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La fase costituente della La fase costituente della Città Metropolitana di Torino Città Metropolitana di Torino e la riforma delle Province e la riforma delle Province (legge n. 56 del 7/4/2014) (legge n. 56 del 7/4/2014) Intervento al convegno organizzato dal Coordinamento del Partito Democratico del Canavese & Chivassese. 28 giugno 2014

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La fase costituente della La fase costituente della Città Metropolitana di Torino Città Metropolitana di Torino e la riforma delle Provincee la riforma delle Province (legge n. 56 del 7/4/2014)(legge n. 56 del 7/4/2014)

Intervento al convegno organizzato dal Coordinamento del Partito Democratico del Canavese & Chivassese.

28 giugno 2014

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Contenuti della presentazione: Contenuti della presentazione:

1.

Le ragioni della “riforma Delrio”

e le sue conseguenze a breve e a lungo termine

2.

La nuova “mappa”

delle funzioni amministrative e la loro interpretazione evolutiva

3.

La Città

Metropolitana: finalità

istituzionali, forma di governo e rapporto fra gli organi, autonomia statutaria, rapporto con il territorio

4.

Le nuove Province: nei territori non metropolitani5.

La gestione transitoria degli enti verso le elezioni di secondo grado

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1 Le ragioni della Le ragioni della ““riforma Delrioriforma Delrio””

e le sue conseguenze a breve e a e le sue conseguenze a breve e a lungo terminelungo termine

Le ragioni e i cardini della riformaL’interdipendenza politica e funzionale tra Comuni e Province

Soggetti e ruoli per l’attuazione della legge 56/2014

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Le ragioni della riforma /1

La riforma degli Enti Locali approvata nella XVII Legislatura è la legge n. 56 del 7 aprile 2014legge n. 56 del 7 aprile 2014, cd. «Legge Delrio», definitivamente approvata dal Parlamento il 3/4/2014 dopo 8 mesi di discussione parlamentare.

L’esigenza di una riforma organica degli Enti Locali ha origini fin dalla riforma del Titolo V della Costituzione approvata nel 2001e dalla successiva esplosione del contenzioso costituzionale fraStato e Regioni sul riparto di competenze

La necessità di provvedere mediante una legge parlamentare èstata determinata dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 220/2013, che nel luglio del 2013 ha censurato di illegittimità il metodo di riforma utilizzato nel precedente disegno del Governo Monti.

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Le ragioni della riforma /2

Nelle Legislature dalla XIV in poi si sono succeduti almeno tre tentativi organici di riforma dell’assetto locale, nessuno dei quali ha prodotto un esito positivo.

Tutti i precedenti tentativi di riforma si sono fermati di fronte alla complessità di riportare a unità e razionalità il sistema delle competenze amministrative fondamentali dei sistemi di governo locale multilivello.

L’applicazione della riforma del Titolo V del 2001 ha avuto un andamento disomogeneo nelle diverse regioni italiane, determinando fenomeni di neocentralismo regionale che hanno penalizzato in particolare le grandi conurbazioni metropolitane

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Le ragioni della riforma /3

Il cd. “federalismo amministrativo” avrebbe dovuto essere accompagnato dal cd. “federalismo fiscale” e dalla responsabilizzazione della classe politica locale nell’utilizzo delle risorse proprie.

L’oscillazione delle metodologie e dei criteri di misurazione dei fabbisogni standard di spesa per le funzioni fondamentali, unita a un catalogo “fragile” e “stratificato” di competenze (peraltro, molto povere di indirizzo politico) hanno determinato fin dal 2011 il fallimento della precedente stagione di riforme dell’ordinamento.

La congiuntura economica dal 2007 in poi ha accelerato la necessità di riaccentrare funzioni e compiti verso i governi regionali e verso l’indirizzo politico nazionale.

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I “cardini” della riforma: 1/ la centralità dei sindaci1/ la centralità dei sindaci

La riforma innova profondamente la logica degli interventi di decentramento del ventennio 1977-1997, poiché afferma la netta centralità dei SindaciSindaci come “classe politica di base del governo locale e quindi anche dell’ordinamento democratico”.

Al sistema attuale in cui le funzioni amministrative interessano tretrelivelli di indirizzo politico autonomamente espressi mediante elezioni democratiche, si sostituisce un sistema in cui la rappresentatività degli interessi locali resta soltanto al ComuneComunee alla RegioneRegione.

Con la riforma Delrio, il cd. “governo di prossimità” arriva al cd. “governo di area vasta” e provoca la ricostruzione dell’indirizzo politico a partire dalle esigenze dei territori e dal loro peso relativo.

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I “cardini” della riforma: 2/ la differenziazione2/ la differenziazione

La legge 56/2014 comporta la “rottura” del principio di uniformitàdell’organizzazione amministrativa esistente fin dalla Legge Rattazzidel 1859.

Alle conurbazioni metropolitane e, in misura minore, alle Province viene consentito di differenziare i poteri interni alla forma di governo e l’esercizio delle funzioni amministrative.

Alla fonte statutaria (e in misura solo marginale alla legge) viene consegnato il compito di regolare il concreto funzionamento dell’area vasta e delle sue competenze.

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I “cardini” della riforma: 3/ l’autonomia e la responsabilità3/ l’autonomia e la responsabilità

La riforma richiede ai Sindaci di interpretare gli interessi di una comunitàmolto più ampia di quella che li ha eletti, attraverso la composizione delle esigenze territoriali.

Il Consiglio Metropolitano, eletto con voto diseguale e ponderato secondo la popolazione rappresentata, è il luogo chiamato a operare la sintesi. Non c’è un rapporto di fiducia tra il Consiglio e il Sindaco Metropolitano (o il Presidente delle “nuove” Province) e il bilanciamento dei poteri va ricercato nello Statuto e nell’assetto del decentramento funzionale.

I Sindaci sono anche chiamati a superare i limiti del municipalismo, gestendo in forma associata 9 funzioni fondamentali comunali entro il prossimo 31/12/2014. E’ una riforma che propone una nuova interpretazione del principio di autonomia locale, basata sulla condivisione delle responsabilità.

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Il disegno complessivo: riorganizzare due livelli di governoriorganizzare due livelli di governo

La legge “Delrio” opera a Costituzione invariata, come già fece la riforma della fine degli anni ’90 rispetto alla riforma del Titolo V del 2001.

Anche questa riforma opera dichiaratamente in funzione anticipatoria di una revisione della Costituzione volta (tra l’altro) a eliminare la parola “province” dalla Carta costituzionale, disegnando un nuovo e inedito modello di “area vasta” azionabile in modo differenziato dalle Regioni.

L’obiettivo di lungo corso della riforma è far convergere sul modello convergere sul modello politicopolitico--organizzativo delle unioni di comuni due finalitorganizzativo delle unioni di comuni due finalitàà e due e due processi di riformaprocessi di riforma che finora, procedevano paralleli e con finalitàdifferenti:

la riorganizzazione delle funzioni comunali per mezzo delle Unioni; la riorganizzazione delle funzioni sovra comunali, prima svuotando e poi sopprimendo le Province

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Il disegno nei territori unipolari: le Città Metropolitanele Città Metropolitane

La riforma separa la configurazione amministrativa delle 10 principali conurbazioni da quella della cd. “altra Italia” delle Province non metropolitane.

Le Città Metropolitane (territori unipolari) vengono investite di compiti tipici del livello regionale (es. pianificazione strategica) per espandere la competitività delle aree urbane a livello internazionale, semplificando la filiera decisionale.

Il catalogo di competenze fondamentali delle Città Metropolitane non ècomparabile con quello delle attuali province, poiché è composto da ambiti di materie e non da semplici funzioni amministrative (es. il coordinamento dello sviluppo economico e sociale).

Nel riordino delle funzioni da parte della legge statale e regionale saràpossibile determinare “doppie velocità” fra il territorio strettamente metropolitano e il resto dell’area vasta (integrazione/decentramento).

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L’interdipendenza politica e funzionale tra la Città

Metropolitana e i Comuni

La nuova forma di governo crea una stretta interdipendenzatra le politiche di prossimità e quelle di area vasta.

Dal prossimo autunno, i Comuni avranno la responsabilità di determinare il nuovo indirizzo politico per il governo del territorio e per l’assetto dei servizi pubblici sovra-comunali.

Negli statuti provinciali e nei futuri accordi sul riordino delle funzioni dovranno essere individuate le sinergie di gestione delle funzioni fondamentali e di quelle che le Province hanno ereditato dalle passate stagioni di decentramento amministrativo.

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Soggetti e ruoli per l’attuazione della riforma

Nell’architettura della riforma, la Conferenza Unificata ha il ruolo di “regia nazionale” del riordino delle funzioni.

Lo Stato ha dettato una disciplina omogenea a livello nazionale, individuando un plafond unitario di funzioni plafond unitario di funzioni fondamentalifondamentali tipiche del governo di area vasta.

Ampio spazio è lasciato alle scelte di ogni singola Regione, nelle materie in cui esse hanno la potestà di legiferare

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I tempi per l’attuazione della riforma

Entro l’8 luglio la Conferenza Unificata deve definire i criteri di riordino delle funzioni non fondamentali (comma 89) e dette funzioni devono essere puntualmente individuate dallo Stato e dalla Regione (comma 91)Entro lo stesso termine, il Governo deve emanare un DPCM che disciplini il trasferimento delle risorse collegate al riordino delle funzioni (comma 92)Le Regioni hanno tempo fino all’8 ottobre 2014 per dare attuazione all’accordo, mediante l’approvazione di proprie leggi di riordino delle funzioni conferite alle Province

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I principi e i criteri direttivi per il riordino delle funzioni

individuazione dell'ambito territoriale ottimale di esercizio per ciascuna funzione; efficacia nello svolgimento delle funzioni fondamentali da parte dei comuni e delle unioni di comuni; sussistenza di riconosciute esigenze unitarie; adozione di forme di avvalimento e deleghe di esercizio tra gli enti territoriali coinvolti nel processo di riordino, mediante intese o convenzioni.

Sono altresi'

valorizzate forme di esercizio associato di funzioni da parte di piu' enti locali, nonche' le autonomie funzionali.

Rif: comma 91

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2 La nuova La nuova ““mappamappa””

delle funzioni delle funzioni

amministrative e la loro amministrative e la loro interpretazione evolutivainterpretazione evolutiva

I nuovi cataloghi delle funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città Metropolitane

Gli ambiti di materia dei due livelli del governo locale

Le funzioni fondamentali della Città Metropolitana

La ricomposizione delle attuali funzioni dei governi di area vasta: funzioni caratterizzanti, funzioni interdipendenti, funzioni da riordinare

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I nuovi cataloghi di funzioni fondamentali e la loro interpretazione sistematica /1

La riforma ha coerentemente rinnovato il catalogo di funzioni fondamentali, il cui riferimento per le Province e per le CittàMetropolitane era tornato a essere quello della legge 42/2009, a seguito della dichiarazione di incostituzionalità degli artt. 17-18 del D.L. 95/2012 operata con la sentenza n. 220/2013.

Per i Comuni, invece, il catalogo di funzioni fondamentali ècontenuto nell’art. 19 del D.L. 95/2012, che non è stato oggetto della sentenza della Corte Costituzionale.

I due elenchi vanno letti in parallelo, per riordinare il sistema complessivo delle competenze del governo locale

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Le materie relative alle nuove funzioni fondamentali di Comuni e Province

•Organizzazione dei servizi pubblici

•Pianificazione urbanistica ed edilizia

•Protezione Civile

•Rifiuti

•Servizi Sociali

•Edilizia Scolastica (1° grado)

•Polizia locale

•Stato civile, anagrafe, elettorale e statistica

COMUNICOMUNI PROVINCEPROVINCE• Pianificazione territoriale

• Ambiente

• Trasporti

• Viabilità

• Programmazione della rete scolastica ed edilizia (2° grado)

• Raccolta ed elaborazione di dati

• Assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali

• Controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale

• Pari opportunità

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Le materie relative alle nuove funzioni fondamentali di Comuni e Città

Metropolitane

•Organizzazione dei servizi pubblici

•Pianificazione urbanistica ed edilizia

•Protezione Civile

•Rifiuti

•Servizi Sociali

•Edilizia Scolastica (1° grado)

•Polizia locale

•Stato civile, anagrafe, elettorale e statistica

COMUNICOMUNI CITTACITTA’’ METROPOLITANEMETROPOLITANE

• Tutte le funzioni delle Province

• Pianificazione strategica e generale (reti, infrastrutture)

• Gestione coordinata dei servizi pubblici

• Mobilità, viabilità e coordinamento della pianificazione urbanistica

• Sviluppo economico e sociale

• Informatizzazione e digitalizzazione

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l’adozione e aggiornamento annuale del piano strategico del territorio metropolitano, che costituisce atto di indirizzo per l'ente e per l'esercizio delle funzioni dei comuni e delle unioni dei comuni compresi nell'area, anche rispetto all'esercizio di funzioni delegate o assegnate dalle regioni;

la pianificazione territoriale generale, ivi comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture di interesse della comunità metropolitana, anche fissando vincoli e obiettiviall'attività e all'esercizio delle funzioni dei comuni ricompresi nell'area

la strutturazione di sistemi coordinati di gestione dei servizi pubblici, organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano;

Le funzioni fondamentali della Città Metropolitana/1

Rif.: art. 1, comma 44

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la mobilità e viabilità, anche assicurando la compatibilità e la coerenza della pianificazione urbanistica comunale nell'ambito metropolitano;

la promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, anche assicurando sostegno e supporto alle attività economiche e di ricerca innovative e coerenti con la vocazione della città metropolitana come delineata nel piano strategico annuale del territorio;

la promozione e coordinamento dei sistemi di informatizzazionee di digitalizzazione in ambito metropolitano.

Le funzioni fondamentali della Città Metropolitana/2

Rif.: art. 1, comma 44

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Le nuove funzioni fondamentali delle Province (che la Città Metropolitana eredita)

Pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell’ambiente, per gli aspetti di competenza;Pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale, autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, in coerenza con la programmazione regionale, nonché costruzione e gestione delle strade provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente; Programmazione provinciale della rete scolastica, nel rispetto della programmazione regionale;Raccolta ed elaborazione dei dati, assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali;Gestione dell’edilizia scolastica;Controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale

Rif.: art. 1, comma 44

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Le ulteriori funzioni esercitabili mediante intesa con i Comuni

D'intesa con i comuni interessati la Città

Metropolitana o la Provincia potrà

esercitare anche le funzioni di:

predisposizione dei documenti di gara

stazione appaltante

monitoraggio dei contratti di servizio

organizzazione di concorsi e procedure selettive

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Funzioni fondamentali, gestione associata e differenziazione

I due cataloghi di funzioni sono entrambi fortemente innovativi,e vanno interpretati anche alla luce degli obblighi di gestione associata che interessano l’89% dei Comuni del Piemonte.

I criteri per interpretare le nuove funzioni fondamentali in prospettiva del riordino, devono considerare il riparto di competenza legislativa fra Stato e Regioni

La legge “Delrio” non fissa i criteri ermeneutici e lascia la possibilità di differenziare l’assetto delle funzioni non fondamentali in ciascuna Regione

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Il nuovo catalogo di funzioni fondamentali è concettualmente diverso dai precedenti, poiché fa riferimento non a singole funzioni ma a interi ambiti di materia.

La riclassificazione operata dallo Stato implica il consolidamento delle attuali funzioni amministrative delle Province dentro il nuovo catalogo.

Le funzioni conferite dalla Regione negli anni dal 1998 a oggi vengono parzialmente riassorbite nel nuovo elenco delle funzioni fondamentali stabilito dallo Stato.

L’ampiezza delle funzioni fondamentali di Province e Città

Metropolitane

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“la promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale, anche assicurando sostegno e supporto alle attività economiche e di ricerca innovative e coerenti con la vocazione della cittàmetropolitana come delineata nel piano strategico del territorio.”

Ad esempio: Le nuove funzioni di sviluppo economico e sociale della Città

MetropolitanaAgricoltura

Programmazione delle attività produttive

Sviluppo montano e rurale

Concertazione territoriale

Politiche turistiche, culturali e sportive

Progettazione su fondi UE

Relazioni europee e internazionali

Solidarietà sociale

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“…la tutela e valorizzazione dell’ambiente, per gli aspetti di competenza.”

Ad esempio: Le nuove funzioni di tutela e valorizzazione dell’ambiente delle Province

Valutazioni ambientali strategiche

Pianificazione e gestione delle risorse idriche ed energetiche

Qualità dell’aria

Difesa del suolo e attivitàestrattive

Aree protette e gestione della vigilanza volontaria

Tutela flora e fauna

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L’area delle funzioni caratterizzanti di ogni livello di governo

La riforma specializzaspecializza i Comuni e le Province, attribuendo a ciascuno alcune funzioni caratterizzanti

del rispettivo livello di governo

COMUNI

AnagrafeTributiCommercioPolizia locale e protezione civileEdilizia residenziale pubblica e privataSocio-assistenza

PROVINCE/C.M.

Pianificazione territorialeAmbienteViabilità e TrasportiSviluppo economico (solo C.M.)Regolazione servizi pubblici (solo C.M.)

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Le aree di interdipendenza funzionale tra Comuni e nuova Provincia (idem Città

Metropolitana)

Nelle funzioni di erogazione dei servizi pubblici locali

Trasporto pubblico e viabilità comunale

Illuminazione pubblica e sgombero neve

Servizi Cimiteriali

Farmacie comunali e servizi socio- assistenziali

Gestione servizi a rete (rifiuti, acqua, energia) e SUAP

Edilizia scolastica (1°grado) e servizi scolastici

Trasporto pubblico e privato sovra-comunale

Gestione viabilità provinciale

Sgombero neve

Regolazione servizi a rete di rilevanza economica

Programmazione ed edilizia scolastica (2°

grado)

Servizi di sviluppo economico e sociale

Comun

i sin

goli e

asso

ciati

Prov

ince

e Citt

à Metro

polit

ane

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Le aree di interdipendenza funzionale tra Comuni e nuova Provincia (idem Città

Metropolitana)

Nelle funzioni di pianificazione e gestione del territorio

Pianificazione Urbanistica ed edilizia

Concorso alla pianificazione territoriale di area vasta

Pianificazione Strategica Triennale

Pianificazione territoriale generale delle reti e delle

infrastrutture

Pianificazione territoriale di coordinamento provinciale

Tutela e valorizzazione dell’ambiente

Comun

i sin

goli e

asso

ciati

Prov

ince

e Citt

à Metro

polit

ane

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Le aree di interdipendenza funzionale tra Comuni e nuova Provincia (o Città

Metropolitana)

Nelle attività strumentali al funzionamento dell’ente

Funzioni generali di amministrazione, gestione finanziaria, contabile e controllo

Funzioni di acquisto e centrale di committenza

Funzioni di gestione delle risorse umane e organizzazione

Funzioni di stazione appaltante

Organizzazione di procedure concorsuali

Assistenza tecnico- amministrativa

Informatizzazione e digitalizzazione

Comun

i sin

goli e

asso

ciati

Prov

ince

e Citt

à Metro

polit

ane

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L’area delle funzioni soggette a riordino legislativo

Nell’applicazione della riforma, dovranno essere attribuite allaattribuite allaProvincia e alla Città Metropolitana le funzioni attinenti al governo di area vasta e che oggi sono svolte da enti, agenzie edorganismi regionali o sub-regionali

Alcune attuali funzioni della Provincia potranno essere ri-attribuite dallo Stato o dalla Regione ad altri livelli di governo, a seconda del puntuale riparto di competenza legislativa che saràoggetto dell’accordo da sancire in Conferenza Unificata entro il prossimo 8 luglio 2014.

La ri-attribuzione delle funzioni potrà avvenire anche in favore della Città Metropolitana, ma non in favore delle altre Province

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3 La CittLa Cittàà

MetropolitanaMetropolitana

Le finalità istituzionali dell’ente

Gli organi e il sistema elettorale di secondo grado a rappresentanza ponderata

Lo Statuto Metropolitano come atto paralegislativo, di organizzazione e di programmazione

Il rapporto con il territorio: policentrismo, decentramento dei servizi e zone omogenee

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1.

Cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano

2.

Promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della città metropolitana

3.

Cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, ivi comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee

34

Le finalità istituzionali della Città Metropolitana nella riforma Delrio

Nei diversi passaggi parlamentari del disegno di

riforma, le finalità istituzionali della Città

Metropolitana sono state ridimensionate

per evitare

un più marcato dualismo con le finalità istituzionali

delle Regioni

Rif.: art. 1, comma 2 -> commi 44/46

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35

Sindaco Metropolitano, con funzioni di rappresentanza legale, presidenza delle assemblee e sovrintendenza al funzionamento degli uffici

Consiglio Metropolitano, con funzioni di indirizzo e controllo, proposta nelle modifiche allo Statuto, potestà regolamentare, dipianificazione e programmazione, adozione preliminare e definitiva dei bilanci

Conferenza Metropolitana, con poteri di adozione dello Statuto, nonché funzioni propositive e consultive in altre materie da definire nello Statuto. Nelle modifiche statutarie e nel parere da rendere sui bilanci, l’organo delibera “a doppia maggioranza” (1/3 dei comuni e 50%+1 della popolazione)

Gli organi della Città Metropolitana

Rif.: art. 1, comma 7

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E’ il legale rappresentante della Città Metropolitana, ed è di diritto il Sindaco del Comune capoluogo.

Può nominare un Vicesindaco e attribuire deleghe ai componenti del Consiglio, per condividere il potere esecutivo secondo il principio di collegialità.

Il suo incarico è gratuito.

Non è legato a un rapporto di fiducia con il Consiglio, nemmeno presunto. Il suo rapporto con il Consiglio deve essere regolato dallo Statuto.

Ha compiti di sovrintendenza sul funzionamento degli uffici.

Il Sindaco MetropolitanoIl Sindaco Metropolitano

Rif.: art. 1, comma 11

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Il Consiglio Metropolitano è l’organo di indirizzo e controllo, propone alla conferenza lo statuto e le sue modifiche, approva regolamenti, piani e programmi; approva o adotta ogni altro atto ad esso sottoposto dal sindaco metropolitano; esercita le altre funzioni attribuite dallo statuto.

Su proposta del sindaco metropolitano, il consiglio adotta glischemi di bilancio da sottoporre al parere della conferenza metropolitana. A seguito del parere espresso dalla conferenza metropolitana con i voti che rappresentino almeno un terzo dei comuni compresi nella citta' metropolitana e la maggioranza della popolazione complessivamente residente, il consiglio approva in via definitiva i bilanci dell'ente.

Il Consiglio Metropolitano/1

Rif. Comma 8

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E’ composto da 18 consiglieri (ai quali va aggiunto il Sindaco Metropolitano, che lo presiede)

Dura in carica 5 anni, ma si scioglie in corrispondenza del rinnovo del consiglio comunale della città capoluogo (Torino 2016)

Deve essere rieletto entro 60 giorni dalla proclamazione del nuovo sindaco della città capoluogo

Il Consiglio Metropolitano/2

Rif. Commi 20-21

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Il Consiglio Metropolitano avrà una rappresentatività democratica indiretta, ottenuta con elezioni di secondo grado da parte di un corpo elettorale rappresentato dai Sindaci e dai Consiglieri comunali in carica.

Il sistema elettorale è di tipo plurinominale su liste concorrenti e collegio unico, con possibilità di esprimere fino a una preferenza e riparto proporzionale dei seggi secondo il metodo d’Hondt.

Il voto di lista e di preferenza sarà ponderato (9 fasce) a seconda della popolazione residente nel Comune del Sindaco o del Consigliere candidato.

Il Consiglio Metropolitano/3

Rif.: art. 1, commi 8 -20 -25ss

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Per i primi 5 anni di applicazione non si dovranno rispettare leregole previste per la parità di genere nella formazione delle liste di candidati.

Il Consiglio durerà in carica 5 anni, ma seguirà le vicende del Consiglio del comune capoluogo e sarà tenuto a rinnovarsi nel caso in cui quest’ultimo vada a rinnovo per qualsiasi causa.

L’incarico di consigliere metropolitano sarà svolto a titolo gratuito.

Il Consiglio Metropolitano/4

Rif.: art. 1, commi 8 -20 -25ss

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a) comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti;b) comuni con popolazione superiore a 3.000 e fino a 5.000 abitanti; c) comuni con popolazione superiore a 5.000 e fino a 10.000 abitanti; d) comuni con popolazione superiore a 10.000 e fino a 30.000 abitanti; e) comuni con popolazione superiore a 30.000 e fino a 100.000

abitanti; f) comuni con popolazione superiore a 100.000 e fino a 250.000

abitanti; g) comuni con popolazione superiore a 250.000 e fino a 500.000

abitanti; h) comuni con popolazione superiore a 500.000 e fino a 1.000.000

abitanti; i) comuni con popolazione superiore a 1.000.000.

Le classi demografiche di ponderazione per l’elezione del Consiglio Metropolitano

Rif.: art. 1, comma 33

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42Simulazione per il Consiglio Metropolitano di TorinoFonte: Provincia di Torino, Area Istituzionale, Ufficio Consiglio

FASCE DEMOGRAFICHE

N. COMUNI

POPOLAZION E PER FASCIA

PERCENTUAL E PER FASCIA

RIASSEGNAZI ONE A

SEGUITO RIDUZIONE A

35% DEL COMUNE

MAGGIORE

% RIDETERMIN

ATA PER FASCIA

N. SINDACI E CONSIGLIERI PER FASCIA

INDICE PONDERA

TO DI VOTO

>500.000 - 1.000.000 1 872.367 38,810 -3,81 35,000 41 853,659

>30.000 - 100.000 9 390.067 17,353 1,080 18,434 237 77,781

>10.000 - 30.000 23 383.810 17,075 1,063 18,138 391 46,389

>5.000 - 10.000 29 209.437 9,317 0,580 9,898 385 25,709

>3.000 - 5.000 48 177.911 7,915 0,493 8,408 585 14,373

<3.000 205 214.208 9,530 0,593 10,123 2.202 4,597

TOTALI 315 2.247.800 3.841

La “forza-voto” degli elettori del Consiglio Metropolitano

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La Conferenza Metropolitana sarà un organo consultivo e di proposta, composto dal Sindaco Metropolitano e da tutti i tutti i SindaciSindaci dei Comuni appartenenti alla Città Metropolitana.

La legge prevede che quest’organo deliberi con “doppia maggioranza” per le l’approvazione e le modifiche statutarie (unico potere deliberativo) e nell’iter di approvazione del bilancio (potere consultivo). Lo Statuto può disciplinare le maggioranze previste per l’esercizio degli altri poteri consultivi.

Anche la partecipazione alla Conferenza Metropolitana sarà a titolo gratuito.

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La Conferenza Metropolitana

Rif.: art. 1, commi 9-15-42ss

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La legge Delrio delegifica molta della disciplina oggi scritta nel Testo Unico Enti Locali e affida ampi spazi di regolazione allo Statuto Metropolitano

Lo Statuto è una fonte del diritto formalmente amministrativa ma con questa legge assume un forte contenuto normativo generale, sia nell’organizzazione interna dell’ente, sia nel riparto e nella gestione delle funzioni, sia nel legittimare accordi tra la Città Metropolitana, i Comuni e le Unioni di Comuni

Lo Statuto diventa molto più importante che in passato: per alcuni versi, “atto di alta organizzazione”, per altri versi “fonte paralegislativa”, per altri versi ancora “accordo-quadro”.

Lo Statuto Metropolitano

Rif.: art. 1, comma 10 /comma 11 lett. a-b-c-d /comma 22/comma 41/comma 43/comma 88 (province)

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Rispetto all’organizzazione interna, lo Statuto deve regolare e distribuire fra gli organi dell’Ente:

i poteri di ordinanza contingibile e urgente nelle materie di competenza dell’Entei criteri generali di ordinamento degli uffici e dei servizi e nomina dei responsabili il sistema delle partecipazioni dell’Ente e l’organizzazione e le concessioni di servizi pubblicii programmi triennali e l’elenco annuale dei lavori pubblicigli organismi di partecipazione democratica e gli strumenti di garanzia per le minoranzel’istituzione e l’ordinamento dei tributi, la disciplina delle tariffe dei servizile alienazioni e acquisizioni di benila contrazione di mutui e l’emissione di prestiti obbligazionari, il regime patrimoniale dell’Ente e le entrate connesse al suo utilizzo

Focus/1: la funzione organizzativa

dello Statuto Metropolitano

Rif.: art. 1, comma 10

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La legge assegna allo Statuto alcuni compiti con valenza “esterna”, che cioè incidono nei rapporti istituzionali con gli altri livelli di governo e che sono compiti tipici della leggecompiti tipici della legge. Ad esempio:

Regolare le modalità e gli strumenti di coordinamentocoordinamento dell’azione complessiva di governo del territorio metropolitano;Disciplinare i rapporti tra Città Metropolitana, i Comuni e le unioni di Comunile unioni di Comuninell’organizzazione e nell’esercizio delle funzioni metropolitane e comunali La previsione di forme di organizzazione in comune delle funzioni, eventualmente differenziate per aree territorialiaree territoriali interne alla Città Metropolitana

Focus/2: la funzione paralegislativa

dello Statuto Metropolitano

Rif.: art. 1, comma 11

Il potere regolatorio

attribuito dalla legge Delrio allo Statuto è molto

più ampio di quello previsto per le attuali Province

dal TUEL e dalla legge

131/2003

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La legge assegna infine allo Statuto delle funzioni di promozione della cooperazione territoriale, da realizzare mediante:

Convenzioni con le quali la Città Metropolitana, i Comuni e le Unioni di comuni possono accordarsi per avvalersi delle reciproche strutture; Analoghe convenzioni con le quali determinate funzioni possono essere delegate ai diversi livelli di governo, per realizzare migliori economie di scala gestionali;Intese con la Regione per dividere la Città Metropolitana in zone omogenee sul piano funzionale, con organismi di coordinamento territoriale; Accordi tra i Comuni esterni e la Città Metropolitana

Focus/3: la funzione programmaticaprogrammatica

dello Statuto Metropolitano

Rif.: art. 1, comma 11

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Il rapporto con il territorio e il valore del policentrismo

Il territorio della Città Metropolitana è caratterizzato da elevato policentrismo, a causa della diffusione nel tempo di politiche insediative di tipo “micro-metropolitano” attorno ad alcune medie o grandi città molto lontane dalla conurbazione torinese. Attorno a questi centri esiste un complesso tessuto di microimpresetessuto di microimpreseimpegnate in settori che vanno dal sistema manifatturiero, all’agricoltura, all’ITC, ai servizi alle persone, profondamente radicate nella rete socio-economica locale, ma che giocano un ruolo altrettanto significativo nel sistema globale dell’export. Per contro, l’area di influenza del Capoluogo torinese tende ad estendersi su un ampio settore del territorio regionale coinvolgendo due corone di centri abitati che si estendono in modo discretamente omogeneo fino a 60-70 Km da Torino.

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Integrazione della conurbazione e decentramento nelle aree esterne

La Città Metropolitana di Torino dovrà tenere insieme due istanze molto diverse:

La necessità di integrare le politicheintegrare le politiche all’interno dei 38-40 Comuni della conurbazione attorno al Capoluogo;La necessità di mantenere un forte decentramento dei servizimantenere un forte decentramento dei serviziper i territori esterni, che sono in gran parte montani e confinanti con la Francia.

E’ una situazione molto diversa da altre Città Metropolitane, in cui esiste un’area inurbata molto coesa con il capoluogo, sia dal punto di vista infrastrutturale, che sociale ed economico (es. Bologna, Milano, Napoli)

L’opportunità di rendere forte e competitivo il capoluogo sul piano internazionale non dovrà comportare la perdita degli effetti di perequazione territoriale che fino a oggi ha garantito la Provincia

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Le zone omogenee della Città Metropolitana

Lo statuto metropolitano può prevedere che il territorio venga ripartito in zone omogenee per specifiche funzioni Le zone omogenee devono essere costituitecostituite con una specifica intesa tra la Città Metropolitana e la RegioneNelle zone omogenee si possono istituire organismi di organismi di coordinamentocoordinamento collegati agli organi della città metropolitana, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblicaNel caso in cui manchi l’intesa con la Regione, le zone omogeneepossono comunque essere istituite con deliberazione della conferenza metropolitana, assunta con la maggioranza dei due terzi dei componenti (210 voti)

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4 Le nuove ProvinceLe nuove Province

Le finalità istituzionali dei nuovi enti di area vasta nei territori non metropolitani

Gli organi di governo e il sistema di elezione indiretta a rappresentatività ponderata

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La finalità istituzionale dei nuovi enti di area vasta nei territori non metropolitani

Le “nuove” Province dell’Italia non metropolitana vengono confermate (sia nell’esistenza che nel numero), in attesa della conclusione del processo di revisione costituzionale del Titolo V. La trasformazione in enti a elezione indiretta (come per le città metropolitane) permette alle nuove Province di erogare servizi specializzati ai Comuni, che possono usufruire attraverso di loro di economie di scala altrimenti non raggiungibili, a causa delle ridotte risorse e della polverizzazione dei comuni (es. le funzioni di stazione appaltante). Le funzioni che non dovessero essere confermate all’attuale governo delle Province potrebbero essere riaccentrate al livello regionale oppure conferite ai Comuni e alle loro unioni, laddove operanti.

.

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Il Presidente della Provincia, con funzioni di rappresentanza legale, presidenza delle assemblee, sovrintendenza al funzionamento degli uffici e all’esecuzione degli atti;e all’esecuzione degli atti;Il Consiglio Provinciale, con funzioni di indirizzo e controllo, proposta nelle modifiche allo Statuto, potestà regolamentare, dipianificazione e programmazione, approvazione e adozione dei bilanci e di ogni altro atto sottoposto dal Presidente della ProvinciaAssemblea dei Sindaci, con poteri di adozione dello Statuto, nonché funzioni propositive e consultive. Nelle modifiche statutarie e nell’approvazione dei bilanci, l’organo delibera “adoppia maggioranza” (1/3 dei comuni e 50%+1 della popolazione)

Gli organi di governo delle nuove Province

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L’elezione indiretta del Presidente della Provincia

Il Presidente della Provincia è eletto dai Sindaci e dai Consiglieri Comunali in carica al momento del voto.

Può essere eletto Presidente della Provincia solo un Sindaco e non anche un Consigliere Comunale. (non identità del diritto di elettorato attivo e passivo)

Ulteriore limitazione al diritto di elettorato passivo è data dal vincolo che il Sindaco candidato Presidente non sia a scadenza di mandato prima di 18 mesi.

L’elezione avviene sulla base di candidature sottoscritte da almeno il 15% degli aventi diritto al voto. Il sistema elettorale è uninominale maggioritario, con voto ponderato.

Comma 61

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Il Presidente della Provincia dura in carica 4 anni e decade dalla caricain caso di cessazione dalla carica di sindaco

Può nominare un vicepresidente tra i consiglieri provinciali e assegnare deleghe ad altri consiglieri, dandone immediata comunicazione alconsiglio.

Lo Statuto può definire ulteriori modalità di esercizio della carica e le deleghe ai consiglieri devono rispettare il principio di collegialità

La carica è gratuita per disposizione di legge, non derogabile dallo Statuto

Vicende della carica di Presidente della Provincia

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L’elezione indiretta del Consiglio Provinciale /1

Il Consiglio Provinciale è composto dal Presidente della Provincia e da Sindaci e Consiglieri comunali:

16 componenti nelle province con popolazione superiore a 700.000 ab;12 componenti nelle province con popolazione da 300.000 a 700.000 ab;10 componenti nelle province con popolazione inferiore a 300.000 ab;

Viene eletto dai Sindaci e dai Consiglieri comunali in carica e dura in carica 2 anni

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L’elezione indiretta del Consiglio Provinciale /2

L’elezione avviene sulla base di liste, composte da un numero dicandidati non superiore al numero dei consiglieri da eleggere, e non inferiore alla metà degli stessi Il collegio elettorale è unico, pari al territorio della ProvinciaLe liste devono essere sottoscritte da almeno il 5% degli aventidiritto al votoFino al 2017 non si deve rispettare la legge 215/2012 sulla parità di genere

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L’elezione indiretta del Consiglio Provinciale /3

Il voto di ciascun elettore viene attribuito non alla lista, ma direttamente al candidato di ciascuna lista

I seggi vengono attribuiti ai candidati con la maggiore cifra individuale (sistema plurinominale maggioritario)

Il voto di ciascun elettore è ponderato secondo la fascia demografica del comune di appartenenza

Solo nel caso di seggi rimasti vacanti, subentra il candidato all’interno della stessa lista, il quale ha ottenuto la maggiore cifra individuale ponderata

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5 La gestione transitoria degli enti La gestione transitoria degli enti

verso le elezioni di secondo gradoverso le elezioni di secondo grado

La decadenza dei consigli provinciali e la proroga delle giunteLe elezioni di secondo grado: indizione e svolgimento

Eleggibilità dei consiglieri uscentiLa nuova fase statutaria

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La decadenza dei consigli provinciali, la proroga di presidenti e giunte, la gestione provvisoria

Con la scadenza naturale del mandato amministrativo (comunque entro il 30 giugno) i consigli provinciali eletti dai cittadini sono decaduti. In Piemonte, solo la Provincia di Vercelli mantiene in carica i propri organi elettivi fino al 2016.

I Presidenti e le Giunte uscenti (o i vicepresidenti, nel caso di decadenza del Presidente per sopraggiunta incompatibilità con altra carica) ovvero i Commissari per le Province già commissariate assumono dal 1 luglio 2014 le funzioni del Consiglio provinciale decaduto.

Gli amministratori sono prorogati a titolo gratuito e possono esercitare gli atti indifferibili e urgenti previsti dall’art. 163 TUEL, in regime di gestione provvisoria dell’ente, anche se hanno già approvato il bilancio di previsione 2014.

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L’indizione e lo svolgimento delle elezioni per gli organi di secondo grado

I Presidenti uscenti o i Commissari devono istituire gli uffici elettorali e indire le elezioni per i nuovi consigli (e, nelle province, per i nuovi presidenti) che si devono svolgere entro il 30 svolgere entro il 30 settembre 2014settembre 2014 (modifica operata dal D.L. 90/2014)

All’insediamento del nuovo presidente di Provincia, il Presidente uscente decade definitivamente. Nella Città Metropolitana, invece, il sindaco metropolitano assume pienamente la carica il 1 gennaio 2015.

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Eleggibilità dei consiglieri uscenti e status dei nuovi amministratori

Per le prime elezioni dei nuovi consigli provinciali (non nella Città Metropolitana) sono eleggibili anche i consiglieri provinciali uscenti (quindi anche i presidenti, che sono a tutti gli effetti dei consiglieri provinciali)

I nuovi amministratori eserciteranno la carica a titolo gratuito, ma godranno della copertura degli oneri previdenziali, assistenziali e assicurativi. Avranno altresì diritto ai permessi retribuiti collegati al proprio rapporto di lavoro dipendente.

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La nuova fase statutaria

Entro il 31 dicembre 2014 la Conferenza Metropolitana e le assemblee dei Sindaci delle Province devono approvare i nuovi statuti. Fino a quella data, si applicano gli attuali statuti delle Province.

I lavori preparatori ai nuovi statuti sono gestiti dai nuovi Consigli, nel periodo dal 1 ottobre al 31 dicembre 2014.

Se gli statuti non vengono approvati entro il 31 dicembre 2014, la legge non prevede sanzioni fino al 30 giugno 2015, quando scatta il commissariamento del Governo.

Con l’approvazione dei nuovi statuti, la Città Metropolitana e le nuove Province assumono anche le nuove funzioni fondamentali.

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Grazie per l’attenzioneGrazie per l’attenzione

presentazione a cura di Marco Orlando(Segretario Unione Province Piemontesi)

Tel. 011. 8612279Cell. 349.4163024

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