici sono la Val di Sievee il Valdarno (rispettivamente per il 26% e 25% degli spo-

stamenti), mentre i viaggi in bicicletta o a piedi sono pre-feriti nella città di Firenze (20% degli spostamenti in città)e nell’Area Fiorentina. Per quanto riguarda il tempo impie-gato, circa il 50% dei pendolari in Provincia impieganofino a 15 minuti per raggiungere la loro destinazione.

Metodologia

L’indicatore analizza e rappresenta la mobilità dei cittadiniche vivono in provincia di Firenze. Si tratta di un indicato-re parziale, che considera solo gli spostamenti sistematici.I dati provengono dal Censimento della Popolazione ISTAT2001. La ripartizione modale evidenzia la distribuzione inpercentuale dei diversi tipi di mezzo utilizzati per spostar-si dal proprio luogo di residenza per raggiungere la sede distudio o lavoro.

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TRASPORTI: SPOSTAMENTI DEI RESIDENTI (AC6)Numero di abitanti che usano bicicletta o mezzo pubblico

Descrizione

I consumi energetici per i trasporti, un indicatore indirettoanche dell’evoluzione della mobilità, nel periodo 1998-2006 mostrano una riduzione del 6%. Analizzando la dina-mica temporale più nel dettaglio, si osserva una lieveriduzione dei consumi fino al 2002, un picco di consumonel 2003 e successivamente un andamento sostanzial-mente stabile, intorno ai valori del 2002.La riduzione dei consumi è da attribuire alla sostanzialecontrazione dei consumi di benzine, che dal 1998 al 2006diminuiscono del 37%. Nello stesso periodo aumentanoinvece sensibilmente i consumi di gasolio, arrivando nel2006 a coprire il 61% dei fabbisogni di combustibili perautotrazione, con un incremento addirittura del 49%. Intutto il periodo restano marginali i consumi di gpl e meta-no, entrambi in contrazione.L’evoluzione dei consumi, in presenza di un progressivoaumento del parco circolante, può essere indice di unamaggiore efficienza dei mezzi, ma anche di una riduzione(o quantomeno stabilità) delle percorrenze totali.

Metodologia

L’indicatore identifica i consumi di combustibile per lasoddisfazione dei fabbisogni di mobilità su gomma.Costituisce un indicatore dell’impatto della mobilità.E’ espresso in termini di tep di combustibile impiegato perautotrazione, ripartito per fonte (benzine, gasolio, metano,gpl). I dati sono tratti dai bollettini della Direzione Generaledell’Energia e delle Risorse Minerarie, pubblicati sul sitohttp://dgerm.attivitaproduttive.gov.it. e da dati SNAM peril metano da autotrazione.

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TRASPORTI: CONSUMI PER LA MOBILITÀ (AC6)Consumi di carburante per autotrazione

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Descrizione

Il trasporto pubblico nella provincia di Firenze ha subito unrinnovamento e dall’aprile 2005 è gestito da tre consorzi(Scarl Ataf & Linea - Area Metropolitana; Scarl – AutolineeMugello ValdiSieve e Scarl Autolinee Chianti – Valdarno),pertanto i dati analizzati riguardano solo il 2006 e 2007. Nel2007 si registrano oltre 96 milioni di passeggeri trasportati,segnando a livello provinciale un incremento di circa il 7%rispetto all’anno precedente, con, in particolare, un incre-mento significativo nell’area Chianti – Valdarno (+ 66%rispetto al 2006). Il numero di passeggeri mediamente pre-senti in vettura per km percorso è pari a 3 passeggero/km,mentre la domanda di trasporto pubblico (numero di pas-seggeri per abitante) nel 2006 è stata pari a 92,11 passeg-geri/ab/anno (contro una media regionale pari a 81 passeg-

geri/abitante/anno). La domanda quasi raddoppia nella cittàdi Firenze, dove nel 2005 raggiunge il valore di 177 passeg-geri per abitante, occupando il quinto posto tra le grandi cittàitaliane. Per quanto riguarda la qualità del parco autobus,solo nell’area fiorentina sono presenti vetture elettriche e ametano, che rappresentano rispettivamente il 5% e il 28%delle vetture per il trasporto pubblico circolanti nell’area.

Metodologia

L’indicatore, che rappresenta i viaggiatori trasportati e lecaratteristiche del trasporto pubblico, è basato sui datiforniti dalle tre società che gestiscono il servizio, in pos-sesso della provincia di Firenze. I dati per la città diFirenze sono tratti da Ecosistema Urbano 2007 e riguar-dano il 2005.

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TRASPORTI: DOMANDA E OFFERTA DI TRASPORTO PUBBLICO (AC6)Passeggeri e chilometri percorsi 4.3 RIFIUTI

Tavola di valutazione sintetica rifiuti

Descrizione

La provincia di Firenze, con una produzione media procapite di 678 kg/abitante/anno (che raggiunge addiritturai 718 kg/abitante/anno nell’area fiorentina), si confermauna delle aree italiane con la maggiore intensità di produ-zione dei rifiuti, seppure inferiore alla elevatissima mediatoscana (703 kg/abitante/anno, contro una media nazio-nale di 550 kg/abitante/anno).Alla stabilizzazione della produzione totale di rifiuti osser-vata tra il 2002 e il 2003, è seguita nell’ultimo triennio(2004-2006) una crescita del 7,4%, che ha portato la pro-duzione di rifiuti a 658.574 t/anno. Dal 1997 al 2006 lacrescita complessiva della produzione di rifiuti è stata del31,7%. L’aumento dei rifiuti urbani è probabilmente attri-buibile, oltre che alle modalità di consumo e alle presen-ze turistiche, anche ad un assorbimento di parte di rifiutiassimilabili di origine produttiva nel circuito dei rifiutiurbani.Sebbene complessivamente i rifiuti urbani crescano, laquantità di rifiuti residui destinati allo smaltimento dal1997 mantiene un andamento pressoché stabile, con unariduzione del 2,7% fino al 2003, seguita da una leggeracrescita nell’ultimo triennio (+3%) che ha riportato i rifiu-ti residui sugli stessi valori registrati nel 1997. Continua acrescere in modo significativo la quota di rifiuti urbaniraccolti in modo differenziato, facendo registrare un incre-mento del 17,3% anche nell’ultimo triennio.

Metodologia

Le quantità di rifiuti urbani prodotti e raccolti in modo dif-ferenziato per il periodo 1997-2006 derivano dalle certifi-cazioni ARRR.

RIFIUTI: RIFIUTI URBANI (AC4)Rifiuti prodotti, residui e recuperati; totali, procapite e per area

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RIFIUTI: RACCOLTA DIFFERENZIATA (AC4)Raggiungimento degli obiettivi, recuperi totali, per materiali e per area

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Descrizione

La raccolta differenziata ha registrato una crescita consi-derevole nell’ultimo decennio, passando da 64.291 t/annodel 1997 (pari al 12,9% dei rifiuti urbani) a 221.740 t/annodel 2006 (pari al 33,7% - 36,3% secondo lo standardregionale). Grazie a questo positivo andamento, la raccoltadifferenziata nella provincia di Firenze, calcolata secondolo standard regionale, ha raggiunto l’obiettivo del 35% al2006 fissato dal D.lgs n. 152/06. Calcolando le percentua-li di raccolta differenziata senza applicare i fattori di nor-malizzazione regionale, tuttavia, l’obiettivo del 35% risultaraggiunto nel Chianti, nell’Empolese e in Valdelsa, quasiraggiunto nel Valdarno e ancora da raggiungere nell’Areafiorentina, in Val di Sieve e, soprattutto, nel Mugello.Il tasso di raccolta differenziata della provincia di Firenzeè in media con il dato regionale (33,4% secondo lo stan-dard regionale) e superiore a quello nazionale (25,8% al2006), ma inferiore ai risultati raggiunti dalle regioni set-tentrionali (percentuali superiori al 40%, vicine al 50% perTrentino Alto Adige e Veneto).Nella composizione delle raccolte differenziate al 2006, lacarta (96.787 t/anno) incide per il 43,6%, seguita dallaraccolta del verde e della frazione organica (59.501

t/anno) che pesa per il 26,8% e dalla raccolta del vetro(22.613 t/anno) pari al 10,2%. Lo sviluppo delle raccoltedifferenziate è stato trainato soprattutto dall’espansionedelle raccolte della frazione organica (+472% nel periodo1997-2003), benché nell’ultimo triennio l’incremento piùsignificativo, in termini percentuali, è da attribuire allaraccolta della plastica (+ 26% dal 2003 al 2006), mentrein termini assoluti è da attribuire alla raccolta della carta(+15.670 t dal 2003 al 2006).

Metodologia

I dati derivano dalle certificazioni ARRR. Nel computo deidati non sono considerati i rifiuti inerti, ma sono inclusi gliingombranti recuperati. I valori di raccolta differenziatariportati nelle elaborazioni grafiche non considerano i fat-tori di normalizzazione previsti dal metodo standard dicertificazione della Regione Toscana, che esclude dalcomputo i rifiuti di spezzamento e attribuisce un coeffi-ciente ai composter. In tabella è comunque riportatoanche il valore percentuale di raccolta differenziata calco-lato secondo lo standard regionale (% RD – standard RT).

Descrizione

Secondo le ultime stime elaborate sulla base delle dichia-razioni dei produttori (MUD 2006 relativo all’anno 2005),in provincia di Firenze risultano prodotti 1.589.929 t/annodi rifiuti speciali, di cui 65.086 t/anno sono pericolosi, ivalori più alti tra le province toscane.Sebbene le dichiarazioni di rifiuti speciali possano subirevariazioni per modifiche alle disposizioni legislative, daidati si evidenzia un incremento del 99% nella produzionedi rifiuti speciali dal 1998 al 2005. Anche i rifiuti pericolo-si aumentano nel periodo analizzato: fino al 2001 rappre-sentano circa il 3% dei rifiuti speciali, nel 2002 e 2003superano il 7% e nel 2005 si ridimensionano nuovamen-te attestandosi sul 4,1% (+125% rispetto al 1998, -34%rispetto al massimo valore registrato nel 2002).L’aumento di produzione dei rifiuti speciali è dovuto quasiesclusivamente ai rifiuti inerti che nel 2005 rappresenta-no il 38% del totale prodotto con circa 580.000 t (effetto,questo, probabilmente riconducibile alla progressiva cre-scita del settore delle costruzioni, evidenziata nell’indica-tore relativo alla caratterizzazione del sistema economi-co). Un 30% è invece imputabile ai rifiuti da trattamentoacque e rifiuti, anch’essi in aumento di quasi 20.000 trispetto all’anno precedente. Questi due gruppi di rifiutiinsieme contribuiscono al totale provinciale per il 68%.Altre categorie influenti risultano essere i rifiuti da pro-spezione o estrazione da miniera e cava (CER 01) con uncontributo al totale dei rifiuti non pericolosi prodotti nel

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RIFIUTI: RIFIUTI SPECIALI (AC4)Rifiuti pericolosi e non pericolosi, dichiarati e stimati; ripartizione per settore e per area

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2005 dell’8%, che sono a carico di attività del settoreestrattivo e dei cantieri per l’Alta Velocità.Per quanto riguarda i rifiuti pericolosi, sempre con riferi-mento ai dati 2005, si tratta di:– Rifiuti da prospezione e estrazione da miniera o cava

(8.000 t circa), che sono a carico dei cantieri TAV ederivano probabilmente da sversamenti accidentalinelle gallerie in costruzione;

– Rifiuti dei processi chimici organici (7.700 t circa) acarico sia di aziende farmaceutiche e di fabbricazionedi profumi che di gestori di rifiuti;

– Rifiuti non specificati (12.000 t circa) categoria a cuiconcorrono soprattutto i rifiuti da veicoli fuori uso(7.800 t, comprese le batterie al piombo);

– Inerti e terra e rocce contaminate (11.000 t) provenien-ti sia da cantieri che da bonifiche.

Metodologia

I dati relativi alla produzione di rifiuti speciali, pericolosi enon pericolosi, derivano dai Modelli Unici di Dichiarazioneambientale (MUD) acquisiti, elaborati, validati e organizza-ti nelle banche dati SIRAMUD dalla sezione regionaleCatasto Rifiuti, istituita, ex lege, in ARPAT, rielaborati daARRR. I dati e le informazioni relative al 2005 sono trattidalla Relazione sullo stato dell’ambiente in Toscana 2008.

nita a seguito dell’entrata in vigore della LR n. 61/2007(recante modifiche alla LR n. 25/1998 “Norme per lagestione dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati”), con rife-rimento al territorio della provincia di Firenze ha indivi-duato il sistema di impianti descritto in tabella, preveden-do in parte l’adeguamento di impianti già esistenti in partela realizzazione di nuovi impianti.

Metodologia

L’indicatore descrive le modalità di trattamento o smalti-mento dei rifiuti complessivamente gestiti negli impiantipresenti sul territorio provinciale. I dati sono tratti dalPiano Industriale di ATO n. 6 “Area MetropolitanaFiorentina” (Deliberazione dell’assemblea consortile n. 4del 18 luglio 2007), dal Piano Industriale di ATO n. 5“Toscana Centro Nord” (Deliberazione dell’assembleaconsortile n. 3 del 10 luglio 2007) e dal Piano straordina-rio ex LR n. 61/2007 per l’ATO Toscana Centro (Deliberadell’assemblea consortile dell’ATO 6 n. 2 del 23 aprile2008).

121

RIFIUTI: CAPACITÀ DI SMALTIMENTO RIFIUTI (AC4)Rifiuti urbani gestiti per tipologia di impianto

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Descrizione

Analizzando la dotazione impiantistica della provincia diFirenze, così come risulta dalla pianificazione di ATO, sulterritorio provinciale risultano attualmente in funzione iseguenti impianti:– Impianto di selezione-trattamento e compostaggio di

Case Passerini (Sesto F.no);– Impianto di selezione-trattamento delle Sibille (San

Casciano Val di Pesa);– Impianto di compostaggio di Ponterotto (S. Casciano

Val di Pesa);– Impianto di selezione-trattamento, compostaggio e

discarica di Casa Sartori (Montespertoli);– Inceneritore di Selvapiana (Rufina);– Discarica di Vigiano (Borgo San Lorenzo);– Discarica del Pago (Firenzuola).

Dal Piano Industriale dell’ATO 6, approvato nel 2007,risulta che, al 2005, il 54% dei rifiuti prodotti nell’ATO (chenon include i comuni del Circondario Empolese-Valdelsa),pari a circa 198.000 t, è stato conferito in impiantidell’ATO, in particolare a:– Impianto di trattamento e smaltimento di Case

Passerini: 119.604 t, pari al 32% del totale dei rifiutiindifferenziati dell’ATO;

– Discarica di Firenzuola: 70.998 t, pari al 19% del totale;– Inceneritore di Rufina. 7.465 t, pari al 2% del totale.Il restante 46% dei rifiuti urbani indifferenziati, pari a circa

170.000 t, è stato quindi conferito direttamente fuori ATO,in prevalenza alle discariche di Peccioli (ATO 3) eTerranuova Bracciolini (ATO 7), con quote minori conferiteal centro di trattamento di Montespertoli (ATO 5) e in dis-carica in provincia di Bologna. In realtà, anche quota partedei rifiuti in uscita dall’impianto di selezione e trattamen-to di Case Passerini sono stati conferiti fuori ATO. I confe-rimento fuori ATO sono stati comunque disciplinati daaccordi interprovinciali e accordi interregionali.Anche per l’impiantistica di compostaggio l’ATO 6 è risul-tato nel 2005 deficitario. A fronte infatti di un quantitativodi organico e verde, proveniente dalle raccolte differen-ziate, complessivamente pari a 41.235 t, i due impiantioperanti nel territorio dell’ATO (Case Passerini e SanCasciano) risultano aver trattato complessivamente31.730 t di organico e verde. In effetti, risultano ad oggiancora in fase di realizzazione, o anche in fase di prelimi-nare definizione progettuale, diversi impianti di tratta-mento o smaltimento rifiuti previsti nell’ambito della pia-nificazione provinciale.Per quanto riguarda i comuni del Circondariodell’Empolese-Valdelsa, dal Piano industriale dell’ATO 5,approvato sempre nel 2007, risulta che i rifiuti prodotti(indifferenziati e organico) sono conferiti agli impianti diMontespertoli (selezione e compostaggio, discarica).Per soddisfare i fabbisogni impiantistici del sistema digestione integrata dei rifiuti di ATO Toscana Centro (pro-vince di Firenze, Prato e Pistoia) al fine di operare in auto-sufficienza, la pianificazione straordinaria inter-ATO, defi-

Descrizione

L’indicatore è stato aggiornato, rispetto al Rapporto 2005,con i nuovi rilievi, riguardanti la città di Firenze, eseguitida Arpat in base alla più recente normativa (Direttiva2002/49/CE e D.Lgs 194/05) che prevede l’uso di nuovimetodi per il calcolo della popolazione esposta al rumoreemesso da mezzi di trasporto, dal traffico veicolare, daltraffico ferroviario, dal traffico aereo e proveniente da sitidi attività industriali. Per tale motivo questi ultimi dati nonsono confrontabili con quelli pubblicati nei precedentiRapporti.Analizzando il descrittore Lden, che considera l’esposizio-ne al rumore nell’arco dell’intera giornata e che quindifornisce una misura del disturbo complessivo subito dallapopolazione, si rileva che poco meno di 300.000 personesono sottoposte a livelli sonori superiori a 55 dB(A), l’83%della popolazione residente nell’area studiata (352.600persone complessive). Osservando invece il descrittoreLnight, che fornisce una analisi del rumore in ore nottur-ne nel corso di un anno solare, si rileva che circa 203.000persone vivono in aree con rumore notturno superiore a55 dB(A), il 56% della popolazione complessiva. Sebbenele analisi non siano confrontabili direttamente con quelleeseguite in precedenza, si può affermare, con un certomargine di sicurezza, che l’esposizione al rumore da traf-fico veicolare in ambito urbano è sostanzialmente stazio-naria, almeno nell’ultimo quinquennio.

Metodologia

La Direttiva 2002/49/CE recepita dal D.Lgs. 194/05 sioccupa della determinazione e della gestione del rumore,attraverso alcuni indicatori: Lden è il descrittore acusticogiorno-sera-notte usato per qualificare il disturbo legatoall’esposizione al rumore nell’arco dell’intera giornata,Lnight è il descrittore acustico notturno relativo ai distur-bi del sonno. I descrittori acustici Lden e Lnight servonoad elaborare le mappe acustiche strategiche.

RUMORE: INQUINAMENTO ACUSTICO (AC7)Livelli sonori rilevati nelle aree urbane

123122

4.4 RUMORE E INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

Tavola di valutazione sintetica sintetica

Descrizione

Rispetto al Rapporto 2003, la situazione della pianificazio-ne acustica sul territorio provinciale è notevolmentemigliorata. Allo stato attuale 38 comuni della Provincia(86% per una estensione di oltre 326.000 ha) hannoapprovato il Piano di Zonizzazione Acustica (nel 2003erano 13), due sono in fase di adozione, mentre quattro nesono ancora privi (per una superficie complessiva di quasi25.000 ha, il 7% della superficie totale provinciale).

Metodologia

La legge quadro sull’inquinamento acustico (Legge n°447/1995) stabilisce l’obbligo per tutti i comuni di predi-sporre la classificazione del territorio (detta zonizzazioneacustica), cioè la suddivisione del territorio in particelleomogenee riferite alle classi di destinazione d’uso defini-te dal Dpcm 14 novembre 1997, alle quali vengono asso-ciati valori limite di emissione e di immissione e valori diattenzione e di qualità per il periodo diurno e notturno.Con la L.R. n° 89/1998 (norme in materia di inquinamen-to acustico) e i successivi atti regolamentari, la RegioneToscana ha dato attuazione alla legge quadro nazionale,assumendo la tutela ambientale a fini acustici qualeobiettivo operativo della programmazione territoriale.

RUMORE: CLASSIFICAZIONE ACUSTICA (AC7)Comuni zonizzati e popolazione provinciale interessata

125124

Descrizione

Tra il 2004 e il 2006, ARPAT ha effettuato campagne dimonitoraggio del campo elettrico generato dalle radiazio-ni elettromagnetiche emesse da sorgenti ad alta frequen-za come le stazioni di radiotelecomunicazione, in partico-lare trasmettitori radiofonici e televisivi (RTV) e stazioniradiobase (SRB) per la telefonia cellulare, mentre non sihanno dati per quanto riguarda le emissioni da sorgenti abassa frequenza (sistemi di trasmissione e distribuzionedi energia elettrica, sistemi di trazione ferroviaria).Analizzando i dati si conferma la situazione descritta nelprecedente Rapporto: a livello provinciale le emissionisono modeste, il 98% delle misure effettuate nel 2006 èinferiore al valore obiettivo fissato dalla normativa in 3V/m (anche se in diminuzione rispetto all’anno preceden-te quando tutte le misure erano regolari) e dal 2004 al2006 non si registra alcuna misura superiore al valore diattenzione pari a 6 V/m. Osservando i diversi ambiti si rile-va che nel 2006, le misure superiori al valore obiettivo diqualità si concentrano prevalentemente nell’area fiorenti-na e nella Valdelsa.

Metodologia

L’esposizione ad emissioni ad alta frequenza da stazioniradiobase e da ripetitori radiotelevisivi è misurata in ter-mini di valore dell’intensità del campo elettrico (V/m). Peresposizioni di durata inferiore a 4 ore consecutive, i limitinormativi variano tra 20 e 60 V/m (in funzione della fre-quenza), mentre per esposizioni superiori a 4 ore conse-cutive, all’interno di edifici (abitazioni, uffici, edifici scola-stici), il valore di attenzione imposto dalla normativa diriferimento (DPCM 8/7/2003) è di 6 V/m, mentre l’obietti-vo di qualità è fissato in 3 V/m.I dati derivano dal monitoraggio ARPAT realizzato tra il2004 e il 2006.

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INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO: ESPOSIZIONE AI CAMPI ELETTROMAGNETICI (AC7)Controlli a siti di impianti Radio - TV

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Descrizione

Il numero di postazioni per la telefonia mobile e per la diffu-sione radiofonica e televisiva sono in continuo aumento sulterritorio provinciale. Nel periodo 2003-2006 l’aumento com-plessivo di postazione SRB è stato del 47,5%, mentre l’au-mento delle postazioni RTV, nel periodo 2004-2006, è statodel 12,5%. La crescita delle SRB è principalmente dovuta allosviluppo delle reti UMTS di terza generazione (+407%), men-tre gli impianti a tecnologia analogica TACS sono ormai spen-ti dal 2005. Nel 2006 il numero di postazioni di radiodiffusio-ne sul territorio provinciale rappresentano il 25% del totaleregionale con riferimento alle SRB e il 17% con riferimentoalle RTV, con densità territoriali rispettivamente pari a 0,17postazioni SRB/kmq e 0,12 postazioni RTV/kmq, entrambisuperiori ai corrispondenti valori medi regionali (0,10 e 0,11).

Metodologia

L’indicatore rileva la presenza sul territorio provinciale diimpianti per la telefonia mobile (Stazioni Radio Base –SRB) e di impianti per la diffusione radiofonica e televisi-va (postazioni RTV). Per quanto riguarda le SRB, è riporta-to sia il numero di postazioni (insieme di più impiantiappartenenti allo stesso gestore e, tipicamente, insistentesullo stesso supporto fisico), sia il numero di impianti,distinti per tipologia di servizio (TACS, GSM, DCS, UMTS).I dati sono tratti dalla Relazione sullo stato dell’ambientein Toscana 2008.

INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO: IMPIANTI DI RADIOCOMUNICAZIONE (AC7)Numero di stazioni radio base per la telefonia e di impianti di diffusione radio e televisiva

Descrizione

Per quanto riguarda le linee ad alta tensione, la provincia diFirenze è attraversata da sei linee a 380 KV per una lun-ghezza complessiva di 146 km, concentrate prevalentemen-te nell’Area Fiorentina (48% della lunghezza totale), dove siraggiunge una densità di 180 m/kmq. Le linee a media ten-sione (220 KV) sono invece 9 e raggiungono la lunghezzacomplessiva di 207 km, interessano prevalentemente il terri-torio del Chianti e dell’Area Fiorentina con una densità rispet-tivamente di 199 m/kmq e 161 m/kmq. Sono inoltre presen-ti alcune linee da 132 KV per complessivi 76 Km.

A livello provinciale la densità delle linee ad alta e mediatensione è pari a 100 m/kmq, superiore al valore toscanopari a 62 m/kmq (dato 2006).

Metodologia

Le elaborazioni si basano sui dati georeferenziati dellelinee elettriche Enel forniti dall’Ufficio SIT della provinciadi Firenze. L’indicatore rileva la lunghezza complessiva ela densità sul territorio in m/kmq.

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INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO: DENSITA’ TERRITORIALE DELLE LINEE ELETTRICHE (AC7)Densità delle linee elettriche sul territorio

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Descrizione

Per quanto riguarda la temperatura massima, le aree piùcalde risultano quelle della piana fiorentina, dell’empole-se e del fondovalle del Mugello, mentre la temperaturadiminuisce progressivamente nelle zone appenniniche,soprattutto in quelle più settentrionali. In particolare, latemperatura media annua varia tra 17° e 21° per le areedi pianura e collinari, tra 14° e 16° per le zone in quota.Per le temperature minime si riscontra la medesima sud-divisione, con le zone appenniniche più fredde (mediaannua 4° - 6°). Tuttavia, analizzando le temperaturemedie mensili, si osserva che nei mesi estivi la tempera-tura media raggiunge e spesso supera i 30° (raggiungen-do negli ultimi 10 anni valori massimi assoluti di 39° -40°), mentre, per quanto riguarda la temperatura minimamedia, non vengono mai raggiunti gli 0°.La piovosità media annua si attesta su valori compresi tra650 e 850 mm nelle zone di pianura e di bassa e mediacollina, mentre nelle aree montane appenniniche (dell’AltoMugello, del Pratomagno e dei monti del Chianti, a confi-ne con la provincia di Siena), si superano anche i 1200mm annui.Riguardo alla distribuzione della pioggia nel corso dell’an-no, il mese più piovoso è novembre con precipitazioni tra90 e 150 mm, seguito dai mesi di aprile e di maggio (60– 80 mm), mentre nei mesi estivi e specialmente in lugliosi scende al di sotto dei 50 mm medi mensili.La provincia di Firenze non è caratterizzata da elevata

ventosità, ad esclusione di alcune aree appenniniche aquota relativamente elevata. La direzione dei venti dipen-de dai venti dominati in Regione e dalla conformazioneorografica di base, ad esempio nella stazione di Borgo SanLorenzo il vento dominate ha direzione Nord - Est, aBagno a Ripoli Sud-Est, Sud e Nord – Est, a MonteboroSud e Nord – Est, mentre a Greve Sud - Est e Nord -Ovest.

Metodologia

I dati considerati sono stati tratti dal “Piano di emergen-za” approvato nel 2006 dalla provincia di Firenze. In par-ticolare per l’intervallo 1961 – 1990 sono stati usati i datidi temperatura e di precipitazione forniti dall’ ex UfficioMareografico, per gli ultimi dieci anni invece i dati sonostati forniti da Arsia.Il grafico riporta l’andamento delle piogge medie annue eil giorno di massima piovosità misurati negli ultimi diecianni in quattro stazioni agrometeorologiche ARSIA dellaprovincia di Firenze.

CLIMA: CLIMATOLOGIA (AC3)Temperature, precipitazioni, direzione del vento

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5 COMPONENTI AMBIENTALI

5.1 CLIMA

Tavola di valutazione sintetica clima

Descrizione

La provincia di Firenze produce direttamente (senza con-siderare le emissioni connesse ai consumi di energie elet-trica importata) oltre 6 milioni di tonnellate di CO2 equi-valenti all’anno, in aumento del 6% rispetto al 2000. Il39% delle emissioni deriva dal settore trasporti (nel 2000era il 36%), il 38% da processi di combustione da sorgentifisse (confermando il dato del 2000, quando la percen-tuale era del 37%). Nello specifico la combustione indu-striale incide per il 17% sul totale, quella dal terziario edall’agricoltura per il 20%.Per ottenere un confronto tra la realtà provinciale e quel-la regionale è stato utilizzato l’inventario Regionale delleEmissioni per il 2003 (è stato usato questo anno, e non il2005, l’ultimo disponibile per confrontare dati inerenti lostesso anno delle emissioni provinciali usato nelle elabo-razioni precedenti). La provincia di Firenze emette il 16%delle tonnellate di CO2 equivalente prodotte a livelloregionale ed i settori più critici sono quelli dei processiproduttivi e dei trasporti, dai quali derivano, rispettiva-mente, il 30% e il 25% delle emissioni regionali comples-sive per tali attività.

Metodologia

Le elaborazioni si basano sull’Inventario Provinciale delleemissioni in aria e ambiente, elaborato con riferimentoall’anno 2003. Il confronto è stato fatto con i dati derivan-ti dall’inventario Provinciale riferito all’anno 2000. In que-sto Rapporto si è scelto di utilizzare l’InventarioProvinciale piuttosto che quello Regionale poiché lo studiodelle emissioni realizzato a livello provinciale consente diavere un dettaglio più accurato, maggiormente legato alleattività e problematiche proprie del territorio specificoanalizzato. Per confrontare le realtà regionali e provincialiè stato utilizzato l’Inventario Regionale del 2003, si è pre-ferito elaborare tali dati, e non gli ultimi disponibili (2005),per avere un parametro di confronto rispetto alle emissio-ni dell’inventario provinciale, relative appunto al 2003.Per quanto riguarda i gas serra, le emissioni stimate sonoquelle relative a metano, anidride carbonica e protossidodi azoto, aggregati attraverso il calcolo del valore in ter-mini di CO2 equivalente.

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CLIMA: EMISSIONI GAS SERRA PER SORGENTE (AC10)Emissioni di CO2 equivalente per sorgente

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135

Descrizione

Benché la serie storica dal 1990 al 2000 non sia diretta-mente confrontabile con la successiva serie dal 2001 al2005, come specificato nella metodologia di calcolo del-l’indicatore (sottostima dei consumi di gas naturale nelperiodo anteriore al 2001), per la provincia di Firenze siosserva una tendenza analoga a quella registrata a livellosia regionale che nazionale, con un progressivo forte sco-stamento dal conseguimento dell’obiettivo di Kyoto.Dal 1990 al 2006 le emissioni di gas serra derivanti daiconsumi energetici sono infatti cresciute di circa il 34%.Questo dato, per quanto probabilmente sovrastimato, nel2005 farebbe registrare uno scostamento del 44% rispet-to all’obiettivo di Kyoto (-6,5% su base nazionale al 2010),con la necessità di conseguire, nell’arco dei prossimi 5anni, una riduzione media annua superiore all’8%.

Metodologia

L’indicatore misura le emissioni di CO2 equivalente deri-vanti dagli usi energetici. Il valore è restituito in migliaia ditonnellate di CO2 equivalente totali. La CO2 eq. è calcola-ta in base al potenziale di riscaldamento globale, cioè alcontributo delle singole sostanze rapportate a quella dellaCO2 (CO2=1, CH4=21, N2O=310). La metodologia utiliz-

zata considera l’intero ciclo di vita dei vettori energetici edinclude, pertanto, le emissioni cosiddette dirette, cioèlegate all’uso finale (consumo) delle fonti energetiche e leemissioni indirette, cioè legate alla produzione e distribu-zione delle stesse. Le emissioni dirette avvengono a livel-lo locale, mentre le indirette possono avvenire sia all’in-terno del territorio in esame che al di fuori di esso. A dif-ferenza degli indicatori di emissioni basati sull’Inventariodelle sorgenti di emissione provinciale o regionale (vediindicatore precedente), questo indicatore include – in par-ticolare – le emissioni di CO2 attribuibili alla produzionedell’energia elettrica consumata ma non prodotta nellaprovincia. L’indicatore verifica la distanza dagli obiettivi diriduzione delle emissioni così come definiti dal protocollodi Kyoto: per l’Italia una riduzione da conseguire, nellamedia del periodo 2008-2012, pari al 6,5% sulle emissio-ni del 1990. Va infine ricordato che per il periodo 1990-1997 i dati sui consumi energetici e sulle emissioni sonodisponibili solo aggregati per le province di Firenze ePrato. Pertanto i dati riportati per la provincia di Firenzesono stati stimati sulla base della distribuzione, su basepercentuale, dei consumi e delle emissioni tra le due pro-vince negli anni 1998, 1999 e 2000. Va inoltre segnalatoche, a partire dal 2001, la serie storica dei dati sul consu-mo di gas naturale è stata calcolata in modo più accura-to dall’Agenzia Fiorentina per l’Energia, ai fini della predi-sposizione del Piano energetico provinciale. I valori di CO2stimati a partire dal 2001 sono dunque più accurati e nondirettamente confrontabili con la serie storica precedente.

CLIMA: CONTRIBUTO ALL’EFFETTO SERRA (AC10)Emissioni di CO2 da usi energetici

134

5.2 ARIA

Tavola di valutazione sintetica aria

Descrizione

L’indicatore è il medesimo del Rapporto 2003 in quantonon sono attualmente disponibili dati aggiornati per quan-to riguarda il biomonitoraggio nella provincia di Firenze.Si conferma pertanto che la campagna realizzata nelperiodo 1995 – 1999 ha evidenziato, per quanto riguardail comune di Firenze, la presenza di zone di deserto liche-nico, soprattutto nei viali di maggior scorrimento di traffi-co. La maggior parte del territorio comunale risulta carat-terizzata da un ambiente con alterazioni di qualità dell’a-ria. La situazione appare critica anche nell’area tra lapiana fiorentina e pratese e nell’empolese, mentre ilValdarno mostra in condizioni decisamente migliori, conuna sola zona di deserto lichenico nel territorio di FiglineValdarno, nell’area lungo il percorso dell’autostrada A1.

Metodologia

L’indicatore è stato sviluppato sulla base di studi sul bio-monitoraggio lichenico risalenti al periodo 1995 – 1999,forniti da Arpat. La qualità dell’aria è monitorata attraver-so l’analisi della presenza e della densità di licheni epifitisul territorio. L’indice di qualità ambientale (IAP) sul qualesono state realizzate le mappe (attualmente sostituito dal-l’indice IBL) fornisce in maniera sintetica la misura dellabiodiversità lichenica del territorio: ad un valore bassodell’indice corrispondono aree inquinate, ad un alto valo-re aree pulite dal punto di vista atmosferico relativamen-te agli inquinanti cui i licheni sono sensibili (ossidi di zolfo,azoto, ozono, monossido di carbonio, ossidanti, polveri).L’indice è articolato in 5 classi di qualità dell’aria, sullabase dei valori di IAP ricavati.

ARIA: BIOMONITORAGGIO (AC3)Distribuzione delle classi di qualità dell’aria in base alla presenza di licheni epifiti

137136

Descrizione

Il Piano di risanamento e mantenimento della qualità del-l’aria in fase di approvazione conferma la classificazionedefinita nel 2000. L’area della piana appartiene alla clas-se 1, ovvero è caratterizzata dalla più bassa capacità dif-fusiva, ciò favorisce il permanere in atmosfera di sostan-ze inquinanti, costituendo in tal modo un ulteriore ele-mento di criticità.

Metodologia

Il Piano di risanamento e mantenimento della qualità del-l’aria della Regione Toscana è stato approvato nel mese digiugno 2008. Il piano contiene la classificazione del terri-torio regionale in base alle condizioni di diffusività atmo-sferica, aggiornata al 2006. Tale classificazione è statacondotta prendendo in esame l’intensità del vento e laturbolenza atmosferica, utilizzando i dati misurati dallestazioni meteorologiche dislocate sul territorio, derivandopoi da tali dati un indice di sintesi delle caratteristiche didiffusività atmosferica. In particolare il territorio è suddivi-so in tre classi: diffusività bassa (1), media (2) e alta (3).

ARIA: CLASSIFICAZIONE DELLA DIFFUSIVITÀ ATMOSFERICA (AC3)Distribuzione delle classi di diffusività atmosferica

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ARIA: CONCENTRAZIONI DI OZONO TROPOSFERICO (AC3)Stima sul territorio delle concentrazioni di ozono

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Descrizione

Il monitoraggio della qualità dell’aria attivato dalla provinciadi Firenze attraverso sia centraline automatiche sia “centra-line biologiche” ha permesso di analizzare la situazione pro-vinciale per quanto riguarda l’inquinamento da ozono. Inparticolare lo studio, durato dal 2000 al 2004, ha permessodi interpretare i dati su una scala temporale significativa,superando la problematica delle variazioni interannuali. Perquanto riguarda i diversi descrittori, si rileva che per M1(media dei valori orari massimi) le zone che mostrano i valo-ri più elevati di O3 sono quella ad est e nord-est, che inclu-de Valdarno e si estende per la Valdisieve fino alle zonemontuose e di Vallombrosa e Dicomano (120-160 g.m-3,con punte di 160-200 g.m-3). Considerando anche i dati suscala annuale, sembra assai plausibile che l’O3 ecceda lasoglia di informazione in ampie zone della provincia diFirenze. Andamenti simili ad M1, anche se su livelli inferiori,sono evidenti per M7 (valori medi nelle ore più calde, tra le9 e le 16), M24 (valori medi nelle 24 ore) e AOT40 (valorimedi settimanali). Concludendo lo studio permette di osser-vare che la contaminazione da O3 è spesso più elevata nellezone dell’hinterland fiorentino che non in città, che i livelli piùelevati si manifestano in zone ricche sia in termini di popo-lazione che di pregio naturalistico, come Valdarno,Valdisieve, le zone del Chianti e le aree montane, daVallombrosa al Mugello. I livelli stimati sono tali da far teme-re il superamento delle soglie di informazione per la popola-zione e di potenziale danno, economico ed ecologico, per lavegetazione.

Metodologia

I dati sono tratti dalla pubblicazione “Il Sistema PermanenteIntegrato per il Monitoraggio della Qualità dell’Aria nellaProvincia di Firenze (SPIMQA). Sintesi dei risultati 2000-2004”. La provincia di Firenze ha attivato, infatti, fino al2004, un sistema per il monitoraggio della qualità dell’ariasul territorio provinciale che si basa sull’uso integrato siadelle centraline automatiche della rete provinciale sia di“centraline biologiche”, equipaggiate con piante di tabaccoozono – sensibile, dislocate sul territorio secondo una grigliadi campionamento sistematico. Le analisi fatte per il perio-do 2000 – 2004 si basano sui dati rilevati in 53 stazioni. Sutale base è stata fatta la stima dei livelli di ozono sull’interoterritorio, suddiviso in celle 2x2 Km, per il periodo 2000 –2004, superando le incertezze relative alle variazioni chederivano dall’analisi dei dati su scala annuale. I dati stimatisono poi stati confrontati con i valori soglia di allarme (240g.m-3 come valore misurato per 3 ore consecutive), di infor-mazione (180 g.m-3 calcolata come media di 1 ora) e ber-saglio (fissato in 120 g.m-3 come media su 8 ore massimagiornaliera da non superare per più di 25 gg per anno civile,come media sui 3 anni precedenti) definiti dalla direttiva2002/3/CE relativa all’ozono nell’aria.

141

ARIA: CONCENTRAZIONI MEDIE ANNUE DI INQUINANTIATMOSFERICI (AC7)Concentrazioni di inquinanti atmosferici per tipologia

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Descrizione

Si conferma la situazione rilevata nel Rapporto 2005: l’anda-mento delle medie annue per tutte le stazioni della provincia diFirenze mostra un trend generale decrescente, considerando ilprimo anno disponibile (1993 o 1994).Analizzando poi nel det-taglio i diversi inquinanti si osserva in particolare che dal 2003il monossido di carbonio (CO) ha un andamento stazionariomentre il biossido di azoto (NO2) mostra valori sempre supe-riori al limite per la salute umana, sebbene negli ultimi due anniabbia un andamento stazionario e nel 2004 abbia registrato ilvalore minimo dal 1993. Da notare il peggioramento dellasituazione nell’Empolese Valdelsa, dove negli ultimi due anni laconcentrazione di NO2 è superiore al limite (quando nel 2001– 2003 erano stati raggiunti valori inferiori).Osservando le con-centrazioni di PM10, nell’area dell’Empolese i valori si man-tengono costantemente sotto i limiti normativi, mentre nell’a-rea fiorentina, le concentrazioni sono sempre state superiori atali valori, solo dal 2005 sono scese sotto il limite normativo di40µg/mc. Per quanto riguarda invece, l’ozono (O3), sono statianalizzati il numero di giorni durante i quali viene superato illimite normativo di 120 mg/m3 per 8h, e si rileva che sianell’Area Fiorentina, sia nell’Empolese non è mai raggiunto illimite di 25gg/anno.

Metodologia

L’indicatore è costruito a partire dalle medie annue rilevate perciascuna sostanza e per ogni stazione della rete di monitorag-gio. I valori rappresentano la media delle medie annue dellestazioni di ciascuna classe. Secondo quanto previsto dalDecreto e in accordo con la metodologia sviluppata nell’ambi-to del Progetto ICE-Indicatori Comuni Europei (indicatore A.5 -Qualità dell’aria locale), sono state considerate le sole centra-line di rilevamento che rispettano il periodo minimo di coper-tura del campionamento, stabilito al 90% del periodo com-plessivo di funzionamento. Tuttavia per i dati del periodo 1993– 2003, tale limite è stato ridotto al 70% per ottenere un suffi-ciente numero minimo di dati, avendo cura di verificare chetale abbassamento di soglia non comportasse un abbassa-mento della significatività del dato tale da compromettere l’ef-fettiva validità dell’indicatore.Per quanto riguarda il benzene, inassenza di dati sulla copertura del campionamento e data lametodologia di rilevamento (in alcuni casi il valore è ricavatosulla base di correlazioni con i valori di CO), sono stati presi inconsiderazione i dati ritenuti validi da ARPAT. Nel grafico di sin-tesi, per un confronto omogeneo tra i diversi parametri, i valo-ri sono stati normalizzati, con riferimento ai valori rilevati per ilprimo anno disponibile (anno 1993=100 per CO, NO2, SO2,PM10; anno 1994=100 per O3; anno 1995=100 per benze-ne). Nel caso dell’Ozono sono stati analizzati il numero di gior-ni durante i quali viene superato il limite normativo di 120mg/m3 per la media mobile di 8h. I dati considerati sono statipoi confrontati con i limiti normativi stabiliti nel D.M. 60/2002.

Descrizione

L’indicatore analizza il numero dei superamenti netti deilimiti normativi per i diversi inquinanti atmosferici. Si rile-va che il biossido d’azoto (NO2) non ha rispettato i limiti dilegge solo per il 2006, quando sono stati registrati 3 supe-ramenti netti del limite orario di protezione della saluteumana (200 µg/m3). Per quanto riguarda invece l’ozono(O3), durante il periodo analizzato il valore bersaglio non èmai stato raggiunto, tuttavia i superamenti netti si man-tengono pressoché stabili nel tempo, su un valore mediodi circa 34 superamenti netti annui. Anche il particolatoatmosferico (PM10) supera sempre il valore obiettivo perla protezione della salute umana (50 µg/m3 mediato su24h), sebbene sia in progressiva e costante diminuzione:se nel 2003 i superamenti netti erano 113, nel 2007 sonosolamente 41.

Metodologia

L’indicatore è stato calcolato considerando il numero deisuperamenti netti (superamenti totali meno quelli consen-titi) registrati nelle stazioni a maggior criticità per ciascu-na sostanza rispetto ai limiti normativi stabiliti nel D.M.60/2002. In particolare, nel caso di NO2 è stata valutata larispondenza al valore limite orario per la protezione dellasalute umana; per il PM10 è stato considerato il valorelimite su 24h per protezione della salute umana; per l’O3è stato considerato (come previsto da ICE) il valore bersa-glio per la protezione della salute umana (max mediamobile giornaliera su 8h). Secondo quanto previsto dalDecreto e in accordo con la metodologia sviluppata nel-l’ambito del Progetto ICE-Indicatori Comuni Europei (indi-catore A.5 - Qualità dell’aria locale), sono state considera-te le sole centraline di rilevamento che rispettano il perio-do minimo di copertura del campionamento, stabilito al90% del periodo complessivo di funzionamento.

ARIA: SUPERAMENTO DEI LIMITI DI QUALITÀ (AC7)Numero superamenti limiti di qualità normativa

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Descrizione

La Regione Toscana nel Piano Regionale di Risanamentoe Mantenimento della qualità dell’aria in fase di approva-zione ha effettuato una nuova valutazione e classificazio-ne del territorio regionale ai sensi del D.Lgs. 351/1999. Inbase a tale classificazione, nella provincia di Firenze 9comuni appartengono alla zona di risanamento dell’areametropolitana (Firenze, Bagno a Ripoli, Calenzano, CampiBisenzio, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino,Signa e Montelupo Fiorentino) in quanto presentano peralmeno un elemento il superamento del valore limite(classe C), mentre i rimanenti comuni appartengono allazona di mantenimento, sono infatti caratterizzati da unabuona qualità dell’aria (tutti gli inquinanti sono classifica-ti come A o B). Rispetto alla precedente classificazione, siriscontra un graduale miglioramento: la zona di risana-mento non comprende più il comune di Empoli, e nessuncomune ha più inquinanti che appartengono alla classe D(livelli superiori al valore limite aumentato del margine ditolleranza temporaneo).

Metodologia

La classificazione dei Comuni fatta dalla Regione Toscana,in applicazione del D. Lgs 351/1999 e riportata nel Pianodi Risanamento e Mantenimento della qualità dell’ariadella Regione Toscana approvato nel giugno 2008, si è

basata su una valutazione complessiva della qualità del-l’aria sul territorio regionale. In particolare, per ciascunasostanza inquinante ciascun Comune è stato classificatoin base a quattro tipologie indicate con le lettere A, B, C eD, così come effettuato nella precedente classificazione.In particolare:A Livelli inferiori alla soglia di valutazione superiore:assenza rischio di superamento del valore limite.B Livelli compresi tra la soglia di valutazione superiore edil valore limite: rischio di superamento del valore limite.C Livelli superiori ai valori limite ma inferiori al margine ditolleranza temporaneo.D Livelli superiori al valore limite aumentato del marginedi tolleranza temporaneo.I valori limite di qualità dell’aria utilizzati come riferimen-to per la classificazione ai fini della protezione umanasono quelli riportati nel D.M. n. 60 del 2002. Per l’ozono,sono stati presi a riferimento il valore bersaglio e l’obiet-tivo a lungo termine riportati nel D. Lgs. 21 maggio 2004n. 183.Rispetto alla precedente classificazione, è opportuno rile-vare che il margine di tolleranza per il biossido di azoto edil benzene si è ridotto progressivamente secondo i criteriprevisti dalle norme, mentre per monossido di carbonio,biossido di zolfo, piombo e materiale particolato finePM10 - fase 1, non esiste più margine di tolleranza essen-do, per queste sostanze, entrati in vigore i rispettivi valorilimite il 1 gennaio 2005 . Per la classificazione di questesostanze non è, quindi, più prevista la tipologia D.

ARIA: AREE A RISCHIO DI QUALITÀ DELL’ARIA (AC7)Classificazione del territorio ai sensi del D. Lgs 351/99

145144

147

ARIA: EMISSIONE INQUINANTI ATMOSFERICI PER SORGENTE (AC10)Emissioni per sorgente

146

Descrizione

Analizzando le emissioni del 2003, si conferma quanto evi-denziato nel Rapporto precedente, il macrosettore più criti-co, per la maggior parte delle sostanze inquinanti, restaquello dei trasporti che incide con percentuali tra il 40%(COV) e l’82% (CO), solo nel caso di SOx si hanno valori infe-riori al 20% e si registra una incidenza maggiore sulle emis-sioni totali da parte del macrosettore legato ai processi indu-striali (72%). Tuttavia, analizzando i dati del 2000, si riscon-tra una generale diminuzione delle emissioni: a livello pro-vinciale il monossido di carbonio è ridotto addirittura del26% e solo SOx è incrementato del 5%. Migliorano in modosignificativo i settori del trattamento e smaltimento rifiuti (ilPM10 emesso si riduce del 65%, l’ NOx del 74%) e dei tra-sporti (il monossido di carbonio si riduce del 33%).Approfondendo l’analisi delle emissioni generate dai tra-sporti, si osserva che il contributo maggiore proviene daltraffico su strade urbane ed extraurbane, solo nel caso diCOV prevale il traffico autostradale, mentre la mobilità aero-portuale incide in modo trascurabile (inferiore all’1%). Peravere un parametro di confronto, necessario a valutare larilevanza delle emissioni a scala provinciale, si analizzano idati dell’Inventario Regionale disponibili per tutti gli ambititerritoriali in Toscana. Si rileva che tra le province toscane,Firenze è quella che incide maggiormente sulla emissione ditutti gli inquinanti. In particolare emette il 22% degli ossidi diazoto emessi complessivamente a livello regionale, il 21%del monossido di carbonio e dei composti organici volatili e

il 19% del materiale particolato fine totale. Tuttavia, analiz-zando l’emissione per abitante, si rileva che il valore provin-ciale è sempre inferiore a quello regionale per tutti gli inqui-nanti, la differenza è particolarmente marcata nel caso delmonossido di carbonio: sebbene le emissioni complessivesiano il 21% delle emissioni regionali, gli abitanti della pro-vincia di Firenze producono 68 Kg/ab, contro un valoreregionale pari a 88 Kg/ab.

Metodologia

I dati disponibili, forniti dalla provincia di Firenze, derivanodall’Inventario Provinciale delle Emissioni per il 2003, che èstato preferito all’Inventario Regionale poiché lo studio rea-lizzato a livello provinciale consente di avere un dettaglio piùaccurato delle emissioni, maggiormente legato alle attività eproblematiche proprie del territorio specifico analizzato.L’inventario è basato sulla valutazione degli inquinanti pro-dotti e riversati in atmosfera, suddivisi per tipologia di inqui-nante, tipologia di sorgente e tipologia di processo respon-sabile (riconoscibile con un preciso codice). Gli inquinanticonsiderati sono: monossido di carbonio (CO), compostiorganici volatili (COV), ossidi di azoto (NOx), materiale parti-colato solido fine (PM10), ossidi di zolfo (SOx).

Descrizione

La rete provinciale per il monitoraggio dell’aria è presen-te in tutta l’area provinciale con prevalente densità negliambiti territoriali dell’Empolese e dell’Area Fiorentina (inparticolare i comuni di Firenze, Empoli, MontelupoFiorentino, Scandicci, Signa, Calenzano, Campi Bisenzio,Pontassieve, Incisa in Val d’Arno, Greve in Chianti, BorgoSan Lorenzo e Sesto Fiorentino) ed è composta da 12 sta-zioni per la misura degli inquinanti chimici in atmosfera(nel Rapporto 2003 erano 14), da 3 stazioni per la misuradei parametri meteorologici e da 4 stazioni che rilevanoentrambi i parametri.Delle 19 stazioni, la maggior parte si trova in aree urbane(68%) di tipo residenziale e residenziale/commerciale.Da notare che alcune centraline della rete provinciale pergli inquinanti PM10, ozono e PM 2,5 sono inserite nellarete di monitoraggio regionale prevista nel PianoRegionale di Risanamento e Miglioramento della Qualitàdell’Aria approvato nel Giugno 2008.

Metodologia

Le informazioni sulle stazioni di monitoraggio della quali-tà dell’aria sono state fornite dagli uffici provinciali.

149

ARIA: RETE DI MONITORAGGIO DELLA QUALITA’ DELL’ARIA (AC7)Dotazione e adeguatezza della rete

148

Descrizione

In base ai dati disponibili, attualmente ancora in corso di verifica, nel2008 i prelievi idrici in provincia di Firenze ammontano a oltre 164milioni di mc, con un prelievo pro capite ad uso potabile (stimato per il2006) pari a 444 l/ab/giorno. La fonte principale è quella superficiale,con quasi 147 milioni di mc, rappresenta l’89% dei prelievi totali,men-tre la fonte sotterranea pari a quasi 18 milioni di mc, costituisce l’11%.Per quanto riguarda l’uso dei prelievi acquedottistici, oltre 160 milionidi mc (97%) sono ad uso potabile, mentre il settore industriale impie-ga circa 2,5 milioni di mc, che rappresentano il 2% dei prelievi del2008.Analizzando la tendenza nel tempo si rileva che gli emungimenti

ACQUA: CONSUMI IDRICI (AC3)Prelievi, consumi e perdite della rete acquedottistica

151150

5.3 ACQUA

Tavola di valutazione sintetica acqua

Fonte sotterranea

Uso 2004 2005 2006 2007 2008mc

Produzione forza motrice 0 0 0 0 0Potabile 8.254.073 8.254.073 11.659.792 11.892.554 14.528.162Irrigazione 983 983 9.962 81.962 85.772Industriale 450.254 1.007.344 1.353.580 1.970.733 2.018.084Altro uso 86.032 87.276 314.288 1.132.835 1.155.121Totale 8.791.342 9.349.676 13.337.621 15.078.084 17.787.139

Fonte superficialeUso 2004 2005 2006 2007 2008

mcProduzione forza motrice 11.416.032 103.154.256 103.154.256 1.122.164.496 1.122.164.496Potabile 130.962.259 132.192.163 145.632.492 145.632.492 145.632.492Irrigazione 20 20 21 21 22Industriali 536.112 536.112 536.112 536.112 536.112Altro uso 544.320 544.320 544.320 572.697 625.573Totale 132.042.711 133.272.615 146.712.945 146.741.321 146.794.200Totale (superficiale + sotterranea) 140.834.053 142.622.291 160.050.566 161.819.405 164.581.338

sono incrementati considerevolmente, dal 2004 al 2008 si registrainfatti un aumento del 17% Infine da notare la porzione di acquanecessaria alla produzione di energia pari nel 2008 a oltre 1.100 milio-ni di mc e in vertiginoso aumento negli ultimi quattro anni.

Metodologia

I dati relativi ai prelievi acquedottistici, attualmente in corso di verifica,sono stati forniti dall’Ufficio Demanio Idrico della Provincia di Firenze. Ilcalcolo del prelievo procapite è stato fatto considerando i prelievi aduso potabile e la popolazione residente in provincia per il 2006.

153

Descrizione

Complessivamente in provincia di Firenze sono presenti86 impianti di depurazione per una potenzialità depurati-va massima di circa 1,5 milioni di abitanti equivalenti.L’ambito con più strutture è l’area fiorentina capace didepurare oltre 685.000 abitanti equivalenti, seguito dal-l’empolese con oltre 525.000 abitanti equivalenti.L’impianto più importante è quello di San Colombiano, aScandicci, la cui potenzialità è incrementata dal 2005 di200.000 AE, passando da 400.000 AE del 2004 ai600.000 AE nel 2007.

Metodologia

L’elenco complessivo degli impianti di depurazione e delleloro potenzialità deriva dall’unione dei dati forniti dall’uffi-cio demanio idrico della provincia e da Arpat(http://sira.arpat.toscana.it/sira/dep/DEPS.htm).

152

ACQUA: CAPACITÀ DI DEPURAZIONE (AC3)Impianti di depurazione civile nella provincia di Firenze

155154

ACQUA: QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI (AC3)Indici di qualità biologica e chimico – fisica dei corsi d’acqua

Descrizione

Come descritto nel precedente Rapporto si rileva chel’Arno, prima di giungere nella città di Firenze, mantieneuna qualità complessiva accettabile, talvolta addiritturabuona (a Pontassieve), mentre si deteriora successiva-mente: infatti, dalle analisi fatte nei comuni di MontelupoFiorentino e Fucecchio si rileva che il corso d’acqua èmolto inquinato (IBE in classe IV).Nonostante tali criticità, analizzando l’andamento neltempo, si riscontra negli ultimi anni una situazione stabi-le, con deboli segnali di miglioramento: ad esempio aCamaioni, l’indice LIM passa dalla classe IV del 2002 allaclasse III successivamente al 2004.Per quanto riguarda gli affluenti, le situazioni più critichesi riscontrano per il Bisenzio, la Greve e il torrenteMugnone che nel 2006 hanno i tre indici in classe 4. LaSieve, procedendo verso l’Arno, peggiora la propria condi-zione biologica, passando da non inquinato (IBE in classe1 a Barberino del Mugello e San Piero a Sieve) ad inqui-nato al momento della confluenza in Arno (IBE in classe IIIa Pelago), mentre la condizione chimica si mantienebuona. Anche la Pesa mostra lo stesso comportamento,sia dal punto di vista biologico sia chimico, diventandoinquinato prima della confluenza in Arno, a MontelupoFiorentino.

Metodologia

Gli indici di qualità previsti dal D. Lgs 152/99 e D. Lgs258/00 sono:– LIM, Livello di Inquinamento da Macrodescrittori;– IBE, Indice Biotico Esteso;– SECA, Stato Ecologico dei Corsi d’Acqua;– SACA, Stato Ambientale dei Corsi d’Acqua.L’IBE è un indice della qualità biologica delle acque e sibasa sull’analisi dei macroinvertebrati. I valori di IBE, da 0 a12, sono raggruppati in 5 classi di qualità, da “non inquina-to” a “gravemente inquinato”. Il LIM è un indice di qualitàchimica delle acque e si ottiene sommando i punteggi deri-vanti dal calcolo del 75° percentile di sette parametri chi-mici, analizzati con frequenza mensile. Dall’incrocio traindice chimico e biologico, e considerando il peggiore deidue, si ottiene il SECA (Stato ecologico del corso d’acqua),che esprime la complessità degli ecosistemi acquatici. IlSACA deriva dall’incrocio dello stato ecologico con i risulta-ti dei parametri relativi alle sostanze pericolose. La qualitàambientale di un corpo idrico superficiale si esprime conuna scala di 5 gradi: elevato, buono, sufficiente, scadente epessimo. Gli indirizzi comunitari della direttiva quadro WFD2000/60 CE prescrivono il mantenimento o il raggiungi-mento di uno stato buono entro il 2016. Al fine di assicura-re l’obiettivo comunitario del 2016, il Dlgs 152/99 ha indi-cato gli opportuni strumenti di tutela e disciplina della risor-sa idrica e, per il 2008, il raggiungimento di un obiettivointermedio di uno stato sufficiente.

Legenda degli indici LIM, IBE, SECA (D. Lgs 152/99)

IBE Valori >9 8-9 6-7 4-5 <4

Classe I II III IV V

Giudizio Non inquinato Poco inquinato Inquinato Molto inquinato Fortemente inquinato

LIM Valori 480 – 560 240 – 475 120 – 235 60 – 115 < 60

Livello 1 2 3 4 5

Giudizio Ottimo Buono Sufficiente Scarso Pessimo

SECA Classe 1 2 3 4 5

Giudizio Ottimo Buono Sufficiente Scarso Pessimo

Colore Blu Verde Giallo Arancione Rosso

157156

159

Descrizione

Per quanto riguarda lo stato quantitativo degli acquiferidella provincia di Firenze, si rileva una situazione non par-ticolarmente critica: tutti gli acquiferi appartengono alleclassi A e B, eccetto l’acquifero del Valdarno che nel 1997appartiene alla classe C. Anche dal punto di vista chimicola situazione è complessivamente sostenibile, i campionianalizzati appartengono alla classe 2 (impatto antropicoridotto), eccetto quelli dell’acquifero della Piana e dell’ac-quifero dell’Elsa che nel 2005 rientrano in classe 4(impatto antropico rilevante). Ciò è dovuto, nel caso del-l’acquifero della Piana, agli elevati valori dei composti ali-fatici alogenati, che nel 2005 raggiungono un valoremedio di concentrazione, nei campioni rilevati, di 56 µg/l(il limite normativo è 10 µg/l), nel caso della falda dell’Elsaai solfati e agli ioni ammonio. Anche il parametro dei nitra-ti, negli acquiferi del Valdarno Superiore, della Pesa edell’Elsa, presenta valori elevati in alcuni campioni analiz-zati, benché il valore medio di concentrazione risulti sem-pre molto inferiore al limite normativo (50 mg/l).

Metodologia

I dati elaborati sono stati forniti da Arpat, le analisi sonostate effettuate, fino al 2007, sulla base del D. Lgs152/99, anche se attualmente è in vigore il testo unico inmateria ambientale L. 152/06.Il Decreto Legislativo 152/99 prevede, per la classificazio-ne delle acque sotterranee, la definizione dello statoambientale (SAAS) che è dato dalla combinazione dellostato chimico (SCAS) e dello stato quantitativo (SQUAS). Inparticolare l’indice chimico SCAS si basa sulle analisi dialcuni macrodescrittori e parametri addizionali, dalle qualideriva lo stato chimico dell’acquifero (da classe 1 –impatto antropico nullo – a 4 – impatto antropico rilevan-te, con una classe 0 per le falde con caratteristiche natu-rali anomale). L’indice quantitativo SQUAS, in base allemisure del livello piezometrico e della portata delle sor-genti, prevede l’inserimento in una delle quattro classipossibili (da classe A – impatto antropico nullo - a classeC – impatto antropico significativo, con una classe D percomplessi idrogeologici con intrinseca scarsa potenzialitàidrica).

158

ACQUA: QUALITÀ DELLE ACQUE SOTTERRANEE (AC3)Indici di qualità chimico – fisica degli acquiferi

161

Descrizione

Questo nuovo indicatore è stato sviluppato per i torrentiMugnone e Terzolle, che scorrono principalmente nellacittà di Firenze. In particolare, per quanto riguarda ilMugnone, l’analisi dell’Indice di Funzionalità Fluviale, cheanalizza l’ecosistema fluviale nel suo complesso, ha per-messo di rilevare che un quarto dei tratti individuati rien-tra nel V livello, il peggiore, mentre solo l’ultimo quarto sidivide tra il III livello (corrispondente ad una funzionalitàmediocre) ed il II (giudizio buono). La sponda destra, doveè presente una minima fascia perifluviale (i centri urbanisono sviluppati nella sponda sinistra), costituita per lo piùda alberi non ripari, ha una erosione di sponda menoaccentuata e un indice leggermente migliore rispetto allasponda sinistra.Il torrente Terzolle ha una funzionalità buona (livello II) inprossimità della sorgente che via via peggiora fino adiventare pessima (livello IV e V) durante il percorso nellacittà di Firenze, la metà dei tratti analizzati risulta estre-mamente degradata. Le sponde destra e sinistra non evi-denziano particolari disuguaglianze, eccetto per la fasciaperifluviale e per la morfologia delle rive: nella spondadestra la fascia è continua e d’ampiezza superiore ai 30me le rive sono erbacee, nella sinistra la zona perifluviale èdiscontinua, d’ampiezza minore e le rive sono nude e dicemento.

Metodologia

Le elaborazioni provengono dallo studio “Mugnone eTerzolle: due torrenti storici da salvaguardare e riqualifi-care” realizzato da Arpat e pubblicato nel 2008.L’Indice di Funzionalità Fluviale pone al centro dello studiol’ecosistema fluviale, misurando la funzionalità del siste-ma e la capacità di sopportare l’impatto antropicoPer quanto riguarda la metodologia, le indagini hannoprevisto uno studio iniziale dell’ambiente oggetto di ana-lisi, utilizzando foto e un’idonea cartografia di dettaglio(solitamente 1:10.000), e raccogliendo informazioni sullecaratteristiche naturali del bacino, sulle pressioni antropi-che (scarichi, derivazioni ) e sulle analisi chimico-fisiche ebiologiche.Successivamente il corso d’acqua è stato percorso davalle verso monte, identificando di volta in volta tratti omo-genei e compilando per ognuno una scheda, contenente14 domande (per le quali sono possibili solo 4 risposte pre-definite) riguardanti: lo stato del territorio circostante ilcorso d’acqua e le condizioni vegetazionali delle sponde,l’ampiezza e la struttura dell’alveo bagnato, la morfologiadelle sponde e infine le caratteristiche biologiche del corsod’acqua analizzando in particolare la flora, la fauna e ildetrito. L’indice finale si ottiene sommando il valore asse-gnato ad ogni domanda. Successivamente i valori di IFFsono tradotti in livelli di funzionalità, espressi in numeriromani dal livello I, il migliore, al V, il peggiore.

160

ACQUA: INDICE DI FUNZIONALITÀ FLUVIALE (AC3)Stato ambientale dei corsi d’acqua

Descrizione

Confrontando la carta di uso del suolo redatta nel 2004 dallaProvincia di Firenze, con quella risalente al 2000, usata nelprecedente Rapporto, si riscontra una situazione pressochéstabile.A livello provinciale la tipologia di uso del suolo più dif-fusa è sempre rappresentata, come nel Rapporto 2005, dallearee boscate, che occupano ancora il 50,3% della superficiecomplessiva. In particolare le aree boscate sono ben svilup-pate nel Mugello (sebbene tale superficie sia in lieve diminu-zione rispetto al 2000) e nella Val di Sieve dove occupano il71% del territorio complessivo. Il 44% del territorio provincia-

le è occupato da terreni agricoli e come descritto nel Rapporto2005, gli ambiti nei quali tale tipologia è più diffusa sonol’Empolese e la Valdelsa. Il restante territorio provinciale èoccupato per il 5% dalle superfici artificiali che rappresenta-no il 48% della città di Firenze e il 12% dell’area fiorentina.

Metodologia

La classificazione del territorio provinciale è stata effet-tuata attraverso l’uso della cartografia Corine Land Cover,nella versione 2000 e 2004.

163

SUOLO: STRUTTURA DELL’USO DEL SUOLO (AC5)Classificazione del territorio sulla base del metodo Corine Land Cover

162

5.4 SUOLO

Tavola di valutazione sintetica suolo

165164

SUOLO: ESPOSIZIONE A FENOMENI ALLUVIONALI (AC5)Percentuale di superficie e di popolazione che risiede nelle diverse classi di pericolosità idraulica

Descrizione

Si osserva che la superficie soggetta a rischio idraulicosul territorio provinciale è in riduzione rispetto al prece-dente Rapporto, passando dal 13,7% all’11%, mentre learee ad elevata pericolosità (classi 3 e 4) diminuiscono del4%. Si conferma che gli ambiti più a rischio sonol’Empolese e l’Area Fiorentina, dove rispettivamente il29% e il 32% del territorio complessivo è occupato daaree a rischio (e le classi più pericolose – 3 e 4 – occu-pano l’11% e il 9%).Per quanto riguarda la popolazione esposta, il 67% risie-de in aree a rischio (nel precedente Rapporto era il 69%),ma solo l’11%, circa 106.000 persone, si trova in aree adelevata pericolosità. In particolare, le situazioni più diffici-li sono nell’Area Fiorentina, dove l’83% (477.041 persone)della popolazione abita in zone a rischio e nell’Empolese,dove tale percentuale è pari al 68% (80.129 persone) edove si trova anche la maggiore presenza in aree ad altorischio (classi 3 e 4) con oltre 19.000 persone (17% deltotale).Va infine sottolineato che i dati si riferiscono esclusiva-mente al Bacino dell’Arno che comunque è l’area a mag-gior rischio idrogeologico.

Metodologia

L’analisi è stata condotta sulla base della perimetrazionedelle aree a pericolosità idraulica effettuata dall’Autorità diBacino dell’Arno, nell’ambito del “Piano stralcio per l’assettoidrogeologico per il bacino del fiume Arno”, redatto ai sensi eper gli effetti della legge n. 183/1989 e del decreto-legge n.180/1998 (decreto “Sarno”) e approvato dalla stessa Autoritàdi Bacino dell’Arno il 6.5.2005. Tali perimetri sono stati poimodificati successivamente all’approvazione in linea con lemodifiche apportate con atti successivi. In particolare sonostate usate le cartografie complementari realizzate a scala1:10.000 e 1:25.000. La classificazione prevede la suddivi-sione del territorio in quattro classi di pericolosità (bassa,media, elevata e molto elevata). È opportuno mettere in evi-denza come la classe 2 sia costituita essenzialmente dallearee inondate in occasione dell’evento del 1966, ma nonsoggette a inondazioni ricorrenti, mentre la classe 1 è costi-tuita dall’inviluppo tra le massime alluvioni storiche (classe 2)e le alluvioni di fondovalle. Pertanto, le classi 3 e 4 sono quel-le maggiormente significative ai fini della valutazione dellapericolosità effettiva. Per quanto riguarda la stima della popo-lazione residente in aree a pericolosità, si è fatto riferimentoal dato di popolazione ISTAT per sezione di censimento, rela-tivo al 2001 mentre nel precedente Rapporto era stato usatoil dato censuario del 1991.Al momento l’indicatore non pren-de in considerazione la porzione di territorio provinciale rica-dente nel bacino del Reno (porzione di territorio nei comunidi Firenzuaola, Palazzuolo sul Senio, Marradi e San Godenzo).

167

Descrizione

Il territorio soggetto a rischio frana è pari al 83% dellasuperficie complessiva provinciale, tuttavia le zone adelevata pericolosità (classi 3 e 4) rappresentano solo il 5%(in linea con la percentuale a livello di bacino). Va peròsottolineato che i dati si riferiscono solo al Bacinodell’Arno, mentre per il Bacino del Reno, l’area tradizio-nalmente a maggior rischio frana, non sono disponibilidati sulla pericolosità. Analizzando i diversi ambiti, siosserva che solo nella Valdelsa le classi più pericolosecoprono l’11% della superficie complessiva mentre altro-ve tali valori sono inferiori al 7%.Per quanto riguarda la popolazione esposta, quasi 300.000persone (il 32%) risiede in zone a rischio frana, ma solol’1,3% della popolazione totale abita in zone a pericolositàelevata e molto elevata. Tali percentuali sono in lieveaumento rispetto al precedente Rapporto, nonostante ladiminuzione della popolazione residente registrata dal1991 (usata nel Rapporto 2005) al 2001. Considerando idiversi ambiti, si conferma che le zone più pericolose sonola Valdisieve e il Valdarno, dove rispettivamente il 7% (oltre2.700 abitanti) e il 4% (poco meno di 2.000 abitanti) dellapopolazione totale risiede in aree di pericolosità elevata emolto elevata. Da notare l’Empolese, dove poco meno di1.000 persone vivono in classe 4.

Metodologia

L’analisi è stata condotta sulla base della perimetrazionedelle aree a rischio frana effettuata dall’Autorità di Bacinodell’Arno, nell’ambito del “Piano stralcio per l’assetto idro-geologico per il bacino del fiume Arno”, redatto ai sensi eper gli effetti della legge n. 183/1989 e del decreto-leggen. 180/1998 (decreto “Sarno”) e approvato dalla stessaAutorità di Bacino dell’Arno il 6.5.2005. Tali perimetri sonostati poi modificati successivamente all’approvazione inlinea con le modifiche apportate con atti successivi. Inparticolare sono state usate le cartografie complementarirealizzate a scala 1:10.000 e 1:25.000.La classificazione prevede la suddivisione del territorio inquattro classi di pericolosità (moderata, media, elevata emolto elevata). Per quanto riguarda la stima della popola-zione residente in aree a pericolosità, si è fatto riferimen-to al dato di popolazione ISTAT per sezione di censimen-to, relativo al 2001 mentre nel precedente Rapporto erastato usato il dato censuario del 1991.Al momento l’indicatore non prende in considerazione laporzione di territorio provinciale ricadente nel bacino delReno (porzione di territorio nei comuni di Firenzuola,Palazzuolo sul Senio, Marradi e San Godenzo).

166

SUOLO: ESPOSIZIONE A RISCHIO DI FRANA (AC5)Percentuale di superficie e di popolazione che risiede nelle diverse classi di pericolosità geomorfologica

Descrizione

Nel Piano Regionale delle Attività Estrattive, approvato nel2007, si ribadisce che nel corso del 2000 sono statiestratti complessivamente, in provincia, 1,8 milioni di mcdi materiale, che rappresentano il 15% del materialeestratto in Toscana durante lo stesso anno. Il nuovoPRAER prevede un dimensionamento dell’attività estratti-va nella provincia di Firenze che deve raggiungere, entroil 2012, i 3.720.000 mc per quanto riguarda inerti, argillee materiali di recupero che costituiranno il 20% dei mate-riali di questo tipo estratti in regione. Per quanto riguardail settore ornamentale, nel 2012 in provincia sarannoestratti 140.343 t di arenaria, il 63% delle 221.554 t chedovranno essere disponibili a livello regionale.Per quanto riguarda la localizzazione delle cave, poichénon si hanno informazioni successive al Piano Territorialedi Coordinamento provinciale attualmente in vigore(approvato nel 1998), si conferma quanto evidenziato nelRapporto 2003. I comuni con la maggior densità di cavesono Firenzuola (che ha il maggior numero di cave inassoluto), Castelfiorentino, Empoli, Gambassi Terme,Calenzano, San Piero a Sieve e Impruneta.

Metodologia

Il 27 Febbraio 2007, con la delibera n° 27 del ConsiglioRegionale, la Regione Toscana ha approvato il nuovoPiano Regionale delle Attività Estrattive, redatto ai sensidel testo unico regionale in materia di cave, torbiere eminiere (L.R. 79/1998), che prevede il dimensionamentodella quantità di materiale da estrarre per ciascuna pro-vincia dal 2003 al 2012.I dati utilizzati per sviluppare l’indicatore provengono dalsuddetto piano e dalla cartografia del Piano Territoriale diCoordinamento della Provincia di Firenze (DCP 94 del15/06/1998).

169

SUOLO: ATTIVITÀ ESTRATTIVA (AC5)Presenza di cave e miniere su territorio provinciale e quantitativi estratti

Descrizione

L’indicatore non può essere aggiornato in quanto nonsono disponibili ulteriori informazioni rispetto al Piano diAssetto Idrogeologico del Fiume Arno approvato nel 2005,pertanto si conferma quanto evidenziato nel Rapporto2003. A partire dal 1989, anno di emanazione della leggenazionale per la difesa del suolo, che ha istituito laAutorità di Bacino del Fiume Arno, sono stati messi a dis-posizione dallo Stato circa 114 milioni di euro, contro unfabbisogno stimato in 1,9 miliardi di euro. In particolare ifinanziamenti per la riduzione del rischio idraulico sono

richiesti per la costruzione di casse di espansione lungol’Arno e i suoi affluenti, per le sistemazioni idraulico –forestali e per la realizzazione di canali scolmatori per lalaminazione delle piene.

Metodologia

Per l’elaborazione dell’indicatore si è fatto riferimento alleinformazioni contenute nel Piano Stralcio di AssettoIdrogeologico del Bacino del Fiume Arno adottatol’11.11.04 e approvato con D.P.C.M il 6.5.05.

168

SUOLO: INTERVENTI PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO E DA FRANA (AC5)Quadro dei fabbisogni e delle risorse stanziate nel bacino dell’Arno

171

SUOLO: BONIFICA DEI SUOLI (AC5)Aree contaminate e aree bonificate e ripristinate

170

Descrizione

L’archivio dei siti da bonificare della provincia di Firenze(escluso il territorio del Circondario Empolese Valdelsa),aggiornato al febbraio 2008, segnala la presenza sul ter-ritorio di 358 siti da bonificare o con procedura conclusa,in particolare quelli bonificati, ripristinati o messi in sicu-rezza sono 159 (il 44% del totale), quelli con bonificaancora da completare sono 199 (il 56%), mentre il Pianoprovinciale del 2004 prevedeva 85 siti con procedura dibonifica conclusa e 164 con bonifica da completare: siregistra un netto aumento dei nuovi siti da sottoporre aprocedura di bonifica, erano 76 nel 2004, adesso sono117. Tuttavia si assiste anche ad un considerevole incre-

mento dei siti che hanno ottenuto la certificazione diavvenuta bonifica: erano 85 nell’archivio del Piano provin-ciale del 2004, adesso sono 159, registrando un incre-mento dell’87%. Per quanto riguarda invece il territoriodel Circondario, secondo l’archivio aggiornato all’11dicembre 2005, i siti con bonifica ancora da completaresono 50, portando il totale provinciale a 249.

Metodologia

Le elaborazioni si basano sui dati dell’archivio dellaProvincia di Firenze, aggiornato al 26 febbraio 2008 e sul-l’archivio del Circondario Empolese Valdelsa aggiornatoall’11 dicembre 2005.

173172

5.5 BIODIVERSITÀ

Tavola di valutazione sintetica biodiversità

175174

BIODIVERSITÀ: AREE PROTETTE DI INTERESSE NATURALISTICO (AC3)Estensione delle aree protette

Descrizione

Secondo il 9° aggiornamento dell’elenco ufficiale dellearee protette regionali, approvato con Del. G.R. n° 842 del26.11.2007, si rileva un considerevole aumento delle areeprotette in provincia di Firenze, sebbene rappresentinocomplessivamente meno del 6% delle aree tutelate alivello regionale. In particolare l’estensione complessiva èpari a 12.845 ha, che costituisce il 3,7% del territorio pro-vinciale (ben inferiore al 9,6% occupato dalle aree protet-te a livello regionale). Il 59% della superficie protetta ècostituita da A.N.P.I.L. e l’ambito più protetto è laValdisieve, dove le aree tutelate occupano l’11% dellasuperficie complessiva.Per quanto riguarda la regolamentazione, sia il ParcoNazionale, sia la Riserva provinciale del Padule diFucecchio sono dotate di regolamento, nel primo casoprovvisorio, nel secondo caso approvato in via definitiva,mentre tra le ANPIL, solo il 33% è provvisto di atti di rego-lamentazione, mentre a livello provinciale è iniziato l’iterdi approvazione del Piano provinciale di SviluppoEconomico e Sociale delle Aree Protette.Infine, per quanto riguarda le aree appartenenti alla ReteNatura 2000, si rileva che sul territorio della provincia diFirenze si trovano 16 Siti di Interesse Comunitario, per unaestensione complessiva di oltre 57.000 ha, mentre le 4Zone di Protezione Speciale presenti occupano una super-ficie di poco inferiore ai 6.000 ha. In particolare il pSIC più

esteso si trova nella Val di Sieve, le Foreste dell’AltoBacino dell’Arno con circa 10.400 ha, rappresentano il18% della superficie complessiva dei SIC in provincia,anche la ZPS più importante si trova nello stesso ambitoed è quella di Camaldoli, Scodella, Campigna, BadiaPrataglia, che con 2.156 ha costituisce il 36% delle Zonedi Protezione speciale presenti in provincia.

Metodologia

Le elaborazioni sono basate sul 9° aggiornamento dell’e-lenco ufficiale delle aree protette regionali approvato conDel. G.R. n° 842 del 26.11.2007. A tale tabella sono statiaggiunti i campi relativi allo status di attuazione degli attidi regolamentazione, aggiornato al dicembre 2004. Danotare che nella cartografia esplicativa mancano il ParcoNazionale delle Foreste casentinesi, le riserve statali e leANPIL del Torrente Terzolle, Le Balze, Alta Valle delTorrente Carfalo e Sasso di Castro Montebeni in quantonon è disponibile il dato geografico.Per quanto riguarda la banca dati Natura 2000, si fa rife-rimento al dato geografico fornito dal Ministerodell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mareaggiornato al 2006 sia per le Zone di Protezione Specialesia per i Siti di Interesse Comunitario.

177

BIODIVERSITÀ: SUPERFICIE FORESTALE E ALTRE AREE BOSCATE (AC3)Indice di boscosità per sistema territoriale

176

Descrizione

Secondo la carta dell’uso del suolo redatta dall’ufficio SITdella Provincia, le zone boscate occupano oltre 170.000ha, il 49% dell’intero territorio provinciale. L’indice diboscosità provinciale è pari a 0,5 mentre territorialmentel’indice maggiore si ha nella Valdisieve (0,7) e nel Mugello(0,7). Confrontando i dati con quelli derivanti dall’uso delsuolo del 1992, si osserva un netto aumento delle super-fici boscate (+52%) a discapito delle zone coltivate (-10%) e soprattutto dei prati e pascoli (-72%), che tipica-mente ospitano il maggior numero di specie. Questoandamento assume una connotazione negativa, per effet-to dell’omogeneizzazione del territorio, con la perdita dihabitat importanti per le specie animali e vegetali, cui cor-risponde anche una banalizzazione del paesaggio visivo.Osservando, invece, la composizione delle formazioniforestali si evidenzia la netta prevalenza dei boschi di lati-foglie, che rappresentano il 72% dei boschi provinciali.

Metodologia

La valutazione dell’uso del territorio forestale è stata fattain base alla carta di uso del suolo, redatta nel 2004 dal-l’ufficio SIT della provincia di Firenze. In particolare è statoconsiderato il livello 2 della classificazione Corine LandCover e sono state considerate come “colture agrarie”, lecolture permanenti, i seminativi e le zone agricole etero-genee, come “formazioni forestali”, le zone boscate e lezone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o erbacea(nello specifico le aree che nel livello 3 sono classificatecome: aree a vegetazione sclerofila, aree a vegetazioneboschiva e arbustiva in evoluzione e aree a vegetazionerada), come “prati e pascoli” i prati stabili e le zone carat-terizzate da vegetazione arbustiva e/o erbacea (nello spe-cifico le aree che nel livello 3 sono classificate come: apascolo naturale e praterie d’alta quota). Per quantoriguarda la composizione delle formazioni forestali si èfatto riferimento al livello 3 della suddetta classificazioneper le zone boscate e le zone caratterizzate da vegetazio-ne arbustiva e/o erbacea. L’indice di boscosità è stato cal-colato come il rapporto tra la superficie delle “formazioniforestali” e la superficie totale dell’ambito territoriale. Nellatabella è riportato il confronto tra la superficie forestale sti-mata con la carta di uso del suolo della provincia aggior-nata al 2004 e quella calcolata dall’Inventario ForestaleRegionale (IFT) del 1978 e 1990, dalla carta di uso delsuolo Corine Land Cover del 1992 e dalla carta di uso delsuolo predisposta dalla provincia di Firenze nel 2001.

179

BIODIVERSITÀ: STRUTTURA DELLA SUPERFICIE FORESTALE (AC3)Ripartizione della superficie forestale in funzione delle diverse tipologie forestali

178

Descrizione

L’indicatore è stato aggiornato utilizzando la carta di usodel suolo, redatta dalla Provincia e aggiornata al 2004. Lezone boscate, che occupano il 49% del territorio provin-ciale, sono costituite per il 94% da boschi ed in particola-re per il 71% da boschi di latifoglie e per il 18% da boschimisti. A livello territoriale i boschi di conifere prevalgononel Chianti (18% del totale), quelli a latifoglie nel Mugello(81%) mentre i boschi misti occupano il 73% della super-ficie forestale nell’Empolese.

Metodologia

La valutazione della ripartizione della superficie forestaleè stata fatta sulla base della carta di uso del suolo, redat-ta dall’ufficio SIT della provincia di Firenze e aggiornata al2004. In particolare si è fatto riferimento al livello 3 dellaclassificazione corine land cover per le zone boscate e lezone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o erbacea.Nel Rapporto 2003 i dati elaborati provenivanodall’Inventario Forestale Regionale (che non ha avutoaggiornamenti) pertanto i dati non sono confrontabili.

Descrizione

Secondo il Piano Faunistico Venatorio redatto dallaProvincia per il 2006 – 2010, la superficie agro-forestale(SAF), definita dalla Regione Toscana è pari a 317.592 ha,circa 2.500 ha in meno rispetto a quella prevista nel PianoFaunistico Venatorio 2000-2005. Tale riduzione si è con-centrata soprattutto nel Comune di Firenze (2.000ha) acausa dell’incremento di aree urbanizzate. La SAF è sud-divisa tra territorio cacciabile e superficie soggetta adivieto. Le superfici cacciabili hanno una estensione com-plessiva di oltre 250.000 ha, e coprono il 79,85% dellasuperficie agro-forestale e la porzione riservata agliIstituti Faunistici Privati è pari a 41.641 ha, il 13,11% dellasuperficie cacciabile totale (in linea con il limite massimonormativo del 15% e leggermente superiore al datotoscano pari al 12%). Gli ambiti più interessati da IstitutiFaunistici sono, come nel Rapporto 2003, il Mugello (37%)e la Valdelsa (23%). Il territorio soggetto a divieto, invece,occupa il 20,15% della superficie agro-forestale (a livellotoscano la percentuale è del 25%), con circa 64.000 ha edè costituito prevalentemente (46%) da zone di ripopola-mento e cattura. Tali dati sono in lieve diminuzione rispet-to a quelli del 1999 usati nel Rapporto 2003: in particola-re la superficie cacciabile è diminuita dello 0,4%, quellasoggetta a divieto del 2,2%.

Metodologia

Le elaborazioni si basano sui dai contenuti nel PianoFaunistico Venatorio 2006 – 2010 redatto dalla Provinciadi Firenze. L’indicatore è espresso come percentuale dellasuperficie relativa agli istituti faunistici rispetto allaSuperficie Agricola Forestale (S.A.F), definita dallaRegione Toscana.La superficie agro forestale è ripartita tra territorio cac-ciabile e territorio soggetto a divieto. Il territorio cacciabi-le è suddiviso a sua volta tra territorio libero a caccia pro-grammata e Istituti faunistico venatori a gestione privata.Il territorio soggetto a divieto è costituito prevalentemen-te da Zone di Ripopolamento e Cattura, individuate dal-l’amministrazione provinciale laddove si hanno particolariemergenze faunistiche e ambientali da preservare.

181

BIODIVERSITÀ: AREE FAUNISTICHE E PRESSIONE VENATORIA (AC3)Percentuale di superficie di istituti faunistici sulla superficie territoriale e loro evoluzione nel tempo

Descrizione

Dal 2003 al 2007 gli incendi sul territorio provincialehanno interessato 1.148 ha circa il 38% in meno rispettoal decennio 1991 – 2001 (quando hanno riguardato 1.859ha). Si tratta prevalentemente di zone boscate (39%) earee caratterizzate da vegetazione arbustiva (43%). Perquanto riguarda gli ambiti, il più colpito è stato l’AreaFiorentina, mentre nel Rapporto 2003 (con riferimento alperiodo 1991 – 2001) era l’Empolese (che ha diminuito lasuperficie percorsa da incendi dal 27% al 9%). In partico-lare, nell’Area Fiorentina gli incendi hanno interessato 518ha che rappresentano l’1,4% della superficie territorialetotale (e il 45% della superficie incendiata totale in pro-vincia), in seconda posizione invece, si conferma, comenel 2003, il Valdarno, con 325 ha (che sono il 28% dellezone percorse da incendi in provincia). Analizzando la dis-tribuzione degli incendi nel tempo, si osserva che nel2003 sono bruciati ben 869 ha, che si sono ridotti a solo36 nel 2005, per poi incrementare nuovamente negli ulti-mi due anni fino a raggiungere nel 2007 i 100 ha.

Metodologia

Le elaborazioni si basano sui dati forniti dall’Ufficio SITdella provincia di Firenze riguardanti le aree percorse daincendi nel periodo 2003 – 2007.

180

BIODIVERSITÀ: INCENDI BOSCHIVI (AC3)Superficie percorsa dal fuoco

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Descrizione

Per quanto riguarda il territorio della provincia di Firenze,i dati disponibili, inclusi nell’archivio RE.NA.TO sonoaggiornati al 2002. Pertanto si conferma quanto già ripor-tato nel Rapporto 2003: le specie presenti in liste di atten-zione sono 208, le emergenze floristiche 2.043, concen-trate soprattutto nel Mugello e nella Romagna Toscana(142 specie, il 68% e 739 emergenze, il 36% del totale).Analizzando invece la banca dati Natura 2000, contenen-te tutte le informazioni riguardanti i 16 pSIC presenti nellaprovincia di Firenze, si rileva che le specie animali e vege-tali complessive, comprese nelle liste di attenzione, sono204, e diventano 670 considerando anche le specie con-siderate importanti, ma non appartenenti a tali liste. Il sitoa maggior biodiversità è il pSIC del Padule di Fucecchiocon 27 specie.

Metodologia

Nel Rapporto 2003, l’analisi delle emergenze floristiche dirilevante valore sul territorio provinciale è stata fatta con-sultando gli archivi, aggiornati al 2002, del progetto Bios-RE.NA.TO. Da tale archivio sono stati estratti gli elenchidelle specie animali e vegetali che sono state giudicaterilevanti e quindi inserite in liste di attenzione.In questo aggiornamento si è fatto riferimento alla bancadati Natura 2000, aggiornata al dicembre 2005, gestitadal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio edel Mare. Tale archivio contiene per ciascun Sito diImportanza Comunitaria, i formulari Natura 2000 cheriportano informazioni sugli habitat e sulle specie vegeta-li e animali appartenenti agli elenchi delle direttive79/409/CEE (“Uccelli”) e 92/43/CEE (“conservazione deglihabitat naturali e seminaturali e della flora e della faunaselvatiche”). A tali liste sono stati aggiunti inoltre specienon appartenenti agli elenchi suddetti ma consideratiugualmente importanti per la biodiversità del sito consi-derato.

182

BIODIVERSITÀ: SPECIE ANIMALI E VEGETALI PRESENTI IN LISTE D’ATTENZIONE (AC3)Emergenze e numero di specie in liste di attenzione

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Descrizione

Per quanto riguarda il territorio della provincia di Firenze,i dati disponibili, inclusi nell’archivio RE.NA.TO sonoaggiornati al 2002. Pertanto, a livello provinciale, si con-ferma quanto già riportato nel Rapporto 2003: gli habitatdi interesse comunitario sono 21, di cui 3 prioritari, situa-ti nei comuni di Firenzuola e Londa. Il 47% degli habitattotali si trova nel Mugello, il 24% nel Valdarno Empolese.Analizzando invece la banca dati Natura 2000, contenen-te tutte le informazioni riguardanti i 16 pSIC presenti nellaprovincia di Firenze, si rileva che complessivamente sonostate riconosciute 26 tipologie di habitat diverse, la piùdiffusa è “Arbusteti radi a dominanza di J. Communis sulande delle Calluno-Ulicetea o su praterie neutro-basofile(Festuco-Brometea)” (codice Natura2000: 5130), mentreil sito di Importanza Comunitaria a maggior biodiversità èVallombrosa e Bosco di S. Antonio, nel quale sono statiriconosciuti ben 9 habitat diversi.

Metodologia

Nel Rapporto 2003, l’analisi sugli habitat di interessecomunitario presenti a livello provinciale è stata fatta con-sultando gli archivi, aggiornati al 2002, del progetto Bios-RE.NA.TO. Viene individuato anche il carattere di prioritàdefinito dalla Direttiva 92/43/CEE come “habitat prioritari”.In questo aggiornamento si è fatto riferimento alla bancadati Natura 2000, aggiornata al dicembre 2005, gestitadal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.Tale archivio contiene per ciascun Sito di ImportanzaComunitaria, i formulari Natura 2000 che riportano infor-mazioni sugli habitat appartenenti agli elenchi della diret-tiva 92/43/CEE (“conservazione degli habitat naturali eseminaturali e della flora e della fauna selvatiche”).

184

BIODIVERSITÀ: HABITAT NATURALI E SEMINATURALI MINACCIATI (AC3)Numero di habitat naturali e seminaturali

187186

189

BIODIVERSITÀ: TUTELA DEGLI ANIMALI D’AFFEZIONE (AC3)Popolazione canina e randagismo

188

Descrizione

Nel 2007 i cani registrati all’anagrafe della provincia diFirenze sono 10.950 (7.429 per la ASL10 Firenze e 3.521per la ASL11 Empoli), e rappresentano il 23% dei canicomplessivamente presenti nell’anagrafe regionale. Perquanto riguarda il fenomeno del randagismo, nel corsodel 2007 sono stati recuperati sul territorio provinciale1.195 animali, 743 di questi sono stati resi grazie allaidentificazione di Anagrafe Canina e 212 sono stati adot-tati. Per quanto riguarda le strutture di accoglienza, sia icanili sanitari (le strutture cui afferiscono i cani recupera-ti perché randagi) sia quelli rifugio sono presenti in menodella metà dei comuni provinciali, mentre Il servizio diaccalappiacani è presente in 33 comuni.In particolare i posti cane complessivamente disponibilinei canili sanitari sono 33 (il 9% dei posti disponibili alivello regionale), quelli nei canili rifugio oltre 1.135 (il50% dei posti disponibili in regione). Nel 2004, anche gra-zie ai finanziamenti stanziati dalla Regione Toscana, alcu-ni comuni appartenenti agli ambiti dell’Empolese e dellaVal di Sieve (Capraia e Limite, Castelfiorentino, CerretoGuidi, Certaldo, Empoli, Fucecchio, Gambassi Terme,Montaione, Montelupo Fiorentino, Montespertoli, Vinci)hanno completato l’allestimento di 224 nuovi posti cane.Si segnala che la Provincia di Firenze ha istituito una con-sulta per il coordinamento e il potenziamento delle politi-che a tutela degli animali composta da Enti locali, ASL,Associazioni Ambientaliste e Animaliste che ha il compito

di promuovere opportune forme di educazione e informa-zione al rispetto e alla tutela degli animali d’affezione.Le attività già svolte riguardano in primo luogo l’informa-zione con la realizzazione di un “Vademecum del cane incittà”, la stampa e la distribuzione ai bambini delle scuo-le elementari della pubblicazione “Impariamo a conosce-re i nostri amici animali” e alcune giornate di informazio-ne e formazione sugli avvelenamenti dolosi degli animali.È stato inoltre avviato un progetto per la promozione delleadozioni dei cani anziani dei canili della Provincia diFirenze, che prevede tra l’altro, una polizza assicurativasanitaria per i cani adottati. Si segnala infine l’importantelavoro di prevenzione e repressione sul fronte dell’avvele-namento degli animali selvatici e domestici svolto dalCorpo di Polizia Provinciale, che ha portato una sensibileriduzione di questo fenomeno criminoso.

Metodologia

I dati sono forniti da ASL Firenze -. Dipartimento diPrevenzione – UFMA Igiene Urbana veterinaria.

191190

5.6 PAESAGGIO

Tavola di valutazione sintetica paesaggio

192

Descrizione

L’indicatore è stato aggiornato solamente per quantoriguarda il vincolo paesaggistico per le aree boscate ditutta la provincia eccetto la zona dell’Empolese –Valdelsa. Per il vincolo a bosco di questa zona e per glialtri vincoli paesaggistici, per le superfici montane, per lefasce di pertinenza fluviale e per il vincolo archeologico siconferma la situazione descritta nei precedenti Rapporti eche fa riferimento al PTCP provinciale attualmente in vigo-re. Escludendo le aree protette di interesse naturalistico,la superficie complessiva soggetta a vincolo paesaggisti-co in provincia di Firenze è pari a oltre 93.000 ha, checostituisce il 27% del territorio.Le superfici interessate da vincolo a bosco hanno unaestensione complessiva di 173.390 ha, che costituisce il49% dell’intera superficie provinciale, in aumento del10% rispetto al 1998.Il 42% delle aree vincolate a bosco si trovano nel Mugello,ma l’ambito con superficie maggiormente vincolata è laVal di Sieve, dove ben il 69% della superficie totale è sog-getto a questo tipo di vincolo.

Metodologia

Questo indicatore evidenzia l’estensione dei provvedi-menti di vincolo con l’indicazione delle superfici provin-ciali interessate da vincolo secondo il D.Lgs 490/1999(attualmente sostituito dal D.lgs n. 42/2004). In particola-re è stato analizzato il vincolo a bosco, l’unico ad averavuto un aggiornamento successivamente al 1998, annodi approvazione del Piano Territoriale di Coordinamentodella provincia di Firenze. Il dato geografico delle areesoggette a vincolo per le zone boscate (ad eccezione dellazona dell’Empolese Valdelsa) è aggiornato infatti al 2004.L’indicatore è espresso come percentuale di aree sogget-te a vincolo sul totale territoriale.

PAESAGGIO: AREE SOTTOPOSTE A VINCOLO PAESAGGISTICO (AC3)Superficie delle aree soggette a vincoli (D. Lgs 490/1999) rispetto alla superficie territoriale

193

Descrizione

La cartografia mostra le aree provinciali sottoposte a dis-turbo della qualità paesaggistica per effetto dei fenomenidi urbanizzazione e infrastrutturazione del territorio. Ilsistema territoriale che presenta la maggior superficiesoggetta a disturbo antropico è l’area fiorentina (74%della superficie territoriale), dove in particolare la città diFirenze è interessata per il 98%, mentre il minor disturbosi riscontra nel Mugello (29% della superficie territoriale).Complessivamente il territorio naturale e agricolo “nondisturbato” (ovvero a oltre 100m dalle infrastrutture e500m dai centri abitati) è pari al 57% del territorio pro-vinciale.

Metodologia

L’indicatore è calcolato rilevando la superficie delle areerurali contigue non soggette a disturbo antropico. In par-ticolare è stata usata la Carta Tecnica Regionale, fornitadalla provincia di Firenze, dalla quale sono stati estrattitutti gli elementi territoriali detrattori della qualità visivadel paesaggio, in particolare: aree urbanizzate e urbaniz-zato puntuale, rispetto ai quali è stato calcolato un bufferdi 500m, e le infrastrutture (strade, ferrovie, acquedottisopraelevati, linee elettriche, metanodotti sopraelevati)per le quali è stata definita un’area di influenza di 100m.

PAESAGGIO: AREE DISTURBATE PER LA QUALITÀ VISIVA DEL PAESAGGIO (AC5)Aree rurali disturbate e non disturbate

195194

197196

PAESAGGIO: DIVERSITÀ DEL PAESAGGIO AGRO-FORESTALE (AC3)Naturalità dei paesaggi agro-forestali sul totale delle aree agricole

Descrizione

L’indicatore permette di valutare la diversità delle areeagricolo forestali in termini qualitativi, in relazione algrado di naturalità e di pressione antropica delle diverseforme di coltura e di uso del suolo.Aggiornando l’indicatore con la nuova carta di uso delsuolo della provincia di Firenze, si conferma che le areecaratterizzate da paesaggi a maggiore impatto e minordiversità sono prevalenti nell’Empolese (41%) e inValdelsa (36%), sebbene si osservi una considerevolediminuzione rispetto al Rapporto 2003, mentre i territori apiù alto valore naturale sono concentrati nella Valdisieve.A livello provinciale il territorio agro-forestale è costituitoper il 53% da zone ad alto valore naturale, per il 10% daterreni con buone pratiche agricole, per il 15% da areenelle quali vi è una promozione della biodiversità, mentrele zone caratterizzate da un eccessivo sfruttamento costi-tuiscono il 21%.

Metodologia

L’indicatore è stato aggiornato con la Carta di Uso delSuolo redatta dalla provincia di Firenze in base alla classi-ficazione Corine Land Cover. Il livello 3 della suddetta clas-sificazione è stato aggregato per ottenere diverse classi dipaesaggio a differente grado di pressione antropica:

– Paesaggi con eccessivo sfruttamento delle risorse:seminativi, risaie, vigneti, frutteti e frutteti minori.Questa classe comprende le aree che possono subireun inquinamento e un degrado delle risorse naturali, laperdita della biodiversità e degli ecosistemi naturali.

– Paesaggi con buone pratiche agricole: prati stabili euliveti. Questa classe è costituita dalle zone che hannouna relazione equilibrata col territorio che porta allapreservazione della biodiversità e degli ecosisteminaturali.

– Paesaggi con promozione della biodiversità: coltivazio-ni annuali associate a colture permanenti, sistemi col-turali e particellari complessi, aree prevalentementeoccupate da colture agrarie con presenza di spazinaturali. Questa classe comprende le zone contraddi-stinte da una attività agricola con scarso impiego difattori di produzione, inquinamento non problematico enon eccessivo spreco di risorse, promozione di habitate biodiversità.

– Paesaggi ad alto valore naturale: boschi di latifoglie,conifere, misti, aree a pascolo naturale e praterie d’al-ta quota, aree a vegetazione boschiva e arbustiva inevoluzione, paludi interne, corpi idrici. Questa classecomprende le aree dipendenti dall’attività agricola,minacciate dalla marginalizzazione dell’agricoltura.

L’indicatore è espresso come rapporto percentuale tra lesuperfici classificate secondo le suddette categorie e lasuperficie agro-forestale totale nei diversi ambiti territo-riali.

Descrizione

Secondo il Piano Territoriale di Coordinamento della pro-vincia di Firenze, sul territorio sono presenti 52 geotopi e67 biotopi. I geotopi sono concentrati prevalentemente nelterritorio del Mugello (37%) e sono segnalati soprattuttoper le loro peculiari caratteristiche geomorfologiche. I bio-topi si trovano soprattutto nel Chianti (27%) e nell’AreaFiorentina (27%), ben 33 sono costituiti da Siti di InteresseComunitario.

Metodologia

I geotopi sono definiti come unità di territorio spazialmen-te limitate riconoscibili o accessibili sulla superficie terre-stre, distinguibili dalle aree circostanti in relazione a pro-cessi geologici e geomorfologici definiti (Poli, 1999;Moretti et Al., 2005) e insieme definiscono un geosito. Ilbiotopo invece, è un’area di limitate dimensioni (ad esem-pio uno stagno, una torbiera, un altipiano) di un ambientedove vivono organismi di una stessa specie o di speciediverse. Esso è dunque la componente fisica e chimica diun ecosistema ed è quindi di grande importanza perchéspesso rappresenta l’unico luogo dove vivono specieautoctone.L’elenco dei biotopi e geotopi della provincia di Firenze ètratto dal repertorio del Piano Territoriale di Coordinamentodella Provincia approvato il 15.06.98.

199

PAESAGGIO: GEOTOPI E BIOTOPI (AC3)Numero

Descrizione

L’indice di Shannon calcola la variabilità delle coltureagrarie presenti sul territorio, indipendentemente da qual-siasi considerazione inerente la loro qualità, ed è pertan-to diverso dall’indicatore “diversità delle aree agro – fore-stali” trattato precedentemente, soprattutto se (come nelnostro caso) ad una maggiore diversificazione delle coltu-re agrarie non corrisponde una loro maggiore diversità intermini qualitativi e di sostenibilità. L’applicazione dell’in-dice di Shannon all’uso del suolo agro-forestale della pro-vincia di Firenze conferma la situazione descritta nelRapporto 2003: il sistema territoriale con maggiore diver-sità di uso del suolo (inteso come distribuzione delle col-ture agrarie sul territorio) è quello dell’Area Fiorentina,mentre la minore diversità colturale si osserva per ilMugello e la Val di Sieve. Rispetto al Rapporto 2003 siriscontra un generale aumento della diversità di uso delsuolo e tutti i sistemi territoriali presentano un indicesuperiore al valore ritenuto sostenibile (pari a 0,8 – 1,2).

Metodologia

Per calcolare l’indice di diversità del territorio agro-fore-stale è stato usato l’indice di Shannon, un indice statisti-co che permette di misurare come i singoli usi del suolocontribuiscano alla diversità generale del territorio.L’indice di Shannon è definito come la sommatoria dellepercentuali di territorio dei diversi tipi di uso del suolosulla superficie totale agro – forestale. In particolare sonostati considerati gli usi del suolo che compongono il terri-torio agro-forestale secondo il livello 3 del Corine LandCover (seminativi in aree non irrigue, vigneti, uliveti, pratistabili, colture annuali associate a colture permanenti,sistemi colturali e particellari complessi, aree prevalente-mente occupate da coltivazioni agrarie con spazi natura-li, boschi di latifoglie, boschi di conifere, boschi misti, areea pascolo naturali e praterie, brughiere e cespuglietti, frut-teti, aree a vegetazione rada, aree a vegetazione boschi-va e arbustiva in evoluzione, aree percorse da incendi,paludi interne, corsi d’acqua, bacini d’acqua).

198

PAESAGGIO: DIVERSITÀ DELLE AREE AGRICOLE (AC3)Indice di diversità

Descrizione

L’indicatore non è aggiornabile rispetto al Rapporto 2005,pertanto si conferma quanto evidenziato in precedenza.La percentuale di superficie occupata dalle infrastruttureecologiche (siepi, formazioni riparie, aree a riforestazionenaturale) rispetto alla superficie territoriale è in linea conil dato regionale, ad eccezione degli arbusteti, presenti inquantità maggiore nella provincia di Firenze. Per quantoriguarda le diverse tipologie, le aree a riforestazione natu-rale sono ugualmente distribuite in tutto il territorio, men-tre le formazioni riparie prevalgono in Mugello (23,6%) ein Valdelsa (23%). Gli arbusteti e i boschetti sono concen-trati nel Mugello (rispettivamente il 50% e il 32,4%) men-tre i cespuglietti prevalgono nel Chianti (36%). Per quantoriguarda le siepi, la provincia di Firenze ha una maggiorporzione di superficie coperta da siepi ad elevata densitàrispetto al valore regionale.

Metodologia

La valutazione delle infrastrutture ecologiche a livello ter-ritoriale è stata ottenuta, sebbene in modo non esaustivo,attraverso l’Inventario Forestale Regionale (IFT) pubblica-to nel 1996. Da osservare che le aree a riforestazionenaturale riguardano le aree agricole abbandonate chenegli ultimi 15-20 anni hanno subito un processo di rico-lonizzazione da parte del bosco. Per quanto riguarda lesiepi, invece, il dato riportato è la superficie di territoriooccupata da siepi a diversa densità (metri/ha), ripartitanelle seguenti classi di frequenza: bassa e molto bassa(densità delle siepi minore o uguale a 25 m/ha), media(compresa tra 25 e 30 m/ha), alta e molto alta (maggioreo uguale a 30m/ha).

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PAESAGGIO: INFRASTRUTTURE ECOLOGICHE DEL PAESAGGIO (AC3)Infrastrutture ecologiche a livello territoriale

Descrizione

Analizzando il repertorio dei beni culturali realizzato nel-l’ambito del Piano Territoriale di Coordinamento attual-mente in vigore, si rileva che i beni culturali totali inProvincia sono quasi 10.000, ma solo il 13% è soggetto avincolo ai sensi della legge 1089/39. A livello territorialel’Area Fiorentina ha ben il 25% dei beni culturali censiti etra questi il 76% è sottoposto a vincolo.I beni archeologici complessivi in Provincia sono invece1.654 (ma solo 17 sono soggetti a vincolo), localizzatianche in questo caso, soprattutto nell’Area Fiorentina(39%).

Metodologia

Nell’ambito del Piano Territoriale di Coordinamento,approvato il 15.06.98, sono stati realizzati i repertori per ibeni culturali e archeologici della Provincia, contenentil’elenco dei beni per ciascun comune. Nel caso dei beniculturali le fonti sono gli elenchi regionali, provinciali,comunali, il catasto speleologico toscano, la soprinten-denza beni ambientali, le “schede delle emergenze” trat-te dai documenti del PTCP del Febbraio 1991 ed infine lesegnalazioni di altri enti e associazioni. Nel caso dei beniarcheologici l’elenco complessivo ha come fonti il diparti-mento archeologico dell’Università di Siena, la soprinten-denza archeologica, l’atlante dei siti archeologici dellaToscana, la carta archeologica della provincia di Firenze.

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PAESAGGIO: BENI CULTURALI E ARCHEOLOGICI (AC3)Numero di beni

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Descrizione

Secondo l’elenco redatto dalla Regione Toscana, in pro-vincia di Firenze sono presenti 24 alberi monumentali,mentre 71 sono stati segnalati ma non ancora definitiva-mente dichiarati monumenti naturali. Il 63% si trovanell’Area Fiorentina (e in particolare il 58% è in città diFirenze), prevalentemente appartenenti al gruppo delLeccio (17%) e Farnia (13%). L’albero più alto misura38m, quello più grande ha una circonferenza, misurata aduna altezza di 130cm, di 678cm, mentre i più antichi risal-gono al 200.

Metodologia

Gli alberi monumentali sono quelli che per dimensioni,bellezza, rarità, importanza storica, o valore paesaggisticosiano stati dichiarati monumenti naturali e come tali sonotutelati secondo la Legge LR n° 60/1998. Secondo lamedesima legge sono definiti “alberi monumentali”:a) gli alberi isolati o facenti parte di formazioni boschivenaturali o artificiali che per età o dimensioni possonoessere considerati come rari esempi di maestosità o lon-gevità;b) gli alberi che hanno un preciso riferimento a eventi omemorie rilevanti dal punto di vista storico o culturale oa tradizioni locali.In particolare il Decreto R.T. n° 3799 del 19 luglio 2006riporta l’elenco regionale degli alberi dichiarati monumen-tali e di quelli segnalati ma non ancora definiti monumen-tali, aggiornato al 3 aprile 2006.

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PAESAGGIO: ALBERI MONUMENTALI (AC3)Numero per sistema territoriale

Finito di stamparenel mese di dicembre 2008presso: Grafiche Martinelli

Bagno a Ripoli (Fi)