la fine della guerra in gallia - hub campus · sit fortunae cedendum, ad utramque rem se illis...

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© Mondadori Education 1 Cesare La fine della guerra in Gallia (De bello Gallico, 7,89-90) L’ultimo grande oppositore, Vercingetorìge, è sconfitto. Cesare, nel riferire gli ultimi atti del capo della rivolta gallica, rende onore alla fierezza e al coraggio di Vercingetorìge, che offre ai concittadini la sua vita come espiazione della sconfitta. Il capo gallo è consegnato vivo a Cesare (che poi, dopo averlo portato a Roma per il suo trionfo nel 46 a.C., lo fa uccidere). Il De bello Gallico finisce con la descrizione delle ultime operazioni con cui Cesare dispone l’organizza- zione del territorio conquistato e il ridispiegamento delle sue truppe. L’immagine conclusiva, quella in cui i Romani rendono solennemente grazie agli dèi per la vittoria, si incarica infine di sugellare enfaticamente il racconto. [89,1] Postero die Vercingetorix concilio convocato id bellum suscepisse se non suarum necessitatum, [2] sed communis libertatis causa demonstrat, et quoniam sit Fortunae cedendum, ad utramque rem se illis offerre, seu morte sua Romanis satisfacere seu vivum tradere velint. Mittuntur de his rebus ad Caesarem legati. [3] Iubet arma tradi, principes produci. [4] Ipse in munitione pro castris consedit; eo duces producuntur. Vercingetorix deditur, arma proiciuntur. [5] Reservatis 89,1-2 Postero … necessitatum: Postero die: probabilmente il 26 settembre del 52 a.C. • concilio con- vocato: ablativo assoluto. • non sua- rum … causa: «non per interessi per- sonali, ma per la libertà comune»; complemento di fine. • quoniam sit … cedendum: «poiché bisognava sot- tomettersi alla sorte». • ad utramque … velint: «si offriva a loro disposto a entrambe le soluzioni (ad utramque rem), sia che volessero rendere sod- disfazione (satisfacere) ai Romani con la sua morte, sia che volessero consegnarlo vivo»; ad utramque rem, complemento di fine, ha fun- zione prolettica rispetto a seu seu (due proposizioni condizionali, pro- tasi del periodo ipotetico e legate da coordinazione disgiuntiva); morte sua: ablativo strumentale (il pos- sessivo di terza persona si riferisce ancora al soggetto della principale); il verbo satisfacio si costruisce col dativo (l’idea di ‘soddisfazione’ resa al nemico mettendo a morte un condottiero rimanda forse all’uso gallico del sacrificio umano come rito espiatorio); vivum: in funzione predicativa, va riferito a un sottin- teso se. • de his rebus: complemento di argomento. 4 Ipse … proiciuntur: in munitio- ne pro castris: «sulle fortificazioni davanti all’accampamento». • eo: avverbio di moto a luogo derivato dal pronome is. • Vercingetorix … proiciuntur: «Vercingetorige viene consegnato, le armi vengono getta- te [ai piedi di Cesare]». 5 Reservatis … distribuit: Reser- vatis Arvernis: «Lasciati da par-

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Cesare

La fine della guerra in Gallia(De bello Gallico, 7,89-90)

L’ultimo grande oppositore, Vercingetorìge, è sconfitto. Cesare, nel riferire gli ultimi atti del capo della rivolta gallica, rende onore alla fierezza e al coraggio di Vercingetorìge, che offre ai concittadini la sua vita come espiazione della sconfitta. Il capo gallo è consegnato vivo a Cesare (che poi, dopo averlo portato a Roma per il suo trionfo nel 46 a.C., lo fa uccidere). Il De bello Gallico finisce con la descrizione delle ultime operazioni con cui Cesare dispone l’organizza-zione del territorio conquistato e il ridispiegamento delle sue truppe. L’immagine conclusiva, quella in cui i Romani rendono solennemente grazie agli dèi per la vittoria, si incarica infine di sugellare enfaticamente il racconto.

[89,1] Postero die Vercingetorix concilio convocato id bellum suscepisse se non suarum necessitatum, [2] sed communis libertatis causa demonstrat, et quoniam sit Fortunae cedendum, ad utramque rem se illis offerre, seu morte sua Romanis satisfacere seu vivum tradere velint. Mittuntur de his rebus ad Caesarem legati. [3] Iubet arma tradi, principes produci. [4] Ipse in munitione pro castris consedit; eo duces producuntur. Vercingetorix deditur, arma proiciuntur. [5] Reservatis

89,1-2 Postero … necessitatum: Postero die: probabilmente il 26 settembre del 52 a.C. • concilio con-vocato: ablativo assoluto. • non sua-rum … causa: «non per interessi per-sonali, ma per la libertà comune»; complemento di fine. • quoniam sit … cedendum: «poiché bisognava sot-tomettersi alla sorte». • ad utramque … velint: «si offriva a loro disposto a entrambe le soluzioni (ad utramque rem), sia che volessero rendere sod-disfazione (satisfacere) ai Romani con la sua morte, sia che volessero

consegnarlo vivo»; ad utramque rem, complemento di fine, ha fun-zione prolettica rispetto a seu … seu (due proposizioni condizionali, pro-tasi del periodo ipotetico e legate da coordinazione disgiuntiva); morte sua: ablativo strumentale (il pos-sessivo di terza persona si riferisce ancora al soggetto della principale); il verbo satisfacio si costruisce col dativo (l’idea di ‘soddisfazione’ resa al nemico mettendo a morte un condottiero rimanda forse all’uso gallico del sacrificio umano come

rito espiatorio); vivum: in funzione predicativa, va riferito a un sottin-teso se. • de his rebus: complemento di argomento.4 Ipse … proiciuntur: in munitio-ne pro castris: «sulle fortificazioni davanti all’accampamento». • eo: avverbio di moto a luogo derivato dal pronome is. • Vercingetorix … proiciuntur: «Vercinge to rige viene consegnato, le armi vengono getta-te [ai piedi di Cesare]».5 Reservatis … distribuit: Reser-vatis … Arvernis: «Lasciati da par-

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La fine della guerra in GalliaCesare

Haeduis atque Arvernis, si per eos civitates recuperare posset, ex reliquis captivis toto exercitui capita singula praedae nomine distribuit.[90,1] His rebus confectis in Haeduos proficiscitur; civitatem recipit. [2] Eo legati ab Arvernis missi: quae imperaret, se facturos pollicentur. Imperat magnum numerum obsidum. [3] Captivorum circiter XX milia Haeduis Arvernisque reddit. Legiones in hiberna mittit. [4] T. Labienum cum duabus legionibus et equitatu in Sequanos proficisci iubet; huic M. Sempronium Rutilum attribuit. [5] C. Fabium legatum et L. Minucium Basilum cum legionibus duabus in Remis conlocat, ne quam a finitimis Bellovacis calamitatem accipiant. [6] C. Antistium Reginum in Ambivaretos, T. Sextium in Bituriges, C. Caninium Rebilum in Rutenos cum singulis legionibus mittit. [7] Q. Tullium Ciceronem et P. Sulpicium Cavilloni et Matiscone in Haeduis ad Ararim rei frumentariae causa conlocat. Ipse Bibracte hiemare constituit. [8] Huius anni rebus ex Caesaris litteris cognitis Romae dierum viginti supplicatio redditur.

te gli Edui e gli Arverni»; ablativo assoluto. • si per eos … posset: «per vedere se potesse, per mezzo di loro, riconciliare a sé quelle due po-polazioni»; si introduce qui un’in-terrogativa indiretta, dipendente dall’idea sottintesa di «tentare» o «vedere»; per eos è complemento di mezzo. Gli Edui fino al 52 erano stati alleati dei Romani per poi pas-sare dalla parte di Vercingetorige. • ex reliquis captivis: complemento partitivo da unire a capita singula. • toto … distribuit: «distribuì a tutto l’esercito, a titolo di bottino, un in-dividuo per ogni soldato»; singulus è numerale distributivo; caput desi-gna l’individuo nel linguaggio giu-ridico; il termine ha qui l’effetto di spersonalizzare i prigionieri, ormai ridotti in schiavitù.90,2 Eo … obsidum: missi: sott. sunt. • Imperat … obsidum: sottin-tendi un infinito passivo come per esempio tradi. 3 Captivorum … mittit: in hiberna: l’azione si svolge probabilmente all’inizio di novembre. 4 T. Labienum … attribuit: Mar-cum Sempronium Rutilum: il perso-naggio compare solo qui ed era pro-babilmente un praefectus equitum, cioè un comandante di cavalleria.

5 C. Fabium … accipiant: C. Fa-bium … Basilum: Gaio Fabio fu lega-to di Cesare in Gallia a partire dal 54 e, dopo aver mantenuto un ruolo di primo piano nelle campagne mi-litari, combatté al fianco di Cesare anche nel 49 contro Pompeo; Lucio Minucio Basilo fu legato di Cesare fino al 48 per poi voltargli le spal-le, deluso di non aver ricevuto un riconoscimento politico adeguato, e partecipare alla congiura delle Idi di marzo del 44. • in Remis: «nel paese dei Remi»; i Remi, che erano stanziati nella Gallia Belgica (in una zona compresa tra la Francia settentrionale, il Belgio e il Lussem-burgo) e avevano per capitale l’at-tuale Reims, furono stabili alleati dei Romani; i Bellovaci nominati subito dopo, al contrario, rimase-ro ostinatamente ribelli ai Romani e furono sconfitti definitivamente solo l’anno dopo.6 C. Antistium … mittit: Reginum … Sextium … Rebilum: tutti legati di Cesare all’incirca tra il 52 e il 50/49: il secondo dopo la morte di Cesare si schiera con Antonio; il terzo com-batterà tra i cesariani anche in Afri-ca e Spagna durante la guerra civile. • in Ambivaretos …. Rutenos: degli Ambivareti si sa solo che erano un

popolo cliente degli Edui; i Biturigi, divisi in due gruppi etnici distinti con capitale rispettivamente Avari-co (l’attuale Bourges, da Bituricae) e Burdigala (oggi Bordeaux, già all’epoca zona di importante pro-duzione vinicola), si dimostrarono una popolazione capace di grande resistenza all’occupazione romana; i Ruteni, stanziati a sud rispetto agli Arverni, erano collocati tra i fiumi Lot e Tarn nell’attuale regione de-nominata Rou ergue. • cum singulis legionibus: «ciascuno con una legio-ne».7 Q. Tullium … constituit: Q. Tul-lium … P. Sulpicium: Quinto Tullio Cicerone, fratello del Cicerone più noto, militò nell’esercito cesaria-no nelle campagne galliche ma si schierò con Pompeo durante la guerra civile, finendo ucciso nel 43; Publio Sulpicio combatté dalla parte di Cesare (con cui era peral-tro imparentato) sia in Gallia che nella successiva guerra civile. • ad Ararim … causa: la zona dell’Arar era strategica per l’approvvigiona-mento di frumento (cfr. I, 16, 3). • Ipse: è Cesare. 8 Huius … redditur: Huius anni: il 52 a.C.

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La fine della guerra in GalliaCesare

Guida alla lettura

stRuttuRaLa resa della Gallia È l’atto finale della cam-pagna di Gallia, la resa incondizionata. Dopo aver rivolto ai suoi un ultimo discorso (parr. 1-2), Vercingetorìge viene consegnato ai Ro-mani. Le ultime parole del condottiero scon-fitto riassumono, come in un’epigrafe, la sua dedizione alla causa della libertà, la sua generosa lotta contro il corso del destino, il suo rimettersi alla volontà del popolo; quasi a lasciargli spazio, gli ordini del capo roma-no vengono riferiti succintamente, subito dopo, nel tono di un asciutto resoconto belli-co (par. 3). Il momento culminante dell’intera campagna di Gallia, la consegna di Vercin-getorìge e delle armi da parte dei nemici, è reso a questo punto da Cesare con estrema rapidità narrativa ed essenzialità di espres-sione (par. 4). L’asciutta sintesi conferisce al quadro memorabile una spoglia solennità, che si contrappone alle colorite rievocazio-ni della scena in fonti secondarie (Plutarco, Dione Cassio, Floro). Non poteva mancare, in conclusione, un accenno al benevolo atteg-giamento di Cesare verso i suoi uomini (par. 5): a ogni soldato un prigioniero, fatta salva tuttavia – è opportuno notare che Cesare non dimentica mai di sottolineare la lucidità della sua visione politico-strategica – la prioritaria esigenza di non mortificare Edui e arverni.

Una conclusione paradossale Ciò che era stato annunciato alla fine del capitolo pre-cedente è subito messo in atto: la resa degli Edui e degli arverni e la consegna, in cambio, degli ostaggi (parr. 1-3). tutto si svolge, come sempre, in modo molto rapido e seguendo la linea precisa della volontà e dei programmi di Cesare. Il seguito (parr. 4-7) costituisce una sintesi piuttosto dettagliata della riorganizzazione delle truppe nella Gallia ormai sottomessa; dalle disposizioni impartite emerge l’inten-zione di consolidare la vittoria senza cedere minimamente alla boria di alcun festeggia-mento. ancora una volta la ferma determi-nazione di Cesare s’impone al di sopra degli eventi: non c’è mai spazio per il riposo o la sosta, non si accenna neanche per un mo-mento alla possibilità di un abbassamento della guardia e l’opera si chiude, paradossal-mente, con un elenco di disposizioni per un ridispiegamento dell’esercito. solo a Roma si festeggia e si ringraziano gli dèi (par. 8), solo a Roma la festa è grande («venti giorni») per una vittoria straordinaria venuta al ter-mine di campagne militari annose e difficili. a Roma, ma incredibilmente non in Gallia, dove Cesare, che pure è l’artefice supremo di questa storica impresa, preferisce piuttosto pensare alle mosse successive.