la disparition de georges perec: traduction(s)

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Ritornare sul luogo del delitto Si è qualche volta e da più parti osservato che la sfida lipogrammatica lanciata da Perec con il suo romanzo senza “e” avrebbe dovuto trovare riscontro, nei diversi tentativi di traduzione, in lipogrammi i cui effetti fossero quanto meno equivalenti a quelli dell'originale. Poiché la vocale “e” è di gran lunga la più frequente in francese, ricorrendo per più del 30% delle volte, si dovrebbe poter trovare, traducendo, una soluzione lipogrammatica in grado di tenere l'asticella delle difficoltà alta quanto nel testo di partenza. Un tentativo notevole in tal senso è quello compiuto dai traduttori spagnoli, che nel loro El secuestro hanno abolito la “a”, in quanto la lettera parrebbe essere la più frequentata nello spagnolo; a ben guardare, le cose sembrano stare diversamente, in quanto le statistiche ricavate dall'analisi del Quixote danno per risultato a = 12,2% ed e = 14% 1 , differenza non molto significativa. Altro problema che si pone nel caso di sostituzione della vocale mancante è che in tal modo viene a saltare l'intero sistema di riferimenti espliciti e impliciti sotteso al romanzo, i quali riferimenti rinviano nell'originale a un metatesto straordinariamente ricco e di labirintica articolazione, fin quasi ossessivo nell'alludere alla “e” nonché alla sua mancanza, e nel parlarne di continuo senza mai nominarla. È evidente che da tentativi di questo genere si otterrà un risultato più simile a una riscrittura e a una ri-creazione che non a una traduzione. Per quel che riguarda l'italiano, la situazione non è sostanzialmente diversa da quella dello spagnolo. Le occorrenze vocaliche sono state infatti calcolate nella seguente misura: e = 11,79%, a = 11,74%, i = 11,28%, o = 9,83%, u = 3,01% 2 . Per pareggiare non tanto le difficoltà – che non sono computabili in termini puramente quantitativi – bensì soltanto il dato di frequenza nudo e crudo, bisognerebbe perciò tradurre in italiano privando il testo d'arrivo di almeno tre vocali, ottenendo così un tasso lipogrammatico di pari valore di quello francese, ovvero superiore al 30%. Operazione che, anche là dove qualche avventuriero delle lettere vi si accingesse, approderebbe con ogni 1 Vedi <http://es.wikipedia.org/wiki/Frecuencia_de_aparición_de_letras>. 2 Vedi <it.wikipedia.org/wiki/Analisi_delle_frequenze>.

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Lipogramme en -e-, -a-, -i- de l'*Avant-propos* du roman (en italien)

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Page 1: La Disparition de Georges Perec: traduction(s)

Ritornare sul luogo del delitto

Si è qualche volta e da più parti osservato che la sfida lipogrammatica lanciata da Perec con il suo romanzo senza “e” avrebbe dovuto trovare riscontro, nei diversi tentativi di traduzione, in lipogrammi i cui effetti fossero quanto meno equivalenti a quelli dell'originale. Poiché la vocale “e” è di gran lunga la più frequente in francese, ricorrendo per più del 30% delle volte, si dovrebbe poter trovare, traducendo, una soluzione lipogrammatica in grado di tenere l'asticella delle difficoltà alta quanto nel testo di partenza.

Un tentativo notevole in tal senso è quello compiuto dai traduttori spagnoli, che nel loro El secuestro hanno abolito la “a”, in quanto la lettera parrebbe essere la più frequentata nello spagnolo; a ben guardare, le cose sembrano stare diversamente, in quanto le statistiche ricavate dall'analisi del Quixote danno per risultato a = 12,2% ed e = 14%1, differenza non molto significativa.

Altro problema che si pone nel caso di sostituzione della vocale mancante è che in tal modo viene a saltare l'intero sistema di riferimenti espliciti e impliciti sotteso al romanzo, i quali riferimenti rinviano nell'originale a un metatesto straordinariamente ricco e di labirintica articolazione, fin quasi ossessivo nell'alludere alla “e” nonché alla sua mancanza, e nel parlarne di continuo senza mai nominarla. È evidente che da tentativi di questo genere si otterrà un risultato più simile a una riscrittura e a una ri-creazione che non a una traduzione.

Per quel che riguarda l'italiano, la situazione non è sostanzialmente diversa da quella dello spagnolo. Le occorrenze vocaliche sono state infatti calcolate nella seguente misura: e = 11,79%, a = 11,74%, i = 11,28%, o = 9,83%, u = 3,01%2. Per pareggiare non tanto le difficoltà – che non sono computabili in termini puramente quantitativi – bensì soltanto il dato di frequenza nudo e crudo, bisognerebbe perciò tradurre in italiano privando il testo d'arrivo di almeno tre vocali, ottenendo così un tasso lipogrammatico di pari valore di quello francese, ovvero superiore al 30%. Operazione che, anche là dove qualche avventuriero delle lettere vi si accingesse, approderebbe con ogni probabilità a un testo d'insostenibile povertà lessicale.

Premesso ciò, si propone qui un breve esperimento di traduzione, limitato al prologo del romanzo, nel quale sono state abolite di volta in volta le tre vocali a maggior frequenza nella lingua italiana, “a”, “e”, “i”. La lettura sinottica dei tre testi è rivelatrice delle possibilità che si offrono al traduttore, il quale ha nell'occasione sperimentato con singolare intensità la sensazione fin quasi fisica delle contorsioni, degli avvitamenti, delle mosse serpentine con cui una lingua mutilata cerca di svincolarsi dalle strettoie della contrainte per poter approdare alla restituzione di un significato coerente tanto con la lettera del testo originale quanto con il suo contesto. Per il lipogramma in “e” è stata ripresa e

1 Vedi <http://es.wikipedia.org/wiki/Frecuencia_de_aparición_de_letras>.2 Vedi <it.wikipedia.org/wiki/Analisi_delle_frequenze>.

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riveduta la traduzione italiana del 1995, mentre per gli altri si è lavorato ex novo.

La lettura dei dati statistici risultanti dall'analisi offre inoltre la possibilità di alcune brevi riflessioni:

1969: parole 985 caratteri 5257 E = A = 657 (12,49%) I = 504 (9,58%) O = 438 (8,33%)

1995-2012 parole 921 caratteri 4967 E = A = 692 (13,93%) I = 612 (12,32%) O = 565 (11,37%)

2012 [a] parole 1017 caratteri 5278 E = 611 (11,57%) A = I = 697 (13,2%) O = 655 (12,41%)

2012 [i] parole 950 caratteri 5000 E = 580 (11,6%) A = 645 (12,9%) I = O = 571 (11,42%)

Tenendo conto delle ridotte dimensioni del campione, si può comunque notare come il lipogramma italiano in “e” sia il più “economico”, poiché richiede un minor numero di perifrasi e perciò di parole anche rispetto al testo originale; per contro, quello in “a” è il più dilatato e faticoso. A partire da questa pur minima indicazione si può forse dire che una traduzione lipogrammata in “a” è la più onerosa da realizzare in quanto richiede maggior quantità di materiali verbali.

Quanto invece alla lunghezza assoluta dei testi, misurata in caratteri, i valori del lipogramma in “a”, i più elevati, sono pressoché gli stessi dati dal testo originale, dove s'impiegano con ogni evidenza parole mediamente più lunghe di quelle presenti in italiano. Più economico il lipogramma in “i”, ma ancora di più lo è quello in “e”.

Ciò per quanto riguarda i valori assoluti. Per i dati percentuali delle traduzioni abbiamo invece differenze ridottissime nelle frequenze di “a”, “e”, e “i”, e si nota soltanto un relativo picco di frequenza della “i” nel lipogramma in “a”.

In conclusione, a integrazione di quanto si è scritto in varie occasioni, nessuna sostituzione di vocale nel tradurre con contrainte lipogrammatica è in grado di realizzare lo stesso tasso di difficoltà dell'originale. E tuttavia è bene ricordare ancora una volta che le difficoltà dell'impresa sono ben lontane dal consistere tutte nelle rispettive quantità. Ma di ciò si è scritto già da tempo.

Piero Falchetta

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Georges Perec, La disparition

1969 1995 – 2012 2012 2012AVANT-PROPOS

Où l'on saura plus tard qu'ici s'inaugurat la Damnation

Trois cardinaux, un rabbin, un amiral franc-maçon, un trio d'insignifiants politicards soumis au bon plaisir d'un trust anglo-saxon, ont fait savoir à la population par radio, puis par placards, qu'on risquait la mort par inanition. On crut d'abord à un faux bruit. Il s'agissait, disait-on, d'intoxication. Mais l'opinion suivit. Chacun s'arma d'un fort gourdin. "Nous voulons du pain ", criait la population, conspuant patrons, nantis, pouvoirs publics. Ça complotait, ça conspirait partout. Un flic n'osait plus sortir la nuit.

A Mâcon, on attaqua un local administratif. A Rocamadour, on pilla un stock : on y trouva du thon, du lait, du chocolat par kilos, du maïs par quintaux, mais tout avait l'air

PROLOGO Lo si capirà poi: già qui

cominciava la Condanna

Quattro cardinali, un rabbino, un ammiraglio affiliato alla Gran Loggia, un duo di politicanti da strapazzo agli ordini di un trust britannico, hanno avvisato il popolo sia alla radio sia con avvisi murali di un prossimo rischio di mancanza di cibo. Dappincipio la notizia fu giudicata falsa. Si trattava, strologavano, di cibi avariati. Ma la cosa non finì lì. Molti si armarono di grossi bastoni. "Vogliamo cibo", gridava il popolo sfidando padroni, ricconi, autorità. Si complottava, si cospirava in ogni luogo. Dopo il tramonto i poliziotti non uscivano più in strada.

A Mâcon fu attaccato un ufficio amministrativo. A Rocamadour fu assaltato un magazzino: trovarono tonno, latticini, chili di cioccolato, quintali di mais, ma tutto

PROLOGODove, come si scopre in

seguito, esordisce l'Estinzione

Tre vescovi, un religioso ebreo, un colonnello membro di diverse logge, un trio di uomini politici di poco peso, disponibili esecutori degli ordini di un trust inglese, diffusero in TV e sui corrieri notizie dell'incombente pericolo di morte per denutrizione. Sulle prime, si credette fossero semplici voci. – Cibi putrescenti – si disse, poi però le voci crebbero. Così molti si munirono di lunghi coltelli. “Cibo, cibo, cibo!”, gridò il popolo in corteo contro borghesi, istituti di credito, pubblici poteri. Rivolte e disordini ovunque. I poliziotti non uscirono più di notte.

Presso Cluny si incendiò un ufficio del comune. Nel Périgord si depredò un emporio: si trovò tonno, vino, chili e chili di tè, enormi riserve di riso, però tutti

PROLOGONel quale, come vedrete,

debutta la Condanna

Tre badesse, un prete ebreo, un generale massone, tre deputate compromesse con un trust anglosassone, hanno fatto sapere al popolo, alla TV e sulla stampa, che la fame avrebbe presto fatto una strage. Sul momento, la voce fu reputata falsa: tutto era dovuto forse ad avvelenamento. Ma nessuno lo credette davvero, e ognuno prese con sé un grosso bastone. “Pane, pane”, urlava la gente assembrata per protestare contro padronato, banche e governo. Tumulto e sommosse ovunque. La questura col calar della notte non osava andare allo scoperto.

A Mâcon fu attaccato un locale del comune. A Rocamadour fu assaltato un capannone: trovarono tonno, latte, molto cacao, granturco a montagne, ma era tutto guasto. A Nantes, per strada,

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pourri. A Nancy, on guillotina sur un rond-point vingt-six magistrats d'un coup, puis on brûla un journal du soir qu'on accusait d'avoir pris parti pour l'administration. Partout on prit d'assaut docks, hangars ou magasins.Plus tard, on s'attaqua aux

Nords-Africains, aux Noirs, aux juifs. On fit un pogrom à Drancy, à Livry-Gargan, à Saint-Paul, à Villacoublay, à Clignancourt. Puis on massacra d'obscurs trouffions, par plaisir. On cracha sur un sacristain qui, sur un trottoir, donnait l'absolution à un commandant C.R.S. qu'un loustic avait raccourci d'un adroit coup d'yatagan.On tuait son frangin pour un

saucisson, son cousin pour un bâtard, son voisin pour un croûton, un quidam pour un quignon.

Dans la nuit du lundi au mardi 6 avril, on compta vingt-cinq assauts au plastic. L'aviation bombarda la Tour d'Orly. L'Alhambra brûlait, l'Institut fumait, l'Hôpital Saint-Louis flambait. Du parc Montsouris à la Nation, il n'y avait plus un mur d'aplomb.

puzzava di marcio. A Nancy, in una rotonda, ghigliottinarono in un sol colpo 26 magistrati, poi bruciarono un quotidiano accusato di appoggio all'autorità. Porti, hangar, magazzini furono assaltati in ogni luogo.

Poi toccò agli arabi, ai mori, alla tribù di Giuda, con pogrom a Drancy, a Livry-Gargan, a Saint-Paul, a Villacoublay, a Clignancourt. Alcuni malcapitati soldati furono uccisi in modo gratuito. Sputarono addosso a uno scaccino: stava dando, là in strada, l'absolvo a culpis tuis a un capitano di PS colpito dalla yataganata datagli da un tipo buffo.Si ammazzava l'amico a causa

di un salamino, il cugino a causa di uno sfilatino, il vicino a causa di un crostolo, il primo capitato a causa di un grissino. La nottata dal 5 al 6 maggio

contò 25 bòtti al plastico. I caccia bombardarono la Tour d'Orly. Bruciavano l'Alhambra, l'Istituto, la clinica Saint-Louis. Non un muro dritto dal parco di Montsouris fino alla Nation.

imputriditi. Nel centro di Metz si ghigliottinò in pubblico, tutti insieme, un gruppo di ventisei giudici, poi s'incendiò un foglio periodico colpevole di sostenere il governo. Ovunque scorrerie contro porti, empori, depositi.

Poi furono presi di mezzo tunisini, neri, ebrei. Eccidi ebbero luogo in diversi luoghi: Le Bourget, Livry-sur-Seine, Le Bérodet, Vélizy, Clichy. Quindi, così per estro, furono uccisi diversi poveri militi. Fu coperto di sputi persino un prete sorpreso nel concedere il perdono per poliziotto moribondo che un tipo buffo ferì con un brutto colpo di stiletto.

Uccisero i figli per poche fette di prosciutto, i cugini per un grissino, i vicini per un biscotto, un non so chi per un crostolo.

Venticinque esplosioni si susseguirono nell'intercorrere notturno del giovedì verso il venerdi 6 giugno. Uno stormo di elicotteri distrusse Orly. Incenerirono l'Odéon, ridussero in cenere il nosocomio Cochin, l'Istituto bruciò. In tutto il Sud-Est

mozzarono la testa a 26 donne pretore, una dopo l'altra, e arsero una gazzetta della sera accusandola d'essere dalla parte del potere. Assaltarono ovunque docks, hangars e botteghe.

Poco dopo toccò alla gente araba, nera ed ebrea. A Le Bourget fu fatto un pogrom, e lo stesso a Sevran, a Vence, a Clamart, a Montmartre. Alcune povere reclute furono massacrate senza scopo. Sputarono addosso a un sacrestano che stava assolvendo per strada un comandante della celere che un buontempone aveva pugnalato con un clunaculum. Ammazzavano le sorelle per

un salame, le sorellastre per una pagnotta, quelle dell'appartamento accanto per un pan tostato, uno a caso per una crosta.Nella notte del sabato 6 marzo

furono fatte esplodere 25 bombe. Le forze aeree bombardarono Le Bourget. L'Alhambra ardeva, la Sorbona fumava, l'ospedale St. Anne tutto un rogo. Dal parco Luxembourg a Denfert Rochereau non c'era una sola

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Au Palais-Bourbon, l'opposition criblait d'insultants lazzi, d'infamants brocards, d'avilissants jurons, un pouvoir qui s'offusquait sous l'affront, mais s'obstinait, blafard, à amoindrir la situation.Mais tandis qu'au Quai d'Orsay on assassinait vingt-trois plantons, à Latour-Maubourg, on lapidait un consul hollandais qu'on avait surpris volant un anchois dans un baril. Mais tandis qu'à Wagram on battait jusqu'au sang un marquis à talons nacarat qui trouvait d'un mauvais goût qu'on pût avoir faim alors qu'un moribond lui suppliait un sou, à Raspail, un grand Viking au poil blond qui montait un canasson pinçard au poitrail sanglant, tirait à l'arc sur tout individu dont l'air l'incommodait.

Un caporal, qu'affolait soudain la faim, volait un bazooka puis flinguait tout son bataillon, du commandant aux soldats ; promu aussitôt Grand Amiral par la vox populi, il tombait, un instant plus tard, sous l'incisif surin d'un adjudant jaloux.

Al Palais-Bourbon la minoranza copriva d'ignominiosi lazzi, d'infamanti frizzi, d'ingiuriosi oltraggi una maggioranza ormai priva di autorità ma tuttavia ostinata a far finta di nulla. Intanto, al Quai d'Orsay assassinavano 23 piantoni, a Latour-Maubourg lapidavano un dignitario fiammingo in atto di portar via un'acciuga da una salamoia. Intanto, a Wagram, picchiarono di brutto un aristocratico con i tacchi rossi schifato dalla vista di un'accattona affamata; a Raspail, un marcantonio di Vichingo biondo, in groppa a un ronzino dal manto fulvo scoccava dardi contro chi non gli garbava.

Un graduato di truppa, affamato orbo, rubava un bazooka con cui ammazzava tutti i suoi commilitoni, dal capitano ai soldati; promosso sul campo Grand'Ammiraglio a furor di popolo, moriva, subito dopo, trafitto dall'acuminato kriss d'un suo fido, invidioso.

Un tizio spiritoso ma di animo malvagio, colto da allucinazioni, innaffiò col

dell'urbe non restò in piedi un solo muro.

Nelle sedi del governo l'opposizione coprì di greve scherno, di beffe ingiuriose, di bestemmie e vituperi un potere sempre più incerto e timido sotto il fuoco delle critiche e però insistente nello sminuire il pericolo. Furono uccise ventitré sentinelle del Ministero degli Esteri, in rue Grenelle fecero fuori un console tedesco sorpreso nell'inghiottire un cetriolino sott'olio. Presso Pereire un nobile con indosso delle pedule rosse fu percosso come si deve perché fu udito inveire così contro un moribondo supplichevole: “È di pessimo gusto chiedere cibo!”. Un enorme Vichingo biondo ritto sul groppone di un puledro di pelo rossiccio s'improvvisò fromboliere contro tutti quelli non di suo gusto.

Un sergente furioso per bisogno di cibo rubò un obice con cui fece fuori tutti i suoi uomini, tenente compreso; il popolo lo promosse lì per lì colonnello, e però subito dopo morì sotto i colpi di kriss di un suo vice, invidioso.

casa sana e salva.

Al parlamento, la parte non al potere attaccava con scherno, offendeva con sprezzo, svergognava con offese un potere prostrato dalle censure e però perseverante, seppur con debole voce, nel sottovalutare l'accaduto. Nella sede del corpo consolare furono ammazzate 23 persone, a Latour-Maubourg fu accoppato a sassate un console olandese sorpreso a rubare del tonno da una scatoletta. A Wagram fu preso a botte un conte dalle scarpe rosse che, guardando un tale messo davvero male che domandava un obolo, aveva detto: “È molto poco elegante aver fame!”. Un enorme Norvegese castano, a cavallo d'un puledro dal mantello fulvo, usava arco e frecce contro tutte le persone dall'aspetto poco gradevole.Un caporale, reso furente

dalla fame, rubò un bazooka, e con quello abbatté tutta la sua truppa, dal comandante alle reclute; fu promosso Generale sul campo dal popolo acclamante, ma poco dopo cadde pugnalato da un suo sottoposto geloso.

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Un mauvais plaisant, pris d'hallucinations, arrosa au napalm un bon quart du Faubourg Saint-Martin. A Lyon, on abattit au moins un million d'habitants ; la plupart souffrait du scorbut ou du typhus.

Pour un motif inconnu, un commis municipal aux trois quarts idiot consigna bars, bistrots, billards, dancings. Alors la soif fit son apparition. Par surcroît, Mai fut brûlant : un autobus flamba tout à coup ; l'insolation frappait trois passants sur cinq.

Un champion d'aviron grimpa sur un pavois, galvanisant un instant la population. Il fut fait roi illico. On l'invita à choisir un surnom sonnant; il aurait voulu Attila III ; on lui imposa Fantômas XVIII. Il n'aimait pas. On l'assomma à la main. On nomina Fantômas XXIII un couillon à qui l'on offrit un gibus, un grand cordon, un stick d'acajou à cabochon d'or. On l'accompagna au Palais-Royal dans un palanquin. Il n'y arriva jamais : un gai luron, criant "Mort au Tyran! A moi, Ravaillac! " l'ouvrit au rasoir.

napalm un buon quarto di Faubourg Saint-Martin. A Lyon furono trucidati circa 1.000.000 d'abitanti; i più soffrivano di scorbuto o di tifo. Un funzionario civico, un

idiota, ordinò, non si sa lo scopo, la chiusura di bar, bistrot, bigliardi, dancing. Proprio allora cominciò a mancar l'acqua. Di sovrappiù, maggio fu torrido: un autobus divampò all'improvviso; il caldo fulminava 3 passanti su 5.

Un noto canoista, ritto su uno scudo, s'improvvisò capopopolo. Dicto facto fu acclamato dux. Gli furono proposti titoli altisonanti: lui si proclamò Attila III, ma gli fu imposto Fantomas XVIII. Non gli andava. Fu ucciso a calci. Uno stupido qualsiasi fu nominato Fantomas XXIII; gli offrirono un cilindro, una fastosa fascia, una canna d'acagiù col pomo d'oro. Fu traslato in portantina al Palais Royal. Ma non ci arrivò mai: gridando "Abbasso il tiranno! A noi, Ravaillac!", un balordo gli squarciò la gola con un rasoio. Fu inumato in un colombario, profanato otto giorni più tardi da un gruppo di balordi.

Un crudele buontempone sotto l'effetto di droghe irrorò col petrolio un buon mezzo del rione République. Un milione di residenti infetti di tifo e scorbuto fu soppresso nell'urbe di Lione.

Per motivi incomprensibili un messo del comune mezzo scemo fece chiudere pizzerie, osterie, ricevitorie, discoteche. Per di più non piovve più. Per di più, giugno fu torrido: un treno prese fuoco, i colpi di sole stesero tre quinti dei pedoni.

Un noto vincitore di competizioni di iole montò su di uno scudo e istigò brevemente il popolo. Fu subito eletto re. Gli dissero di scegliersi un nome consono: lui propese per Ottone III, però gli imposero Lupin XVIII. Lui rifiutò: lo uccisero sul posto. Un povero coglione fu così eletto Lupin XXIII; gli diedero un cilindro, il cordone onorifico, uno scettro di legno di pregio col pomello d'oro. Lo condussero sul Colle seduto su di un trono mobile, e però non vi giunse proprio: un buontempone sgozzò con un

Un crudele buotempone sotto l'effetto d'una droga cosparse col napalm un buon quarto del Faubourg Montmartre. A Bordeaux, a causa della salmonella e dello scorbuto, furono soppresse larghe masse, forse 1.000.000.Un assessore comunale mezzo

scemo decretò senza un perché che bar, caffè, sale scommesse e balere fossero serrate. Fu allora che fece la sua comparsa la sete. Non fosse bastato, marzo fu rovente: un autobus prese fuoco d'un tratto, mentre due persone su tre stramazzavano dal caldo.Un asso del remo montò sopra

uno scudo e prese a fomentare la folla. Fu prontamente acclamato re. Urgeva trovare un nome adatto: l'asso avrebbe voluto Brenno III, ma fu costretto a un Fantomas XVIII. Protestò, lo accopparono sul posto. Al suo posto fu eletto un ebete che fu addobbato con una tuba, un Gran Cordone e un bastone d'ebano dal pomello dorato. Fu portato a spalla a Palazzo Reale, ma non ce la fece: un balordo lo sgozzò urlando: “Morte al despota! Ecco Bruto!”. Fu sepolto al camposanto, ma una banda composta da balorde per

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On l'inhuma dans un columbarium qu'un commando d'ahuris profana huit jours durant sans trop savoir pourquoi.

Plus tard, on vit surgir un roi franc, un hospodar, un maharadjah, trois Romulus, huit Alaric, six Ataturk, huit Mata-Hari, un Gaius Gracchus, un Fabius Maximus Rullianus, un Danton, un Saint-Just, un Pompidou, un Johnson (Lyndon B.), pas mal d'Adolf, trois Mussolini, cinq Caroli Magni, un Washington, un Othon à qui aussitôt s'opposa un Habsbourg, un Timour Ling qui, sans aucun concours, trucida dix-huit Pasionaria, vingt Mao, vingt-huit Marx (un Chico, trois Karl, six Groucho, dix-huit Harpo).Au nom du salut public, un

Marat proscrivit tout bain, mais un Charlot Corday l'assassina dans son tub.Ainsi consomma-t-on la

liquidation du pouvoir : trois jours plus tard, un tank tirait du quai d'Anjou sur la Tour Sully-Morland dont l'administration avait fait son bastion final ; un adjoint municipal monta jusqu'aux toits ; il apparut, agitant un

Salirono poi in carica un sovrano carolingio, un ospodaro, un maragià, 3 Romoli, 8 Alarichi, 6 Atatürk, 8 Mata Hari, un Caio Gracco, un Fabio Massimo Rulliano, un Danton, un Saint-Just, un Pompidou, un Johnson (Lyndon B.), alcuni Adolf, 3 Mussolini, 5 Carli Magni, un Washington, un Otto von subito contrastato da un Absburgo, un Timur Ling: costui, da solo, ammazzò 18 Pasionaria, 20 Mao, 28 Marx (1 Chico, 3 Karl, 6 Groucho, 18 Harpo).

Invocando una misura di pubblica sanità, un Marat proibì i bagni, ma un Charlot Corday lo trucidò in tinozza. Lo stato fu liquidato così: 3

giorni più tardi un carrarmato sparava dal Quai d'Anjou sulla Tour Sully-Morland, ultimo baluardo di tutti i politici; un funzionario civico salì fino all'ultimo piano; si affacciò di sotto, agitando un drappo bianco, poi proclamò al microfono la caduta d'ogni sorta di Pubblica Autorità, quindi offrì il proprio contributo al popolo bisognoso di tranquillità. Vano fu tuttavia il suo slancio; infatti, sordo alla

coltello dicendo: “Muori oppressore! Sono io, Bruto!” Fu sepolto in un cimitero, che un gruppo di bruti violò per puro sfizio per otto giorni consecutivi.

In seguito si videro succedersi un re merovingio, un gospód, un visir, tre Romoli, otto Genserichi, sei Selim, otto Emeline Piggott, uno Gneo Pompeo, un Quinto Sertorio, un Desmoulins, uno Chénier, un Pompidou, un Johnson (Lyndon B.), diversi Lenin, tre Mussolini, cinque Ludovico il Pio, uno Wellington, un Ottone cui presto s'oppose un Borbone, un Timur Link che, solo soletto, trucidò diciotto Principesse di Belgioioso, venti Ho Chi Min, ventotto Engels (però solo tre di nome Friedrich).

Con provvedimento poco sportivo, un Johnny Weissmüller vietò il nuoto, e però un certo Fred Phelps lo fece secco.

I poteri costituiti ebbero fine in questo modo: tre giorni dopo un obice fece fuoco contro l'edificio di rue Sully 1, ultimo rifugio del governo; un messo del comune montò sul tetto; si mostrò, sventolò un telo color

centonovantadue ore lo profanò senza un perché.

Uno dopo l'altro assursero al potere un re franco, un ospodaro, un sultano, due Romolo, otto Odoacre, sette Atatürk, otto Madame La Force, un Aulo Gracco, un Marco Gneo Flacco, un Danton, un Marat, un De Gaulle, un Roosvelt (F. Delano), un bel po' d'Adolf, due Franco, quattro Carlo Magno, uno Hoover, un Ottone che fu poco dopo spodestato da un Absburgo, un Tamerlano che, da solo, ammazzò 18 Pastora, 20 Mao, 29 Marx (un Leonard, tre Karl, sette Groucho, 18 Harpo).

Con un legge ad hoc, un Cambronne purgò la parlata francese, ma un Robert lo ammazzò seduto sulla tazza.La caduta del governo fu

questa: non molto tempo dopo, un carrarmato sparava dal Boulevard Morland sull'Arsenal, baluardo estremo del governo; un messo comunale montò sul tetto, sventolò un telo latteo e rese nota la resa totale del governo, e ancora propose se stesso a garante leale della pace. Vana

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fanion blanc, puis annonça au micro l'abdication sans condition du Pouvoir Public, ajoutant aussitôt qu'il offrait, quant à lui, son loyal concours pour garantir la paix. Mais son sursaut fut vain car, sourd à son imploration, l'imposant char d'assaut, sans sommation ni ultimatum, rasa jusqu'aux fondations la Tour. Quant au soi-disant dispositif martial qu'on instaura sous l'instigation d'un grand nigaud à qui la garnison avait imparti tout pouvoir, il fut d'autant plus vain qu'il aggrava la situation.Alors ça tourna mal. On vous

zigouillait pour un oui ou pour un non. On disait bonjour puis l'on succombait. On donnait assaut aux autobus, aux corbillards, aux fourgons postaux, aux wagons-lits, aux taxis, aux victorias, aux landaux. On s'acharna sur un hôpital, on donna du knout à un agonisant qui s'accrochait à son grabat, on tira à bout portant sur un manchot rhumatisant.On crucifia au moins trois faux Christ. On noya dans l'alcool un pochard, dans du formol un potard, dans du gas-oil un motard.

sua supplica, il mostruoso carrarmato, dicto facto, spazzò via la Tour. Quanto poi al coprifuoco proclamato da un balordo appoggiato dalla milizia armata, risultò tanto vano quanto dannoso.

Cominciò allora ad andar proprio di schifo. Ti scannavano a causa di un sì o di un no. Scambiavi un saluto, poi tiravi gli ultimi. Furono assaltati autobus, carri da morto, furgoni postali, wagon-lit, tassì victoria, landò. Si accanirono contro una clinica, frustarono un moribondo aggrappato al suo sudario, fucilarono, canna in bocca, uno storpio artritico.

Furono crocifissi 3 o più falsi Cristi. Un alcolizzato fu affogato in una vasca colma d'alcool, una matricola di farmacia in una di formalina, un motociclista in una di gasolio. Abbrancavano i bambini, poi li

bollivano in un paiolo, bruciavano vivi i savoiardi, davano gli avvocati in pasto ai

neve, con voce possente rese note le dimissioni dei Pubblici Poteri, non sottintendenti condizioni, e disse poi: “Io stesso mi offro come fideiussore delle intese”. Il suo fervore fu però inutile poiché il possente obice, non tenendo conto delle sue suppliche e neppure ingiungendo un termine, demolì del tutto l'edificio. Un completo deficiente cui i colonnelli commisero poi tutti i poteri premette perché fosse imposto il coprifuoco, che però fu più deleterio che inutile.

Poi girò sempre peggio. Un sì o un no, ed eri morto. Un buondì, ed eri bello che stecchito. Furono messi sotto tiro bus, veicoli funebri, furgoni delle poste, treni con cuccette, mezzi pubblici, coupé, diligenze. S'infierì su di un nosocomio, si frustò un moribondo steso sul letto funebre, si fece fuoco contro uno storpio sofferente di reumi.

Tre finti Cristi furono crocifissi. Un beone fu immerso nel gin, un chimico

fu però la sua offerta, dal momento che l'enorme mezzo d'assalto, sordo a tutte proposte, senza far motto né aut aut, rase al suolo l'Arsenale. Quanto ancora allo stato d'emergenza proclamato per volontà d'un allocco al quale le forze armate avevano consegnato lo scettro, fu tanto vano quanto dannoso.

A quel punto la cosa degenerò. S'ammazzavano per un nonnulla. Bastava un saluto per andare al creatore. Assaltarono autobus, autofunebre, auto delle poste, carrozze-letto, auto a nolo, coupé, landò. Attaccarono un ospedale, frustarono un malato grave aggrappato al suo letto, spararono a zero a un monco gottoso.

Un falso Gesù fu messo sulla croce. Un beone fu annegato nell'alcool, un prete nell'acqua santa, uno chauffeur nella super.

Page 9: La Disparition de Georges Perec: traduction(s)

On s'attaquait aux bambins qu'on faisait bouillir dans un chaudron, aux savoyards qu'on brulait vifs, aux avocats qu'on donnait aux lions, aux franciscains qu'on saignait à blanc, aux dactylos qu'on gazait, aux mitrons qu'on asphyxiait, aux clowns, aux garçons, aux putains, aux bougnats, aux typos, aux tambours, aux syndics, aux Mussipontins, aux paysans, aux marins, aux milords, aux blousons noirs, aux cyrards.

On pillait, on violait, on mutilait. Mais il y avait pis : on avilissait, on trahissait, on dissimulait. Nul n'avait plus jamais un air confiant vis-à-vis d'autrui : chacun haïssait son prochain.

coccodrilli, sgozzavano i trappisti, gasavano i dattilografi, strangolavano garzoni, clown, baristi, massaggiatrici, carbonai, tipografi, tamburini, sindaci, Pontamussani, contadini, marinai, milord, blouson noir, sancirini.

Si arraffava, si stuprava, si mutilava. Ma ancor più si umiliava, si tradiva, si dissimulava. Tutti diffidavano di tutti: ciascuno odiava il prossimo suo.

nel cresolo, un controllore di volo nel kerosene.

Non si fecero eccezioni: i bimbi furono bolliti in un pentolone, i crumiri messi vivi sui roghi, i legulei finirono come cibo per i leoni, furono recise le vene dei benedettini, gli stenotipisti furono immersi in fumi velenosi, gli inservienti ostruiti nel respiro; furono uccisi i clowns, i giovinetti, le prostitute, gli osti, i linotipisti, i percussionisti, i censori, i dirigenti dei comuni, le genti di Ponteves, i villici, i mozzi, i milords, i blousons noirs, gli studenti del Genio Ferrovieri.

Non è possibile tener conto delle ruberie, degli stupri, dei ferimenti, e peggio: si umiliò, si mentì, si bidonò. Non ci si fidò più di nessuno, e ognuno odiò il prossimo suo.

Non furono fatte salve neppure le creature, che furono messe a cuocere dentro un pentolone, la gente bavarese fu passata al forno, le avvocatesse fatte pastura per leonesse, le badesse svenate, le stenografe gasate, le commesse soffocate; furono soppresse funambole, ragazze, puttane, ostesse, poetesse, tamburelle, assessore, Pontevessane, mezzadre, palombare, contesse, hells angels, studentesse della scuola delle forze armate.

Rubavano, stupravano, mozzavano. Ma soprattutto degradavano, truffavano, mascheravano. Nessuno che prestasse fede a qualcun altro, e ognuno detestava profondamente l'altra gente.