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La forma e la validità delle decisioni degli organi collegiali
Ruolo del dirigente
Procedimento di autotutela
Esecutività degli atti
Gli atti degli organi collegiali
• Ai sensi dell’art. 16 del d.p.r. n. 275/1999 “Gli organi collegiali della scuola garantiscono l'efficacia dell'autonomia delle istituzioni scolastiche nel quadro delle norme che ne definiscono competenze e composizione”.
Agli stessi è attribuita una funzione di garanzia nei confronti sia dello Stato che delle famiglie rispetto al raggiungimento degli obiettivi che la scuola deve perseguire.
Alla base di questa funzione sta necessariamente la costruzione legittima delle decisioni collegiali
L’organo collegiale, posto dal legislatore come latore di decisioni dibattute e condivise, deve svolgere la funzione di garanzia soggiacendo ai principi regolatori del sistema nel quale opera.
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Gli atti degli organi collegiali
• Non rinveniamo nella legislazione scolastica una normativa specifica sullo svolgimento del processo decisionale e nemmeno sulle modalità di verbalizzazione, tranne l'art. 10 del CCNL 26.05.1999
Art. 10 – Doveri dell’amministrazione scolastica1. Allo scopo di realizzare un sistema che coniughi efficienza ed efficacia del servizio e la trasparenza amministrativa in tutte le strutture scolastiche i responsabili delle medesime sono tenuti ad adottare i comportamenti di cui ai commi seguenti. I responsabili delle strutture scolastiche sono tenuti a compiere gli atti formali necessari per eliminare le fiscalità burocratiche che aggravano l'adempimento degli obblighi dei dipendenti.Al medesimo scopo deve essere privilegiata la comunicazione verbale nell'ambito degli organi collegiali, contenendone la verbalizzazione entro il limite strettamente indispensabile e deve essere data integrale attuazione alla normativa in materia di semplificazione e trasparenza amministrativa.
Quadro logico del procedimento deliberativo
Il procedimento deliberativo si basa sulle seguenti fasi:
• convocazione
• seduta
• discussione
• votazione
• proclamazione
• verbalizzazione
Le fasi su indicate hanno come fine ultimo l'adozione di una deliberazione
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Le fasi determinanti per la formazione della delibera: la discussione
• La discussione rappresenta la fase più delicata del procedimento deliberativo, poiché in essa vengono evidenziati gli interessi singoli o di gruppo di cui sono portatori i singoli componenti.
Differente posizione dei componenti nell'ambito del Consiglio di istituto e nel Collegio dei docenti.
Nel Consiglio di istituto gli interessi rappresentati sono di diversa natura:1. interessi dell'utenza: rappresentanti dei genitori
e degli studenti nella scuola secondaria di secondo grado;
2. interessi del personale: docenti e personale ATA3. interesse pubblico generale: dirigente
scolasticoNel collegio dei docenti gli interessi particolari ivi rappresentati sono afferenti alla funzione tecnico professionale svolta. Il presidente è portatore di un interesse specifico, che è quelle del funzionamento del collegio. L'interesse generale perseguito è l'erogazione ottimale del servizio finalizzato all'esercizio del diritto all'istruzione degli studenti
Le fasi determinanti per la formazione della delibera: la discussione
• La fase della discussione fa emergere le singole posizioni sull'oggetto trattato. È naturale che la composizione sociale del gruppo rappresenta l'elemento qualificante le modalità del procedere della discussione. Un gruppo a composizione sociale univoca, come il collegio, non incontra il problema della "rinuncia" all'interesse giuridicamente rappresentato, ma incontra il limite del patteggiamento degli obiettivi primari che il gruppo deve riconoscere. Se l'obiettivo primario non viene condiviso, emergono le singole posizioni difensive ad oltranza. Purtroppo, o forse provvidenzialmente, non vi sono norme giuridiche cogenti a regolare questa delicata fase, esclusivamente di natura organizzativa.
• Nel consiglio di istituto la diversità degli interessi rappresentati emerge nel dibattito, consentendo a tutti di venirne a conoscenza, ma consente anche il dibattito e il confronto tra le opinioni dei singoli componenti.
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Le fasi determinanti per la formazione della delibera: la discussione
• La posizione individuale di garanzia della partecipazione al dibattito è garantita dal diritto di chiedere ed ottenere la parola (diritto di partecipazione al dibattito). Questo diritto è di natura indisponibile da parte della maggioranza ed irrinunciabile da parte del singolo componente. Il singolo può volontariamente rinunciarvi di volta in volta nel corso della discussione.
Non è possibile regolare le fasi del procedimento deliberativo sopprimendo la fase della discussione. Ciò significa che per la validità del procedimento deliberativo dell'organo collegiale è necessaria la previsione della possibilità della discussione, non il suo effettivo svolgimento.
� Una decisione del Consiglio di Stato del 1975 affermò che "è illegittima la deliberazione adottata da un organo collegiale, quando dal verbale di seduta non risulta che il presidente abbia aperta la discussione sugli argomenti dell'ordine del giorno, a nulla rilevando che le deliberazioni siano state adottate a voti unanimi. Anche le deliberazioni di voto devono essere precedute dall'apertura della discussione".
Il diritto di parola• Si tratta di un diritto indipendente dal diritto di voto,
avendo fini conoscitivi. Il componente l'organo collegiale deve essere messo in grado di conoscere l'argomento della discussione, anche se poi non intenderà partecipare alla votazione. L'intervento alla discussione deve rispettare i principi della buona fede e della correttezza.
Il presidente dell'organo collegiale può intervenire legittimamente nella discussione regolando il dibattito e reprimendo l'eventuale condotta ostruzionistica finalizzata a paralizzare i lavori collegiali (c.d. potere di polizia).
� I regolamenti interni degli organi collegiali interni delle istituzioni scolastiche possono limitare il diritto alla discussione, ma non sopprimerlo
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Il dissenso
• Ognuno dei componenti ha il diritto di far trascrivere il suo voto ed i motivi che lo hanno determinato, nonché di far registrare il suo motivato dissenso dalla deliberazione adottata dal collegio, anche al fine di essere esente da responsabilità potenzialmente derivabile dalla delibazione stessa. Questa facoltà non incontra limiti nemmeno nell’ipotesi in cui si debba votare a scrutinio segreto (vedi decis. Consiglio di Stato 24 febbraio 1970 n. 146, I, 248).
La verbalizzazioneLe operazioni che costituiscono il procedimento di formazione della volontà dell'organo collegiale vengono condensate in un documento che viene comunemente chiamato verbale.Varie sono le tesi sulla natura della verbalizzazione:• teoria dell’elemento essenziale: la verbalizzazione, costituendo un elemento
essenziale, condiziona l’esistenza del provvedimento (Galateria);• teoria del requisito di efficacia: la verbalizzazione viene a condizionare la
operatività della deliberazione (Sandulli);• teoria della documentazione. La verbalizzazione costituisce solo un mezzo di
conoscibilità all’esterno e di prova della volontà collegiale, che esiste ed è efficace indipendentemente dalla verbalizzazione (Giannini).
Aderiamo a questa ultima teoria, poiché la verbalizzazione, anche se costituisce mezzo di prova e di conoscibilità, non può attenere alla perfezione e all’efficacia del provvedimento.
� La verbalizzazione, nell'istituzione scolastica, viene affidata dal presidente ad uno dei componenti l'organo.
� Il verbale deve essere sottoscritto solo dal presidente e dal segretario.
� I casi in cui debba essere sottoscritto da tutti i componenti sono esplicitati dalla legge
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Le verbalizzazione
• Il verbale è l’unico mezzo attraverso il quale la deliberazione collegiale può essere conosciuta all’esterno ed attraverso il quale se ne può provare l’esistenza.
• La mancata verbalizzazione contestuale della determinazione di un organo collegiale comporta la nullità assoluta della deliberazione presa (Cons. Stato -sez. VI - decis. n. 31 del 20 giugno 1985). Il caso non tratta di trascrizione del verbale, ma di redazione del verbale; la trascrizione può essere fatta successivamente, ma sempre entro la seduta successiva dell’organo collegiale.
La verbalizzazione
• Il verbale non può essere sostituito, non può essere disatteso da dichiarazioni postume rese dai componenti del collegio.
• La sua solennità è data dal fatto che è atto pubblico che fa fede fino a querela di falso.
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Il verbale deve essere analitico o sintetico?
• Per costante giurisprudenza, i vizi della verbalizzazione non necessariamente comportano vizi dell' atto dell' organo collegiale (Cons. Stato, sez. VI, 13.02.1998, n. 166), e la verbalizzazione integrale delle sedute non è necessaria purché risultino elementi che consentano di ritenere conforme a legge l' iter logico seguito nella decisione (Cons. Stato, sez. V, 24.04.1989, n. 220; TAR Lazio, sez. I, 06.07.1999, n. 1520; TAR Veneto, sez. II, 22.03.2001, n. 1193).
Il verbale deve essere analitico o sintetico?
• Si può verificare il caso di verbalizzazione per relationem, allorquando vengono allegate al verbale relazioni tecniche e si fa riferimento ad altri documenti ritenuti fondanti per la decisione collegiale.
• Una verbalizzazione trasparente può anche consentire di fornire all’autorità giudiziaria elementi di prova e di valutazione circa l’eventuale responsabilità dei componenti dell’organo collegiale che hanno espresso voto favorevole.
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Il verbale deve essere analitico o sintetico?
• Il presidente dell’organo, e in particolare il dirigente scolastico durante le sedute del collegio dei docenti, deve valutare il grado di analiticità del verbale, dipendente, anche, dalle implicazioni che la decisione stessa può avere.
• In conclusione, il verbale deve consentire, anche a distanza di tempo, a chiunque, di verificare come si sia realmente svolta la seduta collegiale, quale è stato il ruolo dei singoli componenti e fornire agli organi preposti a controlli e verifiche i necessari elementi conoscitivi.
• In particolare il giudice, relativamente all’accertamento della colpa individuale, dovrebbe poter condurre un esame differenziato dei diversi livelli di intensità del contributo causale della condotta dei singoli componenti del collegio all’adozione della deliberazione.
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DIFETTI DELLA MOTIVAZIONE
MANCANZA DELLAMOTIVAZIONE
ILLEGITTIMITA’
Comporta l’ANNULLABILITA’ dell’atto per VIOLAZIONE DI LEGGE (art. 3 della L. 241/90)
CARENZA, ILLOGICITA’ ECONTRADDITO-RIETA’ DELLAMOTIVAZIONE, ecc.
ILLEGITTIMITA’
Comporta l’ANNULLABILITA’ dell’atto
per ECCESSO DI POTERE
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DOCUMENTI RICHIAMATINELLA
PROPOSTA DI DELIBERAZIONE
• non costituiscono parte integrante della deliberazione (sono utilizzati alloscopo di permettere ai componenti dell’organo deliberante una valutazionediretta degli elementi favorevoli e contrari e/o dei presupposti che devono esseretenuti in considerazione per l’adozione della deliberazione e per assegnare allastessa un certo contenuto)
• gli atti richiamati con la formula di stile “visto” , quando sono richiamati nelpreambolo e/o motivazione costituiscono attestazione , inserita in atto pubblico,che sono stati effettivamente visti ed esaminati dall’organo d eliberante
• gli atti di cui al punto precedente devono essere allegati alla deliberazionenel caso di trasmissione della stessa all’organo deputato p er il controllopreventivo di legittimita’
• i documenti non devono essere pubblicati unitamente alla delibera all’ albodell’istituto ai sensi del d.lgs. 297/94 e dell’art. 14 del d.p.r. 275/1999
• gli atti suddetti non devono essere dati in consultazione o in copia qualoral’interessato eserciti il diritto di accesso sulla deliberazione (salvo specificaindicazione nella richiesta)
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SUGGERIMENTI PER LA REDAZIONE DELL’ATTO
o redigere gli atti ponendosi nell’ottica di chi non conosce l apratica trattata, la normativa applicabile, i precedenti, ecc.
o redigere l’atto limitando l’uso di tecnicismio redigere l’atto seguendo i principi di verita’ e completezz a
(fornire un quadro reale e veritiero degli elementi di fatto edi diritto)
o esplicitare il piu’ possibile, seppure in forma sintetica, ilcontenuto degli atti richiamati e delle fonti normativerichiamate
o redigere l’atto tenendo conto del dispositivo che si intend eproporre
o redigere il dispositivo in modo chiaro e completo (evitaredi approvare quanto scritto nel preambolo e nellamotivazione)
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La responsabilità per le decisioni collegiali
• Legge 14.01.1994, n. 20
• ...............
• 1-ter. Nel caso di deliberazioni di organi collegiali la responsabilità si imputa esclusivamente a coloro che hanno espresso voto favorevole.
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ATTO AMMINISTRATIVO
COLLEGIALESONO ATTI UNITARI (LA VOLONTA’ DELLA MAGGIORANZA ASSORBE QUELLA DELLA
MINORANZA DISSENZIENTE)
FASI DELLA FORMAZIONE DELL’ATTO:� CONVOCAZIONE AD OPERA DEL PRESIDENTE CONTENENTE
L’ORDINE DEL GIORNO� COSTITUZIONE DEL COLLEGIO E VERIFICA DELLA VALIDITA’
PREVIO RISCONTRO DELLA PRESENZA DI UN NUMEROMINIMO DI MEMBRI (cd. “quorum strutturale”)
� DISCUSSIONE� DELIBERAZIONE CHE ABBIA OTTENUTO IL VOTO
FAVOREVOLE DELLA MAGGIORANZA, SEMPLICE OQUALIFICATA, DEI VOTANTI (cd. “quorum funzionale”)
� PROCLAMAZIONE DELL’ESITO DELLA VOTAZIONE� REDAZIONE DI UN VERBALE CHE NE DIA ATTO
UN VIZIO DI QUESTO PROCEDIMENTO DETERMINA L’ILLEGITTIMITA’ DELL’ATTO
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PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE(cd. prova di resistenza)
• PARTECIPAZIONE DI UN MEMBRO PRIVO DILEGITTIMAZIONE
• PARTECIPAZIONE DI UN MEMBRO CON IL DOVERE DIASTENERSI
1. DECISIONI RELATIVE ALLO STATO GIURIDICO O ALTRATTAMENTO ECONOMICO DEI SUOI PARENTI O CONVIVENTICHE SIANO DIPENDENTI DELLA STESSA AMMINISTRAZIONE (ART.8 D.M. funzione pubblica 31/3/94)
2. DECISIONI CHE POSSANO COINVOLGERE, DIRETTAMENTE OINDIRETTAMENTE, INTERESSI (FINANZ. E NON) PROPRI, DIPARENTI E CONVIVENTI (ART. 6 D.M. funzione pubblica 31/3/94)
3. DECISIONI CHE COINVOLGONO SOGGETTI PER I QUALI ILDIPENDENTE HA AVUTO INCARICHI REMUNERATI (ART. 6 D.M.funzione pubblica 31/3/94)
4. ecc.• OCCORRE VERIFICARE SE IL QUORUM SI SAREBBE
UGUALMENTE FORMATO ANCHE SENZA LA PARTECIPAZIONE DI COLUI CHE AVREBBE DOVUTO ASTENERSI
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formula di stile: VISTO
• FORMULA UTILIZZATA PER ILRICHIAMO SINTETICO DELLE NORME(leggi Statali e/o regionali, regolamenti,ordinanze, direttive, circolari, ecc.)
• SCOPO: garantire che la deliberazione siastata adottata tenendo conto di tutta lanormativa vigente e di mettere ildestinatario dell’atto nella condizione diconoscere il contesto normativo nel qualesi “inserisce” la deliberazione
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PREAMBOLO1. indicazione dei fatti , delle situazioni, delle
circostanze , dei comportamenti cui si riferisceil provvedimenmto amministrativo adottato
2. indicazione degli atti , dei documenti acquisitinel corso dell’istruttoria
3. indicazione degli accertamenti , delle verifiche ,dei controlli svolti e dei risultati emersi
4. indicazione delle norme giuridiche , circolari ,massime giurisprudenziali applicabiliall’oggetto dell’atto (elementi di diritto generali es.sfera di competenza dell’organo di adottare l’atto inquestione)
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MOTIVAZIONE�RAGIONI GIURIDICHE (norme che sulla base
dei presupposti indicati nel preambolo -elementi di fatto- motivano e giustificanol’adozione dell’atto e l’attribuzione allo stessodi quel contenuto)
�VALUTAZIONE DEGLI INTERESSI�descrizione degli interessi coinvolti�valutazione comparativa degli stessi motivando
perché si è scelto di soddisfarne uno in luogo diun altro
�ponderazione degli interessi privati in rapportoall’interesse pubblico
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MOTIVAZIONESPIEGAZIONE DELL’ITER LOGICO, TENENDO CONTO DEI PRESUPPOSTI DI FATTO, CHE E’ STATO SEGUITO:
� NELLA INTERPRETAZIONE E NELLA APPLICAZIONE DELLE NORME
� NELLA VALUTAZIONE E GRADUAZIONE DEI VARI INTERESSI COINVOLTI CHE HA PORTATO ALLA DECISIONE DI ADOTTARE QUEL PROVVEDIMENTO AMMINISTRATIVOE DI DARGLI QUEL CONTENUTO
L’autotutela in generale
• L'istituto dell’autotutela, o jus poenitendi, consiste nel potere dell’Amministrazione Pubblica di annullare i propri atti i quali, in sede di riesame, d’ufficio o a seguito di iniziativa di parte, siano riconosciuti illegittimi od infondati. Ad essa si riconducono varie manifestazioni di carattere generale come i poteri di annullamento d’ufficio, di rimozione e di convalida degli atti amministrativi invalidi
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Autotutela decisoria
• La dottrina colloca numerosi istituti giuridici quali: l’annullamento d’ufficio, la rimozione, revoca e convalida degli atti amministrativi invalidi, la decisione di ricorsi amministrativi
Annullamento d'ufficio o autoannullamento
• Esso trova il proprio riferimento normativo fondamentale ed esplicito nell’art. 21-nonies della legge n. 241 del 1990, che dispone: Il provvedimento amministrativo illegittimo ai sensi dell'articolo 21-octies (cioè adottato in violazione di legge o viziato da eccesso di potere o da incompetenza, con esclusione dei provvedimenti adottati in violazione di norme sul procedimento o sulla forma degli atti qualora, per la natura vincolata degli stessi, sia palese che il loro contenuto dispositivo non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato, nonché con esclusione dei provvedimenti viziati per mancata comunicazione dell'avvio del procedimento qualora l'amministrazione dimostri in giudizio che il loro contenuto non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato) può essere annullato d'ufficio, sussistendone le ragioni di interesse pubblico, entro un termine ragionevole e tenendo conto degli interessi dei destinatari e dei controinteressati, dall'organo che lo ha emanato, ovvero da altro organo previsto dalla legge. È fatta salva la possibilità di convalida del provvedimento annullabile, sussistendone le ragioni di interesse pubblico ed entro un termine ragionevole.
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L’autotutela incidente su rapporti contrattuali con privati
• Una disposizione speciale in materia di annullamento di ufficio si rinviene nell’art. 1, comma 136, della legge n. 311/2004.
• La norma stabilisce che: Al fine di conseguire risparmi o minori oneri finanziari per le amministrazioni pubbliche, può sempre essere disposto l'annullamento di ufficio di provvedimenti amministrativi illegittimi, anche se l'esecuzione degli stessi sia ancora in corso. L'annullamento di cui al primo periodo di provvedimenti incidenti su rapporti contrattuali o convenzionali con privati deve tenere indenni i privati stessi dall'eventuale pregiudizio patrimoniale derivante, e comunque non può essere adottato oltre tre anni dall'acquisizione di efficacia del provvedimento, anche se la relativa esecuzione sia perdurante.
L’autotutela nel codice del processo amministrativo
• In tema di autotutela è necessario rammentare anche quanto oggi dispone l'art. 30 del nuovo codice del processo amministrativo (CPA), di cui al decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 104.
• L'articolo così testualmente recita: La domanda di risarcimento per lesione di interessi legittimi è proposta entro il termine di decadenza di centoventi giorni decorrente dal giorno in cui il fatto si è verificato ovvero dalla conoscenza del provvedimento se il danno deriva direttamente da questo. Nel determinare il risarcimento il giudice valuta tutte le circostanze di fatto e il comportamento complessivo delle parti e, comunque, esclude il risarcimento dei danni che si sarebbero potuti evitare usando l'ordinaria diligenza, anche attraverso l'esperimento degli strumenti di tutela previsti.
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L’autotutela incidente sugli esiti della gara
• L'amministrazione, anche dopo la conclusione di una gara (formale o informale) e l'avvenuta aggiudicazione, ha facoltà di esercitare il potere cd. di autotutela e di riesaminare, annullare e rettificare atti già compiuti, così incidendo sugli esiti della gara (e della graduatoria dei concorrenti, se è stata formulata una graduatoria) e sull'aggiudicazione.
• Tenendo presenti indicazioni giurisprudenziali, può dirsi che la facoltà di annullamento succitata esercitata: con obbligo di motivazione esplicita; in presenza di concrete ragioni di interesse pubblico (non consistente solo nella esigenza del ripristino della legalità formale violata); valutando l'affidamento che è insorto nella parti private, anche in ragione del tempo trascorso; rispettando le regole del contraddittorio procedimentale (fissate anche dalla legge n. 241/1990); previa adeguata istruttoria.
Precisazioni
• all’annullamento d’ufficio non sonosoggetti né gli atti c.d.endoprocedimentali (pareri, valutazionietc.), né gli atti di controllo, né ledecisioni dei ricorsi amministrativi(esaurimento potere)
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Annullamento d’ufficio e revoca
L'annullamento d'ufficio è il provvedimentocon il quale l’Amministrazione rimuove, di suainiziativa, un provvedimento invalido. A questoproposito deve ritenersi che, a seguitodell’approvazione della L. 15/2005, sia statasuperata - con una risposta implicitamentenegativa del legislatore - quell’antica disputadottrinaria sulla possibilità o meno di farsiluogo all’annullamento d’ufficio per motivi dimerito. Per questo vi è il diverso istituto dellarevoca
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Revoca del provvedimento
• Ai sensi dell’art. 21 quienquies , per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione dell'interesse pubblico originario, il provvedimento amministrativo ad efficacia durevole può essere revocato da parte dell'organo che lo ha emanato ovvero da altro organo previsto dalla legge. La revoca determina la inidoneità del provvedimento revocato a produrre ulteriori effetti
Anna armone 34Impossibile trovare nel file la parte immagine con ID relazione rId2.
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Effetto della revoca su un atto negoziale
• Ove la revoca di un atto amministrativo ad efficacia durevole o istantanea incida su rapporti negoziali, l'indennizzo liquidato dall'amministrazione agli interessati è parametrato al solo danno emergente
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Recesso dai contratti
Il recesso unilaterale dai contratti della pubblica amministrazione è ammesso nei casi previsti dalla legge o dal contratto
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Problema
• Annullamento d’ufficio e vizi ex art. 21-octies, comma 2, alinea 1:
“Non è annullabile il provvedimento adottatoin violazione di norme sul procedimento osulla forma degli atti qualora, per la naturavincolata del provvedimento, sia palese cheil suo contenuto dispositivo non avrebbepotuto essere diverso da quello in concretoadottato”.
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Discrezionalità dell’annullamento d’ufficio, valutazione degli interessi coinvolti e
diritto comunitario
• Ai sensi della previsione ex art. 21-nonies ilprovvedimento amministrativo illegittimo può,infatti, essere annullato d’ufficiosussistendone le ragioni d’interesse pubblico“entro un termine ragionevole e tenendo contodegli interessi dei destinatari e deicontrointeressati” = necessaria valutazionedell’interesse pubblico all’annullamento noncome interesse isolato, bensì comenecessariamente rapportato agli altri interessipubblici e privati concretamente coinvolti.
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Fattore tempo: Problemi• In particolare, un provvedimento emanato ad anni di
distanza di rimozione di una precedente determinazioneampliativa della sfera giuridica di un privato, deverecare puntuali precisazioni in merito all’interessepubblico in concreto tutelato, che vadano al di là delmero interesse al ripristino della legalità e che abbianospecifico riguardo al pregiudizio che, a causadell’affidamento ingenerato, l’annullamento d’ufficio siain grado di produrre nella sfera del singolo (ad es. Cons.St., sez. V, 19.02.2003, n. 899)
• L’interesse al mantenimento della situazione di vantaggiodel privato va ponderato con l’interesse pubblicoall’annullamento dell’atto, sempre che, naturalmente, visia stata buona fede da parte del destinatario delprovvedimento che ora si vuole annullare (da ultimo Cons.St., sez. V, 09.05.2000, n. 2648)
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Recesso dai contratti
• Secondo l’ Articolo 21-sexies della l. 241/90 il recesso unilaterale dai contratti della pubblica amministrazione è ammesso nei casi previsti dalla legge o dal contratto.
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La convalida
• L’atto annullato - a differenza di quello nullo -può essere convalidato dall’amministrazione, cioè corretto in modo da eliminarne i vizi, entro un termine ragionevole e quando sussistano le ragioni di interesse pubblico. La convalida comporta quindi l’emanazione di un provvedimento nuovo ed autonomo di carattere costitutivo che si ricollega all’atto convalidato al fine di mantenerne fermi gli effetti sin dal momento in cui esso venne emanato
Anna armone 41
L’esecutività della delibera
• Le delibere collegiali sono immediatamente esecutive, indipendentemente dalla pubblicazione all’albo della scuola.
• L’organo collegiale può prevedere nel corpo della delibera il rinvio dell’esecutività ad un momento successivo
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Definitività della delibera
• La delibera diventa definitiva trascorsi i termini per la tutela giurisdizionale
• Nella scuola occorre fare riferimento all’art. 14, c. 7 del d.pr. 275/1999